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Autore: _Trixie_    23/12/2018    6 recensioni
Calendario Swanqueen dell'Avvento 2018 (sì, di nuovo, mi dispiace).
Sempre Emma e Regina alle prese con il Natale e la sua magia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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XXIII
Libertà
 
 
 
Dicembre 2025
 
Regina Mills aveva iniziato a sospettare che lo sceriffo di Storybrooke avesse una non trascurabile cotta nei suoi confronti. Sembrava, al sindaco Mills, che Emma fosse sinceramente interessata a lei. Non che non ne avesse avuto sentore in passato, ma la sua convinzione era che non fosse nulla più che attrazione fisica, come quella che molti altri avevano provato per lei, spingendoli a mostrare una gentilezza non priva di tornaconto.
Regina sapeva di essere nata con quella certa bellezza utile all’inganno, che può essere data ancora e ancora, concessa a chi crede di aver diritto naturale di goderne solo per ottenerne favori in cambio, e così l’aveva sempre usata e avrebbe mentito se avesse negato di averlo fatto anche con Emma Swan.
Ma questa bellezza, quanto di meglio Regina era convinta di poter offrire al mondo, l’unica cosa di valore che credeva di possedere, era ciò che meno interessava a Emma. Non che lo sceriffo non l’apprezzasse, al contrario. Regina si divertiva a sorprendere gli sguardi di Emma e le sue guance rosse e tutti quei deficit di attenzione che il sindaco, di proposito, si premurava di sottolineare, attribuendoli a una congenita distrazione di Emma e non alla sua predilezione per le gonne attillate.
Tuttavia, questa attrazione era il risultato del trasporto di Emma nei confronti di Regina e non il punto di partenza. Con qualsiasi altro aspetto, il sindaco avrebbe sortito su Emma il medesimo effetto.
Ed era esattamente questo a terrorizzare Regina.
Era la grave consapevolezza, l’assoluta certezza che derivava dalla fatalità del loro legame.
Se ciascuna avesse perso il proprio nome e non fossero più state Emma e Regina, se avessero mutato d’aspetto e non avessero più avuto quei volti, anche allora si sarebbero incontrate e si sarebbero riconosciute.
Che fosse altrove o in nessun luogo, ieri o in nessun tempo.
Si sarebbero cercate sempre, rincorse in ogni vita e questo sarebbe stato il loro infinito: un perpetuo inseguirsi.
Ed era, a parere di Regina, tragico.
 
 
***
 
 
Emma Swan era, naturalmente, di tutt’altra opinione.
Il fatto era, ed Emma non aveva dubbio alcuno, che non c’era libertà più grande della certezza di poter ritrovare Regina, ancora e ancora, nonostante tutto.
Poteva sbagliare, Emma, in questa vita o in qualsiasi altra, perché i suoi errori non avrebbero mai avuto importanza: avrebbe trovato Regina, in un modo o nell’altro, o Regina avrebbe trovato lei.
Si rammaricava solo, Emma, di averlo capito troppo tardi, di aver lasciato che il cuore di Regina si spezzasse. Si rammaricava del loro soffrire, molto del quale sarebbe stato loro risparmiato se solo la sera in cui Emma vide Regina per la prima volta in questa esistenza le avesse detto “Finalmente, ci siamo trovate”, invece di quel “Salve” privo di senso.
Divertiva Emma, amaramente, l’idea che sarebbe bastato loro un secondo di follia perché la loro intera vita andasse diversamente.
Ed era, a parere di Emma, comico.
 
***
 
I festeggiamenti per il fidanzamento di Henry e Violet si erano tenuti al numero 108 di Mifflin Street, essendo sufficientemente grande per ospitare tutti comodamente, e si erano prolungati fino a tardi, con fascinazione di Robyn e Neal, ai quali raramente era concesso di rimanere svegli dopo la mezzanotte.
Gli ospiti se ne erano andati alla spicciolata, congratulandosi con Regina riguardo l’ottimo vino che aveva scelto per il brindisi ai novelli sposi, lasciando  infine solo Zelena seduta sul divano, con una sonnolenta Robyn tra le braccia, e Emma sdraiata sul divano opposto, che scartava l’ennesimo cioccolatino, per poi lanciarlo in aria e farlo atterrare direttamente in bocca.
«Così finirai per soffocarti» l’avvertì Regina.
Emma, che aveva brindato con entusiasmo per l’intera serata, rotolò appena su sé stessa per poter guardare il sindaco, rientrata da poco in salotto dopo aver congedato gli ultimi ospiti. «Non importa» disse, la bocca ancora piena di cioccolato, «tanto in ogni caso ci sei tu che mi togli sempre il fiato».
Regina arrossì violentemente.
«E questo è il mio segnale per levarci dai piedi» interferì Zelena, alzandosi a fatica dal divano dovendo sostenere anche il peso di Robyn. «Ti aiuterei a sistemare, sorellina, ma come vedi non posso proprio restare».
Regina alzò gli occhi al cielo. «Aspettavi solo la scusa giusta per non farlo».
«Ti aiuto io a sistemare, Regina» intervenne Emma, mentre Zelena e la figlia iniziavano a salire al piano superiore.
«Signorina Swan, non ti affiderai mai i miei preziosi bicchieri di cristallo. Nemmeno se avessi bevuto meno vino».
«Non ho bevuto poi molto vino» protestò Emma, mettendosi a sedere. Regina le si avvicinò, le braccia incrociate, si fermò in piedi e poca distanza da lei.
«Forse, ma è comunque meglio che tu non guidi, questa sera».
«Ho detto che ti aiuto a sistemare. E poi posso dormire nella camera pe-» Emma si zittì.
Non poteva dormire nella camera per gli ospiti, perché al momento era occupata da Zelena. Né poteva dormire nella seconda camera per gli ospiti, perché Regina aveva usato quello spazio, qualche anno prima, per ampliare la propria cabina armadio. E nemmeno la camera di Henry era disponibile, dal momento che vi dormiva Robyn.
Lo sceriffo si schiarì la voce. «E poi posso dormire sul divano».
«Assolutamente no» rispose immediatamente Regina. «I cuscini si sformano».
Emma alzò gli occhi al cielo. «E dove dovrei dormire, sul pavimento?».
Regina si strinse nelle spalle. «Tra le cose di Henry nel seminterrato c’è una vecchia branda da campeggio».
«Il divano è più comodo».
«Il divano si rovina» ribatté Regina.
«Non è vero! Per una notte non-»
«E poi è piccolo, non saresti nemmeno comoda!»
«Ah, perché invece le brandine da campeggio sono consigliate persino dagli ortopedici, non è vero?»
«Dico solo che quelle non si sformano».
«Posso andare a casa a pied-»
«Non se ne parla nemmeno, Signorina Swan. È buio».
«Allora proponi una soluzione costruttiva, Regina, perché da qualche parte dovrò pur dormire».
«Il letto di Regina è enorme» intervenne in quel momento una terza voce, che fece sussultare entrambe. Nessuna delle due si era accorta di Zelena, sull’ingresso del salotto, un bicchiere di acqua in mano.
«Zelena, dannazione!» esclamò, sibilando, Regina.
«Cosa?» fece la sorella, con sguardo innocente. «Avevo sete. Tutto quel vino…» disse, giustificandosi.
 
 
***
 
 
Emma riuscì a convincere Regina a rimandare le pulizie minute alla mattina seguente, costringendola ad andare a dormire.
La soluzione proposta da Zelena era stata, infine, accettata.
Era la cosa più logica da fare, si erano dette.
La migliore.
Per nulla strana.
Né imbarazzante.
Stavano ciascuna in piedi a uno dei lati del letto di Regina.
«Posso sempre dormire sul pav-»
«Non essere ridicola, Emma» sbottò Regina, afferrando le coperte con un gesto deciso prima di infilarsi a letto.
Lo sceriffo si stese sopra le coperte, fissando il soffitto.
«Avrai freddo».
«No, non-»
«Emma» la interruppe Regina, ora con tono grave. Si voltò su un fianco, il viso rivolto a Emma. «Va tutto bene. Preferirei che tu ti coprissi, ma se non vuoi…»
«Mi piaci» sputò Emma, di punto in bianco. Il sindaco chiuse gli occhi. «Nel senso che mi piaci piaci, Regina. E lo so che avevamo deciso di mantenere il nostro equilibrio, che abbiamo davvero tanto da perdere e che hai paura. Ho paura anche io. Ma…»
Lo sceriffo prese un respiro profondo e si voltò a sua volta verso il sindaco, che, sentendo Emma muoversi, aprì gli occhi, cadendo nel verde di quello sguardo.
In quel momento, Regina, pensò di non aver capito nulla, fin dal principio.
Gli occhi di Emma erano il verde della Foresta Incantata quando scorreva accanto a lei, veloce e confusa, screzi di tronchi e cielo qua e là, il verde delle chiome sopra di lei, schegge sfumate che le facevano credere, ad ogni nuovo tentativo di sfuggire alla propria vita, che la libertà non era lontana, che la libertà era lì e lei quasi poteva afferrarla, tenerla con sé, viverla.
Ma non sarebbe stato corretto dire che amava il verde degli occhi di Emma perché le ricordava quello della Foresta Incantata, quanto, piuttosto, viceversa. Aveva cercato, Regina, aveva cercato per tutta la vita, disperatamente, gli occhi di Emma, pur non avendoli mai visti, ed era a quel loro verde che anelava e sempre aveva anelato.
E la Foresta Incantata era quanto di più vicino avesse visto prima di incontrare Emma.
Regina deglutì. «Ma..?» chiese, in un bisbiglio.
«Ma per me ne vale la pena».
Il sindaco sorrise, dolcemente, accarezzò i capelli a lato del viso dello sceriffo.
«Emma, temo che sia il vino a parlare al tuo posto».
«Sai meglio di me che non è il vino» la contraddisse Emma. «Dimmi solo questo, Regina. Non la senti, tu? Questa urgenza di… di cercarti, sempre? Di saperti felice, sempre?»
Regina deglutì, annuì nel buio. Emma prese la mano di Regina che ancora le stava accarezzando i capelli e il viso, poi ne baciò il palmo, il polso. Intrecciò le loro dita.
«Regina-»
 
 
 
 
NdA
23 dicembre, ancora due capitoli prima della fine e, visto che è la Vigilia della Vigilia (Auguri!) e mi sento più buona, posso assicurarvi che questa scena non è conclusa.
Ho scritto questo capitolo avendo in testa Risk it all, The Vamps.
E, piccolo update, nel capitolo di ieri ho dimenticato i credits della canzone (Only You, Yazoo).  
Grazie per aver letto,
T. <3
 
   
 
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