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Autore: _Trixie_    24/12/2018    4 recensioni
Calendario Swanqueen dell'Avvento 2018 (sì, di nuovo, mi dispiace).
Sempre Emma e Regina alle prese con il Natale e la sua magia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XXIV
Misurare il tempo
 
 
 
Whenever you're ready, whenever you're ready,
Can we, can we surrender?*
 
 
 
Dicembre 2025
 
«Regina-»
Le parole erano morte, sulle labbra di Emma, non appena Regina si era allontanata da lei, scivolando fuori dal letto, dandole le spalle. Il cuore dello sceriffo divenne, all’improvviso, pesante.
«Vado a cercare la branda» riuscì solo a dire, prima di lasciare a sua volta il letto del sindaco, rabbrividendo appena, l’aria fredda che le accarezzava le gambe lasciate nude dal vecchio paio di pantaloncini di Henry che, insieme a una maglietta sgualcita del ragazzo, Emma aveva preso in prestito per la notte.
Fece attenzione, uscendo dalla stanza, a non fare il minimo rumore per non svegliare Zelena e Robyn e, scendendo le scale, si ricordò di saltare il sesto gradino, che scricchiolava sempre terribilmente.
Si appoggiò infine allo stipite della porta del salotto, tenendosi le mani sul volto, furiosa con sé stessa – perché doveva aver scelto il momento sbagliato, il modo sbagliato, in qualche modo doveva aver sbagliato, con Regina.
E poi lo sentì.
Lo scricchiolio del sesto gradino della scala di Regina.
Emma si scoprì il volto e ebbe solo il tempo di vedere il sindaco, in vestaglia, fare di corsa gli ultimi gradini – e Regina non correva mai sulle scale, perché sulle scale non si corre – prima di raggiungerla e appoggiarle le mani sulle spalle, gli occhi umidi, il respiro pesante.
«Emma..» fece Regina. «Aspetta… Non… Non volevo che te ne andassi» aggiunse, prima di prendere un respiro profondo e abbassare gli occhi sulle labbra dello sceriffo.
Regina deglutì, le mani di Emma ora strette intorno ai sui fianchi.
«Posso?» domandò, infine, Regina.
Emma annuì.
E bastò che le loro labbra si sfiorassero appena, esitanti, perché il segreto amore che portavano l’una per l’altra, si rivelasse, rigoglioso, ai loro cuori, anche se sarebbe stato taciuto ancora a lungo, confessato infine in una giornata di primavera, che presto sarebbe accaduta, sotto l’ombra di un albero di mele, accanto a un giovane ramo, perché reciso da pochi anni, ma più verde degli altri.
E le labbra di Emma avevano un sapore dolce, a parere di Regina, un sapore che sembrava riaffiorare dai suoi ricordi, senza che riuscisse a riconoscerne l’origine, forse perché in quel momento non era importante o forse perché ancora non erano trascorsi tutti quei pomeriggi d’inverno sul divano davanti al camino acceso, mentre Emma sorseggiava una cioccolata con cannella, le dita che giocavano con i capelli di Regina.
E certo era irresponsabile, da parte loro, indulgere in quel loro desiderio di antica data, senza certezze sul futuro, ma indugiare ancora sarebbe stato ancora più deleterio, perché per quanti altri domani avrebbero vissuto, il loro destino era in attesa di essere condiviso e allora perché rinunciare ai loro oggi, lasciando che continuassero a scorrere e a diventare ieri ormai persi?
E quale nuovo, incredibile senso di infinito le aveva sorprese, sospese l’una sulle labbra dell’altra, un infinito fatto di finiti momenti, attimi molteplici di baci che ancora dovevano essere scambiati tra loro, ma che erano già tutti lì e attendevano solo che il tempo desse loro l’occasione per accadere.
E quale rivoluzionaria scoperta videro negli occhi dell’altra prima di chiudere i propri per quel loro primo bacio; la scoperta di un amore sempre costante, eppure sempre mutevole, che non riconobbero quel giorno, sconosciuto a entrambe perché destinato a rimanere, le avrebbe infine viste con i capelli bianchi e le guance accarezzate da tenui rughe.
E in quella casa, quel numero 108 di Mifflin Street, che aveva visto il loro primo incontro, dove Emma era stata portata, guidata da Henry, forse da un potere più grande di lei, ma alla quale da quel momento avrebbe sempre voluto ritorno ogni volta che se ne allontanava e a cui sempre sarebbe ritornata, anche dopo i litigi che erano avvenuti o ancora dovevano avvenire tra loro.
E l’universo doveva essersi dato molta tribolazione, doveva essersi affannato nel cercare in ogni angolo della sua esistenza le stelle migliori da far brillare nel loro cielo, perché certo mai nessuno avrebbe potuto ricevere in regalo una storia come la loro e ormai nulla avrebbe più avuto importanza, nemmeno che quelle loro stelle si spegnessero lasciandole al buio, perché erano insieme e nulla più avrebbe potuto minacciarle.  
E quanta attenzione avrebbe messo Regina nel maneggiare il cuore di Emma, tenendolo al sicuro, proteggendolo, difendendolo dal mondo, disposta perfino a sacrificare il proprio, se fosse stato necessario, non sapendo che questo giorno non sarebbe mai arrivato e che il cuore di Emma avrebbe battuto felice, accanto al suo, per molti anni.
E quanto fragile si sentiva Emma, stringendo Regina a sé, sentendo le sue mani tra i capelli, eppure invincibile anche senza la sua armatura, che per molti anni le aveva permesso di celarsi al mondo, ma che le aveva anche celato il mondo e perciò era stato meglio spogliarsene, per Regina, e perché tanto, ormai, non le sarebbe più servita.
E che sopra di loro penzolasse un rametto di vischio sarebbe sembrato loro appropriato, una volta costrette ad allontanarsi appena dall’altra per riprendere fiato, e avrebbe strappato loro una risata sommessa, due melodie distinte che insieme sarebbero loro sembrate il più bel canto di Natale che avessero mai ascoltato.
E certo quell’incendio che avevano nell’anima, scaturito dalla scintilla di quel loro primo bacio, non sarebbe passato a lungo inosservato, non a chi da tempo aveva visto, ma non sapeva come dirlo o come spiegarlo: quali parole usare per raccontare a qualcuno cosa è il Vero Amore quando si ostina a non volerlo vedere?
E la mai confessata speranza e di Emma e di Regina che ciò che sentivano tra loro, ciò di cui temevano di parlare, fosse proprio Vero Amore, divenne, da quel loro primo bacio in poi, sempre più una realtà, concreta e viva sulle labbra dell’altra.
E sentivano di essere davvero in equilibrio, perché se anche la vita era per sua stessa natura una strada ora in salita e ora in discesa, con curve strette e rettilinei interminabili, se anche fossero inciampate o si fossero sentite troppo stanche per continuare, sapevano che avrebbero avuto la mano dell’altra per sostenersi, per trovare la forza di fare un passo ancora.
E ogni nuovo tocco tra di loro - dita, pelle, labbra, gambe lasciate nude - sembrava sanare ferite dell’anima che ciascuna credeva ormai cicatrizzate, ma che non lo erano e che certo altrimenti avrebbero ripreso a sanguinare un giorno.
E acquistò senso ogni singola, estenuante sfida sostenuta contro l’altra o contro il mondo, piccola o grande, mortale o irrilevante che fosse stata, in quel loro bacio che valeva ogni vittoria e ogni sconfitta, in egual modo, perché ciascuna aveva permesso loro di arrivare infine lì, dove solo contava essere.
E questa soltanto, quella inferta dal verde degli occhi di Emma, era l’unica resa che sembrava a Regina un trionfo, più magnifico di qualsiasi altro avesse mai desiderato, ardentemente anelato in passato.
E la scelta più ardua che Emma avesse mai fatto, la scelta che ancora ogni notte la tormentava con il suo sconvolgente se – se avesse tenuto Henry con sé – sarebbe stata d’ora in poi più sopportabile, con Regina, l’altra madre di suo figlio, accanto.
E avevano, Emma e Regina, un passato simile, seppur diverso, certo con più legami, forgiati forse dal fato o forse da mano umano, di quanti avrebbero mai immaginato, e un presente condiviso che si sarebbe palesato anche in un futuro insieme.
E tutte le paure che fino a quel momento altro non erano state che un ostacolo tra loro sembravano essersi distolte di fronte alla tacita promessa che si stavano scambiando, di combattere l’una al fianco dell’altra, una promessa che verrà poi rinnovata, durante un tramonto non troppo lontano, quando si diranno con identici anelli intorno all’indice sinistro.
E il profumo di mela, che era anche il sapore delle labbra di Regina e della pelle di Regina, sarebbe diventato anche il profumo della domenica mattina, quando il sindaco sfornerà la crostata di mele e minaccerà lo sceriffo di non toccarla, non prima che Henry, Violet e il resto della loro crescente famiglia non sarà lì per pranzo.
E quella voce nella testa di Regina, quel sussurro insistente che aveva la voce ora di sua madre ora di re Leopold, tacque per la prima volta sovrastata dalle labbra di Emma, gentili e premurose, sulle proprie.
E le domande che per un’intera vita Emma si era posta – chi sono io? Salvatrice? Quale è il mio posto nel mondo? Quale è la mia storia? Ha un Lieto Fine, la mia storia? – ottennero la loro prima risposta, che lei era Emma, solo Emma e, poi, anche tutte le altre risposte sarebbero arrivate con i baci di Regina – Salvatrice, sì, ma di sé stessa e il suo posto era proprio lì, dove era, con Regina, e la sua storia era quella che altri avevano scritto per lei, ma con un Lieto Fine perché aveva deciso di riscriverne molti capitoli, rispondendo al bacio di Regina quella sera.
Ed era un bacio che sapeva di libertà, quella che avevano cercato a lungo, senza mai trovarla, credendo che fosse essenziale fuggire, fuggire, fuggire e scappare sempre, lontano e chissà dove e chissà con chi, quando invece era sufficiente restare, respirare, rimanere accanto a lei.
Era un bacio, quello che Regina diede a Emma e che Emma restituì a Regina, in cui presente, passato e futuro si confusero e il tempo stesso perse di importanza, perché non vi è ragione di misurare ciò che è eterno, come l’amore tra Emma e Regina.
 
 


NdA
Dunque, dopo 24 capitoli, si sono baciate e ora capite che il titolo era, come dire… volontariamente allusivo. Il fatto curioso è che, inizialmente, avevo pensato a una raccolta di “episodi” natalizi che si chiudevano tutti con un bacio.
 
La lunga reiterazione della “E” con cui iniziano i paragrafi della storia è dovuta al fatto che ciascuno si muove intorno ai singoli titoli dei capitoli precedenti (che sono, nell’ordine: segreto, dolce, responsabile, nuovo, scoperta, casa, regalo, attenzione, fragile, appropriato, scintilla, speranza, equilibrio, tocco, sfida, resa, scelta, passato, paure, mela, sussurro, domande, libertà).
Ed è stata una decisione folle da parte mia perché ho scelto i titoli dei capitoli giorno per giorno, ma non ho pensato a come, poi, inserirli effettivamente il 24 dicembre e ci sono stati attimi di panico non trascurabile in cui avrei lanciato una Maledizione Oscura su me stessa se mi fosse stato possibile.
 
Parlando di questioni più rilevanti, la citazione iniziale (*) è tratta della canzone Surrender (Natalie Taylor).
 
E niente, ci vediamo domani con un piccolo epilogo. Nel frattempo, buona Vigilia di Natale <3
T.  
   
 
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