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Autore: k_Gio_    27/12/2018    3 recensioni
In mezzo all'oceano succedono cose strane, si impartiscono lezioni di vita e si fanno incontri inaspettati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La resa dei conti



«Emma?!»
Quella voce autoritaria che conosceva fin troppo bene la fece trasalire. Regina la guardava stralunata. Per Emma, vederla lì davanti a lei, su due piedi, insieme a Ruby e Belle anche loro senza coda, fu come ricevere una doccia gelata.
Come se di colpo si fosse risvegliata da un sogno durato troppo a lungo. Ma ora avrebbe preferito continuarlo quel sogno, ora le stava iniziando a piacere sul serio.
Senza rendersene conto si scostò dalle braccia di Killian per creare un po' di distacco, come ad illudersi di poter sviare Regina da quanto aveva appena visto. 
«Cosa- cosa ci fate voi qui?!»
«Dove sono i tuoi capelli Emma? Cosa ti ha fatto questo mostro!?»
Regina era fuori di sé. Gli occhi saettavano scintille d'odio puro e se avesse potuto usare liberamente i suoi poteri lo avrebbe incendiato seduta stante. Ma lì sulla terra ferma i sui poteri erano molto limitati...preferiva tenerli pronti per ogni evenienza sgradita. E quella, riconobbe, non era ancora l'occasione giusta.
Ruby e Belle dietro di lei non si erano esposte , non riuscivano a capire la situazione. Nonostante i capelli visibilmente più corti e snaturati, il volto di Emma non tradiva infelicità  né tormento. Era...felice. Almeno finché non le aveva viste. 
«Regina non è come credi» tentò invano la bionda. Ma l'altra, talmente accecata dalla rabbia non era disposta ad accettare nessuna spiegazione. 
Quella rabbia faceva da corazza a quella paura che per anni aveva cercato di sopire. Quella paura nata in quell'unico momento della sua vita che si era lasciata andare. Che aveva provato l'ebbrezza di qualcosa di nuovo e al contempo sconosciuto che l'aveva resa vulnerabile e preda facile di un uomo. 
«Prima che lo uccida con le mie stesse mani, qui, sulla terraferma, andiamo via Emma.» e dicendo quelle parole non aveva staccato neanche per un istante gli occhi da Killian. Lui aveva stretto la mano di Emma. «Ci penserà il mare a darti la lezione che ti meriti. Rimpiangerai di essere nato».
Il coraggio di Emma si liberò dalla gabbia in cui la presenza di Regina l'aveva relegato e provò a parlarle.
«Devi ascoltarmi. Killian non ha fatto nulla. Non è stato lui.» e dicendolo cercò il suo sguardo. Ci vide solo amore. Non poteva lasciare che il loro amore appena nato le fosse portato via così. Non lo avrebbe permesso. 
«Non è più importante Emma. Siamo venute a riprenderti perchè tu ci hai chiamate. Volevi indietro la tua coda» si intromise Ruby cercando di calmare l'atmosfera.
«Si ma...» come poteva dire loro che questo era prima. Che ora non voleva lasciare l'uomo accanto a lei per nessuna ragione al mondo. Neanche per la sua coda. Come avrebbe potuto dir loro una cosa del genere?
 Strinse più saldamente la mano di Killian.
«E' stato più di una settimana fa. Sono cambiate delle cose e...non voglio tornare.» concluse lei nonostante lo sguardo omicida che le stava rivolgendo Regina avrebbe fatto impallidire anche il più valoroso dei cavalieri. Ma Emma non si sarebbe rimangiata quanto appena detto. Voleva stare con Killian. 
«Sarà al sicuro, non permetterò a nessuno di farle del male se è di questo che hai paura» disse allora Killian.
«TACI!» la mano di Regina si alzò e la gola dell'uomo venne stretta in una morsa d'acciaio. Questo almeno i suoi poteri glielo permettevano facilmente constatò tra sé. 
Killian si piegò sulle ginocchia cercando di inspirare aria che però non arrivava. 
«Regina! Fermati!» urlò Emma conscia che se avesse voluto, Regina avrebbe messo fine alla vita dell'uomo in quel preciso istante. Si inginocchiò anche lei non sapendo come alleviare le pene di Killian.
Regina si avvicinò, per niente impietosita dalle lacrime di Emma.
Si rivolse nuovamente al pirata «I bastardi come te li conosco bene. Voi uomini siete la peggior feccia di questo mondo.»
«Ti prego Regina! Lascialo andare! Non farmi questo!» 
«Ti sta illudendo,  svegliati Emma, sono anime corrotte. Ognuno di loro. Nessun uomo può amare una sirena. Nessuno. Ti userà come fenomeno da baraccone per raccimolare qualche moneta e ti tratterà peggio di un animale. Ti farà credere che sei tutto per lui ma non è così. Non sarai mai abbastanza. E la tua vita diventerà un inferno, e preferiresti morire piuttosto che continuare una vita del genere. Gli uomini non possono amarci, non ne sono in grado. Usano e basta» gli occhi lucidi della donna tradivano emozioni dolorose che non erano mai state rivelate. Da sempre rinchiuse nel suo cuore per non far sanguinare quella ferita mai cicatrizzata del tutto. 
Per le tre sirene fu un momento rivelatore. L'odio di Regina nasceva da un'esperienza che aveva vissuto e di cui non le aveva mai messe al corrente, aveva sofferto per chissà quanto tempo da sola, senza un conforto che l'aveva portata ad essere quella che era diventata.
«Regina ti prego, non lo fare» la implorò Emma di nuovo. «Non tutti sono così, Killian non lo è».
Nonostante gli occhi di Regina erano un miscuglio di odio, rimpianto, senso di colpa e chissà cos'altro, la stretta alla gola cedette leggermente.
Killian si rialzò, le braccia di Emma a sostenerlo. Gli occhi azzurri di lui cercarono quelli scuri e tormentati di Regina.
«Amo Emma, non le farò mai del male.» 
«Storia già sentita. Solo menzogne che raccontate a noi e a voi stessi»
«Non tutti gli uomini sono mostri come quello  che ti ha fatto soffrire»
Regina tremò. Si era esposta troppo rendendosi vulnerabile. Per non dare adito ad altri colpi bassi, e il suo cuore ne aveva soferti a sufficienza, decise che era il momento di chiudere quella storia. In quel momento si sentì svuotata. Anni a sopprimere un dolore per poi affrontarlo di punto in binaco senza essere pronta a farlo. Si sentì vecchia. Voleva tornare a casa.
Il sole stava calando, quell'avventura sarebbe terminata .
Ingoiò il groppo alla gola, riprendendo il suo consueto autocontrollo. Non era il caso di parlare delle sue vicissitudini con un perfetto sconosciuto, per di più umano che aveva rapito una delle sue sirene. L'importante per lei era sapere che chi le aveva fatto del male, ingannandola e illudendola, ora giaceva nel fondo degli abissi, il suo teschio posato in una nicchia dove poteva vederlo ogni giorno. Ricordandole chi era e cosa fossero gli uomini.
«Andiamocene. Emma tu verrai con noi.» disse atona.
«No Regina, non verrò. Rimarrò qui.»
« Sei una sirena! Il tuo posto è il mare!» 
«Il mio posto è dove c'è Killian» e si frappose tra la donna e l'uomo temendo un altro attacco.
«Se non vieni ora con noi, ti giuro che non potrai più mettere piede sulla terraferma Emma»
Per un attimo ebbe paura, ma non voleva desistere, non voleva dargliela vinta. «Non oseresti»
«Non sfidarmi»
«Non riusciresti a separarci. Troveremmo un modo, lo faremo sempre.»
«Allora è proprio una sfida, l'accetto volentieri» il sorriso sardonico di Regina raggelò i loro cuori. Si erano spinti oltre.
«Vedremo come ve la caverete.» agitò le mani « Non ti sarà permesso di toccare nessuna sponda per i prossimi cento anni Emma. Il mare vi terrà lontani, non avrete modo di vedervi in alcun modo. Questa è la maledizione che vi impongo». Gli infidi artigli della maledizione li investirono in pieno petto, lasciando ammutoliti tutti i presenti. Eccezion fatta per Regina, che più allegra che mai concluse.
«Vi lascio qualche minuto. Giusto il tempo di andare a riprendere le tue squame Emma. So che lo senti. Il mare ti sta richiamando a sé» e la sua dentatura smagliante si rivelò in un malefico sorriso.
Né Ruby né tantomeno Belle ebbero il coraggio di dire alcunché. Provarono a cercare gli occhi della loro amica senza trovare risposta. Si erano spenti tutto insieme. Quelli del pirata accanto a lei erano dello stesso avviso. A testa bassa seguirono la loro sovrana e tornarono alla spiaggia dove, a breve, Emma le avrebbe dovute raggiungere inesorabilmente.
Nemmeno Elsa ed Anna che avevano assistito alla scena, in quanto avevano accompagnato loro stesse quelle tre donne che sostenevano di conoscere la loro amica, ebbero il coraggio di dire nulla. Era tutto fin troppo chiaro. Gli occhi lucidi di entrambe avevano seguito la scena sperando che qualcosa cambiasse le carte in tavola ma nulla era accaduto. 
Emma si voltò verso Killian. Cosa era appena accaduto? Come avevano potuto permettere che tra loro finisse in quel modo? 
Ed Emma iniziò a percepire la magia di cui aveva accennato Regina. Lo sentiva e cercava di respingerlo con tutta se stessa.
Quell'epilogo non se lo meritavano. Non era giusto. Non voleva che finisse così.
«Emma...io»
«Lo so, la senti anche tu» si morse il labbro lei per reprimere lo sconforto. Anche in Killian, ora oggetto della maledizione, si muoveva quel subdolo flusso di magia che lo istigava a stare lontano da lei.
«Devo andare a prendere le mie squame»

Si muovevano in silenzio, uno affianco all'altra, tenendosi per mano nonostante la magia li respingesse come fossero due calamite opposte. 
Lacrime non erano state versate. Entrambi svuotati da quell'epilogo che ancora non riuscivano a comprendere sul serio, che di lì a pochi minuti non si sarebbero più visti. 
Le mancò l'aria, avrebbe voluto urlare e prendere a pugni qualsiasi cosa le capitasse a tiro. Invece lasciò la mano di Killian ed entrò nella stanza, si avvicinò al bauletto con quelle squame tanto rimpiante ma che adesso rappresentavano solo la fine di una bella storia. Ebbe l'impulso di gettarle nel caminetto e accendere un bel fuoco. Le guardò scintillare e l'unica cosa che provò fu un inspiegabile senso di rabbia e odio verso tutto.  Chiuse malamente la piccola scatola e la prese tra le mani.
Come se nulla fosse, iniziò a guardarsi intorno. Sorrise ironica, quasi una smorfia, prendendo in mano l'oggetto.
«Non vedo dove sia la parte divertente» mormorò Killian ancora sulla soglia della porta, incerto su tutto. Voleva prenderla e scappare. Mandare al diavolo quella sirena che si era venuta a riprendere la sua Emma e fuggire nell'entroterra, il più lontano possibile dalle coste che ora gliela stavano portando via. 
Lei continuò a sorridere, un sorriso vuoto. Si rigirò il piccolo oggetto nella mano libera.
«Sai, ero salita sulla nava per curiosare un po'. E poi volevo sapere cosa rendesse tanto allegri gli uomini su quelle navi. E ognuno di quegli uomini aveva un oggetto simile a questo» e finalmente alzò lo sguardo e la mano per fargli vedere la fiaschetta di rum. «Sono stata messa in trappola da un po' di rum.» e ridendo lacrime copiose iniziarono a solcarle il volto. Killian non ce la faceva più, le andò incontro e la prese tra le braccia.
«Che poi nemmeno mi piace questo dannatissimo rum» continuò singhiozzando sul suo petto mentre lui non riusciva a spiccicare mezza parola.

La guardò con gli occhi velati di lacrime, ma con quel suo solito sorriso che celava più di quanto potesse esprimere.
Nonostante quel maledetto nodo in gola riuscì a parlarle senza incrinare troppo la voce.
«Ci rivedremo Emma. Ora che ti ho trovata non ti lascerò, non mi è possibile farlo. Aspetterò, ti aspetterò, fossero anche più di cent'anni, io ti aspetterò. Mi ritroverai qui, ad aspettarti»
Il suo pirata non riusciva a non farla sorridere nemmeno in momenti del genere.
E lei rise tra le lacrime, stringendo la sua mano inanellata e il suo uncino «Killian tra cento anni sarai morto» gli occhi le scintillarono alla luce morente del sole mentre sbatteva contro quell'ineluttabile verità, lo guardò negli occhi «o nel peggiore dei casi sarai diventato un vecchio grassone alcolizzato» e rise scossa da un singhiozzo. 
«Non mi sottovalutare tesoro, sono bravo a sopravvivere. E poi» sorrise con le lacrime che ora scendevano liberamente senza che lui potesse fare alcunché per attenuarne la caduta « dubito che non rimarrei un uomo affascinante.» 
«Probabilmente è così» il sorriso che voleva rimanere ad allegerire quel momento così devastante capitolò sotto le scie di quella sofferenza che le solcava il viso. Gli prese il volto con le mani.
«Vivi una bella vita capitano. Promettimi che la vivrai appieno. Se pensarmi sarà doloroso tu non farlo, io so che tieni a me. Lo saprò sempre. Ma promettimi che non fermerai la tua vita in attesa di un futuro che non ci appartiene. Devi promettermelo Killian» lo implorò.
Lui tirò fuori un grosso sospiro, l'aria era difficile da respirare e il sole che piano spariva all'orizzonte sanciva l'imminente separazione, rendendogli il parlare ancora più ostico.
«Te lo prometto Emma e tu promettimi che farai altrettanto, ma sappi che la mia non è una promessa vana. Sai che mantengo la parola. Io sarò qui quando tu potrai tornare da me e niente, niente, si potrà più mettere tra di noi.» le prese il volto guardandola negli occhi e giù, in fondo all'anima. 
E lei era felice di poter dire di essere stata amata da qualcuno con così tanta passione. Sapeva che lo avrebbe sempre amato ma sapeva anche che non lo avrebbe più rivisto. Il suo cuore rischiò di frantumarsi in quell'istante ma lo sguardo innamorato di lui era un'ancora da cui lei non riusciva a separarsi. Abbassò gli occhi perchè fu troppo dover venire a patti con la realtà.
«Emma,guardami» attese che lo facesse «Ti amo. Ora e sempre. Non dimenticarlo mai. Tra cent'anni ci ritroveremo e ritorneremo ad amarci. Se mi vorrai ancora, ovvio»
Emma rise di nuovo. Ma lei gli volle credere.
«Ti amo»
Si scambiarono un bacio carico di tutte le loro promesse, di tutto il loro amore. Di quella speranza che fecero loro nonostante le probabilità giocassero a loro sfavore.
Le loro labbra si unirono in una danza mai ballata, pregna di disperazione e passione. Stringendosi in un abbraccio che nessuno avrebbe mai potuto scindere se non loro stessi. Nemmeno quella magia che li spingeva lontani. Ma il tempo era scaduto. Le lacrime sparite. Un ultimo tuffo negli occhi dell'altro per avere la conferma di ciò che già sapevano. Si sarebbro amati per sempre a dispetto di tutto e di tutti. Il mare la stava chiamando a sé ed Emma ebbe l'ingrato compito di scioglier quell'abbraccio. 
«Arrivederci pirata»
«Arrivederci sirenetta»
La vide immergersi nelle acque tinte di rosso, di quel giorno che non voleva finire, che non voleva vederli separare. Camminava senza tentennamenti, fiera e a testa alta, e solo alla fine, dopo aver gettato in acqua le sue squame, quando fu tempo di sparire definitivamente, si voltò.
Cercò i due oceani del pirata che aveva imparato ad amare per un'ultima volta e gli sorrise. Lui ricambiò, quegli occhi verdi non li avrebbe mai scordati. 
Le onde la inghiottirono e lei sparì.
Il vuoto gli attanagliò le membra. Ma l'avrebbe rivista. Sorrise mentre le lacrime riprendevano a rigare il suo volto.
Rimase ad osservare l'orizzonte, abitudine che prese negli anni a seguire,con la vana speranza che l'avrebbe rivista prima che fosse troppo tardi.



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Non potete capire la mia liberazione ahahahahah 
E' da quando ho sentito la canzone di Max Gazzè a Sanremo che ho il finale di questa ff pronto nel mio pc :') Come vi avevo già detto avevo l'inizio e la fine pronta...mancava solo quello da metterci in mezzo ahahahahahh ma finalmente eccomi qua. 
Sì, non ho messo storia completa perchè non so se metterci l'epilogo... e quale ehehehe 
Mi dispiace se vi eravate illuse. Ma alla testa non si comanda...ah no, non era così...ma in ogni caso tant'è. 
Non so se si è percepito ma questi due ultimi capitoli sono stati molto sentiti, sono quelli che ho scritto dopo aver dato il bentornato alla mia amica ispirazione che se ne era andata a zonzo.
Spero di non essere stata troppo smielata o simili. Manca un po' di sangue effettivamente...ma potrei rimediare ehehehe.
Ebbene, se entro la fine dell'anno non vedrete nessun aggiornamento sappiate che questo era l'ultimo capitolo. Anche se ammetto che i finali aperti mi lasciano insoddisfatta...quindi non so, vedremo. 
In ogni caso vi ringrazio vivamente a tutti coloro che hanno recensito e letto fino a qui.
Spero abbiate passato buone feste...e che questo capitolo non vi abbia fatto rimporre pranzi e cene ahahahahahahahha
Alla prossima!
Gio

  
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