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Autore: Kodocha    28/12/2018    0 recensioni
Tutto parte da un’insolita ed esilarante telefonata, indirizzata al numero sbagliato.
Ichigo, convinta che l’interlocutore sia il suo caro amico Kisshu, delizia Ryo Shirogane di piccoli aneddoti riguardanti la sua esuberante vita, attirando l’interesse e la curiosità del ragazzo che, in un modo o nell’altro, cercherà di approfondire la conoscenza.
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Pront…»
«Sia dannato il giorno in cui ho sbagliato numero!»
«Eh?»
«E sia dannato anche il giorno in cui hai deciso di ritelefonarmi. Ma non avevi nulla di meglio da fare?»
Ryo interruppe la sua passeggiata, fermandosi tra le strade poco affollate della città, con un’espressione interrogativa stampata sulla faccia «Ichigo, stai bene?»
«No che non sto bene!» sbraitò.
«Beh, questo lo vedo» mormorò, scompigliandosi i capelli «Ma si può sapere cos’è successo? Fino a qualche ora fa sembrava andasse tutto okay, e ora…»
«Succede che ti odio, ecco cosa succede»
«Mi odi?»
«Proprio così» borbottò, sbuffando come una locomotiva «Ti odio perché tu sei una voce, solo ed esclusivamente una semplice voce e non dovresti risultare così interessante»
«Non vorrei peccare di presunzione, ma credo di essere molto di più di una semplice voce» sghignazzò, facendola sospirare.
«Non per me. Cioè, voglio dire…» sbuffò nuovamente, stavolta con maggiore enfasi «Lo so che dietro questo telefono c’è una persona in carne ed ossa, ma è una persona che non ho mai visto in vita mia»
«Quindi?»
«Quindi non dovresti interessarmi»
«E invece?»
«Ma cos’è questo? Un interrogatorio?»
Shirogane rise, appoggiando la schiena contro il muro «Suvvia, rispondi alla domanda»
Silenzio.
«Ehi?»
Altro silenzio.
«Ichigo, ci sei?»
«Forse» mormorò, con un fil di voce.
«Forse? O ci sei o non ci sei, non può…»
«Intendevo dire che forse m’interessi, idiota» arrossì «Ma solo un po’, niente di che, non montarti la testa»
«Troppo tardi, già fatto» sghignazzò e Ichigo s’imbronciò.
«Non prendermi in giro»
«Non ti sto prendendo in giro»
«Beh, forse tutto sommato dovresti. Insomma, sono così stupida da prendermi una mezza cotta per uno che nemmeno conosco, fai un po’ te»
«Ci telefoniamo e scriviamo messaggi tutti i giorni, più volte al giorno, da due settimane. Mi conosci più tu che molti altri e…» lasciò il  discorso sospeso a mezz’aria quando, dall’altra parte del telefono, gli parve di sentire urla di bambini intenti a giocare, accompagnate dal lieve suono del fruscio delle foglie «Ma dove sei?»
«Perché me lo chiedi?»
«Sei al parco?» azzardò.
«Eh? N-no» balbettò, entrando nel pallone «Sono… uhm, a casa dei miei cugini piccoli»
Ryo sorrise, beffardo.
Ormai sapeva riconoscere quando mentiva.
Si staccò dalla parete e si diresse verso il parco più vicino.
Ovviamente era consapevole che le possibilità d’incontrarla erano pressoché nulle, Tokyo possedeva molti parchi sia pubblici che privati, inoltre non sapeva nemmeno in quale zona della città vivesse lei.
E poi, come se non bastasse, seppur avesse avuto la fortuna sfacciata di azzeccare il parco giusto, quante probabilità aveva di riconoscerla?
Ichigo si era sempre rifiutata, in quelle due settimane, di inviargli una sua fotografia, per cui non conosceva il suo aspetto.
Certo, gli aveva accennato qualche dettaglio, come il colore dei capelli, la statura e stazza, ma c’erano molte altre donne con quelle caratteristiche fisiche, quindi non erano dettagli tanto rilevati.
Tuttavia decise di provarci ugualmente.
Dopotutto cos’aveva da perdere?
Era anche il suo giorno libero, non aveva impegni di alcun tipo.
«Mh, capisco» mormorò.
«Ancora non mi hai detto il motivo della tua domanda»
«Così»
«”Così”?! Ma che razza di risposta è?»
«Una risposta come un’altra»
Ichigo alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso «Sei sempre il solito»
«Lo prendo come un complimento»
«Fidati, non lo è»
«Ma resto pur sempre interessante, no?» ammiccò.
«Smettila!»
«Sei arrossita?»
«No» sbuffò.
«Sì, invece»
«Possiedi il poter di vedere oltre il telefono, Shirogane?»
«No,  ma il calore che emana il tuo viso ci passa attraverso e sta rischiando di abbrustolirmi l’orecchio»
Lei rise e lui, al contrario, sospirò nel leggere il cartello appeso al cancello del parco in cui si era giunto.
“Lavori in corso”.
Ingenuamente un po’ c’aveva sperato che la fortuna, per una volta, girasse dalla sua parte.
«Che ti prende?»
«Mh? Nulla!»
«Sicuro?»
«Certo. Piuttosto, dov’eravamo rimasti?» chiese, incamminandosi verso il secondo parco più vicino, quello situato nei pressi della facoltà di lettere e filosofia.
C’erano sempre molte ragazze lì, soprattutto studentesse, quindi perché non tentare?
Mal che sarebbe andata avrebbe potuto conoscere qualche altra ragazza, anche se, in realtà, nelle ultime settimane l’unica che era interessato a frequentare era proprio colei con cui stava comunicando in quel momento.
E si sentiva un completo idiota, perché mai gli era capitata una situazione simile in vita sua, anzi; era sempre stato restio e diffidente alle conoscenze avvenute su siti d’incontri o per telefono e mai, nemmeno nei meandri del suo cervello, avrebbe potuto immaginare che avrebbe iniziato a nutrire un interesse per una persona conosciuta proprio in quel modo, attraverso uno stupido telefono, per caso, a causa di un numero sbagliato.
«Dov’eravamo rimasti dici? Mh…» ci pensò su qualche secondo, picchiettandosi le dita sul mento  «Stavi cercando di convincermi che, anche se non ci siamo mai visti prima d’ora, non siamo due completi estranei»
«E ci stavo riuscendo?» domandò, attendendo che il semaforo diventasse verde.
«Direi proprio di no»
«Perché?»
«Perché non si può dire di conoscere una persona se gli unici contatti che si hanno con essa sono esclusivamente telefonici. E’ vero, in questi due settimane ci siamo sentiti spesso, ti ho raccontato cose che non avevo mai raccontato a nessuno e tu hai fatto lo stesso con me, ma chi mi dice che tu sia stato completamente onesto?» riprese fiato e Ryo riprese a camminare «Attraverso un telefono è facile fingere di essere chi non si è. Voglio dire… io mi sono sempre mostrata per come sono realmente, ma non posso avere la certezza che l’abbia fatto anche tu»
«Per averne la certezza dovresti incontrarmi, non trovi?»
Ichigo sospirò per l’ennesima volta nel giro di pochi secondi, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito «Non è che non voglia incontrarti, però ci sono  degli… come dire… “ostacoli”?!»
«Per ostacoli intendi le tue stupide paranoie?»
«Non sono stupide» replicò, accigliandosi «Te l’ho già detto, non sono il tipo di ragazza che quando cammina per strada attira l’attenzione dell’altro sesso, se non fosse per la mia innata goffaggine che mi porta ad inciampare ogni due passi, passerei completamente inosservata»
«Ed io ti ho già detto che  per me l’aspetto fisico è irrilevante»
«Dite tutti così, ma sappiamo entrambi che non è vero» borbottò «E poi, oltre all’aspetto fisico, anche caratterialmente non sono una cima»
«Io ti trovo simpatica»
«E’ un modo gentile per dirmi che sono buffa?»
Ryo ridacchiò, varcando l’ingresso del parco «Sei anche buffa, su questo non ci piove»
«Ottimo» brontolò.
«Ma è anche questo che ti rende interessante»
Silenzio.
«Ichigo?» la chiamò, guardandosi attentamente intorno, alla ricerca di una chioma rossa, ed ignorando, al contempo, gli sguardi lascivi delle altre donne circostanti.
«Mi… mi trovi interessante?»
«Se non ti trovassi interessante ti avrei già mandata al diavolo alla seconda volta in cui ti sei rifiutata di vedermi»
Altro silenzio, più duraturo degli altri.
«T’avverto, il  mio ego si sta gonfiando tanto quanto quell’orripilante tacchino ripieno che mia madre si ostina a cucinare tutte le sante domeniche»
«Eh?»
«Sei arrossita di nuovo, no? E’ motivo d’orgoglio per me»
Lei rise, intimidita, lui si pietrificò sul posto.
Era certo di aver sentito quella risata anche dal vivo e non solo attraverso il telefono, a pochi metri da lui, ma forse era stata la sua fervida immaginazione… o forse no?
S’incamminò verso il punto in cui gli era sembrato di aver udito la risata, senza smettere di guardarsi intorno.
«Io odio il tacchino ripieno, comunque»
«A chi lo dici. Sono settimane che fingo di avere la diarrea per scansarmelo»
Ichigo rise di nuovo e lui la sentì, alla sua destra.
Era lei, quella risata così cristallina e piena di vita l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Si voltò e finalmente la vide; era voltata di spalle, appoggiata al tronco di un grande ciliegio, con i capelli legati in due codini, maglia rosa con su stampati dei gattini neri, gonna bianca ed un paio di stivaletti.
Ryo sorrise, senza poterne fare a meno «Finalmente» bisbigliò.
«Finalmente cosa?»
«Ehm, nulla» le rispose, con un fil di voce.
Non voleva che lei si accorgesse della sua  presenza, o almeno non subito.
«Perché ad un tratto parli a bassa voce?»
«E’ complicato. Poi ti spiegherò»
«Oggi sei davvero strano, non c’è che dire»
«Beh, tu lo sei sempre»
«Tuochè!» ridacchiò e il sorriso sul volto di Ryo si accentuò. Amava quella risata, dal vivo era ancora più incantevole «Piuttosto…» tornò seria, mangiucchiandosi l’unghia del pollice «Parlavi sul serio prima? Quando… quando hai detto che t’interesso»
Annuì, osservandola scompigliarsi i capelli, in evidente stato d’agitazione.
«E… e perché? Cioè… cosa ti piace di me?»
«Mi piace la tua voce e anche la tua risata, fresche e allegre come la primavera. Mi piace la tua ironia, il tuo modo di scherzare, la tua goffaggine, il tuo inciampare nel nulla mentre parliamo e la tua straordinaria capacità di farmi sorridere con poco, anche nelle giornate no» sorrise nel vederla dondolarsi sui talloni, imbarazzata, senza sapere come rispondergli «E ti dirò, mi piacciono anche quei codini da bambina che hai, per non parlare della maglia con su stampati i gattini. E’ adorabile»
Ichigo s’irrigidì, trattenendo il respiro.
«Come… come fai a sapere queste cose?»
«Secondo te?» alzò appena il tono di voce, col preciso intento di uscire allo scoperto e lei trasalì, staccandosi dal tronco, ma restando di spalle.
«Sei tu? Sei dietro di me?» domandò, agitata.
Ryo soffocò una risata ed annuendo le si avvicinò.
«Ma come… porca paletta. Come diavolo hai fatto?»
«A trovarti intendi?» si fermò a pochi passi da lei «Non lo so nemmeno io, a dire il vero. Sarà stata fortuna, o semplice destino, chissà»
«Secondo me è pura e semplice sfiga, altro che destino» allungò una gamba, pronta a svignarsela, ma lui glielo impedì.
«Non provare a scappare, c’impiegherei un secondo per acciuffarti»
Ichigo sospirò; aveva ragione, era una schiappa nella corsa.
«Ti odio» brontolò.
«Questo l’hai già detto ed ora voltati» le ordinò, staccando la chiamata e riponendo il cellulare nella tasca dei jeans, a differenza di Ichigo che, immobile come una statua di Jizō,  restò con l’apparecchio appiccicato all’orecchio.
«Allora?» l’incitò.
«Dall’ombra sembri parecchio alto» constatò.
«Non mi posso lamentare»
«Secondo me ti arrivo all’ombelico»
«In realtà mi arrivi all’altezza del petto»
«E’ comunque umiliante»
«Vuol dire che sarò felice di rischiare una paralisi alla schiena per baciarti»
Trasalì nuovamente, assumendo lo stesso colore dei capelli «Ma… ma cosa dici?»
«Suvvia, scherzavo» alzò gli occhi al cielo, divertito «Forse» rettificò subito dopo «Ed ora voltati, se non vuoi che ti costringa a farlo io. Sai che ne sarei capace»
Ichigò sospirò, infilando il cellulare nella tasca della gonna e, solo dopo svariati secondi, con una lentezza estenuante, si voltò.
Si guardarono e l’avvertirono di nuovo quella scintilla, la stessa ch’era scattata sin dalla prima telefonata, quella telefonata avvenuta per sbaglio o per qualche assurdo scherzo del destino, un’insolita e breve  telefonata  che li aveva condotti fin lì, a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra, persi come se non esistesse nient’altro al mondo.
«Allora?»
«Allora cosa?»
«Non lo so, ma è imbarazzante restare qui fermi senza dire nulla»
«Hai ragione» ridacchiò, scompigliandosi la frangia «Che ne dici… ristorante italiano o lunapark?»
Erano i due posti che preferiva di più e lei quasi si meravigliò nel constatare che se ne ricordasse.
«Dipende» mormorò, raggiungendo la temperatura di una supernova, sentendosi bruciare la punta del naso e quella delle orecchie «Ci vieni con  me sul treno a forma di bruco?»
Lui emise una risata e lei si fermò ad assaporarla, estasiata.
«Ho altra scelta?»
«Direi proprio di no, mi spiace» sorrise, facendogli mancare di un battito.
E fu in quel preciso istante che Ryo, osservando quel sorriso, quei due occhioni da cerbiatta, il nasino all’insù, le guance colorite dall’imbarazzo e il campanellino legato al collo con un nastro rosso, realizzò che in realtà non era stato un completo idiota come pensava; era inevitabile provare già qualcosa per Ichigo, che fosse semplice curiosità, attrazione, simpatia, affetto, o qualcosa di più. Così come era stato inevitabile conoscerla… se non fosse stato per quella telefonata si sarebbero incontrati da un’altra parte, magari più in là, all’università, al bar, al cinema o al supermercato.
Probabilmente erano davvero destinati ad incontrarsi, n’era sicuro, proprio lui che nel destino non ci aveva mai creduto, o almeno prima d’allora.
«Che treno a forma di bruco sia, allora»
«Sicuro?»
«Per te questo ed altro, Momomiya»





• Angolo Autrice:

Non credo ci siano scusanti per il mio enorme ritardo, ma... credetemi, non avevo la più pallida idea su come continuare questa storia ^.^"
In origine avevo pensato di scrivere più capitoli e svilupparla in maniera diversa, ma alla fine l'ispirazione è cambiata e... niente, sono usciti solamente questi  tre insulsi capitoli.
Avevo anche pensato di pubblicare uno spinoff ambientato alcuni anni dopo, ma non ne sono ancora sicura... nel caso se volete/potete fatemi sapere cosa ne pensate, lo apprezzerei molto!

Detto questo, ringrazio infinitamente tutte le persone che mi hanno lasciato una loro opinione attraverso una recensione, coloro che hanno continuato a seguirla nonostante la lunga assenza e i lettori silenziosi. Grazie, grazie e ancora grazie. <3
Vi saluto, sperando di rileggervi presto ed augurandovi buone feste :)
Bye! :*

 
   
 
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