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Autore: Ayreanna    29/12/2018    1 recensioni
Michelle e Izzy, sempre loro, ma prima che tutto accadesse.
Miami, maggio 2000
Vecchia OS del 2016, che avevo pubblicato qui e che appena ho tolto è stata oggetto di plagio parziale. La ripubblico a mia tutela.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Stradlin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di Sintassi Sgangherate, Amori Immaginari e Sacrosanti Cazzi Vari.

 

Miami 29 maggio 2000

 

Venticinque anni. Li avevo appena compiuti, o meglio, li avevo finiti il giorno prima, visto che si erano fatte  le tre del mattino. Era il 29 maggio. Che cazzo mi aspettassi dal nuovo millennio e dal mio primo quarto di secolo, Dio solo poteva saperlo. Invece, che cazzo mi aspettassi dal mio fidanzato, visto che avevo deciso di celebrare l'evento del secolo insieme a lui, spero ancora che nessuno possa mai scoprilo: dev'essere stata una forma di demenza fulminante quella che mi aveva spinto a prendere questa decisione.

Mi voltai verso il letto e vidi Miles: steso, sfatto, andato.

A prima vista, se lo aveste visto, mi avreste fatto i complimenti. Brava Michelle, vecchia stronza, l’hai distrutto, avreste detto con il petto gonfio d’orgoglio, alimentato da quella sana goliardia che ci può essere solo fra donne vere. Già…

Peccato che a distruggerlo fossero stati un numero imprecisato di B-52, una canna di marihuana e l’ultimo bicchiere di whiskey intorno alle 2 del mattino. 

Eh che cazzo, se non reggi non bere!

Aveva vomitato l’anima quel cazzone, a ogni cazzo di canto di strada, c’erano voluti secoli per farlo arrivare in hotel. Avevo dovuto portarlo in camera in spalla, con quell’idiota del concierge che mi guardava storto, invece di venirmi a dare una mano mentre me lo stavo trascinando dietro come se fosse stato un sacco di patate. 

Per fortuna era mingherlino, era  l’archetipo del tossico, il caro Miles, come ogni ragazzo con cui me la facevo fin dalla tenera età di 16 anni: moro, con gli occhi verdi cerchiati di nero e un po’ arrossati, lineamenti spigolosi, alti, un po’ curvi e fattoni, possibilmente dediti a droghe leggere, perché con quelle pesanti avevo già dato qualche anno prima e a rimetterci non era stato solo il mio povere cuore, anche il mio conto in banca l’aveva accusata di brutto. 

Non che li foraggiassi o che consumassi quantità importanti, no, no! Avevo seguito le magnifiche avventure dei Guns n’Roses, io… già. 

Michelle FitzMaurice, classe 1975, figlia unica e primogenita del Generale di Brigata Frederik FitzMaurice, introdotta a corte nel 1978 subito dopo l’incontro che aveva cambiato la mia vita con Mr Johnny Rotten in persona a Piccadilli Circus, innamorata pazza di Izzy Stradlin dal 1989 e, in quanto tale, sapevo a mena dito che fine avesse fatto la povera Desi Craft. 

Già!  

Così, col cazzo che ai miei fidanzati tossici la coca, gliela comparavo io. 

Sapevo tutto, aveva letto tutto e nessuno me l’avrebbe messo in quel posto. Eh no gente, fareste meglio a farvene una ragione. 

Forse, solo Izzy avrebbe potuto rischiare di fare il bis: se mi avesse incontrato, poco probabile, se si fosse interessato a me da un punto di vista sessuale, e se anche i marziani fossero esistiti per davvero una liaison fra me è lui sarebbe stata fantascienza ugualmente; ma come ben sapete, care amiche, la vita ne sa una più del diavolo, tant’è che nel frattempo aveva smesso di drogarsi, si era sposato il suo bel merluzzo (La ex moglie di Izzy è svedese N.d.A.) e quindi non correvo alcun rischio. 

‘Fanculo! Che peccato.

Dicevo, il punto era che tira oggi, tira domani i nervi ne risentono e una volgarissima e triviale litigata fra innamorati… diventa la battaglia di Waterloo con tanto di Vecchia Guardia che urla Merd!

Beh, piatti che volano, bicchieri infranti, mobili sfasciati… le solite cose, non vi è mai capitato? E badate bene, non in una camera di un albergo a cinque stelle,  pagata da chicchessia, ma a casa mia e una volta passata la tempesta c’era da ricomprare tutto. Oltre a cambiare appartamento, visto che tutti i vicini poi mi guardavano storto dopo ogni bufera. Così, tra caparre che andavano in fumo, servizi di porcellana da ricompare, i miei risparmi… puff… svanivano, per cui marihuana a go go, ai giorni nostri, bastava che la reggessero, che conoscessero il loro limite ultimo, ma come ogni volta quando si parlava di uomini, stavo pretendendo la luna, altro che Marte!

Miles biascicò qualcosa nel sonno poi si girò e iniziò a russare. Pure!

Per fortuna, quel cazzone non aveva badato a spese a ‘sto giro, così eravamo in un super hotel cinque stelle in riva all’Oceano e me lo guardavo dal terrazzo, con la brezza che mi accarezzava la pelle, le cazzo di stellinee in cielo, la luna che splendeva orgogliosa davanti a me  illuminando il mare come se stesse disegnando una strada magica per chissà quale mondo, come nelle fiabe dei pirati: un tesoro nascosto, un galeone fantasma, la sorgente di vita eterna o la più gloriosa scopata della vita, come pensavo di poter fare quella sera, invece, mi ero ritrovata con questo cretino che russava a più non posso. 

Rientrai, mi tolsi i vestiti e mi misi il costume. Scesi per fare un bagno in piscina. 

Bello il mare di Miami, per carità, se non fosse stato infestato di squali l’avrei fatto lì, il bagno. Chissà che orrore doveva essere morire in quel modo… poi, gli umani non gli piacciono mica, così con quelle mascelle possenti e quei denti aguzzi ti staccano una gamba, un braccio, la masticano e poi sputano tutto mentre tu muori inutilmente. Nessuna entrata gloriosa nella catena alimentare per noi poveri cristi, siamo alla fine e lì ci tocca stare e se qualche bestia fuori dalla grazia di Dio, per sbaglio, senza sapere minimamente che cazzo stia facendo, volesse cibarsi della nostra carne, per uno spuntino, ci vomitano o ci sputano subito, dopo due masticate neanche. Non ci sono cazzi! Siamo inutili… Almeno si sfamassero, dico io… ne potrebbe valere la pena… vabbè… 

Arrivai alla piscina e immersi i piedi. L’acqua era calda, tipo liquido amniotico… solo, quei pensieri… non ci sono squali in piscina, Michelle, sii ragionevole una volta nella vita, hai venticinque anni, cazzo!

Mi tuffai e ispezionai in apnea ogni bocchettone… non c’era verso che entrassero … ma che cazzo stavo dicendo?

Feci una vasca, poi un’altra e poi stavo per morire… dopo un numero imprecisato di vodka tonic, più la famosa canna e il whiskey… niente oro olimpico quella sera! Così mi misi a fare il morto e pensai a lui, fischiettando il riff inziale di Old Hat, che mi piaceva un casino. Chissà che stava facendo in quel momento? Con chi era, pensai. 

Con vuoi che sia, Michelle, mi dissi, è con il suo merluzzo, l’ha sposata e sono quasi dieci anni… Eh, se fossi nata prima! ‘Fanculo, ‘fanculo ‘fanculo, ‘fanculo e ‘FANCULOOOO! 

Guardai in alto e con lo sguardo mi spostai verso l’albergo mentre galleggiavo trasportata dall’acqua. Vidi la sagoma di un uomo appollaiata a un balcone, mentre stava fumando e vi giuro che mi stava fissando. D

oveva essere un maniaco, senza dubbio. Era alto e per un attimo mi sembrò una siluette familiare: magro, un po’ curvo e quell’aria con un certo non so che , tipo Izzy, anche se, in tutta onestà, non riuscivo a vederlo nitidamente, era immerso nell’ombra e poi aveva i capelli corti… di nuovo Izzy… Mi prese il nervoso, così m’immersi un’altra volta e poi me ne tornai in camera mia… Miles non avrebbe potuto russare tutta la notte, sarebbe diventato afono… e io sorda! E che cazzo!

 

Il giorno dopo, uno dei primi da gloriosa venticinquenne, ci svegliammo oltre il limite massimo per la colazione così uscimmo. L’hotel aveva una caffetteria, una pasticceria… Dio solo sa come ragionino in Florida… un qualcosa dove farsi fare un cappuccino, addentare una brioche, bere un succo e sentire quel gioioso suono delle tazzine e dei piattini sbattuti nel lavello, pronti per essere infornati in lavastoviglie… brave, un bar… e ci voleva tanto?

Insomma… eravamo lì, appollaiati al bancone con un occhio aperto ciascuno, quando l’emissario di Satana ci venne incontro. 

Il male sta dove meno te lo aspetti e, soprattutto, ha sempre la malaugurata idea di venire a rompere i coglioni quando non dovrebbe! Era biondo, quasi albino, un po’ paffutello e una faccia da stronzo che solo la metà sarebbe stata da sedia elettrica per direttissima. 

Ian, si chiamava così, come un fottuto e maledetto vichingo che noi inglesi avevamo scacciato e domato nella nostra gloriosa Isola. God Save The Queen, come diceva il mio vecchio. 

“Ciao sono Ian, faccio il pr… che ci fate qui… ah, sei inglese…bla bla bla-  e mi squadrò… poi si rivolse a Miles e… - Ma che cazzo ci fa un figo come te con una così?” disse con tono di scherno.

Miles manco capì che quel cretino si stesse rivolgendo lui. 

“Piacere”  gli disse quando si sentì il suo sguardo puntato addosso.

“Piacere. - ribatté Ian… - dicevo… che ci fa un figo come te, con una così?” io afferrai la bottiglietta d’acqua minerale e se solo avesse pensato di riprovarci gliel’avrei rovesciata in testa.

“Lei è Michelle, la mia ragazza, farà venticinque anni… domani… oggi… ah no… ieri. Auguri, amore…” rispose Miles.

“No dico, che ci fai con lei? Stasera devi venire con me… al Blue Ocean Sugar Riff, è pieno di figa, modelle. Porta anche lei, se vuoi… ma che ci viene a fare?”

“Brutto coglione testa di cazzo! Ma che cazzo vuoi da noi? Ti presenti qui, disturbandoci mentre facciamo colazione, e io odio parlare mentre faccio colazione, brutto unnodel cazzo! – gli dissi puntandogli l’indice contro - In più, ti permetti di venirmi a insultare. Ma chi cazzo ti credi d’essere? Uh, pezzo di merda?”

“Che caratterino… dai scherzavo… ma davvero, stasera… è un bel posto… eh amico, porti anche la iena con te, stasera?” proseguì rivolgendosi di nuovo a Miles.

“Dove?” aveva attaccato a bere il caffè e forse un paio di neuroni si erano connessi. Chi nei primi anni 2000 ha avuto un modem sa che razza suono faceva e di cosa sto parlando.

“Al Blue Ocean Sugar Riff, sta verso Miami beach… c’è un casino di gente figa, sai, da quando Izzy Stradlin… sai, sta divorziando… per cui sai…, modelle… ha delle fighe per le mani che io non ho mai visto in vita mia e lui e la sua banda di amici vanno sempre lì… e così, si è sparsa la voce e tutte le più belle ragazze di Miami vanno lì, per vedere di andarsene via con lui a fine serata, per questo ti dicevo che cazzo ci fai con lei. Lì ne troveresti a bizzeffe, capisci, non può mica scoparsele tutte lui, andranno consolate…” io rimasi di stucco. 

Stava divorziando, divorziando… 

Sentii il cuore battere all’impazzata, le vene del collo s’irrigidirono. Iniziai a respirare profondamente; detti un colpo di tosse: avevo letto da qualche parte che aiutasse durante un infarto.

 

D I V O R Z I O. 

È SINGLE…. ADDIO, MERLUZZO… Cazzo! Non era possibile.

“Chi?” chiese Miles.

“Izzy Stradlin.”

“E chi cazzo è? Mitch, stai bene?” disse dopo avermi sentito tossire a ripetizione.

“Il chitarrista dei Guns…”

“Quello con il cappello?”

“No, quello è Slash, l’altro chitarrista” precisò l’unno.

“Vuoi andarci, Michelle?”

“No… non lo so…. Io…” gli risposi tossendo a raffica, per vedere di non lasciarci le penne. Non potevo morire proprio il quel momento: stava divorziando ed era a portata di mano. Non quel giorno, cazzo. Non quel cazzo di giorno.

“No- disse Miles- poi sei stato scortese con Michelle e se questo Izzy esce con uno stronzo come te, tanto simpatico non deve essere! Che cazzo me ne frega delle tue troie, non c’interessa, vero, Mitch? Bevi se hai la tosse, cazzo, non ti sarai mica beccata qualcosa proprio in vacanza?!” disse guardandomi con complicità, almeno quella fra noi c’era sempre stata. Peccato che adesso Izzy era single. Miles chiese il conto e ce ne andammo, non prima di aver mandato a ‘fanculo il vichingo.

Avevamo un’auto a noleggio e ci mettemmo in marcia per Key West, saremmo andati a vedere la casa del vecchio Ernest, dove la sua colonia di gatti viveva indisturbata e prosperava tuttora, o meglio, gli eredi dei suoi gatti. 

Guidavo io, mentre quelle parole rimbombavano nella mia fottuta testa di cazzo: Sta divorziando, se ne scopa una quantità industriale… mi giravo di scatto ogni volta avessi visto un uomo moro con un accenno di sorriso sghembo di fianco: era a Miami… anch’io ero a Miami, cazzo! Aveva 38 anni, chissà che figo doveva essere…

“Mitch, vuoi stare attenta… frenaaaaa!” urlò Miles.

“Che c’è?” gridai con voce infastidita, dopo aver inchiodato. Dovevo pensare e questo cazzone  mi rompeva di continuo le palle!

“È rosso! Lo vedi? E poi hai investito un’aiuola, ci sei passata sopra. Ma cazzo Mitch, non l’avevi vista? Speriamo non ci abbiano visto …” si voltò per controllare che non ci fosse stata la polizia. Lo feci anch’io. Era vero, neanche me n’ ero accorta.

“Guida tu!” ordinai, almeno avrei potuto pensare in santa pace, se presentarmi in quel dannato posto e sgominare tutta quella folla oceanica di donne che attentavano al suo cazzo, senza dovermi preoccupare di quelle maledettissime aiuole nel mezzo. Uscii dall’auto e l’aggirai, mentre Miles passava al volante. 

Scossi la testa, sedendomi al posto del passeggero, chiusi lo sportello con un tonfo. Cazzo, nemmeno Lancillotto l’avrebbe fatto, neanche per Ginevra. Poi, cazzo, questa mania di mettere la roba nel bel mezzo della strada… al Diavolo, dissi fra me! Non vedevo l’ora di tornarmene a New York! Era civile quella città, lì potevi permetterti di pensare mentre camminavi e non c’erano di mezzo quei dannati trespoli con le palme del cazzo, i fiori e altre minchiate: lì, a New York, la mia città adottiva, lo smog regnava sovrano e qualcuno, presto o tardi, avrebbe pure scoperto che era salutare, ecco!

Allora, Michelle, respira, apri il finestrino e prendi un po’ d’aria, al cervello serve ossigeno per pensare, mi dissi respirando profondamente.

Aprii il finestrino e la calura della Florida appestò l’abitacolo.

“Ma che cazzo fai? Si può saper che ti prende Mitch? Sei strana stamattina…” imprecò Miles che si era svegliato completamente.

“Avevo caldo…”

“Accendiamo l’aria condizionata, no? Che apri? fa un caldo che si muore qui…?!”

Accesi quel coso e fu un freddo polare… ma tanto era uguale, io dovevo solo concentrarmi… senza che lui urlasse e senza aiuole a rompere il cazzo!

Era un’impresa disperata, porca maiala impestata!

Se davvero stava divorziando, sarebbe stato incazzato con il genere femminile come una furia, poi, usciva con le modelle, dico… che cazzo c’entravo io. Dico, come avrei potuto fare ad attirare la sua attenzione, perso com’era fra le cosce lunghe sei metri di un’altra, per non parlare delle tette.

La mia coscienza si fece sentire, s’insinuò come un ago… C’è anche Miles con te, come pensi di fare? Qualche B-52, una canna e un whiskey, contenta? Le risposi. Miles sarebbe stato il meno, per davvero.

Ma, al di là di tutto, non era fattibile, non era salutare buttarsi in una battaglia che non avrei mai potuto vincere e non sto parlando di farmi scopare o meno nei bagni o altri luoghi degradanti, come la peggiore delle donne, o peggio ancora umiliandomi facendogli un servizietto da sotto il tavolo, no!

... NON MI AVREBBE CAGATO DI STRISCIO. Ecco la verità e io non l'avrei mai sopportato, dopo averlo pensato e sognato per ben 11 anni. 

Il resto avrei potuto negoziarlo abilmente, se solo si fosse accorto di me… nella prossima vita magari, in questa... Scossi la testa a quei pensieri. Per poco non mi misi a piangere. 

Non lo feci: mai mollare!   

Perché quella notte non avevo fatto il bagno in mare, facendomi divorare da qualche squalo a digiuno?? Perché ero così infelice?

Arrivammo a Key West e entrammo nel tempio di colui che non mi avrebbe mai deluso, visto che, purtroppo, non era più fra noi. 

Gli idoli vanno lasciati perdere, non sono reali, sono uomini in carne e ossa e possono deludere, avvolti come sono in quell'aura di mito e di leggenda è facile che scivolino, non possono essere all'altezza delle nostre aspettative, pensai mentre camminavo nel giardino della villa. Di gatti non se ne vedevano in giro. Che scopi pure un'altra su un dannato divanetto, che se lo faccia trastullare sotto il tavolo da un'altra ancora, chi cazzo se ne frega. Anzi, di nuovo, vaffanculo, dissi fra me, ero appena sulla soglia, ora vattene e lasciami con lui, con Ernest, fottiti, Stradlin!

Rientrammo nel tardo pomeriggio in hotel e trovammo quel dito in culo di Ian nella hall. Io tirai a dritto, senza né guardarlo né salutarlo, invece Miles venne placcato dal nostro.

Rientrò in camera dopo mezz'ora.

"Roba da matti Mitch! Te lo racconto perché so che non vuoi andarci ma certa gente è fuori di testa. Sai quel tipo di stamani?"

"Il cocainomane fulminato?"

"Esatto. Mi ha fermato. Si è scusato per come si era comportato con te, dicendo che eri una gran figa e un sacco di complimenti. Poi, ha riattaccato con le modelle e due coglioni.- disse facendo dei gesti fra le parti basse - Quando ha visto che non ne volevo sapere, si è alterato e sai cosa mi ha detto?" 

"No."

"Che ti aveva vista, gli piacevi e voleva capire che tipa fossi, per questo ti ha provocato in quel modo, capisci, voleva che noi andassimo in quel posto perché gli piacevi... o voleva separaci... per poi solo soletto, metterti le zampe addosso. Capisci? Io sarei uscito con lui e lui ci avrebbe provato con te. Un piano diabolico, Mitch, diabolico!"

Miles stava alla sintassi e alla logica di un discorso, come io stavo alla calma e alla serenità. Forse in un'altra vita avrei potuto provarci, ma in questa: no way! Non si capiva mai un cazzo quando parlava.

Lui chi? Per Dio! Che ci fosse qualcun altro di mezzo s'intuiva, ma chi? chi era questo cazzo di lui? il demonio? uno sceicco? un cretino? un supereroe con il dono dell’ubiquità? E pensare che avevo appena iniziato la mia carriera di scrittrice e dovevo vedermela con il Maestro della Sintassi Sgangherata ogni santo giorno, porca puttana!

"Ma chi, quel cretino?"

"No... quel coso lì... il chitarrista... come cazzo si chiamava?"

"Ma non dire cazzate, Miles!- sbottai, ora ci mancava anche questa, di nuovo, mi si stavano tappando le vene del collo, in più stavo per avere un altro infarto. Decisi di controllarmi e di non bermela, dopo tutto, avevamo fumato una canna dopo la visita a Ernest e Miles non le reggeva proprio bene. Doveva aver frainteso, per forza. – Dov'era? Io non l'ho visto" conclusi tossendo.

"Dice che c'era... era nell'altra sala, se ne stava appostato nell’ombra quel figli di troia, per questo lui si è fatto sotto. Michelle, hai di nuovo la tosse?"

"No. Senti Miles, se vuoi crederci fai pure, io non me la bevo. Per me quello è  matto da legare e spara solo cazzate."

"Sarà a me sembrava serio e sai che difficilmente prendo lucciole per lanterne. Dove vai?"

"In spiaggia, vieni?" evitai di replicare sulla storia delle sue lucciole e lanterne; fatto com’era le avrebbe scambiate per delle lampadine difettose e galleggianti, le sue lucciole!

"Sì, mi rollo una canna e poi scendiamo ok, amore? Mi dispiace per ieri sera, sono crollato. Se stasera ti portassi a cena in un bel posto e festeggiassimo il primo giorno del tuo venticinquesimo anno alla grandissima?"- propose prendendo le cartine, la sigaretta e il nostro sacchettino.

"Ok…", no dico, sai che gioia… 

Miles si avvicinò e mi prese per la vita, guardandomi negli occhi. Mi baciò leggermente le labbra e poi ci abbracciammo. Chiusi gli occhi e per un attimo, sperai che potesse essere vero, mentre m’immaginavo che a stringermi forte in quel modo fosse Izzy in persona. Scacciai subito quel pensiero e mi allontanai da Miles.

Andai in terrazza… Michelle, non pensiamoci più, sono solo cazzate, mi dissi fra me, mentre guardavo il mare e un vento caldo mi accarezzava la pelle. Poi aggiunsi, sorridendo amaramente: buona questa. Potresti scrivere la commedia più esilarante di Broadway, dopo questa cazzata che la tua mente allucinata ha appena partorito, Michelle. Non pensiamoci più... Nemmeno se ti esorcizzassero ci riusciresti e smettila di tossire, cazzo!

 

 

***

 

 

Nello stesso momento, nella hall dell'albergo...

 

"Allora, che ti hanno detto?" 

"Non vengono. Né insieme né separati, mi dispiace, man."

"Cazzo, mi piaceva quella ragazzina, era proprio bella e poi, cazzo, ti ha fatto un culo, amico, per poco stamani non ti ha spellato vivo con quell'indice. Non avevo mai visto una tipa così..." 

"Già, ma aveva ragione, ci ero andato pesante..."

"Che cazzo ci farà una bella ragazza come lei con un fattone del genere? Sembrava me ai tempi d'oro quel cazzone! Porca troia, lei non piegherebbe la testa nemmeno di fronte al demonio - dissi ridendo e poi un sorriso amaro mi si stampò sul volto - È proprio vero: chi tutto, chi niente..."

"Non ti lamenterai adesso? Sei pieno di donne, tutte le sere, devi solo scegliere e che fighe poi..."

"Come vedi, grazie a lei abbiamo appurato che le cose non stanno proprio così. Come si chiamava?"

"Michelle."

Well well well, You never can tell, well, well, well, My Michelle… - canticchiai.- Che peccato. Ok amico, ci vediamo stasera.” mi alzai per andarmene da lì. Volevo restare solo.

“A più tardi, Izzy.”

M'incamminai. Certo che quell'idiota di fidanzato non l'aveva mollata per quelle due o tre troie che mi girano intorno da un pezzo a questa parte, pensai mentre uscivo dall'hotel. Nemmeno io l'avrei fatto al posto suo. 

Salii in auto, misi in moto e partii. Accesi la radio e la bellissima Creap mi fece compagnia. 

"… You're just like an angel, Your skin makes me cry, You float like a feather, In a beautiful world, I wish I was special, You're so fucking special…" cantai serio, mentre acceleravo e mi allontanavo da quel sogno, che era durato una notte appena. Ne ero sicuro: non l'avrei mai più rivista e in quell’unica occasione che ebbi, non ci avevo nemmeno provato seriamente ad averla. 

La sognai a occhi aperti per un po' e la rivedevo sempre galleggiare in piscina, come quella volta, quando la spiai dalla camera d'albergo in cui avevo passato la notte in compagnia di un’altra ragazza che avevo conosciuto quella sera stessa. Michelle era lì, distesa con i capelli che si sparpagliavano in ciocche lunghe come se fossero raggi, con il suo corpo sottile accarezzato dall’acqua della piscina che lei smuoveva con le mani; era bella, ben proporzionata, armoniosa e aveva quell'eleganza che mi è sempre piaciuta in una donna e che con difficoltà ritrovai negli anni seguenti.

Immortalai quell’attimo, quel sentimento, in dei versi, che mi vennero fuori dal cuore durante una fredda notte di luna piena, mentre navigavo in barca a vela con alcuni amici l’anno dopo. Il destino… ti fa incontrare, ti offre un attimo di felicità su un piatto d’argento, e poi subito dopo trascina tutto alla deriva guidato dai venti, dalle correnti, che, come la casualità, non puoi controllare e questo, nonostante tutta la sofferenza che porta con sé, è il bello della vita. 

In quella notte, un anno più tardi, mentre solcavamo le onde dell’oceano, sperai di poterla incrociare di nuovo, che quell’unica occasione si potesse ripeter, grazie a un intreccio favorevole dei venti e delle correnti nella mia vita; sì, volli sperare nel fato o in chi per esso, che per quanti scherzi questo mi potesse tirare, io avrei continuato a voler vedere come un amico con un senso dell’umorismo bizzarro, un po’ come il mio. Glielo comandai in quei versi, che presero forma di una certezza. Non poteva finire così.

Non accadde più, invece, e il tempo passò. Conobbi altre ragazze che mi piacquero, almeno per un po’, e a forza di notti intense, altre scopate, mi dimenticai il suo volto e l'emozione che mi aveva regalato spiarla, nascosto nell’ombra come un ladro.

Mi tornò in mente nel 2012, quando entrai in una libreria e in uno scafale scorsi un titolo che non poteva non attirare la mia attenzione: Pretty Vacant. Pensate un po’, l'autrice si chiamava come lei: Michelle. 

Lo afferrai e, d’istinto, lo comprai. Non sospettai neanche lontanamente che cosa avrebbe innescato quel libro nella mia vita. 

 


Salve a tutti.  Ripubblico questa OS non perchè ci tenga in particolar modo, ma perchè la parte relativa a Izzy è stata oggetto di un plagio parziale su wattpad da parte di un'autrice, che era solita postare le sue storie anche qui. Spero mi legga e corregga subito il tiro. Putroppo l'ha pubblicato solo dopo ave visto che l'avevo cancellata. Pazienza e poco male: il testo è mio, l'idea è  mia e ho un file word con data di creazione maggio 2016 a provarlo. Ribadisco che quando un testo ispira una sequenza scenica, e soprattutto quando non si è abbastanza in gamba da farne farina del proprio sacco, la fonte VA CITATA. Non si prende una parte e la s'impasta con le porprie cose, così  senza nememno chiedere il permesso.

Nel mio caso le modifiche apportate sono state così poche che confrontando i testi, e masticando un po' di GNR lo scopiazzamento risulta evidente.

Per ovvi motivi non posso dire chi sia questa sciagurata, ma consiglio a tutte le autrici di questo fandom di tenere gli occhi ben aperti sia qui sia su wattpad. Quello che è successo a me può succedere a tutte voi. 

   
 
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