(Breve riassunto dei personaggi meno noti):
Liam e Colin sono i figli di Pascal (hanno 13 e 11 anni, all'epoca dei fatti)
Eirwyn è la Prima Lupa del clan di Talgarth
Cedrik è il Capo del Consiglio di Talgarth
Bleidd è il fratello muto di Eirwyn
Soren è il gemello francese – alto – e fa parte nel Consiglio di Talgarth
Marvin è il gemello francece – basso – e fa parte del Consiglio di Talgarth
Futuro prossimo
(giugno 2012)
L’invito spedito ai clan
per la consueta Riunione Annuale era giunto tramite e-mail a ogni
branco.
Per quell’anno, si
sarebbe tenuta nell’ultima settimana di giugno, presso il
Vigrond del clan di
Matlock.
Quest’uso della
tecnologia, poco in sincrono con la loro natura mitologica, non aveva
comunque
sminuito l’importanza di quell’appuntamento, che
attendevano tutti da mesi con impazienza.
Ufficiosamente, il
neonato clan di Talgarth si era incontrato con la Triade di Matlock e
quella di
Cardiff, loro diretti vicini, già nel settembre
dell’anno precedente. Presenziare
alla Riunione avrebbe però avuto tutt’altro peso
politico al novello branco.
In primo luogo, il gruppo
di Talgarth avrebbe incontrato tutti i clan dell’isola
britannica ma, cosa più
importante, il loro neonato Consiglio sarebbe stato riconosciuto come
guida del
branco che essi avevano costituito.
Come annunciato da
Brianna stessa, la nascita di Fenrir e Hati, i due graziosi figlioletti
di
Eirwyn, aveva richiamato in seno al branco i lupi giusti – e
l’umano giusto –
per fortificare le difese del clan.
Branson, su delega
di Duncan, si era occupato della cattura dei corvi da addestrare per il
futuro
Geri del branco, e Bess, che ne era stata l’allieva, si era
presa cura di loro
in attesa della persona adatta a tale ruolo.
L’arrivo di Sosuke
Samada a Talgarth era perciò stato visto come il segno della
svolta.
Giapponese per parte
di padre ma di madre gallese, Sosuke era giunto a Talgarth durante un
viaggio
itinerante lungo le strade del Galles.
Nel sostare nel bar
di Bess per una bevanda calda, Sosuke era rimasto colpito dalla giovane
e dai
suoi strani ospiti alati. Incuriosito, l’aveva osservata
armeggiare con una
delle gabbie dei corvi – che teneva nel patio sul retro del
bar – e si era
subito offerto di darle una mano.
Non appena uno dei
corvi lo aveva fissato negli occhi, aveva reclinato la testolina nera e
lucida,
emettendo un lungo e basso gorgoglio. A Bess non erano servite altre
indicazioni;
Branson, infatti, l’aveva avvisata riguardo a ciò
che avrebbe scorto, in
presenza di un Geri.
Nessuno dei due
corvi si era mai inchinato a nessuno, neppure al loro addestratore, o a
Bess.
In fretta, si era quindi
messa in comunicazione con Branson per comunicargli la
novità e, nel frattempo,
si era informata con falsa casualità su Sosuke e i suoi
spostamenti.
Il ragazzo si era sì
e no interessato alle domande, troppo preso nel dare confidenza ai due
enormi
corvi imperiali dalle sericee penne nere, per domandarsi il
perché di quel
terzo grado ben poco mascherato.
Questo aveva dato la
conferma definitiva a Bess. Neppure con lei, quei due uccellacci erano
mai
stati così carini e disponibili, nonostante avesse sempre
dato loro tutte le
sue attenzioni.
Convincere infine Sosuke
a rimanere e, soprattutto, spiegargliene i
motivi, non era stato difficile come Bess aveva in un primo
momento creduto.
Non soltanto Sosuke
proveniva da una famiglia di neutri – consapevoli di esserlo
–, ma aveva già udito
parlare del neonato branco di Talgarth lungo le vie di Cardiff.
Quel viaggio in
quell’angolo di Galles era nato soprattutto dal suo desiderio
di emancipazione
e di scoperta di se stesso.
Ben deciso ad avere
un ruolo attivo all’interno del proprio branco, pur essendo
un neutro, Sosuke aveva
sperato di poter avvicinare il neonato clan di Talgarth per mettersi
alla
prova.
A Cardiff, infatti,
le maggiori cariche all’interno del branco – anche
tra i neutri – erano
già state occupate, e non vi era nulla
che lui avrebbe potuto fare per rendersi utile al proprio Fenrir, a
parte
essere un bravo cittadino.
Per Sosuke, però,
questo non era parso sufficiente, e la speranza di poter mettersi alla
prova e
dare il massimo delle sue capacità, lo aveva spinto in
quella direzione.
Eirwyn aveva quindi
telefonato a Fenrir di Cardiff per metterlo al corrente della
situazione. La
donna, infatti, aveva ritenuto giusto avvertire il Fenrir del ragazzo,
prima di
prendere qualsiasi decisione.
Venuto a conoscenza
della notizia, Pascal si era dichiarato entusiasta di sapere che, un
suo
neutro, fosse risultato essere anche il futuro Geri per il loro nuovo
branco.
Da lì
all’iniziazione di Sosuke come Geri del clan di Talgarth, era
passato poco
tempo.
Scortata da Branson,
Brianna si era perciò presentata in quell’angolo
di Galles dopo soli tre
giorni, in una pallida domenica di settembre, e aveva presenziato al
Vigrond
per l’investitura.
Sosuke aveva preso
pieno possesso del suo dono grazie ai poteri combinati di Brianna e
della giovane
quercia sacra del Vigrond e, da quel momento, lui e i suoi corvi erano
stati
inseparabili.
Allo stesso modo,
all’alba delle festività natalizie, colei che
sarebbe diventata la loro Freki
si era presentata a Talgarth per chiedere di poter essere annoverata
tra i
nuovi membri del clan.
La richiesta,
ovviamente, era stata esposta al Consiglio riunito perché
venisse o meno
accettata.
Portando con sé i
gemellini
appena nati, Eyrwin si era presentata alla riunione assieme al marito,
già ben
disposti verso la nuova arrivata. Era piacevole sapere che dei lupi
giovani e
intraprendenti intendevano mettere radici nel loro territorio.
Soren, infreddolito
dal raffreddore, aveva acconsentito all’entrata del nuovo
membro tra uno
stranuto e l’altro, mentre Marvin aveva dato il suo appoggio
canzonando nel
frattempo il fratello per il suo naso rosso.
Gli unici a mancare
all’appello
erano stati Bleidd e suo padre, pur se per buonissimi motivi. I due si
erano
infatti recati sull’Isola di Man per festeggiare la nascita
del figlio di un
loro carissimo amico.
Sookie Prantice, la
futura Freki, si era perciò accontentata di quel Consiglio
incompleto per
portare avanti la sua richiesta, quando la piccola Hope –
prossima Fenrir di
Talgarth – aveva allungato con frenesia le braccia dalla
culla per salutarla.
Allo stesso modo,
aveva fatto il suo gemello Ross, unendo al gesto anche dei gridolini di
protesta, quando non fu subito accontentato.
Immediatamente,
Eirwyn aveva cercato di calmarli, ma nulla era valso allo
scopo… almeno, non fino
a quando Sookie si era avvicinata alla culla, sfiorando quelle mani
protese.
I bambini si erano
azzittiti subito, a quel tocco gentile, e Hope aveva sorriso a Sookie,
stringendole con forza unicamente la mano destra, tra le due protese
verso di
lei.
La mano del guerriero.
A Cedrik era bastato
questo, per prendere la sua decisione.
Aveva annuito
orgoglioso alla donna, nominandola Freki grazie al riconoscimento
ottenuto
dalla figlia, che sarebbe stata la sua Fenrir una volta adulta.
Quanto a Sköll, tutti loro sapevano che
avrebbero dovuto attendere
anni, per conoscerne l’identità. Fino a quel
momento, infatti, né Eirwyn, né le
altre völur
presenti in Gran Bretagna avevano dato un responso in tal senso.
Nessuno di loro,
però, era preoccupato da questa temporanea mancanza. I
gemelli erano ancora in
fasce, perciò il loro tempo per governare sarebbe giunto
dopo molti anni.
Sköll aveva tutto il tempo di apparire
alla loro porta.
***
Brianna accolse con
calore il clan di Talgarth al loro arrivo a Matlock, invitando il
gruppo per un
drink tra le amene pareti di casa, mentre attendevano il sopraggiungere
degli
altri invitati.
Eirwyn e Cedrik,
assieme ai gemellini e a Sosuke e Sookie, trovarono ad attenderli anche
il clan
di Cardiff al gran completo, oltre a quello di Bradford.
Quando Pascal vide giungere
i nuovi arrivati, si sollevò dalla poltrona in cui era
accomodato e strinse con
forza la mano di Cedrik prima di baciare Eirwyn sulle guance.
“Benarrivati”
esordì
Fenrir di Cardiff. “Sosuke, allora…
com’è essere Geri? Ne sei soddisfatto?”
Il giovane sorrise,
grato per le attenzioni tutte paterne del suo ex Fenrir, e
assentì con vigore.
“Mi trovo molto
bene, grazie, Fenrir.”
Pascal annuì
soddisfatto, asserendo: “I tuoi genitori volevano
assolutamente saperlo, così
mi sono offerto di fare da intermediario. Eppure, mi sembra che
lassù non ti
tengano prigioniero, no? O hanno tagliato i cavi del
telefono?”
Ciò detto,
strizzò
l’occhio a Cedrik, che rise di cuore nello scuotere il capo.
Sosuke sorrise
imbarazzato e scosse a sua volta il capo, prima di ammettere:
“Mia madre
vorrebbe che fossi in due posti contemporaneamente, ma non ho ancora
imparato
il teletrasporto, purtroppo.”
“Neppure io ho doti
di teleporter, credimi…” ironizzò
Brianna, entrando nel salotto con un vassoio
di panini e bibite. “… anche se, a volte, lo
vorrei davvero.”
“Si abitueranno a
sapermi lontano… forse…”
celiò a quel punto Sosuke, scrollando le spalle.
“E tu, Sookie, come
te la cavi? Hai già avuto dei grattacapi?”
domandò Duncan, entrando a sua volta
nel salotto con del vino per gli adulti, e dei succhi di frutta per i
più
giovani.
“Per il momento
è
tutto tranquillo, Fenrir. Grazie per
l’interessamento” mormorò la giovane,
reclinando ossequiosa il capo.
Alec rise di fronte
a quel gesto così deferente e, con ironia,
dichiarò: “Non essere troppo educata
nei modi, Freki. Quel lupastro non merita tanta benevolenza.”
Pascal e Duncan si
guardarono divertiti e Alec, nel sollevarsi dalla sedia ove era rimasto
seduto
fino a quel momento, si avvicinò a Cedrick per dire:
“Alec Dawson. Tanto
piacere. Questi due pagliacci mi hanno parlato molto bene di te e del
tuo
gruppo.”
“Il piacere è
nostro,
Fenrir” replicò Cedrik, serafico.
Brianna diede di
gomito a Sookie, rimasta un po’ perplessa
dall’uscita a sorpresa di Alec, oltre
che dai suoi modi piuttosto spicci, e chiosò: “Non
ascoltare quel che ti dice
questo Fenrir. La metà delle volte, vorrà
prenderti in giro.”
“E l’altra
metà,
Lady Fenrir?” domandò sospettosa Sookie.
“A te l’onore
di
scoprirlo” ironizzò Brianna, facendola sorridere
per diretta conseguenza.
“Tu parli sempre
troppo, streghetta” mugugnò Alec, prima di
curiosare i due gemelli in braccio
ai rispettivi genitori. “Gli eredi del clan, eh?”
“Hope sarà
Fenrir,
mentre Hati sarà suo fratello Ross”
assentì Eirwyn, orgogliosa.
Annuendo con fare
grave e stranamente serio, Alec sfiorò con lo sguardo i due
cuccioli prima di mormorare
con voce roca al piccolo in braccio a Cedrick: “Dovrai essere
doppiamente forte
per lei, Ross, perché sarà la tua Fenrir, oltre
che tua sorella, che dovrai
difendere.”
Lanciata poi
un’occhiata a Pascal, borbottò torvo:
“Dovrà essere il tuo Hati ad addestrarlo,
altrimenti invierò William, a farlo.”
Ben più che abituato
ai modi da cavernicolo di Alec, Pascal non se la prese per
quell’ordine
implicito – che qualsiasi altro Fenrir avrebbe reputato
un’onta – e dichiarò
serafico: “Non c’erano dubbi in merito, Alec, ma
grazie per avermelo suggerito.
Non so cosa farei, senza i tuoi consigli.”
“Devo farlo, visto
che sono stati gli uccellacci della streghetta, ad accorgersi di loro,
e non i
tuoi. Dove aveva la testa, in quel periodo, il tuo Geri?”
Imponendosi una
certa dose di calma, mentre Brianna sghignazzava e la Prima Famiglia di
Talgarth li osservava con la sorpresa negli occhi, Pascal
borbottò: “Chiedo
ancora scusa, Alec, ma in quel periodo eravamo un tantinello presi, tra
l’investitura del mio primogenito a nuovo Hati, la malattia
del mio
secondogenito, che ha avuto la brillante idea di finire
all’ospedale con tre
ossa rotte, e una lite tra quattro mie sentinelle per motivi
sentimentali. Il
mio Geri, invece, ha dovuto occuparsi della sua lupa incinta. Ti
bastano come
giustificazioni?”
“D’accordo,
d’accordo,
sei scusato” borbottò dopo qualche attimo Alec,
scatenando così la risata di
Duncan e lo sconcerto di Pascal, che scosse il capo, pieno di
esasperazione.
“Grazie tante! Mi
lusinga molto, la tua comprensione” gracchiò
Fenrir di Cardiff, indeciso se
tirare un destro all’amico o lasciar perdere.
L’arrivo in salotto
di Erin, la compagna di Alec, mise fine alle smargiassate
dell’uomo che, nel
vederla, sollevò le mani con fare penitente e disse subito:
“Non ho fatto
niente. Giuro.”
“E perché
Duncan sta
rischiando la vita per il troppo ridere, Brianna non sa come fare per
trattenere le lacrime, Pascal è scuro in viso e i nostri
ospiti ti guardano
come se avessi due teste e una coda di serpente?”
ironizzò a quel punto Erin,
pacifica, piazzandoglisi dinanzi con espressione ironica.
“Mai avuto la
presunzione di sapere cosa pensano gli altri”
dichiarò con una flemma olimpica
Alec, scrollando le spalle.
Erin sospirò, si
volse verso i nuovi arrivati e disse esasperata: “Scusatelo.
Non ci sa fare con
i rapporti interpersonali. Io, comunque, sono Erin, sua moglie e il suo
dog-sitter.”
Alec non disse
nulla, evitando commenti sulla sua ultima parola e limitandosi a darle
una
pacca sul sedere per poi uscire dalla stanza - ormai troppo affollata -
in
compagnia di William e Spike, i suoi luogotenenti.
Erin sospirò
nuovamente, scosse il capo e borbottò:
“Dovrò lavorare ancora molto, prima che
sia realmente pronto a stare in mezzo agli altri.”
“Credimi, è
molto migliorato,
Erin” replicò Pascal, ammiccando
all’indirizzo della donna.
“Tremo sempre al
pensiero di come fosse prima di
conoscere Brianna” rabbrividì Erin sorridendo poi
all’amica, che fece spallucce
in tal senso.
“Meglio non
rivangare il passato. Di solito, non porta mai a niente di buono.
E’ meglio
goderci il presente, visto che è così
roseo” asserì a quel punto Eirwyn.
“Ben detto”
annuì
Erin, prendendola sottobraccio. “Posso rubarvela? Vorrei che
noi signore ci si
potesse conoscere meglio, senza l’assillo di voi maschietti
al seguito. Vieni
anche tu, Brie. Possono fare a meno di Lady Fenrir per
mezz’ora.”
“Penso proprio di
sì” acconsentì la giovane, prendendo a
sua volta sottobraccio Eirwyn,
conducendola così fuori di casa.
Sookie fece un cenno
a Cedrik per prendere il piccolo Ross e seguì la sua Prima
Lupa, così che nel
salotto non rimasero che soli uomini.
“Dite che stiamo
loro antipatici, per averci mollati qui come pacchi postali?”
ironizzò Pascal,
facendo ridere i presenti.
“Per la
verità, sono
contento che Eirwyn si faccia delle amiche lupe. Per ora, se si toglie
Sookie,
ci sono pochissime lupe della sua età, ed è un
peccato che non possa interagire
con sue simili quanto vorrebbe” dichiarò Cedrik,
lanciando un’occhiata al punto
in cui, fino ad alcuni istanti prima, si era trovata la moglie.
“A quante
unità
ammonta, per ora, il tuo branco?” gli domandò a
quel punto Pascal.
“Siamo un centinaio
di elementi, per lo più sfuggiti alle grinfie del clan di
Sebastian Sheperd. Ci
sono diversi maschi in età da combattimento, a cui ho
delegato il controllo del
territorio, e molte coppie sui cinquanta, sessant’anni, i cui
figli sono
dispersi per altri clan, o sono rimasti sull’Isola di Man per
aiutare la
ricostruzione del branco. Quello che mancano, per l’appunto,
sono le giovani
femmine” gli spiegò Cedrik.
Pascal assentì
pensieroso e, rivolto a Duncan, domandò: “Sai
nulla della situazione sull’Isola
di Man? Come va il passaggio di potere?”
“Sono tornato circa
un mese fa da Douglas e Pardick Swanson, il capo del Consiglio
temporaneo, mi
ha assicurato che tutto va per il meglio. L’erede di
Sebastian è un giovanotto
con la testa sulle spalle e, ora che non è più
costretto a sottostare al giogo
folle del suo predecessore, ha alcune buone idee per far risorgere il
clan. Di
sicuro, hanno preso una bella batosta perché, tra la morte
del loro Fenrir e
l’esautorazione di Hati e Sköll, devono ripartire da
zero con una Triade assai
giovane – Hati ha solo diciassette anni – ma, da
quel che ho capito, il
Consiglio ad interim è
molto ben disposto
verso questi tre ragazzi, e si daranno da fare per aiutarli”
spiegò loro
Duncan, con tono soddisfatto.
“Molto bene. Una
grana in meno a cui pensare” dichiarò Pascal, con
un sospiro di sollievo. “Sai
se verranno anche loro? Mi piacerebbe vederli.”
“Forse
parteciperà
Sherry, la Sköll del branco, assieme al loro Freki, Roger.
Theo, il nuovo
Fenrir, non vuole abbandonare l’isola perché
desidera concentrarsi unicamente
sul riordino del branco. Non mi sembra una cattiva idea, visto il mezzo
disastro che si è lasciato alle spalle Sebastian”
li mise al corrente Duncan.
“Dimostra di essere
coscienzioso. E’ un buon segno” assentì
Cedrik, e Alec si dichiarò d’accordo.
Nell’udire il suono
di un’auto raggiungere il cortile di casa McAlister, Duncan
sorrise e disse:
“Vieni con noi, Cedrik. Voglio presentarti il nuovo arrivato.
E’ Joshua, il
capo del clan di Londra. A tutt’oggi, conta il branco
più numeroso dell’isola. Sono
settantaduemila elementi circa, tra lupi, umani e neutri.”
Cedrik fischiò
ammirato, esalando: “Un bell’impegno.”
“Decisamente”
assentirono in toto i Fenrir presenti.
***
Tenendo in braccio
Hope mentre Ross era tra le braccia della madre, Brianna sorrise nel
vedere i
più importanti membri dei vari clan inglesi raccolti nel
loro Vigrond.
Grazie al cielo, il
tempo si era mantenuto sereno e la temperatura piacevole, consentendo
loro di
poter organizzare una riunione non funestata dalla pioggia.
Quella sera, poi, la
brezza era gradevolmente tiepida e le stelle brillavano alte in un
cielo
sgombro di nubi.
Il cicaleggio che si
poteva ascoltare nel luogo di culto dei licantropi di Matlock era
paragonabile
a quello presente in uno stadio e, a dirla tutta, le persone presenti
erano
molte.
Alcuni lupi –
soprattutto gli Hati – avevano preferito mantenere la loro
forma animale, in
quel frangente, e Brianna ne comprendeva bene le motivazioni.
Quel luogo non era
solo un concentrato di potere più unico che raro, ma anche
un potenziale
viatico per dispute tra Fenrir, che potevano anche sfociare in scontri
fisici.
Erano esseri umani,
ma anche e soprattutto animali, e
la
componente ferina presente nel loro sangue era molto alta.
Anche se non vi
erano nemici, tra i presenti, e i clan erano in pace tra loro, una lite
era
sempre possibile, con tutto quel testosterone presente.
“E’ tutto
così
sereno e tranquillo, qui, nonostante ci sia il potenziale per un
disastro
biblico…” mormorò divertita Eirwyn
sorridendo a Brianna, ferma al suo fianco.
“… è un bel cambiamento, rispetto agli
anni di prigionia sotto il giogo di
Sebastian.”
“Io lo incontrai
poche volte e, in quelle rare occasioni, avemmo sempre molti motivi di
scontro.
Non so quanto, delle sue parole, fossero dettate da Hel - che risiedeva
dentro
di lui - e quanto fossero farina del suo sacco ma, da quello che ho
capito
avendo un’anima divina dentro di me, è che parte
della colpa è stata
interamente sua. Un’anima non può comandare il
corpo che la ospita. Può
parlargli, istigarlo, ma non può farsi obbedire.”
Annuendo, Eirwyn
mormorò torva: “I suoi occhi sono sempre stati
malvagi, lo ricordo bene, e non
mi dispiace che sia lui che la sua anima abbiano fatto una brutta fine.
Non
sono così pia da provare rimorso, o da volerlo perdonare
così facilmente per
ciò che ha fatto.”
“Non lo farei
neppure io” chiosò Brianna, facendo spallucce.
“C’è un limite oltre il quale la
pazienza finisce. Anche nelle persone più buone.”
“E tu, Lady Fenrir,
come gestisci la tua pazienza? Immagino che non debba essere facile,
visto ciò
che porti dentro di te” si informò Eirwyn,
curiosando nei suoi occhi d’ambra.
“Mi ricordo sempre
che non posso infuriarmi se un idiota mi taglia la strada mentre guido,
o che
non devo pensare troppo male di certe persone. Posso concedermi solo un
po’ di
rabbia, ma non più di quel tanto”
ammiccò Brie, facendola sorridere.
Sei
molto brava, in questo, sappilo, intervenne la voce di Fenrir.
“Grazie.
Troppo gentile” rispose divertita lei.
Eirwyn
mi piace. La sua anima è purissima, pur se non
ha connotati divini. Deve aver vissuto molte vite in persone dal
comportamento
irreprensibile.
“Le
anime normali, per così dire, possono essere
plasmate dalle vite passate?” domandò
sorpresa Brianna.
In
parte, sì. Se alcune anime, già di per
sé luminose,
incontrano persone che conducono una vita degna e positiva, allora
possono salire
di grado,
per così dire.
“Ed
è valido anche il contrario, immagino.”
Yin e
Yang, mia cara. Rigira la frittata come vuoi,
usa gli esempi che più ti piacciono, ma
l’equilibrio del cosmo si ottiene bilanciando
luce e tenebra. Ormai dovresti averlo capito.
“Più
di quanto voglia soffermarmi a pensare, credimi” sorrise Brianna, lanciando
un’occhiatina divertita a
Eirwyn, che aveva seguito l’intera conversazione.
Con occhi vagamente
sgranati, la donna esalò: “E’
davvero… potente.
E molto più gentile di quanto non avrei immaginato. Pur
conoscendo ormai più
che bene la sua storia, lo immaginavo più
scorbutico.”
“Va a giornate”
ironizzò Brie, prima di borbottare un’imprecazione
e passarsi un dito in mezzo
alla fronte.
Eirwyn rise
sommessamente, mormorando: “Sì è
vendicato?”
“E’ dispettoso,
ogni
tanto. E’ come se facesse suonare un gong nella mia testa,
quando dico qualcosa
che non gli garba. E’ il suo modo poco gentile di
rispondermi” sbuffò la
giovane wicca, prima di notare un
cenno di Duncan. “Cominciamo, a quanto pare.”
Eirwyn le sorrise e, assieme a Brianna, si avviò verso il centro del Vigrond per l’inizio ufficiale della Riunione dei Clan.
N.d.A. Non vi preoccupate per la temporanea assenza di Joshua. Avrà tutto il suo spazio nel prossimo capitolo ma, per il momento, dovevo creare un incipit con i personaggi di Talgarth, che avranno un ruolo alla fine della storia, e daranno il 'la' per l'avvio dei lupi americani.
La narrazione si svolgerà prima nel 2012 e poi nel 2007, al quale si riferiscono i ricordi di Joshua. (piccola nota a margine: Colin può finire all'ospedale perché, all'epoca, non è ancora un licantropo - visto che ha 11 anni - perciò il suo corpo è ancora totalmente umano e può essere visitato e curato in ospedale)
Buona
lettura!