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Autore: Mary P_Stark    09/01/2019    1 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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(Breve riassunto dei personaggi meno noti):

Liam e Colin sono i figli di Pascal (hanno 13 e 11 anni, all'epoca dei fatti)

Eirwyn è la Prima Lupa del clan di Talgarth

Cedrik è il Capo del Consiglio di Talgarth

Bleidd è il fratello muto di Eirwyn

Soren è il gemello francese – alto – e fa parte nel Consiglio di Talgarth

Marvin è il gemello francece – basso – e fa parte del Consiglio di Talgarth

 

 

 

Futuro prossimo (giugno 2012)

 

 

 

L’invito spedito ai clan per la consueta Riunione Annuale era giunto tramite e-mail a ogni branco.

Per quell’anno, si sarebbe tenuta nell’ultima settimana di giugno, presso il Vigrond del clan di Matlock.

Quest’uso della tecnologia, poco in sincrono con la loro natura mitologica, non aveva comunque sminuito l’importanza di quell’appuntamento, che attendevano tutti da mesi con impazienza.

Ufficiosamente, il neonato clan di Talgarth si era incontrato con la Triade di Matlock e quella di Cardiff, loro diretti vicini, già nel settembre dell’anno precedente. Presenziare alla Riunione avrebbe però avuto tutt’altro peso politico al novello branco.

In primo luogo, il gruppo di Talgarth avrebbe incontrato tutti i clan dell’isola britannica ma, cosa più importante, il loro neonato Consiglio sarebbe stato riconosciuto come guida del branco che essi avevano costituito.

Come annunciato da Brianna stessa, la nascita di Fenrir e Hati, i due graziosi figlioletti di Eirwyn, aveva richiamato in seno al branco i lupi giusti – e l’umano giusto – per fortificare le difese del clan.

Branson, su delega di Duncan, si era occupato della cattura dei corvi da addestrare per il futuro Geri del branco, e Bess, che ne era stata l’allieva, si era presa cura di loro in attesa della persona adatta a tale ruolo.

L’arrivo di Sosuke Samada a Talgarth era perciò stato visto come il segno della svolta.

Giapponese per parte di padre ma di madre gallese, Sosuke era giunto a Talgarth durante un viaggio itinerante lungo le strade del Galles.

Nel sostare nel bar di Bess per una bevanda calda, Sosuke era rimasto colpito dalla giovane e dai suoi strani ospiti alati. Incuriosito, l’aveva osservata armeggiare con una delle gabbie dei corvi – che teneva nel patio sul retro del bar – e si era subito offerto di darle una mano.

Non appena uno dei corvi lo aveva fissato negli occhi, aveva reclinato la testolina nera e lucida, emettendo un lungo e basso gorgoglio. A Bess non erano servite altre indicazioni; Branson, infatti, l’aveva avvisata riguardo a ciò che avrebbe scorto, in presenza di un Geri.

Nessuno dei due corvi si era mai inchinato a nessuno, neppure al loro addestratore, o a Bess.

In fretta, si era quindi messa in comunicazione con Branson per comunicargli la novità e, nel frattempo, si era informata con falsa casualità su Sosuke e i suoi spostamenti.

Il ragazzo si era sì e no interessato alle domande, troppo preso nel dare confidenza ai due enormi corvi imperiali dalle sericee penne nere, per domandarsi il perché di quel terzo grado ben poco mascherato.

Questo aveva dato la conferma definitiva a Bess. Neppure con lei, quei due uccellacci erano mai stati così carini e disponibili, nonostante avesse sempre dato loro tutte le sue attenzioni.

Convincere infine Sosuke a rimanere e, soprattutto, spiegargliene i motivi, non era stato difficile come Bess aveva in un primo momento creduto.

Non soltanto Sosuke proveniva da una famiglia di neutri – consapevoli di esserlo –, ma aveva già udito parlare del neonato branco di Talgarth lungo le vie di Cardiff.

Quel viaggio in quell’angolo di Galles era nato soprattutto dal suo desiderio di emancipazione e di scoperta di se stesso.

Ben deciso ad avere un ruolo attivo all’interno del proprio branco, pur essendo un neutro, Sosuke aveva sperato di poter avvicinare il neonato clan di Talgarth per mettersi alla prova.

A Cardiff, infatti, le maggiori cariche all’interno del branco – anche tra i neutri –  erano già state occupate, e non vi era nulla che lui avrebbe potuto fare per rendersi utile al proprio Fenrir, a parte essere un bravo cittadino.

Per Sosuke, però, questo non era parso sufficiente, e la speranza di poter mettersi alla prova e dare il massimo delle sue capacità, lo aveva spinto in quella direzione.

Eirwyn aveva quindi telefonato a Fenrir di Cardiff per metterlo al corrente della situazione. La donna, infatti, aveva ritenuto giusto avvertire il Fenrir del ragazzo, prima di prendere qualsiasi decisione.

Venuto a conoscenza della notizia, Pascal si era dichiarato entusiasta di sapere che, un suo neutro, fosse risultato essere anche il futuro Geri per il loro nuovo branco.

Da lì all’iniziazione di Sosuke come Geri del clan di Talgarth, era passato poco tempo.

Scortata da Branson, Brianna si era perciò presentata in quell’angolo di Galles dopo soli tre giorni, in una pallida domenica di settembre, e aveva presenziato al Vigrond per l’investitura.

Sosuke aveva preso pieno possesso del suo dono grazie ai poteri combinati di Brianna e della giovane quercia sacra del Vigrond e, da quel momento, lui e i suoi corvi erano stati inseparabili.

Allo stesso modo, all’alba delle festività natalizie, colei che sarebbe diventata la loro Freki si era presentata a Talgarth per chiedere di poter essere annoverata tra i nuovi membri del clan.

La richiesta, ovviamente, era stata esposta al Consiglio riunito perché venisse o meno accettata.

Portando con sé i gemellini appena nati, Eyrwin si era presentata alla riunione assieme al marito, già ben disposti verso la nuova arrivata. Era piacevole sapere che dei lupi giovani e intraprendenti intendevano mettere radici nel loro territorio.

Soren, infreddolito dal raffreddore, aveva acconsentito all’entrata del nuovo membro tra uno stranuto e l’altro, mentre Marvin aveva dato il suo appoggio canzonando nel frattempo il fratello per il suo naso rosso.

Gli unici a mancare all’appello erano stati Bleidd e suo padre, pur se per buonissimi motivi. I due si erano infatti recati sull’Isola di Man per festeggiare la nascita del figlio di un loro carissimo amico.

Sookie Prantice, la futura Freki, si era perciò accontentata di quel Consiglio incompleto per portare avanti la sua richiesta, quando la piccola Hope – prossima Fenrir di Talgarth – aveva allungato con frenesia le braccia dalla culla per salutarla.

Allo stesso modo, aveva fatto il suo gemello Ross, unendo al gesto anche dei gridolini di protesta, quando non fu subito accontentato.

Immediatamente, Eirwyn aveva cercato di calmarli, ma nulla era valso allo scopo… almeno, non fino a quando Sookie si era avvicinata alla culla, sfiorando quelle mani protese.

I bambini si erano azzittiti subito, a quel tocco gentile, e Hope aveva sorriso a Sookie, stringendole con forza unicamente la mano destra, tra le due protese verso di lei.

La mano del guerriero.

A Cedrik era bastato questo, per prendere la sua decisione.

Aveva annuito orgoglioso alla donna, nominandola Freki grazie al riconoscimento ottenuto dalla figlia, che sarebbe stata la sua Fenrir una volta adulta.

Quanto a Sköll, tutti loro sapevano che avrebbero dovuto attendere anni, per conoscerne l’identità. Fino a quel momento, infatti, né Eirwyn, né le altre völur presenti in Gran Bretagna avevano dato un responso in tal senso.

Nessuno di loro, però, era preoccupato da questa temporanea mancanza. I gemelli erano ancora in fasce, perciò il loro tempo per governare sarebbe giunto dopo molti anni.

Sköll aveva tutto il tempo di apparire alla loro porta.

***

Brianna accolse con calore il clan di Talgarth al loro arrivo a Matlock, invitando il gruppo per un drink tra le amene pareti di casa, mentre attendevano il sopraggiungere degli altri invitati.

Eirwyn e Cedrik, assieme ai gemellini e a Sosuke e Sookie, trovarono ad attenderli anche il clan di Cardiff al gran completo, oltre a quello di Bradford.

Quando Pascal vide giungere i nuovi arrivati, si sollevò dalla poltrona in cui era accomodato e strinse con forza la mano di Cedrik prima di baciare Eirwyn sulle guance.

“Benarrivati” esordì Fenrir di Cardiff. “Sosuke, allora… com’è essere Geri? Ne sei soddisfatto?”

Il giovane sorrise, grato per le attenzioni tutte paterne del suo ex Fenrir, e assentì con vigore.

“Mi trovo molto bene, grazie, Fenrir.”

Pascal annuì soddisfatto, asserendo: “I tuoi genitori volevano assolutamente saperlo, così mi sono offerto di fare da intermediario. Eppure, mi sembra che lassù non ti tengano prigioniero, no? O hanno tagliato i cavi del telefono?”

Ciò detto, strizzò l’occhio a Cedrik, che rise di cuore nello scuotere il capo.

Sosuke sorrise imbarazzato e scosse a sua volta il capo, prima di ammettere: “Mia madre vorrebbe che fossi in due posti contemporaneamente, ma non ho ancora imparato il teletrasporto, purtroppo.”

“Neppure io ho doti di teleporter, credimi…” ironizzò Brianna, entrando nel salotto con un vassoio di panini e bibite. “… anche se, a volte, lo vorrei davvero.”

“Si abitueranno a sapermi lontano… forse…” celiò a quel punto Sosuke, scrollando le spalle.

“E tu, Sookie, come te la cavi? Hai già avuto dei grattacapi?” domandò Duncan, entrando a sua volta nel salotto con del vino per gli adulti, e dei succhi di frutta per i più giovani.

“Per il momento è tutto tranquillo, Fenrir. Grazie per l’interessamento” mormorò la giovane, reclinando ossequiosa il capo.

Alec rise di fronte a quel gesto così deferente e, con ironia, dichiarò: “Non essere troppo educata nei modi, Freki. Quel lupastro non merita tanta benevolenza.”

Pascal e Duncan si guardarono divertiti e Alec, nel sollevarsi dalla sedia ove era rimasto seduto fino a quel momento, si avvicinò a Cedrick per dire: “Alec Dawson. Tanto piacere. Questi due pagliacci mi hanno parlato molto bene di te e del tuo gruppo.”

“Il piacere è nostro, Fenrir” replicò Cedrik, serafico.

Brianna diede di gomito a Sookie, rimasta un po’ perplessa dall’uscita a sorpresa di Alec, oltre che dai suoi modi piuttosto spicci, e chiosò: “Non ascoltare quel che ti dice questo Fenrir. La metà delle volte, vorrà prenderti in giro.”

“E l’altra metà, Lady Fenrir?” domandò sospettosa Sookie.

“A te l’onore di scoprirlo” ironizzò Brianna, facendola sorridere per diretta conseguenza.

“Tu parli sempre troppo, streghetta” mugugnò Alec, prima di curiosare i due gemelli in braccio ai rispettivi genitori. “Gli eredi del clan, eh?”

“Hope sarà Fenrir, mentre Hati sarà suo fratello Ross” assentì Eirwyn, orgogliosa.

Annuendo con fare grave e stranamente serio, Alec sfiorò con lo sguardo i due cuccioli prima di mormorare con voce roca al piccolo in braccio a Cedrick: “Dovrai essere doppiamente forte per lei, Ross, perché sarà la tua Fenrir, oltre che tua sorella, che dovrai difendere.”

Lanciata poi un’occhiata a Pascal, borbottò torvo: “Dovrà essere il tuo Hati ad addestrarlo, altrimenti invierò William, a farlo.”

Ben più che abituato ai modi da cavernicolo di Alec, Pascal non se la prese per quell’ordine implicito – che qualsiasi altro Fenrir avrebbe reputato un’onta – e dichiarò serafico: “Non c’erano dubbi in merito, Alec, ma grazie per avermelo suggerito. Non so cosa farei, senza i tuoi consigli.”

“Devo farlo, visto che sono stati gli uccellacci della streghetta, ad accorgersi di loro, e non i tuoi. Dove aveva la testa, in quel periodo, il tuo Geri?”

Imponendosi una certa dose di calma, mentre Brianna sghignazzava e la Prima Famiglia di Talgarth li osservava con la sorpresa negli occhi, Pascal borbottò: “Chiedo ancora scusa, Alec, ma in quel periodo eravamo un tantinello presi, tra l’investitura del mio primogenito a nuovo Hati, la malattia del mio secondogenito, che ha avuto la brillante idea di finire all’ospedale con tre ossa rotte, e una lite tra quattro mie sentinelle per motivi sentimentali. Il mio Geri, invece, ha dovuto occuparsi della sua lupa incinta. Ti bastano come giustificazioni?”

“D’accordo, d’accordo, sei scusato” borbottò dopo qualche attimo Alec, scatenando così la risata di Duncan e lo sconcerto di Pascal, che scosse il capo, pieno di esasperazione.

“Grazie tante! Mi lusinga molto, la tua comprensione” gracchiò Fenrir di Cardiff, indeciso se tirare un destro all’amico o lasciar perdere.

L’arrivo in salotto di Erin, la compagna di Alec, mise fine alle smargiassate dell’uomo che, nel vederla, sollevò le mani con fare penitente e disse subito: “Non ho fatto niente. Giuro.”

“E perché Duncan sta rischiando la vita per il troppo ridere, Brianna non sa come fare per trattenere le lacrime, Pascal è scuro in viso e i nostri ospiti ti guardano come se avessi due teste e una coda di serpente?” ironizzò a quel punto Erin, pacifica, piazzandoglisi dinanzi con espressione ironica.

“Mai avuto la presunzione di sapere cosa pensano gli altri” dichiarò con una flemma olimpica Alec, scrollando le spalle.

Erin sospirò, si volse verso i nuovi arrivati e disse esasperata: “Scusatelo. Non ci sa fare con i rapporti interpersonali. Io, comunque, sono Erin, sua moglie e il suo dog-sitter.”

Alec non disse nulla, evitando commenti sulla sua ultima parola e limitandosi a darle una pacca sul sedere per poi uscire dalla stanza - ormai troppo affollata - in compagnia di William e Spike, i suoi luogotenenti.

Erin sospirò nuovamente, scosse il capo e borbottò: “Dovrò lavorare ancora molto, prima che sia realmente pronto a stare in mezzo agli altri.”

“Credimi, è molto migliorato, Erin” replicò Pascal, ammiccando all’indirizzo della donna.

“Tremo sempre al pensiero di come fosse prima di conoscere Brianna” rabbrividì Erin sorridendo poi all’amica, che fece spallucce in tal senso.

“Meglio non rivangare il passato. Di solito, non porta mai a niente di buono. E’ meglio goderci il presente, visto che è così roseo” asserì a quel punto Eirwyn.

“Ben detto” annuì Erin, prendendola sottobraccio. “Posso rubarvela? Vorrei che noi signore ci si potesse conoscere meglio, senza l’assillo di voi maschietti al seguito. Vieni anche tu, Brie. Possono fare a meno di Lady Fenrir per mezz’ora.”

“Penso proprio di sì” acconsentì la giovane, prendendo a sua volta sottobraccio Eirwyn, conducendola così fuori di casa.

Sookie fece un cenno a Cedrik per prendere il piccolo Ross e seguì la sua Prima Lupa, così che nel salotto non rimasero che soli uomini.

“Dite che stiamo loro antipatici, per averci mollati qui come pacchi postali?” ironizzò Pascal, facendo ridere i presenti.

“Per la verità, sono contento che Eirwyn si faccia delle amiche lupe. Per ora, se si toglie Sookie, ci sono pochissime lupe della sua età, ed è un peccato che non possa interagire con sue simili quanto vorrebbe” dichiarò Cedrik, lanciando un’occhiata al punto in cui, fino ad alcuni istanti prima, si era trovata la moglie.

“A quante unità ammonta, per ora, il tuo branco?” gli domandò a quel punto Pascal.

“Siamo un centinaio di elementi, per lo più sfuggiti alle grinfie del clan di Sebastian Sheperd. Ci sono diversi maschi in età da combattimento, a cui ho delegato il controllo del territorio, e molte coppie sui cinquanta, sessant’anni, i cui figli sono dispersi per altri clan, o sono rimasti sull’Isola di Man per aiutare la ricostruzione del branco. Quello che mancano, per l’appunto, sono le giovani femmine” gli spiegò Cedrik.

Pascal assentì pensieroso e, rivolto a Duncan, domandò: “Sai nulla della situazione sull’Isola di Man? Come va il passaggio di potere?”

“Sono tornato circa un mese fa da Douglas e Pardick Swanson, il capo del Consiglio temporaneo, mi ha assicurato che tutto va per il meglio. L’erede di Sebastian è un giovanotto con la testa sulle spalle e, ora che non è più costretto a sottostare al giogo folle del suo predecessore, ha alcune buone idee per far risorgere il clan. Di sicuro, hanno preso una bella batosta perché, tra la morte del loro Fenrir e l’esautorazione di Hati e Sköll, devono ripartire da zero con una Triade assai giovane – Hati ha solo diciassette anni – ma, da quel che ho capito, il Consiglio ad interim è molto ben disposto verso questi tre ragazzi, e si daranno da fare per aiutarli” spiegò loro Duncan, con tono soddisfatto.

“Molto bene. Una grana in meno a cui pensare” dichiarò Pascal, con un sospiro di sollievo. “Sai se verranno anche loro? Mi piacerebbe vederli.”

“Forse parteciperà Sherry, la Sköll del branco, assieme al loro Freki, Roger. Theo, il nuovo Fenrir, non vuole abbandonare l’isola perché desidera concentrarsi unicamente sul riordino del branco. Non mi sembra una cattiva idea, visto il mezzo disastro che si è lasciato alle spalle Sebastian” li mise al corrente Duncan.

“Dimostra di essere coscienzioso. E’ un buon segno” assentì Cedrik, e Alec si dichiarò d’accordo.

Nell’udire il suono di un’auto raggiungere il cortile di casa McAlister, Duncan sorrise e disse: “Vieni con noi, Cedrik. Voglio presentarti il nuovo arrivato. E’ Joshua, il capo del clan di Londra. A tutt’oggi, conta il branco più numeroso dell’isola. Sono settantaduemila elementi circa, tra lupi, umani e neutri.”

Cedrik fischiò ammirato, esalando: “Un bell’impegno.”

“Decisamente” assentirono in toto i Fenrir presenti.

***

Tenendo in braccio Hope mentre Ross era tra le braccia della madre, Brianna sorrise nel vedere i più importanti membri dei vari clan inglesi raccolti nel loro Vigrond.

Grazie al cielo, il tempo si era mantenuto sereno e la temperatura piacevole, consentendo loro di poter organizzare una riunione non funestata dalla pioggia.

Quella sera, poi, la brezza era gradevolmente tiepida e le stelle brillavano alte in un cielo sgombro di nubi.

Il cicaleggio che si poteva ascoltare nel luogo di culto dei licantropi di Matlock era paragonabile a quello presente in uno stadio e, a dirla tutta, le persone presenti erano molte.

Alcuni lupi – soprattutto gli Hati – avevano preferito mantenere la loro forma animale, in quel frangente, e Brianna ne comprendeva bene le motivazioni.

Quel luogo non era solo un concentrato di potere più unico che raro, ma anche un potenziale viatico per dispute tra Fenrir, che potevano anche sfociare in scontri fisici.

Erano esseri umani, ma anche e soprattutto animali, e la componente ferina presente nel loro sangue era molto alta.

Anche se non vi erano nemici, tra i presenti, e i clan erano in pace tra loro, una lite era sempre possibile, con tutto quel testosterone presente.

“E’ tutto così sereno e tranquillo, qui, nonostante ci sia il potenziale per un disastro biblico…” mormorò divertita Eirwyn sorridendo a Brianna, ferma al suo fianco. “… è un bel cambiamento, rispetto agli anni di prigionia sotto il giogo di Sebastian.”

“Io lo incontrai poche volte e, in quelle rare occasioni, avemmo sempre molti motivi di scontro. Non so quanto, delle sue parole, fossero dettate da Hel - che risiedeva dentro di lui - e quanto fossero farina del suo sacco ma, da quello che ho capito avendo un’anima divina dentro di me, è che parte della colpa è stata interamente sua. Un’anima non può comandare il corpo che la ospita. Può parlargli, istigarlo, ma non può farsi obbedire.”

Annuendo, Eirwyn mormorò torva: “I suoi occhi sono sempre stati malvagi, lo ricordo bene, e non mi dispiace che sia lui che la sua anima abbiano fatto una brutta fine. Non sono così pia da provare rimorso, o da volerlo perdonare così facilmente per ciò che ha fatto.”

“Non lo farei neppure io” chiosò Brianna, facendo spallucce. “C’è un limite oltre il quale la pazienza finisce. Anche nelle persone più buone.”

“E tu, Lady Fenrir, come gestisci la tua pazienza? Immagino che non debba essere facile, visto ciò che porti dentro di te” si informò Eirwyn, curiosando nei suoi occhi d’ambra.

“Mi ricordo sempre che non posso infuriarmi se un idiota mi taglia la strada mentre guido, o che non devo pensare troppo male di certe persone. Posso concedermi solo un po’ di rabbia, ma non più di quel tanto” ammiccò Brie, facendola sorridere.

Sei molto brava, in questo, sappilo, intervenne la voce di Fenrir.

“Grazie. Troppo gentile” rispose divertita lei.

Eirwyn mi piace. La sua anima è purissima, pur se non ha connotati divini. Deve aver vissuto molte vite in persone dal comportamento irreprensibile.

“Le anime normali, per così dire, possono essere plasmate dalle vite passate?” domandò sorpresa Brianna.

In parte, sì. Se alcune anime, già di per sé luminose, incontrano persone che conducono una vita degna e positiva, allora possono salire di grado, per così dire.

“Ed è valido anche il contrario, immagino.”

Yin e Yang, mia cara. Rigira la frittata come vuoi, usa gli esempi che più ti piacciono, ma l’equilibrio del cosmo si ottiene bilanciando luce e tenebra. Ormai dovresti averlo capito.

“Più di quanto voglia soffermarmi a pensare, credimi” sorrise Brianna, lanciando un’occhiatina divertita a Eirwyn, che aveva seguito l’intera conversazione.

Con occhi vagamente sgranati, la donna esalò: “E’ davvero… potente. E molto più gentile di quanto non avrei immaginato. Pur conoscendo ormai più che bene la sua storia, lo immaginavo più scorbutico.”

“Va a giornate” ironizzò Brie, prima di borbottare un’imprecazione e passarsi un dito in mezzo alla fronte.

Eirwyn rise sommessamente, mormorando: “Sì è vendicato?”

“E’ dispettoso, ogni tanto. E’ come se facesse suonare un gong nella mia testa, quando dico qualcosa che non gli garba. E’ il suo modo poco gentile di rispondermi” sbuffò la giovane wicca, prima di notare un cenno di Duncan. “Cominciamo, a quanto pare.”

Eirwyn le sorrise e, assieme a Brianna, si avviò verso il centro del Vigrond per l’inizio ufficiale della Riunione dei Clan.

N.d.A. Non vi preoccupate per la temporanea assenza di Joshua. Avrà tutto il suo spazio nel prossimo capitolo ma, per il momento, dovevo creare un incipit con i personaggi di Talgarth, che avranno un ruolo alla fine della storia, e daranno il 'la' per l'avvio dei lupi americani.

La narrazione si svolgerà prima nel 2012 e poi nel 2007, al quale si riferiscono i ricordi di Joshua. (piccola nota a margine: Colin può finire all'ospedale perché, all'epoca, non è ancora un licantropo - visto che ha 11 anni - perciò il suo corpo è ancora totalmente umano e può essere visitato e curato in ospedale)

Buona lettura!


 

  
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