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Autore: VampERY    10/01/2019    1 recensioni
Non è una dea misericordiosa quella che ha davanti, ma lussuriosa e diabolica. Un angelo che ha scelto di macchiarsi nel peccato e di portare nell’Inferno più nero anche lui che pensava di averla corrotta per primo.
Due righe. Poche parole, ma che sono il fulcro della storia che ho scritto.
A tutti coloro che leggeranno chiedo sono due cose: 1. rilassatevi, prendetevi del tempo per leggere questa ff e fatevi trasportare; 2. per cogliere al meglio i sottili riferimenti dovete tenere a mente che questo è un Berlino innamorato, che sussurra le parole alla protagonista come Pedro mi ha suggerito la storia all'orecchio.
E poi..una ragazza può sempre sognare, no?
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le guance screziate di rosso, scottano quando gliele accarezza e lei come un animaletto affettuoso sposta il viso per rimanere appoggiato lì.

Quando la situazione sembra prendere una piega decisamente dolce ecco che intinge il dito, sempre lo stesso che ora è il centro di tutto, nella coppa di champagne che era andato a prendere e lo porta alla bocca di lei.

-Ah, ah-
l’ammonisce.

-Non aprire-
Vuole prima dipingere le sue labbra con il vino. Darle ancora più dolcezza se possibile.

La giovane avverte il pizzicore di qualcosa di alcolico e non della semplice acqua ed è difficile non aprire per abbeverarsi da lui. È già successo che la nutrisse, che come una bambina piccola prendesse il cibo dalla forchetta che lui impugnava o dal cucchiaino riempito fino al limite di cioccolato o qualsiasi altra prelibatezza lui scegliesse per lei.
Ma in questo momento le sta chiedendo di essere paziente e di accontentarsi di poche gocce. Le stesse che poi lui porta alla sua bocca perché il gusto del vino acquisti una sfumatura più corposa, più viva scaldato dalla bella giovane.

Replica il gesto solo che stavolta il quantitativo è maggiore e una parte di champagne si perde lungo il collo di lei e giù sul petto in mezzo ai seni.
Rabbrividisce lei per la sensazione e anche lui perché deve compiere uno sforzo per non leccare quel sentiero umido.
Non osa nemmeno asciugarsi. È talmente sotto il suo potere che accetta di buon grado qualsiasi cosa le faccia.

Capisce che ha bevuto un po’ dal rumore che fa quando inghiotte e in quel momento anche lei vorrebbe introdurre il liquido nel suo corpo. Non che abbia la gola secca, anzi. Ma come ulteriore gesto per condividere gli stessi atti del suo aguzzino.

Povera. Ancora non sa quanto possa essere terribile.

I piedini della sedia che scivolano sul legno squarciano il silenzio pesante che li avvolge e all’improvviso si ritrova la voce di lui dietro. Più in basso rispetto a prima.

-Voltati e inginocchiati-
autoritario con un impercettibile tremore nella voce l’uomo pronuncia il suo volere. Si è seduto sulla poltrona e ora a gambe larghe ha creato un antro perfetto per lei.

Lo fa senza batter ciglio.

Forse la sta spezzando.

Forse questo intrattenimento non ha più ragione di esistere e lei si è arresa, come un giocatore che sa di aver perso la partita ma che non abbandona il gioco almeno finchè non sarà arrivato alla sua naturale conclusione.
Ma da come la ragazza usa le gambe di lui come appiglio quando si abbassa svelta, e dal lamento sensuale che fa non sembra persa.
L’uomo spalanca gli occhi quando la vede roteare più e più volte il bacino mentre il culo poggia sui talloni sistemati come un giaciglio comodo di chi sa passerà diverso tempo in quella posizione.

È la posa di una divinità questa.
Non è lei che in ginocchio sta pregando un’entità misteriosa e indifferente. Ma colei che con la sua grazia aspetta di ricevere il suo compenso.
La schiena dritta, il seno che lo attrae, le piccole mani così fragili poggiate sulle ginocchia come impugnature di uno scranno fatto di carne e ossa.

Ora lo capisce.

Si sta divertendo.

Sta già godendo, forse maggiormente di quando poteva sentire la sua pelle accaldata e bagnarsi tenendole una mano tra le cosce.
Non è una dea misericordiosa quella che ha davanti, ma lussuriosa e diabolica. Un angelo che ha scelto di macchiarsi nel peccato e di portare nell’Inferno più nero anche lui che pensava di averla corrotta per primo.

Ma l’uomo non è diverso.
Ha un animo vizioso al pari della compagna. Forse la differenza sta nel fatto che lui non lo nasconde come fa lei. È letale in un modo più evidente, al contrario della ragazza tutta equilibrio e normalità che gli altri percepiscono.

Se sapessero…

Se potessero vedere in che cosa si trasforma abbandonate le sembianze di agnellino spaurito e docile.

-Sbottonami i pantaloni-
le ordina per testare la sua brama.
E lei lo fa.

Prima il bottone e poi la zip che fa un rumore erotico come se anche un pezzo di metallo così piccolo venisse contagiato dal comportamento dei due.

-Adesso prendilo in mano-

Il primo sorriso che fa è in risposta a queste parole. Come Medusa che trasformava in pietra ogni uomo che la guardava, lui è sicuro che avrebbe subito lo stesso destino se gli occhi di lei fossero stati aperti e indirizzati ai suoi.

Ma li vede comunque, quel nocciola caldo che ha ormai impresso nella mente. Quando occupa tutta la pupilla appena sveglia e così quando è inghiottito dal nero più cupo nel momento di maggiore estasi; non sa ancora se la preferisce nella prima veste, quando l’appagamento non è nemmeno contemplato, o nella seconda che lei cerca sempre di nascondere perché si muove come un’ossessa senza pace.

Corruga la fronte quando si ritrova imprigionato nelle mani di lei più fredde.

Per ora gli basta questo. Studiare le sue reazioni e come cerchi di percepirne la forma da bendata. Se non avesse autocontrollo a sufficienza avrebbe già fatto cadere il bicchiere che trema nella mano sinistra. Contiene ancora una buona dose di vino. E proprio distogliendo lo sguardo dalla bocca aperta di lei mentre fa uscire i suoi respiri pesanti ha un’idea.
L’afferra ancora per il collo e piegandosi su di lei le appoggia il bordo della coppa alle labbra incitandola a bere. Se ne riempie la gola e non appena ingollato abbassa la testa sulle gambe di lui e lo prende in bocca.

È stata una mossa così veloce e spontanea che l’uomo impreca.

Non è solito perdere il suo aplomb, ma quando ti ritrovi con una ragazza in ginocchio che te lo succhia con tanto ardore e ricevendo più piacere per sé che quello che ti sta concedendo non puoi rimanere inerme.
Il vino frizzante sulla lingua si trasferisce al suo membro che come solleticato dalle bollicine si fa ancora più duro se possibile.

È crudele quello che sta facendo. Segue un ritmo cadenzato ma che di banale non ha nulla: ne vezzeggia la punta e poi lo avvolge con le pareti della bocca finchè può. Si aiuta con una mano per tenerlo in posizione e con l’altra massaggia l’interno coscia provocandogli un misto di dolore e godimento.

Quelle cose lui non gliele ha insegnate.
È frutto del suo istinto, del suo essere femmina.

-Aaaaaah…- riversa la testa indietro e non manca di testimoniarle quanto goda di lei accarezzandole la nuca come una brava bambina che, tornata da scuola, mostra il bel voto a casa.

Quando lo fa uscire tutto per leccarlo dalla base al glande ha inspirato con la bocca e maledetto se stesso per la sua fortuna.
Gli è sempre piaciuto guardare mentre lo succhiano ma qui è diverso. È ipnotizzato dal modo che la ragazza ha di dargli piacere. Come un pasto che non hai mai assaggiato e di cui ora ti ritrovi improvvisamente ghiotto.

La vuole vedere in faccia, non resiste più.

Le solleva la sciarpa dagli occhi che sfila dalla testa facendo ricadere i capelli corti tutto intorno a lui.
Nemmeno si preoccupa di potersi insudiciare lei. È troppo presa da quello che sta facendo e così è l’uomo a raccogliere in una mano i ciuffi più lunghi e trattenerli.
Si chiude nelle spalle per fare leva e utilizzare entrambe le mani per pomparlo.

Mugugna mentre lo tiene in bocca. E sono versi così erotici, così lussuriosi che solo da un’anima candida potevano venire.

-Toccati..-

Avverte un’ingiustizia cosmica a cui può porre rimedio concedendole di darsi piacere.


L’avarizia dopotutto non è il suo peccato preferito quando sta reprimendo l’orgasmo da un po’ solo per prolungare la dolce agonia a cui lei lo sta sottoponendo.
E giusto un secondo dall’ennesimo comando lei apre gli occhi.
Per un attimo tutto sembra fermarsi ed è così in realtà.

Solleva di poco la testa per farlo uscire e non lasciandolo nemmeno ora come fosse la cosa più cara che ha al mondo lo guarda.
In quello sguardo c’è tutto: passione, amore, fiducia.

Un lampo passa da quegli occhi, un secondo forse meno in cui alla delicata figura si sostituisce un demone incantatore. Ma ormai è chiaro: non si tratta di essere l’una o l’altro, in lei albergano entrambe le nature.

Nemmeno la ragazza è immune al suo essere nuovamente senziente. In pochissimo tempo pensa a come lui la faccia sentire, alle prime volte che lo guardava e non credeva che un uomo così potesse volere lei e lei soltanto. Ne segue i tratti del viso. Troppo difficile dire quale sia il suo preferito: se il mento volitivo o il naso dritto; la bocca che si atteggia come solo un uomo di carisma può avere, o gli occhi profondi che ti spogliano.

Anche adesso lo sta facendo. Anche se è lui quello più esposto, è lui che la sta divorando rimuovendo barriera dopo barriera, e quella di toccarsi è solo una delle tante.

Ma lei è più forte di così.

Gli dà solo l’illusione di accettare la sua generosa offerta facendo scivolare una mano in mezzo alle gambe per poi ritornare a prenderlo in bocca con maggior enfasi di prima.
È un lungo e cadenzato “oooo” quello che si sente uscire dalla bocca di lui. Reso ancora più feroce ogni volta che si accerta di avere gli occhi della dea lussuriosa che cercano i suoi.
La testa si muove sicura su di lui. Non ha nemmeno più bisogno delle mani che si aggrappano fameliche tanto quanto la bocca. Si erge come Venere che esce dall’acqua e sa che ancora qualche colpo di lingua e cederà.
Lo farà soccombere e spera che ciò che ne riceverà, forse la punizione per tanto ardire, sia ugualmente spietata.
E quando il bicchiere, ancora stretto con forza nella mano dell’uomo cade a terra infrangendosi, in quel momento viene e un fiotto caldo investe la sua bocca come se la stesse battezzando in un modo intimo e primordiale.

Lo prende tutto. Sta ancora ingoiando il suo seme quando, ripresosi dalla magia, dal suo maleficio, si solleva facendo forza sui muscoli addominali e la bacia con voracità. Non appena avverte il suo sapore mischiato a quello di lei e il vino a fare da collante esplode in lui la beatitudine di cui solo i santi godono.

Passano interi secondi e lei è ancora in ginocchio: la bella bocca gonfia e le mani che come impazzite lisciano il tessuto dei pantaloni di lui.

Se potesse vorrebbe che fosse così per sempre. I capelli disordinati, lo sguardo sognante e orgoglioso dagli occhi acquosi, il petto ansante che non ha riposato un attimo da quando l’ha portata in quella stanza.
-
La gioia, la beltà, l'infinita redenzione-
le cita a memoria un verso di un qualche autore greco del passato. È quasi sicuro che con quelle parole non si stesse riferendo all’atto sessuale appena compiuto, né tanto meno all’essere ultraterreno che lo degna della sua presenza ora, qui di fronte a lui.

Ma non ha importanza. Gli occhi della donna sono ciò di più veritiero che potesse immaginare.
 
 
 

n.d.A.
Non so cosa mi abbia fatto Berlino.
Guardo quasi per noia “La casa de papel” e non solo mi innamoro della serie per i vari colpi di scena, ma per questo s***** di Berlino e ovviamente anche di Pedro Alonso (dono del cielo, grazie tante) che con quella sua espressione da malandrino e la risata profonda mi ha ispirato questa scenetta.
  
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