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Autore: Rhymesketcher    11/01/2019    2 recensioni
Una raccolta di piccoli frammenti splendenti di ricordi, di piccoli bagliori di bellezza che appaiono come fantasmi nella funesta moltitudine del grigio quotidiano, come delle luci sfocate in lontananza, una sorta di varco... che ha forma di luce.
Piccoli cocci di costellazione da un’altra dimensione...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Timidezza 

 

 

Guardati che dolce:

distogli lo sguardo

con quel sorriso fragile,

breve afflato di lampo.

Non farlo affievolire, 

resta così:

appoggiati, ora, se vuoi

colibrì ciano, sul mio palmo

e non aver paura. 

I bulbi dorati nella stanza

si rannicchiano con timidezza,

illuminano poco di te:

sottili spiragli verdi

che quasi sospirano,

morbide guance

che quasi tremolano, 

petali di labbra rosa

che quasi si schiudono,

un viso di casa,

che, non quasi, fa tepore. 

Lascia che le mie dita

posandosi, api, sul volto,

ti lascino riposare l’iride:

sei dolce, sognante, al sicuro.

Senza musica, sento le corde

della canzone della timidezza,

che contornano brevi baci

che non riesco a darti;

mi regali un sorriso così fragile,

senza vento, senza tempo:

resta così, 

tu.

adagio la mia frangia 

sulla fronte mogia, tua:

non aver paura,

vedo che sorride la tua aura,

(tenero fantasma cobalto)

al dischiudersi del mio volto.

Questa tiepida lana

ci rassicura, ci ammorbidisce,

ovatta la stanza:

e non è mai troppa,

solo larga, con qualche toppa,

come potrebbe altrimenti contenere

due anime così grandi eppure tenere? 

Piccolo colibrì a riposo,

sfiori la mia diafana mano nascosta

fra la maglia,

che sul tuo viso poso,

resta così:

ora, se vuoi, schiudi il verde,

e cullami in penombra di cuoio

con un tuo fragile sorriso...

... così flebile, fiamma

di candela,

quasi...

mi commuove. 

Non aver paura:

lasciami volare, lucciola

nella dolce valle 

fra collo e spalle di lana.

Non ti spaventare:

sono di carta, ma puoi scrivere

su di me, se ti va 

tutte le dolci note che sai,

ecco:

raccogli gli spariti

in un flebile abbraccio di maglia,

grazie. 

Resto così: 

a volte la debolezza muove anche me,

mi spinge, filo d’erba, a sorrisi di tenerezza. 

Ora, se vuoi, 

semina cauto carezze di grano

su questo campo di cotone,

mentre collezioni sapori di note

che gli anni passati cantavano.

Non aver paura, me stessa: 

questo tepore non può 

farti del male,

lascia seminare la tenerezza

di piccoli baci di timidezza, 

senza più lana, 

sulla pelle diafana...

... quasi una lacrima

scivola via: un frammento di luna,

entrata nella baita, di sera. 

Tenere mani imbevute, 

tremolanti, insicure, eppure ormai

coro di lucciole d’oro su di noi, 

morbide, tiepide,

non hanno più paura:

cantiamo di dolci sospiri, 

timidi, ci brilliamo dei nostri stessi respiri,

mentre senza musica, sentiamo le corde

della canzone 

della timidezza. 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! 

Di solito non parlo molto, soprattutto adesso che la mia voce è in stallo, purtroppo. Maledetto inverno. 

La musica ed il ricordo di dolci carezze non fanno nascere poemi epici e solenni, ma piccole banalità di dolcezza... e a volte va bene così, va bene lasciarsi abbandonare alla semplicità, come sono semplici gli accordi del folk con l’acustica... eh già: scusate se è poco *spallucce*, ma anche le luci in effetti Bokeh sono molto semplici, come delle lampadine gialle in una baita... eppure riscaldano eccome. 

 

Alla prossima!! 

 

  • Rhymesketcher 
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