Capitolo sesto
Quando
Antonio riferì a Lorenzo quello che aveva sentito dire in casa di Jacopo Pazzi,
il giovane Medici si complimentò ancora una volta con se stesso per aver
assecondato l’idea del ragazzo di cercare di aiutare quel disgraziato e, ancora
di più, di aver favorito in modo molto delicato e leggero il fatto che Pazzi se
lo portasse a letto. Altrimenti, come avrebbe fatto a ricevere informazioni
così utili in breve tempo? Senza Antonio, probabilmente sarebbe venuto a saper
della faccenda solo a cose fatte, quando il Papa avesse comprato Imola da
Sforza.
“Bene,
ti ringrazio moltissimo, Antonio” gli disse, passandogli un braccio attorno
alle spalle con fare amichevole. “Cercherò di correre ai ripari mandando subito
una lettera al Duca Sforza e, se questa non dovesse bastare, dopo il battesimo
di Piero andrò io stesso a Milano per la seconda volta a parlare con lui. Ciò
che mi hai detto è davvero prezioso e importante, ma non correrai qualche
pericolo per averlo scoperto e avermelo rivelato?”
Antonio
lo gratificò con un sorriso talmente luminoso che Lorenzo si sentì lievemente
un gran bastardo… in fondo, se il giovane si fosse messo nei guai con Pazzi,
sarebbe stata colpa sua. Ma, a quanto pareva, Antonio aveva una fiducia tanto
illimitata quanto mal riposta verso Jacopo!
“No,
non preoccuparti per me. Messer Pazzi non mi ha né visto né sentito e,
comunque, a me non farebbe niente di male” replicò con incrollabile ottimismo.
Lorenzo
sperò vivamente che Antonio avesse ragione almeno sul fatto che Jacopo Pazzi
non si fosse accorto di nulla. Sul resto era molto meno fiducioso del suo
amico.
Eppure,
a quanto pareva, il giovane Orsini aveva avuto ragione perché i giorni
passavano, giunse la data fissata per il battesimo di Piero e Pazzi non aveva
ancora strangolato Antonio, nonostante se lo portasse a palazzo tutte le notti…
quindi, con ogni probabilità, non aveva davvero saputo che il ragazzo aveva
sentito la sua conversazione con Salviati e che l’aveva poi riferita a Lorenzo.
Con
grandissima sorpresa di tutti, anzi, Jacopo Pazzi fece la sua comparsa anche al
battesimo del bambino e ostentò perfino una certa soddisfazione nel vedere che
era suo nipote Francesco a fare da padrino al figlio di Lorenzo.
“Ma
quello chi l’ha invitato? Lorenzo,
sei stato tu?” domandò sconvolto Giuliano al fratello, in un momento in cui
erano rimasti da soli.
“In
realtà no, deve averlo fatto Antonio” rispose Lorenzo, che aveva già inviato la
sua lettera a Sforza e sperava che l’ospite inatteso non venisse a saperlo.
“Ma…
perché?” chiese ancora più allibito
Giuliano. “Solo perché Antonio si infila nel suo letto tutte le notti questo
non significa che dobbiamo farcelo piacere anche noi!”
“Giuliano,
ti pregherei di essere meno esplicito su questa faccenda.”
“Beh,
in fondo tu sei stato perfettamente d’accordo nel mandare Antonio a palazzo
Pazzi a farsi…”
“Giuliano,
per favore!” sì, certo, Lorenzo aveva accettato di buon grado e con notevoli
vantaggi questo strano rapporto che era venuto a crearsi tra Antonio e Jacopo,
però preferiva non farsi nessuna immagine mentale di ciò che potesse accadere
di notte nella stanza del banchiere… anzi, cercava proprio di allontanare quel
pensiero dalla sua mente.
A
dire il vero, Jacopo Pazzi si era invitato da solo, tanto sapeva che Antonio lo
avrebbe accolto con il solito entusiasmo… e lui avrebbe avuto occasione di dare
un messaggio a Novella per invitarla ad un colloquio a casa sua, in privato. La
sua idea di riconquistare Francesco passava necessariamente tramite lei, visto
che il nipote non gli rivolgeva più la parola. Anzi, sarebbe stato un ulteriore
vantaggio riuscire a convincere sia Francesco che Novella a schierarsi dalla
sua parte: lei era comunque una nobile veneziana e così sarebbero stati i
Pazzi, e non i Medici, a poter gestire l’alleanza con Venezia.
“Messer
Pazzi, allora siete venuto!” lo salutò Antonio con, appunto, l’entusiasmo che
Jacopo si attendeva. “Perdonatemi, ma non ricordavo nemmeno di avervi invitato
ufficialmente.”
“Mi
avevi parlato del battesimo di Piero, però” lo prese in contropiede Pazzi, “e,
anche in mancanza di un invito ufficiale, ho immaginato che ti facesse piacere
che vi presenziassi. E’il figlio di Lorenzo, è vero, ma è anche tuo nipote.”
“Ma
certo!” Antonio si illuminò ancora di più. “E poi, ormai, siamo tutti una
grande famiglia, Messer Pazzi, non avete bisogno di un invito ufficiale per
presentarvi a Palazzo Medici, adesso è come se fosse la vostra seconda casa!”
Jacopo
riuscì non si sa come a contenere l’espressione di sincero schifo che stava per
imprimersi sul suo volto… e, per fortuna di Antonio, né Lorenzo né Giuliano
erano nei paraggi per sentire quella blasfemia.
“Allora,
volete vedere il mio nipotino?” lo incoraggiò Antonio, che in quanto zio di
Piero qualche libertà riteneva di potersela prendere. “Non vorrei addolorarvi,
riportandovi alla mente i figli che avete perduto, però… per cui, se preferite
non avvicinarvi al bambino, vi capirò. Del resto, tra poche settimane anche
Bianca avrà un bambino e quello sì che sarà vostro nipote, una discendenza del
vostro sangue che porterà avanti il nome della vostra famiglia! Chissà, magari
potrei chiedere a Bianca se vorrà dargli il vostro nome!”
Ma anche no…, pensò Jacopo
Pazzi, che comunque era certissimo che i Medici non lo avrebbero fatto nemmeno
in un milione di anni.
“Quello
sarà un Medici, non un mio nipote. Guglielmo non è più un Pazzi” tagliò corto
l’uomo, ma senza riuscire a disarmare Antonio.
“Sì,
sì, lo so, dite sempre così, ma il sangue non lo potete cambiare e quel bambino
avrà il sangue dei Pazzi anche se voi non lo volete ammettere. Bene, allora,
cosa facciamo?”
E
che si poteva rispondere a uno così? Anche Pazzi finì per restare senza parole
e si riprese soltanto ricordando il motivo per cui si era recato a quella
farsa: far avere il messaggio a Novella.
Ad
ogni modo, la serata passò tranquilla e, mentre Jacopo Pazzi si riportava
Antonio al suo palazzo per concludere in modo migliore la giornata, era
compiaciuto di essere riuscito a fare ciò che si era riproposto.
“Vedete
come vi è cambiata la vita, Messer Pazzi? Non avevo forse ragione a ripetervi
che sarebbe stato molto meglio anche per voi trovare un accordo con la famiglia
Medici e riconciliarvi con i vostri nipoti?” cinguettava allegramente il
ragazzo, sorvolando sul trascurabile particolare che Jacopo non aveva trovato
nessun accordo con i Medici né, tanto meno, si era riconciliato con i nipoti…
“Voglio dire, siete sempre tanto pensieroso, avete tante preoccupazioni e non
vi distraete mai. Non vi fa nemmeno bene alla salute, sapete? Almeno così avete
trascorso una giornata piacevole in compagnia!”
Non mi fa bene
alla salute… ma si ascolta mai quando parla, questo? Meno male che poi ci
penserò io a farlo stare un po’ zitto!
Eh,
sì, perché in camera da letto Antonio perdeva tutta la sua sicurezza e la sua
baldanza e diventava un ragazzino intimidito e tenero… ma su questo
sorvoleremo, così come preferiva fare Lorenzo!
La
mattina dopo, nemmeno l’avesse calcolata al secondo, le cose andarono proprio
come Jacopo Pazzi aveva pianificato: Novella giunse per il colloquio quando
Antonio era già tornato a Palazzo Medici.
Solo
che Antonio era una variabile impazzita (scusate il gioco di parole!) che
Jacopo dimenticava sempre di inserire nelle sue trame e così finì che il
ragazzo vide la giovane che si allontanava di nascosto da palazzo e che si
avviava verso la dimora dei Pazzi. Quello era il suo momento! Aveva affidato
volentieri tutta la gestione dell’affare di Imola a Lorenzo, perché quelli
erano affari suoi, ma mantenere la pace e l’armonia tra le famiglie era il
compito di cui si era incaricato lui fin dall’inizio e adesso doveva
assolutamente scoprire perché Jacopo volesse parlare in segreto con Novella.
Pur
con tutta la sua fiducia in Jacopo Pazzi, Antonio sentiva che quel colloquio
non avrebbe portato nulla di buono.
Questa
volta, però, non volle origliare. Era un ragazzo leale e già gli dispiaceva
aver tradito la fiducia di Messer Pazzi o quello che era ascoltando di nascosto
la sua conversazione con Salviati. Rimase a gironzolare per la piazza, fingendo
di ammirare le bellezze dei palazzi fiorentini, finché non vide Novella uscire
da Palazzo Pazzi e allora, con l’aria di uno che passava per caso, la
intercettò.
“Buongiorno,
Novella. Come mai sei fuori così presto e perché Francesco non è con te?” le
chiese. “Insomma, se la gente di Firenze ti vedesse potrebbe anche pensare
male!”
“Sì,
lo so, ma non è come può sembrare, Antonio. Se sono uscita da sola e di
nascosto è stato proprio per il bene di Francesco” rispose la ragazza.
“E’
successo qualcosa a Francesco?” bisogna dire che Antonio, a forza di stare con
Jacopo, aveva imparato a dissimulare quasi bene quanto lui, sebbene il giovane
lo facesse sempre per un fine più alto.
“Tu
sai che Francesco non si perdona per aver rotto i rapporti con suo zio. Sì, lo
sai sicuramente perché sei molto, come dire, intimo della famiglia Pazzi, non è così? E’ inutile che arrossisci,
credo che ormai lo sappia tutta Firenze. Comunque, Jacopo Pazzi voleva parlarmi
proprio di questo, voleva cercare una riconciliazione con il nipote e così
abbiamo parlato, però…”
“Ma,
se voleva riconciliarsi con Francesco,
avrebbe potuto approfittare del battesimo di Piero! Avrebbe potuto
parlargli direttamente, perché rivolgersi a te?” Antonio era sbalordito e
capiva sempre meglio che l’intento di Pazzi era ben altro.
“Non
lo so, mi ha fatto delle domande strane, tipo se ero amica di Bianca, dove
l’avevo incontrata, se ero mai stata al matrimonio di Angelo da Forlì” la
giovane sembrava preoccupata e pentita di aver accettato il colloquio. “Quando
gli ho parlato di Guglielmo e Bianca che avranno presto un figlio si è
innervosito, al che ho capito che non voleva davvero riconciliarsi con i suoi
nipoti, e me ne sono andata.”
Antonio,
che pareva tanto assurdamente e scioccamente ottimista, comprese al volo che
Jacopo avrebbe giocato proprio su quei tanti non detto che aleggiavano tra Francesco, Novella e anche la famiglia
Medici. Per anticiparlo di una mossa era necessario agire subito e molto
semplicemente: parlarsi tutti con la massima chiarezza nel più breve tempo
possibile.
“Novella,
devi farmi un grandissimo favore: vai subito da Francesco, raccontagli dove sei
stata e che cosa hai fatto, spiegagli che volevi solo aiutarlo. Io intanto
parlerò con Lorenzo e Clarice e poi ci incontreremo tutti e cinque nello studio
di Lorenzo per chiarire una volta per tutte questa situazione. Non ci devono
essere equivoci né segreti tra due persone innamorate, non lo pensi anche tu?”
Novella
annuì ed entrò a Palazzo Medici insieme ad Antonio, poi i due si separarono per
andare a parlare lei con il marito e lui con la sorella e il cognato. Circa
mezz’ora dopo, si trovavano tutti e cinque nello studio di Lorenzo, proprio
come il ragazzo aveva chiesto.
“Insomma,
che sta succedendo qui?” fece Francesco, entrando nella stanza con la moglie.
Sembrava innervosito da quelle stranezze… beh, anche lui non era una persona
facile da prendere, in fondo non era nipote di suo zio per niente, no?
“Francesco,
dobbiamo spiegarti alcune cose e vorremmo che tu ci ascoltassi con pazienza”
esordì Lorenzo.
Il
giovane Pazzi rivolse a Lorenzo un’occhiata sospettosa, ma si calmò quando
Novella lo prese per mano. In fondo lei era stata sincera con lui e aveva
perfino sfidato suo zio cercando di rimettere le cose a posto: il minimo che
poteva fare era accontentarla.
“Quello
che ho fatto non è stato del tutto corretto, ma sono felice di vedere che,
comunque, ha portato dei risultati positivi. Devi sapere che Novella e Bianca
non si conoscevano prima di incontrarsi in occasione del matrimonio, ho detto
in giro che erano amiche perché non volevo che nessuno sospettasse: in realtà
avevo invitato io stesso Andrea Foscari e sua figlia con l’intenzione di darla
in moglie a Giuliano e favorire così un’alleanza con Venezia” rivelò il giovane
Medici.
Francesco
si rabbuiò subito.
“Tu
lo sapevi?” domandò, rivolto alla moglie.
“Sapevo
che Lorenzo aveva invitato me e mio padre, ma non il motivo. Poi mi è stato
detto di dire che avevo conosciuto Bianca al matrimonio di Angelo da Forlì e
che era stata lei a invitarmi. Non so perché, forse semplicemente i Medici non
volevano che si sapesse della loro proposta di alleanza tra Firenze e Venezia”
rispose lei, nervosa. Cominciava a capire l’enormità del suo sbaglio nel
concedere quel colloquio a Jacopo. Adesso Lorenzo e gli altri avrebbero cercato
di rimediare, ma se fosse stato troppo tardi?
“Un
intrigo politico, dunque, ancora una volta architettato da Lorenzo. Non è stato
il destino a farci conoscere” commentò Francesco, duro.
“Ti
sbagli di grosso, Francesco, e non è assolutamente giusto che te la prenda con
Novella che non ne sapeva niente!” intervenne allora Antonio, spazientito. In
certi momenti Francesco somigliava paurosamente a suo zio… “Il piano di Lorenzo
era sì cercare un’alleanza con Venezia, ma per il bene di tutta Firenze, possibile che per voialtri sia tanto difficile
capirlo? E poi, comunque, il suo piano, se così lo vuoi chiamare, era di far
sposare Novella con Giuliano. E’ stato solo un caso, oppure il destino, se tu hai conosciuto Novella, se vi siete
piaciuti e se Giuliano ha rifiutato di sposarla.”
“Infatti
Lorenzo aveva fallito e i Foscari stavano per tornare a Venezia. Il padre di
Novella era anche piuttosto offeso” disse Clarice. “Io avevo notato che tu e
Novella sembravate interessati l’uno all’altra, ne ho parlato con Antonio e
abbiamo deciso di proporre il matrimonio con… con un altro banchiere importante
di Firenze, non meno ricco e prestigioso di Giuliano.”
Francesco
rifletté su queste parole. Era vero, i Medici avevano tramato e intrigato per i
loro interessi, proprio come diceva sempre suo zio, eppure questa volta avevano
fallito perché Giuliano si era tirato indietro. Se lui e Novella non si fossero
piaciuti, la cosa sarebbe finita lì, i Foscari sarebbero tornati a Venezia e l’alleanza
sarebbe andata in fumo.
“Adesso
tu potrai pensare che, per Lorenzo e Clarice, sei stato la seconda scelta, ma non è così” riprese Antonio, infervorato. “Anzi,
questo ti dimostra che per Lorenzo sei anche tu come un fratello, perché per
lui non faceva differenza che Novella sposasse Giuliano o te ed era invece
felice che, almeno questo, potesse essere un matrimonio nato dall’amore.”
“E’
così, Francesco, io ti considero come un altro fratello… e forse per questo
Giuliano in questo periodo ce l’ha con me, pensa addirittura che io ti
preferisca a lui” ammise Lorenzo.
“E
c’è un’altra cosa. L’alleanza con Venezia, a questo punto, sarà dovuta
all’unione di una Foscari con un Pazzi, non con un Medici” sottolineò Antonio,
che a queste cose ci teneva. “Questo significa che, per Lorenzo, le vostre
famiglie sono ormai una sola, ma per la tua
famiglia significa avere un rapporto di parentela con Venezia. E’ ai Pazzi che
si deve il legame tra Firenze e Venezia, grazie a te.”
Messa
così, la cosa acquistava tutto un altro valore. Francesco si rese conto che,
ancora una volta, suo zio aveva usato le informazioni di cui era in possesso
per mettere Novella e i Medici in cattiva luce… e ci sarebbe riuscito, certo,
se sua moglie e i suoi amici non avessero deciso di chiarire la situazione
prima che fosse troppo tardi.
Consapevole
di quello che avrebbe potuto perdere se le cose fossero andate diversamente,
Francesco strinse forte tra le braccia Novella, vergognandosi di se stesso.
“Mi
dispiace, io… io ho dubitato di te e tu volevi soltanto aiutarmi!” le disse.
“Non
devi scusarti, non è colpa tua. Forse avremmo dovuto parlarci chiaramente fin
dal principio, ma quello che conta è che sia tutto sistemato e poi… e poi,
Francesco, credo di avere un’altra cosa da dirti…” mormorò la giovane
veneziana, arrossendo.
Con
un sorriso grande come tutta Firenze, Antonio prese per un braccio Lorenzo e
Clarice e li condusse fuori dalla stanza.
“Bene,
abbiamo fatto quello che dovevamo fare, adesso penso che sia meglio lasciarli
un po’ da soli, che ne dite?” disse, tutto allegro.
Clarice
era commossa, Lorenzo invece guardò il suo amico, preoccupato.
Jacopo
Pazzi sarebbe venuto presto a sapere che Antonio si era messo ancora una volta
in mezzo ai suoi piani, per non parlare della questione di Imola… il giovane
Orsini era davvero al sicuro con lui? Forse era stato troppo egoista a mettere
il bene di Firenze davanti all’incolumità di quel ragazzo tanto gentile e
generoso?
Fine sesto
capitolo