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Autore: cut_wing    13/01/2019    2 recensioni
Dopo la battaglia contro Gea, Reyna riflette su ciò che ha perso e scopre che a volte fa bene smettere di essere forti. "Era sempre Reyna quella che consolava, prendeva decisioni e aiutava gli altri. Chissà come sarebbe stato essere dall’altra parte? Beh, era inutile pensarci, tanto non lo avrebbe mai saputo; anche se avesse gridato al mondo ciò che pensava - che era stufa di essere forte, che voleva essere debole per una volta, che non voleva una morte epica come quella che desiderava Ottaviano, ma una di cui nessuno si sarebbe accorto, per essere, almeno una volta, libera da doveri e aspettative – nessuno avrebbe potuto farci niente, nessuno avrebbe voluto!"
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo, Octavian, Reyna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutti meritano di non essere forti


Reyna abbracciò con lo sguardo il campo di battaglia, da cui si innalzavano ancora nubi di fumo. Il verde dell’erba era chiazzato di macchie rosse e nere, punteggiato di pezzi di armi e armature. Tutti i corpi erano stati portati via qualche ora prima e non era rimasto più nessuno lì, tranne lei.

La figlia di Bellona era sempre stata il capo perfetto, la roccia su cui ciascuno poteva contare, ma in quel momento sentì quelle convinzioni sgretolarsi sotto al peso delle vite infrante quel giorno.

In questo era sempre stata diversa dai suoi fratelli; loro pensavano alla guerra e vedevano gloria, lei pensava ad essa e vedeva Gabriel, il figlio di Venere che l’aveva accolta al Campo ed il primo che avesse visto cadere, vedeva Anne e Leila, le due gemelle mai riconosciute, morte durante un’impresa, vedeva tutti i semidei che erano morti sotto il suo comando e vedeva Ottaviano. Sorrise, un sorriso amaro; l’Augure era morto per un semplice errore, la sua fine non sarebbe stata riportata nei libri di storia come lui invece lui avrebbe voluto. Perché le morti in guerra non erano solo quelle eroiche, eppure nessuno avrebbe mai raccontato della scomparsa di Emily, una figlia di Marte, morta per una botta alla testa dopo una brutta caduta da cavallo, o di quella di Carlo, discendente di Apollo ferito gravemente e rimasto ad agonizzare sul campo di battaglia senza che nessuno si accorgesse della sua assenza. Quelle erano le morti peggiori, perché sembrava quasi che le Moire volessero giocare con le loro vite.

“È a questo che servono le divinità: sai a chi dare la colpa quando qualcosa va storto.” Le aveva detto una volta Ottaviano. Lei gli aveva rifilato un’occhiata di disapprovazione. “Dovresti portare più rispetto, Augure. In fondo, compiacerli è il tuo compito.” Lui aveva ghignato, fingendosi scioccato. “Credevo che conoscessi il mio compito, pretore. Io non devo compiacere gli dei, solamente sacrificare qualche peluche in loro onore.” “Se non ci credi, perché hai accettato questo incarico?” A quel punto lui si era fatto serio di colpo. “Non tutti ottengono il potere senza sacrifici.” Aveva sibilato, mandandola su tutte le furie. Fortunatamente era riuscita a contenersi e gli si era piazzata davanti, fulminandolo con lo sguardo. “Non hai alcuna idea di ciò che ho passato per arrivare dove sono, quindi ti consiglierei di tenere a freno la lingua, Augure.” Lui le aveva risposto con un sorriso di scherno, prima di allontanarsi. “Come volete, pretore.” All’inizio aveva pensato di essere riuscita a comprenderlo, ma dopo quell’ultimo scambio di battute che si erano rivolti si era resa conto che forse non lo avrebbe mai fatto. In effetti aveva ragione; quella era stata l’ultima chiacchierata “civile” che avevano avuto prima della battaglia. Inspiegabilmente le mancavano i loro battibecchi quotidiani, la sua arroganza, la sua capacità di farla riflettere su cose a cui non aveva mai pensato prima. Il loro era un rapporto complicato, non era nemmeno certa di poterla chiamare amicizia; erano come due pietre focaie, sempre pronti a scontrarsi e a dare in escandescenze senza che nessuno dei due cedesse.

Ripensando a quell’ultima conversazione si rese conto che in realtà il suo compito le pesava più di quanto avrebbe voluto ammettere, sia per ciò che aveva perso sia per ciò che gli altri si aspettavano da lei. Era sempre Reyna quella che consolava, prendeva decisioni e aiutava gli altri. Chissà come sarebbe stato essere dall’altra parte? Beh, era inutile pensarci, tanto non lo avrebbe mai saputo; anche se avesse gridato al mondo ciò che pensava - che era stufa di essere forte, che voleva essere debole per una volta, che non voleva una morte epica come quella che desiderava Ottaviano, ma una di cui nessuno si sarebbe accorto, per essere, almeno una volta, libera da doveri e aspettative – nessuno avrebbe potuto farci niente, nessuno avrebbe voluto! Aveva perso tutto, le persone che amava e l’unico “amico” che si era fatta, con cui poteva parlare senza paura che le desse ragione solo perché lei aveva una carica più importante della sua.

In quel momento si accorse di un’altra presenza al suo fianco. Il ragazzino, ancora imbrattato di sangue con i capelli neri sporchi che gli coprivano il volto, incrociò le braccia al petto. “Come mai sei qui, Nico?” Gli chiese lei, rientrando nella sua veste di guida spirituale (e non). “Ottaviano è stato ammesso ai Campi Elisi.” Rispose. Lei sospirò, sollevata. “Grazie.” Lui alzò lo sguardo. “Perché mi ringrazi?” “Avanti, lo sappiamo tutti e due che sei intervenuto per non farlo finire nelle Praterie degli Asfodeli.” Gli sorrise. “Forse lì troverà pace, quindi grazie.” Lui annuì piano, tornando a guardare il campo di battaglia. Rimasero in silenzio per un po’, poi Nico riprese la parola. “Qui non c’è nessuno oltre a noi ed ai morti. Puoi smetterla di essere forte.” Reyna lo guardò, chiedendosi se il figlio di Ade potesse leggere nel pensiero. Lui se ne accorse e fece spallucce. “Me lo ha detto Ottaviano.” Disse, ma lei non era sicura che fosse la verità. “Sognavo che me lo dicessero da quando sono diventata pretore. Quasi non ci speravo più.” Sorrise nuovamente, con le lacrime agli occhi. “Grazie, grazie mille per tutto.” Lo abbracciò di slancio, iniziando a piangere piano. Lui, dopo un attimo di smarrimento, prese ad accarezzarle la schiena con movimenti concentrici. “Puoi farlo anche tu.” Gli mormorò dopo qualche istante. “È una cosa diversa.” Spiegò lui a bassa voce, sospirando. Lei parve non ascoltarlo. Lo strinse a sé, appoggiandogli il mento sulla testa. “Andrà tutto bene.” Prese a cantilenare, come faceva Hylla con lei quando voleva calmarla. “I remember tears streaming down your face when I said I’ll never let you go, when all those shadows almost killed your light. I remember you said don’t leave me here alone, but all is dead and gone and passed tonight.” Cantò, e sentì i muscoli di Nico rilassarsi ed il suo petto cominciare ad alzarsi e abbassarsi velocemente. Era una ninna nanna che sua sorella le cantava spesso quando era piccola, e ogni volta sentiva il proprio cuore creparsi e poi ricostruirsi alla fine della canzone. “Just close your eyes, the sun is going down. You’ll be allright, no one can hurt you now. Come morning light, you and I’ll be safe and sound…” Continuò, e lo sentì singhiozzare. Lo strinse ancora più forte, per quanto fosse possibile senza fargli male. “Grazie.” Balbettò lui, staccandosi e asciugandosi velocemente le lacrime con la manica della felpa nera. Lei gli sorrise. “Ogni tanto fa bene sfogarsi.” Lui le fece un mezzo sorriso e Reyna si rese conto che era il primo che gli vedeva fare. “Se ti va di smettere di essere forte per un po’, sai dove trovarmi.” Nico assentì e si allontanò, mentre lei rimase ad osservare il sole che stava sorgendo. Forse gli altri non l’avrebbero fatto, ma lei avrebbe conservato il ricordo di tutti, anche quelli le cui morti non erano abbastanza interessanti da essere inserite nelle storie che si raccontavano di fronte al falò, e lo avrebbe fatto lasciando da parte la sua maschera. Perché tutti meritano di non essere forti.

 

Angolino dell’autrice

Buongiorno a tutti! Questa è la prima one shot/songfic (e prima fanfiction in assoluto) e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Come si sarà capito adoro la canzone “Safe and sound” di Madilyn Bradley, e trovo che con Nico (mio personaggio preferito) sia una cosa esplosiva! Insomma ogni volta che la sento penso a lui…

Comuuunque… sono stata “lettrice silente” di molte fanfiction e volevo chiedere scusa per questo perché spesso se non recensisco non è perché non mi sono piaciute, anzi! I problemi principali sono il tempo e il non sapere cosa scrivere.

Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui!!! A presto.

 

   
 
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