Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    14/01/2019    1 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO X

ADDIO

 
 
La mattina seguente Emma si alzò velocemente e osservò la sua stanza cercando gli oggetti importanti.

Quel giorno avrebbe avuto lezione di educazione fisica: la scusa perfetta per riempire il borsone di vestiti e altre attrezzature che sicuramente non le sarebbero servite per la scuola ma, bensì, per scappare.

Sì, Emma aveva deciso di darsela a gambe e ricominciare in un’altra città lontana dallo schifo che aveva attorno.

Magliette, felpe, pantaloni, tutti i soldi che aveva a disposizione, gli occhiali da sole, qualche medicina e molto altro veniva ingoiato dalla sacca con voracità. Ogni tanto la ragazza si fermava e guardava la sua camera. I ricordi vissuti in quella stanza, il suo letto caldo, i poster e le scritte sulle pareti cercavano di bloccarla ed implorarla di restare ma Emma era troppo determinata: non stava più bene in quella città, con la sua famiglia, con gli amici, con la scuola…tutto ciò che aveva di importante si chiamava Biff e doveva seguirlo.

La ragazza chiuse la zip della borsa, prese il telefono e preparò l’ultimo tassello della missione: abbandonare l’apparecchio sul letto per non essere più rintracciabile.  

La giovane scese le scale velocemente e, tanto per cambiare, trovò la sorella in mezzo ai piedi.

“Io vado a scuola” salutò Emma cercando di svincolarsi velocemente.

“Ok, io ci andrò tra qualche minuto. Buona giornata Emma! Ci vediamo oggi pomeriggio” si congedò cordiale Ariel salendo le scale per andare a cambiarsi senza badare troppo alla sorella maggiore.

Emma rimase immobile ancora un secondo, mangiata da alcuni rimorsi e dalla voce della sua coscienza che la supplicava di restare. In effetti la stessa Ariel l’aveva salutata bene ed era da tanto che non riceveva una frase gentile da qualcuno. Tanti erano i pensieri nella sua testa: “Dai Emma non fare cazzate” “Dove pensi di andare? Credi di trovare fortuna nel luogo in cui andrai?” “Dai, disfa tutto e resta qui!” poi, come un lampo d fulmine, nella sua mente si fece vivo il ricordo della sera prima. La rabbia, l’invasione di sua madre, lo schiaffo, le urla, il litigio, la sfuriata di suo padre e la conseguente punizione di reclusione imputabile a una bambina di 4 anni. Ecco divampare di nuovo l’ira e per Emma fu facile scegliere: uscì dall’abitazione e chiuse la porta…senza guardarsi indietro. Ciao casa, ciao famiglia.

“Ciao piccolina, sei pronta?” chiese Biff andando incontro alla ragazza fuori dalla scuola.

“Sì Biff, non si torna indietro!” rispose lei con decisione senza pensare a nulla.

“Vedrai che ci cambierà la vita. Anche i ragazzi sono pronti e hanno già preparato la macchina. Ci vediamo qui dopo la scuola e faremo un bel viaggetto. Ci giriamo l’Italia e se ci sarà bisogno andremo anche all’estero. I soldi li abbiamo non ti preoccupare” spiegò lui a bassa voce per non far sentire a nessuno i loro progetti.

All’intervallo…

Ariel era uscita dall’aula di soppiatto, senza fretta come sempre e si era fermata in un corridoio poco affollato. Giacomo le aveva dato appuntamento proprio lì. Ormai la relazione tra i due continuava di nascosto dal giorno del famoso gioco della bottiglia al compleanno della sua amica.

Il ragazzo aveva implorato Ariel di stare in silenzio e di non rivelare a nessuno la loro cotta. Ad Ariel andava più che bene perché la ragazza custodiva e gustava quelle emozioni nel cuore senza sentire il bisogno di confidarlo a chissà chi, se non a Pietro ed Aurora.

“Ciao Ariel!” salutò Giacomo di corsa dopo aver fatto due tiri a pallone con i compagni di classe.

“Ciao” si limitò a dire lei sentendosi già le guance infuocate.

“Che carina che sei oggi!” si complimentò lui prendendola per mano e facendole esplodere il cuore.

“Grazie, tu sei tutto sudato” ironizzò la tredicenne scostandosi un ciuffo di capelli dal viso.

“Oh, sì lo so…fa niente. Senti mancano 5 minuti e direi che…”

Giacomo non terminò la frase perché, come ad ogni ricreazione, si avvicinò ad Ariel e cominciò a baciarla. Ariel si era follemente innamorata di quel ragazzo. Amava il suo contatto, il sapore delle sue labbra, il modo con cui la toccava e baciava, il suo sorriso, insomma tutto! Giacomo, inoltre, era uno dei ragazzi più belli delle classi medie e per Ariel era una grande conquista. L’idea che un bel giovane avesse scelto proprio una “sfigata” come lei le metteva sicurezza e l’aiutava a convincersi di non essere quello schifo di persona maltrattata e bullizzata dai compagni.

Quei cinque minuti passarono più velocemente del previsto e i due furono costretti a separarsi non prima di darsi di nuovo appuntamento nello stesso luogo e alla stessa ora per il giorno successivo. Ariel si sistemò i capelli, cercò di ricomporsi e, una volta calmata, si incamminò verso la classe con un sorriso stampato sulle labbra. Peccato che quel sorriso sarebbe svanito presto: qualcuno l’aveva vista insieme a Giacomo e sicuramente sarebbe stato un gossip molto succulento per i suoi compagni bulli.

La sera a casa…


“Che giornata devastante” affermò Anna rientrando in casa e facendo cadere le chiavi della macchina in una bacinella contenente qualche monetina.

“Dov’è Emma?!” domandò subito Kristoff ancora in giacca e cravatta scendendo di fretta le scale.

“Sarebbe dovuta rientrare dopo la scuola e mangiare con Ariel come le avevi imposto no?!” cercò di pensare Anna buttando per terra la borsa da lavoro e avvicinandosi al marito.

“Ariel ovviamente non sa nulla perché ha mangiato da tua sorella!” rispose ancora il marito sempre più infiammato.

“Dove può essere allora?!” si preoccupò Anna cominciando a tremare.

“Ariel!” chiamò Kristoff sperando di ottenere ulteriori risposte dalla figlia minore.

“Devi aiutarci! Sai qualcosa di Emma?! L’hai vista a scuola?!” interrogò lui appena notata la figlia in cima alle scale.

“No papà…non so nulla. L’ho salutata stamattina ed era di fretta, come al solito. Mi sembrava molto strana però… Prima di uscire di casa ha esitato.”
Rispose la rossa iniziando a temere il peggio.

“Chiamiamo Judy, subito… potrebbe esserle successo qualcosa” propose il marito spaventato e premuroso porgendo il telefono alla moglie.

“Pronto Anna?!” disse la poliziotta rispondendo immediatamente.

“Emma non è rientrata in casa!” disse Anna cercando di mantenere la calma.

“Provo a rintracciare il suo telefono. Aspettate, mi metto al computer e…”

La donna continuava a parlare ma qualcosa, tra le mani di Ariel, fece tremare i presenti. La ragazza, nel frattempo, era entrata nella camera della sorella e aveva trovato il cellulare sul cuscino.

“Judy, il telefono è qui! Ed è colpa mia…ieri ho litigato con lei ” constatò Anna non riuscendo a dire correttamente tutte le parole per colpa dei tremori.

“Avverto subito Nick e i ragazzi e io vi raggiungo lì a casa vostra per vedere se trovo qualche indizio utile.” Propose la donna facendo per chiudere la telefonata.

“Dove potrebbe essere?!” domandò Anna nella speranza di ricevere risposte rassicuranti.

“Adolescente ribelle ed infelice come ci raccontavi quel giorno a casa di Elsa, litigio pesante, cellulare accidentalmente dimenticato a casa, nessuna assenza scolastica per non dare nell’occhio e guadagnare tempo… è brutta da dire Anna, ma penso proprio che Emma sia fuggita. Non ci rimane che cercare di scoprire le identità dei suoi accompagnatori perché sicuramente è insieme a dei ragazzi.”

Anna non riuscì ad ascoltare altre parole perché si sentì mancare il respiro e, infatti, dopo aver socchiuso gli occhi, si accasciò a terra perdendo i sensi.
  
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