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Autore: JeanGenie    17/01/2019    4 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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12.

Before the world you know was like it is
I held a lover once and I was his
And we walked along the river in the sun
But he's a lonely man, so this was done
The only place we had to meet is night
While the sun he sleeps in shadows we can hide
On the mountainside we'd spent our time together
But it is gone when morning comes

 

And you are the wolf
And I am the moon
And in the endless sky we are but one
We are alive
In my dreams wolf and I


How many days and nights will come and go
While the only light you'll see is from my glow
There will never be a dawn that breaks the spell surrounding us
Till the earth dies with the sun
 

(Oh Land, Wolf and I)

 

“Avrei voluto esserci per te, bambina…”

Il canto è  dolce e leggermente fuori tono. Lo spettro gentile lo sussurra nell’orecchio di sua figlia, addormentata in una culla, nel palazzo reale di Alderaan. Allo stesso modo la piccola, divenuta adulta, canterà per suo figlio, tentando di togliergli la tristezza dagli occhi e, al tempo stesso, di placare il senso di colpa per le sue lunghe assenze.

In quale assurda danza sono coinvolti?

L’idea che tutto sia stato pianificato fin da quando Shmi Skywalker ha dato alla luce il Prescelto, ogni incontro, ogni relazione, ogni legame, le fa venire i brividi.

Padme.

È bello chiamarla per nome. Forse così sarà più facile e riuscirà a capire. Rey si stiracchia pigramente fra le lenzuola profumate. Ha dormito come un sasso.

No. Come un fiore che si chiude. È meglio pensare solo a cose gentili.

L’oscurità sembra lontana. Non riesce a credere di essere stata terrorizzata all’idea di sprofondare nel buio, di desiderare il potere, di scavare nel Lato Oscuro.

Potere? Il potere ha tolto a Padme l’amore della sua vita.

Non è così semplice, e lo sa benissimo. Padme ha fatto parte di una profezia che non poteva essere cambiata.

Rey scruta nella penombra, in attesa che il sole sorga.

Quella è la stanza di una ragazza come lei. Immagini, ricordi, sogni.  È più piccola di quanto avesse immaginato. Non sembra di certo l’appartamento regale di una futura regina. Lei doveva amare i colori pastello. È tutto così tenue e delicato, dal colore delle pareti alla mobilia.

E il volto nelle immagini olografiche incorniciate  è concreto e reale. Lei non è più solo uno spettro che affolla i suoi sogni, ma una ragazzina minuta e aggraziata, dai lunghi riccioli scuri e dalla pelle dorata.

Per un attimo ricorda Anakin. Insieme, dovevano essere meravigliosi. Eppure quel legame ha portato alla catastrofe. Nessuno dei Fantasmi della Forza le ha più fatto visita da quando si è svegliata dal coma. Vorrebbe potergli parlare, dire ad Anakin che sa, che finalmente comprende. Ma forse lui, e tutti gli altri, hanno sentito quella macchia oscura crescere in lei. Per questo si tengono a distanza.

Vorrei che andasse diversamente, stavolta.

Ben che recita il ruolo di Ben. Che si comporta come se Kylo Ren non fosse mai nato. E lo sta facendo per lei, perché tutto sta per finire. È un pensiero che non vuole svanire. Quando lasceranno Naboo, entrambi saranno sul piede di guerra e non potranno più tirarsi indietro. Lo sconfiggerà e, se non vorrà fare la cosa giusta, allora annienterà il Lato Oscuro che risiede in lui nell’unico modo possibile.

Non vuole pensare a cosa sarà di lei dopo. C’è sempre Ahch-To, dopo tutto. Potrà scappare da se stessa, come ha fatto Luke. In fondo, ora riesce perfino a capirlo. Non si è mai trattato di vigliaccheria.

Perché non riesco più a credere che sia possibile uscire da questo circolo vizioso?

Conosce la risposta e, finalmente, comprende i sentimenti di Luke, quando deve essersi reso conto che la tenebra che aveva sconfitto stava tornando e che tutto ciò che aveva fatto si stava rivelando inutile.  Il sapore dell’Oscurità è dolce ed inebriante e non può mai essere cancellato del tutto. È bastato un piccolo assaggio e ora sa che Ben non potrà venirne fuori se non trova un motivo valido. E lei non è abbastanza. Glielo ha detto chiaramente. Non ci sarà nessun lieto fine.

Eppure…

Chiude gli occhi nel buio e si concentra. Non ha più tentato un simile approccio da quando era su Concord Dawn, e allora lui aveva respinto la sua intrusione senza lasciarle alcun varco.

Dove sei?

Sente il suo respiro regolare mentre non riesce a dormire, i suoi pensieri pressanti, osserva il viso teso.

È lì. Sono di nuovo nello stesso spazio fisico e mentale. Non vede la sua stanza. Percepisce solo lui. Quello è un dettaglio che non cambierà mai, un monito a non lasciarsi ingannare. Le distanze non possono essere annullate. Ci sono delle mura tra loro, un corridoio, pietra. Eppure si guardano attraverso quel folle legame che non va via. Non pronunciano neppure una parola. Non è necessario.

Questo è un mondo sospeso in cui rinchiuderci. Non è Naboo. Non è Lindòrea. È questo spazio. Se solo potessimo renderlo reale…

La voce di una bambina la richiama con la forza del mattino che arriva. Non c’è più tempo. Dovrà cogliere ogni istante che resta dell’ultimo giorno prima del risveglio di Kylo Ren e dell’ultima Jedi, gli avversari che non possono coesistere.

“Lin-Lindòrea ha tanti colori

rosa, azzurro, giallo e rosso,

ci son alberi, erba e fiori

lassù in cima e in fondo al fosso.

A Lindòrea vieni anche tu,

proprio quando il sole va su.”

Padme bambina. Padme coraggiosa. Padme innamorata. Ma mai davvero felice.

Rey si ritrova nel suo letto, sola, e si scopre a chiederle aiuto. Tu puoi capirmi. Dammi la forza di fare ciò che devo. Anche se fa male.

Ha visto la cenere e le fiamme. E adesso lei comprende l’ebrezza del potere assoluto. Lo ha provato ed è così facile uscirne storditi.

Scaccia i pensieri oscuri, almeno fino a domani. Rey si stiracchia pigramente. La camicia da notte che le hanno prestato le si è avvolta intorno ai fianchi. Non capisce certe presunte comodità. Sguscia fuori dal letto, consapevole che non riuscirà ad allontanare i pensieri molesti finché resta in quella stanza intrisa di ricordi che non sono i suoi.

Non  sa quanto sia educato andarsene in giro per una casa non sua, ma non le importa. Saluta le immagini di Padme e la ringrazia mentalmente per averle concesso di scrutare in quell’angolo della sua vita, poi esce dalla stanza e percorre i corridoi silenziosi fino a trovare la porta che dà sul giardino. Ha tutto ciò che le serve, la sua spada e il silenzio dell’alba. L’erba sotto i piedi nudi è umida di rugiada. Rey rabbrividisce mentre il sole giallo di Naboo appare, pallido, fra la foschia.

La sua luce è simile a quella della sua lama. Rey fa roteare la spada partendo dai movimenti più semplici. Deve guarire. Deve farlo per se stessa. Sta sognando ad occhi aperti ma sa che non può durare. E lo sa anche Ben. Non hanno scampo. Si sente attratta dalla tenebra. Lui sta vivendo il processo contrario.

Cosa accadrà quando saranno alla meta? La tentazione diventerà forte. Si attraggono come magneti e non è un processo meramente fisico.

I suoi movimenti si fanno più fluidi anche quando accende la seconda lama. Forse il peggio è davvero passato. Il ronzio del laser è tornato ad essere un suono piacevole. Si concede un sorriso, poi si rende conto che Sola Naberrie la sta osservando dal terrazzo.

Rey supera un momento di imbarazzo, spegne la spada e fa un inchino come meglio può. La donna si avvia lungo la scala che porta al prato, con movimenti lenti ed estrema prudenza. Rey le si avvicina per aiutarla, porgendole la mano e lasciando che si appoggi a lei. La donna è in vestaglia e pantofole. A quanto sembra, neppure lei si è preoccupata di vestirsi.

“Sei molto mattiniera, cara” le dice, trattenendo uno sbadiglio. I suoi capelli bianchi le ricadono, intrecciati, sul petto. Non ha più nulla di minaccioso. È solo un’innocua e fragile vecchietta dagli occhi azzurri.

“E un’abitudine difficile da perdere ” le spiega Rey. Su Jakku, le ore migliori erano quelle a ridosso dell’alba.

“Sai, non vedevo una di quelle da una vita.” Sola Naberrie indica la spada nella sua destra con un dito tremante. “Per molti, i Jedi sono una leggenda. Io ho vissuto abbastanza da ricordare quando l’Ordine era reale e potente. Ricordo la Repubblica così com’era una volta. Prima dell’Impero. Ci crederesti? Sono un pezzo da museo, un archivio storico vivente. Tu mi fai venire tanta nostalgia."

“Io non sono una Jedi” Rey scuote debolmente la testa. “Non ho mai completato l’addestramento.” Non ha idea di come possa definire se stessa. È la padawan di nessuno. L’allieva di un Jedi che aveva imparato a disprezzare l’Ordine. Una creatura in cerca di un significato.

“Non è quello che riporta la  propaganda della Resistenza.” Sola sorride in modo ambiguo. Rey vorrebbe chiederle spiegazioni ma la matriarca le pianta addosso il suo sguardo saggio e la fa tacere. “So riconoscere una donna con la guerra negli occhi.”

Rey si chiede cos’altro sappia. Di Ben, soprattutto. Della Resistenza. Della guerra che si sta combattendo altrove.

“Hai visto le truppe d’assalto per le strade di Theed?” le chiede Sola.

Rey scuote la testa. Non ha visto nulla di simile a una corazza bianca per le strade della capitale di Naboo. Probabilmente era accecata e stordita dalla bellezza del luogo.

“Sono rimasti in pochi. Sono stati richiamati al fronte.” Sola si concede un lungo sospiro. “Ma, dopo la caduta di Hosnian Prime, ci hanno chiesto la resa. Mi è sembrato di rivivere i tempi della regina Dalné. Suppongo che presto si insedieranno definitivamente.”

“Non se la Resistenza li sconfiggerà” le risponde Rey con fierezza. Non la sorprende che stiano usando la sua figura di Jedi come propaganda per ottenere consensi. Che facciano pure. È pur sempre un modo per rendersi utile a distanza.

Ancora per poco. Vi porterò la sconfitta del Primo Ordine, che Ben voglia o no.

“E come potreste, bambina?” Sola le risponde mostrando una malinconia disillusa. “La Resistenza usa la tua immagine per mostrarsi forte. Loro… gli altri, quella grottesca imitazione dell’Impero, hanno un’armata, navi, un capo militare freddo e spietato e… quell’essere in nero che si è autoeletto Leader Supremo.”

Dunque Hux usa ancora la figura di Kylo Ren per incutere timore. Se la situazione non fosse tragica, troverebbe grottesca la somiglianza dei metodi utilizzati dalle due fazioni.

Fumo negli occhi… da entrambe le parti.

Il suo pensiero si sofferma per un attimo sui sicari che il generale del Primo Ordine ha mandato sulle loro tracce. Deve aver trattato in privato con loro. Il fatto che la taglia su di lui non sia nota a tutti la consola. Non rischiano di trovare tagliagole ad ogni angolo. Ma devono restare vigili. Lei è ricercata da quando ha lasciato Jakku e la sua taglia cresce, ma Ben Solo le serve vivo. È l’unico a poter firmare la resa del Primo Ordine.

“Non avete armi per difendervi?” chiede a Sola. Non si tratta di pura e semplice preoccupazione. Loro sono potenziali alleati.

“Oh, credimi, dopo l’embargo subito ai tempi della Repubblica abbiamo imparato come tutelarci” Sola le lancia una lunga occhiata complice. “E sappiamo da che parte stare.”

E allora perché, dopo Crait, non avete  risposto? vorrebbe chiedere Rey. Ma la risposta la conosce. Erano sconfitti. E la casa regnante di Naboo deve tutelare la sua gente. Capisce che Sola sta parlando unicamente a nome della casata dei Naberrie. Loro hanno agito. Loro sono pronti a combattere.

“I crediti che sono arrivati… Quelli che abbiamo usato per le nuove armi e i nuovi mezzi…” Le sembra tutto chiaro, ora. Leia aveva cercato aiuto nell’Orlo Esterno. Ma un appoggio economico era arrivato anche dalla sua famiglia.

“In parte provenivano da noi ma non lo direi in giro, cara.” Sola sorride come se stessero parlando di inezie come il tempo che farà il giorno dopo. “Una parte della nobiltà di Naboo non ci vede più di buon occhio. Se prima avevamo la colpa di essere dei montanari arricchiti, adesso sussurri malevoli definiscono Padme “la puttana di Vader”. Ed è una macchia che viene fatta ricadere solo su noi Naberrie. Non è come quando l’intero pianeta era colpevole di essere il luogo natale di Sheev Palpatine. Fortunatamente si tratta di una minoranza. Mia sorella è ancora adorata dal nostro popolo e nessuno osa pronunciare certe nefandezze ad alta voce. Anche perché sapremmo come reagire e, per loro, non sarebbe piacevole.”

Rey non sa cosa replicare, ma l’ammirazione per quella donna fatta di roccia cresce,  così come cresce il desiderio di sapere di più su Padme. Padme, innamorata e innocente. Non come lei. Lei sa benissimo chi è Kylo Ren. Conosce le sue colpe, la sua crudeltà e la sua rabbia. Eppure non può fare a meno di volerlo vivo.

“Fa freddo. E la primavera tarda.” Sola si stringe addosso la vestaglia ricamata. “Accompagnami dentro, Rey. Dobbiamo prepararci a partire per la regione dei laghi. Mi dispiace di averti intristita. Da questo momento in poi, dovremo solo pensare a festeggiare e ad essere felici. Non so se potrò avere un altro compleanno.”

Rey solleva gli occhi verso l’alto, come se avesse udito un silenzioso richiamo. Una finestra incornicia la figura di Ben, il suo viso teso e cupo. Sta per finire. Sanno entrambi che quello sarà l’ultimo giorno di quiete. Non possono fare altro che viverne ogni minuto.

 

Hanno tutti l’aria assonnata mentre la nave sfreccia sulle colline verso la regione dei laghi. Lui e Rey sono gli unici perfettamente svegli e Sola Naberrie sembra piacevolmente colpita. Ma compiacere sua zia, al momento, non è la sua preoccupazione principale. I campi sono gialli e secchi. Quello è l’aspetto che dovrebbero avere nella stagione fredda, ma la cosa non lo sorprende.

L’equilibro vacilla. La discordanza è visibile ovunque.  

Rey guarda fuori, persa nei suoi pensieri. Ben Solo si chiede se si sia resa conto che qualcosa non va. Probabilmente no. Non può avere idea di come dovrebbe essere Naboo in primavera.

Va bene così. Continua pure a pensare che sia tutto bellissimo.  

La famiglia Naberrie si sta spostando con largo anticipo, mentre gli altri ospiti arriveranno solo la sera. Sola Naberrie li ha voluti sul trasporto con lei ma ora è troppo impegnata a contestare la temperatura della sua tisana con un droide di servizio per occuparsi di loro.

Come sono finito in questa situazione?

Conosce benissimo la risposta, anche se non credeva che le cose sarebbero andate tanto oltre. Pooja gli si siede accanto, sfoggiando il sorriso cortese di una perfetta padrona di casa, ma Ben non le lascia il tempo di chiedergli se va tutto bene, come abbia dormito o se gradisca un'altra tazza di caf.

“Da quanto è cosi?” chiede Ben indicando le chiazze giallastre sui prati.

“Da qualche mese. E peggiora.” Pooja si fa immediatamente seria. “E non hanno trovato una spiegazione.”

La spiegazione è su questa nave. In me e in lei. E nel fatto che il volere della Forza sia più criptico che mai.

“I gungan se la stanno vedendo brutta” continua Pooja. “L’acqua intorno alla loro città è densa di mucillagine. Per il momento, non stiamo subendo grossi danni. Ma, se attaccherà le coltivazioni, sarà un disastro.”

Tutto scomparirà. La Forza imploderà su se stessa. Piano piano non resterà nulla. Rey parla di guarirla. Per Rey non c’è nulla che non si possa aggiustare. Illusa. Quando avrà compreso a fondo la natura del potere che tiene legato l’universo ci sarà l’unico equilibrio possibile. Rey non capisce che, in fondo, vogliono la stessa cosa in forme diverse.

Una voce gli sussurra di lasciarla su Naboo e procedere da solo. Non sa se sia un consiglio esterno o di nuovo quel ridicolo istinto di proteggerla. Ma lei non è un oggetto che può depositare dove preferisce. Non si azzarderebbe più nemmeno a rischiare una simile mossa, ora che è sveglia e di nuovo in forma.

A te non succederà nulla. Non lo permetterò.

La guarda osservare le cascate con occhi spalancati. Non smetterà mai di essere incantata dall’acqua.  Si scusa con Pooja e la raggiunge al suo posto. C’è qualcosa che deve darle, un gesto simbolico ed essenzialmente inutile, ma può essere considerato il suggello su quell’armistizio.

“Allenarti in camicia da notte” le dice per richiamare la sua attenzione. “Non smetterai mai di fare cose incredibili.”

Per un attimo non le sembra neppure lei. Non è fuori contesto. È perfetta e bellissima come il pianeta che  corre veloce sotto la nave.

“Quelle cose sono scomodissime.” Lei sorride e torna ad essere solo Rey.  “Me la sono ritrovata arrotolata sui fianchi. Un fastidio tremendo.”

Ben immagina e non dovrebbe. Veli di seta aggrovigliati intorno ai sui fianchi nudi… Si impone di respirare a fondo. Se non la smette di comportarsi come se non avesse buon senso quella ragazza rischia di fargli perdere la ragione.

Non ha detto nulla di cosi provocatorio. È solo un tarlo che mi divora…

“Ho detto qualcosa che non va?” gli chiede Rey indicandogli Tray con un cenno della testa. Il figlio di Ryoo Naberrie la sta guardando con un’espressione di disprezzo palesemente esagerata, mentre finge di consultare il suo datapad.

“Non preoccuparti.” Era prevedibile. Alcune cose non cambiano mai. “Lui mi odia da quando, a otto anni, ho tentato di affogarlo.”

Ricorda benissimo quell’episodio. È stata una delle prime volte in cui ha lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento. Lo aveva afferrato per i capelli bruni e semplicemente aveva deciso di tenere la sua testa sotto l’acqua della fontana al centro del giardino finché non avesse smesso di respirare. Ricorda le urla isteriche di Ryoo, l’espressione mortificata di sua madre, il suo mutismo di fronte alla richiesta di spiegazioni. Sola aveva liquidato la cosa come una rissa tra bambini. Ma nessuno lo aveva più guardato nello stesso modo, da quel momento. E Rey, ora, ha la stessa espressione che avevano i Naberrie, quel giorno.

“Aveva definito mia madre una bastarda illegittima.” Non sa perché glielo stia dicendo. Neppure sua madre l’ha mai saputo. Probabilmente, a lei, non sarebbe importato affatto. E l’insulto di Tray era gratuito e falso.

“Questo non ti giustifica” lo rimprovera Rey, ma Ben non la vede convinta. È più che certo che lei avrebbe fatto lo stesso.

“Non lo sto strangolando, per quanto ne avrei voglia. Apprezzalo.” Domani se ne andranno. L’idea lo fa sentire sollevato. È stanco di continuare a fingere.

“Per essere uno che vuole cancellare il passato, porti parecchio rancore” gli fa notare Rey con un mezzo sorriso.

“Cancellare il passato e sterminare i parenti sono quasi sinonimi.”

L’occhiata che Rey gli lancia da sotto le ciglia truccate è decisamente perplessa. “Non capisco mai quando scherzi o quando dici sul serio.”

“Io non scherzo mai.” Quello è un congedo. Poi sarà finita per sempre. Se nelle fiamme o nel silenzio, è qualcosa che deve ancora capire.

La villa appare sulla costa, circondata dagli alberi le cui cime si confondono con le cupole verdi che fanno da tetto all’antica costruzione. La nave plana sull’acqua mentre, dalla riva, avanzano già le gondole che li porteranno a terra.

“Rey, ho una cosa per te.” Distruggere il passato… Non si era reso conto che il kyber della spada di suo nonno fosse nettamente spaccato in due parti identiche. Questo ha reso più complicato il lavoro del gioielliere.

Distruggere il passato…

Il kyber è morto. Quella non è altro che una vuota reliquia. Ma Rey ha bisogno di un retaggio. Che si senta pure una Skywalker, se vuole. Prima o poi, capirà da sola quanto le radici possano essere un fardello.

Lei si volta e lui le prende la mano e le mette il gioiello sul palmo. Il kyber di Anakin Skywalker è incastonato in una rete d’argento e appeso a una catena sottile.

“Credevo di averlo perso su Tatooine.” Rey fissa incredula il pendente, poi torna a guardarlo negli occhi.

“Sono sicuro che un giorno riuscirai a farlo brillare di nuovo.”

Non è vero. È morto. Come tutta la nostra stirpe…

“Non dirlo in quel modo.” Il suo è un rimprovero deciso e freddo.

“Quale modo?”

“Come un congedo.” Rey scuote la testa. “Te l’ho detto. Verrò con te. Ti sconfiggerò, metterai fine alla guerra e raggiungeremo insieme il cuore della Forza. E lì, i tuoi occhi si apriranno. E se anche così non dovesse essere…” Rey si morde le labbra esitando. “Non dire addio fino a domani.”

Non contraddice le sue parole. Sarebbe una crudeltà inutile e lei è l’unica persona con cui non vuole essere crudele. Fino a domani… Va bene. Lei si volta invitandolo ad allacciarle il pendente. Sfiorarle la nuca gli fa girare la testa. Il desiderio per quella ragazza gli annebbia i pensieri. Non deve cedere. Lei è la luce, lui si è lasciato prendere dal buio. Finirebbe col trascinarla nelle tenebre con lui.

Il portello d’imbarco si apre e il comandante in uniforme rossa incita i passeggeri a prendere posto sulle gondole. Senza dire una parola, Rey si alza e lui la lascia passare.

 

C-3PO, lucidato a specchio e con un tono particolarmente pomposo, le ripete di nuovo le regole che dovrà seguire prima di entrare in sala. Trovare lui e Lo-La nella stanza che le è stata assegnata è stato un sollievo. Ben ha mantenuto la promessa, riuscendo a far arrivare la sua droide da camera in una capsula di salvataggio dalla Finalizer. Per il droide protocollare, la faccenda è stata meno complicata. È stato prelevato da due dei servitori di Sola Naberrie direttamente dal Millennium Falcon.

Rey sfiora il ciondolo che porta al collo. Di sicuro Padme, al suo posto, sarebbe stata perfettamente rilassata.

Va bene. Ma Padme non avrebbe saputo distinguere un trasformatore di potenza da una lampada a olio. Credo.

Quel posto è una fiaba e va ben oltre la sua immaginazione. La casa di Theed è bellissima ma quello è un autentico palazzo incastonato nell’acqua e nel cielo.

Cosa ci faccio qui?

“Allora, signorina Rey” inizia per l’ennesima volta C-3PO. “Lei attenderà che chiamino il suo nome. E, se entrerà insieme al principe Ben, allora il vostro ingresso è previsto dopo i figli e i nipoti di Lady Sola Naberrie. Se entrerà da sola…”

“Non ci penso proprio ad entrare da sola. Ben mi ha cacciata in questo guaio e adesso deve aiutarmi a uscirne fuori tutta intera.” Non è esattamente così. Lei ha insistito. Voleva conoscere i parenti di Leia e ciò che restava della storia d’amore tra Anakin e Padme. E sbirciare il passato di Ben e dare un’occhiata a come sarebbe potuto essere se non fosse mai partito da Chandrila per seguire Luke. Ma l’idea di farle mettere quella cosa addosso è stata di Ben ed è solo colpa sua. Non è neppure sicura di riuscire a muoversi in modo disinvolto.

Lo-la ha letto l’olodisco che le hanno dato alla boutique e ora sta provvedendo a capelli e trucco. Rey si sente a disagio e sta mangiando frutta fresca ma ha lo stomaco chiuso. Non è da lei. Alti bracciali d’argento, decorati a foglie, le coprono le cicatrici sulle braccia. Si guarda allo specchio e si trova un’imitazione grottesca di una dama. Lo-la la acconcia lasciando sciolte due onde perché le incornicino il viso, e sembra estremamente soddisfatta, per quanto possa esserlo un droide con una sola espressione, mentre le fissa una tiara d’argento sulla fronte.

“È certa di non voler utilizzare qualche ciocca posticcia?” le chiede, come se, nei suoi circuiti, frullasse qualche idea particolarmente brillante. “O qualche copricapo? La moda di Naboo, quest’anno, prevede che…”

“Aggiungere fastidio a fastidio? No,  grazie.” Non indosserà nessun cappello e Lo-La dovrà accontentarsi di pasticciare con i suoi capelli. Non saranno granché, di certo non sono folti e corposi come quelli che Ben ha ereditato da sua madre, ma non vuole rischiare di non riconoscersi affatto. Le bruciano gli occhi. Non importa che Lo-La abbia detto “Non si azzardi a lacrimare. Si scioglie il trucco”. Continua  a battere le palpebre per vincere il fastidio.

Non crede di reggere. E, a forza di mangiare frutta, rischia di togliere il  rossetto. Lo-la glielo ritocca per l’ennesima volta con un pennello. “Adesso chiuda gli occhi. Passiamo al fissante.”

Vuoi dire che questa tortura è finita?

Lo-La le spruzza una robaccia gelida sulla faccia. Le sembra di avere fatto il bagno nel profumo. Il trucco ora è fisso e deve solo resistere alla tentazione di correre a lavarsi la faccia.

“Abbiamo finito?” chiede.

Lo-La le toglie la sopraveste, poi la fa alzare e la aiuta a mettere la lunga sciarpa che completa l’abito. Adesso il rischio di inciampare ad ogni passo è completo. Rey si appunta la spada alla cintura, e quel gesto le infonde di nuovo sicurezza.

“Signorina Rey, non può portare un’arma a un ricevimento” la rimprovera C-3PO.

“Che provino a togliermela.” Le piacerebbe davvero che qualcuno facesse storie. Sarebbe un’ottima occasione per scoprire se riesce a tirare calci anche con un abito lungo. “Dove si è cacciato Ben? Non dovremmo andare? C-3PO, vai a chiamarlo e digli di muoversi. Prima questa storia finisce e meglio sarà per tutti.”  Rey si siede sul letto e comincia ad allacciarsi le scarpe argentate.

“Lasci, faccio io.” insiste Lo-La. Per venire a capo di quelle stringhe lunghissime ci vuole una mente più acuta della sua, quindi Rey non protesta e accetta il suo aiuto.

“Almeno sono basse. Non credevo che le eroine delle favole dovessero subire tutto questo.” Non ha voluto saperne dei tacchi. Avrebbe finito per muoversi con la stessa grazia di Chewbacca.

Quando bussano alla porta, Rey si sente trasportata indietro di millenni. Non credeva che qualcuno coltivasse ancora l’abitudine di picchiare con le nocche contro una porta.

“Signorina Rey, credo che Sua Signoria stia attendendo con molta trepidazione.” Rey si chiede se Lo-La stia facendo del sarcasmo.

“Fallo entrare, C-3PO” ordina saltando in piedi sulle sue scarpe nuove. Il fatto che siano prive di tacco non le rende meno scomode. La sua circolazione si bloccherà di sicuro entro dieci minuti.

“Non pensavo facessi così in fretta.” Lo sguardo di Ben su di lei è decisamente perplesso. Rey lo ricambia con la stessa moneta tentando di apparire scettica, ma il risultato è piuttosto fiacco.

Esiste qualcosa che non gli stia bene addosso?

“E io non credevo che fosse così complicato” gli ringhia contro come se fosse colpa sua. “Grazie per i droidi” aggiunge. Non vuole iniziare male la serata solo perché si sente agitata. “Stai… piuttosto bene.”

Rey si concede una lunga occhiata sentendo il cuore che le arriva in gola. Gli abiti di Naboo, i pantaloni ampi, gli stivali, la camicia bianca e la giacca di velluto nero incrociata sul petto. Le sembra di vedere il principe di Alderaan per la prima volta. Non voglio svegliarmi.

“Il principe in nero. Non ce la fai a resistere, vero?” balbetta. “Ti dona.” Stupida. “Tu non commentare. Mi sento già abbastanza ridicola. Ma come fanno a portare le gonne? È come andare in giro nuda.” Rey passa la mano sulla stoffa a pieghe della gonna. Sembra quasi che debba sciogliersi sotto le sue dita. “Certo, la sensazione che dà sulla pelle è come una carezza. È piacevole.”

“Rey, per favore, smettila” Ben lo dice ridendo. La guarda in modo strano. Rey non sa dire se sembri più ipnotizzato o infastidito.

Sei davvero una persona strana…

“Quel colore ti dona” le dice, come se si sentisse in obbligo di trovare un complimento qualunque da farle. Qualcosa attraversa la sua mente, come se si stesse imprimendo un’immagine nei pensieri. È un lampo luminoso che passa tra loro ma Rey non riesce a catturarlo e a metterlo a fuoco.

“E adesso?” gli chiede. Non possono tergiversare ancora a lungo. Devono entrare nella tana delle belve.

Il principe di Alderaan e la sua accompagnatrice venuta dal nulla…

“Adesso dammi la mano e cerca di apparire rilassata. Sono solo un branco di tronfi nobilastri di provincia, non dimenticarlo.”

E come potrei se tu continui a trasudare disprezzo?

Solo in quel momento Rey nota la spada alla sua cintura. Bene. Anche lui è armato. Questo la fa sentire meno fuori posto.

“Se qualcosa ti infastidisce di’ che hai bisogno di aria fresca o di qualcosa da bere e allontanati” le raccomanda Ben. “Non attaccare briga e non litigare con nessuno. Ci sono già io per quello.”

“Va bene. Ma non azzardarti a lasciarmi da sola o ti prendo a pugni.” E sarebbe un modo fantastico per rendere il compleanno di tua zia davvero indimenticabile.

“Penserò io a riordinare.” Lo-La imita un profondo sospiro umano. “Buona serata, signorina Rey. E anche a lei, Leader Supremo.”

“Lo-La, ti avevo detto di evitare di chiamarlo in quel modo finché non saremo ripartiti.” Non si tratta solo del timore che la sua identità venga scoperta. Lui deve essere solo Ben, almeno fino al sorgere del sole.

L’abito le fruscia intorno mentre escono dalla stanza accompagnati da C-3PO che le ripete le regole da seguire durante la serata. Crede di averle memorizzate tutte ma non è certa di riuscire a cavarsela. Cercherà di restare defilata più che può.

“Potresti smettere di tremare?” le chiede Ben. Non le è chiaro se la cosa lo diverta.

Rey ingoia una rispostaccia mentre vanno verso gli ascensori. Fortunatamente non sono obbligati a percorrere una delle scalinate. Inciampare nell’abito non sarebbe un buon modo per presentarsi. Tenta di ignorare le dame e i loro accompagnatori che si agitano nei corridoi in attesa di raggiungere la festa. Sono tutti così luminosi e splendidi… Per un attimo si pente di avere scelto un abito tanto semplice.

No. È meglio così. Mi aiuterà ad essere invisibile.

Quando arrivano nell’anticamera gremita, Rey lascia che sia Ben ad occuparsi dei saluti. Non vede nessuno dei Naberrie e non conosce nessun altro. Non che le importi. Eviterà il più possibile di fare conversazione. Cosa potrebbe raccontare di sé stessa?

Rey di Jakku e i suoi dodici metodi per oliare un motore…

La luce proveniente dal salone le fa bruciare gli occhi, ma la musica la aiuta a calmarsi.

“Vieni” le dice Ben raggiungendo un droide valletto che, con voce perfettamente impostata, annuncia il loro arrivo.

“Il principe Ben Solo Organa di Alderaan e la signorina Rey Kenobi.”

“Kenobi?” Rey sussulta sentendo quelle tre sillabe accostate al suo nome.

“È il cognome del maestro di mio nonno. È la prima cosa che mi è venuta in mente. Ti dona” le spiega Ben.

So benissimo chi era Obi Wan Kenobi. È solo che…

Deve avere avuto un cognome, una volta. Tutti ce l’hanno. Eppure non lo ricorda e non ha mai dato importanza alla cosa, se non nel breve periodo in cui ha sognato di essere una Skywalker. E adesso…

“Lo ritieni corretto?” chiede sentendosi stringere lo stomaco da un bizzarro senso di colpa.

“Perché non dovrebbe esserlo? Dai troppa importanza a questi dettagli. Sono solo sillabe. Un giorno ti racconterò l’origine del cognome ‘Solo’ e allora capirai che tu sei solo te stessa. Non importa da chi tu discenda.”

Tu lo dici perché una famiglia l’hai avuta. E ti sei concesso il lusso di odiarla.

Entrano nel grande salone e Rey respira profondamente. Non può permettersi di essere di malumore. È una festa. E deve affrontarla come se stesse andando in guerra.

 

 

In realtà non è mai stato a una festa come quella. Alderaan è stato distrutto anni prima che lui nascesse e i cerimoniali di corte sono sopravvissuti solo nei ricordi di sua madre, così come i ricevimenti dati a palazzo da sua nonna, la regina Breha. Di Alderaan restano solo delle colonie sparse nella galassia che non smetteranno mai di considerare Leia Organa come la sua ultima sovrana. Lui non ha mai pensato a come sarebbero potute andare le cose se l’Impero non fosse sorto. Si trova a rifletterci ora, sotto gli sguardi curiosi e intimoriti degli ospiti di Sola Naberrie. Se fosse rimasto l’unico figlio di Leia Organa, sua madre, a sedici anni avrebbe potuto nominarlo suo erede oppure l’avrebbe spinto a un matrimonio dinastico per passare la corona a sua moglie e mantenere la linea matriarcale. Sono ipotesi inutili da valutare. Alderaan è morto, la sua casa reale è estinta. E mia madre ha sposato un contrabbandiere senza passato. Era diversa da questa gente. Completamente diversa.

Da bambino, quando era in visita a Naboo, lui e i suoi coetanei sbirciavano dalle balconate e rubavano dolci da sotto i tavoli durante i ricevimenti ‘dei grandi’. Lui è andato via con Luke prima di avere tempo di crescere.

Ma conosce a memoria i rituali e le cerimonie piene di ipocrisia previste in situazioni come quella. I suoi precettori, umani e non, lo hanno preparato a lungo, prima che sua madre decidesse che era più saggio allontanarlo per sempre. Adesso è un adulto ed è la macabra attrazione della serata.

Il suo addestramento gli consente di guardare oltre l’inganno dei sorrisi. Una lunga fila di volti fasulli porge i propri omaggi a Sola Naberrie, seduta su un trono come una regina in seta verde. I suoi pensieri solo chiari; anche lei sa che si tratta di una parata di attori bugiardi.

Nulla è più stato lo stesso da quando la verità su Padme e sui suoi gemelli avuti da un cavaliere Jedi si è scoperta. E il colpo definitivo si è avuto con la rivelazione circa l’identità di Vader. Naboo si è schierato apertamente a favore di sua madre. Ma perfino in un paradiso come quello esiste un’opposizione approfittatrice.

Almeno nessuno ha fatto a pezzi il mausoleo di mia nonna, come è accaduto su Tatooine. Padme è ancora  amata dal suo popolo di un tempo. Del resto, lei era innocente. L’unica, forse, fra tutti noi.

Ben Solo si sente gli occhi di tutti puntati addosso. Sussurri, timore, disgusto, la ricerca di un dettaglio qualunque che possa svelare un’indole nascosta…

“Il nipote di Vader…” bisbigliano voci invadenti. “Credevo fosse morto.”

“È vero che è un Jedi?”

“C’è da fidarsi? Dicono che anche Vader, una volta, lo fosse.”

“Sciocchezze. I Jedi sono solo una leggenda.”

“No, non è vero. Mia nonna dice che ai tempi della Seconda Repubblica risiedevano su Coruscant e…”

“Tua nonna è più vecchia di Sola Naberrie ed è altrettanto rimbambita.”

“Resta il fatto che Vader era un mostro e quello è suo nipote… Mi chiedo con che coraggio mostri la sua faccia in giro…”

Non prova rabbia, solo disgusto. Potrebbe cancellarli tutti con un gesto delle mani. Potrebbe. Ma non quella sera. Non con Rey che mangia dolcetti e lo guarda per assicurarsi che quel continuo vociare non lo disturbi. Non con Rey che assomiglia a un fiore di Milla rosa, appena apertosi in primavera. Guardarla gli fa lo stesso effetto del loro polline stupefacente.

Solo fino a domani. Domani sarà tutto finito. Quindi riempiti gli occhi della sua immagine. E portala con te, ovunque andrai da questo momento in poi.

Non ha ancora deciso cosa farà. Le ha promesso un ultimo duello. Ma non sa come deciderà di muoversi una volta che l’avrà sconfitta. Ha bisogno del suo potere, della sua luce. Lei si è offerta di seguirlo. Questo gli risparmierebbe di ucciderla ed è esattamente ciò che vuole. Vuole che lei sopravviva. Ma i sentimenti di Rey sono pericolosi. Rischiano di farla precipitare in un doloroso abisso. Solo un anno prima lui non avrebbe chiesto di meglio. Ora tutto è cambiato.

“Dovresti assaggiare questi. Sono leggerissimi.” Lei gli si accosta porgendogli un piatto colmo di pasticcini rosa come il suo abito.

“Non puoi passare la sera a mangiare.” Sembra a proprio agio. È bravissima ad ignorare ciò che non le interessa. Dovrebbe prendere esempio da lei.

“Ah, no?”

“No.” La osserva ingoiare soddisfatta un altro pasticcino. Sta agendo nel modo migliore. Forse perché lo è. È la cosa migliore in quella sala.

“Ho provato a fare conversazione. Ma non ho un nome blasonato.” Rey lo dice come se non avesse importanza. “E non so nulla del mondo in cui vive questa gente. Non  posso parlare di blaster, trincee e mirini.”

“No, non puoi. Sei delusa?” le chiede. Ha passato parecchio tempo accanto a Sola. Neppure questo è piaciuto agli ospiti. “Bellissima ma grezza. E probabilmente molto sciocca. Il figlio di Leia Organa l’avrà raccolta in qualche vicolo. Non basta un bel vestito a fare una signora.”

“No.È tutto bellissimo. La tua famiglia è adorabile. Quasi tutta. E guarda questo palazzo. Non ho mai visto nulla di simile. Secondo zia Sola è qui che i tuoi nonni hanno celebrato il loro matrimonio segreto.” L’entusiasmo di Rey è sincero. Probabilmente non ha dato alcun peso ai commenti malevoli. D’altra parte, è la donna più bella tra le presenti. La più fresca e pulita. Ed è qualcosa che raramente viene perdonato.

“Zia Sola?” le fa notare.

“Mi ha chiesto lei di chiamarla così.” Il sorriso che gli offre è quello di chi ha ricevuto un bellissimo regalo.

Ben le accarezza una guancia. È un gesto istintivo e non riesce a trattenersi. Vorrei tenerti per sempre in una teca di cristallo. Resteresti esattamente come sei ora.

“Guarda come vorticano quelle gonne mentre le coppie ballano. Non è magnifico?” Ogni cosa sembra sorprenderla. Presto svanirà tutto, ma non è ancora il momento.

“Vuoi provare?” Non è certo che sia una buona idea, ma non avranno più un’altra occasione.

La vede esitare, poi si guarda intorno e consegna il piatto ad un droide di servizio. “Mi hanno invitata e ho detto di no. Ho ballato, con Luke, una volta. Ma non era niente di simile.”

“Hai ballato …?” Che razza di addestramento avete fatto, tu e quel vecchio pazzo?

“Lascia stare.” Rey scuote la testa divertita. “Tuo zio sapeva essere terribile. Ma questo lo sai già. Il resto te lo racconterò un’altra volta.”

“Io non sono mio zio.” Le risponde quasi con rabbia. Una volta Luke Skywalker era una sorta di modello inarrivabile. Quell’aspetto del suo passato non tornerà mai a galla. “Dovrei ricordarmi ancora qualcosa, anche se le lezioni erano noiose. Perché non provi a venirmi dietro?”

“Sei serio?” Rey lo scruta dalla testa ai piedi. A quanto sembra, riesce ancora a sorprenderla.

“Perché non dovrei?” Le porge la mano, perché capisca che non sta scherzando.

“Perché…” Rey esita, poi lo chiede di nuovo. “Ce ne andremo domani, vero?”

“Sì.” Sta finendo. Meglio che lei non si illuda. Deve finire.

“Capisco.” Rey annuisce, poi si lascia condurre al centro della sala. Le mette le mani intorno alla vita,  consapevole degli occhi fissi su di loro, come se fossero una coppia di animali in via d’estinzione.

Rey non è affatto goffa come aveva immaginato. È di nuovo nella sua mente e la Forza la rende leggera passando tra loro come un filo invisibile. Ogni volta in cui hanno interagito lasciando che i loro poteri si incontrassero, il risultato è stato distruttivo e violento. Adesso è diverso.

Forza Vivente… Istinto… Qui e ora…

Non l’ha mai sentita così presente e viva. Ha sempre cercato oltre, verso la Forza Cosmica e Unificante. Ma adesso il tempo presente li avvolge e attraversa entrambi. Si rende conto che non toccano terra, ma non è un dettaglio a cui presta eccessiva attenzione. Sono oltre quella sala, oltre le persone che si muovono intorno a loro.

Solo fino a domani.

Vorrebbe essere in grado di dirle qualcosa di giusto, di dannatamente poetico e convincente. Ma non è da lui. È qualcosa che non si è mai preso la briga di imparare. Allora si limita ad assecondarla, stringendola quando si avvinghia al suo collo.

Non avrebbe dovuto. Ma lei lo ha sconvolto non appena le ha posato gli occhi addosso. Non poteva finire in un altro modo. Ora può solo evitarle la tragedia di amarlo.

Posso?

No. E neppure vuole.  

Solo fino a domani.

 

 

Non ha idea di cosa sia successo con esattezza. La Forza deve essersi impossessata completamente di lei. Le è sembrato di non avere peso, di galleggiare nell’aria, di non essere altro che una particella minuscola fatta di vento e luce. Il cuore le batte in modo folle e non riesce a smettere di tremare. Ora vorrebbe solo un po’ di pace.

“Andiamo fuori” dice a Ben con il tono di chi sta dando un ordine. La terrazza è troppo affollata ma il giardino che digrada verso il lago ha zone buie in cui potrà far scomparire la nebbia nella sua testa e ritrovare la lucidità.  

Lui che finge di essere ancora Ben Solo. Lei che lo asseconda e si lascia guidare nel mondo delle fiabe. Entrambi sanno che presto tutto tornerà come prima. La Finalizer non può essere la sua destinazione. È stata una follia crederlo. L’oscurità non è svanita e tornerà a morderla non appena abbasserà le difese. La guerra non è conclusa.

Lo sanno e lo ignorano. Dovranno svegliarsi.

Non devo pensarci adesso.

Rey guarda oltre la superficie di quello specchio incantato in cui si è smarrita. Consumatori di spezia. Amanti clandestini nell’ombra. Complotti e coltelli nascosti nelle maniche. Le figure fiabesche nascondono le proprie miserie. No, non vuole sapere. Vuole solo illudersi finché non farà giorno.

Il profumo dei fiori notturni si mescola a quello denso dell’acqua. Lo sciabordio cadenzato le intorpidisce i sensi. E lui così vicino. Svanirà tutto. Prenderanno decisioni. Ma nessuno dei due prenderà le parti dell’altro. Sente sussurri nella testa e sono gentili. Qualcuno, lei, la regina infelice, dice che vuole che suo figlio nasca su Naboo. Le sembra quasi di poter toccare i suoi sogni e i suoi desideri. Ma poi tutto è diventato fuoco e distruzione. Vuoi che si ripeta? Potresti tagliargli la gola, ora che i suoi occhi non vedono altro che te. In questo modo il suo potere passerebbe a te, ci hai mai pensato?

È un’idea folle e la voce che la sussurra nelle sue orecchie è maligna e distorta, ma assomiglia alla sua. Il suo potere… Non si è mai sentito di una capacità simile, ma lei sa che è così. Non è quello che intendeva Snoke quando ha incoraggiato Ben ad ucciderla?

Un brivido la percorre da capo a piedi e la costringe a sedersi su una panchina di pietra. Le lune di Naboo hanno una luce verdastra e malata. Non vuole pensarci. Osserva Ben seduto al suo fianco. Il suo potere… Si affronteranno. Al resto penserà dopo. Quanto manca al sorgere del sole?

“Hai freddo?”

La mano di Ben sul suo braccio nudo basterebbe a scaldarla per il resto della sua vita, se la sua vita potesse contrarsi in quel singolo istante.

“No.” Come gli viene in mente? Non ricorda che è nata e vissuta su Jakku, dove di notte l’escursione termica è fortissima? “Possiamo portare qualcuno di questi fiori sulla tua nave o credi che stonino con l’ambiente?”

“Ormai non ha più importanza. Non da quando me l’hai riempita di nidiate di pennuti” si lamenta Ben.

I Porg nidificano. Non è colpa sua se sono sgattaiolati fuori dal Falcon. E adesso quel lugubre Star Destroyer è diventato un nido anche per lei.

Lui improvvisamente sfugge il suo sguardo. Non importa. Rey ne conosce il motivo. I loro pensieri sono simili. Qualcosa sta finendo e niente sarà più lo stesso.

“Volevo ringraziarti. Per tutto questo. So che ti è costato venire qui e fingere. E so che l’hai fatto solo per farmi piacere.” Anche se è stato un errore. Perché domani farà male più di quanto io possa tollerare.

Si aspetta un rimprovero, lui che le dice che il mondo non gira intorno a lei, che ha deciso da solo o qualcosa di simile. Non succede nulla di tutto questo.

Ha un’aria spettrale, alla luce delle due lune, spettrale ma bellissima. Ora, cosa dovrebbe accadere in una favola che si rispetti?

Le eroine delle fiabe non hanno desideri…

Domani sarà tardi. E lei finirà per rimpiangerlo per i giorni che le restano.

Sei uno stupido vigliacco, Ben Solo. Perché devo farlo io? Io non ho paura. Perché tu sì?

“Lo sai benissimo.” I suoi pensieri gli sono arrivati chiari e lui le risponde. “Non voglio trascinarti a fondo. Rey. Non più. È più doloroso di quanto immagini.”

“Non mi trascinerai a fondo. E non puoi dirmi cosa devo fare. E cosa devo sentire. Tu sei un presuntuoso prevaricatore. Io non…”

Ritrovarselo addosso non la sorprende più di tanto. Le va benissimo così. Non lo bacia da troppo ed è qualcosa che le è mancato. Le piacciono le vertigini che la sua bocca le provoca. E le piacciono le sue mani addosso. La stoffa leggera dell’abito sembra amplificare il calore delle sue dita. “Andiamocene…” gli sussurra. Cos’hanno da perdere? A chi devono rendere conto?

“Lo sai che è una pazzia” le risponde lui ma le sue labbra che scivolano sul collo e la reazione del suo corpo è qualcosa che non può controllare.

“Non finché siamo qui.” Non ha via d’uscita. Ne ha bisogno e il resto non conta. Il Lato Oscuro, i Jedi, la Forza, la Resistenza, il Primo Ordine…

Lo bacia di nuovo e sente  le sue mani perdere ogni freno. C’è qualcosa di violento nel desiderio che la fa bruciare.

Ha sempre pensato che sarebbe riuscita ad analizzare la situazione con lucidità, studiandola come se si trattasse di un nuovo linguaggio da apprendere. Non è così. Le sue dita che scivolano sotto la sua gonna. Voci e risate in lontananza. Il respiro che si blocca nella sua gola. Un campanello squilla nella sua testa. Non qui. Non in questo modo.

Lui annuisce e non serve altro. Troppi occhi nel buio. Non diventeranno argomento di conversazione per la nobiltà di Theed più di quanto non lo siano già. E hanno intere ore da riempire prima dell’alba.

Gli resta avvinghiata anche mentre si avviano verso un ingresso di servizio. Nessuno dei due ha voglia di attraversare di nuovo il salone da ballo. Gli unici sguardi che incontrano sono quelli del personale di servizio e loro sono abituati a chinare la testa e non fare domande. Avranno visto situazioni simili dozzine di volte. L’ascensore che li porta ai piani superiori è poco più di un montacarichi. Un carrello per i pasti è abbandonato in un angolo, vuoto e dimenticato.

Dietro le quinte del grande spettacolo…

Non importa. La pantomima sta finendo. Non ha bisogno del suo permesso per iniziare a slacciargli la complicata giacca di velluto nero. Ci vorrà più tempo del previsto.

Lui non protesta. Vorrebbe che le dicesse qualcosa, qualunque cosa. Ha finito di aspettarlo.

Rivendico qui e ora il mio diritto di affondarti le dita fra i capelli per il resto della notte.  

Non smette di baciarlo neppure quando l’ascensore si ferma. Si chiede cosa gli passi per la testa, ma ha troppa paura per guardare.  Il suo mondo diventa umido e scarlatto. E pulsa di un’energia sconosciuta.

“Un attimo solo…”  le dice Ben bloccando le porte e conducendola fuori.

Rey riprende fiato e si ripete che non c’è nessuna fretta anche se il suo corpo le dice il contrario. La stanza di Ben è più grande di quella che hanno assegnato a lei. Un droide di servizio li accoglie con indifferenza. “Bentornato, signore.”

“Vattene” ordina Ben senza neppure guardarlo.

Rey si aspetta che le chieda se è sicura, se non intenda ripensarci, se non finirà per pentirsene, ma non succede, ed è un sollievo. Tenta di liberarsi dalla lunga sciarpa dell’abito ma capisce immediatamente che la stoffa rischia di strapparsi.

“Devi aiutarmi a toglierlo. Non ci riesco da sola” gli dice.

“Rey…”

“No. Niente obiezioni.“ Non pronunciare il mio nome in quel modo.

Non gli ha mai visto quell’espressione in viso. Assomiglia alla rabbia, ma è più profonda e meno pericolosa.

Assomiglia alla paura. No, c’è qualcosa di diverso…

Sta pensando troppo. Non dovrebbe. Lui la solleva tra le braccia. Tanto vale stringerlo come potesse sfuggirle in quel preciso istante.  

“Perché hai più paura di me, Ben?” gli chiede quando si ritrovano sul letto. Non dovrebbe. Lui ha conosciuto centinaia di stelle e pianeti. Lui ha stretto la galassia fra le sue dita. Lei è solo una ragazza scappata da Jakku. Dovrebbe essere lei a tremare.

Lui non le risponde. Forse non l’ha neppure sentita. Le accarezza il viso, poi le sue dita scivolano dietro al suo collo per toglierle la sciarpa, poi le fa scivolare l’abito sulle spalle.

“È colpa della tua luce” le dice infine.

“Prendila. Basta per tutti e due.” Se solo volessi…

Ma il suo sguardo resta quello triste di sempre mentre la aiuta a liberarsi dell’abito gettandolo a terra come se fosse uno straccio.

“Va bene… tolgo tutto se prometti di non restare vestito ancora a lungo. Non sarebbe giusto nei miei confronti.”

Dovrebbe provare una sorta di pudore ma non è così. I suoi occhi sembrano ricoprirla. Ha ancora addosso gioielli e scarpe ma in quel momento non le sembra importante.  

“Non sai cos’è la pazienza, Rey. Ma hai ragione…”

Ne ho avuta fin troppa, stupido… Lo guarda spogliarsi dei vestiti e di ogni remora. Vorrebbe solo che i suoi occhi sembrassero meno sfuggenti.

Va bene…

Rey si libera dei fastidiosi bracciali. Non importa che le sue cicatrici siano completamente esposte. Anche quelle di Ben lo sono. Tra loro non c’è mai stato bisogno di fingere, neppure nei momenti peggiori. Entrambi sono una mappa segnata da dozzine di battaglie. Nella luce soffusa, Rey chiude gli occhi quando lo sente stendersi al suo fianco. Respira il suo calore corporeo lasciandosene avvolgere. Gli passa le braccia intorno al collo per poi scendere ad accarezzargli la schiena. Non gli ha mai detto che lo trova magnifico. Quanto tempo resta? Gli affonda le dita fra i capelli, chiedendosi cosa stia aspettando. Come se l’avesse sentita, le sue mani corrono su di lei accompagnate dalle sue labbra.  

Avrebbe voluto cogliere ogni dettaglio, analizzarlo con lucidità e tirare le somme una volta arrivata alla fine. Adesso si sente profondamente stupida. Sarebbe come chiedere a una bacca di Tuanul cosa prova mentre perde i petali e si trasforma in un frutto. Sa di cosa ha bisogno, lo capisce per istinto e non ha bisogno di dirglielo. Nessuno dei due parla, ma quel silenzio non le pesa. Il suo respiro è fin troppo esplicito e, trattandosi di Ben, è molto meglio che stia zitto. Si concede un sorriso. La sua bocca la disegna come un dipinto, la marchia e la possiede come un esploratore.

L’assassino di Jedi.

Rey ascolta ciò che la propria pelle le chiede. Non domanda nulla. Lo lascia fare. Chiude gli occhi e si morde le dita.

R’iia, ti prego, fa che mi trovi bella…

Le sue mani corrono possessive sui suoi seni, il suo respiro è tiepido fra le sue gambe. Non riesce a controllare i sospiri che escono dalla sua gola come un richiamo. Il suo viso è in fiamme mentre lui scorre lungo il suo corpo tornando a fissarla negli occhi. Vede il proprio riflesso nelle sue iridi nere, chiaro e nitido, come se fossero due specchi, e sa di non essere mai stata davvero così perfetta. È questo che vedi quando mi guardi? Gli circonda i fianchi con le gambe come un ultimo invito.  Non è ciò che si era aspettata. Non è rapido, non è brusco come ciò di cui è stata spettatrice infastidita fra i rottami di Jakku.

Non vorrebbe che lui esitasse. Deve forse concedergli una sorta di permesso? Leader Supremo…

“È come se…”

Cerca una definizione, ma le sembra impossibile. “È così che si sente un X-Wing quando sfiori i comandi e lo lanci in picchiata?”

Lui sorride appena e lei lo stringe forte, poi lo sente in lei e il fiato le si spezza in gola. Il dolore che si era aspettata non arriva. Solo elettricità che cresce ad ogni movimento. Lo asseconda. Non può farne a meno. Non sa quanto durerà ma vorrebbe prolungarlo all’infinito. Finché non subentra la fretta, la smania, il bisogno e ogni atomo del suo essere si infiamma come una stella che implode.





Un X-Wing in picchiata…

Sono anni che non ne pilota uno. Era solo un ragazzino e suo padre si era lasciato convincere a fargli provare uno dei circuiti da allenamento più semplici. Era troppo piccolo per partecipare alle gare juniores, ma questo non gli aveva impedito di immaginarsi trionfante, in testa a una delle gare di corsa più popolari e complesse. Un piccolo sogno andato in frantumi, come tanti altri. Ma non ha più importanza. Non in quel momento, mentre lei gli sta addosso come fossero prigionieri di uno spazio ristretto e può stringerla a sé come se non fossero entrambi due vittime della Forza, due strumenti che cercano inutilmente di liberarsi da vincoli prestabiliti alla loro nascita. Si accorge che Rey ha  ancora i sandali ai piedi solo quando decide di scivolare con lei sotto le lenzuola stropicciate.

“Forse dovresti toglierle. E anche questo” le dice liberandola dalla tiara d’argento ormai aggrovigliata ai suoi capelli.  

“Sì, forse è meglio.” Lei si sfila le scarpe e poi lo raggiunge di nuovo come se ogni istante passato a contatto con la sua pelle fosse prezioso. Rey è tutto quello che non si era aspettato, una sorta di animale selvaggio tenuto troppo in cattività con nessuna paura, nessuna esitazione, solo una voglia enorme di stare con lui in ogni modo possibile, con il corpo e con la testa. Si è frenato troppo a lungo con lei. Ora il suo desiderio è simile alla fame e vorrebbe quasi divorarla. Rey è giovane e feroce, è un capolavoro di muscoli atletici su un corpo androgino e bellissimo e l’odore della sabbia non è scomparso sotto i profumi con cui l’hanno ricoperta. Gli dà le vertigini, lo sfinisce e sembra non volergli lasciare neppure un minuto di tregua. Sa esattamente cosa sta provando. L’ha portata su Naboo per accumulare ricordi. Per lei è lo stesso. Si sta appropriando di lui attimo dopo attimo, come se non avesse aspettato altro per tutta la vita.

Doveva aspettarselo. Non si tratta solo di piacere fisico, di una pratica da sbrigare, di un momento da bruciare in fretta. Le loro menti sono una cosa sola. Il potere è cresciuto e sta ancora crescendo in quella notte folle. Il kyber che lei porta al collo, incastonato nell’argento…

Lo ha visto brillare. Non è stato un semplice gioco di luce.

Lei si rannicchia sul suo petto. Forse ora è davvero stanca. La stringe riempiendosi la testa del suo odore. Dovrebbe dirle qualcosa? No, forse basta che le baci i capelli. Lei capisce. È aggrappata alle sue spalle ed è bellissima. Doveva succedere. Lo sapevano entrambi.

“Ho fame...”

Ovviamente.

Pensava che stesse per addormentarsi. Invece ha fame. Perché è pur sempre Rey. Scivola via dal letto. È rimasto quasi tutto il banchetto che zia Sola gli ha fatto trovare in camera. Torna da lei con un vassoio carico di involtini salati e frutta.

“Te l’ho mai detto che mi piace la tua schiena?”

Rey è abbracciata ai cuscini. Vorrebbe farle notare che si comporta in modo strano ma è troppo bella per preoccuparsene. E comunque quella non è stata una notte normale. E tutto sembra tremendamente naturale, come se fossero le ultime creature viventi rimaste, senza freni o sovrastrutture. Ben le porge un frutto a grappolo. Un lampo improvviso nella mente gli ricorda di quando era una bambina e le portava da mangiare. Ha dimenticato troppo di quel viaggio su Jakku. Ha dovuto ricorrere alla tortura per estorcere alla Resistenza informazioni sul rifugio di Lor San Tekka. E invece lo sapeva. Era solo finito in un cassetto chiuso della sua testa.

“Sei troppo silenzioso” gli fa notare Rey attirandolo a sé. “Quale pensiero è incastrato nella tua testa?”

“Tuanul” le risponde e coglie nella sua mente l’immagine di un cespuglio di bacche selvatiche.

“Tuanul? Adesso?”

“Adesso.”

Lei sembra perplessa ma non insiste ed è meglio così. Non è il momento migliore per pensare a Lor San Tekka né a nessun altro che sia morto sotto i colpi della sua spada.

Dovrebbe trovare qualche parola gentile. Dirle che è importante. Ma sa che lei non ne ha bisogno. È consapevole di avere le chiavi della gabbia in cui lui si è lasciato rinchiudere.

È  tardi per questo. Avrei dovuto respingerla.

Respingerla. Ma lei gli manda a fuoco  le viscere da quando l’ha conosciuta.

Non dimenticare di nuovo che vi siete incontrati quindici anni fa. Non l’hai vista la prima volta su Takodana.

Non vuole pensare alla bambina in lacrime. Non in quel momento. Quella che sbocconcella involtini sdraiata sul suo petto è la donna che gli ha sconvolto la vita. Le sue certezze si sono sbriciolate insieme a ciò che credeva di volere.

Non importa. È ancora notte.

Non  vuole lasciarsi vincere dal sonno e dalla stanchezza. Hanno vissuto in uno stato onirico, quella sera. Domani si sveglieranno e saranno quelli di sempre, due esseri incompatibili che cercano invano di comprendersi per evitare di distruggersi.

Ma ancora per qualche ora lei sarà la creatura di fiaba con gli occhi che brillano sotto le stelle di Naboo.  Vorrebbe trattenere per sempre l’espressione innocente sul suo viso. Quindi tace e ripete a se stesso “Conserva questo ricordo. Tienilo stretto.”

“Posso estorcerti una promessa, prima che tu ti addormenti?”

Non ho intenzione di dormire, vorrebbe risponderle. Voglio guardarti.

Si rende conto che in quel momento potrebbe promettere qualunque cosa ma annuisce lo stesso.

“Devi promettermi che ci torneremo, un giorno. Che mi farai visitare per bene Theed, mi mostrerai il fiume Solleu e le cascate.”

Perché glielo sta chiedendo? Sa benissimo che non è possibile. Non avranno mai più momenti simili a quello.

“Ti sto pregando di mentirmi. Dimmi che ci torneremo. Quando non ci saranno più né il Primo Ordine né la Resistenza. Quando non dovremo più niente a nessuno. Quando saremo solo Ben e Rey.”

Domattina sarà tutto diverso. Domattina voleranno via, incroceranno le spade, useranno la Forza l’uno contro l’altra. Ma, se chiude gli occhi, riesce a credere che sia possibile.

“Te lo prometto.” E  non sente neppure di mentirle.

“Grazie” risponde lei rilassandosi sulla sua spalla. “Tutto questo è orribile” gli dice dopo qualche istante. “Ti sbilancia e ti toglie la ragione.”

“Lo pensi davvero? Ne faresti a meno?” le domanda. Sono lì perché l’hanno voluto. Anche se finirà col fare un male atroce.

“Ne sai qualcosa?” insiste Rey. “Voglio dire… se l’amore è questa cosa assurda… Sai come se ne esce? Ti è mai successo? Perché fa venire i brividi…”

Gli sta chiedendo disperatamente di ricambiarla. Trema nell’attesa. Lei lo sa, ma ha bisogno di sentirglielo dire.

“Sì. Mi è successo.” Chiude gli occhi, visualizza la sua maschera, com’era una volta, integra e minacciosa. La vede sgretolarsi nella sua mente, fino a diventare polvere.

“Quando?” Rey aspetta che la ferita si allarghi e sanguini. Aspetta una storia di cui lei non fa parte. Sente che lei non avrà rimpianti per quanto è successo anche se dovesse dirle che i suoi sentimenti non sono destinati a lei.

Ancora due ore. Sarà notte per ancora due ore.

“Proprio adesso“ le risponde, rovesciandola sulla schiena e cercando di nuovo il suo corpo. “Con te.”



 
   
 
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