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Autore: La_Birba    18/01/2019    2 recensioni
ciao a tutti, dopo anni di assenza sono tornata. non sono mai stata brava nei riassunti.
il mio contesto preferito in cui mi piace immaginare Bulma e Vegeta è la scuola. in questo caso Vegeta professore di Bulma.
sono passati anni ormai dalle scuole, si sono persi di vista ed entrambi ripercorrono il loro percorso passato.
sperando di avervi incuriosito e di essere migliorata come scrittrice vi auguro Buona Lettura a voi coraggiosi che aprirete questa storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 PARTE BULMA





Ero entusiasta ed agitata, entro poche ore avrei iniziato il mio primo lavoretto part-time. Avevo accennato qualcosa a mia madre, i miei sono sempre stati molto permissivi, potevo fare sempre tutto ciò che volevo. Sicuramente ero divenuta più viziata di molte altre ragazze eppure non andavo in giro a sfoggiare nulla, anzi! Nel tempo libero, ero solita rilassarmi nel laboratorio di mio padre, andai a dargli una mano sui piccoli lavoretti. Spesso mi elogiava dicendo che il mio aiuto era essenziale, ed effettivamente in alcuni lo era davvero stato. Il progetto della camera gravitazionale non era ancora stato iniziato, il professore doveva ancora tornare con il tutto firmato. Era davvero un progetto bizzarro. Aveva di per sé un fisico asciutto per il poco che avevo potuto notare, per mantenerlo sarebbe bastato una normale palestra ma lui voleva strafare. Era davvero un tipo strano. In genere non faticavo a inquadrare le persone, eppure lui aveva troppe sfaccettature. Sentii vibrarmi la tasca della tuta mentre stavo avvitando un bullone in una posizione inumana, ero in un equilibrio piuttosto precario su una scala. Mi chiamavano sempre nei momenti meno opportuni. Lasciai vibrare a vuoto per davvero troppo tempo. Una volta finito scesi la scaletta presi in manco il cellulare. 3 Chiamate perse, Yamcha. Sbuffai e lo chiamai. Voleva semplicemente sentirmi senza dirmi nulla di davvero importante. spesso non faceva che tirarmi battute a sfondo sessuale. Se solo avesse davvero saputo cosa pensavo sessualmente di lui. Chiacchierammo per qualche minuto del più e del meno, omettendogli ovviamente del lavoro. Anche lui intanto quella sera avrebbe lavorato quindi non avrei dovuto neppure inventarmi una qualche scusa.

Arrivai con diversi minuti di anticipo al bar, venni affiancata da una ragazza molto gentile che mi spiegò per bene tutto. Era molto disponibile e la ringraziai più volte. Mi spiegò essere la figlia del proprietario e quella sera suo fratello avrebbe suonato al bar. Erano soliti fare feste, era un locale frequentato soprattutto da ragazzi poco più grandi di me. Sembrava essere un bell'ambiente. Il bancone era a un paio di metri dall'entrata. A sinistra si estendeva una stanza con tutti i vari tavolini rotondi, sembrano esser di marmo e le sedie era abbinate. A destra c'era il palchetto. Entro breve tempo si era riempito più di quello che pensassi. Le macchine erano la mia specialità, quindi presi subito confidenza con quella del caffè e tutto il resto. Sono sempre stato una specie di genio in ogni campo. Mentre servivo prevalentemente cocktail a ultra ventenni, sempre seguita dall'altra ragazza, scorsi tra le persone una fisionomia conosciuta. Lunghi capelli neri dritti, spalle dritte e muscolose e un profilo fiero. Era incredibile! Sembrava una specie di persecuzione, me lo ritrovavo ovunque adesso?! Il professore Sayan era seduto a un tavolino, tra tutte quelle persone il mio occhio aveva riconosciuto lui. Aveva un viso più rilassato rispetto a scuola, sorrideva pure. Se già di suo non era un brutto ragazzo, in quel frangente la sua bellezza spiccava ancora di più, con un semplice sorriso! Notai che fissava spesso un punto fisso davanti a lui, scoprii poi essere una specie di ochetta vestita di giallo. Sicuramente non voleva essere appariscente! Alzai lo sguardo al cielo. Alla fine è proprio vero che tutti gli uomini sono uguali. Non riuscivo a ricordarmi quante volte avevo visto Yamcha sbavare dietro ad altre. Il professore alla fine era anch'egli un uomo. Per quanto fossi davvero occupata a servire i vari ragazzi e ragazze, il mio sguardo senza volerlo, ogni volta che alzavo la testa cercava i lineamenti di quel maledetto professore. Probabilmente era qualcosa di inconscio eppure ogni qualvolta mi giravo da qualche parte, lui era lì. Lo vidi ballare, vidi quell'altra strusciarsi su di lui, vidi ogni singolo spostamento. Lo persi di vista per un attimo e magicamente me lo ritrovai faccia a faccia. Era al bancone con un tizio che sembrava essere un suo amico, gli aveva messo un braccio intorno al collo. A quel gesto Sayan aveva alzato gli occhi al cielo. Ritrovarmelo li mi fece sentire un attimo a disagio, lo avevo visto comportarsi da idiota tutta la sera, per non so qualche motivo ero rimasta interdetta dal suo comportamento. Voglio dire quante persone nella loro vita vedono il loro prof flirtare come un ragazzino? Salutai con un “Salve” doveroso. Mi si avvicinò la mia collega che fece i cocktail ordinati da quel tipo, meno male perchè non mi ero manco resa conto avessero ordinato.

“Certo che sei proprio una bella ragazza! Sei fidanzata?”.

Quel tizio ci stava provando con me?! Era vistosamente alticcio, alzai un sopracciglio e con schifo mal celato gli risposi un “Sì” che non ammetteva repliche. Andai altrove per togliermi da quell'assurda situazione.

“ Pfiuu, che caratterino!” lo sentii ancora dire ridendo. Sospirai.

Venni poi richiamata dietro di me dall'altra ragazza, giusto in tempo per vedere la tipa in giallo che senza pudore si era messa a baciarsi il professore e a palpeggiare. In pochi secondi uscirono dal locale. Io li guardai perplessa. Poco dopo finii il mio turno, siccome ero una studentessa non volevano che andassi a casa troppo tardi. Erano stati gentili si erano complimentati con me e mi avevano detto di ritornarci per un piccolo contratto. Quella sera era fresca ma si stava davvero bene, guardai il telefono, avevo un messaggio di Yamcha di inizio serata, lo avrei visto l'indomani mattina così non gli risposti. Se mi avesse chiesto qualcosa gli avrei detto che mi ero addormentata. Semplice.

 

Il giorno dopo mi era venuta a svegliare mia madre.

“Tesoro capisco la tua voglia di indipendenza ma non strafare”

Avevo annuito ancora addormentata, mi aveva posato la colazione sul comodino e poi andando verso la porta aveva aggiunto la frase “Comunque c'è Yamcha che ti aspetta giù”. La sua calma e serenità erano davvero invidiabili.

“COSA!?” mi ero tirata giù dal letto, messa l'uniforme ad una velocità ultrasonica, afferrato la brioche al volo ed ero scesa. Lei era dalla porta con la mia borsa ad aspettarmi. La afferrai e uscii con un balzo. Per poco non persi l'equilibrio. Lui era lì ad aspettarmi, perfettamente pettinato, tutto in ordine. Io come un tornado salii in macchina.

“ È da tanto che aspetti?”

Si allungò per baciarmi e fece no con la tesa con il suo solito sorriso. Senza neppure legarmi mi misi in bocca l'ultimo pezzo di brioche, che avevo divorato mentre scendevo le scale, cercai nella borsa la mia piccola trousse. Mi feci una coda per aver un aspetto più umano. Arrivammo a scuola chiacchierando come al solito. In classe non ero ancora stata in grado ad instaurare un rapporto con nessuno. Non c'era nessuno che mi ispirasse così tanta simpatia, mi accontentavo degli amici in altre classi. Dopo le prime varie lezioni arrivò matematica. Sayan entrò sbadigliando. Le ore piccole si facevano sentire. Mi scappò un sorriso al pensiero. Ci guardammo per un attimo. Nulla di rilevante tutto sommato. Quel giorno era palesemente sottotono. La lezione era più lenta. Eppure tutti stavano attenti, sembravano tanti piccoli suricati e lui era la iena che alla prima distrazione li avrebbe sbranati. Sorrisi a tal pensiero.

La mattinata andò a gonfie vele, veloce e senza strani intoppi. Yamcha aveva allenamento così indisturbata passai al locale per le pratiche da sistemare. Dovevo andarci fissa tre sere a settimana e in più mi avrebbero chiesto loro a seconda del bisogno. Era perfetto. Tornai a casa e lì mi ritrovai in salotto il professore. Era davvero una persecuzione! Stava firmando il contratto con mio padre. Sarebbe dunque partito il progetto “Camera gravitazionale”. Salutai tutti educatamente. Salii le scale per andare in camera mia, pensai che fosse una qualche assurda punizione divina ritrovarmi Sayan sempre tra i piedi. Sbuffai e mi preparai per la serata che avrei trascorso con Yamcha.



 

  
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