Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    20/01/2019    2 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO XVII

BENTORNATA
 

La mattina dopo…


Anna si era leggermente calmata insieme alla sorella ma ciò non bastava per farla tornare quella di sempre. Anche Kristoff non sapeva più come confortarla e, dentro di sé, prendeva sempre posto la rabbia, la delusione, l’ingiustizia. La sua vita aveva cominciato a fargli schifo. Lavorare non aveva più senso: aveva perso una figlia, aveva una moglie depressa e incinta che peggiorava ogni giorno. Erano passate settimane ormai e nessuno si dava pace.

“Io penso che tu debba tornare al lavoro” constatò Kristoff vedendo la moglie a letto intenta a guardare il vuoto.

L’uomo non ricevette risposta e la cosa lo fece imbestialire.

“Senti, visto che ormai sta andando tutto a rotoli, non capisco che senso abbia andare avanti! Non vogliamo reagire e ci stiamo rovinando la vita! Da quanto non stiamo insieme Anna? Da quanto non facciamo l’amore? Io non ce la faccio a vederti così! Soffro anche io ma almeno cerco di vivere normalmente la mia vita. A sto punto se tutti i giorni devo svegliarmi e trovarti con l’umore a terra che senso ha stare insieme?”

Ariel era appena passata davanti alla camera dei genitori e quell’ultima frase bastò per agitarla. I suoi genitori volevano lasciarsi?! Anche quel dolore volevano darle?! La tredicenne non ci capiva più nulla. Da quando era sparita Emma, lei era andata in secondo piano. Nessuno si ricordava di lei! Tanto era sempre stata quella tranquilla e senza problemi! Un divorzio era proprio ciò che mancava a quella famiglia.

Peccato che la ragazza avesse frainteso tutto. Anna e Kristoff non avrebbero mai divorziato! La cosa che la giovane non capiva ancora è che spesso i genitori, soprattutto in momenti di crisi, litigano e dicono cose pungenti per stuzzicarsi e rianimare il loro amore. La vita matrimoniale era impossibile senza qualche litigio e i suoi genitori stavano solo passando un momento buio dal quale non riuscivano a riprendersi.

Ariel si sentì abbandonata, per l’ennesima volta e, senza salutare, uscì di casa per andare a scuola.

“Ciao Ariel!” salutò Elsa piombandole davanti.

“Zia, che ci fai qui?” chiese Ariel dubbiosa non capendo il motivo della visita della parente.

“Devo andare a portare delle cose vicino alla scuola così ho pensato di fare la strada con te!” mentì Elsa mettendole una mano sulla spalla. In realtà la donna, preoccupata per la questione del bullismo, aveva deciso di accompagnare la nipote a scuola per poter avere delle informazioni in più sulla faccenda.

“Ariel, ascolta…l’altro giorno ho visto che dei compagni ti stavano dando fastidio” disse Elsa per rompere il ghiaccio.

“Cosa? Quando l’hai visto?!” chiese subito preoccupata la ragazza dai capelli rossi.

“Io l’ho visto e basta, non ti deve importare quando. Cosa volevano da te?” domandò Elsa prendendo la palla al balzo.

“Mi prendono solo un po’ in giro…niente di grave” rispose la piccola giocando con i lacci della cartella per smorzare la tensione.

“Ariel ascolta” cominciò la zia inginocchiandosi e guardando il volto pieno di lentiggini della nipotina.

“Nessuno ha il diritto di dirti chi sei, che cosa fare e come essere. Se ti prendono in giro è perché non sanno quanto vali realmente e sono gelosi di te. Non assecondarli mai e non dare peso a quello che sta succedendo a casa. Mamma e papà sono molto preoccupati per la storia di Emma, ma almeno tu devi avere la speranza che tutto possa risolversi” concluse Elsa spostando una ciocca di capelli rossi dal volto della giovane per poi accarezzarle il viso.

Le due si salutarono, ma Ariel restava comunque della sua idea. Non piaceva a nessuno, i genitori si volevano lasciare ed Emma non sarebbe mai più tornata. La sua vita non aveva senso.

Nel frattempo in macchina…


Emma e Luca erano in viaggio dalla mattina presto e in due ore sarebbero giunti a destinazione. Emma, nonostante la delusione amorosa, era comunque serena e felice di aver incontrato una persona come Luca anche se il suo cuore avrebbe faticato molto nel dimenticarsi di lui. Rimaneva solo un ultimo gradino che la separava: non sapeva come fare a rientrare in casa e chiedere perdono.

“Ho paura che mi rifiutino” disse lei guardando il ragazzo.

“Secondo me non lo farebbero mai… senti io resterò in città per un po’ così nel caso ti darò una mano a trovare una soluzione” rispose lui tenendo gli occhi sull’autostrada.

La ragazza appoggiò la testa allo schienale e sospirò profondamente per gestire l’ansia.

“Non devo portarti per forza a casa. Magari prima dei tuoi genitori vuoi incontrare qualcun altro e chiarire con lui…” propose Luca facendo ricordare molti momenti alla giovane.

Emma si mise ad osservare fuori dal finestrino e nella sua mente si susseguirono diversi ricordi: l’immagine sfuocata di Anna con il pancione, la visita ad Ariel in ospedale appena nata, i giochi da piccoline con la cucina finta, gli scherzi, i travestimenti, i film, le chiacchiere fino a mezzanotte, la crociera tutti insieme, i disegni di Ariel fino ad arrivare ai ricordi rievocati dalle videocassette che ritraevano sempre loro intente a costruire pupazzi di neve o creare castelli di sabbia al mare.

Per la prima volta Emma ripensò a quei momenti lasciando gioire il cuore e sorridere le labbra. Quanto le mancavano quelle attività! Come aveva fatto a vivere quegli anni senza dei momenti di convivialità con la sorella?! Ariel le mancava, finalmente, e con lei i suoi abbracci, i suoi occhioni azzurri, la stima nei suoi confronti, il suo coraggio e la sua energia. Per Emma fu allora semplice decidere dove andare prima di tornare a casa, per questo affermò sicura:

“Andiamo a scuola: voglio vedere Ariel prima di tutti”

In ospedale…


Elsa, dopo aver accompagnato la nipote a scuola, si incamminò verso l’ospedale. La donna, anche se aveva scoperto da poco di aspettare un bambino, aveva prenotato subito una visita ginecologica per affrontare al meglio la nuova gravidanza, farsi dare delle dritte ed incoraggiare che tutto sarebbe andato bene. Elsa voleva essere rassicurata e viversi la sua nuova condizione senza la paura di poter perdere il bambino da un momento all’altro.

“Signori Frost, prego tocca a voi” chiamò la ginecologa facendo accomodare Elsa sul lettino e permettendo a Jack di stringerle la mano.
“Mi sembrate parecchio agitati” constatò la ginecologa preparando il tutto per l’ecografia.

“Sì, lo siamo. E’ uno dei tanti tentativi che speriamo possano andare a buon fine” rispose Jack stringendo la mano alla moglie. L’uomo aveva le mani sudate ed era preoccupato. Sperava che il bambino fosse sano, che si fosse impiantato correttamente nell’utero, che fosse forte, perché davvero temeva il peggio dopo quello che avevano passato.

La ginecologa cominciò ad osservare il suo monitor scrutando ogni piccolo particolare. Qualche secondo e, all’improvviso, la dottoressa si fermò su un punto preciso cominciando ad ingrandire l’immagine. Quell’atteggiamento fece preoccupare molto i coniugi che cercavano di percepire qualsiasi tipo di informazione dall’espressione facciale del medico.

“Dottoressa, cosa c’è? Vede qualcosa di strano, qualcosa non va bene?” chiese allora Elsa cercando di sporgersi verso il monitor e capire la situazione. Il suo cuore batteva all’ennesima potenza e il corpo aveva iniziato a tremare.

“Va tutto benissimo! E’ nella norma, ben impiantato, è sano…c’è solo una piccola cosa che…” cominciò a dire lei ingrandendo sempre più le immagini.

“COSA?!” chiesero allora in coro Elsa e Jack con i nervi a fior di pelle.

“Penso di potervelo confermare. E’ tutto a posto e ho il piacere di dirvi che diventerete genitori due volte. Aspettate due gemelli!” affermò sorridente la ginecologa togliendosi i guanti.

Jack rimase a bocca aperta di fronte a quella notizia ed Elsa ne fu letteralmente scioccata. La donna guardò le immagini ritraenti i due fagiolini che crescevano dentro di lei e si portò una mano alla bocca cominciando a piangere e ridere per la felicità.

“Hai visto a forza di non crederci? Siamo pronti ad essere genitori e lo siamo doppiamente” disse Jack con il cuore in gola posando un bacio sulle labbra della moglie per poi sentirsi mancare e sedersi sulla sedia vicino, già preparata dalla ginecologa.

“Mi sono sentita in dovere di preparare acqua e sedia… in genere i papà tendono a svenire di fronte a notizie di questo tipo” concluse lei facendo ridere di gusto i due presenti.

La serenità, per loro, era finalmente arrivata.

A scuola durante la ricreazione…


Ariel non aveva ascoltato nulla delle lezioni, era stata interrogata, aveva collezionato un altro 4 in storia ed ora era pronta a viversi quei 10 minuti di pausa seduta sul banco, senza mangiare nulla, nell’attesa che finissero.

“Guarda guarda chi ha preso 4 oggi! La ragazza più ignorante del pianeta!” disse Greta entrando nell’aula e cominciando a pizzicare la rossa.

“Avete visto che è triste?” rise un altro compagno indicandola e denigrandola.

“Lasciatemi in pace” rispose Ariel digrignando i denti e cercando di non ascoltarli.

“Lasciarti in pace?! Proprio ora che sei così fragile?! Guardati sfigata! Non hai niente! Non sei brava a scuola, sei brutta, metti sempre il solito paio di jeans, sei sempre da sola ed ora anche la tua cara sorellona ha deciso di non farsi più vedere…sai perché? Perché lei ti odiava! Non ti voleva bene! Nessuno ti vuole bene! Potresti sparire che nessuno se ne accorgerebbe!” aggredì ancora la capa dei bulli suscitando altri commenti che però Ariel non ascoltò visto che l’essenziale era già stato detto.

La banda decise poi di allontanarsi ma Ariel si sentì morire definitivamente.

La giovane guardò fuori dalla finestra e una strana sensazione si fece viva in lei. I compagni bulli avevano ragione: lei faceva schifo, Emma non la voleva più, nessuno l’amava! Non aveva senso portare avanti una vita di questo genere.

Un’idea stupida, egoista, azzardata che però riflette la sofferenza di chi si sente al limite, al capolinea. Mille furono i pensieri che ronzavano nella sua testa: i consigli di zia Elsa, l’affetto di Anna, l’amicizia con Aurora e Pietro, la coscienza che la frenava, ma niente da fare. Ariel si sentiva troppo male.

Così la ragazza, senza pensarci due volte, aprì la finestra dell’aula e, sotto lo sguardo e le urla dei compagni di classe, si lasciò cadere giù, nel vuoto, dove non avrebbe più sofferto.

In quello stesso identico momento, nello stesso luogo, in macchina…


“Ok la scuola è qui, mi vuoi aspettare? Vado a chiamare Ariel sperando che mi lascino entrare in aula” disse Emma facendo per slacciarsi la cintura per poi fermarsi di colpo e mettere le mani sul viso.

“Che succede?!” domandò Luca non capendo la sua reazione improvvisa.

“Qualcuno è volato giù dalla finestra!” urlò la ragazza che, mossa da chissà quale forza, schizzò fuori dalla macchina e si mise a correre per raggiungere il ferito.

“Chiunque tu sia, tieni duro, sto arrivando e…” disse la ragazza mentre correva per poi fermarsi di colpo di fronte al corpo disteso sulla ghiaia e sentendosi male nel trovare davanti una persona che non si sarebbe mai immaginata.

“Ariel?!?!” gridò Emma identificando la figura della sorella e inginocchiandosi accanto a lei.

“Emma?” sussurrò Ariel con gli occhi semichiusi e un sorriso sulle labbra nel rivedere la maggiore.

“Mi riconosci, vuol dire che il cervello ti funziona ancora. Cerca di stare sveglia hai capito?!” disse la maggiore osservando le ferite e notando una grande quantità di sangue sgorgare dal capo della sorella. Parole al vento perché Ariel svenne immediatamente.

“Che cazzo faccio?! Ok Emma tranquilla!” si disse tra sé e sé la bionda iniziando a riflettere.

Sangue freddo, coraggio e ragionamento ecco cosa serviva.

Nel frattempo erano accorsi bidelli, insegnanti, passanti e lo stesso Luca che aveva chiamato immediatamente l’ambulanza.

Non si sa come e con quale forza ma Emma immobilizzò il corpo della sorella, le tamponò la ferita con un panno pulito e le praticò un massaggio cardiaco dicendo numeri e parole incomprensibili a bassa voce.

Nessuno avrebbe dovuto interromperla perché la sicurezza con cui si muoveva nella situazione aveva lasciato tutti senza parole. Tutti pensavano che fosse un medico per la fluidità dei suoi gesti!

Luca aiutò l’ambulanza, appena accorsa, a raggiungere velocemente il ferito ed osservò gli agenti congratularsi con Emma per aver dato ad Ariel i primi fondamentali soccorsi. Il ragazzo rimase imbambolato ancora un secondo e guardò Emma, completamente immersa nella situazione, salire sull’ambulanza e sfrecciare con lei alla volta dell’ospedale.

Luca era ora certo di aver assistito alla metamorfosi di Emma. Quella ragazzina sperduta, incosciente e ribelle aveva lasciato il posto a una vera eroina, a una donna con un grande dono medico che era stata in grado di soccorrere la sorella.

Luca si allontanò in silenzio e, con il sorriso stampato in volto, cercò alloggio in un albergo vicino con l’intento di riposarsi e ritornare a casa la sera stessa. Emma aveva capito tutto da sola, era cresciuta e non aveva più bisogno di lui.

“Missione compiuta Emma…ora sai chi sei” sussurrò Luca per poi allontanarsi in silenzio e, con il sorriso stampato in volto, cercare alloggio in un albergo vicino con l’intento di riposarsi e ritornare a casa la sera stessa.

Emma aveva capito tutto da sola, era cresciuta e non aveva più bisogno di lui.
  
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