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Autore: Lamy_    20/01/2019    0 recensioni
[Sequel di ‘Another World’]
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono la coppia più invidiata del quartiere francese. La loro relazione procede a gonfie vele da due anni, ma l’ibrido pensa che sia giunto il momento di compiere un grande passo. A minacciare la loro felicità, però, ci pensano i demoni del passato.
Il loro amore durerà sempre e per sempre?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO PRIMO: A OGNI RE LA PROPRIA REGINA.

“Il rosso è il colore della vita.
E’ il sangue. E’ la passione.
E’ il colore dell’amore.
E’ il cuore che pulsa e le labbra affamate.”
(Mary Hogan)
 
 
Due anni dopo.
Blake dormiva serenamente, avvolta nelle coperte, con la guancia affondata nel cuscino. Klaus le spostò dalla fronte una ciocca di capelli castani e sorrise, quella donna riusciva sempre a metterlo di buon umore. Udì passi concitati correre sino alla camera da letto, poi captò un respiro affannato dietro la porta. Pochi istanti dopo sbucarono gli occhi azzurri di Hope. Klaus le fece segno di stare in silenzio, dunque la prese in braccio e la portò in cucina.
“Buongiorno, principessa. Come mai ti sei svegliata così presto?”
“Ho fame e ho sete. Non riuscivo più a stare nel letto. Blake sta ancora dormendo? Uffa, dorme sempre!” si lamentò la bambina con uno sbuffo. Klaus la mise a terra e lei corse ad occupare un posto al tavolo. L’appartamento di Blake era piccolo ed accogliente, il giusto spazio per una bambina di cinque anni. La dimora dei Mikaelson era troppo grande e troppo poco calorosa, difatti Hope preferiva di gran lunga casa Harris.
“Lo sai che Blake è una dormigliona. E’ un difetto degli umani, principessa.” Le disse Klaus con un sorriso divertito, al che la piccola ridacchiò. Prendevano sempre in giro Blake per il suo essere umana, era divertente quando si arrabbiava e fingeva di ignorarli.
“Dovremmo prendere un gattino, papà. Tra poco è natale e credo sia un regalo adeguato.”
Klaus inarcò le sopracciglia a quella richiesta. Sospettava ci fosse Kol dietro a tutto, in fondo sapeva quanto lui detestasse i felini.
“Hope, natale è ancora lontano. E perché proprio un gatto? Potrei regalarti, non so, un intero palazzo! Oppure un parco giochi! Una intera città!”
“Blake direbbe che le tue manie sono esuberanti.” Replicò Hope guardandolo in tralice.
“Beh, Blake dorme e noi possiamo metterci d’accordo in segreto per il tuo regalo di natale. Che ne dici?”
Hope, che era cocciuta come sua madre, incrociò le braccia al petto e scosse la testa.
“Non faremo proprio nulla in segreto, papà. Blake dice che i segreti rovinano le persone. E noi non vogliamo rovinare nessuno, vero?”
Klaus si sentì pungolare nel vivo per essere stato rimproverato da una bambina come uno scolaretto. Però aveva ragione, i segreti non facevano bene a nessuno, soprattutto ai Mikaelson.
“Vero. Che bambina coscienziosa!” disse, arruffandole i capelli. Hope rise e arricciò il naso, abitudine che aveva preso da sua madre.
“Posso andare a svegliare Blake? Tu non sei molto bravo a preparare la colazione.”
“Sparisci prima che ti mangi di baci!”
Klaus finse di rincorrerla e le risate della bambina riecheggiarono in tutto l’appartamento, erano la giusta cura per il suo animo tormentato. Hope saltò addosso a Blake e iniziò a scuoterla.
“Blake! Blake, svegliati! Ho fame! Blake!”
Blake, anziché svegliarsi, si rigirò nel letto dandole le spalle. Klaus rise per l’espressione furibonda dipinta sul volto della figlia. La piccola tornò alla carica, si sedette sulla schiena di Blake e le urlò nell’orecchio.
“Svegliaaaa!”
Blake sobbalzò per lo spavento e quasi cadde dal letto. Stordita ancora dal sonno, si guardò intorno per riconoscere la sua stanza. Hope e Klaus si sganasciavano dalle risate per la sua faccia da pesce lesso.
“Ah, ma che simpaticoni! Lo sapete che noi esseri umani siamo sensibili? Poteva venirmi un infarto!”
Hope le si accoccolò al petto e l’abbracciò, e Blake cedette. La strinse a sua volta e le baciò la fronte.
“Buongiorno, Blake.”
“Buongiorno, streghetta.”
Klaus sorrise, vederle insieme era sempre motivo di gioia. Stare con Blake era una delle poche decisioni giuste che avesse mai preso nella sua vita immortale e immorale.
“Adesso andiamo a mangiare!” esclamò Hope, scese dal letto e corse in cucina. Blake si stiracchiò, indossò la vestaglia da camera e si legò i capelli alla rinfusa.
“Buongiorno, meraviglia.” Mormorò Klaus baciandole dolcemente la tempia. Blake sorrise, quel lato romantico di Klaus era una sorpresa ogni volta.
“Non funziona così, mio caro Mikaelson. La pagherai per questo brusco risveglio, costi quel che costi!”
Blake lo superò con fare altezzoso, scoppiando a ridere un attimo dopo, e si mise ai fornelli per la colazione. In dieci minuti riuscì ad assemblare tre pasticcini al gusto di vaniglia e frutti di bosco, a cui aggiunse due tazze di caffè e una di latte. Nonostante avesse conseguito la laurea in Lettere Classiche e avesse ricevuto diverse proposte di lavoro, alla fine aveva deciso di prendere in gestione la pasticceria di Molly e aveva assunto Josh come collaboratore. Lavorare con i dolci era stata la sua passione sin da adolescente e aveva colto l’occasione di trasformare un hobby nel suo lavoro.
“Questo pasticcino è squisito!” disse Hope, le mani e la bocca sporche di zucchero filato. Blake sorrise compiaciuta, ma la infastidì che Klaus avesse lasciato un pezzetto di dolce nel piatto.
“Che c’è, Mikaelson? Sei troppo schizzinoso per apprezzare la mia umile colazione?”
Klaus sollevò un angolo delle labbra, adorava quando Blake gli teneva testa. Erano pochi quelli che lo affrontavano senza finire morti ammazzati in modo cruento.
“Blake, i tuoi dolci sono sublimi e le mie papille gustative ti ringraziano per un tale piacere.”
Blake, che detestava quelle lusinghe su un dolce che lui non aveva neanche mangiato, prese il boccone e lo avvicinò alle labbra carnose del vampiro. Klaus sorrise malizioso, poi addentò il pezzo di dolce e leccò lo zucchero dalle dita della ragazza.
“Bravo, Mikaelson. Così mi piaci!”
“Questo e altro per accontentare la mia regina.” Disse lui baciandole il dorso della mano da vero gentiluomo.
“Adesso ho la pancia piena e sono pronta per le lezioni.” Commentò Hope, le mani sul pancino, l’aria soddisfatta. Non poteva frequentare la scuola come gli altri bambini, perciò prendeva lezioni private presso il palazzo dei Mikaelson. Blake, resasi conto dell’orario, si alzò e fece un cenno alla bambina.
“Ti accompagno io, streghetta.”
Mentre loro andavano a prepararsi, Klaus depose i piatti e le tazze nella lavastoviglie. Blake lo aveva addirittura tramutato in uomo di casa.
Un’ora dopo scesero in strada tutti insieme. Hope camminava tra Blake e Klaus e teneva loro le mani. Il sole splendeva sul Quartiere creando una patina magica nell’aria. Alcune streghe stavano appendendo striscioni, fiocchi colorati, e altre stavano organizzando la sfilata di carri. Quella sera il Quartiere francese ospitava una grande festa in ricordo delle streghe di New Orleans che dall’aldilà sostenevano le congregazioni e proteggevano la città.
“Stasera indosserò un bellissimo vestito, sai.” Disse Hope rivolgendosi a Blake.
“Oh, non vedo l’ora di ammirare il tuo favoloso vestito!”
“Anche tu meriti un bel vestito.” Aggiunse Klaus con gli occhi azzurri puntati su di lei.
“Nah, a me bastano un paio di jeans e una t-shirt. Questa sera è tutta per le meravigliose streghe della città, in particolare per la streghetta del mio cuore.” Replicò Blake cingendo le spalle esili di Hope con le braccia. La bambina si avvinghiò a lei e sorrise raggiante.
“E tu sei l’umana del mio cuore!”
Klaus e Blake si scambiarono un’occhiata divertita. Dopo pochi metri si imbatterono in Elijah, elegante come suo solito, in compagnia di Hayley. Hope corse ad abbracciare sua madre, e Klaus ebbe la possibilità di incastrare le dita a quelle di Blake.
“Andiamo, la maestra ci aspetta. Ci vediamo stasera.” Si congedò Hayley, prese sua figlia per mano e l’accompagnò verso il palazzo dei Mikaelson.
“Devo andare anche io, Josh mi starà di certo aspettando.” Disse Blake adocchiando il quadrante dell’orologio. Elijah fece un cenno con la testa e sorrise, ogni suo movimento era calcolato ed elegante.
“Buona giornata, Blake.”
“Salve, Elijah.”
Klaus le accarezzò le guance mentre lei gli avvolgeva le braccia intorno ai fianchi.
“Sta attenta, mi raccomando.” Le intimò l’Originale, dopodiché le diede un bacio a stampo.
“A dopo.”
Blake approfittò per approfondire il bacio, poi si scostò e si incamminò in direzione del quartiere.
 
 
Quando Blake arrivò in pasticceria, Josh già si stava prodigando per allestire il bancone.
“Ehi, reginetta!” la salutò il ragazzo, dopodiché le stampò un bacio sulla guancia. Blake roteò gli occhi mentre si allacciava in grembiule in vita.
“Smettila di chiamarmi così!”
“Ma come? Il re Klaus deve avere la sua regina!”
“Klaus non è un re, al massimo è una personalità influente della comunità. Non rimpolpare troppo il suo ego che è già troppo immenso.”
Josh rise, Blake era l’unica che poteva considerare un vampiro ultramillenario spietato come una semplice figura della comunità.
“Sai chi ho incontrato ieri sera al Rousseau? Prova ad immaginare!”
“Kol che si ubriacava e cantava al karaoke?”
Blake ridacchiò al solo pensiero di Kol che torturava il Quartiere francese con la sua voce stonata.
“Ti do un indizio: è uno stronzo fastidioso ma non è Klaus.” Disse Josh masticando un cioccolatino al rum. Blake capì immediatamente, l’unico che suscitava disgusto in città era il nuovo arrivato.
“Alexander.”
Alexander Price era un vampiro inglese che apparteneva alla linea di sangue di Rebekah, era stato trasformato negli anni ’800. Da quando aveva messo piede a New Orleans, dedicava il suo tempo a stuzzicare i Mikaelson, soprattutto Klaus. Si presentava in pasticceria, faceva ordini bizzarri, importunava Blake con un banale flirt e toccava a Josh cacciarlo via.
“Ti ha detto qualcosa?”
“Mi ha avvisato che oggi sarebbe passato da qui per ordinare una torta a tre piani. Non lo so, la questione mi puzza. Quel tizio inizia ad essere davvero inquietante.”
Blake sospirò, Alexander negli ultimi tempi era decisamente più seccante del solito e si domandò quanto ci avrebbero messo gli altri esseri sovrannaturali del Quartiere a reagire al suo brutto carattere.
“Quando verrà, lo serviremo come un normale cliente. Risponderemo con le maniere forti solo se si comporterà in modo ambiguo. Preferisco tenere Klaus e il resto dei Mikaelson fuori da certe faccende, lo sai che adotterebbero misure estreme con Alexander.”
“Quel parassita se le merita le misure estreme dei tuoi Mikaelson!”
“Tralasciando parassiti e torture, com’è andata ieri sera?”
Josh sbuffò, parlare della sua vita sentimentale non era più divertente come prima, non da quando Aiden era morto. Seguì Blake in cucina e insieme cominciarono a riempire di crema al cioccolato una manciata di pasticcini.
“Beh, che dire, Cameron è carino. Inoltre, ha pagato la cena, perciò segna un punto a suo favore.”
Blake colse l’espressione annoiata del suo migliore amico, lo vide farcire i pasticcini distrattamente.
“Sento che sta per arrivare un ‘ma’, dico bene?”
“Ma non credo che sia il ragazzo giusto per me. E’ bello, gentile, spiritoso, però non fa per me.”
“Josh, la verità è che hai solo paura.” Lo rimbeccò la ragazza, che nel frattempo stava impiattando una serie di spiedini al mango e alle mele. Josh addentò un pezzetto di mela e sollevò le sopracciglia.
“Tu non hai nessun diritto di parlare, amica mia. Hai una relazione da invidiare col tuo Originale tenebroso, sembrate i protagonisti di una favola!”
“Solo che il principe è un vampiro millenario e la principessa prepara dolci tutto in giorno, davvero una favola!”
Scoppiarono a ridere entrambi per l’assurdità di quel discorso.
Le due ore successive trascorsero frenetiche tra preparazioni, ordinazioni, pulizie e chiacchiere di gossip. Erano circa le undici e mezzo quando il postino entrò nella pasticceria facendo suonare il sonaglio a forma mezza luna appeso alla porta.
“Buongiorno, signorina Harris.”
“Buongiorno a lei. Vuole un dolcetto?”
Blake gli allungò un vassoio di gustosi saccottini ripieni di caffè e biscotti sbriciolati. Il postino accettò volentieri e ne mangiò cinque, erano i suoi preferiti.
“Le sue mani sono magiche, signorina. I suoi dolci sono assai sfiziosi!”
“La ringrazio. Allora, oggi cosa mi porta? Bollette? Multe?”
“No, qualcosa di più impegnativo. Mentre vado a recuperare il suo pacco, lei firmi in basso a destra.”
Il postino le lasciò un plico di fogli in mano e lei firmò velocemente, curiosa di sapere cosa fosse arrivato. Josh, non appena vide il postino depositare un pacco basso e rettangolare sul bancone, strabuzzò gli occhi. Blake gli restituì il foglio firmato e gli cacciò in mano un piccolo pacco rosso.
“Ecco a lei una confezione di saccottini, offre la casa.”
“Grazie mille, signorina Harris. Buona giornata!”
Rimasti da soli, Blake scoperchiò la scatola e rimase meravigliata dal contenuto. Al suo interno si conservava un abito blu cobalto lungo sino al ginocchio, con lo scollo a barca e una serie di fiori argentati stampati qua e là. Sul fondo giaceva un biglietto: Abbiamo pensato di farti questo piccolo regalo nella speranza che lo indosserai per noi questa sera. Da Klaus & Hope.
“Quei due ci sanno proprio fare con i regali.” Costatò Josh ispezionando le fattezze del vestito. Blake era sbalordita, nonostante sorprese di quel genere fossero all’ordine del giorno in casa Mikaelson. Sebbene stessero insieme da due anni, era ancora strana la sensazione che le procuravano tutte le attenzioni di Klaus. Stava per chiamarlo quando lo vide sulla soglia della porta con le braccia incrociate e il suo solito sorriso soddisfatto. Blake senza pensarci gli gettò le braccia al collo.
“Grazie, grazie, grazie! Il vestito è meraviglioso! Tu e Hope siete meravigliosi!”
“Sono lieto che la nostra sorpresa ti sia piaciuta. Abbiamo impiegato una giornata intera per scegliere l’abito, e ovviamente l’ultima parola è stata di Hope.”
Blake lo baciò con trasporto e Klaus sorrise sulle sue labbra.
“Vieni con me, voglio farti assaggiare la mia nuova creazione.”
Josh si stava rimpinzando di cioccolatini al rum quando Blake strattonò Klaus nel laboratorio al piano di sopra, dove elaborava le sue stravaganti ma ottime ricette.
“Ciao, Joshua.”
“Klaus.”
Klaus fu investito dall’intenso odore di cannella quando si chiuse la porta alle spalle. Il tavolo collocato al centro della stanza era per metà inondato da ingredienti, acqua e farina.
“Assaggia e dammi un parere obiettivo. Sii spietato.”
Blake gli passò una forchetta su cui stava in bilico un tozzo di torta e, quando Klaus lo mangiò, nella sua bocca esplose un ricco sapore di arancia, meringa e mousse al limone.
“Questa torta è squisita!” si complimentò il vampiro, affondando ancora la forchetta nella torta. Blake batté le mani in preda alla contentezza, aveva lavorato a lungo su quella preparazione. Klaus nel frattempo aveva spazzolato il piatto.
“Meno male che sei un vampiro e non puoi soffrire di diabete.”
“E’ una delle mie innumerevoli doti, mia cara.”
“Ah, sì?” rise Blake, poi gli mise le mani sulle spalle e lo baciò. Klaus la sollevò da terra e la fece sedere sul tavolo mentre si sentiva avvolgere i fianchi dalle gambe della ragazza. Si stavano baciando con passione, travolti da baci e carezze. Blake trasalì quando le dita dell’Originale le sfiorarono l’addome, decise come sempre. In risposta gli tolse la maglia per bearsi dei suoi muscoli tonici, tesi sotto le sue mani. Klaus le torturò dolcemente di baci col collo, le scapole, e poi di nuovo le labbra. Stava per sfilarle il grembiule quando udì la voce di Josh borbottare un ‘vattene’.
“Che succede, Niklaus?”
“Alexander è qui.”
Blake di colpo si staccò e scese dal tavolo, concedendosi il tempo per sistemarsi i vestiti e i capelli.
“E’ qui per una ordinazione. Adesso scendo e me la sbrigo il più presto possibile.”
Klaus la baciò ancora prima di lasciarla andare.
Lo sguardo di Alexander scattò su Blake all’istante e un ghigno si fece spazio sul suo viso.
“Blake, sei bellissima come ogni giorno.”
“Che cosa ti serve, Alexander?”
“Stavo giusto dicendo al tuo tonto collaboratore che vorrei la tua famosa torta ‘’terra nera’’. E’ possibile averla per questa sera?”
Blake e Josh si lanciarono uno sguardo loquace, dovevano scaricare quel tipo il prima possibile.
“Non è possibile, mi dispiace. Prendiamo le ordinazioni soltanto fino alle due di pomeriggio. Stasera siamo tutti impegnati per la festa.”
“Festa a cui tu parteciperai sotto la stretta sorveglianza del sommo Klaus Mikaelson.” La prese in giro Alexander.
“Ti serve altro?” chiese Blake, ignorando la sua frecciatina. Gli occhi verdi di Alexander, anziché guardare lei, si piantarono su Klaus che scendeva infilandosi la maglia.
“Alexander Price, quale sciagura ti porta qui? E non credo si tratti di una torta.”
Blake avvertì la sua rabbia anche senza poteri soprannaturali, non era difficile capire che fosse geloso e infastidito per i continui flirt del nuovo vampiro.
“Ovviamente sono qui per Blake. Non è un segreto la mia attrazione nei suoi confronti.”
“Ma sei serio?!” disse Josh, allibito dalla leggerezza di quella confessione. La mascella di Klaus si irrigidì, nessuno lo affrontava con tale spavalderia senza essere punito.
“Hai la lingua tagliente, un po’ troppo per i miei gusti. Blake è fuori dalla tua portata. E ora, se non vuoi che ti ammazzi e sporchi di sangue tutto il pavimento, è meglio che tu vada.”
Alexander rise, con audacia si batteva contro il re della città.
“Io mi prendo la tua Blake come e quando voglio, intesi?”
In un baleno Klaus gli serrò le dita intorno al collo e lo scagliò contro la parete, facendo cadere qualche calcinaccio. Blake fece segno a Josh di non intervenire, non era un bene immischiarsi con un Originale infuriato.
“Se parli ancora una volta così della mia Blake, io ti sventro e poi ti faccio ingoiare le tue stesse budella. Intesi, Alexander?”
Alexander, terrorizzato, si limitò ad annuire. Quando abbandonò la pasticceria, la parete era striata dal rosso del suo sangue.
“Adesso ridipingi tu quella parete!” disse Blake puntando l’indice contro Klaus. Il vampiro ridacchiò e alzò le mani in segno di resa, ovviamente avrebbe soggiogato qualcuno per svolgere quel compito ingrato.
 
Klaus si muoveva furtivo in casa alla ricerca di qualcosa di indispensabile per la serata. Blake canticchiava sotto la doccia, e sperava che non si accorgesse della sua presenza. Sarebbe stato tremendo mentirle spudoratamente per salvarsi. La cattiva sorte, però, volle che in quel momento la ragazza rientrasse in soggiorno e lui non ebbe tempo a sufficienza per uscire.
“Niklaus?”
Gli scappò un sorriso quando vide la ragazza avanzare verso di lui con addosso solo l’accappatoio abbastanza aperto sul davanti perché si intravedessero le giuste porzioni di pelle.
“Sei bella come al solito, Blake.”
“Non fare l’adulatore con me. Che stavi facendo? E perché non ti stai preparando per la festa?”
Blake lo guardava con occhi inquisitori mentre incrociava le braccia al petto, era sospettosa e questo non andava bene per i piani che lui aveva organizzato.
“Stavo cercando un dono da consegnare a Hope per questa sera. Le congregazioni non saranno particolarmente gentili con lei dato che è una Mikaelson, ma è solo una bambina e non vorrei che venisse delusa dalla mancanza di attenzioni.”
La tensione di Blake si sciolse in un sorriso. Si avvicinò a lui e gli strinse le mani teneramente.
“Oh, sei un padre davvero premuroso. Hai trovato il dono giusto?”
“Purtroppo no. Penso che andrò a cercare qualcosa nella soffitta del palazzo, di certo ci sarà qualche gingillo di mia madre.”
“Hope ne sarà felicissima. Pensi che debba portarle anche io qualcosa?”
Klaus non rispose, si limitò ad annuire mentre scendeva con le labbra a baciare il collo di Blake. Il suo odore di lavanda era inebriante e lui lo respirò a pieni polmoni.
“Niklaus, smettila …” tentò di opporsi lei, sebbene si stesse già lasciando andare a quelle attenzioni. Sussultò quando il vampiro le depositò un bacio nel solco tra i seni.
“Adesso dovrei decisamente andare oppure faremo tardi.” Disse Klaus allontanandosi, e Blake mise il broncio per quel suo gesto. Rinsaldò la presa sul bavero della sua giacca nera e gli baciò lentamente le labbra.
“Devi andare proprio adesso? Potresti restare qui e aiutarmi con la zip del vestito.”
“Devo andare a fare il padre premuroso. Ci vediamo tra poco in strada.”
“In strada? Non ci andiamo insieme?!”
Blake non ottenne una risposta, Klaus si era volatilizzato nell’imbrunire della città. Un brutto presentimento si agitava in lei perché il comportamento dell’Originale era insolito, forse aveva un affare per le mani e questo significava che le cose stavano prendendo una brutta piega.
 
Quando Blake raggiunse il fulcro del Quartiere, laddove si concentravano le congregazioni di streghe, sbirciò in giro per capire se Klaus fosse nei paraggi. Improvvisamente il vestito e i tacchi le davano la nausea, avrebbe voluto liberarsene per mettersi comoda e girare in città in cerca del vampiro. Temeva che Klaus fosse andato a uccidere qualcuno. In fondo, nonostante stessero insieme, lui rimaneva l’essere sovrannaturale più potente e spietato del mondo, attratto dalla vendetta e dal sangue.
“Blake Harris, un bel vestito per un’anima logora.” Esordì una voce alle sue spalle, una che avrebbe riconosciuto fra mille. Vincent stava distribuendo margherite a tutte le streghe per la commemorazione degli antenati.
“La tua anima è logora quanto la mia, Vincent.”
Lo sciamano non perdeva occasione per ribadire il suo disprezzo nei confronti dei Mikaelson e di tutti quelli che facevano parte della loro cerchia, eccezione fatta per Marcel e Josh. Anche Blake rientrava nella lista di persone con la coscienza sporca perché frequentava gli Originali.
“La mia anima sarà anche lercia, ma mai quanto il tuo cuore che appartiene ad un mostro.”
“Sarebbe bello se tu provassi ad essere mio amico, capiresti che il tuo giudizio su di me è errato. Quello che provo per Niklaus non è un parametro per valutarmi. Il tuo problema è che non riesci ad andare oltre quello che i tuoi occhi vedono.”
“I miei occhi vedono in maniera chiara l’oscurità che avvolge te e quella famiglia. Ti sei maledetta da sola, senza l’aiuto della magia.”
Una strega passò accanto a loro e accolse con un sorriso il fiore che Vincent le porse. Da lontano Blake scorse lo sguardo severo di Elijah, si poteva considerare il suo guardiano su ordine di Klaus.
“Mi odi per via di Cami. Credi che la sua morte mi abbia giovato, vero?”
“Certo che ne hai giovato. Se lei non fosse morta, Klaus non si sarebbe mai accorto di te. Sei solo un ripiego, Blake. Lui ti ama solo perché Cami non c’è più, ed è questa la tua condanna. E ora, con permesso, devo celebrare con la mia gente.”
Vincent la superò e Blake rimase interdetta dalle sue parole. Quella sembrava tanto una profezia: amare ma non essere amata. Klaus aveva avuto innumerevoli donne nella sua lunghissima vita, aveva fatto esperienze di ogni tipo, aveva vissuto l’amore in tutte le sue forme, e forse lei era davvero solo una minuscola parte del suo mondo.
“Blake!” la chiamò Rebekah muovendo la mano per farsi notare. Blake ricambiò con un falso sorriso, le parole di Vincent ancora vorticavano nella sua mente. La vampira indossava un tailleur-pantalone verde acqua e i capelli biondi erano acconciati in uno chignon perfetto.
“Ciao, Rebekah. Sei bellissima!”
“Ovviamente! Allora, dov’è il mio fratellino? Sta dissanguando qualcuno?”
“Eh?!”
Rebekah si rese conto della gaffe per l’espressione preoccupata sul viso della ragazza.
“No, no, non pensare male. Stavo solo scherzando!”
“Sta succedendo qualcosa che dovrei sapere?”
In quell’istante i suoi capelli svolazzarono all’arrivo di Elijah, vestito di tutto punto e col fazzoletto nel taschino. Dopo di lui giunsero anche Freya e Kol. Sembrava che volessero braccarla.
“Sei un vero schianto, Blake Harris!” si complimentò Kol, un bicchiere di bourbon in mano, il suo tipico sorriso canzonatorio.
“Grazie. Sapete dov’è Niklaus? Sono in pensiero per lui.”
“Klaus sta bene. – intervenne Freya, sofisticata nel suo abitino nero – E’ solo un po’ in ritardo. Non ti preoccupare.”
I Mikaelson stavano tutti sorridendo in maniera forzata, erano inquietanti. Blake si era ormai convinta che qualcosa di molto brutto stava capitando a sua insaputa.
“Immagino che non mi direte la verità. Che bella cosa la solidarietà famigliare!”
“Sì, è davvero bella!” replicò Rebekah, ignorando del tutto il sarcasmo di Blake.
“Io me ne torno a casa, sono stanca. Dite a Niklaus che regalarmi questo vestito non è servito a niente.”
Mentre imboccava la strada di casa, un muro invisibile le sbarrò il passaggio. Hope, senza bracciale al polso, era libera di compiere magie.
“Blake, dove stai andando? Credevo che avremmo festeggiato insieme.”
Blake si abbassò alla sua altezza e l’abbracciò, l’unica fonte di luce in tutto il buio dei Mikaelson.
“Lo so, streghetta, ma non sono in vena. Potremmo festeggiare un altro giorno, che te ne pare?”
“Resta, per favore. Punirò papà per averti resa triste!” obiettò la bambina, due lacrimoni agli angoli degli occhi azzurri si preparavano a scendere. Il cuore di Blake si strinse, quella bambina non c’entrava con le questioni amorose e non era giusto abbandonarla.
“Va bene, resto.”
Hayley le sorrise con riconoscenza. Entrambe condividevano un grande affetto per la piccola. Alla fine Blake fu persuasa a sedersi con loro al Rousseau tra brindisi e risate. Sebbene gli altri si divertissero, lei non smetteva di essere infastidita per colpa di Klaus. La sua rabbia scemò quando nel bar entrò Alexander in compagnia di un suo amico. Voleva dire che Klaus non era andato a uccidere lui. Ma se non era con Alexander, con chi era? E se non si trattava di sangue e vendette, che cosa stava facendo?
“Blake, smettila di assillarti.” Le disse Hayley, che era consapevole della preoccupazione che causavano i Mikaelson.
“Hai ragione, però non capisco perché lui non sia qui. Mi ha regalato questo stupido vestito, mi ha promesso che saremmo stati insieme, mi ha detto che cercava un dono per Hope, ma in realtà erano tutte bugie. Secondo te mi sta tradendo?”
Gli occhi chiari di Hayley si spalancarono, si augurava di aver capito male, eppure il suo udito coglieva i battiti accelerati della ragazza.
“Ma come ti salta in mente?”
“O mi tradisce o sta combinando qualche guaio, non ci sono altre opzioni per spiegare la sua scomparsa.”
“Oppure è appena arrivato in ritardo.” Si intromise Elijah riservando uno sguardo all’ingresso. Blake, non appena vide Klaus intercedere col suo solito passo sicuro verso di loro, gli andò incontro senza perdere tempo.
“Tesoro, sei un incanto!” le disse afferrandole i fianchi in una presa ferrea, in modo che tutti i presenti potessero vederli. Alexander inevitabilmente sbuffò.
“Dov’eri finito? Ero terribilmente preoccupata.”
“Che ti tradissi o che stessi ammazzando qualcuno?
Klaus rise, trovava confortante l’apprensione della ragazza nei suoi confronti.
“Non scherzare, per favore.”
“Ero semplicemente impegnato, Blake.”
“Impegnato a fare cosa?”
La risata di Klaus era uno schiaffo morale per Blake. Non sopportava essere derisa quando era lui quello ad aver sbagliato.
“A svolgere il mio impegno.”
“Io me ne torno a casa, ne ho abbastanza.”
Si scostò in malo modo da lui e lasciò il locale in preda alla rabbia. Se lui voleva giocare, lei lo lasciava vincere senza combattere. Avere a che fare con Klaus non era facile ma lei non si sarebbe mai lasciata trattare come una sciocca. Prima che si allontanasse dal centro della festa, Klaus la bloccò.
“Blake, tesoro, calmati.”
“Io ci provo a stare calma, poi tu fai una stronzata e io ci rimetto la mia sanità mentale, quel poco che mi è rimasta da quando sto con te!”
“Ti ho mentito e fai bene ad essere irata con me.” confessò lui, subendo lo sguardo afflitto della ragazza. Quando parlò, la sua voce era ridotta ad un filo.
“Eri con una donna?”
Di colpo tutti i partecipanti si voltarono e puntarono gli occhi su di loro, inclusi i Mikaelson. L’intero Quartiere francese li stava osservando. Blake voleva urlare dalla rabbia per l’umiliazione di essere additata da tutti come la stupida umana tradita da Klaus Mikaelson.
“Non ero con una donna ma è con una donna che voglio stare.”
“E che diamine significa?”
Klaus di colpo si inginocchiò, sorridente come non mai, e le prese entrambi le mani per baciarne il dorso. Dalla tasca interna della giacca estrasse uno scatolino di velluto nero. Blake sentiva il sangue scorrere veloce e il cuore rimbombare nelle orecchie. Stava per accadere, lo sapeva, ma non era pronta. Quando Klaus aprì lo scatolino, al suo interno luccicava un rubino incastonato tra due diamanti sopra un filo di oro giallo.
“Blake Harris, mi faresti il grande onore di diventare mia moglie?”
La folla intorno a loro esclamò, chi sorrideva, chi ridacchiava, chi scattava foto. Blake non si aspettava che proprio lui, il temibile Klaus Mikaelson, si inginocchiasse davanti alla città per chiedere la sua mano. Quello fu l’esatto momento in cui seppe di amarlo profondamente e che non avrebbe potuto fare a meno di lui mai più.
“Sì, sì! Certo che voglio diventare tua moglie!”
“Ero in ritardo per recuperare l’anello. Apparteneva alla regina Vittoria, l’ho avuto nel lontano Ottocento quando ero ospite presso la sua corte. Stasera sono tornato a casa tua per trovare la chiave che apriva il nascondiglio dove avevo riposto l’anello.”
“Tu sei un folle, Niklaus Mikaelson. E io ti amo per questo.”
Klaus le fece scivolare l’anello all’anulare e Blake gli allacciò le braccia al collo per baciarlo. Il Quartiere esplose in una miriade di applausi, fischi e schiamazzi. Kol stappò addirittura una bottiglia di champagne e offrì un giro da bere a tutti. Intanto loro due continuavano a baciarsi e a sorridersi, innamorati e felici.
“Sei tutto ciò che desidero, Blake. Sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.” Ripeté lei contro le sue labbra, poi lo baciò ancora. Si interruppero quando Hope si scagliò su di loro per abbracciarli. Klaus la prese in braccio e le scoccò un bacio sonoro sulla guancia. Blake accarezzò la guancia di Hope mentre lui le cingeva la vita con il braccio.
“Sei contenta, streghetta?”
“Sono contentissima! Diventerai la mia seconda mamma!”
Blake e Klaus ridacchiarono, benché la piccola avesse ragione appieno.
 
Blake continuava a fissare l’anello ininterrottamente. Non ci poteva credere che Klaus le avesse chiesto di sposarla. Era stata la proposta più bella che potesse ricevere, in mezzo al quartiere francese, tutti a guardarli, e loro due persi nel momento.
“Blake, sono tornato.”
Klaus, dopo aver chiesto a Rebekah di riaccompagnarla a casa, si era fermato al palazzo per mettere a letto Hope e adesso rincasava. Blake era sdraiata sul letto e stava lavorando ad una nuova ricetta che appuntava sul suo taccuino.
“La streghetta si è addormentata subito?”
“Sì, era sfinita. Che stai facendo?” le domandò il vampiro mentre si toglieva le scarpe e la camicia, lasciandosi le gambe fasciate dai pantaloni neri.
“Stavo inventando una nuova ricetta.”
Blake si spostò per permettere a Klaus di posizionarsi accanto a lei, solo il lume riluceva nella stanza semi buia. Dalla strada provenivano i rumori della festa che sarebbe andata avanti per tutta la notte.
“Vorresti creare una torta per il nostro matrimonio?”
Il sorriso di Blake si allargò a dismisura per la menzione del loro matrimonio, perciò mise da parte il taccuino per concentrarsi su di lui.
“E’ surreale che tu mi abbia chiesto di diventare tua moglie!”
“Perché sei tanto sorpresa? Di norma le persone che si amano si sposano.” Disse lui, poi sfiorò con il pollice l’anello che ornava riccamente l’anulare della ragazza.
“Lo so, ma non mi aspettavo che saremmo arrivati a questo.”
Klaus rise dell’ingenuità di Blake, sottovalutarsi era un suo difetto costante.
“Credevi che ci saremmo lasciati prima? Avanti, Blake, non essere sciocca. Lo sai che ti amo immensamente e che per te farei di tutto, specialmente sposarti.”
“Adesso lo so con certezza.”
Blake si chinò a baciarlo dolcemente, un innocuo e leggero tocco di labbra. Con l’indice iniziò a tratteggiare il tatuaggio della piuma che marchiava la sua spalla sinistra, e l’Originale chiuse gli occhi per bearsi di quelle carezze.
“Sei sicura che vuoi sposarmi, Blake? Non sarà facile essere mia moglie.”
“Ne sono consapevole, ma non sarebbe un grande amore se fosse facile. Tutte le cose migliori nella vita sono difficili ed è questo che ci lega ad esse.”
“Oh, come sei saggia! Più saggia di Elijah, il che ti rende una sua avversaria in materia di consigli.” Scherzò Klaus, facendola ridere.
“Nessuno può competere con tuo fratello, è troppo raffinato per noi gente comune.”
“Tu non sei comune, amore mio. Tu superi di gran lunga i mortali, sei eccezionale.” Le disse, gli occhi azzurri piantati su di lei, la mano a stringere la sua. Blake rimaneva senza parole a volte, quando quelle di Klaus erano in grado di stupirla e di annientare qualsivoglia risposta. Poi, come un impulso irrefrenabile, una richiesta balzò fuori dalle sue labbra.
“Mordimi, Niklaus.”
Quello fu il punto di non ritorno. Mordere qualcuno, senza l’esigenza di nutrirsi, per i vampiri era un contatto intimo che andava addirittura oltre il sesso. Il morso coinvolgeva corpo e anima tramite il sangue, creava legami indissolubili. Nello sguardo di Klaus baluginò la sua essenza di vampiro.
“Da quanto tempo meditavi su questa richiesta?”
 “Ci penso da un po’, però non sono mai riuscita a parlartene. Una volta mi hai detto che il morso può provocare piacere e che connette il donatore e il ricevente più di quanto facciano i sentimenti, perciò ho pensato che il nostro fidanzamento fosse l’occasione adatta per stabilire un nuovo vincolo tra di noi. Sei un vampiro, Niklaus, e io sono umana, quindi il sangue è una linea sottile che ci lega.”
Klaus non avvertì paura o indecisione in lei, anzi ne dedusse una forte determinazione.
“Sono un predatore, tesoro, e non mi stanco mai di cercare una preda. Se ti mordessi questa volta, poi avrei bisogno di continuare a farlo per soddisfare i miei bisogni.”
Blake deglutì, non era quella la replica che aveva immaginato.
“Io, ehm, io credevo che potessi mordermi senza sentire il bisogno della fame.”
Un ghigno divertito affiorò sulle labbra del vampiro, uno di quelli che facevano tremare le ginocchia per la portata di ciò che preannunciava.
“Io non mi riferivo ai bisogni della fame, mi riferivo ai bisogni sessuali.”
Tutto il controllo di Blake fu spazzato via in un baleno. Adesso non restava che un terribile imbarazzo.
“Ah. Ehm, beh, ecco …”
Klaus le sollevò il mento per guardarla negli occhi e sorrise per le guance tinte di un lieve rossore.
“Non hai capito. Se ti mordessi adesso, sono sicuro che il tuo sangue mi creerebbe indipendenza e ogni tanto avrei bisogno di morderti ancora per appagare quella dipendenza. Non hai idea di quello che provochi in me, Blake.”
“Scusami. Sono stata una stupida. Non avrei mai dovuto chiedertelo.”
“Posso farlo, tesoro. Posso morderti. Posso darti piacere con un piccolo morso. Anzi, voglio.”
Gli occhi scuri di Blake saettarono su di lui, grandi e sgomenti come quelli di un cerbiatto alla luce dei fari di un auto.
“Davvero?”
“Davvero. L’importante è tenerlo segreto, evitare che qualcuno che se ne accorga. Non voglio che si pensi che io ti morda per nutrirmi.”
“Sì, va bene. Voglio farlo.”
Klaus si limitò ad elargire un sorriso malizioso, poterla mordere era un pensiero che si dibatteva in lui da molto tempo. Blake l’aveva fatto suo con l’unione sentimentale e quella carnale, ma adesso voleva farlo suo anche col sangue, si sarebbero vincolati in maniera totalizzante. La fece distendere sotto di sé e iniziò a lasciarle soffici baci sul collo per prepararla a quanto sarebbe successo. Blake ripensò che proprio con lui aveva fatto l’amore per la prima volta, e sapere di ricevere da lui il primo morso era come rivivere quella notte di due anni fa. Klaus individuò il punto esatto del suo collo da destinare al morso, e si prese qualche secondo per alzare gli occhi su di lei. Sebbene tremasse un poco, la sua sicurezza non scemava.
“Sei pronta?”
“Sì.”
Quando i canini di Klaus affondarono nella carne, Blake spalancò gli occhi e trattenne il respiro. Il sangue fluiva rapidamente, schizzava verso l’alto, diretto alla bocca del vampiro. La sensazione di dolore durò mezzo secondo, dopodiché provò un travolgente piacere che la faceva ansimare. Klaus, dal canto suo, gemette quando assaggiò il sangue, caldo e dal sapore succulento. Blake gli conficcò le unghie nella schiena, graffiandogli la pelle ad ogni sorso di sangue. L’Originale, non appena si fu saziato il giusto, si staccò. Aveva la bocca sporca e alcune gocce rosse caddero lungo il suo petto. Si leccò le labbra per eliminare ogni residuo e raccolse con il dito quelle arrivate sino all’addome. C’era una nota di estrema sensualità in tutto ciò, sangue e amore si mescolavano, forti e rossi come la passione. Blake annaspava per regolare il respiro concitato, era sopraffatta.
“Stai bene?”le chiese Klaus, carezzandole la guancia. Blake annuì con un sorriso. Era stanca ma soddisfatta.
“Sto più che bene. E’ stato sconvolgente.”
A Klaus sfuggì una risatina, era sempre positivo vederla contenta.
“Mi auguro che il morso non sostituisca il fare l’amore.”
Blake si tirò su e strisciò fino a lui per sedersi a cavalcioni. Il vampiro si avvolse le sue gambe intorno ai fianchi e le stampò un bacio sulle labbra. Il collo esibiva due piccoli fori che entro un paio di giorni sarebbero spariti, non aveva affondato i canini troppo in profondità per non lasciare segni di una certa entità.
“Non ti devi preoccupare, Niklaus. Io voglio tutto di te. Voglio il tuo essere vampiro, lupo, e umano. Voglio essere baciata da te. Voglio essere morsa da te. Voglio fare l’amore con te.” gli sussurrò Blake facendogli venire i brividi.
“Come sei esigente, tesoro.”
“Beh, immagino che una regina debba esserlo.”
Klaus non esitò e la intrappolò in un bacio appassionato.
“Il tuo re farà di tutto per accontentarti.”
Blake sfoderò un sorriso provocante, uno di quelli che faceva perdere la testa all’Originale.
“Ne sono certa.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Dopo parecchio tempo ha scritto la seconda parte e mi scuso per il ritardo.
La storia non segue l’ordine cronologico e degli eventi riportati nella serie tv.
Ho voluto dare una seconda opportunità al personaggio di Klaus perché la Plec, come al solito, lo ha distrutto. La storia si compone di 4 capitoli che pubblicherò nei prossimi giorni.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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