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Autore: Najara    20/01/2019    9 recensioni
"Un passo, un respiro, un altro passo, respirare di nuovo.
Spalle e schiena rigida, testa ben dritta, non mostrare i propri sentimenti, non mostrare la paura.
Inchino. Elegante, profondo, ma non troppo.
Parole vengono pronunciate. Promesse solenni scambiate.
Sedersi, ascoltare le parole vuote di tutti, sorridere, annuire.
E finalmente finisce."
Una storia SuperCorp!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lontana

 

L’aria portava l’odore dell’autunno, il vento freddo soffiava dalle sue montagne e lì, di sicuro, le prime nevicate stavano già imbiancando il paesaggio.

Lena, la finestra spalancata, osservava le colline e le lontane foreste non bianche, ma colorate di ogni possibile sfumatura di giallo, arancione, rosso e punteggiato dalle chiome dei sempreverdi. Non era uno spettacolo spiacevole, così come non era spiacevole la vita al castello del re. I pasti si alternavano, così come gli ospiti, la regina era sempre un’ottima compagnia e così Lady Danvers che ormai, almeno nella sua mente, chiamava Alex.

La maggior parte del suo tempo lo passava nella biblioteca o nelle ampie stanze che le erano state assegnate sola o con la sua dama di camera, Jess. Non le dispiaceva la solitudine, anzi amava leggere e studiare nel silenzio interrotto solo dagli scoppiettii del vivace fuoco che, dopo i primi giorni, sembrava essere sempre acceso nella biblioteca, malgrado lei fosse la sola a passarci del tempo. E non le dispiaceva neppure rimanere nelle sue stanze. Una settimana dopo il suo arrivo e la cerimonia di Promessa tra lei e Kara, erano giunti i carri con i suoi attrezzi e, in poco tempo, era riuscita a creare un piccolissimo laboratorio lontano da quello che aveva a Castel Luthor, ma pur sempre funzionante.

Eppure i giorni passavano e il matrimonio si avvicinava. Quel pensiero era qualcosa di costante che la spingeva a guardare per interi lunghi minuti nel vuoto, persa dove, neanche lei lo sapeva.

Kara.

Era un pensiero fisso, una figura costante nella sua vita eppure così… distante. La sua futura sposa la evitava e passava con lei solo in tempo minimo imposto dell’educazione. Non che lei provasse in alcun modo a prolungare i momenti assieme o anche solo a crearne, non voleva che restassero sole, infantile, prima o poi sarebbe successo, ma non le importava per una volta indulgere in qualcosa di sciocco.

Si riscosse dai pensieri nel sentire un nitrito che spezzava il silenzio del mattino.

Eccola, come ogni giorno. Lena seguì i suoi movimenti, la osservò ridere con Alex, con cui cavalcava la maggior parte delle volte, e poi salire a cavallo dell’imponente stallone nero che, ormai lo sapeva, portava il nome di Streaky.

“Milady, il vostro bagno è pronto.”

“Arrivo, grazie, Jess.” Attese di vederle oltrepassare le mura e le guardie e poi sparire dietro alla collina e verso la foresta.

 

“Lady Luthor, buongiorno.” La salutò la regina. Kal, il re, non c’era. Ma Kara si alzò subito, scostandole la sedia. L’unico gesto che si concedevano l’un l’altra a seconda di chi fosse la prima a raggiungere il tavolo.

“Buongiorno.” Rispose lei, sedendosi.

“Mi preoccupo per la vostra salute, non è normale che siate così pallida.” Sbottò la regina ad un certo punto, interrompendo la conversazione che stavano sostenendo Alex e Kara.

“Non vi preoccupate, sto benissimo.” Rispose lei, ma fu sorpresa nel sentire su di sé lo sguardo della giovane che avrebbe sposato. Era come se la guardasse per la prima volta.

“Dovreste passeggiare nei nostri giardini, se cavalcare non vi piace.”

“Non vi piace cavalcare?” Chiese Kara, ed era la prima volta che il suo tono non era composto e ufficiale.

Lena la guardò e il loro sguardo si incrociò.

“No.” Ammise e vide gli occhi della ragazza riempirsi di incredulità.

“Il giardino andrà benissimo. I giardinieri ci lavorano per mesi interi e io ho altro da fare che passeggiarci attraverso, ma voi fareste loro un grande onore se apprezzaste i loro sforzi.” Non era più un suggerimento, questa volta appariva come un ordine e non si discuteva o ci si sottraeva ad un ordine della regina Lois.

“Molto bene.” Acconsentì. “Sarà un piacere.”

“Ottimo. Kara ti farà da guida.” Dichiarò la donna e prima che lei o la ragazza potessero sottrarsi, la regina si alzò e se ne andò. Era una regina giovane, ma di certo non mancava di autorità. Molti dicevano che lei era la forza segreta di re Kal, colei che gli aveva permesso di prendere un regno a pezzi e dargli una solidità e una floridezza che mai prima aveva avuto, e Lena non ne dubitava.

Quando la colazione finì tornò nella sua stanza si svestì indossando pantaloni e una camicia bianca, poi si mordicchiò il labbro studiando il meccanismo davanti a lei. Vi era qualcosa che non andava in quel sistema di pulegge e ingranaggi, erano due giorni che le dava grattacapi ed era ora che prendesse la cosa di petto.

Prese un paio di attrezzi e si infilò sotto la macchina che, nella sua mente, avrebbe dovuto catturare la forza del vento e trasformarla in energia meccanica.

Dopo parecchi minuti riuscì a smontare uno degli ingranaggi e a capire, finalmente, il problema. Scivolò da sotto la macchina e prese il secchiello di grasso che si era fatta portare dalle stalle. Di solito serviva per ingrassare il cuoio e tenerlo morbido, ma a lei serviva per agevolare i movimenti degli ingranaggi di legno, che, se troppo secchi, si spezzavano, mentre marcivano se troppo bagnati.

Si infilò di nuovo sotto la macchina e, senza esitare, si riempì le mani di grasso, per poi spalmarlo al meglio sui vari ingranaggi.

Bussarono alla porta.

“Entra.” Disse, facendo una smorfia quando un po’ di grasso le cadde sulla guancia dall’alto. “Puoi passarmi un panno?” Chiese a Jess di cui scorgeva appena i piedi.

Qualche istante dopo, un po’ troppi rispetto ai tempi della sua dama di camera, uno straccio comparve teso da una mano.

“Grazie.” Disse.

“Spero vada bene.” Lena si bloccò di netto. Quella non era la voce di Jess. Rossa in volto scivolò fuori da sotto l’imponente ingranaggio e si ritrovò ad osservare gli occhi azzurri della sua promessa sposa. Improvvisamente fu profondamente consapevole del suo aspetto impresentabile, non solo vestiva in maniera inappropriata, ma era anche sporca di grasso.

“Lady Zor-El.” Riuscì solo a dire tirandosi in piedi.

“Oh… vi disturbo? Pensavo che avremmo potuto… la passeggiata… ma è chiaro che siete impegnata io… dirò alla regina che stavate lavorando e…”

“Se mi concedete dieci minuti vi raggiungerò in giardino.” Intervenne lei. Era quasi sicura che in una sola frase avesse detto più parole di quante ne avessero mai scambiate loro due, Promesse escluse.

“Davvero?” Chiese la donna e apparve genuinamente sorpresa. Lena si rese allora conto che sarebbero state, per la prima volta, sole, proprio quello che avevano tanto attentamente evitato.

“Se non lo desiderate posso sempre…”

“No, no. Va bene. Dieci minuti, nel giardino. Andrebbe bene l’arco delle rose?” Lena annuì alle parole della ragazza. “Bene.”

La giovane lasciò la sua stanza e lei si lanciò sul catino d’acqua, lavandosi le mani con il sapone ed eliminando da esse tutto il grasso, poi, grazie al cielo arrivò Jess che la aiutò a cambiare d’abito e le sistemò i capelli. Quando uscì, l’orologio ad acqua della sua stanza diceva che aveva solo qualche minuto di ritardo.

Scese le scale in fretta, leggermente agitata, quando vide l’arco delle rose, però si ricompose, prese un profondo respiro e cercò di calmarsi.

Una passeggiata nei giardini con la sua futura sposa… una donna che non conosceva affatto e che molto probabilmente la odiava…

Interruppe quei pensieri perché tanto non portavano a nulla ed entrò nel giardino.

Kara la stava aspettando, seduta su di una panchina, tra le mani un quaderno nel quale stava scrivendo.

“Siete qua.” Disse con tono sorpreso Kara, alzandosi in piedi, il quaderno stretto tra le mani, non appena la vide.

“Perdonate il ritardi, Lady Zor-El.” Si scusò, evitando di farle notare che era lì perché così avevano convenuto.

“Pensavo…”

“Sì?” Si trovò ad insistere.

“Che non sareste venuta.” Ammise lei. “Io avrei capito.” Aggiunse, guardandola, forse preoccupata dalla sua reazione.

Preoccupata?

“Avreste preferito che non venissi?” Chiese allora lei.

“No!” assicurò. “A meno che non sia quello che…” Scosse la testa e Lena si trovò, suo malgrado, a sorridere.

“Siamo qui per passeggiare, passeggiamo?”

“Sì.”

Il giardino era bello, i giardinieri avevano compiuto un piccolo miracolo, sfruttando i colori dell’autunno per decorare anche se il clima non permetteva lo sbocciare dei fiori, ma non vi era nulla che attirasse davvero la sua attenzione. Oltrepassarono l’angolo del castello e si ritrovarono nella zona del giardino che osservava dalla sua finestra, anche se era lontana, poteva vedere il lungo e basso edificio che ospitava i cavalli.

“Volete vedere i cavalli?” Le chiese Kara, parlando per la prima volta da quando si erano incamminate.

“Non amo i cavalli.” Chiarì e Kara arrossì.

“Ma certo… l’incidente di vostro padre, mi dispiace…” Rimasero in silenzio e Lena si pentì di aver parlato così bruscamente, era chiaro che Kara stava facendo uno sforzo.

Poteva farlo anche lei, no?

“Dunque, scrivete?”

“Non per davvero, sono solo appunti sul regno di Kal…” Arrossì e scosse la testa.

Lena lasciò cadere l’argomento.

Camminarono ancora un poco, poi lei vide Kara rabbrividire e si rese conto che il sole, nascosto dall’alto castello, ora non risplendeva più su di loro e la sua futura sposa non era abituata al freddo come lei.

“Rientriamo, non vorrei che domani mattina non poteste andare a cavalcare a causa di un malanno preso oggi.” Si rese conto di quello che aveva detto quando la donna si fermò e la osservò stupita.

“Come sapete che cavalco Streaky ogni mattina?” Chiese.

“La regina mi ha informato al riguardo.” Si strinse nelle spalle, poi indicò la sua finestra. “E poi mi piace osservare le colline e la foresta nella luce del mattino.”

“Oh…” Kara seguì con lo sguardo la parete del castello fino alla sua finestra, poi osservò le stalle. “Io non immaginavo che foste sveglia così presto.”

“Perché avreste dovuto?” Fece notare lei, incamminandosi verso l’accesso più rapido al castello, intenzionata a mettere fine a quella complicata passeggiata.

Kara la seguì in silenzio, percorsero assieme un corridoio, poi una scalinata.

L’avrebbe seguita fino in camera sua?

Davanti alla porta si fermò, voltandosi a guardarla, decisa a congedarsi.

“Avrei voluto chiedervi molte cose, pensavo che questa passeggiata avrebbe… ma… mi dispiace.” La ragazza alzò lo sguardo e la fissò, sembrava davvero addolorata.

“Di cosa vi dispiace?” Chiese allora lei, confusa. Dopo tutto era Kara ad essere la parte maggiormente offesa nella storia. Lex l’aveva umiliata scappando con un’altra e l’aveva costretta ad un matrimonio con una donna.

“Vorrei che non fossimo costrette a…” Si interruppe e Lena annuì.

“Ovviamente. Ma la maggior parte dei matrimoni tra la nobiltà e non solo, sono combinati, inutile farne un dramma.” Disse. Si stupì lei stessa dalla sua freddezza e dalla rabbia che improvvisamente era scaturita in lei. “Impareremo a conviverci e spero che, un giorno, sarà per voi più facile sopportare la mia presenza.”

Le era stato tolto tutto! Il suo futuro, la sua dignità! E ora questa ragazza…

Kara sbatté gli occhi, forse sorpresa dalla sua veemenza. Lena non rimase ad indagare, fece un leggero cenno con il capo, aprì la porta delle sue stanze e vi sparì all’interno chiudendosela alle spalle.

Il tepore della camera era accogliente, così come le superfici in legno, i tendaggi color crema e la vista che le ampie finestra permettevano di spingere lontano, era splendida. Si lasciò invadere da quel senso di ospitalità e di bellezza che quelle stanze ormai le ispiravano. Non casa, no, ma, comunque, un posto in cui stare bene ed essere al sicuro.

Jess si sporse dalla sua piccola stanza e la guardò interrogativa, lei con un gesto la lasciò tornare alle sue attività. Non aveva voglia di parlare, aveva parlato abbastanza anche se aveva detto così poco.

Fece qualche passo allontanandosi dalla porta e sbirciò nel laboratorio in cui la grossa macchina la stava aspettando, esattamente come l’aveva lasciata prima di uscire, poco prima, piena di… cosa?

A cosa aveva pensato per essere stata così entusiasta all’idea di passeggiare nei giardini con la sua futura e sconosciuta sposa? Non aveva importanza.

Sospirò e lasciò perdere l’ammasso di ingranaggi, invece fece cadere lo scialle che aveva mollemente abbandonato sulle braccia e si sedette su una della sedie accanto alle finestre, prese uno dei suoi libri e si mise a leggere, cercando di dimenticare quel brutto senso di insoddisfazione che continuava a tormentarla.

 

 

 

 

Note: La storia va avanti, Lois, come al solito, ci mette lo zampino e le nostre ragazze parlano un poco, anche se la conversazione non finisce come noi vorremmo e, forse, come neanche Lena e Kara volevano? Di certo sappiamo cosa pensa Lena, ma Kara? Cosa passerà nella sua mente?

Ditemi voi cosa ne pensate!

 

Poi, grazie per aver partecipato così numerose al gioco del titolo! Chi scherzando, chi seriamente sono usciti un sacco di titoli interessanti. A vincere è stata Orphan09 con il suo “L’onore dei Luthor”. Grazie, modificherò subito l’epilogo!

Ripropongo la stessa sfida per questo capitolo e lo farò anche per gli altri, a meno che non mi diciate che il “gioco” vi annoia… Al peggio metto i miei di titoli, ma è meno divertente. ;-)

Quindi: fatemi sapere che titolo dareste a questo primo capitolo!

 

 

  
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