Lontana
L’aria portava l’odore dell’autunno,
il vento freddo soffiava dalle sue montagne e lì, di sicuro, le prime nevicate
stavano già imbiancando il paesaggio.
Lena, la finestra spalancata,
osservava le colline e le lontane foreste non bianche, ma colorate di ogni
possibile sfumatura di giallo, arancione, rosso e punteggiato dalle chiome dei
sempreverdi. Non era uno spettacolo spiacevole, così come non era spiacevole la
vita al castello del re. I pasti si alternavano, così come gli ospiti, la
regina era sempre un’ottima compagnia e così Lady Danvers
che ormai, almeno nella sua mente, chiamava Alex.
La maggior parte del suo tempo lo
passava nella biblioteca o nelle ampie stanze che le erano state assegnate sola
o con la sua dama di camera, Jess. Non le dispiaceva la solitudine, anzi amava
leggere e studiare nel silenzio interrotto solo dagli scoppiettii del vivace
fuoco che, dopo i primi giorni, sembrava essere sempre acceso nella biblioteca,
malgrado lei fosse la sola a passarci del tempo. E non le dispiaceva neppure
rimanere nelle sue stanze. Una settimana dopo il suo arrivo e la cerimonia di
Promessa tra lei e Kara, erano giunti i carri con i suoi attrezzi e, in poco tempo,
era riuscita a creare un piccolissimo laboratorio lontano da quello che aveva a
Castel Luthor, ma pur sempre funzionante.
Eppure i giorni passavano e il
matrimonio si avvicinava. Quel pensiero era qualcosa di costante che la
spingeva a guardare per interi lunghi minuti nel vuoto, persa dove, neanche lei
lo sapeva.
Kara.
Era un pensiero fisso, una figura
costante nella sua vita eppure così… distante. La sua futura sposa la evitava e
passava con lei solo in tempo minimo imposto dell’educazione. Non che lei
provasse in alcun modo a prolungare i momenti assieme o anche solo a crearne,
non voleva che restassero sole, infantile, prima o poi sarebbe successo, ma non
le importava per una volta indulgere in qualcosa di sciocco.
Si riscosse dai pensieri nel sentire
un nitrito che spezzava il silenzio del mattino.
Eccola, come ogni giorno. Lena seguì
i suoi movimenti, la osservò ridere con Alex, con cui cavalcava la maggior
parte delle volte, e poi salire a cavallo dell’imponente stallone nero che,
ormai lo sapeva, portava il nome di Streaky.
“Milady, il vostro bagno è pronto.”
“Arrivo, grazie, Jess.” Attese di
vederle oltrepassare le mura e le guardie e poi sparire dietro alla collina e
verso la foresta.
“Lady Luthor,
buongiorno.” La salutò la regina. Kal, il re, non
c’era. Ma Kara si alzò subito, scostandole la sedia. L’unico gesto che si
concedevano l’un l’altra a seconda di chi fosse la prima a raggiungere il
tavolo.
“Buongiorno.” Rispose lei, sedendosi.
“Mi preoccupo per la vostra salute,
non è normale che siate così pallida.” Sbottò la regina ad un certo punto,
interrompendo la conversazione che stavano sostenendo Alex e Kara.
“Non vi preoccupate, sto benissimo.”
Rispose lei, ma fu sorpresa nel sentire su di sé lo sguardo della giovane che
avrebbe sposato. Era come se la guardasse per la prima volta.
“Dovreste passeggiare nei nostri
giardini, se cavalcare non vi piace.”
“Non vi piace cavalcare?” Chiese
Kara, ed era la prima volta che il suo tono non era composto e ufficiale.
Lena la guardò e il loro sguardo si
incrociò.
“No.” Ammise e vide gli occhi della
ragazza riempirsi di incredulità.
“Il giardino andrà benissimo. I
giardinieri ci lavorano per mesi interi e io ho altro da fare che passeggiarci
attraverso, ma voi fareste loro un grande onore se apprezzaste i loro sforzi.”
Non era più un suggerimento, questa volta appariva come un ordine e non si
discuteva o ci si sottraeva ad un ordine della regina Lois.
“Molto bene.” Acconsentì. “Sarà un
piacere.”
“Ottimo. Kara ti farà da guida.”
Dichiarò la donna e prima che lei o la ragazza potessero sottrarsi, la regina
si alzò e se ne andò. Era una regina giovane, ma di certo non mancava di
autorità. Molti dicevano che lei era la forza segreta di re Kal,
colei che gli aveva permesso di prendere un regno a pezzi e dargli una solidità
e una floridezza che mai prima aveva avuto, e Lena non ne dubitava.
Quando la colazione finì tornò nella
sua stanza si svestì indossando pantaloni e una camicia bianca, poi si
mordicchiò il labbro studiando il meccanismo davanti a lei. Vi era qualcosa che
non andava in quel sistema di pulegge e ingranaggi, erano due giorni che le
dava grattacapi ed era ora che prendesse la cosa di petto.
Prese un paio di attrezzi e si infilò
sotto la macchina che, nella sua mente, avrebbe dovuto catturare la forza del
vento e trasformarla in energia meccanica.
Dopo parecchi minuti riuscì a
smontare uno degli ingranaggi e a capire, finalmente, il problema. Scivolò da
sotto la macchina e prese il secchiello di grasso che si era fatta portare
dalle stalle. Di solito serviva per ingrassare il cuoio e tenerlo morbido, ma a
lei serviva per agevolare i movimenti degli ingranaggi di legno, che, se troppo
secchi, si spezzavano, mentre marcivano se troppo bagnati.
Si infilò di nuovo sotto la macchina
e, senza esitare, si riempì le mani di grasso, per poi spalmarlo al meglio sui
vari ingranaggi.
Bussarono alla porta.
“Entra.” Disse, facendo una smorfia
quando un po’ di grasso le cadde sulla guancia dall’alto. “Puoi passarmi un
panno?” Chiese a Jess di cui scorgeva appena i piedi.
Qualche istante dopo, un po’ troppi
rispetto ai tempi della sua dama di camera, uno straccio comparve teso da una
mano.
“Grazie.” Disse.
“Spero vada bene.” Lena si bloccò di
netto. Quella non era la voce di Jess. Rossa in volto scivolò fuori da sotto
l’imponente ingranaggio e si ritrovò ad osservare gli occhi azzurri della sua
promessa sposa. Improvvisamente fu profondamente consapevole del suo aspetto
impresentabile, non solo vestiva in maniera inappropriata, ma era anche sporca
di grasso.
“Lady Zor-El.”
Riuscì solo a dire tirandosi in piedi.
“Oh… vi disturbo? Pensavo che avremmo
potuto… la passeggiata… ma è chiaro che siete impegnata io… dirò alla regina
che stavate lavorando e…”
“Se mi concedete dieci minuti vi
raggiungerò in giardino.” Intervenne lei. Era quasi sicura che in una sola
frase avesse detto più parole di quante ne avessero mai scambiate loro due,
Promesse escluse.
“Davvero?” Chiese la donna e apparve
genuinamente sorpresa. Lena si rese allora conto che sarebbero state, per la
prima volta, sole, proprio quello che avevano tanto attentamente evitato.
“Se non lo desiderate posso sempre…”
“No, no. Va bene. Dieci minuti, nel
giardino. Andrebbe bene l’arco delle rose?” Lena annuì alle parole della
ragazza. “Bene.”
La giovane lasciò la sua stanza e lei
si lanciò sul catino d’acqua, lavandosi le mani con il sapone ed eliminando da
esse tutto il grasso, poi, grazie al cielo arrivò Jess che la aiutò a cambiare
d’abito e le sistemò i capelli. Quando uscì, l’orologio ad acqua della sua
stanza diceva che aveva solo qualche minuto di ritardo.
Scese le scale in fretta, leggermente
agitata, quando vide l’arco delle rose, però si ricompose, prese un profondo
respiro e cercò di calmarsi.
Una passeggiata nei giardini con la sua futura sposa… una donna che non
conosceva affatto e che molto probabilmente la odiava…
Interruppe quei pensieri perché tanto
non portavano a nulla ed entrò nel giardino.
Kara la stava aspettando, seduta su
di una panchina, tra le mani un quaderno nel quale stava scrivendo.
“Siete qua.” Disse con tono sorpreso
Kara, alzandosi in piedi, il quaderno stretto tra le mani, non appena la vide.
“Perdonate il ritardi, Lady Zor-El.” Si scusò, evitando di farle notare che era lì
perché così avevano convenuto.
“Pensavo…”
“Sì?” Si trovò ad insistere.
“Che non sareste venuta.” Ammise lei.
“Io avrei capito.” Aggiunse, guardandola, forse preoccupata dalla sua reazione.
Preoccupata?
“Avreste preferito che non venissi?”
Chiese allora lei.
“No!” assicurò. “A meno che non sia
quello che…” Scosse la testa e Lena si trovò, suo malgrado, a sorridere.
“Siamo qui per passeggiare,
passeggiamo?”
“Sì.”
Il giardino era bello, i giardinieri
avevano compiuto un piccolo miracolo, sfruttando i colori dell’autunno per
decorare anche se il clima non permetteva lo sbocciare dei fiori, ma non vi era
nulla che attirasse davvero la sua attenzione. Oltrepassarono l’angolo del
castello e si ritrovarono nella zona del giardino che osservava dalla sua
finestra, anche se era lontana, poteva vedere il lungo e basso edificio che
ospitava i cavalli.
“Volete vedere i cavalli?” Le chiese
Kara, parlando per la prima volta da quando si erano incamminate.
“Non amo i cavalli.” Chiarì e Kara
arrossì.
“Ma certo… l’incidente di vostro
padre, mi dispiace…” Rimasero in silenzio e Lena si pentì di aver parlato così
bruscamente, era chiaro che Kara stava facendo uno sforzo.
Poteva farlo anche lei, no?
“Dunque, scrivete?”
“Non per davvero, sono solo appunti
sul regno di Kal…” Arrossì e scosse la testa.
Lena lasciò cadere l’argomento.
Camminarono ancora un poco, poi lei vide
Kara rabbrividire e si rese conto che il sole, nascosto dall’alto castello, ora
non risplendeva più su di loro e la sua futura sposa non era abituata al freddo
come lei.
“Rientriamo, non vorrei che domani
mattina non poteste andare a cavalcare a causa di un malanno preso oggi.” Si
rese conto di quello che aveva detto quando la donna si fermò e la osservò
stupita.
“Come sapete che cavalco Streaky ogni mattina?” Chiese.
“La regina mi ha informato al
riguardo.” Si strinse nelle spalle, poi indicò la sua finestra. “E poi mi piace
osservare le colline e la foresta nella luce del mattino.”
“Oh…” Kara seguì con lo sguardo la
parete del castello fino alla sua finestra, poi osservò le stalle. “Io non
immaginavo che foste sveglia così presto.”
“Perché avreste dovuto?” Fece notare
lei, incamminandosi verso l’accesso più rapido al castello, intenzionata a
mettere fine a quella complicata passeggiata.
Kara la seguì in silenzio, percorsero
assieme un corridoio, poi una scalinata.
L’avrebbe seguita fino in camera sua?
Davanti alla porta si fermò,
voltandosi a guardarla, decisa a congedarsi.
“Avrei voluto chiedervi molte cose,
pensavo che questa passeggiata avrebbe… ma… mi dispiace.” La ragazza alzò lo
sguardo e la fissò, sembrava davvero addolorata.
“Di cosa vi dispiace?” Chiese allora
lei, confusa. Dopo tutto era Kara ad essere la parte maggiormente offesa nella
storia. Lex l’aveva umiliata scappando con un’altra e
l’aveva costretta ad un matrimonio con una donna.
“Vorrei che non fossimo costrette a…”
Si interruppe e Lena annuì.
“Ovviamente. Ma la maggior parte dei
matrimoni tra la nobiltà e non solo, sono combinati, inutile farne un dramma.”
Disse. Si stupì lei stessa dalla sua freddezza e dalla rabbia che improvvisamente
era scaturita in lei. “Impareremo a conviverci e spero che, un giorno, sarà per
voi più facile sopportare la mia presenza.”
Le era stato tolto tutto! Il suo futuro, la sua dignità! E ora questa
ragazza…
Kara sbatté gli occhi, forse sorpresa
dalla sua veemenza. Lena non rimase ad indagare, fece un leggero cenno con il
capo, aprì la porta delle sue stanze e vi sparì all’interno chiudendosela alle
spalle.
Il tepore della camera era
accogliente, così come le superfici in legno, i tendaggi color crema e la vista
che le ampie finestra permettevano di spingere lontano, era splendida. Si
lasciò invadere da quel senso di ospitalità e di bellezza che quelle stanze
ormai le ispiravano. Non casa, no, ma, comunque, un posto in cui stare bene ed
essere al sicuro.
Jess si sporse dalla sua piccola
stanza e la guardò interrogativa, lei con un gesto la lasciò tornare alle sue
attività. Non aveva voglia di parlare, aveva parlato abbastanza anche se aveva
detto così poco.
Fece qualche passo allontanandosi
dalla porta e sbirciò nel laboratorio in cui la grossa macchina la stava
aspettando, esattamente come l’aveva lasciata prima di uscire, poco prima,
piena di… cosa?
A cosa aveva pensato per essere stata così entusiasta all’idea di
passeggiare nei giardini con la sua futura e sconosciuta sposa? Non aveva
importanza.
Sospirò e lasciò perdere l’ammasso di
ingranaggi, invece fece cadere lo scialle che aveva mollemente abbandonato
sulle braccia e si sedette su una della sedie accanto alle finestre, prese uno
dei suoi libri e si mise a leggere, cercando di dimenticare quel brutto senso
di insoddisfazione che continuava a tormentarla.
Note: La storia va avanti, Lois, come al solito, ci mette lo zampino e le nostre ragazze parlano un poco, anche se la conversazione non finisce come noi vorremmo e, forse, come neanche Lena e Kara volevano? Di certo sappiamo cosa pensa Lena, ma Kara? Cosa passerà nella sua mente?
Ditemi voi cosa ne pensate!
Poi, grazie per aver partecipato così numerose al gioco del titolo! Chi scherzando, chi seriamente sono usciti un sacco di titoli interessanti. A vincere è stata Orphan09 con il suo “L’onore dei Luthor”. Grazie, modificherò subito l’epilogo!
Ripropongo la stessa sfida per questo capitolo e lo farò anche per gli altri, a meno che non mi diciate che il “gioco” vi annoia… Al peggio metto i miei di titoli, ma è meno divertente. ;-)
Quindi: fatemi sapere che titolo dareste a questo primo capitolo!