Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    20/01/2019    2 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO XIX

CASA

 

In ospedale…


Emma era riuscita a mantenere il sangue freddo durante tutto il tragitto. Aveva continuato a guardare il volto inespressivo della sorella cercando di sopprimere l’ansia e la paura nel vedere la parente in brutte condizioni.

“Grazie Emma, da qui proseguiamo noi. Attendi in accettazione” disse un soccorritore correndo in sala operatoria dove Ariel sarebbe stata operata d’urgenza.

Solo allora Emma cominciò a mostrare i sintomi dello stress accumulato e, per questo motivo, si sedette su una sedia ed aspettò sbattendo le gambe in modo frenetico.

Passarono pochi minuti ed ecco, una voce squarciò il silenzio.

“Emma?!?” disse incredula Elsa che, avendo terminato la visita ginecologica, stava uscendo per tornare a casa.

Emma non rispose perché la donna, senza dire una parola, l’abbracciò forte. Ad Emma mancava una sensazione del genere! Calore, amore…la sua amata zia l’aveva già perdonata senza chiederle nulla.

“Un disastro sei! Ne pagherai di conseguenze ora! Che bello averti qui però, non sai…”

“Ferma zia. C’è Ariel in sala operatoria” disse Emma non riuscendo a nascondere la preoccupazione.

“Che cosa?!” chiese Jack avvicinandosi dopo aver lasciato un po’ di spazio alle parenti.

“E’ volata giù dalla finestra della scuola, io ero lì in quel momento per chiederle scusa, per tornare insieme a lei, ma non ho fatto in tempo. Se fossi arrivata qualche minuto prima questo non sarebbe successo! Ho cercato di rianimarla grazie a ciò che ho studiato da sola di medicina, ma…”

La ragazza non riuscì a terminare perché il respiro e la voce cominciarono a mancarle. L’essenziale l’aveva riferito.

“Non ci credo! E pensare che stamattina ho cercato anche di tirarla su di morale!” disse Elsa preoccupata di fronte alla notizia.

“Ed ora cosa vuoi fare?” chiese Jack notando la nipote stanca e agitata.

“Hanno già chiamato mamma e papà, dovrebbero arrivare a momenti ma io non me la sento di vederli ancora.” rispose Emma timorosa della reazione dei suoi genitori.

“Emma, sapere di riaverti sana e salva potrebbe farle bene visto che, inoltre…”

Elsa decise di fermarsi. Non voleva dire ad Emma della gravidanza di sua madre. Che situazioni complesse!
La zia propose alla nipote di andare a casa con loro, farsi una doccia e tornare subito in ospedale dove avrebbe dovuto, però, affrontare i suoi genitori.

Anna e Kristoff corsero in ospedale il più velocemente possibile. La loro vita era andata a rotoli in pochissimo tempo. Avevano due figlie ed ora erano in pericolo entrambe. Il tentato suicidio di Ariel non se lo sarebbero mai aspettato. Come avevano fatto a non accorgersi della sofferenza della figlia? Forse si erano soffermati troppo su sé stessi.

“Dottore, la prego ci dica qualcosa!” implorò Anna arrivando dinanzi alla sala operatoria.

“La situazione è sotto controllo. La ragazza ha fatto un bel volo, ma fortunatamente l’altezza non era elevata. Ha avuto un trauma cranico e un’emorragia alla quale abbiamo posto rimedio. La paziente resterà in coma farmacologico finché non lo riterremo opportuno. Potrebbero volerci giorni, ma non preoccupatevi: è fuori pericolo e le zone cerebrali non sono state lesionate. Ha inoltre una frattura al polso e alla gamba sinistra ma è tutto rimediabile.” Spiegò il chirurgo contento di poter dare delle buone notizie ai genitori.

“Ah, dimenticavo la cosa più importante. E’ salva grazie all’intervento straordinario di un soccorritore che è corso sul posto. Senza quelle prime cure ora la ragazza non sarebbe qui” aggiunse il medico per poi allontanarsi.

“Dottore” chiamò Anna incuriosita da quell’ultima notizia. Avrebbe voluto stringere la mano e ringraziare infinitamente quel misterioso soccorritore!

“Mi sa dire il nome di chi è intervenuto?”

“Era una ragazza alta, con i capelli biondi di al massimo 17 anni. Ha detto di chiamarsi Emma”

Anna, a sentire quel nome, si sentì mancare il respiro. Aveva detto Emma?! Perché una qualsiasi ragazza bionda, di nome Emma avrebbe dovuto salvare una giovane che, casualmente, porta il nome della sorella di un’altra ragazza che si chiama Emma? La Emma di cui parlavano doveva per forza essere la loro.

La donna si lasciò avvolgere dalle braccia del marito e, per la prima volta, un sorriso si fece largo sul suo volto.
Emma era lì, nel loro paese, sana e salva.

A casa di Judy…

Michele era intento ad esercitarsi con la chitarra. I consigli di Rapunzel erano molto preziosi e il bambino aveva ritrovato la passione di suonare.

Le mani gli bruciavano e i calli premevano sulle corde senza pietà. Michele si divertiva, gli piaceva studiare i brani per il concorso ma sentiva qualcosa che mancava ancora. L’ispirazione non era arrivata e il brano musicale da lui composto era stato preparato da Rapunzel che, vista la giovane età del concorrente e il poco tempo a disposizione, aveva deciso di aiutarlo.

“Tesoro, che bello sentirti suonare!” disse Judy entrando in stanza e invitando il piccolo ad andare in cucina per mangiare.

“Sì ma non sono ispirato” disse lui scuotendo la testa.

“Arriverà Michi, arriverà…abbi fede!” continuò la madre preparandogli il piatto.

“Nah…ormai mancano pochi giorni all’audizione. O arriva adesso o mi toccherà suonare senza dare il massimo di me.”

“Anche io ho paura Michi” disse Judy sporgendosi verso di lui.

“Perché?” chiese lui corrugando la fronte e girandosi verso la madre. Le mamme non avevano mai paura!

“Tu tra pochi giorni avrai il concerto più bello della tua vita, io sicuramente farò nascere il tuo fratellino. Ci vuole coraggio e ispirazione anche per quello sai? Quello che voglio dirti è che, quando salirai sul palco e io partorirò, ci sentiremo deboli, incapaci ma arriverà all’improvviso una forza, un’energia che ci aiuterà. Fidati di me!” disse Judy cercando di passargli il messaggio con parole semplici. Michele sorrise alla mamma e ricominciò a mangiare il pasto.
La sua mamma aveva sempre ragione e si fidava ciecamente di lei.

Nel pomeriggio a casa di Anna e Kristoff…


Anna rientrò a casa da sola. Kristoff era rimasto in ospedale per stare con Ariel e lasciare ad Anna qualche momento personale. L’uomo era convinto che Emma, dopo il caos della mattina, sarebbe tornata a casa e le due donne avevano bisogno di tempo per stare da sole.

Emma, infatti, era già in casa. La ragazza aveva pranzato da Elsa e attendeva i genitori con ansia. Quando sentì sbattere la porta d’ingresso, decise di scendere le scale ed aspettare i parenti.

Anna abbandonò tutto per terra, stanca e scossa da tutti quegli avvenimenti poi, nel riflesso del cellulare, notò qualcuno muoversi vicino alle scale. Anna si voltò di scatto ed ecco che si trovò Emma davanti. Gli occhi della donna si dilatarono, il cuore cominciò a battere all’impazzata e il respiro mancava. Pochi secondi di contemplazione, di silenzio, ad ammirare ciò che pensava di non rivedere mai più.

“Mamma, scusami!” iniziò a dire Emma emozionata di fronte alla madre che, senza lasciarla finire, le corse incontro stringendola in un abbraccio.

“E’ tutta colpa mia! Scusami! Per colpa mia ti ho fatto stare male, papà non vorrà più vedermi, siete tutti tristi e Ariel si è quasi ammazzata! Se fossi arrivata prima tutto questo non sarebbe successo!” cominciò a singhiozzare Emma stringendo con i pugni la felpa della madre come per implorarla di non mandarla via. In quell’abbraccio erano racchiusi tutti i momenti che non aveva voluto vivere, quel calore che voleva cancellare perché si sentiva troppo grande, quella sicurezza che era semplicemente casa. 

“Shhh, Emma!” sussurrò Anna staccandosi da lei un attimo per guardarla negli occhi e accarezzarle il viso.
La sua bambina era così cambiata! Era semplicemente bellissima! I capelli biondi di Kristoff, gli occhi azzurri e qualche lentiggine che spuntava qua e là che aveva preso da lei. Era la sua creatura, in carne ed ossa! Anna non riusciva a crederci. Abbracciare sua figlia era come infilarsi sotto le coperte calde dopo essere stati ore ed ore nella neve e al freddo.

“E’ tutto ok…non è colpa tua se tua sorella ha fatto quello che ha fatto. La colpa è di tutti noi che pensavamo fosse molto più facile e banale fare i genitori. Ora sei qui e si risolverà tutto. Ho avuto tanta paura Emma! Temevo di non rivederti più e stavo ormai perdendo la speranza. Sei il mio regalo più bello, mi hai cambiato la vita a soli 18 anni e non mi sarei mai permessa un futuro senza di te” disse Anna continuando ad accarezzare le guance della figlia cominciando a piangere con lei.

“Ho comunque sbagliato tutto. Ho imparato la lezione, ho capito cosa significa avere paura e stare con le persone sbagliate ed ora sono pronta a pagarne le conseguenze. Non voglio più avere segreti con te!” pianse ancora Emma non badando a quella fragilità.
La Emma burbera e cattiva aveva lasciato spazio a una Emma buona che non si vergognava di piangere.

“Voglio sapere tutto di te Emma! Anche se, mettitelo in testa, finirai nei guai adesso. Non so per quanto tempo io e papà ti metteremo in punizione” affermò Anna ridendo tra le lacrime.

“Sono pronta a prendermi le mie responsabilità. Ti voglio bene, mamma” concluse Emma per poi cercare un nuovo intreccio tra quelle braccia che le erano mancate, tra quelle mura, quel porto sicuro.

La sera…


Kristoff era rientrato in casa e, dopo discorsi e abbracci, aveva accolto e concesso alla figlia di tornare in famiglia. Quella sera a cena sembrava tutto normale! Emma parlava, parlava e parlava e i genitori erano sconvolti di fronte a quel cambiamento! Finalmente sembrava essere tornata l’armonia anche se la storia di Ariel li agitava comunque.
L’idea che la piccolina fosse in coma, seppur fuori pericolo, faceva soffrire tutti che non vedevano l’ora di poterla riabbracciare ed aiutare a sentirsi unica e speciale.

“Stai sorridendo” disse Kristoff notando la moglie sorridente e radiosa mentre si preparava per andare a dormire.

“Kris, ti chiedo scusa” rispose lei mettendosi a letto e appoggiando il capo al petto del marito.

“Scusami anche tu…in questo periodo abbiamo litigato tanto e ci siamo trascurati a vicenda. Ora voglio rimediare” si scusò lui mettendo una mano sul ventre della moglie. Il contatto fece sussultare Anna che non era più abituata a quelle carezze e quelle attenzioni.

“Sta crescendo hai visto? Ora sono pronta amore. Voglio questo bambino, e lo voglio con tutta me stessa…anche se delle nausee così non le avevo mai avute” disse Anna mettendo una mano sopra a quella del marito come per coccolare la loro creatura.

“Sarà bellissimo anche se rimpiangerò questi momenti.” Aggiunse lui malinconico.

“Che intendi dire?!” chiese Anna tirandosi su di scatto.

“Beh sarà stupendo ma, uffa…ora mi attendono dei mesi dove tu diventerai ingestibile per via degli ormoni, mangerai un sacco, continuerai a spogliarti per via del caldo, metterai su tantissimi chili in più! E poi il parto, le paranoie, il tuo seno che diventerà inutilizzabile per un anno” si lamentò lui imbronciato facendo ridere l’altra.

“Come vedi ora ho finito le nausee e la pancia ci metterà un po’ a crescere…un po’ di tempo ce l’abbiamo ancora…” aggiunse lei languida mettendosi a cavalcioni su di lui e cominciando a baciargli il collo.

“No amore, non possiamo…e se facciamo male al bambino?” si frenò lui già in balia degli ormoni.

“Allora vedi che non sono l’unica paranoica, caro il mio papà?” rise Anna facendo partire una scia di baci che partivano dal collo e scendevano sempre di più.

Kristoff osservava la moglie con i suoi capelli mossi, il corpo coperto solo da un indumento di seta, le linee perfette, il leggero rigonfiamento che custodiva suo figlio, muoversi sinuosamente su di lui e non ci capì più nulla.

“Sei sicura?” chiese lui assecondandola e invitandola a tornare su per poi lasciare le loro bocche a pochi centimetri di distanza, tanto per rendere il tutto più eccitante.

“E’ tanto che non lo facciamo… quindi sì, sono sicura” rispose lei accorciando le distanze a dando il via al loro momento di intimità.

“Però…fai piano, anzi pianissimo! Proprio delicato e leggero” si interruppe lei mostrando una leggera preoccupazione nel fare l’amore con lui nonostante la gravidanza anche se, ormai, dopo Emma ed Ariel avevano preso una certa confidenza.

“Sembra un menù quello che mi chiedi! Tranquilla amore, ho solo bisogno di sentirti mia. Ti amo!” terminò Kristoff per poi spegnere la luce e unirsi a lei.

Era quello il bello della vita matrimoniale: la capacità di riscoprirsi e innamorarsi giorno per giorno, cercando di rendere speciale anche la quotidianità.
  
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