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Autore: jarmione    04/02/2019    2 recensioni
Immaginatevi se le dodici fatiche di Asterix le compissero i Dalton.
Cosa accadrebbe? Ci riuscirebbero?
Ed Evelyn? sarà di aiuto ai fratelli in queste dodici fatiche, o Joe la considererà la solita palla al piede? (da cui, si sa, non riesce a staccarsi alla fine)
ATTENZIONE: OOC - AU - CROSSOVER - WHAT IF?
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Dalton ed Evelyn'
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Per la gioia di Evelyn80, ecco il nuovo capitolo.
Breve ma intenso muahahah.
 
 
Talmente erano stati impegnati ed immersi nei loro pensieri, i cinque fratelli non si erano accorti del tempo passato.
Avevano eseguito già tre prove nel giro di una giornata ed infatti il cielo si era oscurato.
“E’ sera” disse Jack “la prossima prova la eseguiremo domani, sicuramente”
“Me lo auguro” brontolò Joe “ho i piedi gonfi e la sberla che ho dato ad Averell non mi ha aiutato a scaricarmi”
“Beh, potrebbe andare peggio” azzardò William
“E cioè?”
“Potrebbe piovere”
Non lo avesse mai detto.
Un fulmine, seguito dal boato di un tuono, precedettero un acquazzone spaventoso; il classico rovescio di acqua di breve durata ma micidiale.
“William, avvicinati, per favore” disse Joe, con tono tranquillo.
Uno SCIAF risuonò sotto la pioggia e William si ritrovò con la guancia destra gonfia e rossa.
Camminarono ancora un po’, provando invidia per Caius Pupus, che aveva un ombrello e non si capiva da dove l’avesse tirato fuori.
Infine l’uomo si bloccò all’improvviso, obbligando i fratelli a fare lo stesso e, a causa di ciò, tutti e cinque sbatterono l’uno contro l’altro cadendo rovinosamente a terra; con la “gioia” di Joe… che stava sotto.
“Spostatevi, imbecilli!” urlò Joe, obbligandoli a levarsi dai piedi e tentando di togliersi il fango dai vestiti.
“La prossima prova si svolgerà qui” disse Caius Pupus indicando delle ombre poco distanti e poco visibili a causa della fitta pioggia.
“Con questa pioggia?” domandò Joe furente “ma sei impazzito?”
“Tranquilli” proseguì Caius Pupus “a breve cesserà” attese qualche istante e, come da previsioni, la pioggia cessò con la stessa velocità con cui era cominciata.
“Molto bene” riprese Caius Pupus, indicando nuovamente quelle che prima erano tre ombre ed ora avevano preso la forma di tre tende ben distinte “la prossima prova consiste nel passare la notte in questa vallata, se non riuscirete non potrete entrare a Roma” indicò le mura che delimitavano il confine della città.
Joe, oltre che furioso come al solito, era molto confuso “Ma se la città è laggiù, perché non possiamo entrare e passare la notte lì? Perché dobbiamo passarla in una vallata?”
“Nostro fratello ha ragione” intervenne William “d’accordo che siamo stanchi ma dormire in una vallata non mi sembra una prova”
“Oh, lo so” rispose Caius Pupus “ma questa non è una vallata qualsiasi, viene chiamata Pianura dei Trapassati e si dice che chiunque abbia passato la notte qui sia morto di paura”
Jack iniziò a tremare, imitato da Evelyn e William, che decise di restare zitto e non chiedere più nulla.
“Le tende sono state adibite apposta per voi…” proseguì Caius Pupus “…una è riservata alla signorina” prese note sulla tavoletta e poi tornò a rivolgersi ai fratelli “ci vediamo domani mattina, sempre che riusciate a superare la notte… Condoglianze” e si avviò verso la città, lasciando i fratelli, Joe compreso, bianchi come cenci.
“Ehm…qualcuno di voi riuscirà a dormire?” domandò Jack, ricevendo segni di diniego da tutti.
“Dobbiamo levarci questi vestiti.” commentò Joe “Meglio entrare nelle tende”
I fratelli si divisero, Joe ed Averell in una tenda, Jack con William in un’altra.
Evelyn occupò la terza.
Tutti quanti notarono che nelle tende passava una corda adatta a stendere i loro abiti e ne usufruirono subito restando con le sottovesti.
“Joe, io ho fame” si lamentò Averell, portandosi una mano allo stomaco per bloccare il brontolio.
“Tu hai sempre fame!” esclamò Joe, indossando una coperta, che si trovava all’interno della tenda, sulle spalle “Prova a pensare ad altro”
Averell si sforzò, tanto che gli uscì fumo dalle orecchie “Non ci riesco, Joe!”
SCIAF!
“Fatti una dormita, che è meglio” borbottò Joe, lasciando Averell steso con i mini Averell svolazzanti che suonavano la tromba del giudizio universale.
Nell’altra tenda, Jack e William sospiravano e si ponevano domande sul perché il luogo dove stavano si chiamava Pianura dei Trapassati e il motivo per cui la gente moriva di paura.
Non avendo idea di quale fosse la risposta la loro preoccupazione non accennava certo a calare.
William, per non crucciarsi e per stare tranquillo, tentò di avviare una conversazione diversa con il gemello.
“Ehm…ho visto che con Evelyn si sono sistemate le cose”
Jack annuì e fece un lieve sorriso, che sparì quasi subito “Però non le è piaciuto quello che ho fatto e non riesco a capire come possa avermi perdonato”
“Le donne sono un mistero” azzardò William con un’alzata di spalle “Se mi permetti un suggerimento, ti consiglio di andare da lei”
“Cosa? E perché?”
“Così le fai compagnia”
“Ma…” Jack non sapeva cosa dire, da una parte voleva andare da lei ma dall’altra non voleva vederla in déshabillé “è una donna!”
William si batté una mano sulla fronte “Ed è la stessa donna che abbiamo visto fare il bagno da bambina”
“Sì, ma era una bambina!”
“Ed ora è la tua ragazza”
Jack sospirò, non poteva vincere contro William “Ho capito…”
“Forza, muoviti, fratello!” lo prese di peso e lo spinse fuori dalla tenda, facendo spuntare da essa una mano per incitarlo ad andare.
Jack deglutì e si avvicinò alla tenda di Evelyn.
“Ehm…posso entrare”
“Si, Jack, vieni” rispose lei e, dopo un attimo di esitazione, lui entrò “Tutto bene?” aggiunse Evelyn, sorridendo.
Jack, grazie alla coperta presente nella sua tenda, teneva ben nascosto il suo intimo.
Stessa cosa faceva lei.
“Sì…sì, tutto bene” replicò diventando rosso come un peperone “scusa se ti ho disturbato”
Fece per andare ma venne bloccato dalla mano di Evelyn, che prese la sua “Non andare via” gli disse “resta con me”
Lui deglutì e si sedette accanto a lei, con la testa voltata dall’altra parte.
“Che succede?” domandò Evelyn curiosa.
“Non voglio guardarti senza vestiti” confessò lui “non è giusto nei tuoi confronti”
Evelyn, dopo un secondo di sbalordimento, scoppiò a ridere e si tolse la coperta, abbracciando forte Jack.
“Guarda che tu mi hai già vista così”
“Ma era una bambina” ribatté lei.
“Ora non più, ma sono sempre la stessa” lo obbligò a voltarsi.
Lui eseguì ma tenne gli occhi chiusi.
Evelyn ridacchiò in modo maligno “Molto bene, se la metti su questo piano allora provvederò io…” e, senza dare preavvisi, si avvicinò a Jack e gli sfiorò le labbra.
Dapprima in un bacio veloce e pudico, poi in un bacio più dolce e appassionato a cui Jack non seppe resistere.
Nel frattempo, ad insaputa dei fratelli, stava accadendo qualcosa all’esterno.
Losche figure fosforescenti si aggiravano poco distanti. I loro volti non avevano carne; erano solo teschi ed i loro corpi mucchietti di ossa scricchiolanti che emettevano schiocchi ad ogni movimento.
I loro abiti erano costituiti da armature e mantelli lacerati.
Joe ed Averell non si accorsero di niente e stessa cosa William in quanto si erano tutti addormentati.
Nemmeno Jack ed Evelyn notarono nulla, troppo intenti a pensare ad altro.
Si fermarono solo un istante, convinti di aver udito una tromba echeggiare per la pianura.
“Hai sentito?” domandò lui
“Sì…che cosa è stato?”
“Non lo so” Jack si alzò e, tremante, andò a sbirciare fuori.
Evelyn rimase in attesa e, un istante dopo, Jack cadde all’indietro con occhi sgranati e volto bianco cadaverico.
“Jack!” Evelyn giunse in suo soccorso “che succede? Jack!”
L’uomo tremava “F-f-f-fantasmi” balbettò.
“Fantasmi?” Evelyn non capì e decise di sbirciare fuori.
Soffocò un grido e, prendendo coraggio, corse nella tenda di William, che dormiva.
“Will!” lo chiamò “Will, svegliati!”
Lui brontolò “Vai a dormire, pulce”
“Dannazione, Will!” lo scosse “È urgente, ci sono i fantasmi!”
Lui aprì gli occhi “Fantasmi?” domandò “la fame ti fa brutti scherzi” poi la guardò “e che ci fai in giro con la sottoveste sbottonata!?”
“Ne parliamo dopo, muoviti!” lo prese per mano e lo obbligò a guardare fuori.
Quando William guardò fuori, ebbe la stessa reazione di Jack.
“Will!” Evelyn sbuffò “Bah, uomini…”
La ragazza, che aveva ormai realizzato il perché del nome della vallata, cercò di stare calma.
Ad ogni modo, però, pure lei aveva paura…molta paura.
Pensò a quel punto di svegliare Averell. Se era riuscito a superare prove più complicate, probabilmente poteva vincere anche quella.
Andò nella sua tenda per chiamarlo, cercando di non svegliare Joe che dormiva accanto.
“Averell, svegliati, presto” lo incitò
Averell aprì lentamente gli occhi e sorrise alla sorella “E’ già ora di colazione?”
“Non ancora, ma devi venire, presto!”
Lo portò fuori dalla tenda e si riparò dietro di lui “Quelli sono fantasmi, Averell”
Averell li scrutò incuriosito.
I fantasmi si stavano avvicinando e camminavano in modo fluido tanto che il fratello credette di vedere della panna montata con le gambe.
“Avanti!” esclamò il fantasma comandante.
Averell sembrò non udirlo ed iniziò a sbavare dalla fame.
“Buoni!”
Evelyn sgranò “Averell, che hai in mente?”
Non ci fu risposta; Averell iniziò a correre verso l’esercito romano.
“Averell!”
Il fratello si fiondò sull’esercito ed iniziò a mordere, ma per sua sfortuna non addentò niente.
Dopo qualche morso a vuoto, iniziò ad entrare nel panico.
“Ma…ma…”
I fantasmi lo superarono e giunsero fino alle tende.
Evelyn era proprio nel mezzo “Averell! Aiuto!”
Averell, anche se terrorizzato al pensiero che le “panne montate” fuggissero senza essere mangiate, corse in aiuto della sorella e tentò nuovamente di mangiare i fantasmi.
Il capo dei fantasmi iniziò a ridere.
Jack e William, nel frattempo, si erano ripresi dallo shock ed uscirono dalle tende, stringendosi attorno alla sorella.
“JOE!” gridarono in coro.
Il maggiore uscì, furente di rabbia, urlando “Che diavolo è tutto questo stramaledetto trambusto!?”
Il legionario romano che comandava si avvicinò “Noi siamo l’esercito romano composto dalle anime dei caduti di questa valle” disse con voce spettrale, facendo tremare Jack, William ed Evelyn e persino Averell.
“Le panne montate parlano!” esclamò, venendo ignorato.
“Non mi interessa chi siete e che cosa ci fate qui!” sbottò Joe “voglio solo che sparite all’istante!”
Il legionario si stupì “No, un momento, forse non ci siamo capiti, noi siamo…”
“Ho detto che non mi importa!” ribatté Joe “sono giorni che ci sbattiamo per superare delle prove assurde, per avere uno sconto di pena ed avere una vita normale!” iniziò a diventare rosso paonazzo dalla rabbia “abbiamo corso, saltato, attraversato fili e montagne e ammazzato…” Evelyn gli lanciò uno sguardo di fuoco “…e tutto per arrivare qua e adesso abbiamo diritto di dormire!” Joe tentò di calmarsi e tornò nella tenda.
Il legionario non sapeva più cosa dire “Ma…”
“Smammate!” urlò di rimando Joe ed il legionario, non potendo fare nient’altro, sconfitto dall’audacia di Joe, svanì portandosi via anche gli altri romani.
“Ehm…” Jack deglutì “qualcuno ha capito cosa è successo?”
“Credimi, fratello” rispose William “se lo sapessi…te lo direi”
“Filate a letto, voi!” esclamò Joe da dentro la tenda, facendoli sobbalzare.
Non se lo fecero ripetere due volte e tornarono ognuno nelle loro tende; anche se Evelyn, per un attimo, era convinta di vedere il fantasma di Luke.
Le mancava davvero.
Una cosa era sicura, se quella era la prova l’avevano decisamente superata.
 
***************
 
“Muovetevi, forza!” esclamò Peabody ai detenuti, che si trascinavano a fatica lungo la strada.
“Signor direttore” intervenne Pit “qui non si cammina”
“Pit ha ragione, caro direttore” confermò la signorina Betty “la città è laggiù, passiamo la notte qui fuori e domani entriamo”
“No!” disse Peabody risoluto “entriamo adesso! Ve lo dico io che sono già arrivati e appena li vedrò faranno i conti con me, altro che scontitudine di pena” borbottò “e stessa cosa vale per Evelyn Dalton!”
“Guardate!” Stinky Bill indicò qualcosa in lontananza “sta arrivando qualcuno”
Peabody scrutò attentamente e si avvicinò.
Un uomo non molto alto e con il naso a punta raggiunse Peabody.
“Lei è il signor Peabody?” domandò guardando anche il resto del gruppo “con l’intero penitenziario?”
Peabody annuì “Sì, sono io” rispose “come fa a sapere chi siamo?”
“Io sono Caius Pupus” rispose “sono stato avvisato giusto questa mattina del vostro arrivo dal signor Lucky Luke”
  
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