“Questa storia partecipa a
“Garden in love (attività miste)”
indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Prompt: 4) A e B litigano e B se ne
va di casa proprio il
giorno di San Valentino.
Appoggiati a me
Hiccup era seduto sul bordo della
collinetta, sentiva l’odore
dell’erba umida su cui era seduto pungergli le narici.
Alzò il capo e osservò
il cielo azzurro, avvertendo una fitta al petto.
< Sdentato, amico
mio… Mi manchi, vorrei che fossi ancora
qui … > pensò.
“Lo
so perché non mi
vuoi sposare. Non sarò mai un buon re” gemette
Hiccup. Si passò le mani tra i
capelli castani, facendo ondeggiare i suoi capelli intrecciati in
piccoli
codini.
“Chi
ti ha detto che è
per quello? Forse sono io che non mi sento pronta” gemette
Astrid. S’indicò e
sospirò pesantemente. “Non riesco mai a farti
capire quello che sei! Hai
salvato i draghi, sei riuscito a sconfiggere qualsiasi nemico ti abbia
sfidato.
Dannazione, tu voli!
La gente
crede che tu
sia un benedetto da Thor”.
Hiccup
scosse il capo
e scrollò le spalle, raggiungendo la porta, poggiandovi una
mano.
“Come
riesci a vedere
del buono in uno come me? Non sarò mai un buon capo, non
sarò mai all’altezza
di mio padre” gemette. Uscì dalla porta e si
allontanò, con passo pesante,
scuotendo la testa e tenendo la schiena curva.
“Sono stato un idiota.
Volevo solo farle un regalo per San
valentino, ma il discorso è degenerato. Lei ha pensato che
fosse una dannatissima
proposta di nozze… Che poi se lo fosse stata, quello sarebbe
stato un rifiuto”
gemette con voce roca. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere
all’indietro, nel
prato, con le braccia spalancate. Rimase immobile, ascoltando il rumore
del
mare che s’infrangeva contro la scogliera confondersi con il
suo respiro.
< Non avrei dovuto istituire
una festa così sciocca. Cosa
ne sanno i vichinghi dell’amore?
Soltanto che… era un modo
per consacrare quei gesti d’affetto
che mio padre faceva a mia madre e diffonderli in quelle teste dure
> si
disse.
“Hiccup…”.
Si riscosse riconoscendo la voce di Astrid, si
tirò indietro e si alzò in piedi. Il vento gli
sferzava il viso, lì dove si vedeva
un accenno di barba.
“Astrid…”
sussurrò lui.
“Hiccup… Io
voglio essere tua moglie. Soltanto mi chiedo se
riuscirò ad essere la regina che meriti. Tu hai sempre
qualche idea innovativa,
qualche follia da compiere ed io ho paura di non riuscire a starti
dietro.
Ti prego, permettimi di essere il tuo
appoggio” disse
Astrid. Serrò un pugno e dimenò il braccio,
sospirando. “Io non sono la dura
che voglio fa credere. Sono un’inguaribile romantica, voglio
sempre dimostrare
qualcosa e…”. Le sue iridi azzurre divennero
liquide. “… Mi manca Tempestosa.
Mi sento un niente senza di lei” gemette.
Hiccup accorse verso di lei e
l’abbracciò, baciandola
teneramente.
“Astrid, oh,
Astrid… Sono sempre così preso dai miei sogni o
dalle mie paure da non capire mai quello di cui hanno bisogno le
persone che
amo” sussurrò.
“Ti prego, permettimi di
farti vedere che sei un re. Voglio
che tu ti possa vedere come ti vedo io” gemette Astrid.
Hiccup le posò un bacio
sulla guancia e s’inginocchiò.
“Astrid, tu mi hai sempre
dato il coraggio di fare le cose. Ho
conosciuto Sdentato per fare colpo su di te, mi sembravi una dea tra le
fiamme
dei draghi quando andavi a prendere l’acqua al pozzo,
massacrando chiunque con
il tuo secchio nel tragitto. Ho permesso che la gente conoscesse i
draghi
perché tu eri così felice quando abbiamo
cavalcato insieme Sdentato. Ogni volta
che ho salvato lui, i draghi o il villaggio, eri tu ad ispirarmi.
Astrid, vuoi essere la mia
regina?” domandò.
“S-sì. Lo
voglio” sussurrò Astrid ed i suoi occhi liquidi
brillarono.
Hiccup cercò di rimettersi
in piedi, ma la sua gamba di
metallo s’inceppò, facendolo ricadere in avanti.
Astrid lo afferrò al volo
e lo guardò negli occhi, aveva le
gote arrossate.
“… mio
re”. Aggiunse.
Hiccup le sorrise.
“Vedi? Già mi
sorreggi benissimo, mia futura sposa” disse.
Chiuse gli occhi e la baciò con passione, lei
ricambiò con foga.