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Autore: Liris    11/02/2019    1 recensioni
"Il testimonio mendace perirà; ma l'uomo che ascolta parlerà in perpetuo. L'uomo empio si rende sfacciato; ma l'uomo retto addrizza le sue vie.
Non vi è sapienza, né prudenza, né consiglio, contro il Signore. Il cavallo è apparecchiato per il giorno della battaglia; ma la salvezza appartiene al Signore."
{Proverbi 21: 28-31}

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E' in fuga da sempre, Andrew.
Lotta per la propria libertà, senza rendersi lui stesso conto che è una corsa senza via d'uscita, poiché il destino l'ha legato per sempre ad una strada designata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sede della Legione in Golubac
Serbia, 1999
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I sensi si quietarono, le braccia trovarono il giusto equilibrio in una linea perfetta con il corpo ed il cuore ebbe tacito consenso, prendendo un battito più misurato.
Le mani tremarono, in un moto costante: il sangue rappreso a decorarle come un macabro gioco di pennello su tela vergine.
Ed ebbe da prendere un lungo respiro, mentre la gabbia toracica quasi comprimeva i polmoni carichi d'aria, che rilasciarono quel bagaglio quasi doloroso in un gesto tanto lento quanto naturale.
Le gambe faticavano a reggere il peso del corpo, in bilico su un burrone di amara realtà, che s'apriva sotto i piedi scalzi e pieni di lividi e ferite.
Lasciò andare il bastone, che ruppe il silenzio creatosi con un tonfo ripetuto, scheggiandosi in più punti; non era importante, era un oggetto, una cosa, uno strumento. Un'arma che fino ad ora aveva usato per i suoi scopi.
Indietreggiò, avvertendo il dolore colpire i nervi, risalire lungo la spina dorsale per martellare il cervello carico di informazioni sconclusionate. Il sangue a ribollire nelle vene, l'odore di zolfo a soffocare i pensieri e il respiro.

Si voltò, il bruno, cercando di focalizzare i pensieri e mettere a fuoco ciò che rimaneva di quel gruppo folto che era entrato nella stanza circolare.

Null'altro che corpi.
Sparsi come pedine rovesciate su una scacchiera monocromatica, dalle tinte d'amaranto.
Boccheggiò, non riuscendo a concepire un tale scempio nell'ideologia di umanità.
Ma rimaneva pur sempre un fanciullo, pochi anni sulle spalle e già troppo vissuto.

L'ultima prova.
La peggiore di tutte.

Solo lui sopravvissuto.
A073, l'unico riferimento sulla sua identità, si portò una mano a coprire la bocca per evitare al corpo di rigettare il nulla presente nel suo stomaco.
Agghiacciante era lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi, vacui nel comprendere che la morte era calata con tanta rapidità da rendere nulla la vita innocente di chi l'aveva circondato fino ad ore prima.
Ingoiò a vuoto, cercando di mettersi seduto. Lo sfregio alla gamba destra doleva, tirava la pelle separata e bruciava in maniera assurda.
Ma le lacrime erano ben nascoste dietro all'apatia, al terrore del dopo.
Perché ora cosa sarebbe successo?

Come in risposta alle sue domande, un rumore lo fece sobbalzare e alzare lo sguardo verso l'ingresso, dove il peggiore degli individui si fece avanti fra i cadaveri di innocenti, come una divinità misericordiosa.
Ma non vi era Dio la sotto, non c'era speranza di una vita migliore, né il caldo calore del sole.

- Direi che siamo arrivati finalmente ad una meta. E non mi sarei potuto aspettare miglior candidato. - Il tono caldo, amorevole, stonava quasi con le azioni che l'avevano preceduto e A073 ne fu da prima stordito e successivamente si ritrasse, quando una mano fu posta in modo che ci si potesse aggrappare.

Come il primo giorno in cui la sua vita era cambiata.

Non l'accettò nemmeno allora, e la smorfia dell'uomo non lo turbò, lasciando che fossero altri a caricarlo di peso, per farlo alzare, spingendolo verso una meta imprecisa.
- Da stasera muoveremo i primi passi verso un glorioso futuro. - Sibilò il tizio, lasciando solo il tempo ad A073 di mormorare una preghiera per coloro che erano caduti.

"Perdonami Dio, perché ho peccato..."

 
   
 
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