Margherita
Vent’anni.
Erano passati
vent’anni. Margherita guardava Davide pensando che fossero
passati vent’anni e
lui non era cambiato per niente. Era ancora spaccone, arrogante e
strafottente.
E
dannatamente bello. Sospirò
spostando nel piatto un filino di carota fritta.
Chi
aveva avuto la bellissima
idea di organizzare la rimpatriata della 5C in una trattoria?
Già di chi era
stata quell’idea? Margherita guardò il resto del
tavolo. C’erano quasi tutti.
Simona, la secchiona, ora una mamma felice; Pietro, il nerd, non lo
avrebbe mai
riconosciuto se lo avesse incontrato per strada, ora senza capelli e
con gli
occhiali di Vogue. Poi Carola, la gentile e diplomatica Carola, che
aveva
sposato il fidanzato dell’epoca, aveva due figli e un lavoro
in una cantina.
Cristina, che era diventata un medico e preferiva la compagnia
femminile a
quella maschile e Rodolfo che aveva rilevato l’impresa di
trasporti del padre e
ora viveva in giacca e cravatta, sette carte di credito e
un’imminente
pancetta. E gli altri. Leonardo, Giuseppe, Eleonora. E ancora Giulia e
Francesco.
E,
logicamente, Davide.
Davide
era stato il primo amore
di Margherita. La prima cotta, il primo sospiro, la prima lacrima
d’amore, il
primo cuoricino disegnato sul quaderno di matematica, la prima occhiata
data di
nascosto e, purtroppo, il primo cuore spezzato. Nessuno la notava, ai
tempi
della scuola. Perché Margherita da adolescente non era
bella, non aveva delle
belle curve, non aveva una parlantina sciolta, non era particolarmente
simpatica
e non faceva niente per attirare l’attenzione. Ah,
già, e poi aveva venti chili
di troppo.
Venti
chili che non aveva più.
Aveva impiegato parecchio tempo per togliersi di dosso quel peso, lavorato a tavola, in palestra e
lavorato sulla sua mente. Ora aveva un fisico snello ma aveva ancora le
curve
al posto giusto e sapeva che gli uomini si giravano a guardarla, ma lei
non lo
aveva fatto per loro. Lo aveva fatto per se stessa. Per Margherita.
Così
non aveva pensato che per i
suoi ex compagni di classe sarebbe stata una sorpresa, vederla
così. E quando
aveva rivisto Davide, si era ritrovata un’adolescente timida
e impacciata,
presa dall’ansia all’interrogazione di storia e il
suo cuore aveva saltato nel
petto, come se non fosse passato neanche un giorno
dall’ultima volta e lei
fosse ancora preda del sorriso di lui.
Pietro
aveva spostato la sedia
per lei in modo galante e lei gli aveva sorriso: Pietro era gentile
anche ai
tempi della scuola. Aveva distribuito sorrisi e fatto domande a tutti.
Era
curiosa di sapere come fosse la vita dei suoi ex compagni, ma alla
fine, il suo
sguardo tornava sempre da Davide. A cui non aveva chiesto niente. Ma
lui, tanto,
aveva raccontato. Con spavalderia, con spacconaggine, con una sicurezza
che
Margherita gli aveva sempre invidiato.
Era
diventato un avvocato. Un
giovane avvocato, che aveva iniziato con grinta e, piano piano, aveva
aumentato
il suo successo. Nella vita, nella carriera, con le donne. Lei aveva
sentito in
giro qualche notizia su di lui, qualcuna per caso, qualcuna era andata
a
cercarla. Si era informata quando aveva saputo della cena.
Perché smettere di
pensare a Davide era stato difficile. E non aveva smesso del tutto.
Davide
aveva mantenuto quella
parlantina che ti rigirava come un calzino, a suo piacimento, ma
Margherita non
si era fatta fregare. Tutti pensavano che fosse ciò che lui
voleva sembrare, ma
lei, che lo aveva guardato per quasi cinque anni in silenzio, aveva
capito che
non era tutto come appariva. Non aveva la bella vita che diceva. O
forse sì, la
faceva, ma non sembrava del tutto felice.
Lo
aveva osservato tutta la sera:
aveva fatto lo spaccone con tutte le ragazze presenti, e anche con
qualcuna
degli altri tavoli, a dir la verità. Aveva lanciato commenti
più o meno velati
su particolari del corpo o situazioni sentimentali e aveva fatto molte
domande
a cui le donne avevano ribattuto arrossite e imbarazzate. A tutte,
tranne che a
lei. A Margherita non aveva detto niente, anche se quando il suo
sguardo si era
posato su di lei, le era sembrato così intenso che aveva
sentito le guance
imporporarsi.
Dopo
parecchi giri di vino e
parecchi aneddoti passati, Margherita andò in bagno. Quando
uscì dalla
toilette, vide Davide appoggiato al mobile del lavandino, con le
braccia
incrociate. Di nuovo il suo cuore fece un salto. Ma sarebbe mai finita?
Sarebbe
sempre stato così? Se lo avesse incontrato per strada
avrebbe avuto la stessa
reazione? Non lo sapeva, perché aveva sempre evitato di
incontrarlo. E forse avrebbe
continuato a farlo.
Si
avvicinò al lavabo e prese il
sapone per lavarsi le mani, senza dire niente e senza guardarlo. Ma
dallo
specchio vide che le aveva guardato velocemente il sedere e poi aveva
tolto lo
sguardo. Avrebbe sorriso, se fosse stato qualcun altro. Avrebbe anche
gioito se
fosse stato uno di quelli che a scuola la prendevano in giro. Ma era
Davide,
quindi tolse lo sguardo e basta.
“Sei
molto bella” disse lui. Il
cuore saltò un battito. Di nuovo.
“Grazie.”
Non
sapeva cosa dire ed era
sicura che la sua voce avesse tremato un pochino. Non tornò
a guardarlo neanche
dallo specchio. “Cosa fai dopo?” Come? Margherita
si voltò di colpo verso di
lui, trovandoselo vicinissimo.
“Dopo?”
chiese confusa. Le stava
chiedendo di andare via insieme? O era lei che aveva capito male? Forse
il vino
le aveva dato alla testa.
“Vai
subito a casa, dopo?
Potremmo bere qualcosa da qualche parte” richiese Davide,
spostandosi un po’
verso di lei.
No,
non aveva capito male. Ci
stava provando davvero. Sentì la testa girare. Ma non per
colpa del vino.
Davide voleva uscire con lei. Voleva stare da solo con lei.
Voleva… chissà se voleva
fare l’amore con lei? Oddio, magari pensava a una sveltina in
macchina! Tornò a
sciacquarsi le mani e notando che tremavano, cercò di
tenerle ferme. Chissà se
lui si rendeva conto di quello che le faceva.
Si
asciugò con un asciugamano di
carta e lasciò la sua domanda in sospeso. Come se volesse
giocare di suspense.
In verità stava prendendo tempo. L’aveva sorpresa.
Non se lo aspettava. Beh, un
po’ sì, ma non avrebbe mai detto che sarebbe
successo. Qualcuno ci provava con
lei, sì, ma Margherita, non avendo mai avuto a che fare con
gli approcci
dell’altro sesso, faceva fatica a gestire quelle situazioni.
Soprattutto
un approccio da parte
di Davide.
“Penso
che andrò direttamente a
casa. Grazie comunque” rispose quando ebbe finito. Lui si
tirò su dal lavabo e
lei notò quanto fosse alto. Possibile che fosse cresciuto
ancora dopo i
diciotto anni? Abbassò lo sguardo dal suo viso,
osservò le sue spalle e scese
giù. Al contrario di altri, non era ingrassato con il
passare del tempo. Anzi,
si era fatto più muscoloso di quel che si ricordava. E
Margherita se lo
ricordava bene.
“Sei
sposata?” le chiese. Non
demordeva.
“No.
Sono da sola” rispose. Non
era una bugia. E non era la verità. Davide
allungò una mano e le accarezzò una
guancia.
“Allora
potremmo andare via insieme.”
No.
Per quanto avesse voluto
sentire un invito simile vent’anni prima, ora Margherita
sapeva che non avrebbe
retto. Loro due da soli. Poteva succedere di tutto. Non era una donna
da una
notte e via. E se anche aveva avuto qualche avventura, non voleva che
Davide
fosse una storia di una notte. Anche se prendersi questa piccola
rivincita sui
tempi della scuola sarebbe stato un balsamo sulle ferite del suo cuore
di
adolescente spezzato.
“No”.
Non ne valeva comunque la
pena.
“Perché
no?” Lui tornò alla
carica. Oh, c’era da ammettere che era tenace. Sorrise.
“Forse
non mi interessa?” buttò
lì non troppo spiritosamente. Sapeva che lui non aveva preso
in considerazione
la cosa. Chi avrebbe detto di no a un avvocato di successo, bello e con
il suo
modo di fare?
“Io
non ti interesso?” Il tono di
lui, invece, era
derisorio. Come se non
le credesse. E Margherita sentì il sangue defluirle dal
viso. Lui… Lui lo
sapeva? Sapeva che lei aveva sospirato sulla sua foto? Sapeva che lei
aspettava
solo un suo cenno?
Lui
sapeva… e si era fatto avanti
adesso che lei era ‘presentabile’? Non voleva uno
così.
“No.
Non mi interessi più.”
Il
suo volto non fu sorpreso di
quella confessione. Margherita si sentì quasi male. Lui
sapeva. Aveva sempre
saputo. Un imbarazzo atroce. Ma lei era forte. Non avrebbe abbassato lo
sguardo. Ci aveva messo vent’anni e venti chili per
rafforzare quella parte di
sé. “Sicura?”
Margherita
non vacillò questa
volta, ma fece un passo avanti e si avvicinò a lui. Una
soddisfazione poteva
togliersela. E poteva dare una lezione a lui. Alzò una mano,
gliela posò dietro
il collo e si alzò in punta di piedi, avvicinando le labbra
alle sue. Voleva
stuzzicarlo, giocare con lui, ma quando i loro visi furono a un
respiro, chiuse
gli occhi e perse il gioco.
Le
labbra di Davide erano morbide
e calde, esattamente come le aveva immaginate. Sentì le
ginocchia tremare
quando lui le posò una mano in vita e il calore del suo
petto si fuse con il
suo quando la strinse a sé. Aprì la bocca e
lasciò che le loro lingue si
accarezzassero. Dolce e speziato come il miele. Caldo e scoppiettante
come il
camino d’inverno. Voleva giocare, ma non aveva previsto la
reazione del suo
cuore a contatto con le labbra di Davide. Non stava giocando, non
l’avrebbe
fatto bene.
Si
stupì che lui non le mettesse
le mani dappertutto, ma ne fu contenta, se quella era la sua reazione a
un
bacio di Davide, cosa avrebbe fatto se lui avesse iniziato ad
accarezzarla? E se
lei avesse iniziato a desiderare che la sua bocca si posasse anche sul
suo
collo per poi scendere giù lungo la scia fra i seni e
poi… Si staccò decisa da
lui e cercò di riprendere il controllo. Quando fu sicura di
non far tremare la
voce disse, senza guardarlo: “Sono sicura che riceverai solo
questo da me,
stasera”. Poi si girò, con una calma solo
apparente e uscì dal bagno senza
correre e senza neanche accelerare il passo. Aveva dovuto chiamare
tutto
l’autocontrollo accumulato nella sua vita per riuscirci, ma
quando si risedette
a tavola vicino a Maria, sorrideva e sembrava perfettamente in
sé.
Seppe
benissimo quando Davide
tornò dal bagno, ma non lo guardò e
sperò che non lo facesse neanche lui,
mentre raccontava sottovoce alla sua vicina di posto della sua vita
familiare.
Quando
Davide iniziò a provarci ancora
più spudoratamente con tutte le donne presenti, Margherita
iniziò a prendere in
mano il bicchiere più spesso. Sentiva ancora il suo sapore
sulle labbra e lui,
in quel preciso momento, stava chiedendo a Eleonora se avesse un
compagno. Finì
il bicchiere quasi in un sorso. Per fortuna non aveva fatto una
stupidaggine.
Per fortuna non… Per fortuna…
Quando
Davide la guardò negli
occhi e con lo sguardo divertito le aveva detto: “Sai che
anche tu, Margherita,
hai un gran lato b? Sei single, per caso?”, capì
dal suo tono che la stava
prendendo in giro. Aveva usato quelle parole, e quel tono
così lascivo per
quello che era successo in bagno? Lo stava facendo apposta? Aveva
iniziato a
fare a tutte complimenti per quello che aveva fatto lei? Davvero? Non
era
possibile.
Però
Margherita aveva imparato a
glissare le domande scomode da così tanto tempo che ormai
era una
professionista. Si mise dritta e alzò la voce.
“Ragazzi, facciamo un gioco”,
Indicò Pietro e disse: “Pietro, dai un voto alla
tua vita. Senza pensarci
troppo. Adesso come adesso, dai un voto alla tua vita”.
Pietro
prese da bere e alzò le
spalle. “Bo. Otto?” Margherita sorrise.
“Otto
è un bel voto senz’altro.”
Margherita
continuò il giro e
chiese a tutti. Chi più chi meno quasi tutti diedero un voto
alla vita. Il voto
più alto fu nove, il nove di Carola. Sorrise anche a lei.
Riusciva a vederlo
quanto fosse felice. Davvero. Margherita usava il voto alla vita quando
si
sentiva giù. Perché eri costretto a valutare le
cose belle e le cose brutte, e
quando tutti notavano le cose brutte, poi erano obbligati a notare
anche le
cose belle. E quelle sfuggivano sempre.
Davide
non aveva seguito il
gioco. Aveva continuato a fare lo spaccone e qualche battuta con
Eleonora,
felicemente separata e single. E come aveva notato
dall’inizio della cena,
Margherita sapeva che fingeva. La sua vita non doveva essere
così perfetta come
la dipingeva. Non con quello sguardo mentre lo raccontava. Non con quel
finto
sorriso.
Quando
Davide fu l’ultimo,
Margherita fu un pochino più incalzante. “E te,
Davide? Voto alla vita? Questa
vita così bella? Così perfetta?”
Lui
distolse lo sguardo mentre
spavaldamente parlava. “Oh, dai un buon novanta
percento”. Margherita rise.
Forse rise un po’ nervosamente, perché sapeva
quanto si stesse comportando da
stronza.
“Dai!
Mica è un voto novanta
percento. Devi dire un numero da uno a dieci. Come un voto a
scuola”. Lui fu
molto bravo, dovette ammettere la ragazza, perché
riuscì a fare un gran
discorso senza rispondere veramente. Ma si sa, gli avvocati sono
così.
Quando
la cena finì, dopo il
conto e subito prima dei saluti e delle promesse di rivedersi presto,
ci fu uno
scambio di numeri di telefono, di foto e di messaggi vari. Margherita
andò a
casa contenta. Era stata una bellissima serata. E, nonostante lui si
fosse
dimostrato più stronzo di quando aveva diciotto anni, aveva
baciato Davide. Ed
era stato uno dei baci più belli della sua vita. Si
addormentò sorridendo.
***
“Mamma,
mamma! Non riesco a
trovare la mia scarpa!” Margherita sbuffò e
controllò l’orologio. Erano in
ritardo per l’entrata a scuola.
“Tesoro,
sarà lì, nello sgabuzzino, dove dovrebbe
essere…”
Il
suo telefono vibrò. Lo teneva
sempre in silenzioso quando era a casa. Mentre lo tirava fuori dalla
tasca, Samuel
gridò ancora: “Ce n’è solo
una! Dov’è l’altra?”
Sicuramente
qualcuno della
vecchia classe aveva messo il messaggio del buon giorno sul gruppo che
avevano
creato due giorni prima. Lei non scriveva quasi mai, aveva dato la
buonanotte
il giorno prima solo perché si annoiava.
“In
teoria vicino all’altra.
Aspetta che vengo a vedere…” Si
incamminò verso lo sgabuzzino, dall’altra parte
dell’appartamento con il telefono in mano. Ah no. Non era un
messaggio sul
gruppo. Era un messaggio privato.
Buongiorno.
Si
fermò. Non aveva quel numero
in rubrica. Ma il nome vicino al numero di telefono le aveva dato un
brivido.
Quando aprì la chat rimase a osservare la foto del profilo:
Davide.
“Mamma!”
Si
riscosse dopo quello che le
sembrò un’eternità. Mise in tasca il
telefono e raggiunse il figlio. “Eccomi,
eccomi. Guardiamo, Sam…”
In
pochissimo riuscirono a
trovare l’altra scarpa. Ma perché i figli non
trovavano mai niente? “Dai, che
siamo in ritardo!” Sam saltellò per il soggiorno
su un piede solo per infilarsi
la scarpa mancante.
“Mamma,
lo dici sempre e poi va
sempre bene.”
Sbuffò
ancora ma sorrise. Adorava
Sam. Un tipetto di otto anni con un’innata
capacità di farla sorridere anche
nei momenti più disastrosi.
“Dov’è
il tuo zaino?” Sam si
guardò intorno con lo sguardo corrucciato, come se lei
avesse fatto una domanda
ben più difficile. Poi corse verso le scale e
gridò dall’ultimo scalino:
“Ari!!!! Mi porti giù lo zaino?”
Margherita
scosse la testa. Le
prudeva la mano. Voleva prendere il telefono e rispondere a Davide. Non
seguì
il battibecco fra i figli su chi dovesse o meno provvedere alle proprie
cose e,
totalmente in trance, si chiuse la porta di casa alle spalle e
accompagnò i
figli a scuola. Guardò i ragazzini, alti uguali, gemelli
eppure così diversi,
entrare dal cancello a scuola. Rimase in macchina il tempo necessario
per
assicurarsi che entrassero a scuola sani e salvi e partì
alla volta
dell’ufficio.
Durante
il tragitto pensò al
messaggio di Davide. Non che un Buongiorno
potesse essere questo granché, ma continuava a pensarci.
Perché glielo aveva
mandato? Si era sbagliato? Voleva mandarlo a qualcun altro? A qualcun’altra? Voleva mandarlo
sul
gruppo? Doveva rispondere? Beh, sì, sarebbe stato corretto
rispondere, almeno
per educazione. Chissà cosa stava facendo lui in quel
momento. Era già al
lavoro? Di sicuro non aveva portato dei bambini a scuola. O
sì? E se avesse
mentito? E se fra tutto quello che aveva detto si era scordato di dire
che in
verità aveva moglie e figli?
Oddio,
Margherita, adesso basta! Si
ordinò.
Quando
arrivò in ufficio, però,
scoprì che la sua socia non era ancora arrivata e che il
telefono squillava
impazzito senza avere risposta.
Il
buongiorno di Davide finì nel
dimenticatoio.