Capitolo undicesimo
I will fight them
I can say that I can change the world
But if you let me
I can change the world for us…
(“Renaissance” – Skin)
Nei mesi successivi le cose parvero andare per
il verso giusto, solo che un’altra geniale illuminazione colpì la mente di
Jacopo Pazzi: si sarebbe candidato come Gonfaloniere, sfidando Petrucci, così,
una volta ottenuta quella carica, avrebbe potuto danneggiare e rovinare
allegramente ogni piano dei Medici e ostacolare tutte le loro proposte.
Probabilmente questi furono i suoi propositi per l’anno nuovo, oppure ‘ste
cose lui se le sognava di notte!
Comunque, quando espose la sua decisione ad
Antonio, trovò, come si aspettava, un entusiastico e incondizionato appoggio.
“Ma certo, Messer Pazzi, se è quello che
desiderate io sono ben felice di potervi aiutare!” si offrì generosamente il
ragazzo.
Jacopo lo guardò con un sorrisetto, consapevole
del fatto che Antonio non aveva la minima idea di cosa significasse per lui
diventare Gonfaloniere… però, perché farsi scrupoli ed esitare ad accogliere
un’offerta di aiuto concessa con tanto affetto?
“In effetti c’è qualcosa che potresti fare per
me” gli disse, dopo una breve riflessione. “Mi saresti di grande aiuto se,
quando ti trovi a Palazzo Medici, cercassi nello studio di Lorenzo dei
documenti compromettenti, lettere, prove dei loro loschi traffici, cose così.”
“E a che cosa vi servirebbe questo?” si stupì
Antonio, cadendo dalle nuvole.
“Beh, se ci fossero prove di affari illeciti
dei tuoi amici Medici o qualche lettera compromettente di famiglie loro
alleate, potrei usarle per ricattare queste persone e obbligarle a votare per
me” spiegò tranquillamente Jacopo. Sì, a questo punto non tentava nemmeno più
di nascondere le sue trame al giovane Orsini, tanto riteneva che avrebbe
trovato il modo per convincerlo a stare comunque dalla sua parte…
“Se è questo che volete da me, posso tentare di
farlo” rispose infatti Antonio, “anche se, con ogni probabilità, non troverò
niente e rischierò di farmi scoprire. In realtà io pensavo di aiutarvi in un
altro modo: potrei andare a parlare con le famiglie più importanti di Firenze,
far capire loro quanto sareste saggio e giusto e quanto bene potreste fare se
vi scegliessero come nuovo Gonfaloniere…”
Sì, certo, in questo modo tutti penserebbero semplicemente
che ti porto a letto e che per questo tu vedi in me delle qualità e delle doti
che sono ben lontano dal possedere, pensò
Jacopo, con un’invidiabile dose di cinico realismo. Ma non fu questo che disse
ad Antonio…
“Apprezzo la tua generosa proposta, ma ritengo
che sarebbe pressoché inutile: le famiglie che già mi appoggiano conoscono le
mie idee e sanno ciò che voglio fare per il bene di Firenze, mentre quelle che
appoggiano i Medici continueranno a stare dalla loro parte e a coltivare
rancore e pregiudizi nei miei confronti” replicò. “No, ciò che può essere
veramente utile alla mia causa sono prove concrete e reali della slealtà e
dell’immoralità dei Medici: allora nessuno potrà negare l’evidenza.”
Il giovane sembrava poco convinto, tuttavia
annuì.
“Come desiderate, Messer Pazzi” disse.
Ovviamente non gli piaceva affatto l’idea di ficcare il naso nella roba di
Lorenzo, ma pensava anche che sarebbe stato molto positivo quando avrebbe
riferito a Messer Pazzi che, in effetti, non
esisteva alcuna prova di truffe o affari sporchi dei Medici… così sarebbe
stato lui a doversi ricredere una volta per tutte e si sarebbe finalmente
riconciliato con loro.
Ognuno aveva la sua opinione ed entrambi erano
contenti!
Fu così che, un paio di giorni dopo quella
interessante conversazione, Antonio si trovò a giocare a fare la spia tra i documenti di Lorenzo e, com’era
naturale, fu ben felice di non trovare niente di compromettente né, tanto meno,
prove di una presunta disonestà dei suoi amici.
Eppure qualcosa gli cadde tra le mani, qualcosa
che lo fece impallidire e tremare al solo leggerla velocemente e a quel punto
ringraziò il cielo di essere stato lui a scoprirla. Che cosa sarebbe successo
se Messer Pazzi avesse mandato qualcun altro a frugare in quelle carte? Di
sicuro avrebbe usato quell’informazione per fare del male… lui, invece, avrebbe
risolto la questione e schivato il pericolo una volta per tutte.
Rimise in ordine tutti i documenti e le carte,
come se nessuno avesse mai messo piede in quello studio, e poi si precipitò
nella stanza di Giuliano. Fortunatamente lo trovò, cosa che non era affatto
scontata, visto che in quegli ultimi mesi era quasi sempre a posare per l’amico
Sandro Botticelli… ora capiva il perché… ma dove aveva la testa
quell’incosciente?
“Giuliano, ti devo parlare” gli disse, dopo
essersi chiuso la porta alle spalle e fissandolo con una serietà che il giovane
Medici non gli aveva mai visto.
“Ebbene, ti ascolto” replicò Giuliano, senza
dare troppa importanza alla cosa.
“Tu ti sei proprio bevuto il cervello insieme
al vino, vero? E’ già una cosa gravissima che tu abbia una storia con Madonna
Vespucci, una dama sposata a un uomo gelosissimo e vendicativo… ma ti fai
perfino scrivere dei messaggi e delle lettere d’amore da lei? Ma cosa ti dice
la testa?”
A quelle parole, Giuliano restò dapprima
sbalordito, poi si innervosì e alla fine si arrabbiò proprio. Quella famosa
lettera era caduta in mano a Lorenzo e già lui gli aveva fatto la predica,
adesso doveva sentire il bis anche da Antonio? Eh, no!
“Innanzitutto non sono affari che ti
riguardino, e poi come ti permetti di giudicarmi? Ma pensa se devo farmi fare
la ramanzina da uno che va a letto con Jacopo Pazzi!” sbottò.
Antonio divenne rosso come un peperone, ma non
si lasciò smontare.
“Perlomeno io non faccio del male a nessuno e,
tanto meno, metto in pericolo qualcuno a cui tengo” ribatté. “Non mi interessa
affatto la tua vita privata e non mi scandalizzo certo se hai una relazione con
la moglie di un altro, non sono fatti miei, ma il tuo egoismo e la tua
incoscienza potrebbero portare la rovina alla tua famiglia e anche a Madonna
Vespucci.”
“Cosa vuoi capire di queste cose tu,
ragazzino?” fece Giuliano, come se non avesse la stessa età del suo amico…
“Credi che il mio sia solo un capriccio? Che mi diverta con lei? Non sai niente
e non hai nessun diritto di giudicarmi: io la amo veramente e vorrei passare la
mia vita con lei!”
“Se è così, peggio ancora! La ami veramente?
Non mi pare, visto che non ti fai scrupolo di metterla in pericolo, eppure sai
benissimo che razza di uomo sia suo marito. Se l’amassi davvero, vorresti il suo bene e non il tuo.”
“Ah, perché è questo che tu fai per Jacopo
Pazzi? Vuoi il suo bene, eh? Per questo ficchi il naso in faccende che non ti
riguardano. Fai la spia per lui, adesso?” lo aggredì Giuliano.
“Sì, voglio il suo bene, è questo che si fa
quando si… quando… beh, insomma, ci siamo capiti. E tu ringrazia Dio che sia io
la sua spia, perché se fosse stato qualcun altro, qualcuno che veramente la
pensa come lui, avrebbe usato quella lettera per rovinare te e Madonna
Vespucci. Ma tu a questo non pensi, vero?” ribatté Antonio, suonando
convincente proprio perché le sue parole venivano dal cuore e dalla sua sincera
preoccupazione per il suo amico e per la donna che lui amava.
Giuliano lo comprese e si calmò.
“So che è stata un’imprudenza, infatti ho detto
a Simonetta di non scrivermi mai più” ammise. “Se Lorenzo non avesse trovato
quella lettera, l’avrei già bruciata.”
“Bravo, allora fallo adesso” gli disse subito
il ragazzo, porgendogli la missiva incriminata. Giuliano la buttò nel caminetto
acceso e la guardò mentre si consumava tra le fiamme.
“Non puoi chiedermi di rinunciare a lei,
Antonio. Questo non lo farò mai, mai. Non posso vivere senza Simonetta, riesci
a capirlo, questo?”
Il giovane Orsini lo capiva meglio di quanto
Giuliano potesse anche solo immaginare, ma allo stesso tempo sapeva che la cosa
non poteva continuare, sarebbe stata una catastrofe. Se davvero Messer Pazzi ne
fosse venuto a conoscenza… non voleva nemmeno pensarci! Si avvicinò all’amico e
lo prese affettuosamente per le spalle, continuando a guardarlo negli occhi.
“Ascoltami bene, Giuliano, io non ti sto
chiedendo di rinunciare a Simonetta, ti chiedo solo di avere pazienza, di non
commettere imprudenze per non perdere lei e te stesso” gli disse. “Sono sicuro
che le cose si risolveranno per il meglio, soltanto… non adesso, non così.”
“Beh, tu saresti capace di rinunciare al tuo Messer Pazzi? Saresti capace di
allontanarti e di non vederlo più?” lo sfidò il giovane. Per lui era pura
follia paragonare la sua Simonetta a quella specie di tiranno malriuscito… ma
gli venne in mente solo questa obiezione, visto che il ragazzo aveva perso la
testa proprio per quello!
“Se fosse l’unico modo per salvargli la vita
sì, mille volte sì!” replicò Antonio, e stavolta nei suoi occhi si leggeva uno
strazio indicibile che, da solo, eliminò ogni ulteriore obiezione e protesta di
Giuliano. “Mi allontanerei, sì, se questo fosse il suo bene… e poi morirei di
disperazione e non me ne importerebbe niente!”
Il giovane Medici ammutolì. Superò persino la
nausea nel comprendere quanto Antonio amasse sinceramente Jacopo e si vergognò
di se stesso: lui non avrebbe avuto altrettanto coraggio per Simonetta.
Non lo avrebbe avuto? E invece doveva
imporselo, Antonio aveva ragione. Se davvero l’amava più della sua stessa vita,
quello era il momento per dimostrarlo.
“Cosa devo fare, Antonio?” chiese, e quella
domanda era insieme un arrendersi e una richiesta di aiuto.
“Qualche giorno fa Sandro mi diceva che era
preoccupato per lei, che la vedeva sciupata, che temeva fosse malata” rispose
il ragazzo. “Mi ha riferito anche che ha una brutta tosse e che suo marito
voleva che si trasferisse a Genova, sperando che l’aria di mare le giovasse. Ecco,
tu devi incoraggiarla a partire per quanto la cosa ti distrugga. Devi spingerla
a fare ciò che è meglio per lei, per la sua salute e la sua sicurezza.”
“Tu non sai quello che mi chiedi” mormorò
Giuliano, impallidendo.
“E invece sì, ti sto chiedendo di salvare la
donna che ami” insisté Antonio. “A Genova lei sarà al sicuro e magari veramente
l’aria di mare la guarirà. Troverò un modo sicuro perché vi possiate scrivere
senza insospettire nessuno e poi… e poi chi può prevedere il futuro? Suo marito
viaggia continuamente per affari, in tutta Europa. Potrebbe incontrare un’altra
donna, innamorarsi e ripudiare sua moglie… allora tu la salveresti, prendendola
con te. Oppure… insomma, potrebbe succedere qualsiasi cosa. Io sono sicuro,
veramente sicuro, che vi riunirete. Magari non subito, magari dovrete
pazientare qualche anno, ma siete ancora così giovani. Ne sono certo, Giuliano,
siete destinati a stare insieme.”
“Come sei sicuro che Medici e Pazzi
diventeranno una sola grande famiglia?”
domandò il giovane, scettico.
“Certo!” Antonio annuì con convinzione. “Non lo
siete già per buona parte? Guglielmo e Bianca, Francesco e Novella, i loro
figli… Sarà lo stesso per te e Simonetta, te lo prometto, abbi solo fiducia in
me.”
A volte Giuliano, così come Lorenzo, sospettava
che Antonio avesse qualche strano e segreto potere magico… come avrebbe fatto,
altrimenti, a tenere buono quel cane rabbioso di Jacopo? A instaurarci una
specie di relazione a cui preferiva non pensare? Allora perché non credere alle
sue parole? Se poteva andare d’accordo con Jacopo, poteva praticamente fare di
tutto, miracoli compresi.
“Va bene, Antonio, mi fiderò di te. Non sarà
facile, però… posso provare…”
“Io ti aiuterò, non sarai solo. Andrà tutto
bene, Giuliano” promise il ragazzo. Giuliano, commosso, lo abbracciò forte. La
sicurezza e l’ottimismo di Antonio a volte riuscivano ad essere contagiosi e
adesso anche lui cominciava a credere, a sperare in un futuro alla luce del
sole per lui e Simonetta…
Doveva solo avere pazienza.
Così, più tardi quella sera, Antonio poté far
ritorno a Palazzo Pazzi sfoderando il suo sorriso più luminoso e assicurando a
Messer Pazzi che, pur avendo guardato dappertutto, non aveva trovato niente di
compromettente sui Medici.
“Era come pensavo, avete visto? I Medici non
tramano niente e non fanno affari disonesti con nessuno” annunciò, trionfante.
“Molto probabilmente sono soltanto bravi a
nascondere le tracce dei loro sporchi traffici” replicò Jacopo, infrangendo le
aspettative del giovane Orsini. “Bene, comunque ci hai provato. In realtà non
pensavo che fosse così facile smascherarli, tessono trame e intrighi da così
tanti anni che saranno diventati espertissimi nel celarli. Dovrò trovare un
altro modo per renderli inoffensivi…”
“Non potrebbe essere semplicemente che Lorenzo
e la sua famiglia sono veramente onesti e vogliono il bene di Firenze? Forse
voi pensate a suo nonno Cosimo, ma Lorenzo non è lui e…”
“I Medici sono tutti disonesti e mentitori e
porteranno solo male a Firenze” tagliò corto l’uomo. “Tu sei un ragazzino, non
sai niente di politica, di affari e nemmeno delle vicende di questa città. Io
non mi faccio ingannare dai bei discorsi del tuo amico Lorenzo.”
Antonio non si lasciò smontare e rispose con un
semplice sorriso alle solite sparate di Jacopo.
Era proprio una fortuna che fosse stato lui a
scoprire la storia tra Giuliano e Simonetta e che avesse messo in guardia il
suo amico.
Come sempre, doveva riuscire a restare un passo
avanti a Messer Pazzi, per il suo bene e per quello di tutti!
Fine undicesimo capitolo