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Autore: Marra Superwholocked    18/02/2019    1 recensioni
Ultimo capitolo della Trilogia delle impavide cacciatrici milanesi.
Durante il loro anno sabbatico, Catherine e Silvia avranno modo di capire se la caccia ai mostri fa realmente per loro. Tuttavia, da semplici cacciatrici in prova, si ritroveranno a dover escogitare un piano per eliminare la minaccia di Arimane, creatura malvagia scappata dalla sua Gabbia ai confini dell'Universo. Il Dottore le aiuterà anche questa volta? E Storybrooke da che parte starà?
Dal testo:
«Ed ecco a voi» disse Amnesha girando la scatolina bianca per mostrare alle cacciatrici il suo contenuto, «l'ultimo Fagiolo Magico.»
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Belle, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO VI
Don't threaten me with a good time*


La mattina seguente nessuno sembrava cercare la piccola Selenia, piuttosto erano tutti concentrati ad ascoltare il parroco del paese. Riuniti in piazza e rivolti verso la breve gradinata diretta alla chiesa, sembravano ipnotizzati.
«Incredibile» commentò Silvia sottovoce. Si erano tenute alla larga dalla massa, solo per vedere come si sarebbero comportati. «Una ragazzina è scomparsa come altre sette persone, una dopo l'altra, per due mesi interi e nemmeno le autorità si scomodano per indagare! E ora annunciano che nella notte c'è stata un'altra santificazione. Che poi, vabbè, non funziona così, ma okay...» Poi Silvia si accorse che, nonostante la pioggia fine e fastidiosa, Catherine aveva chiuso l'ombrello. Ella, infatti, guardava un punto fisso davanti a sè, un po' in basso, con i capelli che le si appiccicavano alla fronte, a pochi centimetri dagli occhi, ma sembrava non curarsene.
«Cathy» la chiamò Silvia. Ruotò se stessa abbastanza da vederla bene in volto, lasciando stare la massa di pecoroni poco distante da loro.
Catherine inspirò lentamente, alzando il petto e raddrizzando la schiena. Il vento freddo non le faceva alcun effetto; continuava a pensare alla povera Selenia, i graffi sulla sedia, la pozza di sangue... Non avevano ancora capito cosa fosse successo e con quale creatura avessero a che fare, non sapevano nulla, non erano pronte a quella vita, alle scelte sbagliate, alle vittime che avrebbero visto morire davanti ai loro occhi. Catherine mandò giù il boccone amaro e guardò la sua migliore amica. «Sarà sempre così?»
Silvia capì immediatamente. «Non lo so, Cathy» le disse mettendosi proprio di fronte a lei. «Ma voglio essere onesta: può darsi che diventi sempre peggio.»
In quel momento Catherine sperava di sentirsi dire di no, una bugia, la prima bugia, invece Silvia fu limpida come al solito. Perché? Non poteva mentirle, per una buona volta?
«Può darsi che tutto migliori come può darsi che tutto vada a rotoli, da un giorno all'altro. Non possiamo sapere cosa ci attende. Possiamo solo andare avanti, un giorno dopo l'altro.» Silvia mise la mano libera su una spalla di Catherine e cercò il suo sguardo, trovandolo.
«Selenia era solo una ragazzina.» La voce di Catherine barcollò. Frustrazione, desolazione, rabbia... Erano tutte dentro il suo petto e vorticavano veloci e senza sosta, pronte a farla esplodere, ma Catherine era forte e ricacciò indietro le lacrime.
«Andiamo, Cathy» sospirò Silvia mettendole un braccio attorno al collo. La portò via di lì, sotto un unico ombrello, verso la casa abbandonata. «Rivendicheremo Selenia.»


Era sceso il buio e con esso anche il freddo. Silvia stava camminando avanti e indietro per riscaldarsi mentre Catherine faceva qualche ricerca. «Hai fame?» chiese. Vide Catherine togliersi gli occhiali dalle sottili lenti e posarli sul tavolino. Guardava la pioggia fitta illuminata dal lampione in strada, nessuna tenda ad isolarle dall'esterno. «Cathy, hai fame? Vado a prendere qualcosa?» ripeté.
«Uh? No, grazie» rispose Catherine distrattamente.
Silvia la vide rinforcarsi gli occhiali e rimettersi al lavoro, ricurva sul computer. Deglutì, guardò a terra. Si sentiva inutile, ma con unico portatile era difficile lavorarci in due. E poi non sapeva che incantesimo avrebbe potuto fare per portare avanti il caso. Si allontanò dalla porta e andò verso uno dei borsoni in cui tenevano le scorte di snack; vi trovò all'interno una barretta energetica. Mela e cannella. Stronzi, pensò la giovane cacciatrice scartando lo snack. Lo so che dentro ci mettete pure l'uvetta. L'addentò e, nonostante fosse squisita, sapeva e sentiva che l'uvetta si stava malvagicamente appiccicando ai suoi denti che tanto curava. Tutto pur di stare accanto alla "sorellina" ed aiutarla in qualche modo.
Quando Silvia finì di ruminare la barretta e mise da parte la carta per poterla gettare in un secondo momento, Catherine si alzò di scatto dalla sedia spaventando la maggiore. «Che succede?!» esclamò quest'ultima.
«Forse ho capito di che si tratta!»
«Cosa? Sul serio? Cos'è?»
«Cosa sono» la corresse Catherine. Sorrise mentre prendeva dal suo zaino un libro. Il titolo Creature mitologiche già diceva tutto. «K... Kr... Kra... Ah eccolo! Kraken!» esultò, dopodiché iniziò a leggere il breve trafiletto dedicatogli. «Conosciuto anche come Distruttore di navi, il Kraken fu una creatura leggendaria marina dalle enormi dimensioni e dalla straordinaria forza. La grande piovra affondava le navi al largo senza lasciare superstiti. Diversamente da come si pensa, non fa parte della mitologia greca nè di quella romana. Alcuni relitti, una volta ritrovati, presentavano segni sui fianchi: perforazioni date dal penetramento di un oggetto estraneo all'interno delle navi, buchi dal diametro di circa un metro: un mistero se si pensa che le palle da cannone, generalmente, raggiungevano un diametro di cinquanta o settanta centimetri. Dotato sia di branchie che di polmoni, esso fu l'ultimo dei Titani.» Detto questo alzò gli occhi dal libro e commentò saccentemente: «Ahimè, i Titani sono immortali... Questo libro ne sa meno di me, dovrei bruciarlo!»
Silvia pensò un istante alle parole dell'amica. «Ma questo non c'entra niente col caso, Cathy.»
«Okay, senti qua!» Catherine richiuse il libro e lo lanciò sul borsone, tornando poi al computer, povero di vitalità per colpa della batteria scarica. Seguita da una Silvia ancora un po' affamata, Catherine lesse le informazioni trovate con un leggero sorriso a colorarle ulteriormente il viso, rendendola più spensierata, serena. «Leggende narrano che il Kraken non si sia mai estinto, ma che viva in forma umana, sotto i nostri occhi: potrebbe essersi evoluto e aver trovato altri metodi per cacciare e sopravvivere; potrebbe essere il nostro vicino di casa, ma non sapremo mai la verità su questa straordinaria creatura. Tuttavia, in forma umana perde forza, ecco perché si pensa operi con l'aiuto di un'ancella di nome Djaba.» Catherine sembrava in estasi poiché la sua intuizione calzava a pennello. Ma non aveva ancora detto nulla su Djaba... «Sis, sai quali sono i poteri dell'ancella?»
«Mhm, sì, ovvio, ma è meglio se lo dici tu!» scherzò Silvia sedendosi sul letto di Catherine, dietro di lei.
«Djaba è portatrice di luce!»
Silvia spalancò gli occhi. «I santi della settimana! È lei che li sceglie! Cathy, sei un genio!»
Catherine si girò verso l'amica ed imitò un fugace inchino.
«Ma come li catturiamo? Come li uccidiamo?»
Una folata di vento fece entrare qualche goccia di pioggia dalla finestra priva di vetri e fece ricordare a Catherine che non stavano sostando in un motel, per cui non avevano corrente: spense il computer, che finalmente poté riposare, e lo ripose nella sua valigetta imbottita. «Nella maggior parte delle storie che parlano di com'è morto il Kraken di turno c'è una lama che trafigge o stacca la testa al polipone. Per quanto riguarda l'ancella non ho trovato nulla, ma opterei per il medesimo sistema.»
«E magari poi facciamo un bel falò?» aggiunse Silvia strofinandosi le mani già pregustado l'idea.
«Tu hai un problema serio, sorella» rise Catherine. «Ma, ahimè, sì: credo che sia l'unico modo per cancellare ogni prova.»
Entrambe, poi, raccolsero le loro cose. Avevano praticamente risolto il caso, sarebbero andate a caccia di notte perché era decisamente più sicuro: lontane da occhi indiscreti. Ma intanto dovevano capire come trovare mostro e aiutante.
Catherine fu la prima ad uscire dalla casa abbandonata. Controllò che nessuno fosse nei paraggi, ma la zona era deserta e fece quindi segno a Silvia di uscire a sua volta. Il pickup era a pochi metri da loro, bastava girare l'angolo ed eccolo lì. Caricarono le borse sul retro, Silvia praticò il solito incantesimo di occultamento e poi si sedettero ai loro posti. Prima, però, Catherine mise la valigetta col suo portatile sotto al suo sedile assieme al libro.
«Dunque» cominciò Silvia mettendo in moto il veicolo freddo in ogni angolo. Nel frattempo che si fosse scaldato il motore, voleva capirci qualcosa in più sul Kraken e Djaba. «Quindi... Djaba sceglie una qualsiasi vittima e poi il Kraken la fa sparire, dico bene?»
Catherine annuì mentre scaldava le sue mani alitandoci sopra. «Sì e ricordi quella luce poco prima che il Kraken sparisse?»
«Sì. Prima della luce, c'era così tanto buio che non siamo riuscite a vedere bene i lineamneti del mostro poi... poof!»
«Già!» esclamò Catherine. «È molto probabile che fosse opera di Djaba, essendo portatrice di luce. In più che marca le vittime, lo teletrasporta.»
Silvia si allacciò la cintura e così fece anche la più piccola delle due, partendo poi a tutta birra. «Be', sennò era troppo facile con due prede che rimanevano ben ferme, eh!»
Catherine rise, ma era concentrata su un dettaglio. «Sis, dove stiamo andando?»
«Ahem... A saperlo! La mia idea era di girare per la periferia alla ricerca di qualcosa di strano.»
«Mhm, no» disse Catherine accigliata. «Ho un presentimento: opterei per quel bar in cui siamo andate la mattina in cui siamo arrivate!»
«Gabe? Dici che...»
«Non dico nulla» sussurrò Catherine mettendo le mani avanti a sè. «Ho solo un presentimento!»
Silvia fermò l'auto. Tamburellò qualche istante sul volante poi si rimise in marcia: fece inversione e via dirette verso quel bar!


Era tardi e Silvia si aspettava di trovare il bar chiuso come tutto il resto attorno a loro. Infatti fu così. Nella via non passava anima viva. C'erano giusto un paio di lampioni funzionanti su sette per cui i fari della macchina delle due cacciatrici erano come un pugno nell'occhio. Silvia spense le luci dopo aver accostato e rimase lì ferma a guardare Catherine. «E ora? All'apertura mancano solo...» Controllò l'orologio. «Otto ore, che vuoi che sia?»
«Shh! Guarda là!»
«Eh? Cosa? Dove?» Silvia si accuattò e guardò fuori attraverso i fori del volante. Catherine le indicava un punto così lontano che la maggiore intravide qualcosa solo dopo qualche secondo che ebbe strizzato bene gli occhi. «È Gabe?»
«Credo di sì! Ehi! Hai visto? O me lo sono immaginato?»
«Che cosa?»
«Avevo ragione!»
«Ma cosa?!»
Catherine non capì più nulla. Aprì e si fiondò sul marciapiede sbattendo poi la portiera con noncuranza.
Silvia la chiamò, ma era troppo tardi; non le rimase che seguirla. «Cathy, cosa fai? Torna qui!» urlò sussurrando preoccupata. «Cathy! Cathy!»
Nulla. Catherine non la sentiva. Le sue orecchie ribollivano dalla rabbia, così tanto che a stento sentiva il suo respiro diventare sempre più arrabbiato. «Tu!» gridò. «Mostro!»
E Silvia ebbe la conferma che Gabriele era coinvolto in quella storia in prima persona: egli si arrestò di colpo appena riconobbe le due ragazze. Non sembrava spaventato, nemmeno intimorito. Poi Catherine lo chiamo per nome:
«Djaba!»
Silvia si accigliò. «L'ancella?» si chiese. Le scappò una risata. «Gabriele è l'ancella del Kraken? Dio mio, adoro questo lavoro!» esclamò sorridendo. Tenendo sotto controllo sia Djaba che Catherine, frugò nei borsoni dopo aver tolto l'incantesimo e ne estrasse due lunghi macheti.
«Io vi avevo avvertite, ragazze!» esclamò l'ancella arretrando senza alcuna espressione sul viso. «Speravo che non foste cacciatrici. Ve la siete cercata!»
«Cathy, sbaglio o è la prima volta che ci succede di poter parlare col mostro prima che arrivi il momento della ghigliottina?» Silvia stringeva un machete per mano e si avvicinò correndo; lanciò una delle due armi a Catherine e si arrestò.
«No, aspettate un momento...» Ora sembrava che Djaba avesse paura. Indietreggiava più velocemente, le mani protese in avanti come per difendersi nonostante le due cacciatrici non lo avessero ancora attaccato. «Possiamo arrivare ad un accordo! Non sono io quello cattivo! Voi non sapete tutta la storia, vi prego!»
«Col cavolo!» esclamò Catherine prima di avventarsi sull'ancella. Lo prese per la collottola e lo sbatté contro il muro, accanto all'entrata del bar. «Come scegli le vittime?»
«C-cosa?»
Silvia, rimasta in disparte, aveva già capito tutto.
«Non fare il finto tonto, razza di nullità!» Catherine lo schiacciò ancora facendolo tossire. Quello teneva le mani alzate, chiedeva pietà con gli occhi, tuttavia Catherine era troppo alterata per graziarlo. «Dimmi come li scegli o ti stacco la testa a morsi» lo minacciò fredda.
Djaba respirava così affannosamente che pareva stesse morendo da un momento all'altro. «È del tutto casuale!»
«Cathy, ferma» le si avvicinò Silvia. I suoi ricci ondeggiarono quando saltò sul marciapiede. «Ha detto che non sappiamo tutta la storia.»
«Già, è vero» si accigliò la minore. «Quale storia?»
«Facciamo che mi lasci andare e te la racconto?»
«Facciamo che lei ti lascia andare e io ti do fuoco se scappi?» sorrise Silvia dando vita, nella mano libera dal machete, ad una sfera di fuoco scoppiettante. Entrambe lo videro annuire senza alcuna preoccupazione così Catherine lo liberò dalla morsa.
«Sei una strega» constatò Djaba indicando la mano di Silvia che, fino a pochi istanti prima, alimentava del fuoco magico.
«Ero una Wiccan, a dire il vero.»
«Eri?»
«Storia lunga» tagliò corto Catherine. «Racconta la tua versione dei fatti» aggiunse poi, nascondendo il machete dietro la schiena. «Siamo curiose.»
Djaba deglutì. «Tutto iniziò dalla nascita del mio capo. Il Kraken. Ebbe origine negli oceani ed era una creatura totalmente libera e buona. Tuttavia, un giorno, la dea Calispo vide quanto egli fosse potente e grande e volle catturarlo. Lo attirò a riva con l'inganno, dopodiché lo tramutò in un uomo. Calipso voleva sapere tutto di lui: se fosse stato Zeus stesso a crearlo, Calipso avrebbe potuto ricattare il dio in qualche modo per diventare più potente...» Djaba fece una pausa. «Calipso, però, non riuscì a terminare il suo piano: si innamorò della forma umana del Kraken, il quale la rifiutò, così lei pensò che l'umanità fosse spregievole ed egoista. Lo maledisse: da quel giorno in poi, avrebbe vissuto per metà umano e per metà creatura marina, costretto a uccidere per evitare la furia della dea che, altrimenti, avrebbe dato inizio all'Apocalisse.»
Silvia e Catherine cambiarono espressione.
«Apo-cosa?» disse Silvia con voce strozzata.
«Il Kraken sarebbe una specie di eroe?»
Djaba alzò le spalle. «Pensate quello che volete, ma se il Kraken smettesse di uccidere un umano alla settimana... Moriremmo tutti. Io sono stato creato solo per aiutarlo a ricordare.»
Poi a Catherine venne il lampo di genio. «Ah, ma forse tu non sai una cosa! Silvia ti ricordi quei cacciatori che incontrammo circa un tre mesi fa a Bari?»
Silvia si accigliò, ma stette al gioco. «Sì... Mi ricordo...»
«Erano greci!» esclamò la minore con un sorriso mezzo falso. Le poche lezioni di recitazione prese durante il periodo delle medie erano finalmente servite a qualcosa. «Facevamo fatica a capirli, ma parlarono di una dea che loro stessi uccisero per salvare dei bambini che aveva rapito. Ora che ricordo bene, la dea era proprio Calipso!»
«Dici sul serio?» esultò. «Questo vuol dire che l'incubo è finito!»
Silvia allentò la presa sul machete: ora le era tutto chiaro sul serio. Il piano di Catherine era davvero arguto!
«Calipso è morta!» Djaba alzò le braccia al cielo e sembrò ringraziarlo devoto. Poi, all'improvviso, abbracciò Catherine piangendo. «Niente più morti sulla nostra coscienza!» Appena la ebbe lasciata andare si asciugò le lacrime che gli stavano facendo gelare le guance. «Devo avvertire subito il mio capo! Venite con me?»
Catherine e Silvia inspirarono a pieni polmoni. Eccoci, si dissero guardandosi negli occhi per pochi istanti. «Certo!» dissero poi all'unisono.


Pochi chilometri dopo ecco che il pickup delle cacciatrici stava parcheggiando di fronte ad un eco mostro. Si trattava di una vecchia fabbrica lasciata lì a marcire in mezzo alla campagna gelata dalle fredde notti invernali. La struttura di tre piani cadeva letteralmente a pezzi, non aveva più né porte né finestre; le mura, sia esterne che interne, erano ricoperte da graffiti e simboli rabbrividevoli. Sparsi ovunque c'erano siringhe usate, profilattici e un odore di urina così schifosamente forte che Silvia dovette usare la magia e creare una bolla d'aria pulita attorno alle loro teste per poter continuare a camminare. Esse facevano tuttavia fatica a proseguire con un'andatura naturale, poiché nascondevano nel fianco dei giubbotti i lunghi machete della notte appena passata.
«Manca poco, ancora una rampa di scale e siamo arriv-»
«Djaba.» Una voce imponente provenì dal piano superiore interrompendo la salita dell'ancella.
«Tranquillo! Porto buone notizie!» esclamò radioso aumentando il passo. «Queste due cacciatrici affermano che la dea Calipso è morta, mio signore!»
Silvia e Catherine raggiunsero le due creature pochi istanti dopo.
Il Kraken era, in quel momento, totalmente umano. Le squadrò con occhi vacui, sembrò volesse leggere loro nella mente. Dopo un po' alzò il capo e regalò a tutti un sorriso che gli procurò delle piccole fossette. Si mise una mano tra i capelli mori e lunghi fino alle spalle per pettinarli all'indietro rivelando due occhi blu profondi come l'oceano da cui proveniva. Indossava abiti stropicciati e infeltriti, ma il fascino rimaneva lampante. «La dea Calipso morta...» disse incredulo. «Djaba, ti rendi conto?»
«Oh, sì, mio signore! Non è fantastico?» esultò ancora.
Il Kraken sorrise ancora e si voltò.
Catherine, che fino a quel momento era rimasta in un religioso silenzio come Silvia, prese parola: «Il pericolo dell'Apocalisse è terminato. Siete liberi» sorrise.
Mentre Djaba manteneva la sua espressione felice, il Kraken si voltò nuovamente. «Djaba, sei uno sciocco.»
Parole taglienti che spezzarono il sorriso ebete di Djaba. «Come, scusi?»
«Credi forse che non mi sarei accorto della dipartita della dea che mi ha condannato a tutto questo?» disse il Kraken, anche se l'espressione più adatta sarebbe urlò.
Djaba rimase a bocca aperta. «Mi hanno mentito...»
Silvia si mise subito sull'attenti; Catherine sorrise, più rilassata. La maggiore non si era accorta che l'altra impugnava il machete con una totale disinvoltura tale da sembrare pazza. «Avete ucciso milioni di persone: ovvio che abbiamo mentito, idiota» esclamò Catherine. «Però ora sono stufa di chiacchierare!»
Silvia approfittò dello stordimento di Djaba: prese il machete da sotto il suo giubbotto e corse verso Gabriele il quale non si accorse dell'arma. Il suo collo zampillò qualche secondo poi, dopo che la testa cominciò a rotoloare giù per le scale imbrattandole di sangue caldo, il suo corpo cadde con un lieve tonfo ai piedi della ragazza. Ella guardò il Kraken che la fissava impassibile.
«Non sarà così semplice, ora» dichiarò il mostro tirando un angolo della bocca leggermente in su. Nemmeno una smorfia ed ecco che entrambi gli arti superiori si erano trasformati in tentacoli violacei con striature rosate e ventose candidamente bianche. Arrotolò uno di essi per poi allungarlo nella direzione di Silvia che venne scaraventata dieci metri più in là.
Di lì in poi fu questione di frazioni di secondo: il cuore di Catherine era alimentato dalla rabbia per la morte di Selenia e per quanto il Kraken aveva fatto alla sua migliore amica. Solitamente, Catherine era il cervello mentre Silvia era il braccio; tuttavia, quella volta la piccola cacciatrice non riuscì a mettere da parte i suoi sentimenti. Il Kraken sorrideva soddisfatto a pochi passi da lei, guardando Silvia tossire senza riuscire a rialzarsi e qualcosa, negli occhi di lei, la fece scattare: partì in corsa e, con un colpo secco e assolutamente imprevedibile, tagliò di netto il tentacolo destro del mostro: secondo i suoi calcoli, avendo ucciso Selenia e scaraventando Silvia col tentacolo destro, la forma umana del Kraken non era mancina. Tagliandogli il suo arto prediletto, il mostro doveva risultare più impacciato o, per lo meno, disorientato. Disorientato al punto da dare a Catherine il tempo di attaccare una seconda volta, mirando al collo, ma il Kraken ebbe, inaspettatamente, i riflessi pronti.
Esso arrotolò il tentacolo sinistro attorno al polso della mano di Catherine che reggeva il machete. «Sei una ragazza sveglia» sibilò il Kraken. «Sarebbe davvero un peccato se tu morissi ora proprio come quella ragazzina che avete cercato di salvare.»
Catherine cercò di tirare un calcio in faccia a quel mostro quasi gelatinoso senza successo. Poteva far cadere il machete nell'altra mano, ma lei era mancina: rischiava grosso. Poi, quando meno l'avrebbe detto, il Kraken emise un urlo di dolore. Era straziante, i suoi occhi sembrarono schizzargli fuori dalle orbite umane mentre una ferita andava bruciando e mangiando parte del tessuto del tentacolo rimasto: era la magia di Silvia.
Poco a poco, anche quel tentacolo si staccò dal resto del corpo e si srotolò lasciando libera Catherine, la quale, senza pensarci troppo, alzò in alto l'arma. «Ciao, bestiolina!» urlò; fendette l'aria per poi colpire il collo del Kraken staccandogli di netto la testa umana. Quest'ultima ruzzolò rimbalzando a terra mentre il suo corpo zampillante in ben tre punti cadde emettendo un fastidioso rumore gommoso.
Subitamente, Catherine si precipitò ad aiutare Silvia. «Stai bene?» chiese preoccupata.
L'altra mugugnò massaggiandosi una spalla. «Fa male, non riesco a muovere il braccio.» E in effetti aveva una lussazione anteriore. «Aspetta, stai ferma che ci penso io!» Le andò incontro e, prima di farla alzare in piedi, le fece scattare la palla nella posizione naturale. La vide celare un gemito di dolore come era solita fare poi si alzò come se nulla fosse.
Era finito. Era tutto finito. Dovevano solo bruciare i corpi e rimettersi in viaggio.


*https://www.youtube.com/watch?v=H5NqIsnyTG8 (Tasto destro del mouse; Aprire in unaltra scheda)

   
 
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