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Autore: Chiaroscura69    20/02/2019    0 recensioni
Tornare a casa era stato complicato quella volta.
I suoi occhi.
Non avevo nient'altro in mente.
Quel persistente bagliore caramello-dorato che mi accarezzava con la dolcezza di una madre e allo stesso tempo mi diceva uno straziante addio.
Era la prima vita in cui mi capitava di provare un dolore così forte. Eppure avendo già compiuto i miei ventun anni avrei dovuto essere abituata agli addii, ma la verità era che fino a quel momento non mi ero mai innamorata.
La mia vita fino ad allora era stata quella di una semplice auriana, avevo frequentato tutti i corsi di formazione ed ero giunta così al tirocinio. Prendere dei punteggi molto alti nei test mi aveva permesso di avere un accesso illimitato alle vite umane, vantaggio che era precluso davvero a pochi eletti.
Vivevo ad Auria, un'enorme metropoli situata al centro del sistema solare che vantava una data di fondazione molto remota, si diceva intorno al IV secolo a.C. Auria era stata per anni vessata da guerre e assolutismi, un po' come la sua gemella terrestre, ma a differenza sua aveva trovato il modo di non crollare su sé stessa. Nella metropoli erano stati banditi i sentimenti.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sempre letto nei vari manuali che l'accademia mi aveva messo a disposizione che uno dei momenti più dolorosi per un auriano è proprio quello che precede la cancellazione di quasi tutti i ricordi dell'umano di cui si è innamorato. Improvvisamente venivano strappate dall'agmidala tutte le emozioni, tutti i forti tumulti dell'animo e restava solo un filo sottile che, interrotto in buchi di trama inspiegabili, lasciava una sensazione di profondo vuoto. Avevo letto che molti auriani avevano fallito perchè la consapevolezza di dover dimenticare li aveva resi folli.
Tutto ciò non aveva fatto altro che allarmare i vecchi conservatori del Senato, che si sentirono legittimati ad avanzare delle proteste e delle cautele, prontamente respinte da mio padre che fece allestire una commissione di giudici che valutasse oggettivamente i pro e i contro della sua iniziativa per poter concludere definitivamente la faccenda.
L'esito della commissione fu assolutamente positivo per quanto riguarda gli effetti dell'amore sugli auriani ma mise in evidenza anche che da quando l'esperimento era iniziato sia umani che auriani avevano subito alcune perdite in più nella popolazione. Tuttavia, dati gli schiaccianti dati statistici di miglioramento per le condizioni di vita auriana, il Senato dovette a malincuore accettare il verdetto che sanciva legittimamente la prosecuzione e l'incentivazione di tale pratica.
Io mi sentivo nata nel secolo giusto, perchè dentro di me avevo sempre notato di avere qualcosa di molto poco razionale e decisamente più sentimentale ed in mondo senza amore, per me, non aveva senso vivere.
Avevo esattamente ventiquattr'ore per potermi crogiolare nel ricordo di Noah, al termine delle quali mi sarei dovuta recare da Neoh 89, il mio migliore amico, nonchè gestore dell'esperimento dei sentimenti.
A questo punto mi urge spiegare come sia possibile che ad Auria, il pianeta dei sentimenti negati, possa esistere un'amicizia così profonda come quella che legava me e Neoh 89. Dopo aver appurato che l'esperimento dei sentimenti stesse apportando solo miglioramenti al nostro mondo, si decise di tentare un altro tipo di esperimenti che non coinvolgevano la Terra, ma Auria stessa. Si decise di provare a far nascere fra gli auriani stessi dei sentimenti di amicizia, gli unici che, si credeva, gli alieni avrebbero potuto sviluppare e conoscere senza l'aiuto degli umani. L'impostazione dell'esperimento rimaneva comunque simile all'altra, ma, svolgendosi interamente sul nostro pianeta e fra auriani, la si poneva in maniera un po' più pericolosa nella certezza che ogni incidente si sarebbe potuto controllare.
Io e Neoh 89 eravamo cresciuti insieme, avevamo sempre frequentato gli stessi posti, studiato le stesse cose, vissuto le stesse esperienze. Un giorno, senza che nulla lo facesse presagire, ci rendemmo conto di sentire una specie di legame fra noi, e così decidemmo unanimamente di sottoporci al test dell'amicizia.
Il suddetto consisteva in tre prove: nella prima prova i due amici venivano chiusi in un sofisticato labirinto in cui per sbloccare le vie d'uscita dovevano risolvere nello stesso modo e nella stessa tempistica una serie di complessi ragionamenti; la seconda prova era molto imbarazzante in quanto i due amici al cospetto di una giuria apposita avrebbero dovuto raccontare in maniera dettagliata la vita dell'altro, qualsiasi errore o mancanza faceva fallire la prova. La terza prova era la più pericolosa: i due amici dovevano tagliare una piccola parte del proprio corpo che veniva ricucita sull'altro. La maggior parte di coloro che tentavano la prova si scambiavano le falangi del mignolo, ma ciò che rendeva la prova dolorosamente mostruosa e che tutto doveva essere fatto senza anestesia e solo ed esclusivamente dalle due persone in questione davanti, anche in questo caso, ad una giuria apposita. I volti dei due amici non dovevano inoltre mostrare nessuna sofferenza, ma dovevano al contrario mostrare gratitudine e allegria rispetto al dono e alla gioia di donare.
Come si può capire, in pochissimi decidevano di sottoporsi a queste prove, e ancora di meno riuscivano a superarle, io e Neoh 89 eravamo fra quei pochi che c'erano riusciti. Ad Auria questo aveva fatto mormorare a lungo i Senatori, che avevano iniziato a vedere in me l'erede di mio padre e che temevano che un giorno io avrei preso le redini del pianeta continuando quell'assurda strategia dei sentimenti. Dal canto mio nulla mi avrebbe reso più fiera e soddisfatta di me, ma non mi sentivo all'altezza di tale compito, tuttavia le loro paure m'inorgoglivano.
Fu per questo, credo, che a Neoh 89 venne proposto l'impiego, così grande per la sua giovane esperienza, di controllore dell'esperimento, mentre lui controllava gli auriani, gli auriani controllavano lui, e in qualche modo, credevano di allontanarlo da me.
   
 
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