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Autore: snowfeather    21/02/2019    3 recensioni
La sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la sua idea di calore, pace, sicurezza… intimità.
...
La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno...
[Merlin x Arthur]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.

 

My Home Rooms

Capitolo 7
 

 
Siamo all’Antica Camelot a fare colazione, quando vi svegliate raggiungeteci lì… buongiorno dormiglioni!
M. L. G.
 
Merlin lesse velocemente il biglietto che trovò sul tavolo della cucina e ringraziò tutti i santi che conosceva. Nonostante le pareti della sua camera fossero insonorizzate, era ugualmente terrorizzato all’idea che i suoi amici avessero sentito i suoi gemiti indecorosi o i grugniti soffocati di Arthur.

… oddio, oddio! Se solo ripensava a quello che era successo appena pochi minuti prima si sentiva svenire.

Si appoggiò alla mensola bianca della cucina con entrambe le mani, chiuse gli occhi ed infilò la testa fra le spalle, scuotendola leggermente come per scacciare le immagini di Arthur che gli danzavano eccitanti nei ricordi rumorosi. Le mani sul suo corpo, la bocca sorridente nell’incavo del suo collo, il calore di quel petto così ampio sulla sua schiena, mentre lo abbracciava dolcemente da dietro… Sentiva solo quello, aveva nella mente e nel cuore tutte quelle sensazioni che, anche se per un momento, erano finalmente state reali – erano state tutto –, ma gli sembrava come se non fossero esistite realmente, solo nei suoi sogni.

Come evocati dai ricordi, un braccio e poi un altro si fecero strada sui fianchi di Merlin, stringendolo contro un torace caldissimo in cui il suo corpo minuto si incastrava alla perfezione.
“Sei eccitante, sai? Soprattutto quando ti ritrovo a 90 appoggiato alla cucina…” gli sussurrò Arthur all’orecchio, facendogli drizzare tutti i capelli sulla nuca.

“Esagerato… sarò stato al massimo a 30!”

“Eri comunque una visione.” La sua voce calda era attenta nella sua curiosità “Potrei sapere a che cosa stavi pensando così intensamente?”

“Sto pensando a quello che mi stai facendo, asino che non sei altro! Devi smetterla subito perché la mia resistenza è davvero troppo limitata!” rise Merlin, sgusciandogli fra le braccia e mettendo il tavolo fra loro come buona distanza di sicurezza. “Sarà meglio che prima di raggiungere gli altri” disse allungandogli il bigliettino stropicciato “io vada a farmi una bella doccia” possibilmente fredda, Merlin! … possibile che tu sia ancora ridotto in questo stato?

Con due falcate veloci Arthur gli fu addosso nuovamente. Non riusciva proprio a separarsi da quella creatura fatata dagli immensi occhi blu. “Non ti lavare ancora, ti prego. Mi piace il tuo odore mischiato al mio sul tuo corpo”.

“Arthur…” sospirò Merlin, sentendo la sua lingua sfiorargli lievemente il lobo dell’orecchio “Smettila subito…”

“Non sei sincero, Merlin, la tua voce dice no, ma il tuo corpo mi sta implorando di fare l’esatto contrario. È molto più simpatico di te, sai?” Non riusciva a tenere ferme le mani e decise di lasciarle libere di esplorare quel corpo minuto, che rispondeva al suo tocco delicato come una corda di violino con il suo archetto.

Suonava un adagio di Albinoni, tanto era dolce fra le sue braccia; un allegro di Mozart per la gioia che sembrava emanare; vibrava emozionato, emozionante come un intenso di Rachmaninov e allo stesso tempo sembrava sulle spine, pronto a scappare sulle note di una fuga di Bach. Altro che violino, Merlin si sentiva come un’orchestra intera, tante erano le sensazioni che gli squarciavano il petto in quel momento.

“Anche tu sembri stargli particolarmente simpatico… Mannaggia a te e a lui. Se volete vi lascio soli…” cerò di mantenere la voce più ferma che poteva, aggiungendo un tocco di finto fastidio ad una situazione che di fastidioso non aveva proprio nulla.

“Non andare via” supplicò Arthur con una nota di amarezza.

“Da te?”

“Da noi.”

“C’è davvero un noi?” Attenzione Arthur! Domanda trabocchetto!

 “Tu vorresti che ci fosse?” pericolo scampato…

“E tu?” ma porc…!

“Te l’ho chiesto prima io” Beccati questa! … oh no, siamo regrediti alle elementari?

“Tecnicamente te l’ho chiesto prima io…”

Merlin…”

“Arthur… vado a farmi la doccia”. Merlin si staccò da lui, lasciandolo con una sensazione spiacevole di freddo addosso. Doveva mettere assolutamente a posto i pensieri o si sarebbe trovato molto presto a dover fare i conti anche con il suo cuore, oltre che con la testa e lo stomaco. Tutto lo attirava in Merlin, dalla sua timida sfacciataggine, alle sue risate piene di gioia di vivere, al suo cuore introspettivo. Non aveva progettato di ritrovarsi così spiazzato davanti ad un ragazzo, ne’ avrebbe mai immaginato che, nel giro di pochissime ore, il suo futuro avrebbe deviato verso una differente linea temporale rispetto a quella disegnata negli anni. Eppure nulla gli era mai parso così giusto.

---

Nel frattempo, nella solitudine del suo piccolo bagno mansardato, Merlin si era rifugiato sotto un getto di acqua bollente. Sperava che, insieme alla vergogna ancora sul suo corpo dovuta alle inattese attività mattutine, l’acqua riuscisse a portare via anche un po’ della confusione che si annebbiava nei suoi mille vortici mentali. Chi era veramente Arthur? Perché si era sentito così attratto da lui, senza una razionale spiegazione? Perché il solo toccarlo gli causava tutta quella nostalgia? Che cosa si era acceso in lui, tanto da portarlo a perdere il suo autocontrollo in quel modo? Non era proprio da Merlin ritrovarsi così vulnerabile, così privo di qualsiasi protezione verso un altro essere umano… Lui non si lasciava mai avvicinare fino in fondo, non aveva mai avuto il coraggio e la fiducia necessari per lasciarsi conoscere e toccare nel corpo e nell’anima. Cosa rendeva Arthur così speciale, così maledettamente familiare e sicuro e vicino?

Non poteva, fra tutti questi velocissimi pensieri, paure, dubbi, incertezze, lasciarsi sfuggire anche gli sprazzi di calore che gli salivano dall’ombelico ogni volta che anche solo lo sfiorava il pensiero di Arthur, della sua voce soffocata nel cuscino mentre lo toccava, della sua bocca che gli ripeteva quanto fosse attraente ed eccitante, dei suoi occhi così azzurri stretti nell’attimo in cui lui, proprio lui, Merlin, lo faceva venire.

Con i battiti accelerati e qualche traccia di shampoo ancora negli occhi, lasciò che proprio quel pensiero gli guidasse la mano tremante ad accarezzare il suo corpo, concedendosi 5 minuti in più per annegare ancora una volta in quelle sensazioni primitive e allo stesso tempo tanto divine.

Il vetro era appannato quando Merlin infilò l’accappatoio e cercò di specchiarsi. Troppo vapore, troppo caldo… le sue orecchie erano rosse come fragole mature e una lieve tonalità amarantina gli imporporava le guance. Quasi non riusciva a respirare dall’aria così satura di vapore acqueo, si sentiva la testa pesante e leggera allo stesso tempo, quasi come se fosse sospeso a mezz’aria sopra ad una nuvola solida e morbida. Da quella posizione riusciva a guardare in giù, verso il basso, verso la terra e i campi e i boschi che circondavano il bel castello bianco al culmine della collina. Quanto si sentiva fortunato ad avere il privilegio di essere Signore dei Draghi, di avere l’amicizia di Kilgharrah e di poter volare con lui nel cielo terso di Gennaio. La risata potente del drago lo fece ridere a sua volta e gli strinse il collo più forte, mentre insieme planavano sullo specchio d’acqua del lago di Avalon, dove lui aveva atteso tanto tanto, tanto a lungo.

“Sai, amico mio, non avrei mai pensato di ritornare in questo luogo dopo che, tanti anni fa, sono finalmente riuscito a staccarmene per dimenticare” mormorò il ragazzo a cavalcioni del grande drago.

“La memoria è una cosa molto potente, mio giovane mago. Non sempre ci fa bene restare attaccati al passato con tanta tenacia, a volte anche le menti più forti e coraggiose hanno bisogno di un po’ di pace. Quando mi hai comunicato, 22 anni fa, di soffrire ancora così tanto per la perdita di Arthur, nonostante fossero passati più di mille anni dall’inizio della tua attesa, non ho potuto fare a meno di concederti questa pace.”

“Non posso che ringraziarti per questo. Non avevo più la forza di aspettare, non avevo più il coraggio per credere che un giorno lui sarebbe veramente tornato. Il futuro di cui parlava la profezia, da quando Arthur ha lasciato Albione, mi è sembrato dapprima lontano, ma tangibile. Mano a mano che trascorrevano gli anni, poi i decenni, poi i secoli, si è fatto sempre più fumoso, distante, impalpabile, fino a diventare una speranza infranta nel mio cuore. Non ho mai potuto dimenticare il suo volto, gli occhi del mio signore, del mio re, del mio amore. Ma tutto il resto non c’era più, solamente solitudine e amarezza e nostalgia.” Una lacrima scese lungo il suo bel volto, trasformando quelle che prima erano state risate di gioia in singhiozzi disperati. Tutto era tornato alla mente di Merlin, tutto quello che aveva passato con Arthur e tutto quello che era accaduto nel tempo in cui la morte glielo aveva strappato via.

“Sei stato sempre coraggioso, Merlin, non ti sei mai arreso. Hai vissuto questi ultimi 22 anni come un mortale, senza ricordare chi sei e chi sarai sempre. Il mondo ha bisogno di te, così come adesso la bella Albione ha bisogno nuovamente del suo legittimo re. È cambiato tanto dalla Camelot che avete condiviso, ma la gente ha di nuovo bisogno di voi per avere pace. È per questo che Arthur è venuto alla luce una seconda volta. Ed è per questo che la tua rinascita è avvenuta 22 anni fa. Siete destinati da sempre ad essere uno, a guidare il popolo, ad avere in mano il destino di Albione. Non temere, mio giovane mago, hai agito bene in tutti questi anni.”

Kilgaharrah si accoccolò pigramente sul bordo del lago, muovendo lentamente l’acqua con uno dei suoi lunghi unghioni, mentre Merlin camminava su e giù sull’erba, sentendo il fresco sui piedi nudi. Era rinato perché era destino che Arthur tornasse ad Albione, era stato nuovamente scelto dal destino come Suo, non poteva pensare a nulla di più liberatorio. La sua attesa era finita, la solitudine sarebbe tornata solo come un ricordo, avrebbe avuto tutto quello che aveva sempre desiderato, anche se non sapeva per quanto tempo questo gli sarebbe stato concesso, questa volta.

Come leggendo nella mente del ragazzo, il grande Drago si girò verso di lui e lo scrutò con i suoi occhi dorati “Nessuno può sapere quale sarà la vostra storia, purtroppo non so dirti come andrà, come e se finirà. Posso solo dirti di non temere perché, se non sarà questa, sarà la prossima o quella dopo ancora… Voi tornerete sempre, voi sarete sempre Uno. Così come la terra gira intorno al sole, così Arthur Pendragon e Merlin Emrys vivranno. Lasciati i dubbi alle spalle, non avere timore.” Merlin si sentì pervadere da una sensazione di calma e di completezza a quelle parole, aveva ri-trovato il suo scopo e, anche se non aveva la più pallida idea da che parte cominciare, avrebbe dato tutto per Arthur e per Albione.

Il suo cuore finalmente riprese a battere regolarmente e l’ansia scivolò via dal suo corpo a lente ondate vaporose. Merlin si concentrò sulla sensazione di affetto che guardare le iridi dorate di Kilgaharrah gli provocava, lo vide sorridere e si sentì finalmente a casa. Chiuse gli occhi e scivolò le dita affusolate nei capelli neri e puliti, annusando il buon odore di muschio bianco del suo shampoo. Quanto gli piaceva quel profumo.

Quando riaprì le palpebre, dovette sbatterle un paio di volte perché il vapore che ancora si andava a rincorrere in sbuffi allegri nella stanza era caldo e umido. Ritrovò il sorriso che aveva lasciato pochi istanti prima, anche se era lo specchio a restituirglielo e non più il Drago amico di una vita. Il sorriso si allargò lievemente sul suo volto sorpreso e a fior di labbra “Grazie, amico mio” sussurrò al suo maestro.

Avvolto dalla consapevolezza, incoraggiato dal suo posto nel mondo del passato, del presente e del futuro, Merlin aprì la porta per lasciare uscire insieme al vapore tutti i dubbi e le domande e le incertezze che lo avevano intrappolato fino a poco prima. Sapeva chi era, sapeva che cosa voleva, sapeva che adesso avrebbe potuto averlo.

Si avvicinò alla porta della cucina così, ancora in accappatoio, stupendosi che sull’orologio fossero passati solo 15 minuti da quando aveva lasciato la stanza. I suoi piedi scoperti non fecero alcun rumore mentre si avvicinava ad Arthur, intento a leggere un giornale di qualche giorno prima. Non lo aveva mai trovato così bello. Il suo cuore gli urlava di correre da lui, di buttarsi fra le sue braccia e di non lasciarlo più andare. Ma voleva godersi ancora per un poco lo spettacolo di un Arthur totalmente a proprio agio, con i capelli raccolti sul lato con un elastico tirato fuori da chissà dove.

“Ce ne hai messo di tempo, Merlin”.

Il ragazzo sussultò alle parole di Arthur, non si aspettava che lo avesse già individuato.

“Ci ho messo il tempo che ci voleva” rispose petulante, portando i pugni sui fianchi e suscitando una risatina da parte di Arthur.

“Sei sempre il solito Merlin, non cambi mai… non sei mai cambiato, vero?” mentre si girava per guardarlo finalmente negli occhi, Merlin capì che cosa c’era di diverso in Arthur, rispetto a solo qualche minuto prima. La sua voce. Non il timbro, o la cadenza così profondamente familiare, no. Era l’intensità che smascherava la consapevolezza.

Restarono così per qualche secondo, a guardarsi negli occhi e a riconoscersi finalmente dopo un tempo così lungo da essere sembrato infinito.

“Adesso so cos’è che mi hai fatto, mi hai ricondotto da te, mi hai riportato sulla mia strada, mi hai ridato la vita aspettandomi… lo sai quanto ti amo per questo?” la voce di Arthur era rotta dall’emozione, le mani tremavano lievemente e la voglia di correre ad abbracciare il suo valletto pasticcione immensa.

“Ti avrei aspettato per altri mille anni, ma adesso sei qui…” e scattò. Lo raggiunse con due agili falcate e la forza dell’impatto fu così violenta da sbilanciare anche il giovane biondino che lo aspettava con le braccia aperte, pronto a riaccoglierlo nella sua vita, come se non se ne fosse mai dovuto andare.

I baci che si scambiarono furono finalmente dettati non solo dall’impeto della passione, ma anche dal sentimento così perfetto che li univa. Le parole d’amore bisbigliate sulla bocca l’uno dell’altro più dolci del miele in primavera. Le carezze, le lacrime, i sorrisi… Tutto faceva parte di loro, tutto ritornava nuovamente alla vita.

“Quanto mi sei mancato Arthur, quanto ti ho aspettato…”

“Lo so, amore mio, adesso sono qui, sono qui con te.”

“Ti prego, resta, resta, non ce la farei a stare di nuovo senza di te.” Il volto disperato e bellissimo di Merlin mentre lo supplicava di rimanere per sempre al suo fianco spezzò ancora una volta il cuore di Arthur in due. Il suo Merlin lo aveva aspettato per tutto quel tempo e purtroppo sapeva che lo avrebbe annientato quando gli avrebbe detto che… avrebbe dovuto aspettare ancora.


 

*Angolo dell'autrice*

Carissimi, non so se ci sarà chi ancora avrà voglia di leggere questa mia creaturina, in fondo sono passati... cavolo... quasi 7 anni dall'ultimo aggiornamento. Non posso neanche dire che mi sento in colpa, perché non so neppure se chi la ha letta fino ad ora è ancora in questo meraviglioso Fandom. In ogni caso, se ci dovesse essere ancora qualcuno a leggere dei miei patatini, grazie di cuore in anticipo. Ho deciso di proseguire questa storia per non lasciare niente di incompiuto, prima del nuovo capitolo della mia vita. Sarà un periodo pesante, ma non ho intenzione di mollare e vorrei tanto che voi foste con me, Arthur e Merlin in questa piccola avventura AU. Ho bisogno di loro e di voi. 
Come sempre, un abbraccio,
snowfeather

  
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