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Autore: winnie343    23/02/2019    0 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXXIII


Confronti Serrati



Negli anni passati ad Asgard Maya aveva imparato a conoscere profondamente le mura e i corridoi di quel castello. Aveva inoltre costruito tra le maestranze una rete di relazioni tale da fare invidia perfino alla Celebrante di Odino. Lo aveva fatto perché convinta che un giorno avrebbe avuto la necessità di fuggire. Quel giorno era arrivato, ma non per il motivo che aveva sempre pensato. Non stava fuggendo a causa dell’aggressione a Lady Hilda, bensì per cercare di evitare che sua sorella andasse incontro al destino che aveva deciso di cambiare.

Aveva fiducia in Edgar, ma sentiva che nulla avrebbe impedito a Mya di salvare il suo cavaliere. Si arrabbiò mentalmente con il custode delle energie fredde: se solo lui avesse ricambiato i sentimenti di sua sorella, probabilmente tutto questo non sarebbe mai accaduto.

Complice il ricevimento e i festeggiamenti, Maya non solo era riuscita a fuggire dalle prigioni sotterranee, ma stava correndo per i corridoi senza preoccuparsi di essere scoperta. Arrivando in prossimità del salone principale, però, si fece più guardinga, conscia di poter incontrare dei volti nemici. Benchè fosse attenta e preparata, però, non si avvide della presenza del cavaliere di Ofiuco che, nascosta in prossimità del corridoio esterno, la osservava muoversi intorno alle salette. Quando si avvide di lei fu troppo tardi, Shaina l’aveva già bloccata e immobilizzata:

  • Dove stai andando?

  • Lasciami! – per quanto Maya provasse a librarsi, le risultò tutto inutile.

  • Non farmi perdere tempo. Dimmi cosa hai in mente di fare e facilita la vita ad entrambe.

  • Ti prego, lasciami andare – Maya cercò nuovamente di liberarsi – devo salvare mia sorella e Edgar.

  • Edgar? – Shaina allentò la presa e la ragazza si liberò dalla sua morsa, ma prima che potesse cominciare a correre, fu bloccata ancora una volta.

  • Lasciami libera! Se non la trovo subito, Mya morirà.

  • E pensi che io possa crederti dopo quello che hai fatto?

  • Non mi interessa se tu mi credi o meno. Se vuoi puoi venire con me. Quello che voglio è solo trovare mia sorella! Anche Edgar la sta cercando.

  • Vuoi dire che Edgar vuole fare del male a Mya? – il cavaliere di Ofiuco la guardò confusa

  • Ma no! Io ho chiesto ad Edgar di trovarla e di aiutarla, ma ho paura per entrambi – Maya si inginocchiò e unì le mani in preghiera – ti prego Shaina … aiutami a salvarli

Shaina si soffermò ad osservarla. Nonostante Edgar l’avesse più volte difesa, lei continuava a non fidarsi di quella ragazzina dai capelli rossi. Qualcosa di nascosto ed inquieto vedeva nel profondo dei suoi occhi, però l’ometto buffo era disposto a crederle e Milo credeva all’ometto buffo. Lei aveva imparato a fidarsi del cavaliere di Scorpio ed in fondo aveva imparato anche ad apprezzare quel tipo strano, così decise di mettere da parte per una volta la sua indole sospettosa e annuendo alla richiesta decise di fidarsi.

Non fece in tempo, però, ad acconsentire che un fascio di luce, lanciato ad una velocità simile ai colpi che Shaina aveva visto eseguire a Milo, le colpì entrambe, atterrandole. Il cavaliere di Ofiuco si rialzò velocemente, trovandosi di fronte tre dei cavalieri di Asgard. Quello che le aveva colpite, alto e possente più del cavaliere del Toro, sorrise sarcasticamente:

  • Beh ragazzina, ti faccio i complimenti, non è da tutti dopo aver ricevuto il mio Titanic Hercules rialzarsi con le proprie gambe.

  • Non ti rattristare Thor – il secondo cavaliere dai capelli biondi sorrise a sua volta – in fondo sei riuscito a immobilizzare la traditrice.

Shaina si voltò verso Maya, timorosa che la ragazza, priva di armatura e non avvezza a certe brutalità, fosse stata colpita a morte. Con suo stupore, però, la vide rialzarsi, seppur a fatica e mettersi in piedi con le sue forze.

  • Ahi ahi, Thor, stai perdendo la tua forza! – il terzo cavaliere, dai capelli grigi lo irrise – non sei riuscito a scalfire nessuna delle due.

  • E sia! – Thor, visibilmente contrariato si preparò a scagliare ancora un altro colpo – questa volta vi mostrerò la mia vera potenza.

Nell’istante in cui l’uomo si apprestò a lanciare il colpo Shaina si preparò per riceverlo. Avrebbe potuto schivarlo, forse, ma sapeva che Maya non sarebbe riuscita a fare altrettanto e così decise di sacrificarsi per evitare che lei morisse sotto la potenza di quel fascio di luce.

Benchè i suoi riflessi fossero ottimi non riuscì a vederlo partire, ma con suo sommo stupore evitò l’impatto. Alzando lo sguardo verso l’uomo che stava contenendo quel colpo riconobbe le spalle possenti di Milo e suo malgrado sorrise ringraziando mentalmente il suo salvatore. Affianco a lei arrivò anche Edgar, che prima che il cavaliere di Scorpio finisse di smorzare quel potente attacco, scagliò il suo colpo che però non arrivò a colpire nessuno dei tre cavalieri. Thor scoppiò a ridere, seguito dagli altri due:

  • E tu saresti un cavaliere di Athena! Così grasso e privo di ogni forza? Come è caduta in basso la vostra Dea se arruola esseri ridicoli come te!

  • Io sarò anche ridicolo, ma il mio grande cuore e il mio coraggio vi impedirà di fare male a queste due ragazze!

  • E allora mostrami il tuo coraggio, ridicolo ometto.

Thor per la terza volta lanciò il suo colpo, ma anche questa volta, prima che impattasse sul povero Edgar che non aveva avuto neanche il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, intervenne Milo. Ma mentre il cavaliere di Scorpio era concentrato a respingere il Titanic Hercules di Thor, il colpo lanciato da Luxor, il cavaliere dai grigi capelli, lo colpì in pieno.

Il cavaliere d’oro rimase fermo sulla posizione, ma gli artigli del Wolf Cruelty Claw lo ferirono in volto, facendolo barcollare. Osservando il volto di Milo, Shaina provò pena e terrore per il povero Luxor perché così facendo aveva decretato la sua morte.

Prima che il cavaliere dello Scorpione potesse però accennare una reazione, Hagen scagliò il suo violento Great Ardent Pressure su Edgar che ne fu travolto. Le urla di dolore fecero voltare Milo, che per la seconda volta venne nuovamente colpito dal colpo di Luxor. Gli artigli questa volta si conficcarono sul braccio destro, inferendogli una ferita profonda. Lo sguardo di Milo divenne furente. Shaina si incantò ad osservare il sangue che stava bagnando il suo braccio, immaginando la reazione violenta che ne sarebbe scaturita. L’intuizione della sacerdotessa non tardò a realizzarsi. Il cavaliere dello Scorpio non lasciò neanche il tempo ai tre cavaliere di Asgard di vedere da dove era partito il colpo, che li colpì simultaneamente con il suo Scarlet Needle. La potenza del colpo, benchè ridotta dall’ampiezza del raggio di azione, riuscì a ferire sia Thor che Hagen, atterrando Luxor, l’artefice del su ferimento.

Durante tutto quel trambusto Maya si allontanò, approfittando del fatto che nessuno poneva più attenzione a lei. Solo Edgar, dopo essersi ripeso dal colpo subito e dopo aver spento un principio di incendio sul suo gonnellino, si accorse dell’assenza della ragazza. Titubante sul da farsi, si voltò verso Shaina, l’unica non coinvolta nello scontro.

La ragazza, intuendo le sue intenzioni, lo incoraggiò a seguire Maya e vedendolo ancora fermo e indeciso lo rimproverò:

  • Avanti Edgar, non penserai di essere di alcuna utilità qui?! Anzi, oserei dire che se resti Milo dovrebbe spendere energie a difenderti, distraendosi dal combattimento impegnativo nel quale è coinvolto.

  • Edgar non mi è di alcun intralcio – Milo si voltò verso i due – e questi tre sono talmente insulsi da non impensierirmi minimamente.



Prima che Shaina o Edgar potessero dire o fare qualcosa, il cavaliere dello Scorpio venne colpito alle spalle dal colpo di Hagen. Il calore e le fiamme lo avvolsero, facendo sprofondare il povero Edgar in un abisso di terrore. Avrebbe dovuto fare qualcosa, ma il fuoco lo spaventava fin da piccolo. L’urlo che gli era uscito in precedenza non era tanto di dolore, ma di terrore. L’idea di morire carbonizzato era stato il suo incubo fin da piccolo, dal giorno in cui aveva visto in televisione il film “L’Inferno di Cristallo”.

Era passato un secolo da quel giorno e lui ora era un uomo differente. Cominciò a ripetersi questa frase mentre mosse i primi passi, prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a correre verso Milo e incontro al fuoco. Doveva salvarlo, non importava se fosse finito come un maialino alla graticola, l’importante era salvare il suo amico.

Prima di giungere verso la meta, però, si accorse che il cavaliere si stava salvando da solo, fermando il colpo di Hagen con il suo immenso cosmo. Rimase incantato ad osservare il gesto elegante del suo amico e non si accorse che stava ancora correndo. Si ritrovò così abbarbicato al cavaliere dello Scorpio, imbarazzato e confuso. Milo lo squadrò con il suo solito sorriso sghembo:

  • Forse ha ragione Shaina. Non è il caso che resti qui, Edgar. Va, corri dietro a Maya e cerca di aiutarla. Probabilmente ne ha più bisogno lei di me.

  • Milo … mi spiace … io non sono bravo in nulla, di certo non sono bravo a proteggerti.

  • Edgar, caro, non è questo il tuo compito. Va e aiuta Maya.

Prima che Edgar potesse dire o fare nulla, entrambi vennero nuovamente colpiti dal colpo di Hagen. A quel punto, Milo lo spinse via e gli urlò di sparire. Il buffo ometto non se lo fece ripetere: non era mai riuscito a disobbedire ad un ordine autoritario.











La spiegazione di Shaka non lo aveva convinto. Inoltre nessuno gli avrebbe tolto dalla testa che il suo compagno d’armi sapesse più di quanto aveva detto. Eppure aveva lasciato perdere. Anche lui, come il cavaliere di Virgo aveva percepito il dileguarsi dell’aurea negativa intorno al Grande Tempio e con la scomparsa di Calliope non restava loro molto altro da fare. Bisognava risolvere ancora la questione di Edgar, ma a lui avrebbero pensato Milo e Camus.

Il suo compito ora era quello di recuperare Seiya e fare in modo che il ragazzo non rinunciasse ai propri sogni e preservasse la sua vita.

Accompagnò Marin lungo il crinale delle montagne verso la zona in cui aveva nascosto il suo allievo, ma quando giunsero in prossimità del valico oltre il quale avrebbero intravisto la casetta dove il ragazzo si nascondeva, Aiolia si fermò di colpo.

La sensazione di perdere una parte di sé una volta attraversato quel valico si impossessò di lui a tal punto che nessuno dei richiami del cavaliere dell’Aquila riuscirono a ridestarlo. Aveva compreso, improvvisamente, che quello sarebbe stato l’ultimo momento di amore nella sua vita. Lo sentiva sulla sua pelle e sulle sue ossa e anche se la ragazza che gli aveva donato sensazioni e sentimenti per lui impensabili non gli aveva ancora detto nulla, aveva la certezza che di lì a poco lo avrebbe lasciato. Si voltò improvvisamente verso di lei e con aria malinconica le chiese:

  • Perché?

La ragazza seppur per un istante rimase sorpresa, immediatamente comprese a cosa si riferiva quella domanda. Per tutta risposta, senza dire nulla, gli si avvicinò e dopo aver preso tra le sue mani il suo volto e averlo baciato sulle labbra, appoggiò la sua fronte sul suo mento. Poi gli rispose a parole:

  • Perché l’amore che io provo per te e quello che tu provi per me ci impedirebbe un giorno di fare la cosa giusta.

  • Non puoi saperlo! – Aiolia le alzò il volto, in modo che i loro occhi si incontrassero – magari accadrà il contrario.

  • Per noi non è scritto alcun futuro di amore. Solo la battaglia ci attende.

  • La vita non è fatta solo di combattimenti. Noi dobbiamo vivere al di là di tutto questo.

  • E’ impossibile – Marin si liberò dalla sua presa, allontanandosi da lui – almeno per me. Io non credo che potrei battermi sapendo che potrei morire, lasciandoti nel dolore o peggio … sapendo che TU potresti morire.

  • E così decidi di perdermi ora? – Aiolia sorrise malinconicamente – non ti sembra assurdo? E poi che vorresti dirmi, che una volta che mi avrai lasciato smetterai di amarmi? Non ti preoccuperai più del mio destino?

  • Mi preoccuperò sempre per te e per quello che ti accadrà e non posso certo decidere di smettere di amarti. – Marin evitò di guardarlo – Ma lo farò sapendo di non avere alcun diritto di chiederti di vivere per me e solo per me. Noi siamo votati alla Dea Athena, questo è il nostro destino e non possiamo avere altro pensiero se non quello di essere fedeli a lei.

Aiolia strinse i pugni fino al punto in cui le sue unghie si conficcarono nella carne. Nella sua mente vorticavano le parole di Marin e le emozioni che insieme avevano condiviso in quei pochi attimi passati insieme. In un esplosione di rabbia si voltò per scagliare un pugno sulla parete della montagna che, come un foglio di carta, venne giù andando in frantumi. Il rumore assordante non riuscì comunque a sovrastare il battito del suo cuore che stava andando all’impazzata dentro il suo petto. Non poteva rinunciare a lei eppure sapeva di doverlo fare. In fondo era qualcosa che aveva sempre saputo.

Per la rabbia scagliò un altro pugno che però si infranse sulla mano di Marin. La ragazza sorrise suo malgrado:

  • Non vorrai seppellirci sotto la montagna, vero?

  • Beh! Sarebbe un bel modo di morire: abbracciato con te – per un istante i loro sguardi si incontrarono ed entrambi sorrisero, ma poi la rabbia in lui prese nuovamente il sopravvento – Che senso ha concedervi la possibilità di amare o uccidere l’uomo che vede il vostro volto? Dimmi, che senso ha? Tanto valeva che mi uccidevi quella sera, avrei sofferto di meno.

Le lacrime uscirono dal suo volto, difficile dire se fossero di rabbia, di dolore o di rimpianto. Certo era che Aiolia in quel momento avrebbe voluto poter cambiare la loro vita. Marin si strinse a lui, abbracciandolo: se avesse potuto si sarebbe fatta carico di tutto il suo dolore, che in fondo averne in più non è che spostava molto la sua situazione. Non avrebbe più amato e forse neanche più sorriso. Eppure sapeva di dover continuare a vivere, per Athena, per il mondo e per il suo allievo Seiya. Doveva vivere anche per Aiolia e sperare che nulla accadesse loro e magari sognare che un giorno sarebbero stati liberi dai quei vincoli così giusti eppure così dolorosi.

I due si separarono e Marin, dopo aver accarezzato la sua guancia si avviò verso il valico per raggiungere il giovane Seyia, ma Aiolia, afferrandole la mano la trattene. Quando lei si voltò comprese subito cosa il ragazzo voleva dirle. Annuendo, acconsentì alla sua ultima, tacita, richiesta, che in fondo non sarebbe cambiato nulla se il mondo avesse aspettato un'altra ora prima di essere salvato: giusto il tempo di amarsi l’ultima volta.















Sapeva in fondo di non essere stato sincero con Aiolia. Non gli aveva mentito, non era nella sua natura, aveva solo omesso quanto in realtà fosse sicuro di quello che era successo negli ultimi tempi. Aveva chiaro ormai quale fosse il quadro generale: Calliope per la brama di ottenere il trono di Asgard per le sue figlie aveva convinto il Grande Sacerdote delle male intenzioni di Lady Hilda. In qualche modo lo aveva anche convinto del fatto che Edgar fosse meritevole di battersi per la Cloth di Pegasus. Era inoltre certo del fatto che fosse stato il cavaliere di Gemini ad aver aiutato quel buffo ometto a vincerla, spinto probabilmente da una richiesta del Grande Sacerdote stesso. Era convinto che tutti i cavalieri, in fondo, si erano mossi per suo volere. Era ormai certo anche del fatto che l’armatura di Pegasus fosse destinata all’allievo del cavaliere dell’Aquila. L’unica cosa che gli mancava di capire era perché il Grande Sacerdote si era lasciato manovrare da quella donna e se quanto di quello che aveva fatto fosse per il bene o per il male.

Non poteva dubitare del Pope, certo, ma negli ultimi tempi un dubbio si era insinuato nella sua mente ed ora, libero dal qualsiasi interferenza, era giunto il momento di chiarirlo. Entrò nella Grande Sala, ma del Grande Sacerdote non trovò alcuna traccia. Decise di attendere il suo ritorno e sedendosi nella tipica posizione del Loto a lui congeniale, cominciò pazientemente ad aspettare.

L’attesa, a dispetto di quello che immaginava durò molto e quando il Grande Sacerdote entrò nella sala, sentì delle increspature e dei conflitti nella sua anima sempre così ermetica. L’uomo più vicino agli Dei, si alzò di scatto e rendendo omaggio al Pope, si preparò ad attivare al massimo tutti i suoi sensi per cogliere ogni minimo segnale o suggerimento. Il Grande Sacerdote si sedette sul trono con una certa fatica e solo dopo un tempo che a Shaka sembrò eterno cominciò a parlare:

  • Cavaliere di Virgo, immagino che tu, uomo così perspicace e attento, sia venuto per chiedere spiegazioni.

  • Ebbene, Grande Sacerdote, avete ragione. – Shaka spostò il volto un po’ verso la sua destra per cogliere meglio la voce dell’uomo, che sentiva fragile.

  • E allora procedi con le tue domande – l’uomo si lasciò andare, visibilmente stanco – come puoi vedere sono affaticato e vorrei al più presto andarmi a riposare.

  • Si, lo vedo – Shaka si voltò verso di lui, ma tenne gli occhi chiusi – e mi domando cosa vi abbia così provato.

  • Gli eventi degli ultimi tempi hanno richiesto in me un grande sforzo e ora, che anche grazie al vostro intervento, le cose sono migliorate, le mie energie mi hanno abbandonato.

  • Allora non negate il fatto che Calliope avesse su di voi una cattiva influenza? Mi domando come questo sia stato possibile!

  • Ti sbagli cavaliere e fai torto a me e ad Athena che mi ha scelto come colui che vi governa nel dubitare delle mie capacità.

  • E allora spiegatemi, perché io non ho compreso il vostro ruolo in tutta questa storia.

  • E pensi di aver compreso la storia? – Sul volto di Saga, coperto dalla maschera, comparve un sorriso mentre nella sua mente la paura si dileguò confortata dal pensiero che l’arroganza di quel ragazzo gli avrebbe offerto una via di fuga.

  • So per certo che Calliope voleva attentare alla vita della celebrante di Odino, che il cavaliere di Gemini ha permesso ad Edgar di ottenere l’armatura di Pegasus, la quale, però, è destinata all’allievo del cavaliere dell’Aquila – Shaka attese un attimo pensieroso prima di proseguire – e so che voi eravate a conoscenza di tutto questo.

  • E’ vero e mi complimento con te per non esserti fatto sfuggire nulla.

  • In verità, come dicevo prima, quello che mi sfugge è il vostro ruolo in tutto ciò.

  • Il mio ruolo? – Saga si alzò dal trono e cercò di recuperare tutte le energie a sua disposizione. Seppur debilitato dai suoi conflitti interiori, aveva bisogno di lucidità e fermezza per convincere quel cavaliere – Ho semplicemente cercato di evitare che Calliope raggiungesse i suoi scopi.

  • Volete dire che avete cercato di evitare che uccidesse la Regina di Asgard? – Shaka si fece ancora più dubbioso – e in che modo?

  • Facendo in modo che Lady Hilda fosse seguita costantemente da uno dei miei cavalieri più valorosi.

  • Ma voi avete chiesto ai vostri cavalieri di uccidere Camus!

  • No! Io ho chiesto ai miei cavalieri di riportare Aquarius e Lady Hilda qui. Sapevo che Calliope voleva ucciderla e così ho fatto di tutto per evitare che ciò accadesse.

  • E Edgar? – Shaka aprì gli occhi per mostrare con la sua espressione tutti i suoi dubbi.

  • Edgar faceva parte del piano. – Saga cercò di concentrarsi ancora di più – il fatto è che Calliope aveva paura del cavaliere di Pegasus.

  • Calliope aveva paura di … Edgar?

  • Non di Edgar, ma di Seyia. Affermava di aver visto nel futuro che quel ragazzo farà in modo di distruggere Asgard e i suoi cavalieri.

  • E voi le avete creduto?

  • Assolutamente no! Ma non volevo che facesse del male a quel ragazzo e così ho assecondato i suoi piani, sapendo che quell’ometto, Edgar, sarebbe stato protetto al meglio dai cavalieri di Scorpio e di Leo.

  • Non ha senso, Grande Sacerdote!

  • E’ questa la differenza tra me e te, nobile Shaka e questo è il motivo per cui io sono il Grande Sacerdote e tu no. Dovresti provare a vedere il quadro più ampio, non credi? Avevo bisogno di tempo per comprendere quanto Calliope fosse potente e quanto potesse danneggiarci o coinvolgerci in guerre non volute. Millantava un credito con Zeus e non avevo altro modo che assecondarla per comprendere quanto tutto ciò fosse vero.

  • Avete rischiato la vita di un comune essere per verificare se dovevate intervenire o meno? E’ questo che mi state dicendo?

  • Ho rischiato la vita di quell’ometto per evitare di rischiare la vita di molti altri – Saga alzò volontariamente la sua voce per sottolineare lo sdegno a quelle sue affermazioni – e comunque avevo piena fiducia nei miei cavalieri.

  • E il cavaliere di Gemini? Perché lo avete coinvolto e dove è stato in tutti questi anni?

  • Gli ho chiesto di intervenire perché era l’unico che potesse farlo.

Shaka faceva fatica a credere alle parole di quell’uomo, tanto gli sembravano inverosimili, ma per quanto si sforzasse non riusciva a rilevare nessuna increspatura nel suo racconto o nella sua anima che confermasse il suo dubbio. Rimase per un lungo istante ad osservarlo e a sentirlo, ma in fondo all’anima di quell’essere, l’unica cosa che riuscì ad intravedere fu amore e devozione. A quel punto non gli restava altro da fare che accettare quella storia così come gli era stata raccontata. Si rassegnò all’idea per una volta di non essere giunto ad avere una risposta chiara a tutte le sue domande. Perso in quella rassegnazione non si accorse del sorriso trionfante del Grande Sacerdote che ancora una volta si congratulò per le sue grandi doti che gli consentivano da anni di ricoprire con poca difficoltà quel ruolo da impostore.






Eccoci con un nuovo capitolo della “saga” di Edgar …manca poco alla conclusione di questa storia … speriamo di mantenere il ritmo fino alla fine .

  
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