Capitolo
dodicesimo
Quella
mattina, al Consiglio dei Priori, Antonio si sarebbe messo volentieri le mani
nei capelli.
Cosa
doveva fare che non avesse già provato mille volte?
Cosa
doveva fare con Jacopo Pazzi?
Ogni
volta che credeva di aver risolto una cosa, ecco che Messer Pazzi se ne
inventava un’altra da tramare, un altro inganno, altre malefatte…
Lo
prendeva in giro o cosa?
Non
contava niente, per Messer Pazzi, tenerlo con sé tutte le notti? Non voleva
dire niente per lui quello che facevano? Eppure Antonio pensava di aver
conquistato la sua fiducia, di aver cambiato qualcosa nella sua vita: aveva
fatto in modo che si riconciliasse con i suoi nipoti, gli aveva dato il suo
appoggio quando gli aveva annunciato che si sarebbe candidato come nuovo
Gonfaloniere…
Accidenti,
aveva persino accettato di ficcanasare nelle carte di Lorenzo per cercare di
aiutarlo!
Sì,
beh, c’era quella questione di Simonetta Vespucci e Giuliano… ma quelli non
erano mica affari di Messer Pazzi. Anzi, Antonio era stato orgoglioso del
lavoro svolto: Giuliano si era convinto a lasciar andare la donna amata e
Messer Vespucci aveva portato la moglie a Genova perché l’aria di mare giovasse
alla sua salute.
Ovviamente,
il giovane Orsini non voleva certo che l’amico rinunciasse alla sua amata:
Clarice si era dichiarata disposta a scrivere a Simonetta come se fossero
vecchie amiche… e in ogni lettera Giuliano avrebbe potuto nascondere un suo
messaggio, al quale lei avrebbe potuto rispondere fingendo di rispondere a
Clarice. Insomma, un sistema di spionaggio che nemmeno l’FBI…
Eppure
Jacopo Pazzi riusciva a rovinare in dieci minuti quello che poi ad Antonio ci
volevano almeno tre settimane per riparare!
Quella
mattina, per l’appunto…
Lorenzo
stava riferendo al Consiglio dei Priori che Giuliano si era dovuto recare a
Città di Castello per sedare delle rivolte che stavano avvenendo contro il
Gonfaloniere della città, Messer Vitelli, un uomo corrotto che aveva aumentato
le tasse per suo tornaconto. Giuliano aveva convinto l’uomo a ridurre le
imposte e poi aveva aiutato finanziariamente le famiglie più indigenti… una
cosa molto nobile, certo, pensava Antonio: peccato che fosse stato proprio
Jacopo a istigare le rivolte contro Vitelli!
Ma
perché? Cosa gli aveva fatto Città di Castello?
Oddio,
cosa gli aveva fatto anche Volterra, per dirla tutta?
“Come
al solito, i Medici sfoggiano la loro generosità per gloriarsi agli occhi dei
Priori” stava dicendo in quel momento Jacopo, in piedi davanti al Gonfaloniere Petrucci
e a tutti i presenti, con un sorriso ironico sul volto. “Ma tanta ipocrisia non
servirà a niente, visto che l’esercito papale è già in marcia per punire Città
di Castello. Ci sarà di nuovo una guerra e la falsa magnanimità dei Medici avrà
portato frutto solo alla loro immagine! La famiglia Medici ci ha grandemente
deluso ancora una volta.”
Petrucci
intervenne, visibilmente seccato.
“Lorenzo
ha mandato suo fratello a Città di Castello per convincere il Gonfaloniere ad
abbassare le tasse e a portare aiuto alle famiglie più bisognose, che altro
avrebbe potuto fare?”
“Gonfaloniere
Petrucci, voi non dovreste essere neutrale?” lo attaccò subito Jacopo, e la
sala del Consiglio si riempì di voci. Chi si scandalizzava, chi applaudiva la
provocazione di Pazzi, chi si sdegnava per la sua aperta disapprovazione
dell’operato del Gonfaloniere. In mezzo a tanta confusione non si udì il
sospiro sconfortato di Antonio…
“Santo
cielo… ora vuole mettersi pure contro il Gonfaloniere? Ma che gli è preso oggi?
Io non so più cosa fare con lui…” mormorò.
“Messer
Pazzi, ritirate immediatamente quello che avete detto!” esclamò Petrucci,
indignato.
Jacopo
sorrise soddisfatto.
“Niente
affatto. Anzi, annuncio ufficialmente che mi candiderò come Gonfaloniere alle
prossime elezioni” dichiarò, compiaciuto. “E’ giunta l’ora che Firenze abbia un
Gonfaloniere che non si occupi solo di favorire i Medici.”
Allora
sì che i presenti si infervorarono, chi a sostegno di Jacopo e contro la
supremazia dei Medici, chi a deplorare la sua inopportuna candidatura. Lorenzo
e Giuliano erano allibiti. Jacopo si rimise seduto, con un sorriso trionfante
sul volto.
Antonio
scuoteva il capo e non sapeva dove sbattere la testa…
“Non
aveva… come dire… un qualsiasi altro
momento e modo per annunciare la sua candidatura a Gonfaloniere? Ma allora
lo fa apposta…” gemette, senza che nessuno potesse udirlo per il caos che si
era creato nella Sala dei Priori dopo quell’ultima sparata di Messer Pazzi!
Certo
che, se si poneva in quel modo, non avrebbe trovato poi molti disposti a votare
per lui. E poi quella storia di Città di Castello… Antonio aveva sentito dire a
Palazzo Medici che Jacopo aveva mandato i suoi uomini di fiducia a corrompere
Vitelli e che, poi, gli stessi delinquent… uomini
di fiducia erano stati incaricati di fomentare i disordini in città.
Forse avrebbe dovuto chiedere qualche spiegazione all’uomo, ma ormai aveva
capito che non gliene avrebbe date, anzi, avrebbe cambiato discorso come faceva
sempre, dicendogli che lui era un ragazzino e non capiva niente di politica.
Un’idea
si fece strada nella mente del giovane Orsini, un’idea in realtà assurda, ma
che lui considerò la perfetta quadratura del cerchio: avrebbe parlato con
Lorenzo e Giuliano e li avrebbe convinti ad appoggiare la candidatura di
Jacopo. Così, poi, Pazzi sarebbe stato costretto a mostrare loro riconoscenza
per il sostegno e l’aiuto ricevuti e si sarebbe mostrato più disponibile a
collaborare con i Medici per il bene di Firenze.
In
teoria era un’iniziativa bellissima, peccato che Antonio non avesse capito un
beneamato di come stessero realmente le cose, ma tant’è!
Conclusa
quella riunione memorabile del Consiglio dei Priori, il ragazzo seguì i suoi
amici a Palazzo Medici per comunicare loro la sua brillante idea.
Com’è
ovvio, Lorenzo e Giuliano, che non vivevano sulla luna, non accolsero quella
proposta con l’entusiasmo che Antonio si aspettava…
“Antonio,
non vorrei deludere le tue aspettative, ma non esiste proprio che la famiglia
Medici possa appoggiare la candidatura di Pazzi” rispose Lorenzo. “La nostra
famiglia è sempre stata fedele a Petrucci e, del resto, il Gonfaloniere ci ha
ripagato con il suo sostegno e la sua amicizia.”
“Ah,
ma allora Messer Pazzi aveva ragione a dire che Messer Petrucci non è neutrale”
esclamò il ragazzo, cadendo dalle nuvole.
“Sveglia,
Antonio! A Firenze nessuno può essere neutrale!” replicò Giuliano, molto meno
paziente del fratello. “Cioè, nessuno a parte te, che ancora credi che possa
esistere un accordo tra noi, che siamo tuoi amici, e quell’uomo là con cui vai
a…”
“Giuliano,
lasciamo perdere questo argomento, per carità!” lo interruppe Lorenzo. “E tu,
Antonio, devi capire che, se Jacopo vuole diventare Gonfaloniere, è solo per
ostacolare tutte le nostre iniziative e portare la nostra famiglia alla rovina.
Non possiamo assolutamente votare per qualcuno che farà di tutto per
distruggerci.”
Antonio
parve molto deluso dalle parole di Lorenzo e le sue speranze di armonia e
collaborazione andarono in fumo.
“Sì,
forse avete ragione” ammise, “però allora potrei parlare con Messer Pazzi e
spiegargli che voi sareste pure disposti ad appoggiarlo se lui decidesse di non
ostacolarvi più.”
“Auguri!”
fece Giuliano, ironico. “Sei ancora convinto che quello ti ascolti?”
“Non
possiamo impedirti di tentare” disse invece Lorenzo, lanciando un’occhiata al
fratello. “Parla con lui, se pensi che possa servire. Ad ogni modo noi non
potremo appoggiare la sua candidatura finché non saremo assolutamente certi che
lui non userà il suo potere per schiacciarci.”
Era
il modo diplomatico di Lorenzo per dire che avrebbe votato per Jacopo solo
quando il fiume Arno avesse cominciato a scorrere al contrario…
Antonio,
tuttavia, parve soddisfatto.
“Farò
così, allora” dichiarò, trionfante. “Gli parlerò e lo convincerò che questo
accordo sarebbe la cosa più vantaggiosa anche per lui!”
“Certo,
come no” commentò Giuliano a bassa voce, guardando il giovane Orsini che usciva
baldanzoso dal palazzo per andare a fare il suo bel discorsetto a Jacopo Pazzi.
“Lorenzo, potevi dirgli la verità pura e semplice, no?”
“Non
voglio togliere ad Antonio le sue illusioni: lasciamo che sia lui stesso a
capire che Pazzi non ha la minima intenzione di collaborare con noi, né ora né
mai” ribatté il fratello. “Intanto io andrò a parlare con Messer Ardinghelli
per convincerlo a votare per Petrucci.”
“Molto
bene, io invece farò lo stesso con Messer Vespucci” disse Giuliano.
Povero
Antonio! Mentre lui si adoperava per favorire un accordo impossibile tra i
Medici e Jacopo, i suoi amici avrebbero convinto i Priori a votare contro di
lui… e, del resto, Pazzi avrebbe intrigato e ricattato altre famiglie per
ottenere il loro voto. La sua era proprio la tipica Mission Impossible!
Così
il giovane Orsini si recò a Palazzo Pazzi per la sua impresa e Giuliano, invece, andò a parlare con Messer Vespucci come
concordato con il fratello. Quando arrivò alla dimora dell’uomo, tuttavia, ebbe
una brutta sorpresa: sapeva già che Simonetta era a Genova da due settimane, ma
anche suo marito era in partenza e i servi stavano caricando nelle carrozze gli
ultimi bagagli. Il palazzo era ormai spoglio e abbandonato.
“Messer
Vespucci, cosa…?” domandò il giovane, allibito. “State partendo? E’ forse
accaduto qualcosa alla vostra sposa?”
“Simonetta
sta molto meglio, grazie a me che ho deciso di strapparla da questo ambiente
immorale” ribatté l’uomo, astioso. “Non mi stupirei, infatti, se si fosse
ammalata proprio a causa del tanto tempo trascorso a posare per quel depravato
del vostro amico pittore, con la benedizione vostra e della vostra viscida
famiglia!”
Giuliano
trasalì. Per fortuna Vespucci aveva creduto che fosse stato Sandro Botticelli a
corteggiare Simonetta… però, a quanto pareva, considerava anche lui un
pervertito che aveva cercato di concupirla. Meno male che Antonio ci aveva
visto giusto, almeno quella volta! Quel ragazzo era un mistero: tanto era
sveglio e capace nel comprendere le persone e valutare le situazioni, quanto si
perdeva in un bicchier d’acqua di fronte a Jacopo Pazzi…
“Sto
raggiungendo mia moglie a Genova e resterò con lei per quanto me lo
permetteranno i miei affari” riprese Vespucci, “tuttavia…”
Guardò
con disprezzo Giuliano prima di sputargli addosso il suo veleno.
“Tuttavia
sarò di ritorno a Firenze il giorno delle elezioni del nuovo Gonfaloniere, per
dare il mio voto a Messer Pazzi, com’è mio preciso dovere” concluse con
acrimonia.
“Ma…
perché?” chiese il giovane Medici, sbalordito.
E
lui che era andato a chiedergli proprio il suo voto contro Jacopo!
“Perché
è grazie a Messer Pazzi se ho aperto gli occhi sulle depravazioni di Botticelli
e della vostra vergognosa e immorale famiglia! Mi ha spiegato come perfino voi
avreste voluto traviare e perdere la mia virtuosa e innocente Simonetta… meno
male che sono intervenuto in tempo. Jacopo Pazzi merita il mio voto per avermi
svelato la verità e aver salvato l’onore di mia moglie. E ora addio, Messer
Medici, mi rivedrete soltanto alle elezioni, quando voterò per Pazzi!”
Congedato
bruscamente, Giuliano non poté fare altro che andarsene, sconfitto e
preoccupato. Vespucci avrebbe votato per Pazzi… ancora una volta Jacopo aveva
messo per primo le sue grinfie sulla preda designata. Lui poteva solo
ringraziare Antonio che lo aveva avvertito per tempo, altrimenti le cose
sarebbero potute andare molto peggio di così!
E
quell’ingenuo e illuso ragazzino continuava a credere di poter redimere quell’intrigante, subdolo e
meschino di Jacopo Pazzi. Giuliano cominciava a pensare che nemmeno un miracolo
avrebbe mai mutato il carattere di quell’uomo!
Fine dodicesimo
capitolo