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Autore: DarkYuna    24/02/2019    1 recensioni
(Seconda parte di "Ricama il mattino con i fili della notte")
Dal nono capitolo:
"La luce opalescente del giorno vicino alla morte si riverbera suggestiva nei suoi occhi
e le iridi trasparenti albeggiano su un cuore che si strugge, nella forza tragica,
di un amore non corrisposto.".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.








 
È l'amore a fare male o siamo noi che immettiamo il dolore in un sentimento così splendido, totale e puro?
Perché abbiamo bisogno di soffrire per amare sul serio? Perché abbiamo bisogno di soffrire per avvertire quanto è sconfinato il nostro amore? Perché amare significa soffrire... sempre?
 
 
Ieri notte la neve ha iniziato a cadere silenziosa, il buongiorno di oggi è di un lattescente fiabesco, che intona un Natale meritevole di una favola e rallegra un cuore triste. Mancano quattro giorni al venticinque Dicembre e sono già a casa di nonna Anne, affollata dai parenti rumorosi, ho dovuto sorbire la prima ondata di domande sgradevoli, sul lavoro, la vita e l'amore, ogni anno la stessa storia... anche se stavolta qualcosa di diverso c'è.
 
 
Cosa siamo io e Sebastian?
Esiste una parola che definisce due persone che si stanno frequentando, ma che non sono fidanzate, dove una è innamorata e l'altra no?
 
 
Sono stravaccata in cucina, il gomito puntellato sulla penisola, dove la nonna sta preparando un'abbondante colazione, la televisione accesa trasmette uno dei numerosissimi film di Bollywood: la sua passione.
La musica di una dolcezza malinconica, fa da sottofondo ai miei pensieri non propriamente allegri.
Forse è per questo che ho questa idea così romanzata, gioiosa e perfetta dell'amore, sono stata cresciuta da libri e pellicole dove non c'era niente di più importante che amare con tutto se stesso, anche a costo di morirne. Io resto fedele alla mia indole, ma non posso pretendere che lo faccia anche Sebastian, lui è diverso da me, ha il cuore distrutto da un'altra donna, mentre il mio è talmente intatto, da accorgermi solo adesso di non averlo mai usato davvero.
Ho lo sguardo perso sullo schermo acceso della televisione, non sono davvero attenta ai due protagonisti che si baciano appassionatamente sotto la pioggia, nella mente ho fissi un paio di iridi di laguna. La stanza è addobbata a festa, c'è un maestoso albero di Natale e sul camino vi sono delle decorazioni eleganti, odore di muschio e frutta candita aleggiano nell'atmosfera calda e familiare.
Giunta all'insopportabile percezione di non poter resistere un secondo in più a fantasticare sul protagonista indiscusso delle mie turbe interiori, stropiccio le palpebre e mi sforzo a scacciare via le riflessioni funeste.  
 
 
<< A chi sono dedicati tutti questi gran sospiri? >>. La nonna è sempre stata molto diligente, accorta ai particolari o forse semplicemente mi conosce più di chiunque altro. Mi somiglia, sia fisicamente che caratterialmente, l'unica differenza sono i capelli nivei, i segni del tempo sulla pelle stanca e gli occhi di un azzurro che mi rimembra qualcun altro.
 
 
Mi stringo nelle spalle, simulo di non capire a cosa si riferisca.
<< Solo stanchezza. >>, fingo con distacco. Non ho voglia di parlare direttamente di Sebastian, ne verrebbero fuori troppe domande invadenti ed oggi ho solo bisogno di accoccolarmi al sicuro, lontana dal mondo.
 
 
<< Sei sicura, tesoro? Non sembri te stessa... sembri... spenta, ecco. >>.
 
 
<< Spenta. >>, confermo amara a mezza voce, con il broncio. Per qualcuno dal carattere allegro e spensierato come il mio, il divario è lampante, particolarmente durante le feste natalizie, dove ho sempre dato il meglio di me, coinvolgendo tutti gli altri.  
 
 
<< Chiunque esso sia, non ti merita, se offusca il tuo bel sorriso. >>. È assolutamente convinta che ci sia di mezzo il cuore, ed io non so se la colpa è di Sebastian che non è coinvolto oppure la mia che lo sono troppo. Non posso arrabbiarmi con lui se non è innamorato, i sentimenti non si forzano, non si comandano, non si implorano.
 
 
<< Non sono dell'umore giusto. >>.
 
 
La nonna sforna i biscotti alle mandorle, li lascia a raffreddare sul ripiano di marmo e mi rivolge uno sguardo dolce, quello che mi riserva quando deve accarezzarmi l'anima con una rosa.
<< Oh piccola principessa. >>. Si sporge sulla penisola e tamburella affettuosa l'indice sul mio naso. << Non sembri più nemmeno tu, chi è questo ragazzo che ha portato le ombre nei tuoi giorni? >>.
 
 
Non riesco ad articolare subito la frase, perché se lo facessi, scoppierei a piangere come una bambina e vuoterei il sacco.
<< Non sono più una principessa. >>, mi limito a dire, con un tono funereo. << Sono cresciuta. >>. E sto facendo i conti con questo.
 
 
Ravviva una ciocca svigorita dei miei capelli.
<< Tu sarai sempre una principessa, Elaine, lo eri da bambina e lo sei anche adesso. Una bellissima principessa dalla chioma di mezzanotte, gli occhi di terra e il sorriso della luna. Non permettere mai a nessuno di farti dubitare di ciò, non permettere mai a nessuno di sminuirti, non permettere mai a nessuno di dire il contrario. >>. Riprende a spadellare allegra, canticchiando la canzone assieme al film in tv.
 
 
Ho bisogno del consiglio di qualcuno di saggio e chi, meglio di mia nonna Anne può indirizzarmi sulla strada giusta.
<< Come hai capito di amare il nonno? >>.   


 
Sorride tenera, la pellicola dei ricordi si riavvolge ed è come se li stesse rivivendo ancora ed ancora ed ancora. Lei capisce di avere ragione sulla presenza di qualcuno che mi fa sospirare, io non mi espongo troppo con la domanda sul nonno, entrambe stiamo al gioco, senza forzature.
<< Io amavo tuo nonno, lui lo ha capito molto dopo. >>.
 
 
La rivelazione cattura di volata la concentrazione.
<< Che? >>.
 
 
<< Ho amato tuo nonno dal primo momento che l'ho visto... lui no, è stato sempre un uomo tutto d'un pezzo, difficile alle effusioni romantiche e all'amore: ho faticato per vincere il suo cuore. >>.
 
 
<< Vuoi dire che non si è innamorato subito di te? >>. Buffo il destino, porta a rivivere le stesse storie nel trascorrere del tempo.
 
 
Scuote semplicemente la testa.
<< L'amore è strano a volte. Ci struggiamo per qualcuno, stiamo lì ad offrirgli il nostro cuore, lo supplichiamo di prenderlo in dono nella vana speranza che possa ricambiare... >>. Il viso si intristisce, deve aver sofferto all'inizio, nelle ritrosie del nonno.
 
 
<< Come ha capito di amarti? >>.  Come capirò io se Sebastian si innamorerà mai di me o no?
 
 
Strofina le labbra tra di esse, la caffettiera borbotta e lei spegne il fornello.
<< Lo ha capito quando mio padre ha deciso che era il momento che dovevo sposarmi... con un altro. >>.
 
 
<< Con un altro? >>, prorompo sorpresa, presa come non mai dal racconto.
 
 
<< Esattamente. >>.
 
 
<< E poi? >>.
 
 
<< Tuo nonno lo ha scoperto e quella stessa notte è venuto a prendermi a casa. >>.
 
 
<< Siete scappati? >>. L'idea romantica del fuggire riesce a fare colpo su di me, nonostante i tempi ed i modi siano cambiati. Se in questo preciso momento Sebastian facesse lo stesso, non ci penserei due volte a seguirlo in capo al mondo.
 
 
<< Sì. Ci siamo sposati due mesi dopo. Abbiamo atteso solo il sacramento per poterci dimostrare l'amore. >>. Si strofina le mani nel panno da cucina e poi si accerta che tutto sia pronto per la colazione. << Bene, vado a svegliare gli altri. >>. Mi passa accanto, schiocca un bacio sulla fronte e sparisce nel corridoio.
 
 
Ciabatto pigra fino al divano, il mio cellulare è sul tavolino basso, lo prendo per scrivere un messaggio a Sebastian, tuttavia, evidentemente, stava pensando la stessa cosa, perché il display si illumina più volte e il suo nome lampeggia all'impazzata: mi sta telefonando.
<< Buongiorno. >>, dico, con il cuore pieno di speranze. La storia della nonna mi ha messo di buon umore.
 
 
<< Non sei a casa? >>, chiede brusco, non si ferma a convenevoli, niente saluti o dolcezze: è nervoso. Ed è come una secchiata di acqua gelida in pieno inverno.
 
 
Siedo sul divano, non so il perché, ma ho bisogno di un supporto fisico, in tutti i casi le gambe cedano.
<< No, perché? >>.
 
 
<< Voglio vederti, dove sei? >>, ha una certa urgenza nella voce calda.
 
 
<< A casa di mia nonna... ma se vuoi posso venire a... >>.
 
 
<< No. >>, interrompe atono. << Conosci il Fairmont Copley Plaza? Ti aspetto lì tra un quarto d'ora, va bene? >>.
 
 
<< V-va bene. >>, balbetto a stenti, ho le lacrime agli occhi ed un nodo che si stringe in gola. Mette giù prima che possa fare un fiato.
Perché passa a compiere gesti gentili come quello del giro in moto una settimana fa ad essere così distaccato ora?  
Faccio davvero fatica ad inventare una scusa credibile per sgattaiolare via alle otto del mattino, in una Boston innevata, senza destare eccessivi sospetti nella mia famiglia. Ho appena il tempo di una doccia veloce e di indossare qualcosa alla bell'e meglio.
 
 
Il Fairmont Copley Plaza è situato di fronte la biblioteca pubblica in una piazza a quindici minuti a piedi dal vero centro della città, ha uno stile lussuoso, raffinato, elegante, e torno ad essere la principessa che ha elogiato mia nonna con un amore sconfinato. Nella hall, ci sono tappeti un po' ovunque, lampadari di cristalli a grappoli dalla luce aranciata, pavimenti in marmo, tappezzeria raffinata e di buon gusto.
Io non centro nulla qui, sono un pesce fuor d'acqua.
Ispeziono l'atrio smarrita, tra i volti sconosciuti non riconosco quello familiare che sto cercando, quindi mi accosto alla reception per chiedere informazioni e sperare di non essere scambiata per una fan e buttata fuori.
 
 
Sto attendendo che la coppia prima di me finisca di parlare con l'addetto al di là del bancone, tamburello le dita nervosa e torturo le labbra con i denti.  
<< Elaine! >>, chiama la voce maschile che speravo di sentire.
 
 
Sebastian esce dall'ascensore dorato, sorride raggiante come se il paradiso fosse appena sceso in terra e, sbigottendomi, viene di corsa ad abbracciarmi, travolgendomi in ogni modo umanamente possibile. È  come se mi stesse abbracciando direttamente l'anima. Usa un entusiasmo tale da sollevarmi da terra, non accenna a volermi lasciare andare.
Al cellulare appariva arrabbiato, ma forse mi sono sbagliata, inizio davvero a non capirci nulla.
Credevo non volesse dare modo a nessuno di invadere la sua privacy, non l'ha mai detto apertamente, tuttavia è ciò che fanno di solito le persone famose, invece, quando meno me lo aspetto mi bacia con una dolcezza che filtra attraverso uno spiraglio stretto ed esplode come un fuoco d'artificio nel buio, illuminando tutto, illuminando il cuore, illuminando me.
 
 
Abbiamo gli occhi delle persone addosso e sono talmente rossa in viso da confondermi con la moquette dell'albergo.
Torno con i piedi sul pavimento, la testa è ancora tra le nuvole, non garantisco che il mio corpo possa rispondere ai miei comandi, tremo e sorrido incontrollata.


 
Prende salda la mia mano nella sua, è radioso, sembra davvero felice che io sia qui.
<< Vieni, ho un regalo da darti. >>, annuncia spensierato. Non vi sono più ombre in lui e mi chiedo cosa possa aver indotto il cambiamento, perché non è lo stesso Sebastian che ho frequentato nell'ultima settimana.
 
 
Batto più volte le palpebre, stupefatta.
<< Io non ho il tuo regalo qui con me! >>, esclamo colpevole, con tutte le buone intenzioni di rimediare. In realtà sono giorni che mi scervello su cosa comprare a chi ha già tutto o può avere tutto e non sono giunta a nessuna conclusione logica.
 
 
<< Me lo darai la prossima volta. >>, minimizza la mancanza con un cenno della mano. Fa strada verso l'ascensore, attendiamo che le porte si aprano e poi entriamo dentro. Preme il bottone del terzo piano.
La sua espressione si trasforma al battere emozionato del mio cuore, impegnato a supporre cosa sia il misterioso regalo di cui ha accennato, non immagino sul serio i desideri oscuri che mi hanno portata qui oggi.
 
 
La sua camera è quella più lontana dalle scale e dal via vai rumoroso dell'ascensore, è grande quasi come l'intero appartamento che condivido con Jillian ed Anastasiya, lussuosa almeno il quintuplo e la visuale dell'invernale Boston è mozzafiato. C'è odore di profumo per ambienti.
Solo in un secondo momento rifletto sul fatto che siamo noi due da soli, dentro una camera da letto.
 
 
Sono persa a contemplare il l paesaggio, quando le mani di Sebastian gravano delicate sulle mie spalle e con una lentezza inusuale, mi sfila il cappotto per riporlo su uno dei divanetti grigi presenti nella stanza.
Nessuno dei due proferisce parola, il silenzio è impaziente, carico di concetti arcani, solo i nostri respiri fanno capolinea di tanto in tanto.
Sposta garbato i miei capelli, lasciando scoperta la pelle nuda del collo ed è lì che la sua bocca fa rapidamente presa, le labbra bagnate tracciano una scia proibita di baci nei punti più sensibili e ricettivi.
Rabbrividisco più volte di frenesia mal celata e sono sul punto di parlare, di rivelare un'altra prima volta che sta per essere consumata, la prima volta più importante di tutte, ciò nonostante la voce si spegne e stupidamente taccio.
La giacca d Sebastian trova posto sopra la mia, le mani avide cingono la vita, cercano il tessuto del mio maglione e con un gesto che mi fa girare la testa, lo toglie via. La bocca affamata reclama molto di più, un di più che mi spaventa per la velocità con cui sta capitando, un di più che vorrei che rallentasse, un di più che desidero, ma non adesso.
 
 
<< Girati. >>, sussurra peccaminoso, le orecchie fischiano, sono agitata, il cuore è un turbine inarrestabile.
Incontro un paio di iridi d'inverno in tempesta, le tenebre si dibattono prepotenti in essi, riesco a scorgere l'abisso di cupidigia smodata che attende solo questo per potersi rivelare definitivamente.
 
 
Schiude la bocca, gli occhi scorrono su di me, trattenendosi sul seno velato dal reggiseno, deglutisce appena, si gode ogni singolo attimo, lo imprime a fuoco nella mente e non lascia sfuggire niente.
<< Spogliami. >>, dispone erotico ad un certo punto, disorientandomi.
 
 
Non credevo che mi sarei sentita così sotto pressione la mia prima volta, così inadeguata, imbarazzata e spaventata. Non so se confessandoglielo sarebbe diverso, se avesse almeno cercato di mettermi a mio agio e rispettato nei tempi e nei modi, sto sbagliando lo so, ma voglio che sia completamente se stesso, senza riserve.
Le mani tremano sulla camicia nera, slaccia un bottone alla volta dall'asola, svelando la pelle perfetta, una rada peluria sul pettoruto torace, i muscoli definiti e guizzanti, ma non eccessivi. Ogni cosa è al punto giusto, forse anche troppo, poiché basta la visione del suo corpo per atterrirmi ulteriormente, sia sul piano fisico che quello mentale.
Nel cervello ho immagini confuse e caotiche di quello che sta succedendo e di come si evolverà il nostro incontro, che mi spingono ad un attacco di panico in piena regola.
Scalcia via le scarpe, non stacca lo sguardo un solo momento, sono una preda che non ha scampo. Conduce le mie dita gelide sulla cintura, la sfibbio scossa, sbottono i jeans e con un'audacia che non m'appartiene tiro giù la lampo. Sono occupata a combattere le mie paure più recondite, quando Sebastian si approssima inesorabile, per un bacio che ha dell'immorale.
Ancora più passionale, spinto, intimo e sfrontato dei precedenti, è un bacio che serve ad accrescere l'eccitazione, un bacio che non ha nulla di tenero, che si basa solo sulla smania materiale. Mi prende di slancio in braccio, le cosce oscenamente aperte sui suoi fianchi scalpellati, mi trascina di peso sul letto, è preso da un'impazienza che non si arresterà, prendo consapevolezza che non si fermerà, che andrà fino in fondo.
 
 
Accade tutto con una rapidità che non mi concede il tempo necessario per abituarmi, spoglia vorace, togliendo via gli ultimi indumenti che mi celavano a lui, adesso sono completamente nuda dinanzi a quegli occhi di paradiso con lingue infernali. Lo vedo levarsi i jeans e, con un brivido di autentico panico che ha in sé trame di una turbinosa eccitazione, anche i boxer.
Ho ancora un'ultima occasione per essere sincera, ma quando riprende a baciarmi, il cervello si scollega totalmente, l'unica cosa che avverto è il suo corpo sul mio che anela piacere, il suo desiderio svetta prepotente tra le mie gambe. E, prima che possa andare lì dove non è mai stato nessuno, recupera un preservativo dal comodino accanto al letto e lo indossa sulla turgida eccitazione.
 
 
Era già tutto programmato, sapeva che sarebbe accaduto, era prestabilito per oggi, non sarebbe trascorso un altro giorno in più senza soddisfare l'attrazione fisica che lo schiaccia prepotente.
 
 
Lo scruto nei più piccoli particolari del viso, gli occhi sono un punto fermo nei miei, è di una voracità totalitaria e, quando lo sento farsi spazio dentro di me, mi aggrappo alla schiena, tollerando stoicamente il dolore tagliente ed acuminato che mi strappa un gemito di schietta sofferenza. Non è come lo hanno descritto, non è un momento e poi passa, non si sente piacere la prima volta, non è perfetto come vogliono far credere nei film, non ci sono languori e soavità, perché fa male, davvero male, troppo male. È insopportabile.
E, benché io abbia taciuto, lui ha appena capito.
Gli esce un respiro strano, un misto tra turbamento e smarrimento, la mano tocca il punto preciso dove i nostri corpi si incontrano e la visione delle dita sporche da abbondante sangue, lo atterrisce.
 
 
Boccheggia, traumatizzato più di quanto possa credere, batte convulso le palpebre perché non riesce a capacitarsi di quel che è appena successo, scuote più volte la testa.   
<< P-perché? >>, balbetta. Ha perso tutta la sua ostentata sicurezza, le iridi di fuoco diventano un vortice di colpe imperdonabili, la voce trema, l'atmosfera si rompe, così come il mio cuore.
 
 
Cosa posso rispondere? Perché l'ho fatto? Perché non l'ho avvertito? Perché non l'ho reso partecipe, invece di trattarlo alla stregua di una comparsa sullo sfondo della storia di cui è protagonista? Perché, se alla fine ogni cosa mi si è rivoltata contro? Perché, se è una relazione con lui quella che sogno sopra ad ogni altra cosa?
 
 
Non attende che possa spiegargli, si sfila piano da me, balza in piedi gelido, ha l'espressione ruvida, e senza dire una parola si chiude in bagno.
Ho un forte bruciore smisurato tra le gambe, c'è una chiazza vistosa di sangue sotto di me, ha sporcato tutto, ha sporcato me ed ha sporcato Sebastian... a lui l'ha sporcato dentro, nelle profondità dell'anima e quella macchia non verrà mai via. Mi raggomitolo in posizione fetale, copro le nudità con il lenzuolo, mi sento contaminata dentro, in peccato: sono un mostro.
Vorrei piangere, ma c'è qualcosa al centro del petto che blocca ogni reazione umanamente possibile.
Trascorrono una manciata di minuti di eterno supplizio, dove odo solamente dell'acqua scorrere, Sebastian torna nella camera, strappa quasi via il lenzuolo, mi prende di slancio tra le braccia forti e mi conduce in bagno. Ha riempito la capiente vasca di acqua calda, mi adagia in mezzo ad essa e lui scivola alle mie spalle.
 
 
Resto rigida ed inerme, mentre imbeve una spugna con profumato bagnoschiuma al miele e strofina riguardoso la mia schiena tesa. Ho le ginocchia strette tra le braccia, non accenno a muovermi o a rilassarmi, tremo visibilmente.
 
 
<< Elaine, lascia che mi prenda cura di te. >>, mormora premuroso, e questa è la prima cosa dolce che dice nei miei confronti. Mi persuade a gravare sul torace accogliente, la spugna sparisce sotto il livello dell'acqua, raggiunge la pelle dove il sangue si è rappreso e lambisce piano, accorto a non provocarmi ulteriore dolore. << Avrei dovuto capirlo... i segnali c'erano tutti... così come avrei dovuto capire che non era una semplice infatuazione, come credevo che fosse. >>. Chi è che regalerebbe la propria prima volta ad una semplice infatuazione?
 
 
Chiudo gli occhi, perché d'un tratto tutto è chiaro, sotto una nuova luce.
<< Tutto quello che hai fatto ed hai detto, era per questo? Per... per finire a letto? >>.
 
 
La risposta impiega del tempo prima di giungere, pesante come un macigno.
<< Sì. >>. La sincerità è un colpo di pistola.
 
 
<< Anche quando hai detto che non era solo sesso squallido? >>. È stato davvero bravo a convincermi, non si è dovuto nemmeno sforzare oltremodo, qualche parola al punto giusto, uno sguardo ben congeniato, la messinscena con le mie amiche... e mi ha fregata su tutta la linea.
Dopotutto è un attore, ed anche di un certo calibro.
 
 
<< Sì. >>.
 
 
Ammetto in silenzio di averlo sempre saputo, ma di averlo voluto negare a me stessa, perché avrebbe fatto meno male una bugia, che una cruda verità. Volevo il principe azzurro, ho avuto il lupo cattivo.
<< Sono queste le condizioni? >>. A stenti riconosco la mia voce, appare impersonale, fredda, lontana... è come se qualcosa si fosse appena spezzata dentro di me e in maniera definitiva: il mio cuore.
 
 
<< Che condizioni? >>.
 
 
<< Per restare nella tua vita... solo sesso e basta? >>.
 
 
<< Perché vuoi restare nella mia vita? Perché? Dopo quello che è successo? >>. Non se ne capacita nemmeno lui, è assurdo pensarlo, figuriamoci chiederlo e invece l'ho fatto, glielo sto chiedendo, quasi supplicando.
 
 
Scuoto le spalle: perché sono talmente innamorata di lui che sto per distruggere il mio orgoglio pur di avere un frammento del suo essere.
<< Devo essere molto stupida. >>, rispondo asciutta e sintetica. << Non ci saranno problemi da parte mia, niente banali gelosie, non devi comportarti bene per compiacermi, non c'è bisogno di false romanticherie, saremo solo amici per chiunque sarà invadente nei tuoi confronti, non avrai bisogno di girarci attorno, quando vorrai scopare sarò pronta... possiamo iniziare sin da subito. >>, sputo inflessibile, con un linguaggio volutamente volgare, ma quando faccio per alzarmi, Sebastian mi stringe forte appena sotto il seno, sono completamente avvinta a lui e non posso più muovermi. È un bisogno fisico spasmodico di sentirmi addosso, che non può fare altro che esternarlo, senza spiegarlo.
 
 
Quell'abbraccio arriva dritto al cuore a pezzi e lo sbriciola maggiormente, perché sa che non sarà mai amato come spera.
 
 
<< Per oggi restiamo così... ho già preso la parte più preziosa di te, non proseguiamo oltre. >>. Questa accortezza non gli si addice, non si confà con l'atteggiamento da stronzo che ha adoperato fino ad oggi.
 
 
Fisso un punto indefinito sulle mattonelle blu oceano del bagno, serro la mandibola talmente tanto, che son sorpresa che non si fracassi sotto tutta quella pressione.
<< No, la parte più preziosa di me, te la sei presa la prima volta che mi hai sorriso. >>.









Note:
Beh come vi avevo accennato anche negli altri capitoli, Sebastian non è Chris, ogni cosa accaduta fino ad oggi era per portarla a questo punto, perché lui voleva solo questo da lei, niente relazioni, niente romanticherie, niente sdolcinatezze, anche se sembrava che ci fosse speranza, in realtà non ce ne era. 

Per chi lo avesse notato il Fairmont Copley Plaza è lo stesso albergo dove Andria soggiornò durante la sua vacanza a Boston (per chi ha letto la prima parte capirà). Quindi stesso posto, ma due scenari completamente differenti. 

Ho tenuto a descrivere la prima volta di Elaine, per sfatare il mito che la prima volta di una donna sia rose e fiori, perché no, non è così, non si sente piacere, si sente dolore e c'è il sangue. Smettiamola di alimentare una favola fasulla, che crea aspettative e poi nella delusione, crea molti complessi. Poi, ovviamente ogni esperienza è soggettiva, perciò a qualcuna può essere andata diversamente. 

Per chi non conoscesse, non ho sbagliato a scrivere "Hollywood", perché la catena di film "Bollywood" esistono davvero, ed appartengono all'India. (Altra mia grande passione).

 

La storia può presentare errori ortografici.



Un abbraccio.
DarkYuna.  



 
  
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