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Autore: T612    25/02/2019    3 recensioni
Dieci anni di Marvel descritti dalle note e dai testi dei Coldplay, in un crescendo che sfiora la soglia della resa dei conti definitiva:
1. Life in technicolor II - Tony Stark
2. Cemeteries of London - Clint Barton
3. Lost! - Peter Quill
4. 42 - Steve Rogers
5. Lovers in Japan - Stephen Strange
6. Viva la vida - Loki Odinson
7. Violet hill - James “Bucky” Barnes
8. Strawberry Swing - Wanda Maximoff
9. Death and all his friends - Natasha Romanoff
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avvisi dalla regia:
La raccolta che segue è stata concepita come un filo conduttore che ripercorre gli eventi dell’MCU, seguendo la tracklist dell’album “Viva la vida/Death and all his friends” dei Coldplay.
Questa raccolta sarà così strutturata: lo sviluppo dei nove capitoli intercala le vicende di ogni personaggio con il testo e/o la melodia di ogni canzone citata, motivo per cui allegherò il link su YouTube all’inizio di ogni capitolo (non è necessario, ma è caldamente consigliato).
Pubblicherò ogni lunedì, concludendo appositamente la raccolta a ridosso dell’uscita al cinema di “Avengers - Endgame”.
Per chiarezza: questo mio progetto era in cantiere da prima che _Lightning_ e shilyss pubblicassero “Non alla polvere, non al rancore né al fato”, motivo per cui qualunque analogia e riferimento è puramente casuale. In ogni caso, vi consiglio di andare a dare un’occhiata, a mio avviso hanno concepito e stanno sviluppando una storia a dir poco pazzesca.
Detto questo, buona lettura!
_T612



 

LIFE IN TECHNICOLOR II - Tony Stark
[link alla canzone]



There's a wild wind blowing
Down the corner of my street
Every night there, the headlights are glowing
There's a cold war coming
On the radio I heard
Baby, it's a violent world

Tony è di nuovo sveglio, il fiato corto mentre contempla le luci dello skyline di New York dalla finestra della sua camera da letto alla Torre, mentre Pepper continua a dormire ignara tra le lenzuola.
Si era svegliato con uno spasmo al petto, temendo un corto al reattore, preparandosi a sventare l'infarto… realizzando che quello in corso era solamente l’ennesimo attacco di panico.
Pepper aveva tentato inutilmente di afferrarlo nel sonno, abbracciando il suo cuscino, affondando il volto contro la federa di riflesso quando lui si era disincastrato dal suo abbraccio.
Si era alzato bloccandosi di fronte alla finestra socchiusa, trovando respiro nel rivolo d’aria che soffiava dentro alla stanza, posando gli occhi sulle luci della città che non dorme mai… ma le luci sono fredde e distanti dall’altezza in cui si trova, gli ricordano le stelle disperse nello spazio siderale.
I polmoni si contraggono in uno spasmo quasi violento, spingendolo a fuggire dalla finestra per rifugiarsi nel suo laboratorio… le armature appese alle pareti gli infondono un vaga sicurezza che credeva di aver perso precipitando dal cielo, scacciando il buio e le luci di New York illuminando il laboratorio a giorno.
Non vuole che ricapiti, non vuole più provare quella sensazione orribile che avverte ogni volta che precipita nel sonno schiantandosi contro il materasso, cercando di regolarizzare il respiro, ignorando il battito martellante del suo cuore che dal suo petto ha camminato fino ai timpani.
Non può escludere l’eventualità di ritrovarsi nuovamente nello spazio, ma può migliorare le condizioni in cui si ripresenterà quello scenario inevitabile… sa che è inevitabile, l’ha visto nei suoi sogni.
Può migliorare la potenza dei propulsori, può creare una riserva di ossigeno, può ideare un intero sistema di sicurezza nuovo di zecca… afferra il blocco da disegno ed inizia a tracciare i primi disegni, a stilare la lista dei componenti, a fare l’elenco delle migliorie da apportare.
Quando Pepper lo raggiunge insieme ai primi raggi del sole lo trova ancora sveglio, sommerso dai nuovi progetti, seduto sul pavimento al centro di una raggiera di bozzetti e formule... lei non ha bisogno di sentirsi dire il perché lui non sia riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, gli si siede accanto facendosi spiegare le nuove modifiche da apportare alla nuova armatura, chiedendogli se siano effettivamente necessarie.
Quando il buio sopraggiunge nuovamente Pepper cerca inutilmente di trascinarlo tra le lenzuola e durante la notte lotta con le unghie contro gli incubi per ancorarlo nel suo abbraccio, per non lasciarlo naufragare nello spazio, ma Tony viene risucchiato inevitabilmente dal portale che scaturisce dai suoi incubi inghiottendo inesorabile qualunque cosa... e si sveglia ugualmente a corto di fiato.
Scappa nel laboratorio anche quella notte. E la successiva. E quella dopo ancora.

Oh, love, don't let me go
Won't you take me where the street lights glow
I can hear it coming
I can hear the silent sound
Now my feet won't touch the ground

Tony è ancora sveglio, il cuore che martella contro il reattore scandendo i secondi che si rincorrono più velocemente del normale, abbandonando il tentativo di regolarizzare il respiro seguendo quello leggero di Pepper che gli solletica il collo, alzandosi dal materasso che minaccia di risucchiarlo come fosse composto da sabbie mobili, trascinandosi ad occhi chiusi fino a posare la fronte contro il vetro fresco della finestra a qualche metro di distanza.
Spalanca gli occhi osservando le onde illuminate dalla luna che si infrangono sulla scogliera sottostante, la schiuma bianca che si abbatte sulle rocce color nero pece, creando un vortice che lo spinge a precipitare nell’abisso.
Si ritrae con forza lontano dal vetro, registrando appena l’impronta delle sue mani sudate contro la superficie trasparente… Pepper l’aveva trascinato fino a Malibu alla ricerca di pace, scappando dalle luci di New York così simili alle stelle, sostituendo i puntini giallognoli dei lampioni con le increspature rilassanti dell’oceano.
I suoi migliori intenti erano stati spazzati via dallo sciabordio imprevedibile e incostante delle onde, provocandogli un vuoto allo stomaco che gli fa mancare il fiato, seguendo la corrente alla deriva, in quell’abisso inquietantemente così simile al vuoto dello spazio… non ha risolto un problema, ha solo ampliato ed ingigantito quello preesistente, ritrovandosi a rifugiarsi nuovamente nel laboratorio.
Pepper non capisce, ma ci prova… ci prova davvero. Promette di non lasciarlo solo quando le spiega che sta semplicemente tentando di proteggerla, che l’ammasso di ferraglia che si ostina a modificare, smontare e ricostruire serve unicamente ad evitare che lei sperimenti quello stesso vuoto che lui ha vissuto sulla sua pelle.
Pepper riesce a convincerlo che non ha bisogno di costruire un esercito a protezione del mondo, ma con il tempo le paranoie gli suggeriscono che un esercito di latta non è abbastanza, mettendosi d’impegno attingendo al suo ingegno, puntando a costruire l’armatura definitiva… ma i risultati non sono quelli sperati.
Vede apparire davanti ai suoi occhi una parte della distruzione che aveva intravisto attraverso il portale alieno, trascorrendo le notti seguenti ad alimentare gli incubi con nuove immagini che scatenano l’insonnia e il senso di colpa, abbandonando definitivamente il porto sicuro delle braccia di Pepper, ormai solo in un letto disabitato.
Vede con chiarezza quel buio che minaccia di inghiottirlo… ma le sue grida di pericolo sono mute alle orecchie del mondo, lui è l’unico essere umano in grado di vedere con estrema lucidità l’abisso verso il quale si stanno avvicinando, mentre tutte le persone che lo circondano restano cieche ed indifferenti al baratro che lui percepisce ogni giorno sempre più vicino.
Si sente lanciare in orbita, avverte le sue membra che si ricongiungono allo spazio minacciandolo di non lasciarlo sfuggire una seconda volta, unico testimone e portavoce di una catastrofe preannunciata solo nella sua testa… la gravità lo abbandona ogni volta che indossa l’armatura, i suoi piedi si staccano da terra e sale il più in alto possibile per osservare da vicino la congiura che le stelle stanno tramando alle sue spalle, portandosi sempre ad un passo da quel baratro sconfinato e freddo.
Fermo e sospeso davanti a quella soglia invalicabile, chiude gli occhi e lascia che la sua mente precipiti inesorabile verso il centro dell’universo… sa che quella sarà la sua fine, l’ha visto, ma ormai non crede di avere più le forze per spingere ancora più lontano quel momento inevitabilmente.

Time came a creeping
Oh and time's a loaded gun
(Every road is a ray of light)
It goes on
Time only can lead you on, still it's
Such a beautiful night

Il tempo scorre inesorabile, ma il ticchettio delle lancette rintocca con meno costanza, in un lento supplizio volto a fargli assaporare ogni singolo secondo di solitudine.
Con il trascorrere dei giorni si concede di muovere i primi passi verso una sorta di riconciliazione con i propri demoni, appurando il fatto che le stelle hanno posticipato il giorno della congiura… si concede un respiro esitante, terrorizzato di non essere meritevole di trascorrere qualche ora in pace, allentando la cravatta e reclinando il capo contro la poltrona.
Gli allarmi suonano svegliandolo in malo modo, indossando l’armatura in volata raggiungendo Lipsia… non è destinato alla pace, forse ha addirittura dimenticato cosa sia.
I giorni a seguire si trascinano lenti, mentre il silenzio che grava nel vuoto fa spazio al rumore dei pneumatici che stridono sull’asfalto, la gelida morsa buia che gli attanagliava le viscere viene soppiantata da un’altra morsa, altrettanto buia, ma al contrario della precedente risulta estremamente rumorosa.
Ogni volta che chiude gli occhi rivede quel dannato schermo sgranato in bianco e nero, sente lo stridio delle gomme sull’asfalto, percepisce lo schianto, il suono orribile delle lamiere dell’auto che si accartocciano ed infine lo sparo che mette fine a tutto.
Si sveglia sudato e con l’affanno, fissando le pareti spoglie della camera da letto, passeggiando per il Complesso incapace di darsi pace.
Non sa dire con assoluta certezza quando i suoi piedi abbiano deciso di cambiare rotta, quando ha smesso di scavare il solco intorno all’isola della cucina reggendo un caffè in mano, per poi ritrovarsi inconsapevolmente o meno ad infilare un paio di scarpe tirate a lucido e partire a passo di marcia in direzione dell’aeroporto.
Durante le ore di volo verso Malibu tenta inutilmente di chiudere occhio, ma le turbolenze dell’aereo non lo aiutano affatto… dopo un atterraggio movimentato ed una corsa in taxi, riesce finalmente a raggiungere la porta di Pepper, bianco come un cencio e con delle occhiaie da far spavento. Non ha la forza di dire nulla, accenna solamente un passo in direzione della donna, crollando con il capo contro l’incavo del suo collo.
Respira a pieni polmoni il profumo della sua pelle, la testa leggera per il troppo ossigeno, mantenendo quella posizione per secondi indefiniti, mentre Pepper lo stringe a sé in un abbraccio, sussurrandogli all’orecchio che va tutto bene… il tempo continua a scorrere inesorabile in ogni caso, mentre Tony si ostina a non voler ammettere a sé stesso di aver sprecato così tanto tempo prezioso negli ultimi mesi, ma trovando il coraggio per confessare le sue colpe chiedendole di tornare a New York con lui.
Da quel momento in poi le giornate si rincorrono veloci senza che Tony se ne renda realmente conto… almeno fino a quando i flash dei fotografi non lo abbagliano e le foto di lui inginocchiato ai piedi di Pepper, con un diamante sfavillante tra le mani, fanno il giro del mondo.
Al termine della giornata, quando il cielo si scurisce a tal punto da far intravvedere le costellazioni nella volta celeste, stringe Pepper a sé posandole un leggero bacio sulle labbra, per poi puntare lo sguardo su quelle stesse stelle che non hanno mai smesso di complottare alle sue spalle, continuando a gravare sulla sua testa come una spada di Damocle, mentre un microscopico sorriso torna ad increspargli le labbra… è una notte troppo bella per essere rovinata da degli stupidi corpi celesti lontani galassie e anni luce da lì.

Oh, love, don't let me go
Won't you take me where the street lights glow
I can hear it coming
Like a serenade of sound
Now my feet won't touch the ground

Quando si sveglia è convinto di avere una culla ai piedi del letto.
Tony si stropiccia gli occhi, cercando di rivivere quel flebile ricordo rimasto del sogno, marchiando a fuoco nella sua mente quei pochi fotogrammi rimasti… è la prima volta che sogna dopo anni, trova quasi surreale risvegliarsi senza il respiro accelerato e il suo battito cardiaco che gli spacca i timpani.
Ha qualche vago sospetto sul perchè, tra tutti i pensieri che gli frullano nella scatola cranica, il suo cervello abbia voluto regalargli una visione di sé stesso alle prese con l’incombenza di ritrovarsi padre da un giorno all’altro, sostituendo gli incubi al cardiopalma che negli ultimi anni non l’hanno mai abbandonato per più di tre notti di fila.
Asseconda quella novità inaspettata, tentando di comunicare a Pepper i suoi desideri di paternità rincorrendola lungo i marciapiedi di Central Park qualche ora dopo, mentre osserva la sua espressione inizialmente confusa che vira velocemente allo scetticismo, contestando l’idea picchiettando sul vetrino dell’alloggio per nanoparticelle, lasciando intendere che il suo stile di vita non è esattamente sulla stessa lunghezza d’onda dei desideri appena espressi.
Non serve a nulla obiettare che la nuova armatura serve a proteggere loro due e la loro ipotetica prole, aveva già provato a spiegarglielo raccontandole uno dei suoi incubi più recenti, informandola che la resa dei conti era terribilmente vicina… la sentiva, l’ansia e la paura che gli facevano tremare le ossa, preannunciando quella catastrofe che incombe su di lui da sei anni a quella parte.
Scuote la testa scacciando i pensieri nefasti abbandonando la paranoia per un millesimo di secondo, fa appena in tempo a promettere a Pepper che non ci saranno più imprevisti... ed immancabilmente un portale sfrigolante si apre in mezzo al parco, lasciando fuoriuscire un Bruce spaventato che cerca conforto in un abbraccio, preannunciando la fine del mondo.
Abbandona Pepper a Central Park seguendo lo stregone e Bruce attraverso il portale aperto, ascoltando passivamente la conferma alle sue paranoie, scoprendosi impreparato a quella eventualità nonostante fosse consapevole da anni che qualcuno dall’altra parte dell’universo stesse muovendo le pedine sulla scacchiera in una precisa direzione.
Il suo cervello registra in sordina la cacofonia generata dai suoni della battaglia, librandosi in volo per arginare i danni... ma nonostante tutti i suoi sforzi, alla fine la gravità lo abbandona di nuovo, ritrovandosi inevitabilmente sbalzato in orbita.

Gravity, release me
And don't ever hold me down
Now my feet won't touch the ground

Contro ogni previsione riesce a ricevere la chiamata di Pepper che gli intima di scendere immediatamente a terra, ma la comunicazione si interrompe prima che lei possa concludere la sfuriata, lasciandolo solo e in silenzio radio.
Tony realizza che, nonostante tutti i suoi sforzi, in realtà non è cambiato nulla... alla fine era ritornato a quel terribile punto di partenza.
L’unica cosa che persiste ancora, a distanza di sei anni e con disarmante fatalità, è una telefonata interrotta in arrivo da New York.
   
 
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