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Autore: Marra Superwholocked    25/02/2019    1 recensioni
Ultimo capitolo della Trilogia delle impavide cacciatrici milanesi.
Durante il loro anno sabbatico, Catherine e Silvia avranno modo di capire se la caccia ai mostri fa realmente per loro. Tuttavia, da semplici cacciatrici in prova, si ritroveranno a dover escogitare un piano per eliminare la minaccia di Arimane, creatura malvagia scappata dalla sua Gabbia ai confini dell'Universo. Il Dottore le aiuterà anche questa volta? E Storybrooke da che parte starà?
Dal testo:
«Ed ecco a voi» disse Amnesha girando la scatolina bianca per mostrare alle cacciatrici il suo contenuto, «l'ultimo Fagiolo Magico.»
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Belle, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO IX

Centuries*

 

Silvia continuava a vedere cibi succulenti, ma evitava di guardarli troppo a lungo; Catherine vedeva ancora mucchi di ossa, perfettamente incastrate in modo da formare le pareti dell'immenso labirinto. Il corvo aveva raccontato loro che si trattava di un'illusione creata da Arimane stesso: l'intero labirinto era un'illusione e l'unico modo per arrivare al centro e quindi risvegliarsi era quella di evitare di seguire i consigli delle creature che tentavano di convincerli a non proseguire in determinate direzioni. Ma di quello si era già occupato Theck tempo addietro piazzando sacchetti magici in ogni angolo del luogo per rendere visibili le trappole di Arimane.
«Alcuni pensano che Arimane sia una creatura spirituale celeste di Ahura Mazdā, il nostro dio, a cui si è ribellato per libera scelta. Altri, invece, lo vedono come un essere originario contrapposto fin dall'inizio dei tempi ad Ahura Mazdā stesso.» Theck procedeva lungo una parete del labirinto con fare deciso. Non si stava nascondendo, sembrava non avere paura e parlava con un tono di voce così alto che lo avrebbero sentito pure sulla Luna se solo il satellite terrestre fosse stato lì ad ascoltarlo: il cielo era così nero e privo di qualsiasi luce che metteva i brividi. Silvia e Catherine, difatti, camminavano tenendosi per mano, strusciando i piedi per evitare di inciampare; Silvia, davanti, si teneva alla maglietta logora di Theck, costringendolo a rallentare il passo. Il corvo, allegro come sempre, li controllava dall'alto e li guidava con i suoi versi poiché era impossibile scorgerlo in mancanza di luce.
«Per di qua! Cra!» urlò il volatile portandoli a girare a destra e subito dopo a sinistra.
«Durante il mio soggiorno sulla vostra Terra, ho scoperto che Arimane ha ispirato gli ebrei nella creazione dell'ideologia di Satana. Non di Lucifero, ma di Satana. Vedete» sorrise Theck continuando a camminare, «non credo siano la stessa cosa, ma è solo il mio punto di vista.»
Silvia ghignò: anche lei la pensava così; Catherine, d'altro canto, era confusa, non sapeva molto della sua religione, così come Silvia, ma davvero non sapeva cosa pensare: le servivano più informazioni per poter esporre una sua ipotesi.
«Tuttavia» proseguì Theck, «ho trovato le ricerche e gli studi di Rudolf Steiner molto più interessanti: lui attribuiva, sì, ad Arimane una natura malvagia simile a quella mefistofelica o satanica, ma lo distingueva da Lucifero in modo quasi netto in base ai loro modus operandi.» Theck sostò un attimo in prossimità di un incrocio, guardando in alto: aspettava un'indicazione dal corvo, il quale, dopo aver riflettuto un momento nel buio della notte senza Luna, si alzò in volo proseguendo dritto. Theck schioccò la lingua e riprese a camminare. «Sapete, mentre Lucifero agisce occultando all'uomo le sue facoltà spirituali interiori con cui può prendere coscienza del tutto, Arimane agisce sulle percezioni esteriori come illusioni o mascheramenti della realtà.»
Catherine e Silvia, che erano rimaste in un religioso silenzio fino a quel momento, avevano in testa ancora molte domande, ma il tempo stringeva.
«Non hai paura a stare qui?» chiese Silvia.
«Chi, io?» rise Theck. «Non finché quella bestia rimane legata. Ma non sarà così a lungo.»
«Perché?»
«Perché... Catherine che chiede perché... Di solito quella che non capisce è Silvia» disse voltandosi leggermente e regalando loro un ghigno divertito. «Arimane venne scacciato da un ameša spenta, un angelo, come li chiamate voi, di Spenta Mainyu, che è la parte umana, per così dire, di Ahura Mazdā. Vedete? La vostra religione non è poi tanto diversa!» esclamò il demone.
«Tu cosa saresti?» chiese Silvia, sempre più interessata a quei paroloni che non avrebbe mai imparato.
Theck sospirò. «Un demone, ma non un demone come li conoscete voi... Sono un daēva.»
«Ah, okay» disse Catherine. In realtà non era okay, ma voleva sembrare okay.
«Theck» sussurrò Silvia. «Che cosa accadrà quando Arimane sarà libero?»
Il demone arrestò bruscamente il passo tanto che le due cacciatrici gli andarono addosso. Ricopososi, Theck deglutì rumorosamente. «Troverà il modo di raggiungere la Terra e la divorerà il più lentamente possibile. Per vendicarsi del passato. Dopodiché creerà il suo Impero, oscuro e maligno e vi assicuro che non sarebbe affatto carino. Voi dovete uscire di qui e trovare la strega Amnesha: solo lei può aiutarvi.»
Ripresero a camminare e dopo qualche secondo di silenzio, Catherine disse: «Quindi siamo qui perché era scritto in quel libro?»
«No» rispose Theck. «È l'unica cosa fuorviante dalla linea temporale della vostra storia. Arimane sta piano piano recuperando le forze, ormai. È stato lui a farvi arrivare qui: gli serve un passaggio, un portale. Ecco perché dovete affrettarvi: se ritardiamo, rischiate di ritrovarvelo alle calcagna e tutto sarà perduto.»
«Hai però parlato di una strega... Amnesha, giusto? Hai detto che ci può aiutare.»
«Sì, Silvia.» Theck ascoltò il corvo e virò a sinistra. Ormai mancava poco, ma aveva il cuore in gola per l'ansia di non riuscire nell'impresa. «Ma lei non fa miracoli, può solo darvi una piccola mano e se per caso Arimane vi dovesse segui-»
In quell'istante un lungo e saettante graffio illuminò il cielo nero. Poi si udì un potente urlo maschile; esso sapeva di ribellione.
Theck sostò in prossimità dell'ultimo bivio. Boccheggiava e tremava da testa a piedi. «È lui» sussurrò. «Dobbiamo far presto, venite!»
Il corvo indicò loro l'ultima svolta col becco, poi volò via gracchiando un saluto e un augurio. I tre rimasero da soli, nella notte fredda e buia. Si fecero coraggio e, silenziosi come Hobbit, attraversarono quella che sembrava un'arcata formata da due alberi secchi i cui rami dell'uno e dell'altro s'intrecciavano formando un'entrata – o un'uscita, dipende dai punti di vista – tetra e paurosa. Il rumore di catene li fece rabbrividire. Arimane era legato sulla sommità di una piramide capovolta, marmorea e brillante di luce propria. Come faceva a rimanere in equilibrio quella struttura lo spiegava solo la magia.
«Theck! Che piacere rivederti!» Arimane ringhiò e si dimenò nel tentativo di liberarsi dalle catene quando una di esse scivolò dal suo corpo e cadde in un gran frastuono. La terra sotto i loro piedi tremò e Arimane sorrise. «Salve, ragazze. È un piacere vedervi» disse infine rivolto a Catherine e Silvia.
I tre non cambiarono espressione: rimasero seri e scuri in volto, concentrati sul portale da aprire. Esso era alle spalle di Arimane, in cima ad una breve scalinata. Si trattava di un'ampio cerchio di pietra che dava sul nulla, oltre il quale potevano scorgere il resto del labirinto e i primi raggi del sole che sorgeva.
«Seguitemi» disse Theck ignorando Arimane mentre egli gettava a terra la seconda catena. Ne mancavano due, soltando due. Guidò le cacciatrici oltre le piramide capovolta, fermandosi ai piedi della scalinata quando Arimane gettò a terra la terza catena ghignando. «Azionate il portale, presto!» esclamò voltandosi.
Silvia guardò Catherine confusa.
Catherine guardò Silvia confusa.
«E come?» strillarono all'unisono.
«Toccate i pilastri.» Theck guardava Arimane il quale era intento a capire come togliere o spezzare l'ultima catena, il penultimo passo verso la libertà quando il portale emise un potente bagliore violaceo che investì i quattro.
«Sono molto in gamba, quelle due, devo ammetterlo. Sono arrivate fin qui tutte intere!»
Theck non sapeva cosa fare, aveva solo paura che le due ragazze non riuscissero a tornare sulla Terra prima che Arimane si fosse liberato, così cercava di mascherare le sue preoccupazioni dietro uno sguardo glaciale. «Sono le Prescelte. Lo sai.»
«Sì, sì, stessa storia della Salvatrice, bla bla bla...» sorrise Arimane. «Sono solo storielle.»
Theck strinse i pugni: Arimane aveva liberato la parte superiore del suo corpo, la terra cominciò a tremare nuovamente sotto i loro piedi. Si voltò; vide che le due ragazze avevano messo un piede sopra il primo dei sette gradini, lo stavano superando, mettendo così i piedi sul secondo e poi sul terzo... Quando si voltò a controllare Arimane, questi aveva liberato anche le gambe.
Nel frattempo, Catherine e Silvia misero i piedi sul quinto gradino mentre una folata di vento proveniente dal portale le investì facendo perdere loro un po' d'equilibrio.
Arimane li stava raggiungendo: era appena saltato giù dalla grossa piramide quando essa crollò pezzo dopo pezzo, perdendo luce e maestosità.
Dallo spavento, le cacciatrici si voltarono e videro Arimane addosso a Theck; egli gli stava massacrando il volto a suon di pugni mentre ghignava divertito.
«No!» urlò Silvia mentre Catherine la tirava verso l'uscita.
«Andate!» disse Theck sputando sangue. Il sapore di ferro lo investì ed ebbe voglia di vomitare. «Il portale può essere aperto una sola volta! Con il tocco di mani umane! Una volta varcato, si richiuderà automaticamente alle vostre spalle e lui non potrà mai più uscire di qui!» eslamò mentre Arimane si rimetteva in piedi.
Solo allora Silvia ebbe la possibilità di vedere bene l'aspetto del loro nemico. Alto, snello. Lineamenti degni di una creatura divina. Capelli scuri come la notte. E le braccia decorate da decine di rune e cicatrici. Di queste ultime, una più grossa attraversava diagonalmente il suo petto.
Catherine tirò un'ultima volta Silvia e la buttò oltre l'uscita. Prima di passarci lei, tuttavia, si girò a guardare Theck, steso a terra svenuto. Un altro innocente che non erano riuscite a salvare. Quanti ancora dovevano morire per fare in modo che tutto quel grande pasticcio finisse? Prese fiato ed infine si gettò nella luce del portale ritrovandosi a bordo della Navara, con Silvia al suo fianco.


Un topolino nero squittì quando il motore della Navara si accese. Era un po' confuso, ma ebbe il riflesso di allontanarsi dalla strada quando l'auto partì.
Nessuna delle due aveva idea che il portale impiegasse qualche secondo prima di chiudersi.
Nessuna delle due poteva immaginare che Arimane avesse varcato la soglia.
Certamente, però, avrebbero entrambe ricordato Theck per il resto delle loro vita.


*https://www.youtube.com/watch?v=LBr7kECsjcQ (Tasto destro del mouse; apri in un'altra scheda)

   
 
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