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Autore: fefi97    01/03/2019    4 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Terzo Capitolo

 

 

 

-Ehi Martin, quando ce lo fai vedere quel culetto d'oro? -

-Vaffanculo, Greenberg! - strilla Lydia, mentre entriamo fianco a fianco alla Sciles Corporation. Greenberg sghignazza mentre ci supera ed evita per puro miracolo la borsata di Lydia.

-Quel coglione! - sibila inferocita, mentre io faccio del mio meglio per rimanere indifferente – Ed è tutta colpa di quella sgualdrina che ha deciso di fotocopiarsi le chiappe in perizoma, se ora sono tutti convinti sia il mio sedere! -

-Indossare un perizoma fa di una donna una sgualdrina? - domando retoricamente, sperando di non essere suonato troppo sulla difensiva.

Avrei potuto fare di peggio comunque. Avrei potuto chiedere se indossare un perizoma facesse di un uomo una sgualdrina.

-No, ma di solito non ti ci fai una fotocopia, Derek! - strilla Lydia, guardandomi con furia.

Deglutisco, non vedendo l'ora di raggiungere l'ascensore, dove le nostre strade si divideranno. Lydia proseguirà dritta e io salirò al decimo piano, al sicuro dai suoi piani di vendetta.

-Troverò quella puttanella – mormora tra i denti, in un tono che mi fa accapponare la pelle – E le farò talmente male che indosserà mutandoni di flanella fino alla fine dei suoi giorni. -

-Andiamo Lydia – tento con voce sottile – Probabilmente era ubriaca. Eravamo un po' tutti fuori a quella festa.-

-La troverò e la distruggerò. - mi ignora Lydia, sorridendo come una maniaca mentre probabilmente si immagina strangolare con la sua sciarpa di Prada la fantomatica puttanella.

-L'ascensore! - strillo e Lydia mi guarda perplessa, di nuovo calma.

-Sì, Derek. L'ho visto. Piuttosto, Stiles Stilinski starà ancora nel vostro reparto oggi? -

Mi stringo nelle spalle, senza guardarla. Non voglio sentire parlare di Stiles. Non voglio pensare a Stiles.

-Non saprei. -

-Non voglio rischiare di metterti in difficoltà come ieri. - asserisce, preoccupata.

-Effettivamente credo che sia meglio evitare la nostra pausa caffè oggi.- mi affretto a dire.

Non ho bisogno di altre occasioni per farmi prendere in giro da Stiles Stilinski.

-Buongiorno. -

Oh no.

No, no e poi no.

Non può essere possibile. Non può essere davvero dietro di me.

-Signor Stilinski, salve! - esclama Lydia, confermando i miei incubi prima che possa girarmi.

-Signorina. Signorino. - mormora con voce calda e a quel punto mi volto.

Mi aspettavo di trovare ostilità nel suo sguardo dopo quella scenetta con Jordan dell'altro giorno, ma invece i suoi occhi sono solo luminosi e divertiti, fissi nei miei.

-Signor Stilinski. - sussurro, abbassando un po' gli occhi, imbarazzato.

-Mi chiami Stiles, glielo ho già detto.-

Mi sorride, poi guarda l'ascensore alle nostre spalle.

-Sale anche lei? -

-Vado a piedi! - esclamo subito, terrorizzato. L'ultima cosa che voglio è stare in uno spazio chiuso con lui.

Lydia mi guarda con tanto d'occhi.

-Tu non fai mai le scale. - scandisce, guardandomi come se fossi malato.

E' vero, non faccio mai le scale, perché i perizomi che indosso mi segano sempre in due a ogni passo, ma posso sopportare questa sofferenza se significa evitare Stiles.

-Voglio tenermi in forma. - le rispondo, con un sorriso falso.

Posso avvertire il sorriso malefico di Stiles Stilinski anche senza guardarlo.

-Oh, andiamo. Lei non ne ha bisogno, signorino. E' già in perfetta forma. -

Alla mia occhiata assassina risponde con un sorriso dolce. Lo odio. E, comunque, mi metterò sul serio a dieta. Sono solo troppo stressato per mettermi a dieta adesso, ma, un giorno, non molto lontano, mi metterò a dieta e peserò davvero i chili che dico di pesare in questo momento.

-Vorrei pesarli io settantun chili e mezzo se fossi un ragazzo! - rincara la dose la mia collega, alzando gli occhi al cielo con aria drammatica.

Oh Lydia. Vorrei pesarli anche io settantun chili e mezzo, credimi.

Tralasciando che Lydia è sul serio magrissima e bellissima. Le piace essere un po' drama queen. Per questo siamo amici.

-Siete entrambi molto carini, se chiedete a me. - scherza Stiles con tono leggero, ma guarda me.

Perché mi sta facendo questo? Dovrebbe essere illegale far arrossire le persone sul posto di lavoro.

-Oh, Derek è ancora più adorabile da quando si è tolto quella barba scura! Gli toglieva luce al suo visino! - chiosa Lydia e io faccio un passo indietro prima che possa strizzarmi le guance e rendere completa la mia umiliazione.

-A pensarci bene, prenderò l'ascensore! - esclamo, lanciando un'occhiata terrorizzata a Stiles, che mi sorride con un angolo della bocca.

-Perfetto. - si limita a dire, avvicinandosi per premere il bottone.

-Allora io vado nel mio reparto, ci vediamo dopo – mi saluta Lydia e, grazie a Dio, la vedo lottare con successo contro l'istinto di baciarmi la guancia – Arrivederci, Signor Stilinski! - saluta poi con fin troppa euforia e, oh mio Dio, era un occhiolino?

-Signorina Martin.- la saluta Stiles, divertito.

E poi rimaniamo soli. Ad aspettare un ascensore che a quanto pare ha deciso di non arrivare mai.

Azzardo un'occhiata nella sua direzione e lo vedo intento leggere con attenzione le istruzioni in caso ci fosse un incendio e uno si trovasse nell'ascensore.

-Mi dispiace per quello che è successo ieri! - esclamo, non riuscendo più a sopportare il silenzio e il suo ignorarmi.

Non so nemmeno per cosa mi dispiaccia, se per essermi preso un permesso all'ultimo minuto per del sesso deludente con il mio ragazzo o per aver quasi fatto sesso deludente con il mio ragazzo in macchina a due passi da lui. Ma perché dovrebbe dispiacermi la seconda cosa? Jordan è il mio ragazzo. Posso fare sesso deludente con lui ovunque mi pare!

Non deludente.

Sesso, solo sesso. Buon sesso. Sesso accettabile. Sesso okay. Sesso potrebbe anche essere peggio, sesso...

-Va tutto bene, Derek. - risponde semplicemente Stiles, guardandomi e rivolgendomi un sorriso gentile.

Io ricambio con un'espressione guardinga, proprio mentre le porte dell'ascensore si spalancano davanti a noi.

Mi fa un cenno con il braccio per indicarmi di precederlo e ubbidisco, sistemandomi nervosamente la borsa tracolla sulla spalla.

Stiles mi segue, premendo il bottone del decimo piano per me. Sento qualcosa simile alla delusione quando noto che preme anche quello del dodicesimo piano. Che problema ho? Fino a cinque minuti fa volevo farmi dieci piani di scale solo per non stare con lui!

-Non starà al mio reparto oggi, signore? - chiedo, cercando di suonare indifferente.

Non devo esserci riuscito molto, a giudicare dall'occhiata piacevolmente sorpresa che mi rivolge. Mi sorride.

-No, non stamattina. Potrei passare nel pomeriggio. Sa, ho poco tempo e mi devo assicurare che tutta l'azienda funzioni – fa una pausa delicata – Non solo le parti che piacciono a me. -

Mi sento andare a fuoco e il sorriso sghembo di Stiles Stilinski fa di nuovo capolino.

-La sua amica... Lydia Martin... mi piace. -dice improvvisamente e io sorrido leggermente, cercando di controllarmi.

Non ci sta provando, avanti. E' un uomo ricco e bello e sexy e intelligente e con un bel sorriso e... insomma Derek, non ci sta provando con te. Ti prende solo un po' in giro, perché tu gli hai raccontato della tua prostata, ricordi? Anzi, ora ti ha chiesto di Lydia, probabilmente è interessato a lei. A tutti piace Lydia. A tutti gli etero, almeno.

Oddio.

Stiles Stilinski è etero? Perché non leggo mai la pagina di economia del Times? Sono sicuro che lì ci fosse scritto da qualche parte. Devo chiedere a Jackson.

-Lydia è forte. - dico infine, schiarendomi la gola.

Stiles mi lancia un'occhiata, sorride e so benissimo a cosa sta pensando, Lydia che usa la nostra frase in codice per andare da Starbucks. Il mio sguardo si fa mortificato.

-Sono desolato per quello che è successo ieri. Non lo facciamo spesso in ogni caso, davvero, solo che... -

-Solo che il caffè delle macchinette è disgustoso e lei ha bisogno di un cappuccino all'orzo decente. - completa Stiles, ripetendo perfettamente le mie parole, con un luccichio divertito negli occhi.

Socchiudo i miei, senza riuscire a trattenere un sorriso.

-Decisamente. -

Stiles scuote la testa, ridendo piano.

-Non si preoccupi. Anche Scott e io facevamo queste cose quando abbiamo cominciato con l'azienda. Era il genere di cose per cui andava matto. - dice e il suo tono si fa dolce, gli occhi nostalgici.

Lo fisso, preso un po' in contropiede.

Tutti sanno di Scott McCall, il cofondatore della Sciles Corporation. Il nome dell'azienda deriva dalla fusione dei loro nomi. Era il migliore amico di Stiles Stilinski, è mancato qualche anno fa in un incidente d'auto.

Mi rendo conto che probabilmente è per questo che sembra sempre depresso. Eppure, mi sembra che ci sia di più.

-Le manca molto? - domando, prima che riesca a trattenermi.

Ho paura di essermi spinto troppo oltre, ma Stiles mi guarda quasi con gratitudine, come se avesse bisogno di parlarne con qualcuno, e mi rilasso.

-Più di quanto chiunque possa immaginare. -

Mi mordo il labbro, fissandolo. Lui osserva pensieroso la scritta “non fumare”.

-Mi parli del vostro trucco per assentarvi dall'ufficio. - dico all'improvviso, con tono allegro.

Stiles mi lancia un'occhiata sorpresa, poi accenna un sorriso.

-Beh. Quando le riunioni si facevano troppo lunghe e noiose, Scott e io facevamo venire la sua segretaria con il fascicolo Harris da esaminare, così potevamo svincolare.-

-Il fascicolo Harris? - domando, con un gran sorriso e le sopracciglia sollevate, mentre mi appoggio alla parete dell'ascensore.

Stiles ride, appoggiandosi a sua volta al metallo e fissandomi.

-Era il nome del nostro professore di chimica del liceo. Lo odiavamo con tutto il cuore. Ci metteva sempre in punizione – il suo sorriso si fa affettuoso – E' stata un'idea di Scott. -

-Deve essere stato un tipo forte. - considero io, senza pensare.

Penso di nuovo di essermi spinto troppo oltre, ma Stiles sorride ancora mentre annuisce.

-Non c'è giorno in cui non mi manchi. -

C'è di nuovo quella luce triste nei suoi occhi, vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma in quel momento le porte dell'ascensore si aprono, segno che siamo arrivati al decimo piano.

Esito, lanciandogli un'occhiata. Lui mi sorride, rassicurante.

-Vada pure. Spero che avremo altre occasioni per parlare.-

Sorrido, annuendo appena.

Sono appena uscito, quando Stiles mi richiama.

-Ah, Derek? -

Mi volto, incrociando i suoi occhi caldi e luminosi, il sorriso beffardo e dolce. Oddio, perché sto arrossendo? Cosa c'è di sbagliato in me?

-Sì? -

-Non sapevo quanto zucchero prende solitamente nel caffè, si è dimenticato di dirmelo sull'aereo. Spero di aver indovinato con due bustine e mezzo. -

Lo fisso perplesso, senza capire, ma prima che possa chiedere alcunché, le porte dell'ascensore si richiudono, l'ultima cosa che vedo è il suo ghigno.

Confuso e vagamente agitato, mi affretto verso la mia scrivania. Faccio appena caso a Chris che mi urla contro che i permessi non crescono sugli alberi, o a Erica che mi sibila che sono in ritardo.

Fisso la tazza di plastica sulla mia scrivania, con l'inconfondibile scritta di Starbucks che recita “Derek”.

Sollevo il coperchio e un forte odore di orzo mi invade le narici.

Il mio cappuccino! Ed è ancora caldo. Potrei svenire dalla felicità.

C'è un biglietto ripiegato attaccato alla mia tazza del “miglior migliore amico del mondo”, e mi guardo brevemente intorno prima di prenderlo, aprirlo e leggerlo con avidità.

 

Mi scuso immensamente in nome dell'azienda per il terribile servizio fornito dalle macchinette fino a questo momento. Spero che questa offerta di pace possa indurla al perdono fino a quando non mi assicurerò personalmente di mettere delle macchinette di caffè decenti in tutti i piani.

In fede,

Stiles Stilinski.

 

 

-Il caffè lo ha portato qualche minuto fa quel figo con i capelli castani e gli occhi azzurri che ieri era con Stiles Stilinski – mi informa distrattamente Erica, che evidentemente non ha fatto caso al biglietto, mentre annaffia speranzosa la sua piantina. Fa una risatina stronza – Ti hanno licenziato ed è una specie di congedo? -

Scuoto la testa, senza riuscire a smettere di sorridere, gli occhi fissi su quelle poche righe vergate in una grafia disordinata e frenetica.

Sorrido talmente tanto che potrei bucarmi le guance.

-Nient'affatto. - sussurro solo, stringendomi inconsapevolmente il biglietto al cuore.

 

 

 

 

-Stiles Stilinski? - urla Jackson dalla porta chiusa del bagno, praticamente il suo regno – Certo che ne ho sentito parlare, Derek. Non sono un troglodita! Leggo le riviste di gossip, ovviamente. -

A quanto pare non dovevo leggere la pagina di economia del Times, bastava leggere con più attenzione le mie riviste, invece di saltare sempre all'oroscopo e ai cruciverba in fondo.

Fortunatamente Jackson è più scrupoloso di me.

-E sai qualcosa sulla sua vita sentimentale? - chiedo, sentendomi immensamente scemo a parlare con una porta di legno.

-La vita sentimentale di chi? - chiede Isaac in tono leggero, entrando dalla porta di casa con la sua valigetta, le dita già intente a slacciarsi la cravatta. Deve essere appena tornato dal tribunale.

-Causa vinta? - chiedo con un piccolo sorriso e Isaac fa appena in tempo a ricambiarlo e annuire, che la porta del bagno si spalanca in una nube di vapore e veniamo storditi dal profumo decisamente forte di Jackson.

-Derek mi sta facendo domande strane sulla vita sentimentale di Stiles Stilinski.- lo informa Jackson, lanciandomi un'occhiata penetrante mentre ci supera sculettando nel suo vaporoso accappatoio bianco, diretto in camera sua.

Isaac e io lo seguiamo, mentre Jackson sta già esaminando il suo armadio con sguardo critico.

Penso che nessuno possieda più vestiti di Jackson. Nemmeno i negozi. Per questo ogni tanto prendo in prestito i suoi vestiti. Non dovrei, ma Jackson ne ha così tanti! In ogni caso, non lo deve sapere per forza. Occhio non vede, cuore non duole.

-Stiles Stilinski, il tuo capo? - chiede Isaac e mi fissa perché so che sta facendo di tutto per non guardare Jackson mezzo nudo.

Annuisco, stringendomi insieme nelle spalle.

-E' un tipo molto misterioso. Nessuno sa niente di lui. Mi chiedevo solo se Jackson sapesse qualcosa. Lui sa tutto. -

-Ci puoi scommettere – ammicca lui, facendo alzare gli occhi al cielo a Isaac, che però sorride indulgente – Anche se devo ammettere che anche io so poco di lui. So che è dannatamente ricco, anche se non sembra importargli molto da come va in giro vestito – e arriccia il naso per farci capire che un uomo che non cura il proprio vestiario non merita tanti soldi – So che è stato fidanzato con una modella, per tipo... tre anni? -

Sento la gola serrarsi.

Ma certo. Una modella. E io che pensavo ci stesse provando! Dio, ma quanto sono stupido? Ovvio. E' etero. Non che abbia importanza.

Insomma, anche se fosse stato gay, che mi importa? E' il mio capo, è strano e irritante e... e io sono fidanzato! L'ho pensata come ultima cosa ma è ugualmente importante. Importantissima. Sono fidanzato. E sono felice di questo!

-E adesso non ci sta più? - chiede Isaac distrattamente, sbirciandolo con la coda dell'occhio. So che sta cercando di capire dai vestiti che sceglie se ha un appuntamento romantico. Gli sfioro una spalla con la mia, esprimendogli muta solidarietà.

-No, si sono lasciati circa un anno fa, dopo l'incidente di McCall. In ogni caso, non è mai sembrato che tenesse particolarmente a lei. E' stata anche la sua unica relazione riportata dai giornali. Alcuni dicono che sia stata una specie di copertura. - risponde Jackson, esaminando attentamente una camicia grigio perla.

-Esci? - chiedo, in un moto di pietà per Isaac, che sta praticamente morendo accanto a me.

-Ceno con mia madre. - risponde con una smorfia e posso sentire Isaac riprendere a vivere.

Ora che ho risolto questa crisi esistenziale, sono tutto assorto nella mia, mentre Isaac e Jackson hanno cominciato a parlare di non so che cosa.

Una copertura? Che vuol dire copertura?

-Potrebbe essere gay? - esclamo d'un tratto, disperato, facendoli voltare verso di me.

Isaac inarca le sopracciglia.

-Brad Pitt? -

-Stavate parlando di Brad Pitt? Comunque no! - esclamo, guardandoli con la fronte contratta – Stiles Stilinski – guardo Jackson, che per ovvi motivi si considera un esperto in materia – Potrebbe essere gay?-

-Sei davvero ossessionato da Stiles Stilinski, Derek! - considera Isaac, guardandomi fisso.

Jackson mi scruta con gli occhi socchiusi e io mi muovo un po', a disagio.

-Se dovessi risponderti solo in base a come si veste, ti direi di no – risponde lentamente, poi sospira drammatico – Ma considerando il modo in cui ti vesti e il fatto che sei comunque gay, direi che sia possibile, perché no. -

-Ehi! - protesto, sentendomi leggermente sollevato, non so nemmeno perché – Io mi vesto bene. -

Jackson fa un sorriso compassionevole e io sbuffo. Sento Isaac scrutarmi, ma quando mi volto a guardarlo, mi sorride.

-Tu cosa fai Derek? Ti vedi con Jordan o ordiniamo giapponese e ci vediamo un film? -

-Non ancora Titanic, vi prego. Derek deve disintossicarsi. -interviene Jackson con forza, mentre si infila le mutande da sotto l'accappatoio.

-Giapponese e film sono un ottimo programma.- rispondo io, con un grosso sorriso.

Isaac assottiglia gli occhi.

Ahi. Lo sapevo che c'era il trucco. Dietro una richiesta gentile di Isaac c'è sempre il tentativo di psicanalizzarti.

- Non parli di Jordan da un po'. Che combina? -

Non mi trova la prostata, quindi non molto.

Oh mio Dio, ho paura dei miei pensieri.

-Fa un sacco di cose! - strillo quindi con voce stridula, facendo scambiare a Isaac e Jackson occhiate eloquenti – Ed è bravissimo a farle. Le cose che fa. Le fa con successo. -

Mi fissano entrambi mentre io cerco di mantenere questo sorriso da Serial Killer di terza categoria che ho sul volto.

-Tutto bene tra voi? - chiede infine Isaac, arrivando evidentemente al punto.

-Benissimo! Senti, vado ad ordinare dal giapponese, okay? Prima arriva il cibo meglio è! - esclamo tutto d'un fiato, dileguandomi poi alla velocità della luce.

Okay, non ho ancora accennato alle due persone a cui voglio più bene al mondo che Jordan mi ha chiesto di andare a vivere con lui, ma non è un gran problema, no? Glielo dirò. Prima o poi. Quando la faccenda sarà più certa. Quando Stiles Stilinski se ne sarà tornato in California e avrà smesso di incasinarmi il cervello.

Glielo dirò.

 

 

 

 

Appena entro in ufficio vengo braccato da Sam che mi fissa con un sorriso enorme, un caffè in mano.

-Parola mia, Stiles Stilinski è un santo.-

Inarco le sopracciglia, con un vago sorriso.

-Davvero ha detto di sì alla proposta di mettere il mini golf in ufficio?-

-Nah, Chris mi ha fatto giurare di non chiederglielo – liquida lui la faccenda con un gesto sbrigativo. Mi agita il caffè sotto il naso – Noti qualcosa? -

Annuso con cautela, poi lo fisso, esterrefatto.

-Oddio. Sa di caffè e non di plastica bruciata. Non può venire dalle nostre macchinette. -

-Sì, se Stiles Stilinski ha fatto sostituire tutte le macchinette dell'edificio. - esclama lui con aria esaltata.

Spalanco gli occhi, diventando praticamente una statua.

Lo ha fatto per me? Voglio dire, è ovvio che l'ha fatto per tutti, però... quel biglietto di due giorni fa, la nostra chiacchierata in ascensore... devo combattere contro il rossore delle mie guance e il sorriso che sta lentamente emergendo sul mio viso.

Lo ha fatto per me, perché non mi lamentassi più del caffè e non fossi costretto a evadere con Lydia per un cappuccino all'orzo decente.

-E devi ancora vedere le sedie! - esclama poi Sam, riscuotendomi dal mio torpore e trotterellando allegro verso l'ufficio di Chris prima che abbia tempo di dire niente.

Mi è comunque subito chiaro quello che intende appena do un'occhiata in giro.

Al posto di quelle scomode sedie di metallo, ci sono comode poltroncine con le ruote a ogni scrivania.

Spalanco la bocca mentre avanzo come in trance fino alla mia scrivania.

Non ci posso credere.

Se ne è ricordato. Quello che ho detto sull'aereo sul caffè e le sedie.

Mi ricordo di ogni cosa uscita dalle sue labbra.

Comincio a credere che non fosse un'esagerazione.

Mi siedo sulla mia poltroncina, trattenendo a stento un urletto eccitato.

Oddio, è comodissima. E posso girare su me stesso! Questo è un sogno che si avvera.

Sono felice.

Sono talmente felice che non mi importa delle occhiate di superiorità che mi lancia Erica.

Chiudo gli occhi, reclinando la testa contro lo schienale imbottito della mia nuova sedia.

Sorrido.

Sono felice.

Il mio cellulare suona e vedo che è Jordan. So che è orrendo da parte mia, ma non ho voglia di rispondere. In questi giorni parla solo di case e di vivere insieme e a volte mi sento soffocare.

Anche se lo amo.

Ovviamente.

Lo amo, ma non rispondo alla chiamata.

Invece, tiro fuori il bigliettino di Stiles che avevo riposto con cura nel cassetto della mia scrivania e lo rileggo, una, due, tre volte.

Sorrido e leggo, mentre il telefono continua a squillare.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao a tutti <3

Mi dispiace se forse il capitolo è leggermente più corto rispetto agli altri, ma è difficile dividere la storia in modo che i capitoli non risultino troppo “tagliati”. Purtroppo la scena che viene dopo questa è molto lunga e doveva stare per forza tutta insieme, così ho deciso di fare questo capitolo un pochino più corto e pubblicarne uno più lungo la prossima settimana <3

Vi ringrazio come al solito del sostegno a questa cagatina, davvero <3

Un grazie speciale alle mie cicce, a cui spero di strappare una risata <3 Vi amo tanto <3

Per ordine della mia ciccia Giuls, aggiornerò venerdì prossimo!

Un bacione e a presto,

Fede <3

  
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