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Autore: DarkYuna    03/03/2019    1 recensioni
(Seconda parte di "Ricama il mattino con i fili della notte")
Dal nono capitolo:
"La luce opalescente del giorno vicino alla morte si riverbera suggestiva nei suoi occhi
e le iridi trasparenti albeggiano su un cuore che si strugge, nella forza tragica,
di un amore non corrisposto.".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.







 
Sei felice senza di me?
Non è una domanda con delle eventualità da scegliere nella risposta. Siamo stati poco più che niente, un passatempo finito nel dimenticatoio, un'unica volta da omettere, non sono stata così importante da lasciare una traccia incancellabile in Sebastian, non ci sono riuscita.
Però lui l'ha lasciata dentro di me, un’ustione che non guarisce, che si spalanca ancora e si lacera, che diviene sterminata ogni giorno di più e che non ne vuole saperne di rimarginarsi.
Gli è bastato poco e non sono più la ragazza sorridente e spensierata, che ero prima che lui entrasse nella mia vita. Ci ho creduto così tanto, da illudermi ad un punto tale che non posso più tornare indietro e mi odio per essere stata così ingenua, per essermi fidata di qualcuno solo perché ho stimato che fosse l'uomo dolce e buono che sognavo. Il principe azzurro che veniva a salvarmi, come nelle favole che mi raccontavano da bambina.
 
 
Pago la mia inesperienza a caro prezzo.
 
 
Puoi impiegarci una vita intera per lasciare andare qualcuno che non hai mai avuto davvero. Come si fa ad amare una persona che ci ha donato solo lacrime e tormenti, perché ci innamoriamo di chi non riesce a raggiungerci nella nostra solitudine imperitura e non può udire la nostra voce sussurrare nel gelido silenzio dell'inverno?
 
 
 
La vita è avere coraggio per affrontare il dolore, io credo di non averlo mai avuto quel coraggio, perché non ho mai davvero sofferto ed adesso mi ritrovo impreparata a nuotare in questo mare di nera contrizione.
Non ho più voglia di parole, sorrisi e maschere, non posso nemmeno andare in letargo fin quando gli alberi fioriranno e il sole riscalderà l'anima, quindi sono sospesa in un limbo che ha più il sapore dell'inferno: un incubo ad occhi aperti.
Sono solo una storia triste, una delle tante che affollano un mondo sordo alla disperazione. Se stai male, nessuno può fare davvero nulla, sei sola nel buio e la luce devi ritrovarla da sola.  
Vorrei odiare Sebastian, disprezzarlo, essere adirata con lui, ma la sua assenza e la lontananza, non fanno altro che accrescere il folle sentimento che nutro nei suoi confronti, lo plasmano e trasformano, fino ad accarezzare quello che tutti chiamano amore, ma che io ho imparato a classificare come spasmodica tortura.
 
 
Il cappuccino caldo tra le mani non riesce a riscaldare le mani fredde, non arriva lì dove il ghiaccio s'è rappreso ed ha creato una prigione di stalattiti dalla punta tagliente ed avvelenata.
Gli occhi sono persi nella neve attecchita al suolo al di fuori della vetrata del bar, lo stesso paesaggio candido e bianco si riflette nel mio cuore, è come se un incantesimo fosse calato su di me, è tutto in una silenziosa attesa, nulla si muove, ogni cosa è sospesa nelle profondità, ma non verrà nessuno a donarmi il bacio del vero amore, per guarirmi... devo guarirmi da sola e senza amore. 
Socchiudo appena gli occhi, il vuoto si sta dilatando ed è lì per lì pronto a trangugiarmi, la mancanza di Sebastian l'avverto cucita a freddo sotto la pelle e sono così fragile da potermi spezzare fisicamente, in qualsiasi momento. Corrugo le sopracciglia, ho un cedimento mentale e le lacrime pungono per sgorgare.
 
 
Josephine viene a prendere posto di fronte a me, provo a ricompormi velocemente, non ho bisogno di consigli affettuosi o di una ramanzina, lo so cosa mi aveva avvertito su Sebastian, ed invece ho fatto di testa mia comunque.
<< Sei così silenziosa ultimamente. >>, nota affranta. Nessuno sa quel che è successo quasi un mese fa, solo Anastasiya e Jillian erano a conoscenza della frequentazione con l'attore, ma non sanno cosa sia accaduto dopo e del perché è finita. Gli occhi lucidi ed arrossati, non sfuggono alla sua vigile attenzione.    
 
 
Mi stringo nelle spalle, le parole non hanno significato, suonerebbero vuote se le usassi per spiegare, le emozioni non possono essere illustrate, sei costretto a provarle solo tu con tutta la devastazione smisurata che le compongono.
<< Non ho niente da dire. >>, taglio corto, invece ho tantissimo da dire, anzi, da gridare.
 
 
La mano scivola sul tavolino per poggiarsi sulla mia, ma non giunge il conforto che lei spera di donarmi.
<< È successo qualcosa. >>, suppone certa. Non vuole di certo rigirare il coltello nella piaga, però deve, se vuole aiutarmi.
 
 
<< Non dire anche tu che sembro diversa... sono sempre io, solo che una nuova sfaccettatura è emersa, eravate voi che non la vedevate, ma c'è sempre stata. >>.
 
 
<< Una sfaccettatura che non sapevi nemmeno tu di avere, se non fosse che ti è accaduta qualcosa, che non mi dici. >>. Ha la fronte contratta, gli occhi di un azzurro celestiale si specchiano alla luce pallida del giorno, rivelando tutta la preoccupazione mal celata in essi.
 
 
<< È successo che sono morta, ma respiro ancora. È successo che mi hanno strappato il cuore, però batte... e batte a vuoto. È successo che non vorrei più essere da nessuna parte, ma sono ancora qui... e qui è diventata una prigione da cui non posso evadere: e la prigione sono io. >>.
 
 
Josephine resta basita dalle parole che uso.
Non ho mai parlato in questo modo, le frasi sono tetre, il significato cupo, è come se non ci fosse più speranza, ed è esattamente così che mi sento.
Batte più volte le palpebre, pondera bene ciò che deve dire, poi giunge all'unica conclusione più ovvia.
<< Sebastian. >>, le sfugge dalla bocca, beccandosi un'occhiataccia in cagnesco. << Perché? >>. È sconvolta, mentre un miliardo di pensieri le transitano sul viso.
 
 
Abbasso lo sguardo, poi torno a contemplare il mondo all'esterno.
<< Perché era così che doveva andare. >>, ammetto stanca. << Ed è esattamente così che è andata. Per un momento, un solo ed eterno momento, io ho creduto... ho creduto che potesse amarmi, così come lo amo io... quanto sono stupida, vero? >>. Una risata amara getta altra disillusione nell'intero contesto desolante. Sorseggio il cappuccino prima che diventi freddo.
 
 
<< C'è qualcosa... qualcosa che è successo molto tempo fa che ha portato Sebastian ad essere ciò che è ora. >>, inizia a raccontare. Appare spezzata dal bisogno di rendermi partecipe di un segreto inconfessabile e il dovere di tenerlo solo per sé stessa, qualcosa sul mio viso la convince a vuotare il sacco e ad essere sincera.
 
 
<< So che c'era un'altra donna. >>.
 
 
Annuisce piano.
<< Una donna che ha scelto un altro. >>, confessa afflitta. << Una donna che non ha mai davvero dimenticato e che ha fatto a lui, quello che lui ha fatto a te. >>.
 
 
La rivelazione mi lascia basita, una parte della mia mente unisce tutte le tessere del puzzle e balza alla memoria il giorno che ho incontrato Sebastian per la prima volta, nel negozio della libreria. Era venuto a cercare una persona in particolare...
Sbarro le palpebre, copro la bocca per evitare che tutto l'orrore che nutro possa venire fuori, però le lacrime alla fine cadono e ne cadono così tante da soffocarmi.
La donna che ha il suo cuore, che lui ama, che gli ha fatto del male, che ancora insegue nonostante tutto e che non gli ha permesso di innamorarsi di me è Andria, la moglie di Chris Evans.
Un brivido di puro disgusto mi discende giù per la schiena.
Era lei che desiderava e che anelava quando gli ho chiesto di frequentarci, lei a cui pensava quando stava con me, lei che ha scelto... lei, sempre e solo lei.
 
 
<< Che illusa. >>, erompo nauseata da me stessa, dalla mia noiosa ingenuità e l'insistenza di voler vedere il buono lì dove non esiste. Non sarei mai stata all'altezza, nel competere con una persona come Andria, una donna ed una ragazzina a confronto, ne sarei uscita perdente a prescindere.
Non finisco nemmeno di bere il cappuccino, sbalzo in piedi come una molla, devo mettere distanza da tutto questo, non voglio proseguire per questa strada, voglio tornare indietro a quando non conoscevo Sebastian Stan, a quando non avevo ancora capito di amarlo.
Mi alzo troppo in fretta, perché la vista sfoca di netto, si riempie di allarmanti chiazze nere e, prima che possa sul serio rendermi conto di cosa sta per accadere, perdo conoscenza.
 
 
 
 
 
 
Una luce forte si addentra fastidiosa oltre le palpebre e mi costringe con prepotenza a riaprire gli occhi gonfi e pesti. Devo aver battuto la testa, dato il dolore pulsante che ho sulla fronte, sono lucida in fretta, fuoriesco dallo stato di torpore, solo per risvegliarmi di nuovo all'inferno.  
Sono distesa su una barella del pronto soccorso, un separé verde scuro mi divide dal paziente dopo e dal resto del camerone in fermento. Mia madre è qui, mi stringe la mano, ha una faccia sconvolta, indossa il pigiama e su di esso ha messo una giacca lunga per coprire il vestiario con cui si è precipitata all'ospedale.
Deve aver pianto, gli occhi d'autunno sono arrossati, è pallida come un cencio e la pelle è gelida, anche più della mia.
 
 
<< Mamma. >>, mormoro contrita, perché diavolo mi trovo qui?
 
 
Alza scompaginata il viso fino a me, la luce torna a rischiarare il cipiglio scuro, sorride contenta come se il paradiso fosse sceso in terra.
<< Elaine, bambina mia. >>. Accarezza frenetica i capelli, il viso, bacia affettuosa le guance, investendomi con il suo sconfinato amore. << S-sei sveglia, ti sei svegliata! Come ti senti? >>, blatera come un fiume in piena, ricominciando a singhiozzare e a tremare: ha avuto paura.
 
 
<< Ho lo stomaco sottosopra. >>, dico di getto. Ho voglia di vomitare, un cerchio alla testa allucinante ed una nausea pressante.
 
 
<< È del tutto normale. >>, annuncia il dottore spuntando da dietro il separé, con una cartella medica tra le mani. Ha la faccia di qualcuno che, per una volta, non è portatore di cattive notizie. Dietro di lui entra Josephine con in mano due bicchieri di plastica di caffè fumante, è sorpresa e contenta di vedermi sveglia. << Devo dire che questo sarà un bel regalo di Natale in ritardo. >>.
 
 
Mia madre è confusa, così come lo sono io, per questo necessito di ulteriori ragguagli a riguardo.
<< Cosa intende, dottore? >>.
 
 
Smette di consultare i fogli, lo sguardo scivola tranquillo a me.
<< Beh, lei è incinta, mia cara... >>, si accorge che non porto anelli e che quindi non sono sposata, <<... signorina. Di quasi quattro settimane, il feto è in ottima salute, lei un po' meno: il valore dell'emoglobina è leggermente sotto la norma. Deve rivedere la sua dieta ed affidarsi ad un bravo ginecologo di fiducia. >>. Non fa commenti sul mio stato personale, su dove sia il padre, sulla reazione agghiacciante che ha colto me ed i presenti.
 
 
<< I-incinta? >>, balbetto, il cuore esplode in zampilli di sangue, nel petto il dolore rompe la diga e la mareggiata mi inabissa celermente, fin quando di me, non resta altro che vuoto e desolazione.
Non me ne esco con domande cretine del tipo "ma come?", perché so perfettamente come, quando e chi. So perfettamente il come è successo, il quando e chi è il padre: Sebastian Stan.
 
 
Mia madre mi guarda allibita, come se cadesse dalle nuvole, non so se sia una bella sorpresa o meno, ma io so cos'è per me. Non impiego molto tempo per arrivare all'avventata e funesta decisione finale.
 
 
<< Posso consigliarle un bravo ginecologo. >>, continua il dottore, ignaro dei turbamenti interiori che mi divorano in un baleno.
 
 
<< Voglio abortire. >>, stabilisco di getto, sbalordendo il dottore e scompaginando ulteriormente mia madre, che non riesce ad articolare nemmeno mezza parola.
 
 
 
<< No! >>, sbotta Josephine, poggia in maniera precaria i bicchieri sulla sedia accanto al mio letto. << Non puoi farlo, non è una decisione che spetta solo a te! >>.
 
 
Serro la mascella, non voglio discuterne, non voglio pensarci, l'unica cosa che voglio è non mettere al mondo un bambino non voluto dai genitori.
<< La decisione è mia, è dentro di me. Lui, la sua decisione, l'ha presa andandosene. >>.
 
 
<< Non essere egoista! >>, mi rimprovera lei, cocciuta. << Non sapeva ci sarebbe stato un bambino di mezzo! La decisione sarebbe differente se lo sapesse. >>.
 
 
<< E quindi cosa? >>, riprendo accalorata. << Fingeremo di essere una famiglia felice, dove io amo lui e lui un'altra? No, no e ancora no! >>.
 
 
Il dottore s'intromette nel litigio, per provare a sedare gli animi.
<< Cerchiamo di calmare i toni, queste discussioni non fanno bene a nessuno... la notizia può essere sconvolgente e decidere su due piedi, potrebbe essere la cosa meno consigliata possibile. Facciamo così, adesso la dimettiamo, ci dorma su per qualche giorno, ci pensi bene e fra sette giorni da oggi, se è ancora di questo parere, sarò io stesso a praticare l'aborto, va bene? >>.
 
 
<< No. >>. Scuoto la testa tenace. << Non voglio essere dimessa, non voglio trascorrere una settimana a piangere per questa decisione, sperando di cambiare idea, non voglio averlo dentro di me un minuto di più, voglio abortire ora. >>.
 
 
Il dottore annuisce arreso, strofina le labbra e non riesco a capire cosa gli frulli per il cervello.
<< Faccio preparare la sala operatoria per domani mattina. >>, conclude atono, andandosene via a passo sostenuto.
 
 
Lui si è tolto dai guai, adesso sono io che devo affrontare i miei di guai, due guai che mi guardano, rispettivamente uno furente ed uno sottosopra.









Note:
Arriverà un giorno in cui riuscirò a scrivere qualcosa d'allegro, ma, evidentemente non è questo il giorno. 
Credo che questa sia la prima volta che scrivo qualcosa dove la protagonista resti incinta e che tratto l'argomento dell'aborto. 
E' successo ciò che sarebbe stato ovvio accadesse e adesso è Elaine a pagarne le conseguenze più amare. 
Abortirà davvero? Josephine o sua madre riusciranno a farla ragionare? 
Accadrà un miracolo oppure no?
So che le mie storie sono sempre molto imprevedibili e il finale felice non è mai garantito... quindi non vi resta che leggere. 

 

La storia può presentare errori ortografici.



Un abbraccio.
DarkYuna. 

 
  
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