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Autore: Marra Superwholocked    04/03/2019    1 recensioni
Ultimo capitolo della Trilogia delle impavide cacciatrici milanesi.
Durante il loro anno sabbatico, Catherine e Silvia avranno modo di capire se la caccia ai mostri fa realmente per loro. Tuttavia, da semplici cacciatrici in prova, si ritroveranno a dover escogitare un piano per eliminare la minaccia di Arimane, creatura malvagia scappata dalla sua Gabbia ai confini dell'Universo. Il Dottore le aiuterà anche questa volta? E Storybrooke da che parte starà?
Dal testo:
«Ed ecco a voi» disse Amnesha girando la scatolina bianca per mostrare alle cacciatrici il suo contenuto, «l'ultimo Fagiolo Magico.»
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Belle, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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PARTE QUARTA
L'alieno


Chapter X
E.T.*


Un città non presente sulle cartine del Maine (USA)


Le strade della città erano deserte. Illuminate dalla fioca luce del sole, le macchine parcheggiate sembravano comunque più allegre delle nuvole sopra di esse. Una travagliata coppia di giovani innamorati entrò in un locale accogliente la cui insegna recitava Granny's.
«Ciao, Regina!» salutò la ragazza. «Ehi, Henry! Mamma, papà...»
«Sta arrivando una tempesta!» sbottò il ragazzo indicando l'uscita del locale con il suo uncino. Sì, avete capito bene: al posto della mano sinistra, il fidanzato della ragazza che era appena entrata nel locale aveva un uncino. Ma non era un ragazzo qualunque: egli era il genero di Biancaneve e Azzurro ed il suo nome era Killian Jones, ovvero il Capitano Uncino. «Emma, tesoro, è meglio se non restiamo a lungo qui, potremmo beccarci l'acquazzone.»
«Sta' tranquillo, restiamo solo per i festeggiamenti e poi torniamo a casa, okay?» disse Emma. Gli stampò un bacio sulle labbra e lui le afferrò una ciocca bionda tra le dita. Quanto lo amava...
«Va bene» sorrise Killian.
«Mamma?» chiamò Henry e sia Emma che Regina, una donna dall'aria distinta ed elgante, si voltarono per dare retta al ragazzino il quale si mise a ridere. «Mamma?» ripeté guardando Regina. «Sì, Henry?»
«Stasera ti va di cenare insieme?»
«Ma certo!» esclamò Regina. Finalmente era tutto a posto, tutto tranquillo. Avevano sconfitto anche il Male in persona, Fiona, e adesso si meritavano un lieto fine per lo meno grandioso! Henry dormiva un po' da entrambe le madri poiché intuiva quando Uncino ed Emma avessero bisogno di un po' di spazio per loro, e non era mai stato così felice. Era perfino riuscito a dominare sui suoi poteri di Autore. Cosa poteva mai succedere?
All'improvviso, una folata di vento investì tutti i clienti del locale ed uno strano rumore come struscìo accompagnò la comparsa di una simpatica cabina blu.
«Ma cosa diavolo...?» disse Regina tra sè e sè.
«Henry, vieni qui.» Emma attirò il figlio verso di lei e lo tenne stretto per la camicia.
Il resto della clientela di quel piccolo locale interruppe il chiacchiericcìo e rimase sbalordita quanto Emma, Killian, Henry e Regina nel vedersi davanti una vecchia cabina telefonica della polizia, blu, apparsa dal nulla e che produceva un suono strano, tranquillo, come una ninna nanna. Dall'interno del piccolo abitacolo provenirono rumori tipici di qualcuno che aveva appena inciampato su del ferro. Si sentì un «Ahi!», un «Mannaggia a me» ed un «Sono troppo vecchio e disordinato!» quando una delle due porte della cabina si aprì verso l'interno nonostante sulla targhetta rappresentativa esterna vi fosse chiaramente scritto Tirare Per Aprire.
«Salve!» esclamò il piccolo uomo arruffato all'interno della cabina. «Sono ancora sulla Terra, vero?»
«Chi sei?» si agitò Emma, avanti a sè le mani per creare uno scudo pronto a tutto.
Il piccolo uomo vecchio e disordinato alzò i palmi e sorrise appena. Il suo viso era fresco e giovane, tuttavia i suoi occhi erano segnati da lunghi viaggi e interminabili sofferenze. «Sono il Dottore e questo» disse indicando con una mano la cabina blu, «è il mio TARDIS.»
«Non capisco...» Henry era confuso. Si staccò dalle spalle protettrici della madre biologica per andare dall'adottiva. «Non è presente in nessuna fiaba, come ha fatto ad arrivare fin qui?»
Regina guardò meglio quel parallelepipedo blu. «È vero, Henry ha ragione. A meno che non si tratti di un altro tronco intagliato e magico come quello che trasportò Emma e Pinocchio!»
Il Dottore rise di gusto, spostando un pochino il farfallino blu al collo. «Magia!» rise ancora più forte. «La magia non esiste! Si tratta solo di scienza e fisic-»
Emma lo interruppe colpendolo con un lungo fascio della sua magia bianca; lo fece ruzzolare a terra, a molti metri di distanza, non calcolando la potenza del gesto. Fu così che, mentre quello strano ometto cercava di ricomporsi senza mettere troppo in mostra la sua sorpresa, che Henry ricordò.
«Oh, mio Dio!» esclamò il ragazzo. «Tu sei il Dottore di Doctor Who! L'undicesima incarnazione! È più grande all'interno! E tu sei reale! Non ci posso credere!»
Tra le espressioni frastornate dei presenti, compreso il Dottore stesso, Henry sgattaiolò dalle grinfie delle madri ed entrò nel TARDIS: era davvero più grande all'interno; non poteva essere un effetto speciale, Matt Smith non poteva entrare nei confini della città – e, anche se avesse potuto per una qualsiasi strana ragione, perché mai avrebbe dovuto farlo e comportarsi in quel modo? «È magnifico...» esclamò piano.
«Henry» disse Emma preoccupata. «Vuoi spiegarci?»
«Già, Henry, vuoi spiegarci?» fece eco il Dottore.
Il ragazzo sorrise e corse fuori da quella strana cabina. «Mamme, vi ricordate quella serie tv che adoravo guardare prima che Storybrooke cadesse di nuovo nel caos, l'ultima volta?»
«Perché, abbiamo mai avuto il tempo di rilassarci?» ironizzò Emma, ma guardando Regina accigliarsi, ritornò seria. Sì, si ricordavano entrambe.
«Doctor Who, sì, è vero...» anche Killian ricordava, sebbene non credeva all'esistenza degli alieni. Proprio lui, poi, che ha visto le cose più strane esistenti in questo universo!
«Lui è il protagonista! L'alieno!» esclamò Henry indicando il nuovo arrivato.
«È quella serie tv di universi paralleli di cui mi parlavano Catherine e Silvia» osservò il Dottore ad alta voce. Al che Henry si incuriosì e gli chiese:
«Scusa, chi?»
«Due amiche.» Il Dottore tirò fuori la lingua e assaggiò, come sempre, l'aria per capire bene dove si trovasse. «Sì, decisamente un altro universo.»
«Ma...» Henry era confuso. «In Doctor Who non esisiste alcuna coppia di companion con quei nomi.»
«Oh, questo perché io, da dove provengo, sono reale. Ci sono tante cose che, negli universi in cui sono un semplice personaggio di uno show televisivo, non vengono raccontate. Come quando mi scontrai con il Conte Vlad! O quella volta in cui...» O quella volta in cui cavalcai un Dalek vestito da cowboy mentre con una mano sventolavo la mia biancheria intima e con l'altra mi tenevo ben fermo sulla testa il mio adorato fez, voleva dire... È che dopo aver festeggiato con River il loro anniversario, aveva impostato delle coordinate che lo avevano condotto ad un deposito abbandonato di Dalek malfunzionanti e, ovviamente, brillo com'era... No, forse era meglio tacere. Increspò difatti le labbra e si strofinò le mani. «Quello che voglio dire, ragazzo, è che-», ma venne interrotto.
Nel locale sempre pieno zeppo di gente, attonita e silenziosa come mai, vacillò la luce elettrica un paio di volte. Quando essa si fu ristabilizzata, il Dottore chiuse a chiave le porte del TARDIS e si fece strada in mezzo agli abitanti di quella strana città borbottando qualcosa di insensato. Henry lo seguì standogli il più vicino possibile per capire cosa stesse dicendo, ma era incomprensibile.
«Si può sapere cosa sta succedendo?» Regina era evidentemente infastidita dalla nuova situazione poiché sembrava aleggiare su di loro un'altra, l'ennesima, minaccia.
«Universi paralleli, Regina!» esclamò il Dottore in mezzo alla strada di fronte al locale.
Regina, Killian, Emma ed i suoi genitori si guardarono con sorpresa. «Come fa a sapere il mio nome?» chiese la prima.
Il Dottore non rispose; armeggiava nell'aria puntando al cielo una strana penna luminosa per poi potrarsela all'orecchio.
«Così come lui in un universo è reale e in un altro è una serie tv, forse lo stesso vale per noi» disse Henry.
«Ragazzo intelligente!» esclamò il Dottore scompigliandogli i capelli.
Henry sorrise, ma non durò a lungo: mentre tutti guardavano il forestiero per quello che era, un alieno, e ne erano sia meravigliati che confusi, il ragazzo aveva capito che se il Dottore era lì, stava succendo qualcosa di veramente importante. «Aspetta, Dottore» disse afferrangogli una manica della giacca in tweed prima che egli corresse via da qualche parte. «Se sei qui, non è un caso.»
Il Dottore smise di studiare l'aria. «Infatti. È proprio così» sorrise, ma era un sorriso stanco e preoccupato. «Com'è che dicono? È tutto connesso!»
Henry stava per chiedere all'alieno come mai fosse lì, proprio a Storybrooke e perché proprio in quel momento della loro storia quando venne interrotto da lampi e tuoni, ma provenienti a pochi metri da loro, ad altezza uomo, non dal cielo come di consueto.
Un agglomerato di luce e rumore che sembrava volesse squarciare l'aria.
Impaurita, Storybrooke attendeva silenziosa un'altro periodo nero.
Nero come...


*https://www.youtube.com/watch?v=t5Sd5c4o9UM

   
 
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