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Autore: Mitsuki91    05/03/2019    1 recensioni
"Edward, se sopravvivo a tutto questo, stai sicuro che la prossima volta ti uccido io."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo III

 

Nella mia vita precedente, devo sicuramente essere stato un pericoloso pazzo omicida, altrimenti non si spiega la dose di sfiga che ho accumulato in questi sedici anni di vita.

Oltre alla morte di mia madre quando ero piccolo, oltre all’abbandono delle mie due sorelle che sono fuggite da qui non appena hanno potuto, oltre all’incidente di Billy che l’ha costretto sulla sedia a rotelle… La ragazza di cui sono innamorato è persa per un altro. E questo poteva essere accettabile, anche soprattutto perché l’altro se n’è andato e l’ha abbandonata.

Un po’ meno è stato accettabile capire che ci avrei messo un po’, per poter curare il suo cuore ferito e conquistarla. Era però un prezzo giusto, onesto, per poter essere finalmente felice. Avrei barattato un po’ di tempo per amore, ed ero anche sulla buona strada. Ce l’avrei fatta, era palese.

Ma la vita mi ha voluto molto, molto male.

Bella è incinta.

Non solo è incinta di Edward, dio, quello potrei capirlo e anche accettarlo. Non sono pronto per essere padre ma sono bravo con i bambini; avrei potuto fare uno sforzo e passarci sopra e fare lo zio simpatico per un po’ e ingoiare la bile al pensiero che ci sarebbe stata una piccola creatura a legarla a lui, ma okay, la sostanza non sarebbe cambiata.

E invece lui si era rivelato essere un vampiro, e il feto dentro la pancia di Bella cresceva troppo velocemente, ed era troppo duro, e insomma troppo troppo, e alla fine lei sarebbe morta.

Avevo sentito la sporgenza dura nel suo ventre. Per quanto fosse assurdo, non dubitavo della sua parola. Non se lei mi aveva parlato con quella voce tremula, e sottolineato le parole con quello sguardo da cucciolo preso in gabbia, e risottolineato il tutto con un contatto inequivocabile.

Avrei solo voluto urlare e sbattere la testa contro il muro e andare in coma erisvegliarmi in un altro mondo, da un’altra parte, dove niente di tutto questo era mai successo perché insomma, diamine, era davvero possibile che esistesse un vampiro e che questo vampiro decidesse di mettere incinta l’unica ragazza che amavo?

Sì, ero stato molto, molto crudele. Forse un serial killer.

E adesso non potevo cambiare la realtà.

Bella mi aveva chiesto di starle accanto. Come avrei potuto abbandonarla? Non era quello che facevo da, beh, da quando la sua storia d’amore era finita e lei si era presentata come uno zombie a casa mia?

Avrei dovuto ingoiare la rabbia e il terrore – terrore di perderla davvero – e starle accanto. Anche solo per Charlie, aveva ragione lei. Avevo visto la mia famiglia soffrire; non avrei condannato Charlie a questo. L’incertezza della scomparsa di Bella poteva lasciargli unasperanza, almeno.

E Billy… Billy avrebbe avuto qualcuno su cui contare, no? Lo stesso Charlie… Harry, anche Harry lo avrebbe aiutato. E che diamine, pure Rachel e Rebecca sarebbero tornate, non erano così meschine da anteporre il loro dolore per la morte di mamma al benessere di Billy.

Ero io che non potevo permettermi di restare.

Non così. Non in questa situazione. Non mandando Bella lontana e alla deriva, dove non solo sarebbe morta, ma sarebbe morta nel giro di mezza giornata, ne ero sicuro – Bella aveva mai fatto parte degli scout? Ne dubitavo, mentre io almeno avevo una conoscenza base della vita nella natura.

Ed era stato per quello – il pensiero ditradirla, di far del male a Charlie, di lasciarla morire senza nemmeno iniziare a pensare a una soluzione – che avevo riaperto gli occhi, fissando il suo volto pallido e terrorizzato, e avevo detto: “Dimmi che cosa devo fare e dove dobbiamo andare.”.

Non era una vera e propria scelta. Non avevo scelta.

Così come non l'aveva lei.

In pochi minuti, preparammo un piano di fuga.

Rientrai in casa, dicendo a Billy che dovevo prendere i libri perché oggi sarebbe toccato ai compiti. Andai in camera e in soffitta cercando di essere il più veloce possibile e nel frattempo di non fare rumore. Billy era al sicuro davanti alla tv, ma non si poteva mai sapere.

Mi auto-rubai un paio di cose – un sacco a pelo a misura di orso, ad esempio; uno zaino da escursione e diverse coperte – e le passai a Bella, che mi aspettava sotto la finestra di camera mia dopo aver fatto il giro della casa passando dal retro del garage, senza quindi farsi vedere da Billy.

Una volta preso tutto, uscii di nuovo di casa con due o tre libri sotto braccio.

“Andiamo da Bella a studiare.” dissi, cercando di essere disinvolto, mentre aprivo la porta “Nel garage fa troppo freddo per potersi sdraiare sul pavimento.”

Billy mi grugnì un assenso, troppo preso dalla partita, e io ringraziai ogni divinità di cui avessi memoria per la sua scarsa attenzione. Di solito non era così facile farlo fesso.

Raggiunsi di nuovo Bella in garage, che mi lasciò le cose e andò a prendere il pick up. Caricai in macchina tutto più la mia moto, che era la più grande.

Avevamo deciso di allontanarci sia da Forks che da La Push e andare a fare la spesa da un'altra parte. Trovammo una stazione di servizio sulla strada per Portland e cercammo altro cibo a lunga conservazione. Non sapevamo per quanto tempo saremmo stati via. Non potevamo fare alcuna previsione sulla... Data del parto... Ma sapevamo che la, la, la cosa cresceva in fretta. Tutto ciò era un bene per le provviste alimentari necessarie, certo, ma maleper tutto il resto.

Poco tempo.

Poco tempo per cercare una soluzione inesistente.

Poco tempo da passare ancora con Bella.

Strinsi i pugni, frantumando un pacchetto di cracker, e poi cercai di calmarmi di nuovo.

Dovevamo essere disinvolti. Due amici che facevano provviste per un'escursione. Un sorriso tirato sul volto e battute di poco conto; mormorare un “Hai già un accendino o hai intenzione di morire di freddo in montagna?” seguito da una risatina e dall'acquisto di dieci accendini, condito dalla battuta “Beh meglio fare scorta, mister premuroso.”.

Una volta finita la spesa, ci allontanammo ancora. Bella aveva intenzione di prosciugare il suo conto e prelevare tutto il possibile. Avevamo cercato di prendere più cose possibili, ma non si sapeva mai (beh, non si sapeva neppure come saremmo riusciti a comprare altro, dato che saremmo diventati due fuggitivi, ma avere dei soldi in tasca non era mai male).

Bella tornò quindi indietro, cercando un posto sicuro in cui posteggiare il pickup. Per proseguire avremmo usato la moto, e onestamente non sapevo come saremmo riusciti a farci stare tutto quello che avevamo preso. Alla fine ci arrangiammo a portare tutti e due degli zaini – io sul davanti, non era il massimo per guidare anche se avevo preso il più piccolo – mentre il sacco a pelo, riempito anch'esso, giaceva fra le mie gambe e il resto era sotto il sellino. Ce l'avremmo fatta, in qualche modo.

Guidai poi per il resto del pomeriggio, allontanandomi dalla costa. Conoscevo un po' di boschi nelle vicinanze, e per il resto mi bastava sapere che in ogni caso gli alberi sarebbero continuati ancora per un bel po'. L'importante era non farci trovare, e restare al sicuro nei boschi dietro casa non era quindi possibile. Con il pickup li avremmo depistati un po', o almeno così speravo.

Quando ormai la luce stava iniziano a scarseggiare, benedicendo l'inesistente traffico, svoltai con la moto nella foresta. Non era il massimo procedere sull'andatura irregolare del terreno, anche e soprattutto perché non osavo seguire un sentiero. Non ci inoltrammo molto negli alberi, sia perché dovevamo montare la tenda, sia perché avevo paura di beccare con le ruote una radice sporgente o un sasso un po' troppo appuntito e allora addio tempo limitato, saremmo semplicemente morti lì entrambi.

Quando scendemmo, Bella sembrava più pallida del solito. Si lasciò cadere con la schiena contro un albero e rimase lì, semplicemente, respirando velocemente e guardandosi intorno con aria smarrita.

Anche io non dissi nulla. Che c'era da dire? Mi limitai a scaricare la moto dal necessario; a toglierle lo zaino con la tenda dalle spalle e a cercare di spianare un po' il terreno dove avrei montato la tenda. Fortunatamente non aveva ancora nevicato. E 'ancora' era la parola chiave, perché sarebbe successo.

Dopo una buona mezz'ora, mentre imprecavo contro i paletti e il sole era quasi scomparso dietro gli alberi, Bella si mosse. La sentii armeggiare con il cibo – un sacchetto di patatine?

“Vuoi?” mi chiese.

Mi girai a guardarla.

Non avrei dovuto farmi prendere dalle emozioni, ma era stato tutto così improvviso.

Il giorno prima meditavo su come avrei dovuto farla ridere un'altra volta, e sognavo un bacio come premio.

Adesso... Adesso eravamo due fuggitivi, Charlie probabilmente era rientrato e aveva dato l'allarme dopo il giro di telefonate a Billy. E Bella era incinta di un vampiro e prossima a morire.

Perfetto, insomma.

… E non riuscivo a non amarla, nonostante tutto. La guardavo, vedevo il suo viso pallido e le occhiaie e l'unica cosa a cui potevo pensare era di andare ad abbracciarla e lenire il suo dolore, anche con una bugia.

Stupido, stupido Jacob.

“Passa.” le risposi invece “Sono esausto.”

“Puoi fare una pausa.”

“No che non posso. Il sole sta svanendo.”

“Mmmh... Ma sei a buon punto, no?”

Mi girai a guardare la tenda mezza montata.

“Sì, lo sono. Ci sono altre cose da fare, però.”

Mi misi una buona manciata di patatine in bocca, guadagnandomi l'occhiata disgustata di Bella. Quasi soffocai nel tentativo di ridacchiare e mangiare insieme, ma poi mi rimisi al lavoro. Lasciai perdere la tenda per un attimo e riempii di cibo sia il sellino della moto, chiuso, che uno degli zaini; poi lo appesi ad un ramo con una corda. E dopo ancora presi qualche rametto e mi dilettai ad accendere il fuoco. Bella mi osservava, curiosa, continuando a mangiare patatine.

Alla fine dovetti prendere la torcia per finire il lavoro con la tenda, dato che il fuoco altro non era che una fiammella e non aiutava molto, con il sole ormai sparito.

“Perfetto.” dissi infine “Puoi andare a nanna, Bella.”

“Tu no?”

“Raccolgo prima ancora un po' di legna. Quella che riesco a trovare nelle vicinanze, tranquilla.”

Aveva visto il suo sguardo perso, terrorizzato.

Dio, non aveva battuto ciglio nel programmare la fuga per potersene morire lontana da Charlie e adesso aveva paura di un po' di solitudine.

Beh, si sarebbe dovuta abituare. Io mi ero preso la responsabilità della nostra sopravvivenza – fino a quando sarebbe stato possibile – e questo prevedeva l'allontanamento, ogni tanto.

Non ci misi molto con la legna, in ogni caso. Ed ero esausto, terrorizzato per... Beh, per tutto.

Però, quando entrai nella tenda e vidi Bella rannicchiata nel sacco a pelo, non potei fare a meno di sorridere.

Sembrava così innocente, così tranquilla e beata. E il sacco a pelo era uno solo.

Potevo far finta, almeno per una notte, che niente di tutto questo fosse successo.

E potevo dormire tenendola fra le braccia, come avevo sempre sognato.

   
 
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