Serie TV > JAG
Ricorda la storia  |      
Autore: Harryet    06/03/2019    4 recensioni
Un momento davvero difficile per Mac.
Riuscirà a risolverlo, con l'aiuto di Harm?
[Storia revisionata]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NdA: I personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

La vita di Sarah MacKenzie non era mai stata semplice, sin dall’infanzia: il padre era alcolizzato, sua madre abbandonò lei ed il marito proprio il giorno del quindicesimo compleanno della figlia.
Mac aveva quindi dovuto subire tantissime sofferenze, ma grazie al suo carattere tenace e duro era riuscita a diventare una donna forte e grintosa.

In quei giorni Sarah non riusciva a dormire e ne risentiva, oltre al suo fisico, anche il lavoro, dato che non riusciva ad essere attenta e brillante com’era di solito.
Tutti se ne accorsero, ma l’unico che era in parte al corrente del motivo di tutto questo era l’Ammiraglio.
Mac aspettava con molta ansia i risultati di alcuni esami davvero importanti, da cui dipendeva la sorte di qualcuno a lei vicino, ma che ormai non vedeva da molto tempo.

-Avanti!- disse l’Ammiraglio
-Buongiorno, Signore!- fece Mac sedendosi di fronte alla scrivania del suo superiore -Ammiraglio... ieri ho ricevuto i risultati che stavo aspettando e ho scoperto che sono compatibile. Perciò devo partire.
-Certo Mac, prenda pure tutto il tempo che le occorre- rispose AJ con tono tenero, quello che di solito adottava con lei
-La ringrazio- disse Mac alzandosi dalla sedia.
-Buona fortuna- le augurò il suo superiore.
Mac lo guardò, aspettò qualche secondo ed aprì la porta.
Si recò subito nel suo ufficio e chiuse la porta alle sue spalle.

-Avanti!- disse Mac
-Ehi…è tutto il giorno che ti cerco, è successo qualcosa?- chiese Harm intuendo che c’era realmente qualcosa che non andava.
Erano quattro anni che lavoravano insieme, si conoscevano alla perfezione e ognuno era in grado di capire al volo se per l’altro le cose non andavano.
-Harm…- rispose Mac- devo partire per la California. Mio padre ha bisogno di me, è malato… ha la cirrosi epatica e io sono la sua unica salvezza.
-Sarah, perché non mi hai detto nulla?- chiese Harm sbalordito.
-Non volevo coinvolgerti emotivamente- ammise lei.
-Sarah, io sono il tuo migliore amico, noi ci raccontiamo sempre tutto… Ti prego, lascia che ti accompagni. - propose lui stringendo la mano dell’amica- Verrò volentieri, per starti accanto e farti forza.
Forse erano proprio queste le parole che Mac avrebbe voluto sentire in quei giorni e finalmente erano arrivate.
-Harm- disse Sarah- grazie.
-Non mi devi ringraziare- rispose Harm accarezzandole il volto.
Il Capitano raggiunse la porta e uscì, per andare a chiedere all’Ammiraglio il permesso di accompagnare l’amica in quel viaggio tanto doloroso.
Mac pensò a suo padre, a tutte le volte che l’aveva picchiata ingiustamente a causa delle centinaia di birre che beveva, e soprattutto al fatto che adesso stava per morire.
Dopo aver riguardato alcune pratiche a cui stava lavorando, anche se in quei giorni era difficile rimanere concentrata sul lavoro, ricevette dall’Ammiraglio il permesso di tornare a casa un’ora prima, per preparare la valigia con lo stretto necessario da portare con sé.

Sentì il campanello suonare. Era Harm.
-Mac, sei pronta?
-Aspetta un attimo…- rispose Mac guardando fuori dalla finestra di casa.
-Io ti aspetto in macchina, prenditi pure tutto il tempo che vuoi – la rassicurò lui.
Sarah continuò a guardare fuori, con gli occhi rivolti verso il cielo. Era proprio una bellissima giornata, con un bel sole che splendeva radioso, tanto che si sentì invadere da quei raggi così luminosi.
-Sto arrivando, papà!- esclamò Mac con le lacrime che iniziavano a rigarle il viso.

-Harm ti ringrazio di aver deciso di venire con me in California. Davvero, penso che senza di te non ce la farei…- disse Mac mentre Harm guidava.
-Sarah, non mi devi ringraziare. Voglio starti vicino, ora più che mai…-
Il viaggio fu molto lungo e faticoso, soprattutto per Mac, poiché sapeva che avrebbe dovuto affrontare una prova molto dura ed estenuante.
Durante il viaggio, Harm cercò di tirare su il morale a Mac ma, contrariamente al suo solito, non riuscì nel suo intento.


L’indomani tutto era pronto per l’operazione. Mac era agitata sia per se stessa che per suo padre.
Ora che l’aveva ritrovato non voleva perderlo, ma il medico era stato chiaro: senza il trapianto Joseph sarebbe morto.
Ormai la sua salute era cagionevole a causa delle terapie, del prolungato abuso di alcol e della grave malattia che lo stava ormai divorando.
Non aveva più il suo bel colorito roseo, ma un incarnato itterico, era ridotto pelle ed ossa e non riusciva nemmeno ad alzare una mano.

-Mac, lo so che non vedi tuo padre da anni, ma ricorda che è pur sempre la persona che ti ha messa al mondo, anche se ha fatto innumerevoli errori…-
-Lo so Harm…- rispose Sarah
-Tu hai ancora tuo padre…- aggiunse Harm
Mentre i paramedici l’adagiavano sulla barella per portarla in sala operatoria, Mac si ricordò di questo discorso, intrapreso con Harm prima di arrivare in Cailfornia.
Era pronta a tutto, persino a dare la sua vita, pur di vedere Joseph vivo.

Harm era fuori dalla sala, andava avanti e indietro, tornava in camera di Joseph. Non riusciva proprio a stare fermo un attimo, finché il padre di Mac gli disse con un fil di voce:
-Harm avvicinati…
-Dica, Joseph- il miglior amico della figlia gli prese la mano
-Qualsiasi cosa accada, stai vicino a mia figlia, è una brava ragazza. Le ho voluto sempre bene… è vero, sono stato rude con lei, ma mi sono pentito e spero che Sarah mi abbia perdonato- aggiunse con voce roca.
-Le prometto che starò sempre vicino a Sarah, glielo giuro- asserì Harm con tono commosso.

-Papà, oggi ho preso un bel voto nel progetto di Scienze che abbiamo fatto insieme!- disse la piccola Sarah abbracciando suo padre.
-Brava tesoro, il merito è tutto tuo.
-No papà, il merito è di entrambi: tu lo hai costruito e io l’ho esposto a scuola, nei minimi dettagli- aggiunse Sarah con tono diplomatico, come un vero avvocato in miniatura.
-Hai mai pensato di diventare un avvocato?- chiese Joseph accarezzando i lunghi capelli corvini di Mac
-Non lo so papà, so solo che voglio stare insieme a te…-
Joseph abbracciò sua figlia. Fu un abbraccio caloroso, accogliente.
L’operazione procedeva; Sarah pensò a tutti bei momenti che nonostante tutto aveva trascorso con il padre. Cercò di cancellare definitivamente quelli brutti e cattivi, come diceva quando era piccola. Adesso voleva solo che suo padre potesse continuare a vivere.
L’operazione di Sarah si concluse nel migliore dei modi. I medici la lasciarono ancora un po’ in una sala apposita del blocco operatorio per farla svegliare e portarla di nuovo nella sua stanza.

-Figliolo…- disse Joseph rivolgendosi al Capitano.
-Non dica niente, andrà tutto bene. Ne sono convinto…- rispose Harmon accarezzando il viso ormai stanco e sofferente dell’uomo.
Le lacrime iniziarono a rigare il volto del padre di Sarah, senza fermarsi.
Erano lacrime di gioia e di dolore, erano lacrime amare.
Harm attendeva con ansia il rientro dell’amica.

Dopo qualche ora, Mac fu portata di nuovo in camera.
Si vedeva che era stremata, ma sul suo volto, comparve il suo bellissimo sorriso.
Harm raggiunse immediatamente la sua cara amica, le accarezzò il viso e si sedette sulla poltrona accanto a lei.
I letti di Sarah e di Joseph erano talmente vicini, che riuscirono a sfiorarsi le mani.

-Tesoro- disse il padre- se mai non dovessi svegliarmi, sappi che…
Mac lo interruppe: -Papà, lo so…

Gli infermieri adagiarono il padre di Sarah sulla barella e lo portarono in sala operatoria.
-Mac, come ti senti?- le chiese Harm con apprensione.
-Stordita…
-Riposati. Io starò qui accanto a te, sempre…-
Si scambiarono un sorriso, poi Sarah ricadde in un sonno profondo, stremata dall’operazione.
Per Harmon fu molto dura vedere la sua collega, nonché migliore amica, in quello stato.
Avrebbe voluto vederla sì in un ospedale, ma per dare alla luce il loro bambino. Pensare a questo era sicuramente egoista in quel momento così delicato, ma era quello che gli passava per la mente, ormai da un po’ di tempo.

-Papà sei di nuovo ubriaco!- disse Mac
-Sta zitta…la mia vita è uno schifo…per colpa di tua madre, meno male che se n’è andata…- rispose il padre totalmente annebbiato dall’alcol, avvicinandosi pericolosamente alla figlia.
-Papà, smettila di dire queste cose! Ti prego!-
Joseph iniziò a picchiare la povera ed indifesa Sarah.

Questi erano i sogni del vecchio MacKenzie mentre avveniva il trapianto. A un tratto il monitor dell’elettrocardiogramma iniziò a emettere un suono sempre più concitato, che si trasformò poi in un sibilo continuo. I dottori fecero il possibile per rianimarlo, ma tutti gli sforzi furono vani. Il suo cuore aveva cessato di battere.

Sarah dormiva ancora, fortunatamente; il primario si recò nella sua camera con uno sguardo straziante e fece cenno ad Harm di avvicinarsi.

-Capitano…
-No, la prego…- fece Harmon con gli occhi gonfi di lacrime.
-Mi dispiace…- aggiunse il chirurgo stringendogli la mano.

Sarah si svegliò e vide tutta la scena e capì che il suo tentativo non era andato a buon fine. Scoppiò a piangere ed Harm sentendo i singhiozzi dell’amica tornò immediatamente da lei, per starle vicino, ora più che mai.

Il chirurgo era ancora fuori della stanza dei MacKenzie, quando una sua assistente gli disse:
-Dottore, la prego! Torni subito in sala operatoria! Il Signor MacKenzie si è risvegliato come per miracolo…

Passarono due anni dall’operazione.
Il miracolo, proprio come disse il dottore, era avvenuto.
Grazie a sua figlia Sarah, Joseph ebbe una seconda possibilità e adesso non voleva assolutamente sprecarla.
Mac ed Harm si sposarono cinque mesi dopo l’intervento, con il consenso del padre di Sarah.

La brigata del Jag, come tutte le vigilie di Natale, era solita festeggiare insieme a casa dei Roberts.
Questo anno, però, i coniugi Rabb misero a disposizione la loro casa.
Tutto era pronto: tavola imbandita, decori, manicaretti e dolciumi vari e prelibati che aspettavano solo di essere mangiati.
Tutti erano a tavola, compreso Joseph.
Mac si alzò in piedi:
-Sono passati due anni dall’intervento- disse con gli occhi lucidi- sono successe tante cose! Io ed Harm ci siamo sposati…
-Finalmente!- esclamarono in coro gli altri, ridendo.
-Infatti…- aggiunse Harm tenendo per mano la moglie.
-…papà è venuto a vivere con noi- riprese Mac- e c’è un’ulteriore sorpresa…
-Ci risiamo- replicò Bud.
-Voi due siete incorreggibili…- asserì l’Ammiraglio.
Si alzò in piedi anche Harm:
-Mac ed io abbiamo un annuncio da fare!- disse Harm abbracciando la moglie.
Harriet era già in lacrime.
-Aspettiamo un bel maschietto!
Tutti si congratularono, Harriet non stava nella pelle, Bud dette una pacca sulla spalla dell’amico, l’Ammiraglio abbracciò i suoi due migliori avvocati e Joseph si avvicinò a sua figlia e a suo genero:
-Sono così contento per voi. Oltre alla vita, mi stai dando anche la gioia di diventare nonno, Sarah…questo è il più regalo che tu ed Harm poteste farmi…è stato davvero uno splendido viaggio, è stato il mio viaggio della speranza…- disse Joseph abbracciando Sarah ed Harm
-Ti voglio bene, papà!
-Anch’io, tesoro.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: Harryet