CAPITOLO
7: GOKU E VEGETA CONTRO FAREUS E NATROSCE
“Ah,
muoviti
più veloce!” sbraitò rabbioso Fareus,
per poi tirare un calci destro alle
spalle di Vegeta, facendolo cadere in avanti, mentre Goku teneva la
testa
rivolta verso il basso, remissivo.
“Ma si può sapere che ti
prende?” urlò Vegeta a Fareus, che non prese
bene quell’affronto. Appena Vegeta cercò di
alzarsi sulle mani, Fareus
si avvicinò alla sua schiena, alzò da
terra il piede destro, e lo posizionò sopra la schiena del
Saiyan. Dopo di che,
lo abbassò violentemente, colpendo malamente la schiena di
Vegeta, che sputò
sangue: era un dolore fortissimo, e per l’altro in quel
momento era più fragile
del solito. Forse quel mostro aveva detto il vero quando li aveva
avvisati sul
non provocarlo.
“Non
mi mancare mai più di rispetto, chiaro?” chiese
rabbiosamente Fareus, mentre
toglieva il piede dalla schiena di Vegeta.
“Si,
chiaro” rispose Vegeta, rialzandosi a fatica. Dopo essersi
massaggiato la schiena,
iniziò nuovamente a camminare, questa volta con passo
più svelto, insieme a
Goku. Nessuno dei due sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando
Fareus si
era posizionato dietro di loro durante il loro incontro nel cratere, e da lì li
aveva minacciati di ucciderli ad
un solo loro passo falso. Gli aveva quindi ordinato di seguire i suoi
ordini,
portandoli ad un sentiero vicino al cratere, lo stesso che stavano
ancora
percorrendo. Spesso, Fareus aveva lanciato diverse frecciatine ai due
Saiyan,
nominando anche i loro conoscenti, mettendoli molto a disagio:
com’era
possibile che conoscesse quei nomi? Sapevano che fosse quasi
sicuramente un
servo dell’essere nominato dal vecchio, ma ciò non
si poteva per nulla
collegare a ciò che gli aveva detto il vecchio su
quell’entità misteriosa.
Possibile che anche Fareus fosse onnisciente? Entrambi i Saiyan si
fecero la
domanda, ma nessuno dei due la pose davvero al mostro, per tentare di
scoprire
di più. Ma proprio in quel momento, mentre riprendevano la
camminata, a Goku
venne un’idea. Un’idea geniale.
“Sai
dirci di più sull’essere per cui lavori? In fondo,
ormai è quasi sicuro che
riuscirai ad ucciderci, e voglio almeno sapere di chi si
tratti” gli disse
Goku, in modo indifferente. Vegeta lo guardò, sconcertato:
proprio all’inizio
del percorso, il principe aveva azzardato a dire qualche parola, ma
Fareus lo
aveva punito dandogli un pungo sul collo. Ed erano poche parole di poco
conto,
ma gli erano costante un colpo fortissimo. Goku aveva addirittura
formulato una
domanda e una frase, e su un tema delicato. Era forse impazzito?
Pensò di si,
finché non sentì la leggera risatina di Fareus da
dietro.
“Sai
una cosa? Il mi obbiettivo sarebbe ucciderti, ma in fondo mi stai
simpatico.
Insomma, sai di dover morire, e mi poni una domanda del genere? Beh,
però hai
ammesso di essere in pericolo di morte, e questa tua umiltà
la apprezzo molto.
E sia: ti rivelerò tutto quello che vuoi sapere sul mio
superiore. Avanti, su
cosa vuoi essere informato?” gli chiese Fareus, in un tono
molto educato,
diverso dal suo tipico irriverente modo di rivolgersi ai due Saiyan.
Goku
accennò un sorriso, senza farsi vedere da Fareus. Vegeta
però lo notò.
“Impossibile. È riuscito a convincerlo? Continui a
stupirmi sempre di
più, Kaarot” pensò Vegeta.
“Prima di tutto, vorrei chiederti una cosa: come
mai non ti sei stupito
quando ti ho fatto capire di conoscere il tuo superiore?”
domandò Goku, serio.
Fareus rimase per qualche istante in silenzio. Vegeta tentò
di girare
leggermente la testa per vedere la sua espressione, ma fu fulminato
dalla vista
dei suoi occhi colmi di rabbia. Girò quindi immediatamente
la testa in avanti:
gli occhi di Fareus erano decisamente più inquietanti e
terrificanti di quelli
di Rainbokiller.
“Beh,
te lo ha detto il vecchio, giusto?” domandò
Fareus, ridacchiando. I due Saiyan
si fermarono di botto, esattamente come fece Fareus: le loro
espressioni erano
fredde, ma i loro animi erano più spaventati che mai: il
vecchio era
onnisciente, e questo lo sapevano. Ma non pensavano di poter incontrare
un
altro essere onnisciente nel giro di pochi secondi: forse li aveva
poter visti
seppellire le ceneri del vecchio, ma come poteva sapere a quale persona
appartenessero?
“Confusi?
È del tutto normale, tranquilli. Non ve ne faccio una colpa.
In fondo, il
vecchio non vi ha raccontato che ieri notte Nappa gli ha fatto visito,
no?”
domandò Fareus, sorridendo malignamente. Ai due Saiyan si
raggelò il sangue. Il
vecchio era stato in contatto con il nemico? Vegeta provò
una forte rabbia
dentro.
“Hai visto,
Kaarot? Non dovevano fidarci di quel vecchio. Scommetto che ci ha detto
un
mucchio di frottole!” pensò Vegeta. Ma Goku era
rilassato, e a sangue freddo.
“E
cosa gli ha detto?” domandò Goku, cercando di
restare sereno. Vegeta lo osservò
con sdegno: come poteva essere così calmo in una situazione
del genere?
“Questo
non lo avremmo saputo, se non per gli strabilianti poteri del mio
superiore.
Quello stronzo non si è minimamente degnato di farci sapere
nulla, anche se lo
avevamo avvisato. Noi abbiamo chiuso un occhio, anche perché
avevano osservato
tutta la scena. Era un po’ una prova della fedeltà
di Nappa. Infatti, sono qui
già da ieri, per assassinare voi, e, poi, Nappa. Aspettavo,
insieme a Natrosce,
il momento giusto per uccidervi: io e lui ci eravamo infatti messi
d’accordo
con Rainbokiller, che se nel caso lui fosse morto, prima di morire gli
avrebbe
portato qui. Voi avreste scoperto l’albero, e vi sareste
stupiti della rapidità
con cui è bruciato. Poi, io vi avrei potuto colpire da
dietro. Che bel piano,
eh?” si vaneggiò Fareus, innervosendo Goku.
Quell’essere gli dava così fastidio
che anche lo stupore per quel malefico piano aveva lasciato il tempo
che
trovava.
“Voglio
sapere cosa ha scoperto Nappa dal vecchio. E soprattutto, come faceva
l’entità
a sapere chi fosse il vecchio? L’ha mandato lui da Nappa,
no?” disse Goku,
pacato, ma lasciando trasparire una leggera amarezza. Fareus non ci
fece caso,
e, sorridendo, si mise a raccontare.
“Che domande interessanti. Andrò con
ordine: non ricordo precisamente il
dialogo tra quel Saiyan e il vecchio: io, Natrosce e Rainbokiller lo
abbiamo
ascoltato insieme al nostro padrone grazie ai suoi poteri, ma ammetto
di aver
prestato poca attenzione. Mi pare solo che il vecchio abbia detto
qualcosa
riguardante i vostri amici terrestri, e anche sul vostro conto. Ma non
mi
ricordo poi così tanto” disse Fareus, continuando
a far spaventare sempre di
più Goku e Vegeta. Quali erano i veri poteri di
quell’entità? Fareus aveva
appena citato i loro alleati terrestri. Li conosceva. Ma
com’era possibile?
“Per
rispondere alla tua seconda domanda, il mio superiore… come
quel vecchio, lui
sa praticamente tutto. Anzi, meglio di quel vecchio: il vecchio non vi
ha
raccontato del suo incontro con Nappa, eppure lui vi dovrebbe aver
parlato del
mio superiore. Forse in particolari stati d’animo la sua
mente è inferiore al
solito. Il mio padrone invece, sa tutto, e ve lo assicuro.
Può anche far vedere
agli altri degli eventi passati: è grazie a ciò
che io e altri miei alleati
abbiamo scoperto i vostri nomi, e le vostre abilità. Noi
sappiamo quasi tutto
di voi. Vediamo… l’attacco firma di te, Goku,
è la Kamehameha, una potente onda
di energia che si scaglia con entrambe le mani. E la tua tecnica
più
devastante, Vegeta, è il Final Flash, un lampo di energia
potentissimo che può
danneggiare gravemente anche esseri molto più forti di te.
Allora, ci ho
azzeccato?” disse Fareus, lasciando i due Saiyan a bocca
aperta. Non aveva
mentito. Diceva la verità. Quello che si trovavano davanti
poteva anche essere
uno sgherro di poco conto. E forse, anche
quell’entità non era poi così forte:
anche il vecchio, pur possedendo diversi poteri, non sarebbe stato poi
un
grande avversario. Ma la sua capacità di istruire gli
avversari sulle loro
tattiche e tecniche era molto pericolosa. Erano nei guai. I due si
guardarono,
con uno sguardo di intesa e di paura: avevano percepito
un’aura molto vicina.
La battaglia stava per cominciare.
“Manca poco” disse Fareus, leccandosi
nel mentre tutto intorno alla
bocca.
*
Il mantello di
Junior svolazzava per il forte vento, e la velocità adottata
dal namecciano
durante il volo non aiutava di certo il mantello a rimanere fermo, a
non
muoversi troppo. Ma Junior non poteva fare altrimenti, se voleva stare
al passo
con i due piccoli Goten e Trunks, con i quali in quel momento stava
sorvolando,
volando in avanti, una grande foresta. Quei due bambini, per quanto
fossero
meno forti di Junior senza trasformarsi, erano dannatamente veloci, e
il
namecciano faticava a stargli dietro. Inoltre, un altro problema era la
loro
impazienza di essere utili, e di non essere solo dei bambini frignoni:
voleva
combattere come quando avevano combattuto contro Majin Bu, ma volevano
al
contempo essere più seri. Un gesto ammirevole, secondo
Junior. Ma al contempo
un problema, perché quelle due pesti, ansiose di trovare le
sfere, sapendo che
con esse avrebbero fatto del bene, li spingeva ad andare troppo
spediti. Più
volte avevano rischiato di andare troppo avanti dimenticando Junior
dietro,
come in quel caso.
“Rallentate,
per piacere!” gli urlò Junior. I due bambini non
se lo fecero ripetere due
volte, e, senza voltarsi neanche un istante per guardare Junior,
rallentarono
un po’, il che permise a Junior di raggiungerli, stando di
fianco a Trunks. A
quel punto, anche il namecciano rallentò, per poter
osservare il radar nelle
mani di Trunks, che il bambino aveva posto davanti al viso per poter
osservare
la posizione della sfera. Mancava poco, ormai: ci erano vicini.
“Ragazzi,
fermiamoci al mio segnale!” disse Junior ai due piccoli
Saiyan, che annuirono
scuotendo il capo, con lo sguardo fisso sul radar. I bip del radar
diventavano
sempre più intensi, e la sfera da loro individuata poco
tempo prima era ormai
vicina. Dopo un paio di secondi, Junior la vide di sfuggita con la coda
dell’occhio, in mezzo alla chioma di un albero poco
più avanti di loro. Il suo
arancione era distinguibile in tutto quel verde.
“Trunks, per ora puoi
posare il radar. Ho trovato la sfera. Adesso fermiamoci”
ordinò Junior.
Immediatamente, tutti e tre si fermarono, e Trunks spense il radar
premendo sul
pulsante alla sommità di esso, aspettando mentre Junior
planava lentamente
verso l’albero.
“Ti aspettiamo qui, ok?” chiese Trunks.
“Va
bene” rispose Junior. Fu quasi tentato nel dire ai due di
“fare i bravi”, ma
ormai si fidava dei due piccoli Saiyan. Era in debito con loro, e
proprio non riusciva
a dimenticarselo: la notte precedente, per quanto lui fallisse, per
quanto non
raggiungesse il su obbiettivo, quei due bambini avevano continuato a
spronarlo,
in particolare Trunks, che in quel momento gli era sembrato molto
Vegeta. Non
orgoglioso quanto il padre, ma determinato nei suoi obbiettivi. In un
certo
senso, si sentiva un peso: quei due bambini, da trasformati, erano
molto più
forti di lui, per cui, in caso di scontro contro un nemico
particolarmente
potente avrebbe perso, e sarebbe toccato a quei due combattere. Non
stava
facendo nulla di eccezionale: stava semplicemente allungando il proprio
braccio
nella chioma dell’albero, raggiungendo la sfera e
raccogliendola con la mano.
Una cosa di poco conto, in fin dei conti. Raccogliere le sfere era si
importante, ma ancora più importante era sconfiggere
possibili minacce per la
terra. E in questo, lui non poteva fare nulla. Nonostante questo, fece
tornare
il suo braccio a grandezza naturale, così che si
ritrovò la sfera tra le mani.
Riprese quota, e si girò verso i due piccoli Saiyan: erano
rimasti esattamente
come li aveva lasciati. Gli sorrise.
“Lo
sapevo che
di voi mi potevo fidare!” pensò Junior, mentre i
due piccoli gli sorrisero,
felici, ma al contempo senza risultare troppo esaltati. Junior
rifletté un
momento, e poi parlò.
“Sapete
ragazzi, ritengo giusto che voi vogliate essere più maturi.
Ma ciò non
significa che dovete per forza rinunciare alle vostre attitudini
scherzose” gli
disse Junior, in modo severo ma non troppo. I due piccoli Saiyan lo
guardarono
stranito.
“Che cosa intendi? Mio
padre fa sempre il serio, quindi credo che sia un comportamento maturo,
no?”
chiese Trunks, in modo quasi ingenuo. Junior sorrise: dovevano ancora
crescere,
e non sarebbe bastata qualche ora.
Beh, Trunks, bisogna anche sapere
quando essere maturi. Voi due da una parte state rinnegando il vostro
carattere. Secondo me, dovreste essere voi stessi, ed essere seri solo
nei
momenti più importanti. Anche contro Majin Bu, a volte,
avete dimostrato di non
essere totalmente bambini. Ma anche lì, alla fine, avete
continuato a
scherzare. È nella vostra natura, capite?” gli
chiese in tono saggio Junior. I
due bambini Saiyan lo guardarono per un po’. Erano loro
stessi confusi. Non si
aspettavano che da un momento all’altro, Junior gli avrebbe
detto quelle cose.
Tuttavia, avevano ascoltato attentamente. Non dovevano reprimere la
loro
natura. E non lo avrebbero fatto.
“Che
cos’è quel coso!” urlò
Trunks, indicando con l’indice alle spalle di Junior,
con il volto terrorizzato. Junior, preso dal panico, si
girò, per trovarsi
davanti il niente. Poi, due fragorose risate.
“Ci è cascato in pieno!”
dissero in coro i due piccoli Saiyan, mentre
stavano soffocando per le loro stesse risate. Junior li guardo in modo
storto.
“Ma che diamine mi salta in mente di fare il mentore a questi
due? Ah,
potevo farmi i fatti miei! Li preferivo prima!”
sbraitò Junior. Quelle due
piccole pesti, per quando tendessero a celarlo, proprio non riuscivano
ad
eliminare il loro lato voglioso di marachelle. Ma Junior doveva pur
sempre
accettarlo. Si fidava cecamente di quei due, perché quando
volevano e dovevano,
rivelavano il meglio di loro. Anche se avrebbe di gran lunga preferito
non
dirgli quelle cose. Ma il danno era fatto.
“Sarete
sempre incorreggibili, eh?” domandò Junior,
ridacchiando. I due continuarono a
ridere. Junior li guardò: nel vedere Goten provò
un forte senso di nostalgia,
perché, anche se molto fisicamente diverso, gli ricordava
Gohan da bambino. Da
lui aveva preso il bellissimo sorriso. Vedere Trunks gli ricordava
Trunks
stesso, ma quello venuto dal futuro diversi anni prima, ai tempi della
minaccia
dei Cyborg. Era stato un guerriero leale, e un grande amico. Il piccolo
Trunks
di lui, però, aveva ereditato solo l’aspetto,
mentre per il resto era come se
fossero due persone distinte e separate. Ed effettivamente era
così: uno era
nato e cresciuto in tempo di pace, l’altro in tempo di guerra.
“A
volte penso come stia Trunks. Da quando Cell è stato ucciso,
non lo abbiamo mai
più rivisto. Chissà se sta bene.
Chissà se infine è riuscito nel suo intento.
Ma credo proprio di si. Anche se… mi sento molto
strano” pensò Junior. Non
capiva cosa lo faceva sentire strano. Lui si sentiva strano e basta.
Cos’era?
Il suo stato d’animo, che ora era molto più
leggero e sereno? La sua forza, che
in quel momento sentiva instabile? Che cosa diavolo era? La paura, che
tutti e
tre cercavano di nascondere, della verità da loro svelata
diversi minuti prima
da Re Kaioh? Non riusciva a capirlo. E non poté capirlo.
Perché fu lì che lui e
i due piccoli Saiyan avvertirono un aura. Non era particolarmente
potente: era
più debole di Nappa, quindi un bersaglio ancora
più semplice per i due piccoli
Saiyan. Non era certo scarso, ma neanche tanto forte. Anche Junior, con
una
buona strategia, sarebbe riuscito a batterlo. Eppure, al contempo, si
accorsero
di due auree molto deboli. Sembravano stanche. I tre le analizzarono un
momento. E le riconobbero.
“Ma è assurdo. Non possono
essere loro. Come… come hanno fatto a finire qui? Chi li ha
ridotti in questo
stato?” delirò Junior, mentre i due bimbi Saiyan
smisero di ridere,
concentrandosi sulle auree. Entrambi iniziarono a preoccuparsi.
“L’aura
del nemico è forte. Davvero forte. Eppure non credo che
possa ridurre così mio
padre e Vegeta. Deve esserci sotto qualcosa. Sento che quello non
è da solo”
esplicò Goten, sforzandosi al massimo per tentare di captare
un’altra aura. Ma
niente. Sempre le solite tre.
“Probabilmente
a ridurli così è stato un altro tipo, molto
più forte di lui. Non trovo altre
spiegazioni” aggiunse Trunks, sforzandosi anch’egli
di percepire altre auree.
Ma niente. Non sentivano niente.
“Probabilmente sarà già
morto. Comunque, sono tutti e tre molto distanti
da noi. Oltretutto, Vegeta e Goku si stanno dirigendo verso la terza
aura. È
quasi appurato che sia un nemico, ma non possiamo averne la certezza.
Sarebbe
meglio controllare” disse Junior. Peccato che non fosse
ancora cosciente che
quella cosa li aveva trovati. In un attimo, sentirono il freddo sulla
loro
pelle, e un vento fortissimo venirgli contro. Provarono a volare
controcorrente, ma il vento era troppo forte. In breve tempo, una
potentissima
folata di vento li prese in pieno, e li spinse lontano. E non sembrava
volersi
fermar. La sua velocità era assurda, e neanche la
trasformazione in Super
Saiyan di Trunks era riuscita a battere la forza di quella folata, che
aveva
continuato a spingerlo all’indietro.
“Merda,
ma cosa diavolo è questo vento fortissimo?”
urlò Junior, mentre il turbate gli
cadeva dalla testa per via della troppa forza del vento. Junior
provò anche a
togliersi il mantello, sperando di alleggerirsi e di poter avere una
possibilità per scappare. Ma il suo corpo non riusciva a
muoversi. Era
paralizzato dalla potenza della folata.
“Sicuramente è stato il possessore
della terza aura. Non è scarso come
sembra!” constatò Trunks, mentre, come gli altri
due, rilassava i muscoli,
arresosi alla dura realtà: erano in balia del vento.
*
“Devo
chiederti
una cosa. Siamo ormai vicini a tuo fratello, eppure tu ancora non hai
rivelato
la tua aura. Potresti farlo?” chiese educatamente Goku a
Fareus, interrompendo
il suono dei passi, che durante il lungo silenzio dopo la spiegazione
di Fareus
avevano assunto un aria molto tetra.
“Ne
sei proprio sicuro, Goku?” chiese ridacchiando Fareus. Vegeta
ebbe quasi la
tentazione di girarsi e di tirargli un pugno nel viso, ma sapeva che se
anche
solo avesse provato a trasformarsi, quel mostro lo avrebbe
probabilmente ucciso
prima che riuscisse a completare la trasformazione. Rimpianse il
vecchio: per
quanto lo avesse irritato, non era poi così fastidioso, in
confronto a
Fareus.
“Si, ne sono sicuro, al cento per cento. In fondo, non saprei
come
batterti, se non sapessi quanto sei forte, o mi sbaglio?”
chiese Goku,
girandosi e guardando l’avversario con un sorriso. Lui,
invece, non
ricambiò.
“Quando mi hai chiesto informazioni sul mio
superiore, mi avevi detto di
esser certo di non poter vincere. Ora con quanta arroganza vuoi far
intendere
che, nonostante tutte le tue ferite, tu possa ancora
battermi?” domandò Fareus,
furioso. Vegeta iniziò a tremare, e a maledire
l’ingenuità di Goku: li aveva
condannati entrambi.
“Emh, io intendevo soltanto che se voglio avere
almeno una possibilità,
devo sapere la tua forza. So che non posso batterti, ma vale la pena
tentare”
disse Goku, dapprima in modo poco convincente, ma poi sembrando sempre
più
spontaneo. Fareus tirò un sospiro, che rese il suo essersi
calmato. Ovviamente
mentiva, ma doveva fare di tutto pur di non farlo infuriare. Vegeta
tirò un
sospiro di sollievo. Ancora una volta aveva sottovalutato le
capacità di
valutazione del suo rivale. Forse si sarebbe dovuto fidare
più spesso di
lui.
“Diavolo,
ma come fa ad essere
sempre così tranquillo, anche in momenti del genere? Che sia
la sua ingenuità?”
si domandò Vegeta, frustrato per la situazione che stavano
vivendo: loro due,
potenti guerrieri Saiyan, messi in scacco da quel mostro. Per
l’altro, era Goku
che stava riuscendo, in un modo o nell’altro, a raccogliere
informazioni. Ma
perché? Perché era sempre lui? Perché
sempre lui, in un modo o nell’altro,
risultava il tassello più importante durante i momenti di
guerra?
“Adesso ti mostrerò la mia forza.
Comunque, mi devo complimentare con
te: sei un guerriero coraggioso e fiero, che anche in momenti di
tensione
riesce a parlare e a reagire. Mi pare strano che tu non abbia ancora
provato ad
attaccarmi. Sai, da quando ho finito il mio discorso non vi ho
attaccati per
rispetto nei tuoi confronti: anche lì, ti sei dimostrato
sprezzante del
pericolo. Se anche avessi colpito questo inutile principe da strapazzo,
tu
avresti sofferto molto. Per questo non vi ho fatto nulla. A proposito,
Vegeta.
Si debitore a Goku: lui ti ha salvato da ulteriori pestaggi. Ora potete
girarvi” disse fermamente Fareus, fermandosi. Stessa cosa
fecero i due Saiyan,
e Goku si girò verso di lui. Vegeta, invece, rimase ad
osservare il vuoto. Era
incredibile: anche Fareus gli aveva detto di non essere altro che un
peso per
Goku.
Ma ecco che, improvvisamente, dove qualche
breve urlo, un’aura viola avvolse Fareus, dopo poco tempo,
finalmente
riuscirono ad avvertire la sua aura. Entrambi i Saiyan rabbrividirono.
Vegeta,
senza neanche guardarlo, avvolto dalla sua inquietante aura viola,
tremava
dalla paura. La sua forza era la metà di quella di Goku
trasformato in Super
Saiyan di Terzo Livello. Questo era un problema, poiché Goku
in quel momento
sapeva di poter al massimo raggiungere il livello di Fareus, anche col
Super
Saiyan Tre. Se fosse stato nel pieno delle forze, sarebbe stato per lui
un
gioco da ragazzi liberarsi di quel mostro, ma così non era.
“Cosa ve ne
pare? Ovviamente è una domanda retorica. So di essere sia
potente, sia bello.
L’aura che mi attornia è l’essenza
stessa della bellezza” si vaneggiò Fareus, e
Goku dovette ammettere che aveva ragione. La sua aura viola acceso era
davvero
uno spettacolo niente male. Ma non doveva farsi ammaliare da
quell’aura. Doveva
rimanere sempre concentrato.
“Oh,
però così mi è venuta voglia di
combattere. Goku, che ne dici se ci
teletrasportiamo direttamente da Natrosce. Tu puoi teletrasportarti,
no? Bene.
Vieni” lo esortò Fareus. Goku capì che
doveva aver scoperto la capacità di
teletrasportarsi dall’entità. I suoi timori
continuarono a crescere: era quasi
certo che il suo piano non sarebbe potuto andare a buon fine. Ma quando
sarebbe
arrivato il momento, doveva pur tentare.
“Ah,
e una cosa: non provate a teletrasportarvi in altri posti. Appena non
sentirò
più l’aura di Natrosce, vi ucciderò
all’istante. Ora, avvicinatevi” disse Fareus.
Vegeta si voltò, a malincuore, mentre l’aura viola
si diradava. Come Goku, si
avvicinò a Fareus, e gli mise una mano sulla spalla
sinistra, cosa che Goku
fece con la destra. Poi, con la mano libera, Goku portò due
dita alla fronte.
Fu un attimo, e i tre scomparvero dal percorso. Così, si
teletrasportarono nei
pressi dell’aura di Natrosce. Goku e Vegeta si diedero una
veloce occhiata
intorno: erano in un’altra radura, molto più ampia
di quella dove si trovava
l’albero del vecchio. Passò poco tempo prima che,
con lo sguardo fisso in avanti,
lo notarono.
Era un mostro dalla grossa corporatura, simile per
fisionomia a
Rainbokiller trasformato, anche se privo di gobba, tentacoli e spine.
Era
invece molto peloso, con peli dello stesso colore di quelli di Fareus
sparsi
per tutto il corpo ad eccezione che nella zona del viso. Sulle mani e
sui piedi
avevano dei lunghi artigli, la cui punta sembrava essere molto
affilata. I suoi
occhi erano uguali a quelli di Fareus, e la sua espressione era calma e
riflessiva. Apparentemente.
“Mi
presento. Io mi chiamo Natrosce, e sono il fratello di Fareus e
Rainbokiller.
Partiamo dal presupposto che voi due non mi piacete. Ma non
perché vi odi sul
personale, sia chiaro, ma perché avete della acconciature
orribili! Non andate
mai dal parrucchiere?” e dopo questa frecciatina, il mostro
scoppiò a
ridere.
“Allora è un vizio di famiglia insultare e
ridere?! Sappi che me la
paghi cara, Natrosce!” mise subito in chiaro Vegeta, per poi
fare un
espressione vacua. Sentì una folata di vento passargli
accanto, e pochi istanti
dopo, sia lui che Goku videro che Fareus si trovava a fianco di
Natrosce. E non
sembravano di buon umore.
“E tu ce lo chiedi anche! Tu
non puoi sapere come sia stata la nostra vita! Reclusi nei meandri
più profondi
della galassia, in un piccolo pianeta sconosciuto a tutti, derisi da
tutti per
una stupida motivazione! Voi due non potete neanche sapere gli sforzi
di nostro
fratello, Rainbokiller, nel diventare forte come lo avete affrontato.
Eppure,
lui, a parte noi due, non aveva nessuno con cui confrontarsi, e
nonostante
questo, è diventato molto più forte di noi! Io,
lui e Natrosce abbiamo patito
le pene dell’inferno, mentre tutto il resto degli abitanti
del nostro pianeta
viveva nel lusso. E qualcuno poi si arrabbiava se, per sbaglio,
facevano
saltare in aria qualcosa. Ma poi è venuto lui, e ci ha dato
una possibilità per
rimediare! Certo, non nego che a volte fa la testa calda, nel cercare
di
mandarvi contro deboli schiavi che lui ha creato. Ma se non fosse per
lui, noi
non potremmo essere qui, ora! Il nostro rancore è profondo,
e lo dobbiamo
sfogare su qualcuno. E noi lo sfogheremo su di voi, che con ogni
probabilità
siete gli artefici della sua morte. Il vostro dolore…
sarà eterno!” concluse
infine Fareus.
Neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, che i
due Saiyan
dovettero trasformarsi in Super Saiyan di Primo Livello. Al contempo,
anche
l’aspetto di Natrosce variò quando questi strinse
i denti, e fu questo il
motivo della trasformazione dei Saiyan: la sua pelle e la sua pelliccia
divenne
di soli tre colori, quelli del fuoco, ovvero l’arancione, il
giallo e il rosso.
Dietro la sua schiena, inoltre, partiva un muro di intense fiamme, che
rendeva
l’aspetto del mostro ancora più inquietante.
Subito dopo essersi trasformato,
il mostro tese il braccio destro in direzione dei due Saiyan, e con
l’enorme
mano aperta, lanciò una potente palla di fuoco, che si
diresse velocemente
verso i due Saiyan. Vegeta e Goku, una volta che la palla di fuoco fu
nel loro
raggio di azione, tirarono un diretto all’attacco nemico,
Goku con il braccio
sinistro, e Vegeta con il destro. La palla di fuoco arrestò
la sua avanzata al
contatto con i pugni dei due Saiyan, ma questa situazione non
durò molto.
Difatti, dopo qualche istante, il fuoco si fece più intenso,
e il calore
aumentò. I due Saiyan sgranarono gli occhi, prima che la
palla di fuoco
esplodesse, innalzando una enorme coltre di fumo che coprì
la vista a Fareus e
Natrosce, e che coprì completamente la parte di radura dove
si trovavano Goku e
Vegeta.
“Stupiti?
Non dovreste esserlo: avete già avuto modo di vedere il
potere delle fiamme di
mio fratello, quando ha bruciato quell’inutile albero! Mi
spiace dirvi che non
avete speranza di vincere!” sentenziò Fareus, per
poi scoppiare in una risata,
interrotta quasi subito, quando i due fratelli videro rispuntare dalla
coltre
sia Goku che Vegeta. Entrambi stavano correndo, il primo trasformato in
Super
Saiyan di Terzo Livello, il secondo in Super Saiyan di Secondo Livello;
entrambi stavano correndo contro un avversario: Goku contro Fareus, e
Vegeta
contro Natrosce. I due fratelli si diedero uno sguardo di intesa, poi,
con il
sorriso impresso sui volti, si misero anch’essi a correre
verso i due Saiyan,
scegliendo come avversario quello che gli stava correndo incontro:
Natrosce
scelse quindi Vegeta, mentre Fareus scelse Goku.
“Sei forte, ma non sei nulla paragonato a me,
trasformato in Super
Saiyan di Secondo Livello. Prendi questo!” urlò
Vegeta, per poi spiccare un
balzo molto alto, lo sguardo fisso su Natrosce, che alzò gli
occhi al cielo,
verso Vegeta. Non sembrava minimamente preoccupato dalla mossa
dell’avversario.
“Non pensare di cavartela! Trema di fronte alla
forza del vento!” urlò
il mostro, per poi stringere di nuovo i denti. Il suo aspetto
mutò ancora: i
suoi peli e la sua pelle divennero bianchi e grigi, mentre dietro di
lui le
fiamme lasciarono spazio e dei minuscoli tornado che gli partivano
dalle
spalle. A questo punto, Natrosce tese il braccio destro al cielo, con
il pugno
chiuso. Tuttavia, non successe nulla, e il principe dei Saiyan si
sentì offeso:
quel mostro si stava prendendo gioco di lui! Eppure, al contempo si
sentì quasi
spaventato: Natrosce si era rivelato in grado di poter utilizzare il
fuoco, e a
detta sua anche il vento. Vento e fuoco… dopo un breve
ragionamento, arrivò
alla conclusione, che lo lasciò stupefatto. Ma prima che
potesse fare qualsiasi
cosa, mentre era ancora a mezz’aria, sentì un
gelido freddo attraversargli la
pelle. Poi, si sentì lanciato verso l’alto. Era il
vento. Una potentissima
folata di vento, proveniente dalla direzione dove si trovava Natrosce.
“Sei soddisfatto, principe dei
Saiyan?” lo canzonò Natrosce, mentre
già
pregustava la gioia che avrebbe sentito nel momento in cui avesse
ucciso uno
degli assassini di suo fratello. Era da sempre legato a Rainbokiller,
poiché
per lui era stato sia un fratello che un mentore, e per quanto fosse
più
affezionato a Fareus, ormai gli importava quasi più
vendicare il fratello
perduto piuttosto che fare ciò che gli aveva ordinato lui.
Certo, era ovvio che
avrebbe assassinato quel Saiyan, ma a muoverlo sarebbe stato il puro
egoismo.
Egoismo che muoveva anche Farues, che poco prima che Natrosce avesse
iniziato
il suo scontro aveva messo in difficoltà Goku.
Difatti, mentre Goku correva verso Fareus, si mise a
caricare una
Kamehameha. Continuò a correre, e, quando si
trovò ad una media distanza da
Fareus, scomparve nel nulla. Fareus però sorrise, e
sferrò un diretto destro
davanti a sé, nello stesso istante in cui Goku gli apparve
davanti, pronto a
sferrare la Kemahameha. Ma fallì, poiché il pugno
di Fareus fu più veloce, e lo
prese in pieno stomaco. I piedi di Goku si levarono leggermente da
terra per il
duro colpo subito, mentre il Saiyan allontana tra di loro le mani.
Fareus
sfruttò il momento per ritrarre il braccio destro, e
sferrare una gomitata
sinistra dall’alto verso il basso, centrando nuovamente il
già dolorante stomaco
di Goku, facendo cadere all’istante il Saiyan a terra.
Successivamente,
ritrasse anche il braccio sinistro, e guardò il Saiyan con
sprezzo.
“Che
losco trucco. L’hai usato già una volta contro
Cell, o sbaglio? Sai, alla lunga
usare sempre le stesse tecniche diventa inutile”
rimproverò il mostro al
Saiyan, che con difficoltà riuscì a rialzarsi,
ansimando. Dovette anche
portarsi una mano al petto, quando il suo corpo si inclinò
leggermente in
avanti: sentiva quasi tutte le forze venirgli meno.
“Sono
esausto. Devo farlo fuori ora che ne ho le forze. Poi
penserò anche al
fratello. Ma come diavolo devo fare?” si chiese Goku, che
tentò di pensare ad
una strategia. Ma ecco che Fareus scomparve improvvisamente dalla sua
vista.
Goku udì perfettamente lo spostamento del vento verso
destra, e non aveva
dubbi: l’avversario aveva usato la super velocità.
Si girò a destra, ma non
c’era nessuno. Senti un altro spostamento di vento, dietro di
sé. Quindi si
girò, ma non vide nulla neanche stavolta. Successivamente,
continuò a sentire
un numero enorme di spostamenti di vento da tutte le direzioni,
continuando di
conseguenza a spostare continuamente il capo. Eppure, non riusciva mai
a vedere
nulla.
“Sono sicuro che si sta spostando con la super
velocità. Eppure non
riesco a capire come beccarlo. Proverò a percepire la sua
aura” rifletté Goku.
Si sforzò quindi di individuare la sua aura, ma non ci
riuscì: certo, la
percepiva, ma non trovava la posizione esatta di essa. Si spostava in
continuazione, così come l’utilizzatore. Goku era
praticamente in balia di
Farues, e rimase per molto tempo a voltare la testa per trovarlo.
Pensò per un
attimo alla tattica del teletrasporto, ma Fareus sembrava conoscerla
bene, per
cui era una mossa molto azzardata. Non c’erano davvero modi
per reagire.
Non
si poteva dire che Vegeta se la stesse vedendo meglio. Difatti, egli
proprio
non riusciva a resistere alla potente folata generata da Natrosce, che
in quel
momento se ne stava con le braccia conserte, ad osservare il suo
avversario
venire sempre di più sbalzato verso l’alto.
Provò un po’ di pena, a dire il
vero, per quel povero Saiyan: desiderava porre fine alla sua vita, ma
provava
pietà l’impotenza in cui si trovava in quella
situazione. Ma non era
importante. La vendetta sarebbe presto arrivata. Ma non sapeva che il
principe
non si sarebbe arreso così facilmente. Nonostante fosse
ormai lontano da terra,
e nonostante non riuscisse ad andare contromarcia, non intendeva
arrendersi.
Quella poteva essere l’occasione. Se lo sentiva. Il giorno
era arrivato. Non
poteva essere un caso. Il sogno del vecchio si faceva improvvisamente
più
chiaro. Fareus aveva spiegato loro che probabilmente, in preda a forti
emozioni, le capacità del vecchio diventavano più
deboli. Si era dimenticato di
dirglielo. Ne era certo. Doveva domare il vento, il fuoco e…
ricordando, capì
quale sarebbe stato il contrattacco di Natrosce al piano che aveva in
mente.
Vegeta, quindi, riuscì a stendere le braccia
all’indietro, aiutato dal
vento. Aprì le mani, e da lì partirono da
entrambe due onde di energia. Queste
si estesero per pochi metri, per poi fermarsi e rimanere
nell’aria. Ed ecco che
improvvisamente il corpo di Vegeta iniziò a muoversi in
avanti, vincendo con
facilità il vento. Natrosce osservò la scena
sbigottito. Vegeta stava
utilizzando due onde che aveva lanciato quelle onde per usarle come
propulsori
per andare contro la corrente del vento. Un piano davvero ingegnoso, e
anche
funzionale, siccome il principe dei Saiyan, lasciandosi alle spalle la
scia
delle onde. Ad un certo punto, il principe non sentì neanche
più la pressione
del vento sul proprio corpo. Ritrasse quindi le braccia, interrompendo
le onde
e facendole dissolvere nel nulla. Quindi, continuò la caduta
verso Rainbokiller
semplicemente cadendo in picchiata verso di lui. Natrosce
aprì le braccia, e
sorrise. Vegeta ricambiò. Forse, prima di entrare in
contatto con il nemico,
poteva farlo soffrire. Se glielo avesse rivelato, si sarebbe
sicuramente
spaventato.
“Il
prossimo potere che userai è l’acqua!”
urlò Vegeta. Natrosce spalancò la bocca
in segno di sorpresa. Lui… lui sapeva della sua
capacità di usare l’acqua? Com’era
possibile? Nessuno a parte Fareus a Rainbokiller conosceva le
abilità di
Natrosce. Com’era possibile che le conoscesse proprio quel
Saiyan? Dove le
aveva apprese? Quelli erano i suoi poteri, suoi e soltanto suoi. Lui
era nato
in quel modo, era stato un suo dono. Lui non aveva ereditato la forza e
la
tecnica di Rainbokiller, e l’abilità e
l’astuzia di Fareus. Lui era nato con il
dono degli elementi, un dono che da una parte odiava, ma
dall’altra amava
profondamente. Per quanto non fosse all’altezza dei suoi
fratelli negli scontri
strategici e tattici, era capace di mettere in gran
difficoltà gli avversari
con i poteri dei suoi elementi. E lui li teneva sempre segreti,
perché niente
era più importante dell’effetto sorpresa. Ma quel
Saiyan aveva distrutto la sua
idea. E questo lo fece molto infuriare.
“Maledetto Saiyan! La pagherai, la pagherai molto
cara!” urlò indignato
Natrosce. Vegeta, ormai vicino al mostro, sferrò un calcio
sinistro laterale a
Natrosce, ma questi strinse i denti, cambiando nuovamente forma: la sua
pelle e
i suoi peli divennero blu, e dietro di sé adesso aveva un
muro di bolle. A quel
punto, Natrosce rimase immobile con le braccia aperte, e attorno a lui
si formò
una bolla di acqua. Il calcio di Vegeta si scontrò con la
bolla, che si rivelò
piuttosto resistente. Infatti, il calcio non riuscì a far
nulla alla bolla dopo
averla toccata, facendo rimanere Vegeta a mezz’aria che
metteva tutta la sua
forza nel calcio, cercando di penetrare quella bolla. Ma niente. La
bolla non
dava segni di cedimento. Dentro di essa, Natrosce digrignò i
denti con forza:
il principe stava mettendo tutto sé stesso per far scoppiare
quella bolla, e
presto ci sarebbe riuscito. E la preoccupazione visibile di Natrosce
non lo
aiutò, perché Vegeta poté osservare la
figura dell’avversario dentro la bolla,
anche se questa lo faceva apparire trasparente. E vedendolo
preoccupato, il
principe di stava riempiendo di adrenalina. Ma purtroppo, fu tutto
nullo.
Infatti, dopo ancora qualche sforzò, il principe cadde
all’indietro, a terra,
poco distante da Natrosce: il piede gli doleva un sacco per il troppo
sforzo, e
adesso non pensava di potersi davvero rialzare, con le poche forze
rimastegli.
Natrosce strinse nuovamente i denti, e la bolla scoppiò,
mentre Natrosce
passava nuovamente alla forma fuoco. Vegeta, a terra, alzò
leggermente la
testa, quel che bastò per vedere Natrosce.
“No. Non
posso venire sconfitto. Non posso. Io sono il principe della fiera
razza
Saiyan” disse Vegeta con un filo di voce arresa.
“Non
si torna più indietro, Vegeta. E adesso…
adesso…” esclamò Natrosce, fermandosi
un attimo. Vegeta stese nuovamente la testa a terra. Non
c’era più nulla da fare.
Almeno, così sembrava. Ma non poteva finire così.
Vegeta cercò di ricordare:
nel secondo sogno del vecchio, si era trovato a dover affrontare
sé stesso.
Forse il vecchio voleva mandargli anche lì un messaggio?
Voleva dirgli che il
problema era lui? Ma in cosa era un problema? Non era abbastanza forte?
No, non
poteva essere quello. Il problema doveva essere un altro.
Probabilmente, i due
sogni dovevano essere collegati. Vegeta non era riuscito a dominare il
fuoco,
il vento e l’acqua, e quindi il problema era lui stesso. Si,
doveva essere
così. Doveva rialzarsi, e…
“Blazing Flame!” l’urlo di
Natrosce si diffuse come un eco. Egli alzò il
braccio destro, mentre gli artigli venivano circondati da fuoco. Poi,
abbassò
il braccio fino a quando gli artigli non si conficcarono sul terreno.
Il fuoco
su di essi si trasmise quindi al terreno, e con velocità si
diresse verso
Vegeta. Il principe chiuse gli occhi appena in tempo, proprio
nell’esatto
istante in cui le fiamme divorarono il suo corpo.
“Morirà
di sicuro. Tra pochi istanti sarà solo cenere”
esclamò Natrosce, girandosi da
tutt’altra parte, ignorando quindi il corpo del principe, e
lasciando che le
fiamme da lui lanciate continuassero a bruciare la parte di suolo che
lo
divideva dal principe, e il principe stesso. Osservò che
neanche lo scontro di
Goku era a buon punto siccome questi continuava a girarsi in
continuazione,
cercando di individuare la posizione di Fareus.
“Ma quando la smette?” pensò Natrosce,
irritato: il fratello ci stava
mettendo troppo tempo. Ma ecco che, come se Fareus gli avesse letto nel
pensiero, egli esaudì i desideri di suo fratello. Difatti,
Fareus si mosse
un’ultima volta, posizionandosi alle spalle di Goku, mentre
questi si era
girato verso Natrosce, visto che l’ultimo spostamento di
Fareus provenne da lì.
Quasi non si accorse che Fareus si era spostato dietro di lui, restando
intento
ad osservare il corpo di Vegeta avvolto dalle fiamme, che continuavano
a
bruciare. Ma quel momento di distrazione costò caro a Goku.
Il mostro, infatti,
aprì la bocca, e in essa si formò un piccolo
ammasso di energia verde,
dall’aspetto di un tornado posizionato orizzontalmente, e che
roteava
orizzontalmente. Ben presto, il tornado si fece più grande,
arrivando al punto
in cui soltanto il punto di origine restava situato nella bocca di
Fareus,
mentre il resto si apprestava a colpire Goku alla schiena. E
così accadde. Il
tornado crebbe di grandezza in pochissimi istanti, e
inghiottì completamente il
Saiyan. Un urlo di terrore, mentre il tornado verde continuava a girare
in
orizzontalmente. Dopo qualche istante, Fareus chiuse la bocca, e il
tornado si
dissolse nel nulla. Dove esso aveva agito, adesso non c’erano
più fili d’erba,
ma soltanto terriccio bruciato e il corpo in piedi di Goku, tornato in
forma
base, sporco di sangue sulla schiena, che cadde a terra quasi
istantaneamente.
“Niente
sfugge al mio Tornado Energetico” commentò Fareus,
mentre dava una sbirciata
generale alla radura. Lui e suo fratello avevano fatto proprio un bel
lavoretto: nella zona dove era esplosa la palla di fuoco di Natrosce,
il
terreno si era un po’ inabissato, e l’erba era
stata totalmente bruciata.
Inoltre, non poteva che provare un malsano senso di piacere nel vedere
il corpo
di Vegeta avvolto tra le fiamme, che ormai erano prossime ad
estinguersi, così
come si erano già estinte quelle tra Vegeta e Natrosce.
“Devo ammettere che non sei andato male,
fratellino. Che ne dici, ci
occupiamo prima di Goku? Sempre ammesso che sia ancora vivo. Ah, ma in
fondo
non fa alcuna differenza, o no?” chiese Fareus. Natrosce lo
guardò gioioso, e
senza proferir parola si avvicinò al corpo di Goku in pochi
e veloci passi,
fermandosi poco prima che il suo piede potesse schiacciarlo.
“Fratello, la vendetta sta arrivando!”
esclamò Fareus, iniziando per
primo la tortura del povero Goku, che era ormai svenuto, dandogli una
serie di
velocissimi pugni sulla schiena, infierendo sulla sua già
pessima
condizione.
*
Nessuno dei due
fratelli, tuttavia, sapeva che in verità il principe dei
Saiyan fosse ancora
vivo. Non era neanche svenuto, anzi, era cosciente, e adesso si trovava
tra le
fiamme. Ma queste, stranamente, non fecero nulla al suo corpo: non
incenerirono
né ciò che rimaneva della sua tuta, né
la sua carne. Era come se si fosse
eretto attorno a lui uno scudo protettivo. Il principe volle muoversi,
ma non
ci riuscì. Qualcosa lo fermava. Dentro di sé,
stava rivivendo l’evento che lo
sconvolse per tutti quei cinque anni. Uno degli eventi, forse,
più
significativi della sua intera vita.
*
Erano passati
soltanto alcuni mesi dalla sconfitta di Majin Bu, ma la
quotidianità riprese il
possesso della vita di tutti come se nulla fosse. I Guerrieri Z e i
loro cari,
gli unici che ancora ricordavano l’esistenza di Majin Bu,
avevano ormai
accantonato i loro pensieri su quell’essere, preferendo
invece godersi la pace.
Beh, questo per chi non era un combattente. Le cose erano invece ben
diverse
per gli altri. La minaccia di Bu aveva davvero scombussolato tutti,
così tanto
che nessuno aveva più intenzione che una cosa simile potesse
ripetersi. Così,
quasi tutti i guerrieri, compresi i terrestri, iniziarono dei lunghi e
duri
allenamenti. Anche i guerrieri ritiratisi dalla lotta, come Riff e
Iamko,
ripresero ad allenarsi, con allenamenti estenuanti e duri. Fu proprio
con i
terrestri che Vegeta ebbe qualche problema.
Questi, infatti,
erano consapevoli che se volevano raggiungere veri risultati dovevano
sottoporsi ad allenamenti i più faticosi possibili. E la
stanza gravitazionale
di Bulma si era rivelata per loro una vera e propria manna dal cielo.
Dopo un
allenamento di appena un giorno, i terrestri uscirono fuori da quella
stanza
parecchio rafforzati: il loro livello era aumentato, ed erano capaci di
incassare meglio i colpi. E miglioravano giorno dopo giorno, con una
velocità
davvero impressionante. Questo faceva molta paura al principe dei
Saiyan, che
non riusciva a sopportare l’idea che i terrestri riuscissero
anche solo ad
arrivare ad un livello capace di tenere testa ai Saiyan in forma base.
Era
un’idea che lo raccapricciava, e proprio per questo,
anch’egli si sottopose ad
estenuanti allenamenti. Eppure, nonostante questo, i terrestri
continuavano a
riconquistare terreno, e nessuno sembrava in grado di fermarli. E non
c’era da
stupirsi: quelli si allenavano anche in notte inoltrata, anche senza un
briciolo di forze. Non smettevano quasi mai, stavano in costante
contatto con
la camera gravitazionale, della quale ormai stavano diventando padroni.
In
certi giorni, ovviamente, il principe dei Saiyan costringeva i
terrestri a
smammare, e si rimpadroniva della stanza. Ma non bastava,
perché quei maledetti
continuavano a migliorare anche con semplici allenamenti.
“Per quale motivo ho paura?
Io sono il principe dei Saiyan. Perché ho paura di
loro?” queste ed altre erano
le domande che più si poneva Vegeta in quel periodo. In
verità, egli sapeva
anche fin troppo bene la risposta, ma aveva paura di esplicarla a
qualcuno. Era
una paura stupida, quasi senza senso. Era la paura di venire superato
anche da
loro. Questo era impossibile, poiché i terrestri non avevano
a disposizione
trasformazioni come i Saiyan. Ma la loro crescita stava avanzando con
troppa
rapidità. Possibile che, prima o poi, sarebbero riusciti ad
ottenere qualcosa?
Il principe non osava immaginarlo. Era già troppo frustrato
per l’ancora grande
superiorità del rivale Kaarot, con il quale si sfidava
spesso, ma dal quale
veniva ogni volta sconfitto. Goku, infatti, aveva iniziato uno speciale
allenamento, che consisteva nel mantenere attivo il Super Saiyan di
Terzo
Livello per diverse ore al giorno. Spesso, il rivale se ne stava
addirittura
giornate intere fermo in un luogo, a meditare con il Super Saiyan di
Terzo
Livello attivato. Vegeta sapeva quanto dovesse soffrire il rivale: il
Super
Saiyan di Terzo Livello era una forma capace di far esaurire molte
energia nel
giro di pochi minuti. Usarlo per troppo tempo provocava uno sforzo
troppo
grande al corpo, ma era al momento la migliore trasformazione a
disposizione
dei Saiyan. E Goku non intendeva non poterla controllare.
Così, minuto dopo
minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, Goku riusciva ad abituare il
suo
corpo al Super Saiyan di Terzo Livello, riducendo di molto lo spreco di
energia
e riuscendo a mantenerlo per molto più tempo. Prima per
trenta minuti, poi per
un ora intera, poi per un ora e mezza, poi per ben due ore consecutive.
E col
tempo, Goku diventava anche più potente di per
sé. E mentre il rivale
collezionava successi, Vegeta era ancora relegato al misero Super
Saiyan di
Secondo Livello. E nonostante tutti i suoi sforzi, i suoi sacrifici, le
giornate intere di allenamenti lontane dalla famiglia, era proprio non
riusciva
a raggiungere quel livello che tanto agognava. Sapeva quanto fosse
difficile.
Sapeva che controllare il Super Saiyan di Terzo Livello fosse
difficile. Ma
voleva provare. Così, iniziò ad isolarsi
completamente dal mondo: mangiava e
beveva soltanto a tarda ora, usava tutta la sua forza negli
allenamenti, dai
quali non si distraeva neanche un secondo. Stava costantemente
trasformato in
Super Saiyan di Secondo Livello, sperando che forse questo lo avrebbe
aiutato.
Passarono mesi. Ma niente. Del Super Saiyan di Terzo Livello, neanche
la minima
traccia. Il principe non si fermò neanche per un istante, ma
ormai aveva quasi
perso ogni speranza, tanto che quasi non sentiva più gli
stimoli esterni: aveva
poca voglia di mangiare, in contrapposizione con la voracità
dei Saiyan; non aveva
voglia di stare con suo figlio, al quale riusciva sempre a dedicare un
po’ di
spazio; ignorava addirittura sua moglie, che cercava di mettergli un
freno a
tutti i suoi allenamenti. Non era totalmente contraria ad essi, ma
vedeva che
avevano reso l’uomo che amava infelice. Si, perché
Vegeta era infelice. Anche
se provava a nasconderlo, falliva miseramente. Nulla riusciva a
renderlo
felice. Nulla ormai lo appagava più. Era in una situazione
davvero disperata.
Così disperata, che un giorno arrivò a compiere
un gesto davvero estremo.
Quel giorno, difatti, il principe uscì nel
giardino della Capsule
Corporation, e si trasformò in Super Saiyan di Secondo
Livello. Poi, si mise ad
urlare e ad espandere all’inverosimile la sua gialla aura.
Diede sfogo a tutte
le sue forze, cercò di liberare quanta più
energia possibile. Sapeva che c’era
il rischio per lui di morire, ma non se ne importava minimamente.
Nessuno era
lì per fermarlo: Bulma non era a casa, mentre Trunks era a
scuola. I genitori
di Bulma di certo non sarebbero accorsi, perché sapeva che
Vegeta li avrebbe
cacciati via con rabbia. Il principe era convinto che, con
quell’immane sforzo,
c’è l’avrebbe finalmente fatta, e
avrebbe ottenuto il Terzo Livello. Ma si sbagliava.
Dopo qualche minuto, difatti, l’aura del principe scomparve,
e i suoi capelli
tornarono quelli di sempre. Il Saiyan, quindi, cadde sulla schiena.
“Ho… ho fallito”
esclamò ad alta voce il
principe, mentre vedeva le immagini vorticare, e tutto farsi meno
chiaro sotto
l’accecante luce del sole. Vedeva tutto deformato,
poiché quell’assurdo gesto
gli aveva prosciugato le energie.
“Si.
E anche tanto” disse una voce. Ed ecco che il principe vide
un’alta figura in
mantello e turbante davanti a lui. Girò la testa a sinistra,
così che i suoi
occhi potessero starsene tranquilli senza incontrare i raggi solari. La
vista
incominciò a tornare, ma con essa non tornò
l’orgoglio del principe, infranto
in mille pezzi.
“Io…
non ho bisogno di aiuto! Vattene via, ora!”
esclamò iracondo il principe.
Junior non batté ciglio, e gli porse una mano, per aiutarlo
a rialzarsi. Vegeta
la vide con la coda dell’occhio, ma si rifiutò di
girarsi nella sua direzione:
il suo ego era davvero a pezzi, e non riusciva ad accettare che Junior
fosse
venuto in suo aiuto.
“No. Non me
ne vado” sentenziò Junior, senza esitazione. Il
principe dei Saiyan chiuse le
mani in pugni, e li strinse forte. Non se ne parlava proprio: quel
namecciano
doveva sparire da quel giardino.
“Te lo ripeto un ultima volta:
vattene!” urlò il principe, finalmente
voltando la testa verso Junior. Ma egli non si scompose un minimo
davanti alla
rudezza del principe, che lo squadrò, pieno di odio.
“Lasciami in pace. Se credi che io abbia bisogno
di aiuto, ti sbagli. Io
sono il principe dei Saiyan, e non richiedo aiuto neanche ai miei
simili!
Quindi, tantomeno accetterò di essere soccorso da un
namecciano come te,
Junior! E ora vai via!” sbraitò Vegeta. Ma Junior
non si mosse lo stesso.
“Sai, Vegeta, comprendo la tua frustrazione.
È dura sapere che dei
miseri terrestri stanno raggiungendo un livello simile al
tuo” disse Junior,
lasciando di stucco Vegeta, che rimase con la bocca aperta per un
po’, senza
sapere cosa dire. Poi, le parole gli uscirono con naturalezza.
“Tu...
tu... via. Non mi interessa ciò che pensi. Il mio dolore
è soltanto il mio, e
non voglio condividere nulla con te! Ora, ti prego, fammi un favore:
usa i tuoi
poteri per prendere il volo, e per sparire dalla mia vista!”
disse
maleducatamente Vegeta, tenendo successivamente la bocca serrata e lo
sguardo
imbronciato, sperando che bastassero a far spaventare Junior. Ma si
sbagliava
di grosso.
“E invece non penso sia solo il tuo. Non sai
com’è essere nei miei
panni. Prima il migliore su questo pianeta insieme a Goku, voglioso di
vendetta
proprio contro di lui, che uccise mio padre; ora, sono diventato un
guerriero
in confronto a voi Saiyan di misero livello. Eppure, sento ancora di
potercela
fare. In questi mesi, più volte mi è venuta una
fitta al cuore, pensando all’ormai
mostruoso livello di Goku. Lui è così forte, e
non smette di migliorare. Sai,
Vegeta: per quanto noi due possiamo provarci, ho paura che non
raggiungeremo
mai il suo livello” disse Junior, senza però
perdere la calma, anche se nella
sua voce si poteva udire la rabbia che provasse per
quell’argomento. Ma
nonostante quella confessione, l’idea di Vegeta non
cambiò.
“Questa cosa è senza senso!
Perché sei venuto qui! Perché adesso sembri
tanto l’avere a cuore il superare Kaarot!?”
domandò rabbiosamente Vegeta. La
risposta di Junior non si fece attendere.
“Perché sento che continuare ad
affidarci a lui sia troppo rischioso.
Non fraintendermi, non sto dicendo che Goku sia scarso. Solo che
dobbiamo anche
noi cercare di fare la nostra parte. Non possiamo sempre essere degli
aiutanti.
Se arrivasse un avversario dal potere di un Super Saiyan Tre ed oltre,
in pochi
sarebbero capaci di batterlo” spiegò Junior.
Vegeta lo guardò ancora con
diffidenza, ma il suo sguardo non rappresentava davvero ciò
che provava dentro
di sé. Il desiderio di Junior era forte, e aveva come
accesso delle speranze in
Vegeta: anche lui si sentiva frustrato, perché bloccato
eternamente al Super
Saiyan di Secondo Livello; perché, per quanto ci avesse
provato in tutti quegli
anni, alla fine in un modo o nell’altro Kaarot continuava ad
essere sempre un
passo avanti a lui. Adesso, aveva trovato come un alleato,
anch’esso dai forti
ideali. Esattamente come i suoi.
“Io e te siamo simili, Vegeta, perciò
voglio stringere un patto con te.
Ma sia chiaro: non è un patto egoistico. È per il
bene della Terra. Se
accetterai di fare questo patto, non dovrai pensare soltanto al tuo
obbiettivo,
ma anche alla salvezza del nostro pianeta” mise subito in
chiaro Junior. Ma
Vegeta era già d’accordo, perché
qualcosa da proteggere lui l’aveva.
“Ci sto. Di cosa si tratterebbe questo
patto?” domandò Vegeta, in tono
di sfida. Non usava mai quel tono confidenziale, fuorché con
Trunks, e neanche
molto spesso.
“In pratica, io e te ci
promettiamo di non smettere mai di allenarci e di cercare di
raggiungere i
livello di Goku, per il bene del pianeta. Per farlo, collaboreremo
negli
allenamenti. Ci stai?” spiegò Junior. Vegeta
annuì immediatamente con il capo.
Nei giorni successivi, i due
cominciarono ad allenarsi insieme, imparando a conoscersi meglio.
Vegeta scoprì
che Junior aveva scelto lui per quel patto perché sentiva di
essere simile a
Vegeta: una persona dal passato oscuro, che però aveva
saputo riemergere e
superare le vecchie ferite. Inoltre, Junior gli aveva anche rivelato
che, per
quanto il suo desiderio di proteggere la Terra fosse forte, la sua
voglia di
riuscire a raggiungere o a superare Goku era quasi pari a quella di
Vegeta.
Junior si era stancato di fare la comparsa: il suo spirito di guerriero
stava
ritornando a galla, e con esso la voglia di mettersi in gioco, di
sfidare il
destino, di andare in braccio al nemico. Ma non poteva farlo restando
così
debole: doveva essere pronto a qualsiasi tipo di nemico. Il problema
è che
anch’egli sapeva che purtroppo ciò era molto
difficile: il suo livello era ben
lunghi da essere simile a quello di un Super Saiyan. Dopo un
po’, Junior spiegò
questo suo timore a Vegeta, che però non gli
pensò fosse troppo grave, e gli
disse semplicemente che sarebbe riuscito a raggiungere il loro livello.
Ma nei
successivi allenamenti, Junior sembrò sempre giù
di morale. Sembrava quasi che
si allenasse forzatamente. Vegeta notò questo stato
d’animo, e capì al volo il
motivo. Non poteva lasciare Junior in quello stato: per quanto
continuasse a
trattarlo in maniera un po’ scorbutica, si era affezionato al
namecciano. E non
voleva che si arrendesse. In quei giorni stava facendo grossi
progressi. Doveva
aiutarlo a tirarsi su. Così, un giorno, ancora prima che
iniziassero gli
allenamenti, lo avvicinò, e gli disse di voler ridisegnare
il patto.
“Ridisegnare il patto?”
chiese sbalordito Junior, sgranando gli occhi.
“Si” rispose fermamente Vegeta, per poi continuare.
“Il
patto resterà attivo fino a quando non arriverà
il giorno in cui riusciremo a
raggiungere una trasformazione che raggiunga il Super Saiyan Tre di
Kaarot!”
gli disse Vegeta. Junior lo guardò perplesso.
“Una…
una trasformazione? Non credo che sia possibile, per me. Insomma, non
sono un
Saiyan” spiegò Junior. Ma Vegeta non voleva
sentire ragioni.
“E
chi te lo dice? Ti ricordi che anche Freezer riusciva a trasformarsi?
Era forse
anche lui un Saiyan? No! Chi ti dice che voi namecciani non possiate
avere una
trasformazione al pari di noi Saiyan? Sono sicuro che prima o poi,
questa
trasformazione arriverò. Fino ad allora, quindi,
continueremo ad allenarci.
Chiaro? Attenderemo il giorno, dovessero anche volerci decenni! E
adesso,
riprendiamo l’allenamento” concluse Vegeta. I due,
pochi attimi dopo, ripresero
ad allenarsi, e Vegeta poté vedere che Junior sembrava
essere come rinato: era
più veloce e preciso, più motivato. Non sapeva se
avesse fatto bene a dirgli
quella bugia. Non credeva neanche lui che esistesse una trasformazione
per i
namecciani, altrimenti Junior avrebbe dovuto sbloccarla. Ma in fin dei
conti,
chi poteva saperlo? Poteva anche essere che fosse molto difficile da
sbloccare,
e che Junior ancora non ci fosse riuscito. Vegeta, però, con
quel patto pose
anche a sé stesso un obbligo: doveva raggiungere, in un modo
o nell’altro, il
Super Saiyan di Terzo Livello. Stava facendo così tanti
sacrifici, e non voleva
che andassero sprecati.
*
Fu in quel
momento che il principe si rese conto di non poter mollare. Tutto
quello per
cui avevo speso tempo, tutti i suoi sacrifici… sarebbero
stati vani. Non poteva
farsi vincere da delle misere fiammelle. Lui doveva reagire. Mentre il
corpo di
Goku veniva lanciato lontano da Natrosce, e mentre Fareus si apprestava
a
colpirlo con un Ki Blast, qualcosa accadde a Vegeta. L’aura
gialla del Super
Saiyan lo circondo. Era davvero splendente, e anche potente: appena
Vegeta la
espanse, le fiamme si spensero immediatamente. I due fratelli udirono
il
rumore: Fareus ritrasse il suo braccio, e insieme al fratello si
girò. Rimase
paralizzato davanti a cotanta magnificenza: Vegeta si stava rialzando,
avvolto
da quella splendente aura. Egli dava le spalle ai due fratelli, che
poterono
osservare i suoi lunghi capelli dorati. I due rabbrividirono. La sua
forza era
spropositata, quasi il doppio di quella di Fareus. Quando il principe
si fu
completamente rialzato, con una mano si tastò vari punti dei
lunghi capelli.
Senza che venisse visto, sorrise.
“Peccato che tu non sia sveglio in questo
momento, Kaarot. Non vedrai la
magnificenza…” e qui Vegeta si fermò
girandosi verso i due fratelli, che
trasalirono immediatamente.
“Del Super Saiyan di Terzo Livello del principe
dei Saiyan!” e dopo aver
detto questo, Vegeta stese il braccio sinistro in orizzontale, con il
palmo
aperto e la mano rivolta verso i due avversari. Attorno alla mano,
iniziò a
concentraci una scura energia viola. Natrosce e Fareus pensarono a cosa
fare,
ma i loro cervelli erano fin troppo lenti per contrastare quella mossa.
“Polverizzatore Devastante!”
urlò
Vegeta, stendendo quindi il braccio in avanti. Dal palmo della mano,
partì un
enorme onda di energia, di colore viola scuro. I due fratelli non
riuscirono a
fare neanche un passo, che la lucentezza dell’onda. Poi, un
esplosione, l’onda
che si dissolse, e un’enorme coltre di fumo che si
innalzò. Le aure dei due
fratelli non c’erano più.
“Vittoria” esclamò contento
Vegeta. Si sentiva come rinato: quella trasformazione in Super Saiyan
Tre era
come se lo avesse totalmente guarito. Non sentiva neanche
più un briciolo di
stanchezza. Sentiva soltanto la soddisfazione della vittoria.
Guardò per poco
la coltre di fumo, poiché il suo sguardo si voltò
automaticamente verso il
corpo di Goku, a terra vicino alla fine del sentiero che avevano
percorso per
raggiungere per posto.
“Chissà come ti sentirai, Kaarot. Non
sopporterai l’idea che io ti abbia raggiunto”
esclamò Vegeta, per poi dirigersi
verso il corpo di Goku.