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Autore: sofismi    09/03/2019    0 recensioni
A volte mi siedo e mi racconto un pezzo di storia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Livido; 

Non sapeva perché si trovasse in quella stanza, né capiva fino in fondo perché non se ne andasse. Era lì ma non c’era, lontana da tutti come intrappolata in un silenzio infrangibile. La sua volontà di vivere il mondo non era abbastanza forte da renderla realmente partecipe; a malapena viva, consumata dalla sua solitudine autoimposta, guardava e odiava e celando invidia camminava fra quelle figure e sagome vuote, e solo grazie ai suoi infausti pensieri riusciva ad andare avanti, a continuare ad esistere. Le sembrava che tutti in quella stanza fossero collegati, uniti, e che lei sola era stata dimenticata, tenuta a distanza da quell’intreccio di fili. Senza riuscire a non generalizzare, disprezzava i legami e i legati, e ancor di più disprezzava se stessa per non riuscire a crearne, e di conseguenza a mantenerne. Solo una volta aveva sentito un filo morbido nascere e crescere intorno alla sua vita e finalmente la gioia di vivere era tornata a farle battere il cuore; ora però non era altro che un ricordo: ora di quel filo non rimaneva che un segno livido nato dal contatto del cotone con la sua pelle. Anche la persona nascosta alla fine del filo era sparita, e con sé si era portata via anche tutto ciò che esisteva ed era reale, cristallizzato. E lei era sicura che non lo avrebbe visto più e camminava sola, grigia, scollegata. In quelle stanze non cercava più di creare legami, non voleva più fili pronti a lasciarle lividi, non voleva più colori sul suo corpo. Ma il tempo aveva altri progetti, e il momento era arrivato, e ad ogni passo il sottile segno disegnato intorno alla sua vita bruciava sempre di più, sempre più forte, finché si trovò di fronte quello che pensava essere il dolore più grande della sua esistenza, con il viso contratto, una smorfia di dolore e un segno livido intorno al collo.


N. d. A. 
Questo breve racconto l'ho scritto tra le seggiole dell'università in un momento di sconforto. È forse uno tra i racconti a cui temgo di più e sicuramente il più personale, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! 
- a 
  
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