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Autore: Mitsuki91    10/03/2019    1 recensioni
"Edward, se sopravvivo a tutto questo, stai sicuro che la prossima volta ti uccido io."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo IV

 

I primi giorni trascorsero abbastanza bene, senza incidenti.

Durante la mattina e per una buona parte del pomeriggio camminavamo. Con la moto al seguito e carichi di tutte le nostre cose, procedevamo un passo alla volta inoltrandoci sempre di più nella foresta.

Bella non si lamentava mai, ma io vedevo i segni sotto i suoi occhi farsi sempre più scuri e profondi.

Dimagriva.

Per quanto mangiasse – e io cercavo sempre di farla mangiare un po' di più del normale – se non vomitava non sembrava comunque riuscire a trarre sostentamento dal cibo.

Ogni volta che la guardavo non riuscivo a non pensarci, e ogni volta che ci pensavo dovevo stringere i pugni e trattenere la rabbia, concentrandomi solo a mettere un piede dietro l'altro e a stare attento a rami, radici e sassi.

Solo dopo quattro giorni decidemmo di fermarci. Ormai pensavamo di essere abbastanza lontani dalla civiltà e, più di ogni altra cosa, io vedevo che Bella era arrivata al limite.

La sua pancia era letteralmente esplosa, nel frattempo. Lei cercava di nasconderla con il giaccone e il giubbotto, ma, non avendo fatto alcuna spesa prenatale, i vestiti ormai le stavano abbastanza stretti e tendevano la stoffa.

Non mi disturbava come avrebbe dovuto, a dire il vero. Forse perché il viso era sempre più magro, o forse perché non avevo comunque visto la sua pelle, il mio cervello si rifiutava di credere che fosse reale.

Jacob, l'esperto nell'evitare pensieri scomodi e nel mascherare il delirio interno. Cercavo sempre di trovare una battuta per Bella, di non farle pesare il suo avermi chiesto di starle accanto, ma vedevo che lei ci pensava spesso. E io stringevo i pugni, ignorando il suo sguardo triste e sparando cavolate con la bocca, perché sapevo che non sarei mai riuscito a trovare una soluzione al 'piccolo problema in espansione'.

Non che mi arrendessi a prescindere, sia chiaro. Ma non riuscivo davvero a pensare a niente, e reprimevo la rabbia cercando di non farla esplodere, di mostrarmi forte.

"Jacob, non serve." aveva detto una volta lei, con un filo di voce, mentre io ridevo da solo di una battuta che mi ero già dimenticato, anche se l'avevo pronunciata giusto mezzo secondo prima.

Io mi ero subito zittito.

Bella era seduta con la schiena contro un tronco d'albero. Aveva fra le mani un succo di frutta che non beveva e si limitava ad appoggiarsi alla sporgenza del suo ventre, come se ormai non le importasse più di niente. La testa era leggermente reclinata e, per un momento, il terrore di perderla invase tutto il resto. Poi Bella si mosse, e l'illusione di un cadavere con il collo spezzato scomparve, lasciandomi sollevato e stordito nello stesso tempo.

Aveva gli occhi umidi, ma non piangeva, o forse non riusciva. Cercò di sollevare leggermente gli angoli della bocca, a pallida imitazione di un sorriso vero.

"Jake." mi disse "Credo di avere un piccolo problemino."

"... Cosa." chiesi, un sussurro che si perse nello sbuffo d'aria gelida. Non era comunque abbastanza basso da essere paragonato al suono della sua voce.

"Io devo... Devo..." Bella non sembrava trovare le parole.

"Bella." la ripresi. Ero fuori controllo; cercavo di rimanere calmo di fronte alla sua espressione ma era come... come se dieverse bolle stessero esplodendo dentro di me.

Ero al centro di una devastazione galattica, impotente nei confronti di tutti.

"... Devo fare pipì." disse infine. Una lacrima sfuggì al suo controllo "Non penso..." continuò poi "Non penso di riuscire ad alzarmi."

"Ah." risposi.

Il mio cervello urlava SBAGLIATO da tutti i pori.

Non era... Non era così che avevo pensato di... Di...

Poi mi accorsi che lei stava aspettando qualcosa. Una mia reazione, presumevo.

E quindi mi avvicinai a lei e le ofrii un braccio. Bella lasciò a terra il succo di frutta e cercò di puntellarsi sui piedi per alzarsi. Io semplicemente la tirai su.

"Hai messo su parecchi muscoli, Jake." mi disse lei, mentre la trascinavo letteralmente dietro un albero.

Io ignorai il tentativo di alleggerire l'atmosfera. Semplicemente non sentivo... Nulla. Osservavo la devastazione e non riuscivo a impedirla.

L'aiutai a togliere i jeans, le calze e la biancheria.

Non era così che pensavo di... Di...

Il mio cervello si censurò da solo. Non avevo tempo per le cazzate; a dirla tutta, il tempo sembrava stare per scadere in tutti i sensi.

La pancia di Bella non era ancora enorme al punto giusto, ma tanto lei non sarebbe sopravvissuta comunque. Avrebbe portato con sé nella tomba quell'escrescenza oscena e tutto quello sarebbe servito solo a non far soffrire troppo Charlie e a rendermi un fuggitivo per sempre.

Girai la testa dall'altra parte, mentre Bella si aggrappava ancora a me e faceva quello che doveva fare.

Non riuscivo a pensare.

"Jake." mi richiamò lei, alla fine di tutto. L'aiutai a pulirsi e a risistemarsi, senza dire una parola.

Non era così che pensavo...

Mi sentivo un disco rotto. Senza neppure il disco, rotto e basta.

Riportai Bella al solito albero e la feci sedere di nuovo. Lei appoggiò la testa al tronco e chiuse gli occhi.

Era esausta.

Esausta per essere stata aiutata ad alzarsi, fare pochi passi e sostenersi mentre faceva pipì.

Poi Bella riaprì gli occhi e si posò una mano sulla pancia, sorridendo.

Sorrideva.

Sorrideva a quel mostro che le mangiava la vita, che l'avrebbe condannata a morte e che, che...

"Perché?!" chiesi, alzandomi in piedi di scatto.

Il mio cervello, che era restato immobiloe a guardare la devastazione dei mondi, sembrava deciso a ribellarsi alla sua fine imminente. Non sentivo più il mio corpo, solo un tremore infinito, eppure non avevo freddo.

Avevo caldo. Sempre più caldo.

Bella sembrò capire subito. Strinse le labbra e mi guardò con aria triste. Si sistemò meglio, tirandosi su le gambe e abbracciandosele, come a coprire quella cosache le cresceva nel ventre.

Come a proteggerla.

"Jacob, non è colpa sua."

Io mi portai le mani alla testa e girai su me stesso.

"Come sarebbe, Bella?! Come sarebbe?! Certo che è colpa sua!"

Lei non aveva cambiato espressione. I suoi occhi erano grandi, troppo grandi – il mostro le aveva mangiato la pelle, le ossa degli zigomi sembravano volerle bucare la faccia.

"No, Jake! Lui non ha colpe per voler crescere. E' solo..."

Non la feci finire.

La pressione in me era aumentata a dismisura. Le stelle dietro i miei occhi erano esplose; non più bolle di sapone a cui assistevo impotente, ma supernove che erano andate in frantumi al mio grido di rabbia e impotenza.

Ed ero esploso anch'io.

La mia visuale si era spostata e il viso di Bella mi appariva vicino, troppo vicino e troppo alieno, con un'espressione terrorizzata che non le apparteneva. Mi accorso di aver ringhiato davvero, e non solo nella mia testa, solo quando il suono cessò e io rimasi stordito ad ascoltare il silenzio.

Cercai di spostarmi, di capire che cosa fosse successo, e mi ritrovai ad inciampare in quattro zampe che non avevo mai visto.

Poi arrivarono le voci, dritte nella mia testa.

"Jacob."

La conoscevo, l'avevo già sentita.

Embry.

Ero confuso. Cercai di allontanarmi in qualche modo e mi ritrovai quasi a sbattere contro un albero.

"Segui l'istinto, Jake. Jared, corri ad avvisare Sam."

Vedevo con i suoi occhi. Avevo ancora quel maledetto albero davanti a me e, al contempo, la foresta mi sfrecciava ai lati. Vidi anche il tremolio di qualcun altro, altrove – Jared? - che però scomparve immediatamente.

"Jacob, siamo tutti preoccupati. Dove sei? Che ti è successo?"

Cercai di concentrarmi ancora una volta sui miei piedi – sulle mie zampe. Riuscii a rimettermi dritto e azzardai inizialmente qualche passo, poi, una volta trovata la stabilità, una breve corsa che mi avrebbe portato lontano da Bella. Dovevo capire.

"Non c'è niente da capire, Jake. Lo sai già, è nelle nostre leggende."

Le leggende, vero. Già. Gran bella cazzata! Le leggende.

Ai margini della mia mente, comparve un'altra presenza.

"Jacob?"

Sam non mi stava particolarmente simpatico negli ultimi tempi e anche prima non l'avevo mai sentito parlare molto, però la creatura sembrò riconoscerlo subito. Soprattutto riconoscerlo come capo.

"Non 'creatura', Jake. Lupo. Siamo lupi, andiamo, dovresti averlo capito." intervenne Embry.

"Embry, continua a perlustrare il perimetro e sta zitto. Jacob, come ti senti? All'inizio è difficile per tutti. E' la rabbia che provoca il cambiamento e la calma che ti fa ritornare umano. Cerca di non aggrapparti alla paura."

Oh, gran bel suggerimento. Mi fermai un attimo in mezzo allo spiazzo che ero riuscito a raggiungere e iniziai a concentrarmi sugli odori. Gli odori erano diversi, con quel nuovo naso. Il me-umano era confuso; il me-lupo sembrava molto concentrato a notare se ci fossero pericoli nei paraggi.

"Jacob, sei con Bella Swan? Dovete tornare indietro, vi stanno cercando tutti. Qualunque cosa sia successa io..."

Il viso di Bella mi apparve davanti agli occhi.

Calma, Jake.

Bella terrorizzata, con gli occhi enormi spalancati.

Avevo solo perso la calma per un istante. Dovevo ritornare indietro, era possibile.

"Hai ferito Bella?" chiese Sam, e sentii nella sua voce una nota di colpa. Vidi assieme a lui la scena della sua aggressione ad Emily. Sentii anche il modo in cui eralegato ad Emily.

Calma, Jake.

"Bella non è ferita." risposi, sentendoti un po' scemo "Sentite, non è che questa cosa della comunicazione può essere più tipo 'parliamo ad alta voce' che non 'ti entro nella testa e vedo tutto'?"

Sentì Embry sbruffare e il suo cervello decifrò il suono come una risatina.

"No, amico." mi disse "Sarebbe troppo facile, altrimenti."

"Mh."

Calma, Jake.

Mi sedetti sulle foglie e osservai la neve che, alla fine, aveva deciso di farsi vedere.

"Jake, devi tornare a casa. Devi..."

Le voci scomparvero.

Con mio immenso sollievo, oserei dire, perché il tono dell'ultima frase lasciata a metà non mi lasciava molti dubbi sulla sua inclinazione.

Era un ordine alfa.

Ne avevo sentito parlare solo nelle leggende, ovviamente, ma il lupo le conosceva. E quando iniziavi a credere alle leggende perché, beh, ti eri appena trasformato in un coso enorme e peloso e altri compagni di scorribande ti parlavano in testa, allora dovevi considerare le leggende nella loro totalità.

Ero anche riuscito a non pensare a Bella, alla cosa che si portava nel ventre.

Mi lasciai cadere con la schiena per terra, tremando di paura e sollievo... E mi accorsi di essere nudo.

Ah, perfetto. Quindi i vestiti non sono compresi nella trasformazione magica?

Tornare da Bella sarebbe stato uno spasso. Saremmo stati pari, quantomeno.

Partì come uno sbuffo, ma ben presto mi ritrovai a ridere di gusto. Non c'era niente di divertente nella mia situazione, ma un po' d'isteria poco prima della fine non sembrava far male.

Bella.

Avevo pensato 'poco prima della fine'. E in effetti Bella pareva non avere troppe ore dinanzi a sé.

Era stato quello a scatenarlo, all'inizio, no? La mia rabbia, la mia impotenza di fronte ad un destino che non poteva essere cambiato.

Mi rimisi seduto, soffocando le risate. Nonostante la neve che aveva cominciato a cadere e la mia nudità, non sentivo freddo.

Dovevo pensare molto, molto bene. Nella mia testa avevo già fatto più volte qualche battuta e, ogni istante che passava e che riesaminavo la situazione, mi appariva lampante la verità.

Bella sarebbe morta perché non riusciva a nutrirsi, e perdeva le forze ora dopo ora.

La cosa che le cresceva nel ventre aveva un vampiro come padre.

E i vampiri bevevano sangue.

Forse non avevo accettato del tutto la realtà dei fatti, fino a quel punto. Voglio dire, ovviamente Bella era incinta e la sua gravidanza non era normale. Lei aveva detto 'vampiro' e io avevo registrato la cosa come marginale; era solo una parola. Non era importante di fronte alla prospettiva di perderla.

Però...

Però, adesso, le leggende Quileute si erano rivelate vere. Se quelle erano vere, erano vere anche quelle sulla famiglia Cullen, i vampiri che si cibavano di sangue animale.

E il lupo doveva essere in grado di cacciare animali.

Dovevo almeno provarci; non potevo tornare da Bella a mani vuote e non potevo neppure tornare con una falsa speranza. Dovevo sbrigarmi, però, altrimenti che io avessi o meno una preda da dissanguare non avrebbe fatto alcuna differenza.

Problema uno. Avevo tutta la banda di Sam in testa – a questo punto, era evidente che fosse un branco, e non una banda – e non volevo renderli partecipi dei fatti miei o di quelli di Bella.

Problema due. Sam Uley era il capo, l'alfa. Un suo ordine aveva valore di legge.

Mi alzai, sgranchendomi le membra. I miei arti, umani come al solito, sembravano a posto. Osservandomi per la prima volta dopo parecchio tempo senza vestiti, notai anche che quello che aveva detto Bella poco prima era vero: avevo messo su un bel po' di muscoli. Solo a cercare legna nel bosco? No, non credevo. Forse c'entrava la faccenda da lupo.

Forse c'entrava anche con il fatto che la neve mi si scioglieva addosso e non mi dava alcun fastidio.

Neve.

Ecco il problema numero tre. Bella era ancora fuori, seduta e appoggiata contro un tronco d'albero, inerme contro la neve, senza la possibilità di spostarsi.

Okay, Jacob, è il tempo di ragionare.

Pochi istanti dopo, con una speranza più che una verità assoluta, cercai di ritrovare la rabbia e di ridiventare lupo.

   
 
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