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Autore: Lady K    11/03/2019    2 recensioni
[Alphys/Undyne, primo della serie “Their SOULs are filled with love”]
Con questa Fanfiction cercherò di raccontare, secondo la mia interpretazione, come si è evoluto nel tempo il rapporto tra Alphys e Undyne: dal loro incontro nella discarica in poi, fino a prima che Frisk cada nel Sottosuolo e comincino gli eventi di Undertale. Il tutto rispettando i piccoli indizi sparsi nei dialoghi (anche nascosti) del gioco. Tanta tenerezza e shippamento alle stelle, accorrete numerosi xD
Rating giallo e Avvertimento per via del primo capitolo.
[Revisione in corso: 2 capitoli su 8 completati.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT SOUL skipped beat capitolo 3
Terzo capitolo, due zuccherine, primo "appuntamento". Cosa potrà mai andare storto? =3 Enjoy!

...And her SOUL skipped a beat


Capitolo 3 - Non aver paura

Il sorriso di Undyne si spense appena osservò meglio la sua immagine riflessa nello specchio.
Mancavano pochi minuti al programma culinario del primo pomeriggio: presto avrebbe dovuto incamminarsi verso il confine tra le Cascate e Hotland per incontrare Alphys. Per lei non era affatto un problema, con la sua forza e agilità poteva raggiungere il punto prestabilito in un batter d'occhio. Dopotutto lei era a capo delle guardie reali, tutti conoscevano le sue incredibili doti e nessuno poteva negare che lei fosse una guerriera straordinaria. Aveva combattuto estenuanti battaglie con gli stolti esseri umani caduti nel Sottosuolo, e aveva vinto. Era un'eroina per ogni singolo mostro, quella che con le sue abilità avrebbe permesso al re Asgore di rompere la Barriera e liberarli da quel mondo. Era la loro speranza.
Undyne era assolutamente cosciente di tutto questo; lei era sempre stata fiera della sua carriera, ma mai prima d'ora si era trovata lì, davanti allo specchio della sua camera da letto, a squadrare il suo viso... con un solo occhio.
Già, ecco il motivo per cui aveva cambiato espressione così bruscamente. Da molti anni aveva perso l'occhio sinistro, e si era abituata velocemente alla sua faccia "sfigurata". Non la trovava affatto terribile però, tutto ciò che era rimasto era una cicatrice con qualche punto di sutura. Eppure, appena era arrivato il momento di scegliere quale benda indossare, strani pensieri le avevano attraversato la mente.
Si chiese se Alphys avrebbe mai potuto trovarla spaventosa senza una copertura che nascondesse il suo difetto. Ma era ridicolo, perché si era posta questa domanda? Quello era solo uno degli innumerevoli segni che la caratterizzavano, un trofeo di guerra per il quale tutti i mostri del Sottosuolo la ammiravano. Se mai qualcuno era rimasto intimorito alla sua vista era stato solo per ammirazione o per la presenza della sua armatura luccicante, non per il suo aspetto.
La scienziata era semplicemente una tipetta timida e nervosa. Si ricordava molto bene del suo visino scarlatto appena era stata colta sul fatto, e di come non ne voleva sapere di guardarla mentre spiegava quell'intruglio di teorie scientifiche lì alla discarica. Si era accorta del suo muso amareggiato del giorno seguente, dopo il suo discorso sulle alghe; non poteva credere che fosse per paura, no. Anche perché... c'era da considerare tutto il resto!
Il mostro pesce aveva percepito i suoi occhioni addosso in ogni istante, l'avevano fissata con timido interesse e un'intensità particolare.
Allora perché? Undyne non capiva. Così come non comprendeva il motivo per cui aveva voluto una conferma da Alphys il giorno prima, quando le aveva chiesto se fossero amiche.
-Certo, Undyne. L-lo siamo.-
A quel ricordo la guerriera rilassò le labbra generando un'espressione colma di serenità. Che stupida che era stata. Non vi era alcuna ragione per pensare che Alphys potesse avere timore di lei.
Abbassò lo sguardo verso il comodino.
Per questa volta, tuttavia... non se la sentiva di esporre la cicatrice. Agì per abitudine: afferrò una benda dalla tonalità biancastra, uscì dalla stanza e spense la luce.
Se il suo specchio avesse avuto un'ANIMA si sarebbe sorpreso alla vista di quel dolce sorriso di pochi secondi prima.


***

La guerriera arrivò al confine prima del dovuto, ma pochi minuti dopo vide già Alphys avvicinarsi dal lato opposto, anche lei altrettanto in anticipo.
Undyne agitò un braccio in segno di saluto mentre l'altra la raggiungeva di corsa.
-S-sono... in ritardo?- chiese il mostro giallo quando si fermò a pochi passi dall'amica.
-Affatto! Siamo in perfetto orario, penso che il programma di Mettaton non sia nemmeno finito!- il mostro pesce scoprì i denti in un ampio sorriso.
-Oh! A-allora andiamo?-
Fintanto che la scienziata pronunciava quelle parole si accorse di come Undyne le sembrava... singolare. Aveva un aspetto più spigliato di come l'aveva vista i giorni precedenti. Indossava un dolcevita bianco sotto a una giacca di pelle scura; aveva un foulard rossiccio attorno al collo e alcune ciocche della sua coda di cavallo le cadevano da una parte, creando un ciuffo che le incorniciava il lato sinistro del viso. Notò anche un accenno di ombretto sul suo occhio sano, ma guardando meglio vide quel colore tenue partire anche da sotto la benda bianca, fino al sopracciglio.
Alphys si domandò se per caso lei a confronto non sembrasse per niente elegante. Il suo armadio era stracolmo di camici da laboratorio, e sì, possedeva un vestito tutto nero a pois, ma era fin troppo vistoso per un incontro con un'amica. Ricordava bene che era stata Catty a consigliarglielo.
Sperò con fervore di non apparire come una patetica scienziata che non si cura di se stessa.
-Certo, ti seguo a ruota!-
Alphys aspettò che l'altra la affiancasse alla sua destra prima di dirigersi con lei verso la fine della caverna; sulla parete situata a nord era stato costruito da tempo immemore un lungo pannello luminoso, che come un'enorme insegna diede loro il benvenuto a Hotland. Superato il pannello, varcarono così la soglia della regione più calda del Sottosuolo.
Il paesaggio cambiò totalmente: il blu scuro dell'acqua e il grigio fumo delle pareti furono sostituiti dal rosso intenso delle rocce magmatiche dove si trovavano ora a camminare e dalla lava bollente che scorreva minacciosa nella zona sottostante, a molti metri di distanza da loro.
Ora l'ambiente era molto più luminoso, e le squame brillanti di Alphys non passarono inosservate all'occhio di Undyne; anche il suo camice risultava pulitissimo, di certo molto di più dei loro primi due incontri.
Il laboratorio non distava molto dalla caverna che conduceva a Waterfall: i due mostri dovettero solo attraversare un ponte sospeso e avanzare per pochi minuti sopra un'altra piana rocciosa. Erano praticamente all'entrata della struttura quando Alphys si rivolse alla guerriera.
-S-siamo arrivate. Non è d-difficile il percorso, no?-
-Beh, in realtà... qualcosa ricordavo della strada... il tuo laboratorio lo sanno tutti dov'è...-
La scienziata sbarrò gli occhi; l'amica stava ansimando leggermente e sul suo volto scivolavano piccole gocce di sudore.
-U-Undyne! N-non stai bene?-
Quella la guardò con un sorriso mesto. -Sto bene, tranquilla... è che... non... sopporto il caldo, ecco...-
-Presto, e-entra!-
Alphys si avvicinò di fretta alla porta automatica e questa si aprì con un fruscio metallico. Si girò e sollevò un braccio verso la guerriera, invitandola a entrare.
Quando la porta si richiuse dietro di loro, Undyne portò una mano sulla fronte e respirò profondamente. Il mostro dinosauro zampettò davanti a lei preoccupata.
-Oh m-mi dispiace, mi dispiace! Hotland ha una t-temperatura davvero alta, avrei d-dovuto pensare che un mostro come te...-
-Ehy... sto bene, stai tranquilla. Sono io che avrei dovuto pensarci e... trovare una soluzione. Ma... mi passerà, vedrai.-
-V-vieni, siediti!- Alphys afferrò d'impulso la mano di Undyne e la condusse davanti alla sua scrivania, dopodiché la fece accomodare sulla sedia girevole.
-Oh Alphys, non è colpa tua, non fare quel muso lungo...- scherzò la guerriera. Le sue pinne le cadevano leggermente in direzione degli zigomi, ma Undyne faceva del suo meglio per non manifestare il suo piccolo disagio.
-R-resta qui, ti porto qualcosa...!-
Così si precipitò verso le scale mobili per salire nella parte sopraelevata del laboratorio.
Ad Undyne venne da ridacchiare; le buffe movenze dell'amica erano bastate a farla sentire meglio. Aveva ancora alcune goccioline che scendevano dalle guance ma ormai il peggio era passato. Di sicuro si era ritrovata in situazioni molto più problematiche di questa, non c'era proprio paragone.
Si guardò intorno. Alla sua destra vi era una console con uno schermo gigante, mentre in quel momento si trovava probabilmente alla postazione di lavoro di Alphys. La scrivania era disseminata di pile e pile di fogli di carta, ma sembravano essere state posizionate con un certo ordine, una a fianco all'altra. Accanto al case del computer c'era una bottiglia di cedrata e una strana statuina colorata con tanto di mini piedistallo. In generale, quel laboratorio splendeva di azzurro chiaro e giallo-limone.
Il mostro pesce stava ancora studiando con lo sguardo la parte est della stanza quando si accorse che Alphys era arrivata di corsa dal lato opposto da cui era salita. Non fece in tempo a processare l'informazione che quella le aveva già avvicinato al grembo una coppetta di gelato. Sotto era cautamente avvolta da un fazzoletto, e immerso nel fresco mucchietto rosa vi era un cucchiaino di plastica. Undyne afferrò con attenzione la coppetta e guardò prima quella, poi l'amica con l'occhio sorpreso.
-Alphys, è per me...?-
La scienziata sorrise timidamente e cominciò a punzecchiare con le dita il bottoncino marrone del camice.
-S-sì, ho pensato... che un gelato f-fosse l'ideale per un caldo c-così...-
Undyne non sapeva cosa dire. Assaggiò una cucchiaiata di gelato e la sua espressione cambiò drasticamente, tuttavia ad Alphys non sfuggì quella di poco prima.
-U-uh... Undyne, non... n-non ti piace?-
La guerriera si sentì stranamente in trappola, non era da lei. Guardò il mostro più basso; la osservava con apprensione e le sue mani erano strette al petto, come l'aveva vista spesso. Non voleva ferirla ma nemmeno prenderla in giro. Le avrebbe detto la verità.
-Vedi, Alphys... purtroppo io e i cibi freddi non... andiamo molto d'accordo.-
La coda di Alphys si piegò leggermente verso il pavimento mentre guardò l'amica, mortificata.
-Uh... i-io... mi d-dispiace...- la sua voce era ormai un sussurro.
-E-ehy, lasciami finire!- Undyne si affrettò a continuare il discorso: -Quello che ti ho detto è la verità, ma è altrettanto vero che questo tuo gelato mi piace moltissimo!-
-Non... n-non lo devi mangiare p-per forza...- sentì gli occhi pizzicare per le lacrime, per cui si mise a fissare le piastrelle del laboratorio. Aveva dato tutta se stessa per costruire la macchina che "trasformava" le alghe in gelato, ci teneva così tanto...
-No, Alphys non sto mentendo! Mi piace davvero!-
Il mostro ceruleo si chinò di nuovo sulla coppetta per mangiare altro gelato.
-Non... so nemmeno io il perché, di solito i cibi freddi non mi piacciono. Ma questo... uhm... è buonissimo, sembra quasi speziato ma il gusto è così delicato...- disse così tra una cucchiaiata e l'altra, facendo attenzione a non spezzare la posata con i suoi denti appuntiti.
La scienziata la guardò in viso di nuovo. L'amica sembrava davvero gradire il gelato alle alghe.
Beh, solo io sono capace a inventare frottole in modo convincente, probabilmente...
Era ancora assorta nei suoi pensieri quando sentì qualcosa sfregare leggermente le squame della sua testa. Undyne le aveva posto una mano palmata vicino alle punte della sua cresta gialla, le sue scaglie la stavano accarezzando...
-Alphys, sciocchina, non fare così. Ti ringrazio per il gelato, sei stata tanto gentile.-
Quella aprì la bocca ma non riuscì a dire una parola. La guerriera fece il suo usuale sorriso da squalo mentre chiudeva l'occhio in un'espressione solare e spensierata.
...e la sua ANIMA perse un battito.
Sentì a malapena il contatto squame/scaglie sciogliersi e il cigolio della sedia su cui era seduta Undyne, mentre quest'ultima riafferrava il cucchiaino e continuava a mangiare con gusto.
Alphys si riprese da quello stato di trance e si chiese dentro di sé che cosa fosse appena successo.
Non trovò risposte, ma ora la vista di Undyne che trangugiava il suo gelato - ironia della sorte - le scaldò l'ANIMA.

-M-mettiti pure qui, Undyne.- la scienziata tutta gialla indicò il pavimento con la mano.
-Va benissimo!-
Il mostro pesce si sedette per terra a gambe incrociate e osservò l'amica prendere tanti libricini colorati dalle librerie. Sembrava li stesse scegliendo meticolosamente, poiché tra uno e l'altro si fermava con la mano a mezz'aria, forse indecisa sul da farsi.
L'occhio di Undyne si perse di nuovo a guardare il laboratorio; il piano superiore dove erano appena salite risultava più stretto in larghezza. A pochi passi da lei un velo grigio chiaro pareva coprire uno strano macchinario. A fianco ad esso vide un tavolo di legno molto grande, probabilmente si trattava di un'altra postazione di lavoro, quella più manuale. Subito dopo si poteva notare un armadio, un comodino e...
La guerriera inarcò le sopracciglia.
-Alphys, cos'è quel grosso cubo lì in fondo?-
-O-oh, è un letto, Undyne. B-basta premere un pulsante e d-diventa un letto. Adesso... oh, no!-
Undyne si girò di scatto verso il mostro dinosauro appena sentì un piccolo tonfo. Alphys stava cercando di tenere una torre di libri tra le mani, e alcuni di questi erano caduti a terra.
-Alphys! Scusami, mi sono distratta un attimo... lascia che ti aiuti.-
Dopo pochi minuti tutti quei fumetti erano stati posti con attenzione sul pavimento. La scienziata ne prese uno e si avvicinò all'amica.
-G-guarda, si leggono da destra a s-sinistra. L'inizio è qui.-
-Oh... peculiare.- afferrò il manga, poi alzò l'occhio verso Alphys. -Non ti siedi?-
-O-oh...-
Effettivamente per tutto il tempo era rimasta in piedi. Non era abituata alla compagnia di qualcuno e non aveva mai condiviso la sua passione con un amico. Ma ora stavano accadendo entrambe le cose, e per lei era una novità. Doveva semplicemente lasciarsi un po' andare.
Così si sedette vicino ad Undyne, e quella sorrise.
-Allora... in questo pezzo di storia gli umani avevano costruito dei robottoni giganti per combattere?! Pensi che durante quella famosa guerra ci abbiano battuto grazie a questi cosi? Non mi pare di aver sentito nulla del genere dai racconti dei vecchi...-
Il mostro giallo prima di parlare guardò la copertina del fumetto. Mostrava un robot di dimensioni colossali con una spada carica di energia. Dovette stare al gioco.
-Uhm... n-nei resoconti successivi non sono p-più presenti i robot, quindi c-credo non li costruissero già più.-
-Tsk, stupidi umani. Beh, è interessante comunque.-
Sfogliò alcune pagine del manga, soffermandosi sovente a leggere delle vignette. E all'improvviso, fece una domanda che Alphys non si aspettava.
-E... qual è il tuo pezzo storico preferito?-
Quella sgranò gli occhi e la fissò stupefatta.
-Uh... e-ecco...-
-Ho visto che sono divisi tipo in sezioni, questo che ho in mano ha lo stesso titolo di quell'altro laggiù.- indicò col dito uno dei tanti volumi sparsi per il pavimento. -Quindi, come si chiama il tuo preferito?-
Poi, notando il silenzio dell'interlocutrice aggiunse: -Non aver paura, con me ne puoi parlare-.
La scienziata strinse per l'ennesima volta le manine al petto. Vide il cenno di incoraggiamento di Undyne e deglutì.
-S-si chiama... Mew Mew Kissy Cutie... è...-
Prima che l'amica potesse commentare circa il titolo infantile cominciò a raccontare la trama come un treno: -P-parla di questa ragazza che al contrario d-di tutti gli altri ha delle orecchie da g-gatto e per questo si sente sempre esclusa e m-messa da parte, ma poi troverà lo stesso delle amiche e, e p-poi ha questo potere grazie al quale r-riesce a controllare la mente di chi b-bacia e lo userà per risolvere i suoi p-problemi e quelli degli altri, c'è il triangolo a-amoroso e parla di amicizia e...-
Alphys non riusciva a fermarsi: le raccontò della protagonista, del suo strano potere, delle sue nuove amiche, dei suoi episodi preferiti. E più continuava più si sentiva a suo agio, libera finalmente di parlarne con qualcuno che non fosse il suo riflesso allo specchio.
Il suo viso mostrava emozioni diverse in base a quale scena descriveva, le braccia grassocce si muovevano come se stesse recitando e la coda tamburellava leggermente a terra. Dovette più volte sistemarsi gli occhiali sul muso per evitare che cadessero.
L'altra la ascoltò con attenzione; si era calata talmente tanto nella storia che assumeva le stesse espressioni del mostro dinosauro, e se ogni tanto chiedeva qualche particolare, quello era prontamente spiegato dall'amica.
-N-non ti dico altro perché sarebbe s-spoiler... uh-oh... ho... p-parlato troppo!-
-Ma che dici, ci siamo fatte entrambe una bella chiacchierata! Mi piace questa storia!-
-M-ma con i miei balbettii ci a-avremmo messo più di un'ora...-
-Ahahah, Alphys ti ho già detto che non mi dà fastidio!-
Undyne mostrò i denti affilati mentre sghignazzava con allegria, e la scienziata si ritrovò a ridere anche lei senza rendersene conto.


I mostri, vivendo nel Sottosuolo, non avevano il cielo o il sole come punti di riferimento per capire che ora fosse; secondo l'orologio comunque era ormai sera tardi.
Le due amiche si scambiarono il numero di telefono prima di salutarsi all'entrata ovest del laboratorio.
-Ciao Alphys, grazie di tutto. Ci possiamo vedere altre volte, no?-
-C-certo Undyne. Ci sentiamo.-
La leader delle guardie sorrise e si allontanò con destrezza, diretta verso le Cascate. Alphys la salutò con la mano alzata finché la sua figura non scomparì in mezzo alla calda nebbia che aleggiava perenne su Hotland.
Mentre rientrava dalla porta automatica ripensò a quante emozioni le aveva regalato quel pomeriggio, sia le positive che quelle meno piacevoli.
Le meno...
Si bloccò, lo sguardo perso nel vuoto e un'idea che pian piano si faceva strada dentro la sua mente.
Hotland! Il caldo! Posso mettere un refrigeratore d'acqua per...
Dopo pochi secondi era già china sul suo tavolo da lavoro per misurare con precisione la distanza tra la caverna e il laboratorio su un foglio di prova.
Le capitava spesso di passare la notte in bianco, ma questa volta non l'avrebbe fatto per colpa della depressione.


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Phew, e anche questo è andato. Grazie a tutti quelli che stanno leggendo! Tanto per dire, ho fatto delle piccole modifiche nei primi due capitoli, ma poca roba. Tipo segni di punteggiatura e maiuscole. Sono pignola, che posso farci xD
Ci vediamo al prossimo capitolo!
  
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