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Autore: Mitsuki91    13/03/2019    1 recensioni
"Edward, se sopravvivo a tutto questo, stai sicuro che la prossima volta ti uccido io."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo V

 

"Come diamine hai fatto?!"

Era sempre Embry nella mia testa. Avvertivo, però, anche altre presenze. Probabilmente qualcun altro si era trasformato, forse per darmi il bevenuto, ma non volevo essere egocentrico.

Sam era arrabbiato.

"Jacob." disse "Devi immediatamente tornare..."

"No." risposi.

Sentii qualcuno – Paul, mi informò il lupo – ringhiare, mentre Embry emetteva uno sbruffo sconsolato.

Non si discuteva un ordine alfa.

"Non esistono obiezioni! Devi tornare...!"

"NO." lo interruppi ancora, più forte.

Le mie gambe – zampe – stavano per muoversi. Nel tentativo di frenarle, iniziai a tremare sul posto.

Dondolavo, avanti a indietro.

"Amico, è meglio se non lo combatti." intervenne di nuovo Embry.

Un altro lupo emerse ai margini della coscenza. Una parte di me registrò lo stupore di quando si accorse che era una femmina, ma cercai di non badarci.

"Torna" Sam era sempre più furioso, lo potevo sentire sbuffare per cercare di imprimere più forza all'ordine alfa "Torna..."

"NO!"

Ora anche la mia voce aveva il timbro dell'alfa. Con un rinculo, sentii le voci sparire; tutte, tranne il guaito mentale di Sam, che sembrava preso in contropiede.

Le catene che imprigionavano il mio corpo smisero di stringere e io caddi all'indietro.

"Cosa." disse Sam "Cosa stai facendo, cosa...?"

Riuscii a rialzarmi e mi accorsi non sentire altro. La voce di Sam aveva il timbro dell'alfa e non mi imprigionava, ma io avevo smesso di sentire i suoi pensieri e di vedere con i suoi occhi.

"Ah." cercai di dire "Adesso è diventata una conversazione ad alta voce?"

"Jacob." rispose Sam "Jacob, cosa hai fatto? Torna. Torna, ti prego, possiamo parlarne..."

"Ma ne stiamo parlando. Così va meglio."

Mi arrivò una sorta di guaito/ruggito mentale.

"Scusami." mi sentii in dovere di precisare "Non è per te. Ho solo pensato... Ho solo sperato che essere discendente del precedente alfa mi desse un certo... potere."

"Reclami il branco, quindi? E' questo che vuoi? Potere?"

Il mio corpo di lupo scattò in automatico, ringhiando. Io cercai di tenerlo sotto controllo. Anche se le zampe erano grosse e pelose, io ero sempre io. Il lupo poteva essere controllato dall'uomo; doveva essere così. E a me non serviva un branco.

"No." risposi "Non mi serve il branco. Mi serve il lupo."

Passarono alcuni istanti, in cui tornai a muovermi secondo i miei desideri. Presi un bel respiro e cercai di capire se c'erano prede nelle vicinanze.

"Cosa? Perché ti serve il lupo?"

"Ah, ecco. Molto meglio. Mi spiace, è un segreto."

Adesso potevo permettermi di pensare a Bella, ma non ero ancora sicuro sul controllo che avevo in quella conversazione quindi preferii concentrarmi sulla preda.

Una debole scia di qualcosa verso est...

"Jacob, mi devi una spiegazione! Jacob!"

Lo ignorai. Era facile, se mi calavo nel lupo.

Non pensai a nulla e lasciai che i miei piedi mi guidassero.

L'alce era da solo e stava bevendo al fiume. Come se non avessi fatto altro da quando ero nato, mi avventai su di lui e lo uccisi.

Ci misi qualche istante a riemergere, a dire il vero. Giusto il tempo per fermarmi dallo sbranare la mia preda.

Cercando di nascondermi al lupo, ero sceso troppo in profondità. In un certo senso, gli urli di Sam nella testa mi avevano aiutato a non smarrirmi.

"Fico." dissi, moderando lo spavento "Senti, Sam, ti va di urlarmi nella testa anche la prossima volta?"

"Cosa? Cosa? Cosa stai facendo, Jacob? Ti prego, parla con me!"

Lo ignorai, di nuovo padrone del mio corpo peloso, e cercai di trascinare la mia preda indietro. Il problema non era seguire la scia, il problema era che dovevo tirarmi dietro un animale enorme e morto e senza poter correre non era per niente facile.

Dovevo pensare a Bella.

Dovevo pensare alle sue mani tremanti e alla disperazione nei suoi occhi. Alla lacrima che aveva versato e che poteva essere l'ultima oncia di acqua rimasta nel suo corpo. Nel suo sangue.

Dovevo pensare alla cosa che le stava prosciugando la vita, trovare un modo per posticipare la fine ancora di un giorno, e poi un giorno ancora.

Non avevo intenzione di trasmettere questi pensieri a Sam, e sembrò che la cosa funzionasse. Voglio dire, lo sentivo urlare e implorarmi e arrabbiarsi per scatenare una mia reazione – senza risultato –; se avesse visto la pancia di Bella come la vedevo io nei miei ricordi probabilmente avrebbe cambiato registro.

Riuscii ad arrivare alla piccola radura dove ero riuscito a ritrasformarmi per la prima volta. Era abbastanza vicina e per Bella sarebbe stato meglio vedermi nella mia pelle da essere umano, presumevo. Dovevamo parlare e metà delle cose che erano successe in quei pochi minuti, mezz'ora al massimo, non le capivo neanche io.

Mi ritrasformai, trovando la calma dentro di me e ignorando le urla di Sam. Mi ritrovai a sputare peli di alce e quella fu l'unica nota negativa della caccia.

Ripresi a trascinare l'alce. I miei muscoli supersviluppati servivano a qualcosa, dopotutto, e non mi erano spuntati solo per fare scena. Fico.

O meglio, lo sarebbe stato quando avessi avuto cinque minuti in croce della mia vita per riflettere seriamente sulla questione.

Trovai Bella nello stesso identico punto in cui l'avevo lasciata. Sempre con le mani tremanti, forse un po' più pallida. Mi sentì arrivare e alzò verso di me due occhi enormi impauriti; il viso però le si contrasse in un altra smorfia notando il mio stato.

"... Jake." disse.

"Ehilà. Scusa per lo spavento, io non... Non sapevo che... Immagino che potremmo parlare, dopo..."

"Jake, perché stai trascinando un alce e perché nel nome di tutto ciò che è sacro sei nudo."

Sorrisi, smagliante. Era tipico di Bella lasciare da parte le questioni importanti del tipo 'ti sei appena trasformato in un lupo' e concentrarsi sulle piccole – beh, non tanto piccole – cose come 'Jacob, migliore amico mio, sei completamente nudo'.

"Ah, l'hai notato?" risposi, tranquillo e indifferente, continuando a lanciarle occhiate di sottecchi "Così siamo pari, no?"

Non potei giurarci date le sue condizioni, ma Bella sembrò fare mille smorfie per cercare di trattenersi dal ridere. Sicuramente, se avesse potuto, sarebbe arrossita.

"In ogni caso, ti ho portato la cena. Una cena che potrebbe permetterti di arrivare alla prossima alba, o almeno lo spero."

Bella corrugò le sopracciglia; poi, in un lampo di comprensione, spostò lo sguardo verso l'alce e sgranò gli occhi.

"Stando alle nostre leggende, i Cullen si nutrono di sangue animale. Quindi deve poter fare qualcosa, no?"

"Jake, io non, ah, non penso sia una buona idea..."

"Sei incinta di un vampiro, Bella. E stai morendo. Guardami negli occhi."

Mi accucciai davanti a lei, lasciando momentaneamente l'alce, e le presi il mento con una mano, costringendola ad alzare lo sguardo.

"Lo so io come lo sai tu. La tua pancia si ingrandisce e tutto il resto di te deperisce. Mangi più di quanto dovresti e non funziona. E' evidente che... Il feto... Voglia qualcosa che ancora non gli hai dato da fonti esterne. Se lo prende da te, Bella. Sta prosciugando il tuo sangue e se non provi, se anche solo non provisaiche morirai presto, e morire presto non ti servirà a niente. Non ne so molto di gravidanze ma, per quanto grande sia diventata la tua pancia, pure io so che non è abbastanza perché una creatura possa sopravvivere con una madre morta."

Bella non poteva sottrarsi al mio sguardo. La vidi cercare dentro di sé una scusa e non trovare niente.

Avevo ragione.

E lei non poteva permettersi di perdere questa opportunità, lo sapeva.

Le lasciai andare il mento, non appena vidi nei suoi occhi che aveva preso una decisione. Le avvicinai l'alce.

"Gli ho spezzato il collo senza ferirlo. Ho pensato che altrimenti avrebbe perso troppo sangue..."

"Mh..."

Sospirai.

"Non devi perforza morderlo, Bella. Abbiamo un coltello. Gli faccio un taglio sulla gola e vediamo che succede, vuoi?"

Lei annuì, ancora poco convinta ma decisa a provare. Si mise una mano sulla pancia e io strinsi le labbra, dandole la schiena. Chiusi gli occhi per un istante e controllai il tremore.

Il lupo non mi era più d'alcun aiuto. Il lupo sarebbe rimasto buono, dormiente fino alla prossima occasione.

Presi il coltello dalle nostre cose e feci un taglio sul collo dell'alce. Ne uscì pochissimo sangue, ma Bella sembrò subito rianimarsi.

Era senza controllo, io potevo vederlo. Si sporse subito verso il liquido vermiglio, irrimediabilmente attratta. La sua mano si spostò dalla pancia e cercò di afferrare l'alce per avere una presa migliore.

Si avventò sul collo dell'animale.

Senza pensare a niente; io immaginai che così doveva apparire il lupo nella sua essenza più estrema. Puro istinto e nessun controllo.

Solo che il lupo non era un vampiro, era il protettore degli esseri umani.

Il pensiero che dentro di lei, Bella, la mia Bella crescesse un abominio il cui desiderio di sangue era in grado di annientare il concetto stesso di umanità... Distorcere i contorni del viso di Bella, farle notare e volere solo il sangue; lei, che alla vista del sangue sveniva e vomitava...

Mi ritrovai di nuovo bloccato, mentre la osservavo mangiare.

Troppo vicino per trasformarmi senza danni.

Troppo poco Jacob per evitare di farle male; di cedere all'istinto che mi ordinava di distruggere quella creatura infernale.

Bloccato.

Ma non ero costretto ad assistere.

Non appena me ne resi conto, voltai le spalle a quello spettacolo e corsi di nuovo via, verso la radura. Mi trasformai a metà strada e fu liberatorio in molti sensi.

Sam sentì che ero tornato e ricominciò a cercare di convincermi a parlare, a tornare. Io non gli badavo. Per un momento, per un solo momento, avrei lasciato al lupo buona parte del controllo. Non abbastanza per fargli voltare le spalle e attaccare la creatura, ma tanto quanto bastava per impedirmi di pensare per almeno cinque minuti.

Corsi un bel po' e dopo, esausto sulle zampe, mentre ero più o meno sceso a patti con quello che Bella era diventata, capii che non potevo semplicemente scappare.

Un alce sarebbe stato sufficiente per quanto? Una giornata, due, mezza settimana? E se non fosse bastato affatto? E Bella?

Non potevo abbandonarla. Semplicemente non potevo.

L'amavo troppo. E la verità era che l'amavo anche con i tratti deformati dalla sete e la pancia gonfia di un figlio non mio. Mi aveva offerto una scelta, giorni prima. E io dovevo andare fino in fondo.

Tornai indietro il più velocemente possibile, con il pensiero di parlarle, di spiegarle ogni cosa legata al lupo.

Con l'obiettivo di tenerla in vita e di cercare una soluzione per permetterle di sopravvivere a sé stessa.

   
 
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