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Autore: Miryel    16/03/2019    21 recensioni
In una vita alla costante ricerca di un vuoto da colmare, Peter Parker e Tony Stark si trovano, in un momento della loro esistenza in cui si sentono divisi a metà, a condividere parti della loro anima e della loro mente, con la sola scusa di un tempo che giustificano come speso per forza insieme. Il loro rapporto cresce, di giorno in giorno, fino a creare inaspettatamente un legame e, inesorabilmente, una rottura.
Una rottura che per Tony significa mettere da parte l'orgoglio per affrontarla e per Peter mandandare giù bocconi amari, tentando di non soffocare con la sua stessa saliva.
[ Young!Tony x Peter - Angst/Introspettivo/Romantico - College!AU ]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[ Young!Tony x Peter | Angst - Romantico | word count: 3387 ]


You Say Goodbye,
I Say Hello





•  •  •
«I don't know why you say goodbye,
I say hello»
•  •  •



 

Capitolo VI. I Feel Fine

 

«Beh, abbiamo concluso la tuta, infine.»

Tony non avrebbe mai creduto di dirlo, e forse fino a qualche settimana prima lo avrebbe anche fatto con un certo sollievo, ma non stavolta. La tuta era conclusa e con lei tutte le giornate passate con Peter a fingersi scocciato dal tempo perso dietro a quel progetto, quando era certo non fosse stato così. Non lo era più. Da un secolo.

«Già», rispose Spider-Man, l’entusiasmo caricato a salve colme di niente; sparate via solo perché era così che doveva andare. Perché doveva per forza essere un evento indimenticabile e positivo, ma di fatto Tony sapeva che così non era. Guardò quel pezzo di stoffa per minuti interi, mentre Peter faceva lo stesso e, cedendoglielo con un sorrisetto, decise di mentire per l’ennesima volta.

«Finalmente, oserei dire! Ci abbiamo messo più di quanto avremmo dovuto. Stavo iniziando a stancarmi, sai?»

«Lo posso immaginare. Dopotutto potevi dedicare seriamente questo tempo a cose molto più interessanti, e di questo sono assolutamente certo», bofonchiò Peter, fermamente convinto di quella sua affermazione.

Andiamo, stavo scherzando! Possibile che non riesci proprio a capirlo?, pensò lui, e non glielo disse. Come non gli disse che avrebbe voluto trovare delle falle gigantesche nel sistema elettrico della tuta, solo per il gusto di ributtarsi a capofitto in quei pomeriggi che avevano appena raggiunto il loro epilogo. Come non gli disse che passare del tempo insieme stava diventando troppo importante, per lui. Quasi un'ossessione.

Perché, di fatto, Tony aveva ponderato a lungo, in quelle tre settimane passate da quella serata al pub. I punti cardine di quei pensieri erano giusto un paio, ma lo stavano mandando letteralmente nel pallone. Il primo era sicuramente la confusione che aveva in testa; la paura di aver travisato il sentimento che provava per Peter. Poteva trattarsi di una semplicissima amicizia, magari molto più profonda di qualunque altra, ma dubitava che il pensiero di un amico potesse ribaltargli lo stomaco a quel modo e mandargli in fiamme il miocardio. Il secondo punto era la sua presunta eterosessualità. Non era particolarmente scioccato dal fatto che gli piacesse un ragazzo, quanto dal fatto che, prima di Peter, non era mai successo. Aveva avuto un paio di fidanzate, bionde e formose, belle e carismatiche. Peter, di fatto, caratterialmente era tutto il contrario. Impacciato, goffo, insicuro e logorroico all’occorrenza. L’opposto del suo – a quanto pareva – canone ideale di persona. Forse, semplicemente Peter era diverso da qualsiasi altro essere umano, e non aveva importanza a quale sesso appartenesse. Tony era certo che l’inghippo stava proprio lì: si stava innamorando di Peter, non di un maschio o di una femmina. Se n’era fatto una ragione, e forse era proprio questo il motivo per cui, dare un freno a quegli incontri, stava facendo così male.

Peter, intanto, aveva piegato la tuta e se l’era gelosamente stretta al petto; un sorriso misto tra il malinconico e l’entusiasta gli balenò sul viso, lasciando Tony muto per un tempo infinitamente lungo, a cercare le parole da dire. Era chiaro che nemmeno lui fosse totalmente felice, ma non era facile interpretare quel comportamento. Avevano instaurato un bel rapporto, qualsiasi esso fosse, e per l’altro poteva essere stata semplicemente una bella esperienza che avrebbe portato con affetto nel cuore, nulla più…

Nulla più.

«Facci un giro, stasera», gli disse, e Peter ridacchiò.

«Sarebbe la prima pattuglia senza il mio inseparabile pigiama addosso», rispose, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guardando altrove, poi sospirò e gli puntò di nuovo gli occhi addosso, «Senti, Tony… lo so che non devo e che me lo hai già detto mille volte di non farlo, ma vorrei ringraziarti per il tempo che mi hai dedicato. Per aver avuto tanta pazienza con me e per questa, – gli mostrò la tuta, tornando subito ad abbracciarla come se qualcuno potesse portargliela via da un momento all’altro – so che non abbiamo esattamente cominciato col piede giusto, e che ingranare insieme è stata un’impresa ma… sono felice. Felice di aver collaborato con te e di aver trovato in te… un amico. Spero per te… sì, insomma, spero che anche per te sia lo stesso».

Tony alzò le sopracciglia e avrebbe voluto schiaffeggiarlo. Immotivatamente avrebbe voluto fargli del male, solo per potergli poi dire Fa male? Perché non hai idea di quanto tu abbia fatto del male a me, con questa confidenza. Fece solo cadere le braccia lungo i fianchi, dopo essersi sistemato gli occhiali da vista contro la radice del naso. Limò la sua espressione ferita e la nascose dietro il nulla. Cercò di sorridere, ma non ci riuscì.

«Sì, è lo stesso.» Non gli diede alcuna dimostrazione del suo entusiasmo, solo perché Tony era incapace di mentire, quando farlo significava rischiare di esporsi e fallire. Peter non lo ricambiava, e lo vedeva come un amico. Peter aveva trovato in lui una compagnia piacevole, e Tony non se lo toglieva dalla testa un secondo. Peter sorrideva e gli faceva male, e Tony incassava il colpo in silenzio, senza poter cambiare le cose.  

«Stai bene?» gli chiese Spider-Man, inclinando la testa di lato, con una dolorosissima tenerezza.

«Sì… sì, sono solo molto stanco. Stanchissimo, a dire il vero. Tu vai pure, io finisco di sistemare alcune cose e me ne vado a casa.»

«Tony, sei proprio sicuro che vada tutto be-»

«Nel modo più assoluto. Va tutto bene.»

«Allora lascia che ti dia una mano!  Finiremo molto prima, così t-»

«No», lo zittì, e si maledì per il tono brusco che aveva appena usato, «Vai, Peter. Non… non mi serve il tuo aiuto».   

Scese il silenzio. Si contrappose tra di loro come un muro di ferro, indistruttibile, freddo come il ghiaccio che li divise, come nemmeno la stupida gelosia che Tony aveva provato i primi giorni aveva fatto. Era un idiota, un imbecille. Avrebbe solo dovuto scusarsi per quella frase che gli aveva gettato a quel modo e dirgli che sì, insieme avrebbero di certo fatto prima, ma che voleva semplicemente restare solo per un po’. Peter arricciò le labbra. Abbassò le ciglia e si guardò le scarpe, poi alzò le spalle e tentò di sorridere, come sempre fingendo di non sentirsi ferito da quei comportamenti che nemmeno Tony riusciva a giustificare. A volte si sentiva uno spettatore passivo della propria esistenza.

«Okay», sbottò Peter indicando dietro di sé con il pollice, «Allora… allora io vado. Ci vediamo a scuola o quando vorrai. Grazie ancora». Distacco. Maledettissimo e forzatissimo distacco. Tony si odiava più di quanto avrebbe dovuto. Voleva che rimanesse lì con lui tanto quanto voleva che se ne andasse via e lo lasciasse solo nella sua confusione.

«Figurati», rispose e Peter esitò un secondo in attesa forse che gli dicesse altre parole, dette con un poco più di sentimento. Parole che non arrivarono mai e fu per quel motivo che infine se ne andò. Tony rimane solo nel suo laboratorio. Fissò la porta scorrevole chiudersi dietro le spalle di Peter e di fronte alla sua infinita stupidità. Si passò una mano tra i capelli e tutto ciò che riuscì a pensare fu che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto convivere con l'idea che Spider-Man non ricambiava i suoi sentimenti e che avrebbe quindi dovuto farsene presto una dannatissima ragione. Come se lui fosse il tipo di persona che riusciva facilmente, in un intento simile…

Combatteva con i denti e col sudore per ottenere ciò che voleva, ma Peter – per quanto inarrivabile – continuava a non essere un oggetto e a merita rispetto, quello che Tony non dedicava quasi a nessuno. Glielo doveva. Si mise a sistemare le sue cose con una calma infinita, solo perché tornare a casa significava porre fine a quella giornata e avvicinare così il momento del loro incontro a scuola, il giorno seguente. Significava dover fingere che andava tutto bene e sperare che presto gli sarebbe passata. Ci sperò col cuore. Lo stesso che ora gli si stava arrovellando nella cassa toracica, proprio come il suo stomaco. Un’ora dopo infilò gli auricolari nel jack del telefono e li indossò, pronto ad uscire dal laboratorio e spegnere tutte le luci per poi andarsene via. Salutò un paio di persone che incrociò per i corridoi, prima di avventurarsi in quella calda serata, che avrebbe di certo preferito passare fuori. Se Peter non avesse detto quello che aveva detto riguardo alla loro amicizia, probabilmente lo avrebbe invitato a bere da qualche parte e festeggiare così quel traguardo raggiunto. Già, se solo non avesse puntualizzato con tanta enfasi il loro rapporto, banalizzando a quel modo.

Zigzagò tra alcune carte appallottolate sul marciapiede, sbuffando. Era di pessimo umore e per quanto avrebbe voluto non prendersela con Peter, alla fine lo stava facendo, consapevole che quel ragazzino non gli aveva fatto niente. Oltre ad avergli confuso le idee con la cotta mastodontica che si era preso per lui…

Tony si sentì uno stronzo. Stavolta non per la sua famosa incapacità di riservare gentilezza al prossimo, ma per la sua infinita deficienza. Aveva travisato troppe cose, negli sguardi di Peter. Aveva visto un feeling che a quanto pareva non c’era, nelle sue guance rosse, quando i loro occhi si incrociavano per più di due secondi. Aveva percepito un legame troppo diverso, per credere che lo vedesse solo come un amico. Strinse i pugni e i denti, reprimendo un grugnito che avrebbe attirato troppo l’attenzione su di sé, lungo quella stradina malconcia che lo avrebbe portato alla fermata dell’autobus. Si limitò solo a guardare avanti, le mani in tasca, e un cipiglio che abbandonò subito, quando quasi gli venne un infarto al miocardio.

«Ehi! Che accidenti ci fai in giro a quest’ora, da solo, con quell’aria assorta? Non lo sai che al tramonto i malviventi non risparmiano nessuno?»

Tony si premette una mano sullo sterno, andando in apnea per qualche secondo e annaspò aria. Soffriva di attacchi di panico da una vita e ci mise tutto se stesso per non farsene venire uno nel bel mezzo della strada. Spider-Man attendeva con le mani ai fianchi una sua risposta, tutto impettito, a testa in giù... appeso ad un balcone. Gli si era appena calato davanti agli occhi; la sua nuova tuta scintillante addosso, che per come gli calzava bene, Tony quasi dimenticò per un secondo di avere davanti Peter Parker. E, effettivamente, era la prima volta che lo vedeva in quelle vesti. Gli aveva raccontato di quanto si sentisse diverso, quando indossava quella cosa. Glielo aveva confidato più di una volta, terrorizzato all’idea che, quella nuova, potesse porre fine alla magia di quel cambio di personalità a cui tanto era affezionato. Tony si chiedeva in continuazione perché non si piacesse e preferisse il suo alter-ego, a se stesso. Non gli aveva mai posto quella domanda, e probabilmente non l'avrebbe mai fatto, solo per non metterlo a disagio.

Sbuffò divertito. «Oh, non ci speravo quasi più di incontrarti, ma finalmente è successo, Spider-Man.» Stette al gioco, infilando le mani nelle tasche e passandosi la lingua sulle labbra.

L’altro gli puntò un dito sulla fronte, quasi a redarguirlo. Un atteggiamento che Peter Parker non avrebbe mai adottato. «C’è sempre una prima volta! E non hai risposto alla mia domanda.»

«Perdonami,» sorrise Tony, mellifluo, «temo di non ricordarla».

Spider-Man tamburellò ancora un paio di volte il dito sulla sua fronte, poi sbuffò apprensivo. «Che fai in giro da solo, con quell’aria  triste? È successo qualcosa?»

Tony alzò le sopracciglia, spiazzato. Peter aveva quasi smesso di farlo sentire a quel modo, siccome si stava abituando alle sue uscite che lo prendevano sempre in contropiede, ma con l’eroe in calzamaglia non c’aveva ancora avuto a che fare. Intraprendente, ironico, pungente… un’altra persona. Totalmente.

«Cos’è? L’amichevole Spider-man di quartiere si è messo a fare pure lo psicologo, ora?» polemizzò.

Peter alzò le spalle, continuando a mantenere quella posizione sottosopra, totalmente a suo agio. «Beh, aiutare le persone non significa solo salvarle da una rapina o da un incendio. Ci sono anche dei fattori emotivi che, se posso aiutare a risolvere, lo faccio volentieri! Non so se lo sai, ma quando si ha in mano un potere, e si decide di usarlo per fare del bene, si hanno grandi responsabilità. Non è nel mio stile ignorare la richiesta d’aiuto di qualcuno! E tu, sai, sembri proprio il tipo di persona che ne ha bisogno, signor Stark

«Mio dio, me l’avevano detto che sei un logorroico patologico, ma non pensavo così tanto! Cristo Spider-Man, metti ansia!» continuò Tony, e non riuscì a reprimere una brevissima risata. Gli stava reggendo il gioco, seppure entrambi consapevoli di chi ci fosse dietro quella maschera. Stavano fingendo di non conoscersi, e paradossalmente, per quanto ridicolo, si stava quasi divertendo.

«Parlare mi distende i nervi! Se sto zitto mi agito. È tipo una terapia.»

«Mi ricordi qualcuno.»  

«Ah, sì?»

«Sì, uno che conosco. Uno che pensa sempre di fare la cosa sbagliata, e invece non è mai così. Difatti, non lo sopporto.» Sorrise sornione, solo perché non voleva che, quella frase, lo ferisse anche quella volta. Voleva che potesse percepirne l’ironia.

«Oh, capisco. Qualcuno che ti ha fatto qualcosa? È per colpa sua se sei triste?» gli chiese l’altro, e stavolta fu Peter a parlare, non più Spider-Man. Tony aveva assecondato quel gioco solo perché dopotutto si sentiva uno schifo, ma quell’improvvisata che gli aveva fatto l'aveva quasi tirato su di morale. Vederselo scendere dal cielo a quel modo, con la tuta che avevano costruito insieme, era stato un buon tentativo, da parte di Peter, di risultare meno impacciato e insicuro del solito e di dimostrargli che anche lui, da qualche parte, conservava un po’ di amor proprio.

Il sorriso sfacciato di Tony però si spense, inesorabilmente. Si era trovato sorprendentemente a suo agio con Spider-Man ma con Peter era tutta un’altra cosa. Sentì una fitta intercostale che lo costrinse ad abbassare gli occhi sulle proprie scarpe per un secondo. Quello che gli aveva raccontato era vero: l'alter-ego lo staccava così tanto dal suo modo abituale di essere, che paradossalmente lo rendeva più sicuro anche nel discorrere a proposito di se stesso.

«No, non mi ha fatto niente. Lui non sarebbe capace di fare del male alle persone, nemmeno se lo volesse», disse, e sentì una fitta al cuore nel fare quella confidenza. 

«Però voleva aiutarti e non c’è riuscito. Sono sicuro che se ne sia accorto, che non sei del tutto sereno», continuò Spider-Man. Una velatissima nota di tristezza nella voce, leggermente camuffata dalla maschera.

«E allora perché non me lo ha detto?» replicò.

«Perché tu non gli hai permesso di farlo, Tony. Lo hai cacciato via e… e lui si è sentito di troppo. Ha voluto lasciarti solo, perché pensava che tu ne avessi bisogno, ma voleva farlo. Si sente parte di quel malessere, addirittura pensa sia colpa sua. Se dici che non ne ha alcuna colpa, perché lo hai mandato via?»

«Perché se sono in queste condizioni è per causa sua, ma non vuol dire che ne abbia la colpa. Ci mancherebbe altro che inizi pure ad accusarlo di cose che non fa!» esclamò Tony, schioccando poi la lingua, cominciando a trovare assurda quella conversazione, siccome Spider-Man era diventato troppo Peter, per risultare credibile. «Potresti scendere e metterti dritto, a proposito? Comincia ad essere un po’ difficile comunicare in questo modo, Spider-Man.»

«No. Non lo farò finché non mi dirai cos’è successo!»

Tony sbuffò e incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo. «Sono cose di cui vorrei discutere con Peter e non con te. E quando dico Peter, intendo faccia a faccia con lui, senza che indossi una stupida maschera addosso e capovolto a testa in giù!»

«Certo,» sbottò l’altro, ridendo senza entusiasmo, «affrontare il problema proprio come non hai fatto prima, quando avresti potuto».

«Peter, per l’amor del cielo, quello che stai cercando di fare è ridicolo! Cercare di risolvere la cosa usando Spider-Man come se non fossi tu complica le cose molto più di quanto tu possa credere.»

«Invece è servito a farti ammettere per una accidenti di volta che no, non stai bene! Hai sempre negato, lo hai sempre fatto, ma non ora. Lo hai ammesso e io non mi schiodo da qui finché non mi avrai detto che cosa sta succedendo!» esclamò Peter, e Tony poteva giurarci su quel che aveva di più caro, sotto quella maschera doveva aver messo su un broncio pauroso.

«Se ti dico che cosa sta succedendo, io e Peter non ci parleremo mai più. Te lo garantisco.» Sbuffò aria dal naso, cercando altrove il coraggio di dirgli che aveva una cotta per lui e che, pur sapendo che l’altro avrebbe di sicuro voluto mantenere comunque un rapporto d’amicizia nel caso di un rifiuto, per Tony non era la stessa cosa. Non avrebbe mai accettato di continuare a frequentare qualcuno consapevole dei suoi sentimenti, dovendo fingere che in realtà non si sentisse ferito da quel fatto. Il problema non era Peter, era lui. E lui solamente.

«Hai detto che è la causa, ma che non ha colpe. Per favore, Tony… ho bisogno di sapere che cosa ha fatto… o cosa ha detto. Non vuole convivere con questo senso di colpa, anche se tu dici che non è colpa sua», lo supplicò Peter, e Tony sentì il cuore sciogliersi in un gocciolante miscuglio di sangue e tenerezza. Si morse il labbro inferiore, e concentrò la sua attenzione sul lampione poco lontano dalle loro teste, che si era appena acceso. Dovevano ormai essere le sei di sera, forse anche più tardi. Il cielo si stava spogliando del suo manto luminoso, lasciando spazio ad una coperta più buia che avrebbe ceduto poi il passo alla notte. Fece un passo avanti, e gli tremarono le mani, quando le alzò per infilare le dita sotto la maschera dell’altro, all'altezza del collo, e tirarla giù con estrema e snervante lentezza. Peter sussultò. Alzò le braccia per dimenarsi e Tony non seppe se il motivo era quello di voler preservare la propria identità o altro. Tirò giù la stoffa fino alla radice del naso, poi si fermò. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi e, infine, gli baciò le labbra. Gli posò le mani sulle guance, e Peter rimase immobile. Le braccia a mezz'aria e un leggero e vibrante sbuffo di fiato gli uscì dalla bocca. Tony rabbrividì. Cercò di capire, di comprendere cosa accidenti stesse succedendo, quando non ricevette alcuna reazione, e il mondo gli stava letteralmente crollando addosso, finché Peter non mosse impercettibile le labbra sulle sue, con una goffa e adorabile inesperienza, dettata dal fatto che quello doveva essere per forza il suo primo bacio. A testa in giù. Nelle vesti di Spider-Man. Tony cerco un contatto più intimo, facendosi spazio nella sua bocca con la punta della lingua e, per quanto fu difficile convincere Peter che presto si sarebbe abituato a quella nuova sensazione, fu felice di non sentirlo ritrarsi ma, anzi, ricambiare con lentezza. Decise di rispettare i suoi tempi, il suo tentativo di abituarsi presto a quella novità e quando quel bacio si fece più intenso, il cuore di Tony prese letteralmente fuoco. Non aveva mai baciato nessuno a quella maniera. Forse perché era la prima volta che succedeva con qualcuno che gli piacesse davvero.

Quando si staccò, Peter sembrò reclamarne un altro, sporgendosi impulsivamente verso il suo viso e ritraendosi subito dopo, arricciando le labbra e tossendo leggermente.

«Temo che Peter non mi parlerà più, dopo questo exploit», commentò Tony, non riuscendo a trattenere un sorriso sfrontato, di fronte a quella reazione del tutto inaspettata.

«Solo perché è geloso che tu abbia baciato Spider-Man piuttosto che lui», controbatté Peter, con un finto ed impacciato tono autoritario e composto, quello del supereroe che era in quel momento, ma solo nella sua allegorica veste. Si tirò giù la maschera e nascose di nuovo il viso. «Non sottovalutarlo. Peter... lui ha una cotta pazzesca per te.»

«Oh, beh,» mormorò Tony, fingendosi stupito, poi non riuscì a trattenere una risata che palesò. Sospirò, portandosi le mani ai fianchi, «allora, visto che siete così in confidenza, digli che passo a prenderlo alle nove».

 

Fine Capitolo VI

  


«
Baby's good to me, you know, She's happy as can be, you know
She said so I'm in love with her and I feel fine
»  
Twist and Shout – The Beatles


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Angolo angoloso angolare dell'angolo cottura di Miryel (c'ho fame):
ma buonasera!
Ma quanto Fluff vi ho regalato? Quanto? Troppo! Insomma, per i miei standard, penserete che sono impazzita. Nah, è che so' ragazzi! E comunque non fateci l'abitudine, eh! Vi ricordi un certo capitolo uno che... insomma, tenetelo a mente!
Comunque, grazie a tutti per essere arrivati fin qui, grazie a chi recensirà, a chi ha recensito, chi l'ha messa tra le seguire/ricordate/preferite e chi continua questa avventura con me, ben sapendo di andare incontro ad un mare di angst! Grazie della fiducia che riponete in me!
Un abbaccio forte,
Miry
 
 
   
 
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