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Autore: eliseCS    17/03/2019    1 recensioni
Cosa succede se Des si annoia, Amy e Una si impicciano un po’ troppo e Morty si fa prendere la mano?
Succede che un teatro prende fuoco, risponderebbe T. guardando tutti con disapprovazione.
Ma d’altronde, essendo il maggiore, scuotere la testa alle azioni dei suoi fratelli è quello che sa fare meglio.
È per questo che cerca di convincersi che se ancora sta aiutando Des è solo perché vuole evitare di far precipitare gli eventi un’altra volta – decisamente quel lampadario non avrebbe sopportato una seconda caduta.
E se stavolta Des sembra sicuro di quello che sta facendo, Amy è come sempre entusiasta e Morty sembra non interessato, dovrà ricordarsi che a Una non piace essere lasciata in disparte.
.
Perché forse la Musica della Notte non era ancora arrivata alle sue ultime battute e quella Christine era semplicemente quella sbagliata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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look with your heart
 
 
 
Non sapeva nemmeno lei cosa si era aspettata.
Dopo le parole di Erik, tutta la sua reticenza nell’accordarle il permesso di togliergli la maschera...
Restò bloccata, le labbra che si mossero appena a mimare un oh silenzioso.
La parte destra del viso era indiscutibilmente deturpata dalla tempia alla mandibola, percorsa da un intrico di cicatrici che segnavano la pelle che in alcuni punti era talmente tirata da mettere in risalto l’osso sottostante. L’orbita destra era sformata e segnata da profonde occhiaie che rendevano quell’occhio ancora più minaccioso. 
Con non poca difficoltà Christine si costrinse a interrompere la sua minuziosa analisi per guardare il viso nella sua completezza. Per quello che ne poteva capire lei, con quella parte scoperta la bellezza dei lineamenti dell’altro lato del volto risaltava ancora di più rendendo tutto sommato l’insieme abbastanza sopportabile alla vista.
Forse in un paio di occasioni poteva aver visto qualcosa di peggio in tv, ma il pensiero che quello non fosse trucco, non fosse una maschera, la riempiva ugualmente di angoscia.
In uno slancio di superficialità si ritrovò a pensare che però alla fine dei conti non era poi messo così male, e che oggigiorno la chirurgia plastica poteva fare miracoli.
Sì, decise, non avrebbe negato che a primo impatto quella vista le aveva suscitato un certo grado di orrore, ma non era da lei voltare le spalle a qualcosa senza prima averla compresa e in qualche modo accettata.
 
Le persone sanno cosa c’è sotto la maschera e scappano...
Con che razza di persone aveva avuto a che fare Erik fino a quel momento?
 
L’uomo non sapeva cosa pensare. Rose si era incantata di nuovo e guardava fisso il suo viso – la parte destra del suo viso, si corresse mentalmente – senza quasi sbattere le palpebre. Doveva essere in stato di shock, era l’unica spiegazione.
Dopo qualche altro minuto lo sguardo della ragazza tornò presente e lui sospirò preparandosi a sentire le urla. Che non arrivarono mai.
«Mi dispiace»
La guardò sbalordito.
«Io... non so cosa dire, non... posso sapere com’è successo?»
«Niente. Sono nato così...» rispose Erik automaticamente senza neanche provare a fermare le parole che erano uscite da sole.
Rose guardò di nuovo la maschera che ancora teneva in mano e poi di nuovo il suo viso.
Non sembrava disgustata o terrorizzata, quanto più curiosa e triste allo stesso tempo.
«Mi dispiace»
«Smettila di dirlo. Non è stata colpa di nessuno, tantomeno tua, e non puoi fare niente per cambiare le cose» le intimò, forse un po’ troppo bruscamente visto il sussulto di lei.
«Scusa...» sussurrò appena. «La gente è stupida» riprese poi dopo un attimo di silenzio.
«La gente ha paura di quello che è diverso» la corresse lui. «E io temo di non aver esattamente fatto del mio meglio per far vedere la parte di me che forse sarebbe potuta essere accettata...»
«Cosa intendi dire?»
Erik allargò le braccia invitandola a guardarsi intorno: «Tra le altre cose una volta mi vantavo di essere un compositore. Un maestro di canto, amante della musica. Volevo il meglio per questo teatro... ma mi accorgo di aver imposto il mio volere in modo sbagliato. Pensavo che amare una persona mi avrebbe condotto fuori dal mondo di tenebre in cui ho sempre vissuto, ma alla fine mi ci ha solo fatto ricadere ancora più in profondità. Permettimi di dire che tu sei stato un raggio di sole quantomeno inaspettato»
 
Christine non era sicura di capire di cosa stesse parlando – dopotutto negli ultimi anni all’Opéra non era mai successo niente che potesse ricalcare quello che l’uomo aveva raccontato – e arrossì lievemente al complimento finale.
Improvvisamente aveva un sacco di domande: davvero viveva lì sotto? Da dove entrava e usciva? Poteva raccontarle di nuovo cos’era successo, magari più nei dettagli stavolta?
Tuttavia se le rimangiò tutte: non era difficile capire che ad Erik non piaceva parlare di se stesso, e lei era consapevole di avergli già chiesto troppo pretendendo di vederlo senza maschera.
Aveva però notato come il suo sguardo si era parzialmente illuminato quando aveva nominato la musica, perciò provò a domandare dell’unica cosa che, sperava, non lo avrebbe reso triste.
«Hai detto che sei un compositore... suoneresti qualcosa?» l’aspettativa ben udibile nella sua voce.
Erik la osservò di rimando per poi girarsi sullo sgabello e mettere le mani sulla tastiera.
 
E poi cominciò a suonare.
 
Il suono dell’organo si espanse fino a riempire ogni angolo della grotta, scivolando lungo la superficie calma del lago sotterraneo.
Aveva preso un pezzo dal suo Don Giovanni Trionfante riadattandolo al momento per la tastiera, le note che si susseguivano veloci e incalzanti.
Christine al suo fianco era come ipnotizzata: quella musica era bellissima e terribile allo stesso tempo, il suo cuore aveva aumentato i battiti e le era quasi difficile respirare mentre cercava di seguire quel ritmo che l’aveva stregata.
Iniziò a piangere senza neanche rendersene conto: lei era tutt’altro che un’esperta, ma come poteva un genio del genere restare nascosto quando avrebbe meritato che la sua musica fosse ascoltata da tutti?
Erik si accorse della sua reazione e, forse fraintendendola, cominciò a modificare la sua esecuzione.
Il ritmo rallentò, le note si fecero meno secche diventando più dolci e carezzevoli finchè il Don Giovanni non scomparve del tutto lasciando il posto a qualcosa di completamente diverso.
Rose sembrò tranquillizzarsi e lui continuò su quel registro, improvvisando una musica tutta nuova per quella tredicenne che non era scappata da lui.
In realtà era piuttosto sorpreso da se stesso: stava davvero componendo qualcosa di nuovo?
Quando Christine gli aveva voltato le spalle aveva sentito la musica e l’ispirazione andarsene con la fanciulla, la Musica della Notte non avrebbe più risuonato nella sua casa. E invece...
 
Tornando al presente si accorse, grazie a uno specchio appoggiato strategicamente alle canne dell’organo, che la ragazzina non era più ferma accanto a lui ma si era spostata quasi alle sue spalle nel punto più ampio offerto dal piano rialzato su cui era posizionato lo strumento. Si era legata la gonna in modo che non la intralciasse lasciando scoperto quello che rimaneva di quella calzamaglia scura e spessa che lui stesso aveva accorciato per medicare almeno i lividi dei suoi polpacci.
Stava danzando.
La osservò in ogni movimento senza smettere di suonare.
Se non era pronta per calcare il palco dell’Opérà lo sarebbe stata presto.
Aveva un’impostazione e una tecnica su cui non aveva nulla da ridire – finalmente Madame Giry doveva aver trovato qualcuno che l’ascoltava, non come quella pigra di sua figlia – e si poteva percepire la passione e la dedizione che stava mettendo in quei passi seppure contenuti per la mancanza di spazio e improvvisati al momento.
Lei non cantava usando la sua voce, ma muovendo il suo corpo.
La osservò mentre le palpebre si abbassavano lentamente sugli occhi che erano rimasti come persi nel vuoto fino a quel momento.
Tutto si concluse con una piroetta e un accordo che si interruppe in anticipo quando Erik scattò dallo sgabello prendendo al volo Rose che altrimenti sarebbe caduta per terra.
Il Fantasma sorrise come non aveva mai fatto guardando al ragazza che sospirava nel sonno.
Non l’avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma gli era piaciuto parlare con lei, per la prima volta nella sua vita si era sentito capito e non temuto, e doveva ammettere che era rimasto piacevolmente impressionato dalle sue doti da ballerina.
Il loro tempo però era terminato: se fosse rimasta assente più a lungo c’era il rischio che qualcuno pensasse di nuovo a lui – nonostante fosse quasi completamente certo che ormai lo credessero morto – e l’ultima cosa che voleva era che ricominciassero a dargli la caccia.
Se la ragazzina era intelligente avrebbe trovato il modo di nascondere i lividi che le corde avevano lasciato finchè non fossero spariti e non avrebbe raccontato di chi aveva incontrato nei sotterranei del teatro.
La posizionò meglio tra le sue braccia stando attento a non svegliarla per poi incamminarsi sicuro verso la galleria che gli avrebbe consentito di riportarla al camerino da dove era caduta.
 
La sua maschera rimase abbandonata sul pavimento dove era stata appoggiata quando Christine non aveva resistito all’impulso di mettersi a ballare.
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
La notizia della scomparsa di Christine De Chagny era rimasta in prima pagina per tutti e quattro i giorni in cui la ragazzina sembrava essere sparita nel nulla.
Quando poi era stata ritrovata il sollievo che tutti avevano provato era stato pari ai dubbi e alla confusione che si erano sollevati.
La donna delle pulizie stava ultimando il suo giro serale nella zona dei camerini vecchi, quelli che non erano neanche stati toccati dalle ultime ristrutturazioni perché ritenuti storici, e le sue urla avevano attirato in fretta chiunque fosse ancora a teatro a quell’ora.
Christine era lì, nell’ultimo camerino del corridoio, vestita in modo assurdo, addormentata sul divanetto imbottito appoggiato alla parete.
Fu subito portata in ospedale visti i lividi che la ricoprivano da capo a piedi e sua madre quasi svenne quando i medici confermarono i segni di un tentato strangolamento.
Dormì per un paio di giorni, riprendendo conoscenza solo a tratti farfugliando qualcosa riguardo a delle corde che la soffocavano, un uomo bello e terrificante che l’aveva salvata e che poi aveva suonato per lei.
Quando si svegliò definitivamente disse di non ricordare nulla se non la melodia di una misteriosa ninnananna.
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
«Sei contento adesso?»
Des alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo:
Christine Rose De Chagny ritrovata dopo quattro giorni di sparizione, recitava il titolo di prima pagina.
«Lo sarò se le cose andranno come previsto da adesso in poi» rispose riponendo il giornale e mettendolo da parte. «Per questo contrattempo ha quasi rischiato di rimanere uccisa...»
«Almeno di quello non puoi incolpare me» replicò T.
«Touchè»
I due continuarono a scrutarsi a vicenda come se stessero facendo a gara a chi riusciva a mantenere lo sguardo più a lungo.
«Ho fatto quello che mi hai chiesto, ma adesso vedi di concludere questa faccenda il prima possibile, ok?» riprese alla fine la parola il maggiore.
«Lo farò se non ci saranno altri imprevisti. In effetti questo intermezzo potrebbe non essere stato una completa perdita di tempo... in qualche modo dovevo pur dargli un motivo per uscire dalla sua
grotta» commentò Des.
T. alzò gli occhi al cielo: «Stai solo attento a non provocare una catastrofe come l’ultima volt- »
 
«Des!» una voce squillante annunciò la giovane donna prima che quella irrompesse nello studio. «Non puoi renderti introvabile per
secoli e poi ricomparire così. Mi sei mancato fratello»
«Io o quello che faccio quando mi annoio?» la provocò Des.
«Oh, non essere così crudele con me» cantilenò Amy spostandosi un boccolo dietro la spalla. «Ovvio che mi sei mancato
anche tu» rise.
Des ricambiò solo in parte: «Ti ringrazio. Questa volta però vorrei chiederti di non intrometterti come hai fatto l’ultima volta. Non voglio il teatro di nuovo in fiamme...»
«Ma che cosa dici?» si alterò lei mentre T. se la rideva sotto i baffi. Quando Amy si arrabbiava nessuno riusciva a negarle quello che voleva.
«Dico, li hai visti quei due? Sono fatti l’uno per l’altra. Come puoi chiedermi di starne fuori?»
Des la guardò sospettoso: «Ne sei sicura?»
«Certo!»
«Sono l’unico a ricordarsi che quando si sono incontrati avevano più di una decina d’anni di differenza?»
«Tu stai zitto T. In questi casi il
tempo non conta» lo rimbeccò Amy facendolo sbuffare.
«E posso per caso chiederti di Morty...?» azzardò Des richiamando l’attenzione della sorella.
«Pensavo avessi capito che questa volta non è interessato» ammiccò lei. «Ha detto che ormai sentir parlare di questa storia gli fa venire il voltastomaco... e il diabete: aspetterà il tuo prossimo attacco di noia» risero entrambi sotto lo sguardo contrariato di T.
«Cosa mi dici di Una? Lascerai fuori anche lei come hai cercato di fare con me?»
Des annuì: «Non prenderla male, ma visti i precedenti vorrei davvero cercare di far finire questa cosa il prima possibile. E sapete che di solito apprezzo la presenza di Una e l’originalità dei suoi
interventi, ma reputo di averla tirata per le lunghe già abbastanza»
«Per una volta posso dire di essere d’accordo con te» approvò T. mentre anche Amy annuiva comprensiva.
 
«Allora, qual è la tua prossima mossa?» domandò alla fine la donna dopo un attimo in cui tutti e tre erano rimasti persi nei rispettivi pensieri.
Des sorrise e tornò serio subito dopo. Quasi gli avesse letto nel pensiero anche la sorella si rabbuiò.
«No...»
«Lo so, ma è così che deve andare. Dispiace sul serio anche a me Amy ma... è
destino»













Buon pomeriggio a tutti.
Per prima cosa ringrazio quell'angelo di 
ondallegra che ha recensito non solo lo scorso capitolo, ma pure tutti gli altri dall'inizio della storia. Quindi come promesso ecco a voi il nuovo capitolo dopo (solo) una settimana di attesa. Almeno so che stavolta c'è qualcuno che ne è contento :)
Premessa: ricordo a tutti che io mi sto rifacendo alla versione cinematografica (del musical al massimo) de Il Fantasma dell'Opera, NON del libro (
e infatti la storia stessa è sotto la sezione "film").
Detto questo ho un piccolo appunto riguardo la descrizione del (metà) viso di Erik... ho ben presente la descrizione che viene fatta nel libro, e pure nel musical (e quella la conosco MOLTO bene visto che sono stata a vedere TPOTO a teatro giusto ieri...), e lo so che quelle sarebbero quelle più "vere", ma per motivi di trama, chiamiamoli così, mi serve la versione "meno peggio". Anche perchè, siamo sinceri: quale tredicenne non urlerebbe nel vedere un pezzo di cervello che ti esce dal cranio, su...
E poi un'ultima cosa, riguardo i capelli... facciamo finta che quelli sono a posto e basta, niente parrucche a incasinare la vita (a me che sennò dovrei aggiungere un mucchio di spiegazioni in più).
Chiarita la questione, spero che vi siate goduti l'incontro tra Erik e Christine perchè, se i miei calcoli sono esatti al contrario di quelli di T., la prossima volta che i due si incontreranno sarà più o meno tra tre capitoli...
E poi, ehi, devo ancora introdurvi al Raoul di questa epoca... *inserire risata malefica*
Visto che il sistema pare funzionare lascio come tempo di aggiornamento le due settimane salvo recensioni (chiedo a ondallegra: il sabato te gusta come giorno?).
Come sempre grazie a chi ha letto - comprese queste interminabili note dell'autrice - , alla prossima

I remain, gentlemen, your obedient servant

E.


 
   
 
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