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Autore: Enchalott    20/03/2019    4 recensioni
La vicenda si colloca all'incirca un mese dopo il termine del Budokai Uchuichi che, come sgradevole effetto collaterale, ha concesso a Frieza la resurrezione. Chiaramente, il tiranno si riorganizza e attacca la Terra come aveva meditato. Goku e Vegeta si fondono con i potara per fargli passare i bollenti spiriti, cacciandolo via con ignominia, ma... la fusione non si scinde!
"Vegett puntò lo sguardo intenso al cielo, distogliendo l’attenzione da… ehm, sua… moglie? Aveva percepito una riconoscibile energia spirituale in rapido avvicinamento. Nei suoi occhi a mandorla balenò un lampo di speranzosa aspettativa.
Accettare la fusione con il suo rivale era stata una causa di forza maggiore, altrimenti non ci avrebbe pensato neppure. Se l’era fatta andare a genio perché diventare tanto potente era una sensazione fantastica. Prendere a calci il suo avversario, poi, era ancora più soddisfacente. Era un Saiyan autentico e incredibilmente individualista nei combattimenti: una caratteristica comune a entrambe le sue personalità. Forse era per quello che gli riusciva così bene combinarle. Anzi, no. Non avrebbe affatto dovuto pensarlo, maledizione! Non ci teneva certo a restare con… lui! Così non avrebbe potuto superarlo come desiderava! Digrignò i denti, estremamente seccato".
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta, Vegeth | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kakarott

Goku si materializzò tra i Monti Paoz, sul prato verdeggiante che ospitava la sua casa. L’erba alta ondeggiava, altalenando tra argento e smeraldo ad ogni folata.
Un familiare garrire di panni stesi al sole raggiunse il suo orecchio allenato, insieme con lo scorrere placido del ruscello sottostante.
Il profumo intenso del gohan appena cotto gli invase l’olfatto sensibile di Saiyan, accompagnato da un’inconfondibile essenza femminile di gelsomino.
Percepì il suo ki.
Chichi…
Gli aveva intimato di non farsi vivo finché non fosse tornato ad essere solo Goku. Anzi, per essere precisi, non aveva parlato di Goku: aveva detto “mio marito” e la cosa non poteva che portarlo a legittimare appieno il suo frettoloso ritorno. Perché il guerriero in arancio, in quel momento, era più propenso a ritenersi Kakarott, anziché Goku.
Esitò, con la mano destra appoggiata sulla maniglia della porta d’ingresso. La sinistra gli salì quasi inconsciamente a sfiorare le labbra.
Vegeta l’avrebbe ucciso.
Giusto. Però sarebbe andato a farsi ammazzare da lui dopo. Prima… la sensazione che aveva percepito in sordina quando Vegett aveva baciato Bulma riaffiorò, sempre nebbiosa ma più identificabile rispetto a quando l’aveva colta.
In quel momento, la reazione appassionata e furiosa del principe, che condivideva con lui corpo e pensieri, gli era piovuta addosso e l’aveva cacciato con prepotenza in un angolo recondito della loro fusione. Ma anche da quel recesso, da cui si era ben guardato di sconfinare, aveva potuto sentire tutto e aveva realizzato che mai, nella sua esistenza di guerriero, aveva sperimentato qualcosa di così trascinante.
Lo aveva fatto attraverso i sentimenti di Vegeta e la consapevolezza che quanto aveva provato fosse filtrato, gli aveva dato l’idea di ciò che avrebbe potuto diventare se lo avesse vissuto in prima persona.
“Ecco…” borbottò tra sé e sé “Ecco perché è riuscito a diventare super Saiyan… Stupidi noi a non pensare che in lui ci fosse qualcosa di così puro e potente…”
Corrugò le sopracciglia e sprofondò nelle riflessioni, cercando di dare un ordine ai concetti che gli si affastellavano nella mente.
 
Quando aveva chiesto a Chichi di sposarlo, per mantenere la sua promessa di dodicenne, era convinto che il matrimonio fosse qualcosa da mangiare.
In effetti, c’era stato un bel banchetto e lui si era divertito immensamente con i suoi amici, ma aveva avuto le sue difficoltà a comprendere come mai la ragazza lo fissasse con occhi tanto luccicanti e lo abbracciasse teneramente davanti a tutti gli invitati, procurandogli non poco imbarazzo e anche una buona dose di fastidio. Almeno si era inconsapevolmente rivelato un vero Saiyan nel respingere quelle che riteneva solo delle sciocche smancerie. Si era però adattato, vedendo che lei si era alquanto imbronciata e… sì, già allora il suo sguardo di brace gli aveva messo i brividi, sollecitandolo ad evitare discussioni.
Goku non aveva neppure colto appieno il senso delle simpatiche gomitate che gli avevano rifilato nelle costole Yamcha e il vecchio Muten, augurandogli “buona serata” alla fine del ricevimento.
Era rimasto solo con la neo moglie, che impacciatamente gli aveva domandato aiuto per slacciare il lungo abito bianco, arrossendo fino alla radice dei capelli. Lui aveva fatto saltare i bottoncini cuciti sul retro del vestito con una mano sola, un po’ meravigliato dalla richiesta, e poi si era messo a dormire beatamente, senza porsi altre questioni. Il giorno successivo, si era alzato di buon mattino per l’allenamento e, quando era rientrato in preda ai morsi della fame, Chichi gli aveva sbattuto il piatto sul tavolo con malagrazia, senza rivolgergli la parola per l’intera giornata. Neppure i complimenti per la sua ottima cucina erano riusciti a farle passare le paturnie e Goku si era passato una mano tra i capelli arruffati, arrovellandosi su cosa avesse potuto farla arrabbiare così tanto.
La situazione si era ripetuta identica per una settimana.
 
“Vegeta mi dà sempre del deficiente…” ragionò con impegno “Ripensando a quello che combino, credo proprio che abbia ragione. Soprattutto quando me lo dice alzando gli occhi al cielo”.
 
Poi, una sera, Chichi lo aveva atteso in camera da letto con i pugni sui fianchi e l’aria bellicosa. Difronte al suo allargare innocentemente le braccia, aveva definitivamente perso la pazienza e gli aveva scaraventato contro pezzi di mobilio a caso, gridandogli in faccia qualsiasi tipo di epiteto. Lui si era messo in difesa, evitando agilmente e, sì, anche con un po’ di eccitazione i corpi contundenti rivolti al suo indirizzo; le aveva rivolto una timida e divertita protesta, quando aveva realizzato che la moglie era intenzionata a fracassare l’intera abitazione, pur di colpirlo, e che quella non era una rudimentale sfida di arti marziali.
Si era meravigliato, vedendo che Chichi aveva le lacrime agli occhi e, oltre ad essere palesemente arrabbiata, sembrava più offesa e angosciata.
Goku, a sua volta, si era stancato di non capirci nulla e l’aveva presa alla sprovvista, muovendosi con una velocità sovrumana e bloccandola con una sola mossa. Le aveva domandato quale diamine di problema avesse e si era sorpreso del suo stesso tono imperativo.
 
“Sangue saiyan, direbbe saggiamente Vegeta” ammise.
 
Lei aveva tentato di ribellarsi, ma poi era scoppiata a piangere, aggrappata alla sua maglietta blu, rinfacciandogli di averla presa in giro. In quel fiume di parole concitate che la ragazza gli aveva riversato addosso, ce n’era stata una che gli aveva fatto venire una sorta di prurito, infastidendolo non poco e provocandogli una reazione inconsueta.
Vigliacco.
Quello era stato inaccettabile. No, aveva risposto: sciocco energumeno forse, ma non era affatto un codardo e avrebbe accettato qualsiasi confronto, se solo lei si fosse spiegata in modo decente.
Chichi, fissandolo corrucciata da sotto in su, aveva sospirato, calmandosi un po’.
“Ti sfido a prendermi” gli aveva risposto, posando le mani sul suo petto muscoloso e allontanandolo da sé con decisione.
Goku, con le braccia strette intorno alla sua vita sottile, non aveva calcolato il doppio significato del verbo e le aveva fatto notare che l’aveva già catturata. Una sorta di corrente elettrica, a quel punto, aveva cominciato a diffondersi nelle sue membra di guerriero, per il tocco tiepido che lo respingeva.
“Allora” aveva mormorato lei “Ti sfido a trattenermi”.
Lui aveva spalancato gli occhi, stupito, perché certamente sua moglie sapeva quanto fosse forte e… e poi quel pizzicore che avvertiva era esploso nelle sue vene, senza una spiegazione razionale, quando lei gli aveva sfiorato con le dita la pelle nuda degli addominali, insinuandoglisi sotto i vestiti.
Goku era trasalito.
Il suo calore addosso, il suo odore dolce e inebriante, le sue mani e quella sfida aperta tra loro e quel desiderio che non riusciva a identificare, ma che il suo lato istintivo di Saiyan aveva perfettamente tradotto in termini puramente fisici.
Non conosceva nulla di sé, ma per fortuna in quel sé ignaro del proprio passato, c’era anche Kakarott.
Aveva perso il controllo in un modo che mai aveva sperimentato e ciò che era accaduto dopo era esattamente quanto lei aveva tentato di fargli comprendere nei giorni precedenti. Si era persino spiegato le battutine maliziose di Krilin al matrimonio. Che sfacciato il suo amico d’infanzia!
Chichi aveva detto che quello era fare l’amore.
Goku aveva inteso perché un uomo e una donna volessero vivere insieme.
C’erano state altre notti di passione. Erano arrivati Gohan e poi Goten tra le gioie e i dolori, tra le battaglie e la rara pace.
Ma lui non l’aveva mai baciata.
Né sua moglie l’aveva forzato o lo aveva preteso, come se per lei fosse una forma di rispetto o di attesa. Aspettare che fosse suo marito a completare ciò che tra di loro restava incompiuto.
 
“Dannazione…” grugnì il Saiyan, in piedi sulla soglia di casa.
In quel momento, l’uscio si spalancò.
Chichi sussultò e il recipiente di legno che stava trasportando rovinò a terra con un tonfo secco.
“G-Goku…?”
Lui la guardò, come se la vedesse per la prima volta.
Il mastello terminò di roteare sul pavimento.
“Goku!” ripeté lei, ormai quasi del tutto convinta di non avere le visioni e allungando una mano a sfiorarlo per darsi ulteriore ragione.
“Io sono davvero arrabbiata con te!”.
Il Saiyan non replicò e continuò a restare sulla porta con un’espressione stralunata.
“Ma come hai fatto a…?”
Lui si mosse, rapido come il pensiero, cingendola con le braccia.
Cessò di farla aspettare e le rispose in un solo atto.
La baciò sulle labbra.
Ascoltò l’impeto sentimentale che era in lui e, per una volta, gli diede la precedenza su tutto. Smise di essere quello zuccone di Goku e diventò Kakarott, il guerriero che aveva sposato una donna energica e paziente. Una donna che stava ingiustamente passando la vita ad attenderlo in ogni suo egoistico scopo. Che aveva allevato da sola i figli che lui le aveva dato.
 
Chichi percepì le ginocchia cedere, ma si sorresse al marito, stringendo spasmodicamente la stoffa della sua casacca sgargiante
La bocca di lui sulla sua. Il suo calore dentro l’anima. L’energia ad avvolgerla.
Era la prima volta che avvertiva un’emozione così violenta e appagante. E, stelle del cielo, quanto aveva desiderato che ciò accadesse!
Lo seguì in quell’atto totalizzante e lo assecondò, lasciandosi guidare all’interno della loro casa, udì distrattamente la porta che si chiudeva con uno schianto.
Goku si muoveva appena contro di lei, ma non abbandonava la presa, mischiava il respiro al suo e persisteva in quel bacio intenso e vorace.
Rimase unito a lei, in quel piccolo contatto, per un tempo indicibile.
Poi le sue labbra morbide si spostarono lungo la sua guancia rosata e scivolarono sulla sua fronte. Appoggiò il viso sul suo folto chignon corvino.
La giovane prese fiato, frastornata.
“Non dire nulla, per favore…” pregò lui con l’urgenza e l’affanno nella voce “Lascia che sia io a parlare, per questa volta…”
Lei singhiozzò, nascondendosi contro il suo omero.
“Mi dispiace” continuò il Saiyan “E sono un idiota. La fusione si è sciolta essenzialmente per questi due motivi”.
Chichi si strinse a lui, in silenzio.
“Non potevo più permettere che tu trascorressi l’esistenza ad aspettare me. Sei sempre stata tu l’anima di noi due. Tu la prima e l’unica a soffrire. E la ragione di questo sono io… forse, sono addirittura la causa del tuo dolore. Perché ti ho sempre lasciata sola. Non intendo quando sono morto per salvare la Terra, beh… di quello credo di non dovermi pentire. Ma di quando ero vivo e assente sì. Di ciò mi dispiace infinitamente. Credimi, ho percepito più di una volta la tua sofferenza, ma ho pensato che tu fossi forte abbastanza e potessi sopportare ancora una volta e poi un’altra ancora… ho creato un universo di scuse per poter fare quanto bramavo. E tu hai pagato il mio egoismo.
Invece, quando ero Vegett, ho compreso che ero in errore. E questa presa di coscienza non è merito mio, ma di Vegeta. È stato attraverso le sue sensazioni di rabbia e impotenza che ho imparato a leggere i sentimenti che risiedevano nel cuore di… oh, nel tuo cuore. Lui era in preda all’angoscia non perché la fusione non riusciva a spezzarsi, ma perché Bulma stava per cedere allo strazio del suo non essere con lei.
Ho pensato a te. Ho pensato a te sul serio e ho desiderato solo di farmi perdonare.
Dopo, quando Vegeta ha baciato la sua Bulma, ho aggiunto al dispiacermi anche la certezza di essere stato un imbecille. Io ero lì, presente in anima e corpo, e ho compreso che cosa significhi amare una donna”.
Chichi sollevò il viso, corrugando le sopracciglia e i suoi occhi neri luccicarono, minacciosi. Ma non fiatò.
“N-non fraintendermi” riprese Goku, a disagio “Io ti ho sempre voluto bene e il mio cuore appartiene solo a te, ma… un conto è essere innamorati in modo immaturo e approssimativo. Un altro è amare come un vero uomo. Anzi, come un Saiyan. Perché io questo sono e il mio sangue ne è sempre stato più consapevole di me. Vorrei essere più bravo con le parole, ma ti giuro che quando ho avvertito la potenza dei sentimenti di Vegeta, attraverso la condivisione, mi sono vergognato di brutto. Non perché non fossero presenti in me, ma perché non mi sono mai interessato ad essi. E per riflesso a te.  Insomma… noi abbiamo due figli e ritengo di aver bene inteso come li abbiamo messi al mondo ed è stato bello… eppure sei sempre stata tu il perno di tutto. Tu, Chichi, mio tesoro, ad avere parte attiva. Mi sono sentito incompleto, oltre che stupido e la mia noncuranza ha fatto mancare a te ciò che è assurdamente naturale in una coppia. Un bacio. Un bacio ha fatto questo. Un bacio non mio. Quel bacio che non ti ho mai dato e che tu hai avuto il pudore e la pazienza di non chiedere mai. Ho capito il tuo perché. Mi stavi aspettando, persino in questo. Non ho mai desiderato tanto intensamente di ritornare da te, per renderti davvero la donna che ho scelto, per chiederti scusa… e penso che anche Vegeta volesse con tutto se stesso riavere Bulma. Perciò la fusione si è sciolta, secondo me. Niente Drago, niente Sfere, niente Kami. Solo incrollabile forza di volontà. In questo siamo entrambi maestri”.
Il giovane sospirò e prese il viso della moglie tra le mani. Lei lo fulminò con un’occhiataccia.
“Non guardarmi così, ti prego. Lo so. La fusione non si era ancora smembrata quando Vegeta ha baciato sua moglie. C’era Vegett lì, è vero, ma io ero troppo impegnato a capire che cavolo mi stesse succedendo e non ho avuto parte… volevo dirtelo prima che Vegeta arrivasse qui per ammazzarmi. Perché sono certo che lo farà…”
“Se prima non ti distruggo io!” ruggì Chichi, afferrandolo con impeto per la dogi.
“Ehm…” balbettò Goku, impacciatissimo “Potresti rimandare la mia esecuzione?”
“E perché mai?” sentenziò lei, con voce stranamente priva d’ira.
“Perché prima…” continuò il guerriero, con un guizzo improvvisamente serio e profondo negli occhi di velluto nero “Prima io voglio fare l’amore con te. Senza giocare. Senza mancare”.
Chichi arrossì violentemente, rifilandogli un colpo in pieno sterno.
“Ouch!” lamentò lui “Devo considerarlo un sì?”.
Lei si alzò sulla punta dei piedi e raggiunse il suo orecchio.
“E chi farà l’amore con me? Goku o Kakarott?”
“Entrambi” affermò il guerriero, portandosi due dita alla fronte.
Poi, avviò la trasmissione istantanea.
 
“Ti presenti spontaneamente difronte alla morte, Kakarott?” domandò il principe, squadrandolo cupo in volto.
“Più che altro sono venuto a scusarmi, Vegeta. E a ringraziarti”.
Chi! Se pensi che questo sia sufficiente a… come sarebbe ringraziarmi?”
Goku allacciò le dita dietro la nuca e sollevò lo sguardo al cielo, sorridendo. Il guerriero in blu, a fronte di quella reazione rilassata e composta, fu attraversato dall’istinto di giustiziarlo immediatamente, ma non agì.
“Anche da parte di Chichi” precisò il primo.
“Non mi dire…” ironizzò il secondo “Ti vuole ammazzare lei personalmente e mi riverisce perché non le ho tolto il piacere?”
“No” sghignazzò Goku, girandosi nella sua direzione “Perché l’ho baciata”.
Vegeta sbarrò gli occhi, incredulo.
Nan…?”
“E’ così. Ed è merito tuo. Tuo e di Bulma”.
Vegeta ragionò rapidamente sugli eventi intercorsi pochi giorni prima e si diede immediata spiegazione della novità.
“Io non so che cosa mi impedisce di strapparti le budella e con esse strangolarti, Kakarott! Osi baciare mia moglie e mi vieni a dire che è stato un ottimo esercizio!? Sei un deficiente!!”
“Andiamo, Vegeta… lo sai anche tu che mi sono ritirato in un angolino e che in quel momento Vegett era più te che me. Non sapevo neppure che cosa mi stesse succedendo, altro che esercitazione! Se non fosse andata così, adesso saremmo ancora uno! Inoltre, se mi fai secco, con chi ti allenerai per migliorare, eh? Eh? Perderesti tutto il divertimento!”.
Il principe alzò gli occhi al cielo, in preda ai fumi.
“Sul fatto che io sia un idiota, hai completamente ragione, invece” concluse Goku.
“Magra consolazione!” borbottò Vegeta.
“No, invece. Dovresti rallegrarti nel sapere che non riuscirò mai a superarti, per quanto riguarda la purezza e l’intensità di ciò che provi per tua moglie. Mi sei d’esempio”.
Un fascio energetico azzurro di una potenza immane lo filò di un millimetro, andando a disperdersi nell’atmosfera.
Goku sobbalzò, sudando freddo. Il principe non sbagliava mai una mossa. Lo aveva volutamente risparmiato.
“Eri fuori guardia, ma io ti ho mancato comunque” ringhiò Vegeta, incrociando le braccia sul petto “Ciò significa che sono fastidiosamente fuori allenamento”.
“Già” disse il Saiyan in arancio, illuminandosi.
Vegeta annuì, mettendosi in posizione di attacco.
“In guardia, Kakarott!”.
   
 
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