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Autore: angelo_nero    20/03/2019    1 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Cosa diavolo significa che ha la febbre!?- sbottò Bulma alzandosi in piedi.
L’intero aeroporto si girò a guardarla, chi con curiosità chi con ammonimento. Bulma sussultò sentendosi in imbarazzo per la figura appena fatta. Diede le spalle alle persone sedute e di affrettò ad abbassare la voce, attendendo che chi dall’altra parte della cornetta le desse una risposta.
-Non mi sembra di aver parlato una lingua a te sconosciuta.- sentenziò una voce maschile dall’altra parte.
-Com’è possibile? Quanto ha?-
Vegeta, appoggiato indolentemente a un mobile all’ingresso, lanciò un’occhiata al termometro poggiato lì di fianco.
-Quarantatre.- disse soltanto.
Bulma si massaggiò la base del naso, riflettendo su quanto cominicatole dal marito a cui aveva affidato la cura di entrambi i figli per quei due giorni in cui lei sarebbe stata via per un convegno di lavoro.

Aveva provato in tutti i modi ad evitare quel viaggio, proprio non le andava di passare del tempo con vecchi bacucchi il cui unico interesse erano i soldi nelle proprie tasche. Quella riunione con a tema le risorse under 30 non sarebbe servita a far cambiare loro idea sul fatto che i giovani fossero tutti stupidi e scansafatiche. Per non parlare dei giovani di sesso femminile, sulle quali non mancavano mai battutine volgari o a sfondo sessuale. Quante volte aveva desiderato chiudere loro la bocca conficcandogli in gola una delle tante penne sparse sul tavolo.
Ma era stata praticamente costretta dall’intero reparto risorse umane, composto da ragazzi da poco laureati che non ne potevano più di fare la gavetta per quattro idioti brizzolati, a partecipare.  
E chi meglio della giovane direttrice dell’azienda? Okay, non era più un under 30 ormai, però sapeva il fatto suo.
Per questo si trovava in aeroporto da ormai due ore in attesa che aprissero l’imbarco. Si era decisamente stupita quando lo smartphone si era messo a squillarle in tasca e sul display era apparso il numero di suo marito -gli aveva regalato uno smartphone dopo aver asserito che se persino Goku aveva imparato ad usarlo lui non avrebbe avuto problemi.- con annessa foto. Si era affrettata a rispondere ma tutto si aspettava tranne che quella notizia.
-Che in termini Saiyan equivale a un trentanove per un comune mortale.- borbottò tra sé tornando a sedere. -Come sta?-
-Dorme.- rispose.
Bulma sospirò passandosi una mano tra i capelli azzurri. Aveva sempre dato per scontato che avere figli da un Saiyan comportava la consapevolezza che farli ammalare era praticamente impossibile, i loro anticorpi erano diecimila volte più potenti di quelli terrestri e i banali virus e batteri presenti sulla Terra poco potevano a confronto. Ovviamente aveva visto i suoi bambini ammalarsi un paio di volte ma era durata meno di un giorno e non li aveva praticamente quasi intaccati, una bella dormita ed erano come nuovi.
Ma sta volta sembrava che Trunks fosse stato messo k.o. da una brutta influenza. Forse aveva beccato qualche strano virus durante il viaggio nello spazio o Uryasil o Tarble gli avevano trasmesso involontariamente qualcosa.
Afferrò al volo la valigia e si diresse all’uscita del gate.
-Okay, torno a casa. Si fottessero loro e la riunione.- sentenziò. -Dammi un’ora e sono lì.-
-Non ci provare, vai a quella stupida riunione.- l’ammonì l’altro.
-Ma, Trunks…!- protestò lei.
-Trunks è forte, non sarà una banale influenza a ucciderlo. Ci penso io qui, tu vai.- le disse.
Bulma fermò la sua corsa a un passo dall’uscita.
-Sei sicuro? Ci metto un attimo ad annullare il volo.- tentò nuovamente lei. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non andare.
-Mi prendi per stupido? So come badare a un ragazzino! Ci vediamo domani.- disse e buttò giù.
Bulma si ritrovò a fissare il telefono assente, stordita dalle parole del marito. Sorrise constatando quanto fosse cambiato negli anni, era diventato un genitore responsabile che non ci pensava due volte a farsi carico di tutto per permetterle di lavorare.
Rimise il cellulare in tasca e tornò a sedersi, proprio prima che aprissero il gate. Avendo pagato un biglietto in prima classe, fu tra i primi ad accedere all’aereo e a sedersi al proprio posto.
Sospirò accomodandosi vicino al finestrino, fissò la pista pensierosa chiedendosi se fosse veramente il caso di partire e lasciare il suo primogenito a casa malato. Scosse con veemenza la testa: c’era Vegeta con lui, era in ottime mani.

Il Saiyan rimise il telefono in tasca con stizza, Bulma sembrava non credere che lui potesse benissimo cavarsela da solo non c’era bisogno che lei corresse a casa per fare da crocerossina al figlio. A Trunks sarebbe bastata una bella dormita per tornare in forma, niente di cui preoccuparsi.
-Papà?- mormorò Bra.
Vegeta abbassò lo sguardo sulla figlia che, seduta per terra, lo fissava curiosa facendo le bollicine con la saliva. Ignorò il suo sguardo e la superò, diretto al piano superiore per controllare il figlio maggiore. Aprì la porta della stanza trovandola buia e silenziosa, soltanto il respiro del ragazzino e qualche lieve colpo di tosse. Richiuse lentamente l’uscio dopo essere rimasto qualche attimo in più a fissare la figura avvolta nell’oscurità nel letto.
Tornò al piano di sotto, alla ricerca della secondogenita. La trovò in salotto, circondata dai giocattoli più disparati che tentava di distruggere uno a uno. Le tolse dalle mani quello che sembrava un vecchio dinosauro giocattolo di Trunks, a cui il ragazzino era particolarmente affezionato, e si buttò sul divano osservando la bambina giocare da sola.
Regnò il silenzio più completo per quelle che gli sembrarono ore, Vegeta fissava fuori dalla grande vetrata il tiepido vento del mattino scompigliare le chiome degli alberi del giardino. Era decisamente presto per tutti, Bulma aveva l’aereo alle nove ma voleva essere in largo anticipo, quindi la sveglia era stata fissata per le sei.
Il piano in realtà era quello di alzarsi solo lei, prepararsi e andare in aeroporto dopo aver salutato la famiglia dormiente. Peccato che Bulma non era il tipo di persona che sapeva fare le cose silenziosamente e Vegeta, oltre a possedere un udito molto fino e un sonno assai leggero, non riusciva a dormire gran che senza lei accanto. Così si era alzato anche lui e, dopo un po’ di sano sesso mattutino, l’aveva seguita come un’ombra per tutta casa mentre si preparava e salutava entrambi i figli. Avevano trovato Bra più arzilla che mai, che li aspettava seduta nel lettino con le sbarre intenta ad osservare il coniglio di peluche come se potesse parlare. Non era stato possibile farla riaddormentare, quindi erano stati costretti a farla uscire dalla culla.
-Trunks mi è sembrato caldo.- gli aveva rivelato uscendo dalla stanza del ragazzino.

Lui l’aveva liquidata dicendole che i Saiyan avevano una temperatura più alta di quella terrestre, era normale che le fosse sembrato caldo.
Bulma aveva annuito, anche se non del tutto convinta, ed aveva lasciato l’abitazione, non prima di aver salutato il compagno con un bacio e la figlia con una pernacchia sulla pancia. L’uomo aveva giurato di averle visto scendere una lacrimuccia mentre gli restituiva la bambina, aveva alzato gli occhi al cielo e si era chiuso la porta alle spalle.
-Che silenzio.- borbottò Uryasil sbadigliando. -’Giorno fratellone.-
Vegeta le lanciò a malapena un’occhiata quando entrò in salotto e gli si sedette accanto stiracchiandosi. Assottigliò lo sguardo quando la vide stravaccarsi sul sofà occupando ben più di metà.
-Iaia!- esclamò Bra quando notò la Saiyan.
Uryasil la mise finalmente a fuoco e si affrettò ad alzarsi per prendere in braccio la sua nipotina.
-Ehy! Che ci fai già sveglia, piccola peste!- le disse prima di farle una pernacchia sul pancino.
Bra rise sgambettando felice, abbracciando poi la zia con le paffute braccine. Uryasil ricambiò il contatto, seppur con imbarazzo, quel tipo di manifestazione affettiva era ancora nuova per lei. La mise giù e le si sedette accanto sul tappeto.
-Bulma?- chiese la donna.
-Viaggio di lavoro.- tagliò corto lui fissandole.
La bambina porse un triceratopo alla Saiyan, invitandola a giocare insieme a lei, che invece manovrava un T- Rex di tutto rispetto.
-Senza di te?-
L’uomo scrollò le spalle, a lui poco interessava la burocrazia di quell’impiego che si divertiva a ricoprire per il puro gusto di dare ordini agli altri. I viaggi di lavoro, l’ampliamento del personale, la politica aziendale erano tutte cose che poco lo riguardavano. Se ne era sempre occupata Bulma e a lui andava bene così.
-Se il problema sono i ragazzi potevate tranquillamente lasciarli a me e Tarble.- sentenziò senza prestargli apparentemente attenzione.
Vegeta si ritrovò a fissare la donna con un sopracciglio alzato. Se lei si fosse degnata di voltarsi a guardarlo avrebbe letto nei suoi occhi tutta la perplessità che tale domanda gli provocava. Voleva bene ai suoi fratelli, era felice che fossero ancora in vita e che l'avessero ritrovato dopo anni, però non avrebbe affidato loro neanche una pianta grassa, figuriamoci i suoi figli. Piuttosto li avrebbe lasciati a Junior, che stando alle parole di Videl era un ottimo baby sitter.
-Sì, certo.- disse con sarcasmo.
Uryasil colse al volo l’intonazione nella voce del fratello e decise di voltarsi a guardarlo. Gli lanciò un’occhiataccia mentre lui ovviamente guardava altrove, non interessato al contatto visivo con lei.
-Non mi lasceresti la responsabilità di Trunks e Bra?- gli chiese.
-Ovvio.- disse l’uomo dopo qualche secondo. -Che no.- aggiunse poi.
Un dinosauro venne fermato a un centimetro dalla sua faccia e di certo non ci era arrivato da solo. Spostò lo sguardo sulla sorella che, con ancora il braccio teso, lo fissava in cagnesco, risentita per la mancata fiducia che il fratello riponeva in lei.
-Si da il caso che tua figlia mi adori.- disse gonfiando il petto orgogliosa.
-Bra adora anche tutto ciò che è rosa e che brilla. Non è una fonte attendibile.- la buttò giù l’altro.
A Uryasil venne voglia di strozzarlo, quando ci si metteva diventava più odioso del solito smorzando ogni piccolo interesse nel conoscerlo meglio. Stizzita gli diede le spalle tornando a giocare con la mezzosangue dai capelli azzurri, borbottando sottovoce quanto fosse irrascibile.
-Ti ho sentito.-
La donna si trattenne dal saltargli al collo sfogando la sua rabbia su un pupazzo, stringendolo con così tanta forza da distruggerlo immaginando che fosse la testa del fratello. Ciò le regalò quel minimo di soddisfazione che uno scontro diretto con lui non le avrebbe mai dato.
Vegeta, dal canto suo, neanche aveva fatto caso all’ira della sorella e poco gli importava. Perso nei propri pensieri fissava fuori il sole abbattersi sulle chiome degli alberi e sull’intera città, alzando le temperature e regalando agli abitanti le ultime calde giornate della stagione.
Non si sapeva spiegare il motivo per il quale Trunks, da sempre con una salute di ferro, si potesse essere ammalato in quel modo in piena estate. Si chiese se fosse dipeso da cause extraterrestri o semplicemente da un calo delle difese immunitarie che lo avevano esposto a virus e batteri che, altrimenti, non avrebbero mai attecchito il suo organismo.
Lo smartphone vibrò in tasca un paio di volte e, conscio di chi poteva essere il mittente, si affrettò ad afferrarlo. Lo sbloccò e ben due messaggi fecero la comparsa sullo schermo, entrambi di Bulma che lo avvertiva di essere arrivata e che avrebbe chiamato per sapere le condizioni del primogenito. Alzò gli occhi al cielo e rimise l’oggetto al suo posto senza prendere minimamente in considerazione la possibilità di risponderle.

Bulma sbadigliò per l’ennesima volta quella mattina, seduta con le gambe accavallate su una delle tante sedie rosso scuro della stanza. Dalla posizione in cui era poteva osservare le facce di tutti i presenti, alcuni più interessati di altri che, come lei, sbadigliavano o si distraevano in continuazione. Spostò lo sguardo sull’improvvisato oratore che, con enfasi poco celata, esponeva il proprio pensiero sul progetto esaminato. Non si sforzò neanche di mettere a fuoco cosa ci fosse scritto sulla lavagna o sulla proiezione, si stava già sforzando per rimanere sveglia non le serviva mandare in pappa il cervello a quell’ora del mattino. Manco fossero a scuola!
Annuì un paio di volte quando l’interlocutrice incrociò il suo sguardo, per fare la parvenza che stessa quantomeno ascoltando ciò che stava dicendo quando in realtà avrebbe voluto soltanto dormire. Non era mai stata una tipa mattutina, le alzatacce non facevano per lei. Tornò a fissare lo schermo della LIM assente riflettendo sulle condizioni fisiche del primogenito che, stranamente, si era beccato una tipica influenza terrestre pur non avendone mai contratta una in vita sua. Sperò che non fosse contagiosa o si sarebbe ritrovata con cinque Saiyan ammalati, se contava soltanto quelli della sua famiglia. Sei se Goten avesse girato attorno all’amico malato, cosa molto plausibile dato il forte legame che avevano. Ci mancava poco che vivessero in simbiosi. Si chiese se la fusione avesse rafforzato tale legame, da quel poco che le aveva raccontato Vegeta le menti dei due guerrieri fusi rimanevano distinte ma comunicavano come se fossero una. Le sarebbe piaciuto capirci un po’ di più su quella storia, se magari quel testone aprisse bocca più facilmente invece di farsi tirare fuori le parole con le tenaglie.
Sbuffò conscia che se voleva ricevere qualche informazione decente senza finire con il litigare con l’interlocutore più muto che esista, avrebbe dovuto chiedere a Son-kun o ai due bambini. Chissà magari vedendola interagire con il rivale si sarebbe sbloccato e avrebbe parlato. Sorrise malvagiamente: adorava giocare sulla sua gelosia.

-Trunks?-
Il ragazzino, seduto sul letto, si voltò appena sentendosi chiamare dando modo al genitore di guardarlo negli occhi. Si allungò per accendere l'abat jour accanto a letto, appositamente coperta da un panno per non ferirgli le pupille una volta accesa.
Vegeta si avvicinò al figlio fermandosi a un paio di passi dal letto singolo che ancora portava le lenzuola con i dinosauri. Scrutò il suo viso illuminato appena dalla fioca luce proveniente dalla lampadina di fianco. Non aveva una bella cera, era pallido e visibilmente stanco, le guance arrossate per la febbre erano l’unico tocco di colore sul volto altrimenti cereo del ragazzino. Gli occhi azzurri erano velati e privi della consueta vitalità che li contradistingueva.
-Come ti senti?- gli chiese un po’ impacciato.
Il ragazzino tirò su col naso prima di rispondergli.
-Mi fa male la testa e ho lo stomaco sotto sopra, mi viene da vomitare.- mormorò. -E sono stanchissimo.-
L’uomo prese il viso del ragazzo tra pollice e indice, voltandolo ora da una parte ora dall’altra con delicatezza scrutando una seconda volta il suo aspetto malaticcio. Si allontanò da lui dirigendosi alla parete opposta, aprì la finestra e alzò la serranda.

Trunks mugugnò indispettito dalla luce esterna, abituato all’oscurità della stanza.
-Tieni.- asserì il genitore passandogli il termometro.
Il ragazzino lo fissò per qualche secondo prima di metterselo sotto il braccio e appoggiare la schiena ai cuscini, precedentemente sistemati. Vegeta gli si sedette accanto, in silenzio. Trunks tirava su con il naso e tossiva ma stranamente non gli dava fastidio, anzi era preoccupato per la sua salute. Non era un bambino malatticcio, non lo era mai stato ma sta volta era capitolato. Quale sia il virus che era riuscito a eludere il sistema immunitario Saiyan, rimaneva un mistero.
-Papà?- mugugnò con voce nasale.
-Mh?-
-Secondo te morirò?-
Il Saiyan sussultò sul posto e fece saettare lo sguardo sul figlio che, con il naso totalmente chiuso, respirava con la bocca.
-Non dire stronzate, è una banale influenza.- gli disse.
Trunks alzò lo sguardo sul soffitto tentando invano di riacquistare la respirazione con il naso, era tremendamente fastidioso ora capiva i suoi compagni di scuola quando si lamentavano dell’influenza. Naso chiuso, tosse, febbre, stanchezza perenne, dolori ovunque, avrebbe preferito un allenamento massacrante. Tossì e starnutì in contemporanea maledicendo mentalmente qualsiasi cosa l’avesse fatto ammalare.
Il termometro suonò e Trunks si affrettò a toglierselo di dosso porgendolo poi al padre, non aveva la forza neanche di pensare.
Vegeta afferrò l’oggetto e, dopo aver lanciato un’occhiata al figlio, si concentrò sulle due cifre che lampeggiavano sul display.
-Quarantadue e sei.- gli disse.
Trunks tirò rumorosamente su con il naso.
-Lo sento.- disse con una smorfia contrariata per poi abbandonare la testa sui cuscini mugugnando.
-Hai fame?-
Il glicine spostò appena la testa per osservare il padre che, con la solita espressione corrucciata, se ne stava seduto sul suo letto e lo osservava probabilmente preoccupato. Ci pensò su qualche secondo prima di scuotere la testa in segno di negazione, lo stomaco gli doleva e brontolava da qualche minuto ma la nausea era troppo forte per fargli venire voglia di mangiare.
Si voltò su un fianco colto da una fitta alla testa, desideroso di dormire ancora un po’.
Il Saiyan non fiatò, cogliendo al volo il messaggio non espresso del figlio. Si alzò dal letto, gli scompigliò la chioma lavanda ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Rimase qualche secondo appena fuori la stanza riflettendo sulla possibilità di chiamare la consorte per comunicarle lo stato di salute del figlio. Prese lo smartphone, lo sbloccò e, quasi l’avesse letto nel pensiero, il numero della compagna fu il primo ad essere visualizzato in rubrica. Gli scocciava un po’ farle rapporto ma alla fin fine il figlio era di entrambi.
Fece partire la chiamata.
-Wow! Raramente ho visto una temperatura così alta!- asserì Uryasil spuntando da chissà dove. -Trunks sta male?-
L’altro annuì semplicemente facendole poi segno di starsi zitta ma l’altra lo ignorò sfilandogli il termometro dalle mani.
-Febbre? Come mai? Noi Saiyan non ci ammaliamo spesso, forse è colpa del fatto che è mezzosangue.- ragionò ad alta voce guadagnandosi un’occhiataccia dal fratello.
Il maggiore mimò con le labbra la parola “silenzio” nella loro lingua natia. La donna gli fece la linguaccia però ammutolì, spostando lo sguardo altrove mentre lui si spostava qualche passo lontano dalla stanza per non disturbare il suo occupante.
-Oh, Vegeta! Ti stavo per chiamare, qui è di una noia mortale! Come sta Trunks?-  esclamò Bulma.
Vegeta alzò gli occhi al cielo di fronte alla veemenza con la quale la donna aveva risposto alla sua chiamata. Sempre così esagerata.
-Come vuoi che stia? Ha la febbre, è uno straccio.- le disse appoggiandosi al muro.
Bulma alzò gli occhi al cielo mentre qualcuno la invitava ad abbassare la voce, in quanto di trovassero in un edificio con sale adibite prevalentemente a riunioni. Ignorò chiunque si trovasse nei paraggi e si concentrò sulla chiamata, decidendo di andarsi a prendere qualcosa alle macchinette. La sala relax non era lontana da dove si era riunito il convegno della Capsule Corp. ma a lei sembrò di stare su un altro universo quando, raggiunta, potè bearsi della tranquillità lasciandosi cadere su una delle poltroncine. Sospirò fissando la macchinetta con un’improvvisa voglia di cioccolato.
-Quanto?- chiese al marito.
-Quarantadue e sei.-
Prese a massaggiarsi una tempia con l’altra mano chiedendosi se fosse stato opportuno partire ugualmente con il figlio in quelle condizioni. Che madre degenere, sarebbe dovuta rimanere a casa e mandare a tutti quel paese, anche perchè di tutta quella storia a lei fregava meno di zero.
-Siamo sempre lì, ha mangiato?-
-No, ha detto di avere lo stomaco sottosopra.- le riferì.
Bulma per poco non scattò in piedi a quella risposta. Che diamine, Vegeta doveva sapere l’importanza del cibo in una veloce guarigione, per di più se il malato è un Saiyan che non farebbe altro che mangiare tutto il giorno.
-Come no!? Se non mangia niente non ce la farà a rimettersi in piedi!- sbottò. -Dovresti saperlo meglio di me che ha bisogno di mangiare per recuperare le forze! Sei proprio un idiota!-
-La smetti di urlare? Stai dando di matto per una banale influenza! Trunks è abbastanza grande da sapere se ha fame e agire di conseguenza, non ha bisogno della balia. Cosa dovrei fare, imboccarlo a forza!?- gli urlò di rimando lui per poi ricordarsi del figlio dormiente a pochi passi.
Uryasil fissò il fratello senza capire il motivo di quello scatto di rabbia nei confronti di chi stava all’altro capo del telefono. Si fermò ad ascoltare cercando di venirne a capo.
-Sì, se fosse necessario!- rispose lei alzandosi in piedi di scatto.
La sala era vuota, c’era soltanto lei e quattro poltroncine bianche, asettiche come il resto di quell’edificio. Dato l’orario la maggior parte delle persone stavano lavorando e non era il caso di alzare eccessivamente il tono della voce se non voleva che la segretaria la richiamasse di nuovo.
-Non capisco questo tuo panico per una cosa così stupida.- borbottò lui.
-Voi Saiyan avete il brutto vizio di non ammalarvi mai, è ovvio che vado nel panico quando succede! Non ho idea di cosa fare o come curarlo, da qui poi!-
Vegeta alzò un sopracciglio confuso dal fatto che avesse etichettato come brutto vizio la facoltà di stare sempre bene dovuta al sangue alieno che gli scorreva nelle vene, il viaggio doveva averle dato alla testa. Gli tornò alla mente il giorno dell’esplosione della camera gravitazionale, della paura che aveva letto nei suoi occhi nel vederlo fuori combattimento, inerme tra le sue braccia coperto di ferite più o meno profonde. Quantomeno quel giorno la causa del suo male era nota a tutti e si era rimesso in piedi alla velocità della luce, forse anche troppo presto dato che aveva poi rischiato di collassare di nuovo nella stanza e si era guadagnato una strigliata da lei.
Si passò una mano sul viso trovando la situazione simile, soltanto che quello inerme era Trunks e le sue “ferite” non erano esterne e facili da curare, e lei era lontana centinaia di chilometri da casa. Okay, forse aveva il diritto di dare di matto ma Trunks non era solo, c’era lui. Che in effetti ci capiva poco di malanni vari però sapeva cosa andava fatto e cosa no senza che lei gli stesse con il fiato sul collo.
-Non ha bisogno di essere curato, gli basta una dormita rigenerante e domani starà meglio. Non c’è bisogno di tutto questo teatro.- le disse in tono piatto.
La sentì sospirare dall’altra parte del telefono e si chiese quanto stesse diventando matta per quella storia, manco fosse mezzo morto a causa di uno scontro. Probabilmente sarebbe stata meno preoccupata. Lei e le sue paranoie.
-Lo spero, tesoro, lo spero.- mormorò appena.
Si sentiva impotente e non le piaceva, sarà stata anche una stupida influenza ma non aveva idea degli effetti che poteva dare sui mezzosangue o cosa potesse dargli per farlo stare meglio. Alzò lo sguardo dal pavimento e incrociò gli occhi della segretaria che le fece cenno di tornare in sala, probabilmente qualcuno aveva notato la sua assenza. Le fece di sì con la testa e la vide sparire nel corridoio.
-Ascolta io devo tornare dentro, tienimi aggiornata sulle sue condizioni. Misuragli la febbre ogni due ore e se vedi che non si abbassa ci sono delle gocce nell’armadietto del nostro bagno. La boccetta ha un’etichetta blu, dagliene quindici con mezzo bicchiere d’acqua.- gli spiegò mentre un forte mal di testa cominciava a pulsare sulle tempie.
Il Saiyan si appuntò mentalmente quanto la consorte gli stava dicendo, anche se non vedeva l’utilità di un medicinale terrestre su un mezzosangue. Avevano appurato ormai da anni che i farmaci terrestri non avevano effetto sul loro organismo alieno. Preferì non discutere, sarebbe stata capace di non smettere più.
-È un farmaco potenziato, se te lo stai chiedendo. Non lo farà guarire ma lo aiuta ad alleviare i sintomi e abbassa la febbre. Ti chiamo quando esco da qui.- gli spiegò quasi lo avesse letto nel pensiero. Dopo anni che stavano assieme poteva tranquillamente anticipare le sue domande, soprattutto quelle inespresse.
Vegeta fece una smorfia poco convinta alla prospettiva di essere praticamente stalkerato dalle sue chiamate. Non fiatò, evitando una terza guerra mondiale di parole.
-Come ti pare.-
Ed era sicuro che lei stesse sorridendo dall’altra parte.
-A più tardi. Ti amo.- disse Bulma e chiuse la chiamata.
Invece di tornare dentro, Bulma si prese altri dieci minuti di pausa prendendosi un caffè alla macchinetta. Magari le avrebbe calmato il mal di testa.

Bra afferrò i pantaloni del padre e li tirò verso il basso richiamando la sua attenzione a quello strattone. Incrociò il suo sguardo scuro ed inclinò la testa.
-Pappa.- disse.
Il Saiyan sbuffò, ricordandosi che la figlia fosse a digiuno. La prese in braccio e lanciò uno sguardo alla sorella, che lo fissava derisoria e con la battuta sulla punta della lingua.
-Non ci provare. Prendi Tarble e andate a farvi un giro.-
-Eh? E dove?-
-Non m'interessa, basta che vi togliete dai piedi. Ho già due bambini a cui badare, non me ne servono altri.- sentenziò scendendo le scale.
Uryasil gli fece il verso quando era ormai al piano inferiore mandandolo anche a quel paese in più di una lingua. Non era una bambina, non aveva bisogno delle cure del fratello nè di stargli tra i piedi come i suoi figli e la cosa che però lui si ostinava a considerarla una rompiscatole le dava sui nervi. Andò a recuperare il fratello, buttandolo giù dal letto in una maniera tutt’altro che delicata, spalancando con forza la porta della camera in cui riposava e trascinandolo fuori le coperte contro la sua volontà. Inutili furono le sue proteste, Tarble era come al solito bullizzato dalla sorella a causa del suo carattere mansueto.
I due, dopo aver rubato dei vestiti terrestri dagli armadi dell’allegra famigliola, uscirono di casa senza neanche far colazione -nonostante Tarble sbavasse su tutto ciò che c’era a tavola- sbattendo la porta ed ignorando il fratello maggiore che, con un sopracciglio alzato, fissò l’intera scena senza fiatare.
-Tieni.- disse a Bra consegnandole il suo biberon stracolmo di latte e biscotti, il primo di sei già pronti.
La bambina prese la sua colazione e si piazzò davanti alla tv, dove un cartone animato per bambini piccoli aveva il compito di intrattenerla per un po’, almeno finchè anche Vegeta non avesse terminato la sua di colazione.
Data la voracità tipica della loro razza, nessuno dei due impiegò poi molto tempo a trangugiare tutto il cibo che avesse sotto il naso. Bra richiamò l’attenzione paterna, costringendolo a prendere parte ai suoi giochi privi di qualsiasi logica dove il massimo che lui doveva fare era stare a guardare ciò si inventava.
La mattinata trascorse veloce, padre e figlia si stancarono presto di giocare insieme, data la poca collaborazione di lui e le limitate capacità intellettive di lei. Alla fine si ritrovarono nella stessa stanza ma con due occupazioni diverse, ovviamente senza che il Saiyan distogliesse lo sguardo scuro dalla figlioletta.
Fu proprio lo stomaco di Bra a iniziare a borbottare per primo intorno a mezzogiorno. Quindi, armato di una pazienza che non credeva di possedere ma che aveva imparato a usare con la figlia minore, che era più una trottola vivente che una persona, si appropinquò a nutrire la mezzosangue che non stava mai ferma. Dovette legarla, letteralmente, al seggiolone per poterla fare mangiare in maniera decente senza distruggere mezza casa o le sue facoltà mentali. Mai, prima della nascita di quel turbine azzurro, avrebbe detto che badare a un bambino poteva essere molto più complicato e faticoso di un combattimento all’ultimo sangue. Eppure era certo che se non ci fosse stata Bulma a dargli il cambio, avrebbe dato di matto molto presto. Per fortuna la consorte accorreva in suo aiuto ogni qual volta lo vedeva in difficoltà o sul punto di esplodere, cosa assai rara visto la venerazione che aveva per la secondogenita.
Bra fu lasciata libera di tornare a distruggere i suoi giochi a pasto completato e a ruttino ultimato. La bimba sembrava la persona più tranquilla al mondo, finchè non si arrabbiava o la si lasciava sola per troppo tempo. A quel punto o si scatenava l’inferno o calava il silenzio più totale, entrambe le opzioni erano tremende per chi le stava attorno. La codina marroncina ondeggiava alle sue spalle e la piccola emetteva versi incomprensibili misti alle poche parole conosciute. Era piuttosto calma con lo stomaco pieno, come tutti i Saiyan.
Il rumore di piccoli passi attutiti si avvertì a malapena sopra al vociare della televisione accesa. Il suo udito fine non si lasciava sfuggire niente e il suono dei passi del figlio ormai gli era entrato in testa. Alzò lo sguardo dal divano e lo trovò in piedi sulla soglia del salotto.
-Che ci fai in piedi?- gli chiese.
Il ragazzino si strofinò un occhio apparendo agli occhi del genitore ancora più piccolo di quanto già non fosse. Era pallido con le guance arrossate, i capelli arruffati e leggermente appiccicato alla fronte. Il pigiama estivo blu, composto da un pantaloncino e una maglietta a mezze maniche, gli cadeva preciso sul fisico asciutto e allenato pur rimanendo quello di un bambino di undici anni.
-Ho fame, papà. Non riesco a dormire con lo stomaco che brontola.- si lamentò sbadigliando.
Vegeta si alzò dal divano, lasciando Bra a giocare da sola su di esso, e si avvicinò al figlio maggiore. Gli posò una mano sulla fronte per verificare la presenza o meno di febbre, un gesto usuale per qualsiasi genitore ma che per Trunks, nonostante lo stato in cui versasse, aveva un qualcosa in più. Non fiatò per gli interminabili secondi che il padre compì quel gesto, non che avrebbe potuto protestare comunque. 
-Siediti, prima di crollare per terra. Ti preparo qualcosa.- gli disse superandolo e dirigendosi in cucina.
Trunks annuì e si andò a sedere sul divano, accanto alla sorellina che scese subito dopo andando a rovistare tra i suoi giochi. Il ragazzino la fissò confuso, e Bra tornò da lui con un dinosauro e un termometro giocattolo tra le mani. 
-Oniichan male.- disse porgendogli i giocattoli 
Trunks sorrise appena alla sorellina, constatando ancora una volta quanto sveglia fosse per l’età che aveva.  Si sdraiò poi sul divano, colto da un capogiro. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi.
-Non dormire, mangia prima.- 
La voce del padre gli arrivò forte e chiara a pochi centimetri, aprì perciò gli occhi blu e mise a fuoco l'ingente quantità di cibo che gli mise davanti. Il profumino era piacevole, non si fece molte domande sulle abilità culinarie del genitore e si sforzò per mettersi seduto. Aveva perso la cognizione del tempo.
Vegeta gli si sedette affianco apparentemente non interessato senza però mai perderlo di vista. Attese che finisse di mangiare osservando distrattamente la TV accesa su un canale casuale. Bra giocava sul tappeto poco più avanti senza lamentarsi. 
Quando Trunks posò le bacchette sul vassoio, Vegeta notò che aveva mangiato meno della metà di quanto faceva di solito probabilmente dovuto allo stato in cui versava. Il ragazzino tornò a sdraiarsi, posando il capo sulle gambe del padre.
-Misura la febbre, così tua madre non mi urla contro.- gli disse porgendogli il termometro.
Trunks ubbidì mettendosi il termometro sotto al braccio e chiuse gli occhi. 
Scese il silenzio, i versi di Bra erano l'unica cosa che si percepiva a parte il sottofondo televisivo.
Il termometro suonò e il Saiyan attese che il figlio glielo porgesse. Ma ciò non accadde. Abbassò lo sguardo su di lui, trovandolo placidamente addormentato su di sé. Con delicatezza , allora, sfilò l'oggetto e controllò la temperatura misurata: quaranta e mezzo. La febbre era scesa, per questo era riuscito ad alzarsi dal letto e raggiungere il salotto. Però non era abbastanza bassa da fargli tornare il solito appetito ed era crollato addormentato, sicuramente con un forte mal di testa. Non lo svegliò nè si spostò, afferrò una coperta buttata lì di fianco e coprì il figlio. Assurdo con una temperatura di trentagradi esterna ma il ragazzino tremava di freddo e sudava insieme. Non voleva peggiorare la situazione. Si sistemò meglio sul sofà e mandò un veloce messaggio alla consorte con la temperatura e lo stato del figlio, sarebbe stata contenta di sapere che era riuscito a farlo mangiare. Accarezzò con delicatezza i capelli glicine del figlio che si raggomitolò su se stesso stringendosi a lui.
Si lasciò sfuggire un sospiro godendosi la quiete di quella casa solitamente confusionaria. Non si spostò dalla posizione per non svegliare il figlio, non gli dispiaceva prendersi cura di lui. Un tempo l’avrebbe scansato malamente e se ne sarebbe andato, schifato per quei sentimenti che non voleva provare nè manifestare. Si sarebbe richiuso nella stanza gravitazionale e avrebbe ignorato tutti, attendendo un nuovo scontro tra pesanti allenamenti che finivano a tarda notte.
Alla fin fine non era poi così male godersi la pace e la compagnia della propria famiglia, allentando il ritmo e cercando di imparare a rilassarsi. Ovviamente l’adrenalina dello scontro la preferiva alla noia della pace, era pur sempre un guerriero Saiyan, però staccare la spina gli faceva bene e con il tempo aveva imparato a non odiare quei giorni di tranquillità familiare.
Mancavano venti minuti alle due quando il cellulare, poggiato sul tavolino lì davanti, si mise a vibrare. Fu tentato di ignorarlo ma conosceva chi lo stava cercando e non aveva voglia di subirsela pure a distanza, perciò afferrò l’oggetto e lo sbloccò.
“Quantomeno gli si è abbassata, dagliele lo stesso le gocce quando si sveglia. Bra?” recitava il messaggio della donna.
Il Saiyan lanciò uno sguardo alla bambina che, per qualche motivo a lui sconosciuto, si divertiva a staccare ed a riattaccare le teste delle bambole. Era decisamente più brava a staccarle che a rimetterle al loro posto, e quando raggiunse un numero di decapitati maggiore di quelli con ancora la testa sulle spalle -letteralmente- si alzò.
Vegeta seguì i suoi movimenti fino a che non gli si fermò davanti, due bambole in una mano e le teste nell’altra tese davanti a sè. Il genitore alzò un sopracciglio confuso ma prese ugualmente i giocattoli e, dopo aver fissato la figlia per qualche istante, li rimontò in un secondo. Bra ne sembrò entusiasta dato che gli portò tutte le bambole decapitate ed attese trepidante che il padre gliele rimontasse.
“Decapita le bambole ma non è capace a rimontarle.” le rispose.
Bulma per poco non scoppiò a ridere di fronte a quel messaggio, si trattenne con le lacrime agli occhi per evitare di fare figuracce in mezzo a tutti quegli uomini seri in giacca e cravatta. Si sentiva un’adolescente che si nascondeva dall’insegnante messaggiando dietro l’astuccio, per niente interessata alla lezione.
Quella bambina si presentava sempre più sadica, con comportamenti che, un bambino normale, non avrebbe. Tipo quello di decapitare le bambole. Vegeta si ostinava a dire che non gli somigliava quando Bra aveva “gusti” piuttosto simili ai suoi.
“Mi ricorda qualcuno.”
Vegeta prese quel messaggio come una frecciatina ma la ignorò riconsegnando l’ultima bambola alla figlia. Bra gli lasciò un bacio sulla guancia come ringraziamento e tornò a giocare, probabilmente rendendo vittime di mutilazioni qualche altro giocattolo innocente, mentre lui si premurò di rispondere alla donna.
“Non dovresti essere in riunione?” le chiese.
Bulma sbuffò.
“Lo sono ma mi annoio.” rispose.
La risposta del compagno tardò ad arrivare così si costrinse ad ascoltare almeno per qualche minuto, quantomeno per capire di cosa stessero parlando. Lanciò un’occhiata alla lavagna interattiva sulla quale erano proiettate delle slide con grafici e altra roba noiosa, accanto una scrittura tondeggiante e precisa aveva appuntato varie parole apparentemente non connesse tra di loro. L’azzurra neanche cercò di pensarci, preferendo ascoltare ciò che una ragazza dai corti capelli chiari stava illustrando.
Il telefono vibrò e la sua concentrazione sul discorso si volatilizzò. Aggrottò le sopracciglia leggendo il nuovo messaggio ricevuto.
“E allora smettila di rompere a me e fai il tuo dovere.”
Non gli rispose, lanciando malamente lo smartphone nella borsa e incrociando le braccia al petto. Le era sembrato troppo gentile infatti, mai fidarsi di quello scimmione. Abbandonò completamente l’idea di intrattenersi messaggiando con il marito e si concentrò sulla riunione, più tardi l’avrebbe chiamato e gliene avrebbe dette quattro.

La quiete di casa venne interrotta brutalmente dall'arrivo di un inatteso, quando indesiderato, ospite che, al contrario di tutti i comuni mortali, si era direttamente teletrasportato dentro casa bypassando tutti i concetti di educazione e privacy esistenti.
-Ehilà!- esclamò un entusiasta Goku.
Trunks sussultò nel sonno e Vegeta lo fulminò con lo sguardo prima di intimargli di fare silenzio. Indicò il ragazzino placidamente addormentato su di sé quando vide lo sguardo confuso del rivale.
-Oh.- disse Goku per poi abbassarsi all'altezza del viso del mezzosangue. -Non è un po' presto per dormire?- chiese sottovoce.
Vegeta alzò gli occhi al cielo e fu tentato di urlargli dietro i peggio insulti ma si trattenne. E siccome conosceva i modi di fare dell'altro, decise di portare il figlio in camera così che potesse riposare tranquillo.
Goku osservò l'amico prendere in braccio il ragazzino incuriosito, non lo aveva mai visto in atteggiamenti così affettuosi nei confronti di nessuno nonostante sapesse che amasse la sua famiglia più di quanto lui stesso facesse con la propria. Rimase immobile nella stessa posizione fissando le scale che portavano al piano di sotto.
-’oku!- esclamò Bra riconoscendolo ed attirandone l’attenzione.
L’eroe sembrò essersi accorto solo in quel momento della bambina che, malferma sulle gambine paffute, gli corse incontro. La prese al volo sollevandola in aria facendola ridere.
-Ehy, principessa! Il tuo papà mi tratta male.- le disse lanciandola in aria e riprendendola al volo.
Bra rise di gusto e Goku non perse tempo rigirandosela un po’ come gli andava per farla divertire: la mise a testa in giù, la fece tornare dritta, la lanciò in aria e la riprese, le fece fare una piroetta e infine se la mise a cavalcioni sulle spalle. Gli piacevano i bambini.
Le risate della piccola arrivarono fino alle orecchie del padre che, borbottando sottovoce qualche insulto al consanguineo, mise sotto le coperte Trunks, chiuse le tende e spense la luce lasciata accesa sul comodino. Gli sfiorò la fronte prima di uscire, poi si chiuse la porta alle spalle lanciandogli un’ultima occhiata.
Tornò al piano inferiore, dove trovò Goku che teneva a testa in giù la bambina. Li osservò con un sopracciglio alzato.
-Non so quanto ti convenga tenerla in quella posizione, ha mangiato da poco.- lo avvertì tornando a sedersi.
Il ragazzo troppo cresciuto capì l’antifona e rimise dritta la mezzosangue, assicurandosi poi che non stesse per rimettergli addosso.
Il Saiyan maggiore rimase in piedi ad osservare l'altro che giocava con Bra senza sballottolarla troppo. Non gli piaceva granchè il fatto che coccolasse la sua principessa ma decise di sorvolare momentaneamente. 
-Cos'ha Trunks? Non mi sembrava granchè in forma.- chiese Goku mentre Bra gli si arrampicava addosso.
-Influenza.- rispose appena. 
Goku lo guardò sorpreso e stranito. 
-Ero convinto che non potessimo ammalarci.- 
Vegeta alzò le spalle osservando la figlia che tirava i capelli del rivale trovandolo un gioco divertente. 
Goku si tolse la bambina dalla testa rimettendola a terra, così che non potesse far danni, invitandola a giocare con qualcosa di diverso dai propri capelli. Ad esempio quel pupazzo a forma di papera che faceva rumore. Bra, interessata al suono emesso dal giocattolo, inclinò la testolina di lato quando Goku lo premette di nuovo. Allungò poi le braccia per afferrarlo ma l'adulto lo portò lontano dalle sue mani. 
-Che ci fai qui?- gli chiese Vegeta. 
Goku fece squittire la papera e Bra, tentando di afferla, gli cadde addosso. Infastidita, la bimba, una volta tiratasi su, si sedette a terra incrociando le braccine al petto imitando la tipica posa paterna. Il ragazzone le sorrise consegnandole finalmente il giocattolo.
-Volevo chiederti se ti andava di venire con me sul pianeta di Lord Beerus, per un allenamento intensivo.- disse voltandosi a guardarlo. 
Vegeta se lo aspettava: tipico, non poteva di certo cercarlo per un motivo diverso. Si chiese se, nonostante avesse visto le condizioni in cui Trunks riversava, avesse ancora intenzione di trascinarlo da quel gatto troppo cresciuto. Lo fissò in attesa, come se volesse che aggiungesse qualcosa, e Goku ricambiò lo sguardo, probabilmente attendendo una sua risposta. 
-Cosa?- 
Goku batté le palpebre sfoderando uno dei suoi mega sorrisi che convinceva sempre tutti che fosse tutto a posto ma che, a lui, dava sui nervi. 
-Vieni?- gli chiese sorridente.
Vegeta alzò un sopracciglio assai convinto che il rivale avesse l'intelligenza inversamente proporzionata alla forza. 
-No.- gli rispose.
Goku cambiò espressione in una delusa e lasciò che Bra gli salisse addosso per sedersi tra le sue gambe.
-Eh? E perché? Lo sai che Whis non mi fa allenare se non ci sei anche tu.- protestò.
-Ma secondo te posso lasciare tutto e venire con te?- gli chiese in modo quasi retorico.
L'eroe battè le palpebre confuso da tale domanda, senza pensare minimamente al fatto che non necessitasse di una risposta.
-Qual è il problema?- 
Vegeta si diede una manata in faccia stupendosi, ancora una volta, di quanto le capacità di osservazione del rivale fossero assai scarse in tutto ciò che era fuori dal combattimento. Come faceva ad essere ancora vivo non lo sapeva. 
Cacciò via la voglia di strangolarlo e pensò a una risposta concisa e semplice da dargli. 
-Trunks è malato e Bra non è autosufficiente. Non posso e non voglio lasciarli soli.- sentenziò fissandolo dritto negli occhi. 
Goku sembrò pensarci su, forse avrebbe compreso la situazione e non avrebbe insistito ancora. Alla fine era un padre pure lui e doveva pur sapere cosa significava avere la responsabilità di un altro essere vivente. 
-Perchè no?- 
Ma lui era Goku, un idiota patentato con zero senso di responsabilità, che aveva cresciuto a malapena il primogenito per qualche anno e poi aveva mollato lui e l'altro figlio alla moglie, senza alcun rimorso. Troppo stupido ed ingenuo per provarne, ancora si chiedeva per quale assurdo motivo Chichi non lo avesse cacciato a calci in culo da casa. 
Ovviamente Vegeta non era perfetto, ne aveva fatti di errori in vita sua sia con Bulma che con Trunks, però aveva compreso di aver sbagliato e si stava dando da fare per rimediare. Poi i figli si fanno in due, non si possono scaricare le responsabilità solo sulle spalle di uno. 
-Perchè no, non penso ci sia bisogno che io te lo spieghi puoi arrivarci da solo. Anche se sei idiota.- borbottò come risposta incrociando poi le braccia al petto. 
Goku, pur non avendone compreso il motivo, capì che Vegeta non avrebbe cambiato idea neanche se l'avesse pregato. Perciò si alzò portandosi dietro la piccola mezzosangue, sospirò e la riconsegnò al padre che lo fissava impassibile.
-Allora dovrò accontentarmi del pianeta di Re Kaioh, anche se l'ultima volta mi ha intimato di non tornarci perché lo avevo quasi distrutto.- disse posandosi due dita sulla fronte. -Ci vediamo!- E sparì. 
Il Saiyan si ritrovò nuovamente da solo con la figlia. La guardò negli occhioni blu, mentre lei mangiucchiava il giocattolo di gomma. Glielo tolse, sostituendolo con il ciuccio che trovò appoggiato nel suo contenitore sul tavolo. Lanciò poi uno sguardo all'orologio digitale sul televisore: segnava le 14:25. 
Bra era solita fare un riposino pomeridiano, per fare in modo che potesse poi essere abbastanza stanca all'orario giusto per andare a letto la sera ma abbastanza riposata da arrivarci, perciò la prese in braccio e la portò nella sua stanza. Non sapeva esattamente come facesse Bulma ad addormentarla, l'aveva sentita canticchiare il più delle volte o leggerle qualcosa. Osservò la libreria piena di libri colorati e con figure molto stilizzate e cartoon. Ne prese uno a caso. 
Bra lo guardò con gli occhioni blu spalancati, i codini azzurri ai lati della testa puntavano verso l'alto richiamando l'atipica pettinatura a fiamma paterna, in attesa. Lui le lanciò un'occhiata prima di iniziare a leggere.

Bulma sbadigliò osservando l'elegante orologio da polso che portava, erano quasi sei ore che era lì dentro ad ascoltarli litigare. Aveva persino saltato la pausa pranzo a causa di quegli idioti retrogradi che urlavano addosso a quei poveri ragazzi che, con calma e un po' spaventati, cercavano di spiegargli il loro punto di vista. E in teoria si sarebbe dovuta aprire una discussione pacifica, degna di persone adulte e colte, non una sorta di lotta per la supremazia con urla, insulti e pregiudizi che neanche alla scuola elementare si faceva così. Li guardò ad uno ad uno: in dodici contro tre, uomini strizzati nei loro abiti eleganti che sputavano veleno su tre giovani risorse, che non chiedevano altro che avere lo stesso rispetto di chiunque altro, indifferente se lavorassero lì da un mese o da sei anni.
Non aveva molta voglia di intervenire, pensava che non ne valesse la pena tanto era comunque lei a decidere. Poteva licenziarli tutti quei vecchi senza dare spiegazioni a nessuno. Ma quando uno dei rispettabili uomini d'affari allungò una mano sulla ragazza del gruppo che stava insultando, asserendo che le donne servissero soltanto per una cosa e non avrebbero dovuto avere diritto di parola, scattò in piedi attirando l'attenzione di tutti.
-Cos'è questa? Una giungla? Vi pare il modo di affrontare una discussione? Mi vergogno di voi.- disse mettendosi poi alle spalle dei tre ragazzi. Fulminò con lo sguardo il vecchio maniaco misogino prima di riprendere a parlare:- Questi ragazzi vi stanno chiedendo un po' di rispetto e voi gli rispondete urlandogli contro? Ma guardatevi. Infilati nei vostri abiti di sartoria costanti quanto un mese di stipendio di un lavoratore medio, che fate i saccenti buttando odio e pregiudizi su qualcuno che neanche conoscete, rifiutandovi di dare loro una possibilità. Vi sembra il modo adatto di dare il buon esempio alla generazione futura?-
La sala ammutolì, nessuno osò dire niente né contraddirla. Bulma aveva quel carisma in grado di farsi rispettare pur indossando una camicia piuttosto scollata. Fece il giro del tavolo, tornando al proprio posto a capotavola rimanendo in piedi. Assottigliò lo sguardo.
-Qui il capo sono io e non accetto né i pregiudizi né gli insulti, e se vi becco ad allungare le mani o a dare della puttana a qualche ragazza vi faccio sbattere in galera per molestie sessuali.- sentenziò guardandoli in faccia. Qualcuno fissava il pavimento altri borbottavano sottovoce e altri ancora, per quanto pochi, avevano il coraggio di guardarla in faccia invece che nella scollatura. -Perciò se vi vedo sgridare senza motivo questi giovani apprendisti vi licenzio, se vi becco ad urlargli dietro vi licenzio, se vi sento insutarli vi licenzio, se vi becco a sfruttarli vi licenzio, se vi vedo mancare loro di rispetto vi butto fuori a calci. Capito?- terminò con un sorriso inquietante.
Annuirono tutti all'unisono e Bulma poté dichiarare terminata la riunione.
I ragazzi le si avvicinarono timidamente, ringraziandola sentitamente per aver preso le loro difese. L'azzurra sminuì il suo intervento, affermando che fosse dovere di ogni dirigente assicurarsi che i propri dipendenti stessero bene sul posto di lavoro.
Dopo sette interminabili ore chiusa dentro quell'ufficio riuscì finalmente a prendere una boccata d'aria, passeggiando per le vie della città per raggiungere il suo albergo, non molto lontano dall'edificio da cui era uscita. Non vedeva l'ora di farsi una doccia e indossare qualcosa di comodo.
La sua camera era una lussuosa suite con un letto matrimoniale, un balcone che dava sulla piazza principale con un panorama fantastico, il bagno in camera e un armadio enorme. C'era persino un secchiello con una bottiglia di un ottimo champagne, sicuramente molto costoso.
Si spogliò lasciando una scia di vestiti fino alla doccia, anch'essa molto grande e dotata della migliore tecnologia. Ci rimase poco più di mezz'ora godendosi il relax dopo un'intensa giornata di lavoro. Quando uscì, si avvolse nel morbido asciugamano bianco appeso lì vicino. Si buttò sul letto prendendo il cellulare per vedere se Vegeta le avesse mandato messaggi o l'avesse chiamata.
C'era un messaggio, non da suo marito però. Lo aprì e sbuffò leggendolo: avevano organizzato una cena con altri pezzi grossi provenienti da tutto il paese. Non aveva voglia di partecipare ma doveva. Rispose velocemente che ci sarebbe stata poi chiamò Vegeta.
-Ehy.- gli disse appena sentì che aveva risposto. -Come va lì? Io sono appena rientrata.-
-Trunks dorme, Bra pure. L'idiota è venuto a chiedermi di andare con lui da Whis.- riassumò lui gli interi eventi della mattina.
-Son-kun? Non gli avrai detto di sì.- chiese in modo retorico.
-Ti pare!?- sbottò lui colto sul vivo.
Lei sorrise, era sicura che avrebbe reagito così. Sospirò esausta vagliando la possibilità di alzarsi e vestirsi ma la sua valigia le sembrava così lontana. Si girò a pancia in giù nel vano tentativo di alzarsi.
-Come sta la mia principessa? Mi manca.-
Lui sbuffò e lei rise.
-Sta bene, corre ovunque e distrugge tutto anche se sa a malapena tenersi in piedi.- si lamentò.
-Energia inesauribile, testardaggine, manie di distruzione e appetito infinito. Sì, è proprio tua figlia.- disse prima di scoppiare a ridere.
Lo sentì borbottare nella sua lingua qualcosa che non capì. Si asciugò le lacrime e prese un respiro profondo per calmarsi.
-Questa stanza è stupenda, ha tutto ciò di cui ho bisogno e oltre.-
-Mh.- le rispose il principe poco interessato.
Le sue labbra si tesero in un sorriso triste, dannazione era via da poche ore ma già quel testone le mancava.
-Tranne te.- sussurrò.
Dall'altra parte solo silenzio ma era sicura che l'avesse sentita. Stava solo metabolizzando la cosa e non le rispondeva perché non era da lui. Per loro il contatto fisico, le litigate e gli sguardi erano molto importanti e la distanza che si metteva in mezzo rendeva le cose difficili. Ma ciò non avrebbe mai fatto vacillare il loro rapporto.
-Vai ad allenarti? Ora che entrambi dormono e sei libero.- cambiò discorso quando il silenzio diventò troppo lungo.
-Sì.- disse solo lui.
-Allora ti lascio andare ad ammazzarti in quella camera delle torture.- scherzò guadagnandosi un grugnito come risposta. -Ci sentiamo più tardi. Ti amo.-
Attese qualche secondo una sua risposta, che non arrivò, prima di chiudere la chiamata.
Fissò il telefono per qualche secondo, lo sfondo li ritraeva davanti allo specchio lui senza maglietta e lei con il top da allenamento. Guardavano il telefono ed in evidenza c'era l'addome scolpito del Saiyan e quello tonico con appena l'ombra degli addominali di lei. L'aveva accontentata, scattando quella foto, senza farsi pregare troppo ma aveva protestato quando l'aveva vista che la impostava come sfondo.
Sospirò tirandosi finalmente su dal letto, si sarebbe fatta un giro in centro per non pensare a quanto le mancasse la sua famiglia. Del sano shopping avrebbe sanato le sue ferite dell'anima.

Il campanello suonò non appena lei chiuse la chiamata. Si chiese chi mai potesse essere dato che chiunque potesse cercare Bulma sapeva che fosse fuori città. Aprì la porta trovandosi davanti il faccione felice e un po' imbarazzato di Goku.
-Che vuoi?-
-Re Kaioh mi ha cacciato, non vuole che mi alleni da lui e Chichi mi ha buttato fuori di casa dandomi del nullafacente. Posso allenarmi qui?- raccontò con la faccia colpevole.
Vegeta alzò gli occhi al cielo voltandogli poi le spalle per dirigersi al piano di sopra.
Goku lo fissò sparire su per le scale, entrò e chiuse la porta sedendosi poi sul divano. Osservò lo stato in cui il salotto riversava con giocattoli ovunque e un paio di biberon lasciati sul tavolino. Era esattamente l'aspetto che aveva una casa in cui abitava una famiglia con bambini. Attese con pazienza che l'amico riaffiorasse nella stanza.
Il principe scese le scale silenziosamente, Goku non se ne sarebbe accorto se non sapesse percepire le aure.
-Andiamo fuori.- sentenziò.
Goku annuì e lo seguì nei lunghi e intrigati corridoi della grande casa a cupola. Uscirono sul giardino posteriore, occupato in gran parte dall'enorme piscina installata e sempre pulita. Vegeta posò in un angolo il telefono e un paio di borracce piene d'acqua prima di fare cenno al compare di poter iniziare.
Si allenarono per ore, il sole stava ormai tramontando quando decisero di interrompere e reidratarsi.
Seduti sul verde prato riprendevano fiato dal lungo e intenso allenamento. Niente a che vedere con quelli affrontati con Whis ma riuscivano ad ottenere ottimi risultati anche da soli.
Lo smartphone accanto a Vegeta s'illuminò attirando l'attenzione di entrambi. Il Saiyan maggiore lo sboccò: trovò due chiamate perse e altrettanti messaggi di lavoro, ci avrebbe pensato più tardi. Ciò che catturò la sua attenzione fu la grande quantità di messaggi ricevuti da Bulma.
"So che ti stai allenando ma sono andata a fare shopping e volevo un parere." Recitava il primo messaggio della lista, seguito da una serie infinita di foto della donna calzata in outfit tutti diversi. Dai pantaloncini ai completi, dai vestiti lunghi fino a terra ai bikini più disparati. Vegeta non si premurò di nascondere tutto ciò all'amico di fianco, Goku era idiota ma non un impiccione né un chiacchierone. Anche se avesse visto non gli sarebbe importato.
Il ragazzone rimase sorpreso dal fatto che il rivale possedesse un telefono proprio e che ci fosse qualcuno che lo contattasse. Osservò le foto dell'amica, non prendendo minimamente in considerazione l'idea che ce ne potessero essercene private.
"Questa sera ho una cena con dei tizi che odio ma che farebbero bene all'azienda. Cosa metto?" Sentenziava l'ultimo messaggio di testo seguito anch'esso da altre foto. Solo tre: un vestito rosso lungo fino a terra che le cadeva morbido addosso, con scollatura non eccessiva tempestata di pietre che lo facevano rilucere; un vestito che le arrivava sopra al ginocchio azzurro con del tulle più chiaro sulla gonna che dava volume e la scollatura a cuore senza maniche; un completo giacca e pantaloni bianco, con al di sotto nient'altro che una bralette in pizzo dando l'effetto vedo-non vedo.
Osservò con attenzione le tre foto, vagliando i pro e i contro di ogni abito, compresi scollatura, pelle esposta e possibili sguardi indiscreti degli uomini presenti alla cena.
"Questo." e la foto scelta era la prima, elegante e sexy ma non troppo.
Bulma gli rispose con un emoticon con un cuoricino.
"Finiti gli allenamenti?"
"Sì."
"Salutami Son-kun!"
-Ma cosa...-
Come diavolo faceva a sapere che ci fosse anche lui? Lasciò cadere l'argomento, chiuse la chat e l'applicazione esponendo a sguardi indiscreti lo sfondo.
-Hey, non ti facevo così romantico."- lo prese in giro.
La foto era quella del matrimonio, una delle tante, che li ritraeva uniti in un bacio delicato appena dopo il "sì" e lo scambio degli anelli.
Il Saiyan sussultò arrossendo un poco, affrettandosi a bloccare il telefono e toglierlo dal campo visivo dell'altro. Goku però fece in tempo a vedere di sfuggita il blocco schermo: una foto di famiglia in cui Trunks era sorridente in primo piano e Bra, seduta a terra, fissava l'obiettivo confusa. Sorrise appena mentre l'amico si alzava e rientrava in casa.
-Io vado!- gli urlò dietro.
Vegeta gli fece un gesto veloce della mano per fargli capire che lo aveva sentito e che gli andava più che bene che si levasse dalle scatole.
Goku sparì e il principe si chiuse la porta alle spalle. Tornò al piano di sopra per farsi una doccia rigenerante prima di controllare i figli.
Si affacciò alla camera di Bra con ancora i capelli bagnati, stupendosi di trovare la porta socchiusa. Trovò sia lei che il primogenito seduti sul pavimento della stanza, intenti a giocare con un trenino radiocomandato. Il Saiyan si appoggiò allo stirpe della porta osservandoli giocare insieme senza litigare.
-Da quanto tempo siete svegli?- chiese loro.
-Ciao, papà.- lo saluto il maggiore senza voltarsi. -Da un paio d'ore o giù di lì.-
Vegeta si stupì di non averli sentiti, di non aver fatto caso alle loro auree. Probabilmente perché Bra non si era mossa dalla stanza e Trunks aveva compiuto un tragitto assai breve dalla sua.
-Quando ho aperto la porta ho trovato Bra appesa alla maniglia, cercava di uscire dalla stanza da sola.- aggiunse poi.
Tipico di Bra, se nessuno era nei paraggi per darle ciò che voleva se lo prendeva con le sue forze. Testarda e imperterrita nelle sue scelte per raggiungere gli obiettivi, sfruttava la sua forza anomala per sgusciare via dalla culla e provare ad uscire in corridoio. Un piccolo genio testardo. Era proprio sua figlia.
La prese in braccio e si diresse nel bagno adiacente sotto lo sguardo incuriosito di Trunks. Le cambiò il pannolino, assicurandosi che non si fosse sporcata i vestiti, e la mise giù libera di tornare alle sue attività con il fratello.
-Hai misurato la febbre?- chiese poi proprio a lui.
Trunks annuì.
-Poco più di trentotto.- affermò felice di stare bene.
Vegeta lo osservò constatando che sembrasse sul serio stare bene ma che era meglio per lui se stesse riguardato per evitare ricadute e la necessità di farmaci. La sua attenzione si spostò altrove quando due auree familiari entrarono in casa, anche se nessuno aveva dato loro le chiavi. Le voci dei fratelli ruppero il silenzio che aveva dominato la casa in quelle ore, soprattutto Uryasil che urlò a squarciagola il nome del fratello maggiore avvertendolo che fossero tornati. Ma va? Come se non li avessi sentiti.
Vegeta abbandonò la stanza della secondogenita per dirigersi al pian terreno ed accogliere con la sua solita espressione scazzata i due appena rientrati.
-Siamo stati alla fiera dei dolci nella città accanto! C'era tanta di quella roba che non sapevamo cosa mangiare.- sentenziò Uryasil mostrandogli poi l'enorme lecca lecca colorato che si era portata dietro.
-Mai visto così tanto cibo colorato in un solo posto!- esclamò Tarble con gli occhi luccicanti. -Poi era tutto così buono!-
Vegeta guardò i fratelli constatando che fossero in preda agli effetti collaterali del troppo zucchero, sembravano due bambini che vedevano per la prima volta qualcosa di bello e colorato. E in effetti era così: Tarble forse era quello che aveva vissuto più normalmente, ma tutti e tre portavano i segni di un'infanzia rovinata dalle mani di qualcun altro. Era più che logica la loro reazione di fronte a quello che, per Vegeta, era la normalità e un comportamento abbastanza infantile. Li osservò per un po' schizzare da una parte all'altra della stanza raccontando aneddoti e descrivendo tutto ciò che avevano visto in quelle ore, prima che la cosa gli iniziasse a dare sui nervi.
-Avete mangiato troppo zucchero, vedete di non combinare casini.- li rimproverò voltandogli le spalle.
Uryasil gli fece il verso e Tarble scoppiò a ridere. Vegeta neanche tentò di farla smettere, preferì ignorarla.
-Ehy fratellone!- lo richiamò Uryasil mentre lui si avviava fuori dalla stanza. -Io e Tarble stavamo pensando di rimanere qui ancora un po'. Non è un problema per voi, vero?-
Vegeta si fermò voltandosi appena per guardare i sorrisi a trentadue denti di entrambi.
-Specifica "ancora un po' ".- le disse con sospetto.
Uryasil si mise a giocherellare con uno dei sacchetti pieni di caramelle che aveva acquistato -a spese di Bulma ovviamente- catturando l'attenzione di Tarble.
Vegeta rimase in attesa osservando la sorella che eludeva appositamente il suo sguardo.
-Un anno o due.- borbottò la più piccola.
-Cosa!?- esclamò il maggiore dei tre.
Uryasil sgusciò via.
-Ho già chiesto a Bulma e mi ha detto che per lei non ci sono problemi.- disse prima di allontanarsi da lui.
Tarble rimase dov'era ed alzò le spalle quando il fratello puntò lo sguardo su di lui. Non ne sapeva niente.
La cena fu l'unico pasto della giornata che consumarono tutti insieme, mandando quasi in tilt i robot incaricati di cucinare per loro. Trunks, con rinnovato appetito, si sedette a tavola accanto alla zia che lo fissò per un po' con uno strano sguardo.
-Che c'è?- chiese il mezzosangue.
Uryasil aggrottò le sopracciglia continuando a fissare il nipote, Trunks si chiese perché lo guardasse in quella maniera.
-Non è che sei contagioso e ci stai passando l'influenza a tutti?-
Trunks mise il broncio.
-Non sono contagioso. Almeno non credo.- disse alzando le spalle.
Uryasil assottigliò lo sguardo non convinta della parole del ragazzino e si spostò di qualche centimetro lontano da lui. Il diretto interessato si risentì per quel comportamento, manco fosse un appestato.
-Ehy!- si lamentò.
La Saiyan adulta lo ignorò iniziando a mangiare la propria parte.
-Non si sa mai. Magari quel virus potrebbe uccidermi.-
Trunks incrociò le braccia al petto.
-Magari sei stata tu a contagiarmi e a mettere in pericolo la vita di tutti!- le rispose.
-Io sto benissimo.- asserì la donna fissandolo negli occhi azzurri.
-Mai sentito parlare di portatore sano? Probabilmente il virus è rimasto latente nel tuo organismo senza causarti sintomi.- le spiegò con calma.
Uryasil scattò in piedi, sentendosi accusata.
-Stai dicendo che è colpa mia se stai male!?- sbottò.
Trunks la imitò fronteggiandola parecchi centimetri più in basso, compensò la cosa con uno sguardo furioso da far invidia a quello del padre che ignorava entrambi.
-Per quanto ne so potresti aver portato sulla Terra qualche strana malattia dallo spazio!- l'accussò.
-Secondo me sono le vostre malattie terresti a farci rimettere la pelle!- rispose la donna.
I due rimasero a guardarsi in cagnesco, scoprendo i denti e ringhiando come animali. Tarble li osservò stralunato non pensando che quei due potessero attaccar briga l'uno con l'altra, mentre Vegeta semplicemente li ignorava prestando attenzione al cibo che aveva davanti e nient'altro.
Quando i due smisero di litigare, e di lanciarsi occhiatacce, avevano ormai terminato tutti di mangiare.
Trunks si piazzò davanti ai videogame, impaziente di terminare quel gioco lasciato a metà dal giorno prima a causa dell'influenza. Tirò su con il naso un paio di volte ma si sentiva abbastanza bene da permettersi una partita.
-Papà, giochi con me?- chiese voltandosi a guardare il genitore passandogli un joystick.
Vegeta non se lo fece ripetere due volte, afferrando l'oggetto e sedendosi accanto al figlio per qualche mazzata virtuale.
Uryasil si mise a giocare con Bra facendole facce buffe per farla ridere. La piccola era molto divertita dalle espressioni della zia, stringendo il coniglietto di peluche seduta nel seggiolone la osservava. Uryasil volle fare qualcosa di diverso, perciò creò una sfera d'energia catturando il suo sguardo incantato. Ne creò un'altra nell'altra mano e Bra ne rimase affascinata, allungando le mani per afferrarle. Gliele mostrò da più vicino, poi le fece scomparire. Le ricreò nuovamente illuminando il viso della bambina che sembrava non saper che pensare. Ripeté il gesto e Bra era sempre più interessata a quel gioco di luce, non capendo come funzionasse. Uryasil le passò una sfera invitandola a mantenerla senza farla sparire. Bra abbandonò momentaneamente l'amato peluche per concentrarsi sul nuovo gioco.
-Che diavolo stai facendo?- la rimproverò Vegeta.
Uryasil sorrise al fratello osservando la nipotina impegnarsi a mantenere la sfera d'energia.
-Non è fantastica? Ha a malapena un anno ma riesce già a mantenere una sfera.- disse orgogliosa.
Vegeta osservò la bimba che con il faccino corrucciato si sforzava di rimanere abbastanza concentrata per non far sparire quella palla di luce. Quella bambina era indubbiamente in gamba, chissà se vorrà allenarsi.
Spostò lo sguardo sulla sorella che sembrava fiera della abilità di Bra più di quanto non lo fosse lui e iniziò a valutare l'idea che non fosse poi così male se si fosse trattenuta ancora un po'.
Bra sbadigliò perdendo il controllo sulla sfera che sparì. Si strofinò un occhietto con la mano, sbadigliando di nuovo. Sbattè le palpebre semichiuse mentre la testolina iniziava a ciondolare.
Vegeta osservò la figlia che dormiva in piedi e la tirò fuori dal seggiolone.
-Ci penso io.- sentenziò Uryasil togliendo la bambina dalle braccia del padre.
-Ne sei capace?- chiese.
Uryasil gli sorrise voltandogli le spalle e dirigendosi al piano superiore.
-Tu occupati di Trunks.- gli disse.
Il Saiyan osservò la sorella andarsene con tutta la sicurezza del mondo senza sapere a cosa andasse in contro. Bra gli fece ciao ciao con la mano da oltre la spalla di Uryasil con un dito in bocca.
Vegeta rimase a giocare con il figlio maggiore ancora per qualche ora, alternandosi con Tarble che li fissava impaziente.
Uryasil tornò dopo una buona mezz'ora comunicando al fratello che la bimba dormiva alla grande, aveva dovuto leggerle tre storie e cantarle due volte la stessa canzone ma alla fine era crollata. Si unì anche lei alla battaglia virtuale prendendo il posto di Tarble.
Trunks avvertì una fitta alla testa che si fece mano a mano più costante e insistente. Un brivido gli percorse la schiena mentre la stanchezza gli pervase il corpo. Si accasciò sul divano sentendosi improvvisamente privo di forze.
Vegeta se ne accorse e gli posò una mano sulla fronte.
-Ti sta salendo la febbre. Vai a letto.- gli disse quasi come un ordine.
Il ragazzino assottigliò lo sguardo mettendo a fuoco il televisore, davanti al quale Uryasil e Tarble lo guardavano preoccupati. Trunks scosse la testa sfoderando un sorriso rassicurante.
-Sto bene, ho solo un po' di mal di testa.- disse fregando il joystick dalle mani della zia e riprendendo a giocare.
Vegeta osservò il figlio per niente convinto ma lo lasciò stare, era abbastanza grande da giudicare da solo quanto stesse male.
Ma non passarono neanche due ore che il ragazzino si prese la testa tra le mani, smettendo di giocare, colto da un forte capogiro. Appoggiò la testa allo schienale del divano chiudendo gli occhi e attirando gli sguardi dei tre adulti.
-Forse è meglio se vado a dormire, non mi sento tanto bene.- mormorò ad occhi chiusi.
Si alzò un po' barcollante, tutta la stanza gli girava e le gambe sembravano non reggerlo. Rimase qualche secondo attaccato al divano cercando di ritrovare le forze per tornare in camera. All'improvviso si ritrovò a un metro da terra senza che lui avesse fatto un passo.
-Papà?-
-Avresti dovuto ascoltarmi.- gli disse il Saiyan.
Trunks non ebbe la forza di rispondere, si limitò a poggiare la testa sulla spalla del padre e a lasciarsi trasportare. Si vergognava un po', era troppo grande per farsi prendere in braccio -nonostante fosse una delle cose che desiderasse di più dal padre- ma non avrebbe avuto la forza di raggiungere il piano superiore con le proprie gambe. Osservò gli zii: Tarble gli sorrideva, conscio che il ragazzino fosse felice di un gesto d'affetto dal padre, mentre Uryasil lo prese in giro, dandogli del poppante malaticcio, della schiappa e altre cose che non aveva voglia di capire. Le fece la linguaccia, ignorando la cosa godendosi l'abbraccio paterno.
Vegeta ignorò i fratelli e portò il figlio in braccio fino alla sua camera, in completo silenzio. Trunks fissò il pavimento confuso, gli scoppiava la testa probabilmente avrebbe dovuto ritirarsi quando la febbre aveva iniziato a risalire. Adesso non si sarebbe sentito così.
Il Saiyan non lo lasciò sulla porta ma lo adagiò sul letto affinché si potesse infilare sotto le coperte il prima possibile. Il ragazzino sbadigliò.
-Misura la febbre.-
Trunks afferrò il termometro mezzo addormentato e lo mise sotto il braccio. Attesero in silenzio che l'oggetto si mettesse a suonare.
Vegeta osservò la temperatura aggrottando le sopracciglia, uscì dalla stanza sotto lo sguardo confuso del figlio. Tornò con un bicchiere d'acqua.
-Tieni, tua madre ha detto che potrebbero farti stare meglio.- disse porgendogli il bicchiere.
Il ragazzino lo fissò storcendo il naso, non gli piacevano le medicine non le prendeva mai. Guardò il padre chiedendosi se lui fosse convinto di ciò che gli stesse dando o stesse semplicemente eseguendo gli ordini della madre. Sospirò prendendo il bicchiere e ingerendo il liquido tutto d'un botto, ignorando il sapore amarognolo. Fece una smorfia schifata riconsegnando il bicchiere al genitore.
-Che schifo.- si lamentò. Avrebbe avuto quel saporaccio in bocca per tutta la notte.
Vegeta spense la luce osservando il figlio che si sistemava comodamente.
-Buonanotte, papà.-
-Notte.-
Si chiuse la porta alle spalle prendendo poi il telefono per aggiornare la consorte. Neanche il tempo di sbloccarlo che il cellulare si mise a vibrare mostando sul display il numero di Bulma con una sua foto, scelta da lei ovviamente. Rispose alla chiamata ma non riuscì a proferir parola che la donna iniziò ad urlare.
-Vegeta! È tutta la sera che provo a chiamarti, si può sapere dov'eri finito? Mi stavo preoccupando.- esclamò più arrabbiata che spaventata.
Il Saiyan non aveva idea di cosa stesse parlando, aveva tenuto in tasca il telefono per tutto il tempo eppure non era mai squillato.
-Non so di cosa stai parlando.- le rispose allontanandosi dalla porta del figlio.
-Guarda sul registro chiamate.- gli disse.
L'uomo seguì il suo consiglio dando un'occhiata a tutte le chiamate ricevute quel giorno e, a parte quelle due provenienti dall'azienda che aveva ignorato appositamente in quanto non desiderasse essere disturbato, non trovò altro. Si chiese se la donna avesse le allucinazioni o cosa perché lui non aveva ricevuto le sue chiamate.
-Ti sbagli. Non ci sono chiamate.- le disse aprendo la porta della propria stanza.
Bulma sospirò.
-Non importa, come state? Questa cena sembra non finire più, sono distrutta. Vorrei soltanto buttarmi sul letto e dormire invece sono bloccata in una discussione politica con quattro mausolei.- si lamentò buttandosi sul divanetto nell'ala di attesa.
Erano ore che stava seduta a quel tavolo ad ascoltare chiacchiere inutili e a spizzicare cibo esageratamente costoso. Le mancava la confusione di casa sua, i suoi Saiyan che divoravano qualsiasi cosa di commestibile, Bra che gorgogliava parole poco comprensibili e Uryasil che tentava di integrarsi in quella nuova società.
Accavallò le gambe sorseggiando il terzo, forse quarto bicchiere di champagne. Costoso quanto disgustoso, la graduazione era più bassa di una birra ma non c'era altro.
-Trunks ha di nuovo la febbre.- disse soltanto.
Bulma sospirò a quella notizia, sembrava che il primogenito si fosse beccato un virus parecchio resistente al suo organismo. Sperava soltanto che si limitasse a un'influenza un po' ardua da mandare via senza strascichi nel tempo.
Poco lontano da lei il tavolo occupato dagli eleganti signori con cui aveva cenato se la rideva di gusto per chissà quale scadente battuta. Storse il naso affatto convinta di voler tornare al proprio posto in mezzo a loro.
-Gli hai dato le gocce che ti ho detto?- gli chiese.
-Sì.-
-Allora dovrebbe stare meglio nel giro di qualche ora, dagli un'occhiata ogni tanto per favore.- disse sorseggiando lo champagne che aveva nel bicchiere.
Da lontano potè vedere i commensali alzarsi, recuperare i propri soprabiti -più per scena che per necessità- e salutare amabilmente il cameriere che si stava occupando di sparecchiare il tavolo. Bulma pregò che non si avvicinassero scivolando inconsciamente sul divano nel tentativo di sprofondare e sparirci dentro. Ma i suoi timori furono fondati, quando un uomo sulla sessantina con i capelli brizzolati le si avvicinò cordiale. Aveva gli occhi velati e le guance arrossate dall'alcol, al contrario di ciò che stava bevendo lei, il vino al loro tavolo era decisamente più qualitatevole e possedente una gradazione molto più alta di una birra. Probabilmente avevano alzato un po' il gomito.
Bulma sorrise all'uomo indicandogli poi il telefono che aveva all'orecchio. Egli ricambiò il suo sorriso.
-Mrs Prince noi andiamo a bere qualcosa in un locale qui vicino. Le va di venire con noi?- chiese gentilmente l'uomo.
Bulma scosse la testa, togliendosi subito da quell'impiccio senza però smettere di esibire il suo sorriso, anche se molto forzato.
-Mi dispiace ma preferirei tornare in albergo. Mio figlio ha la febbre e vorrei rimanere a sua disposizione.- buttò lì la scusa, usando Trunks come via di fuga per slacciarsi da quel gruppetto che non sopportava più.
Il gentiluomo trasformò il sorriso in una smorfia delusa per qualche secondo, gli avrebbe fatto comodo posare gli occhi su una bellezza giovane e ben messa come lei invece che sulla moglie. Poi tornò a sorridere e si congedò lasciando l'azzurra libera dalla loro compagnia.
Bulma gli sorrise quando il signore le fece il baciamano prima di dileguarsi. Lo seguì con lo sguardo uscire dal ristorante insieme alla moglie e altre quattro persone finché non sparì dentro un taxi.
Non si rese conto di aver trattenuto il respiro fin quando non si sentì sbuffare di sollievo. L'aveva scampata. Prese la borsa e uscì anche lei dal ristorante, fermandosi appena fuori per chiamare un taxi.
-Me ne sono liberata, non li sopportavo più. È tutta la sera che chiacchierano ininterrottamente, avrei tanto voluto chiudergli la bocca con un pugno.- si lamentò attendendo l'arrivo del taxi.
Vegeta pensò di dirle che ora capiva come si sentiva lui a sentirla parlare in continuazione senza poterla far smettere, ma si tenne il pensiero per sé dirigendosi nella propria stanza. Si sedette sul letto scalciando via le scarpe mentre la donna ancora parlava raccontandogli le sue disavventure.
-E invece sono rimasta lì ad ascoltarli vaneggiare di neanche so cosa, dato che a un certo punto ho smesso di prestargli attenzione. Ti giuro, Vegeta, mai in vita mia ho desiderato così tanto uccidere qualcuno.- borbottò salendo sul taxi. Gli comunicò il nome dell'hotel e si accasciò sul sedile posteriore esausta, non vede l'ora di buttarsi sul letto e chiudere i contatti con il mondo fino al mattino dopo. -Come sono andati i tuoi allenamenti? Quante ferite avete tu e Son-kun? E quanto gravi?-
Il Saiyan si lasciò cadere all'indietro sul materasso mentre tutta la stanchezza della giornata gli piombava addosso. Non avrebbe mai pensato di essere più stanco dopo essere stato dietro ai figli più che dopo un allenamento. Essere genitore, a volte, lo distruggeva. Sbadigliò colto da sonnolenza, non era neanche mezzanotte.
-Normale. Abbiamo usato il giardino sul retro invece della stanza gravitazionale. - borbottò.
-Come mai? Pensavo che vi sareste ammazzati come vostro solito.- gli chiese la donna stupita fissando fuori dal finestrino le luci degli edifici sfrecciare.
-Non volevo isolarmi.- disse spicciolo, con poca voglia di spiegarsi.
Ma Bulma lo conosceva, sapeva come leggere tra le righe delle sue frasi il più delle volte brevi. Sorrise constatando che la sua decisione fosse dovuta al fatto di essere da solo in casa con il figlio maggiore malato e la minore di appena un anno. Era proprio bravo, anche se si rifiutava di ammetterlo.
-Quindi vi siete trattenuti.- asserì scendendo dal taxi.
Vegeta non le rispose e Bulma entrò in hotel, salutando appena la receptionist notturna e prendendo l'ascensore.
-Ti invidio, sai? Tu sei stato tutto il giorno a divertirti, mentre io ho dovuto sopportare un sacco di gente che spara battute assurde pensando di essere simpatica.- si lamentò l'azzurra entrando nella propria stanza scalciando via le costose quanto scomode scarpe.
Il principe sollevò un sopracciglio per niente d'accordo con l'affermazione della consorte.
-Divertirmi? Stare dietro a Goku e i miei fratelli ti sembra "divertente"?- le disse. -Cos'hai da ridere?- sbottò quando lei iniziò a ridacchiare.
-Hai chiamato Son-kun "Goku".- gli fece notare.
Vegeta sbuffò ignorando ciò che lei aveva sottolineato. A volte chiamava il rivale con il suo nome terrestre spontaneamente, ciò stava a significare, secondo Bulma, che il suo odio per lui era stato completamente sostituito da una sana rivalità e che lo vedeva come un amico. Il principe mai le aveva dato retta ma sapeva che aveva ragione a riguardo e che, almeno a se stesso, doveva ammettere che il sentimento che lo legava a Son Goku era quanto di più simile a un'amicizia che conoscesse. Ma era diversa da quella che aveva con Marco, che vedeva molto più simile a sé e con cui andava decisamente più d'accordo, però non poteva dire di odiarlo ormai. Più che altro si limitava a sopportarlo.
-Non hai nominato né Trunks né Bra, non mi dirai che tre adulti Saiyan sono peggio di due bambini!- gli disse osservandosi allo specchio, constatando che, nonostante la serata abbia messo a dura prova la sua pazienza il suo aspetto fisico era pressoché impeccabile. Sorrise alla sua immagine riflessa.
-Sì.-
Bulma scoppiò a ridere. Sapeva che il marito non aveva tutti i torti a definire la compagnia di Goku, Uryasil e Tarble peggio di stare dietro ad entrambi i figli. Era assurdo come tre elementi della stessa famiglia potessero essere così diversi eppure così simili.
-Beh, dai, guarda il lato positivo ti resta solo domani.- gli disse buttandosi sul letto.
-Come se non sapessi che quei due abbiano deciso di rimanere qua per chissà quanto tempo.- borbottò infastidito.
Bulma rise di nuovo.
-Mi fa male la pancia a forza di ridere.- si lamentò asciugandosi una lacrima sfuggita.
L'azzurra sospirò con ancora il sorriso sulle labbra. Lanciò uno sguardo all'orologio constatando che, se non si fosse messa a dormire prima di subito, la mattina dopo non si sarebbe alzata neanche se la Terra fosse stata sotto attacco da Freezer, Cell e Majin Bu insieme.
-Vado a farmi una doccia poi mi butto a letto, altrimenti domani la sveglia non la sentirò mai.- disse girandosi su un fianco. -Buonanotte.-
-'Notte.-
L'azzurra sorrise.
-Ti amo.-
E lui chiuse la chiamata.
Bulma rimase qualche secondo a fissare il display prima di gettare il telefono sul letto con poca cura e infilarsi nel bagno adiacente. Optò per una doccia veloce quando desiderava ardentemente un bagno caldo, magari in compagnia del suo Saiyan. Si buttò poi sul letto fregandosene di bagnare il cuscino con i capelli a malapena tamponati con l'asciugamano. Si rigirò nel letto almeno una decina di volte tentando di prendere sonno su quel materasso eccessivamente grande. Era troppo vuoto, si sentiva quasi perdere in tutto quello spazio.
La stanza aveva il climatizzatore automatico, aveva potuto impostarlo in modo tale da rimanere fresca ma senza congelare l'intera notte. Eppure la mancanza di calore al suo fianco non la faceva rilassare del tutto. Sbuffò: non le era mai capitato di dormire da sola da quando si era sposata e a quanto pare aveva perso l'abitudine. Si chiese se anche Vegeta si stesse rigirando nel letto incapace di prendere sonno a causa della sua assenza.

Il principe aprì piano gli occhi scuri per abituarsi alla luce che prepotentemente filtrava dalla finestra. Mise a fuoco la parete di fronte a sé senza ricordarsi il momento in cui aveva preso sonno quella notte, probabilmente tardi a giudicare dalla stanchezza che gli pervadeva le membra. Aggrottò appena le sopracciglia chiedendosi se quella sensazione di calore che avvertiva alle proprie spalle fosse frutto del dormiveglia in cui era. Si voltò appena scorgendo una capigliatura scompigliata color lavanda appoggiata alla propria schiena. Trunks dormiva placidamente attaccato al padre, il respiro regolare e il viso coperto dai capelli se ne stava rannicchiato contro la sua schiena con la coda abbandonata di lato.
Vegeta era abbastanza sicuro di essersi addormentato da solo la sera precedente e di non aver avvertito l'aura del figlio avvicinarsi alla propria stanza. Probabilmente il ragazzino si era svegliato in piena notte e, per chissà quale motivo, aveva deciso di recarsi nella stanza dei genitori e appisolarsi lì. Gli spostò i capelli dal viso scrutando la sua espressione rilassata dal sonno, gli occhi azzurri chiusi e la bocca dischiusa. Non sembrava avere la febbre, la sua fronte era fresca e non dava alcun segno di malessere. Gli rimase accanto per un po' osservandolo dormire tranquillo al proprio fianco, dalla finestra una leggera brezza gli scompigliava i capelli e donava solievo dalle temperature estive della camera. Anni prima l'avrebbe buttato giù dal letto malamente sgridandolo per essere entrato senza permesso, invece ora se ne stava lì ad osservarlo dormire come se fosse la cosa più interessante del mondo. Notò che il pigiama che aveva addosso era diverso da quello indossato il giorno prima. Durante la notte la febbre doveva essersi sfogata facendolo sudare fino a inzuppare il pigiama, costringendolo a cambiarsi, aveva ancora i capelli leggermente umidi. Chissà per quale motivo poi aveva deciso di non tornare a dormire nel proprio letto ma di aprire la porta della camera matrimoniale e occupare il posto vuoto accanto a lui. Pensava che ormai fosse grande sentire la necessità della presenza genitoriale per dormire sereno.
Decise di non pensarci continuando a passare le dita tra le ciocche glicine. Certo che gli somigliava parecchio e più andava crescendo più la cosa diventava evidente.
Non seppe dire quanto tempo era passato quando si alzò dal letto lasciando il figlio dormiente. Sbirciò appena nella cameretta di Bra, appurando che stesse ancora dormendo profondamente. Scese giù in cucina, trovandola silenziosa come raramente succedeva, fece una colazione veloce e si diresse poi nell'amata stanza gravitazionale.

-Come "cancellato"? Che significa!?- sbottò Bulma alla ragazza seduta dietro al bancone.
-Mi dispiace Mrs Prince. Ma la compagnia ha deciso di scioperare e tutti i voli sono cancellati.- si scusò l'impiegata smanettando con il computer. -Posso prenotarle un altro volo. A che ora le servirebbe?-
-Il prima possibile.- disse fissando l'orologio da polso che portava.
-Alle ventuno va bene?-
Bulma sobbalzò.
-Non ce ne è uno prima?- chiese.
L'impiegata scosse la testa mortificata e Bulma si lasciò andare ad un sospiro di rassegnazione. Le fece cenno di prenotarle un posto, qualunque esso sia. Prese il biglietto, pagati con il rimborso del volo cancellato, e si allontanò sconsolata ignorando il cordiale saluto della ragazza addetta alla prenotazione. Si buttò su una delle poltroncine fissando il pezzo di carta con su scritto il numero del volo. Dannata compagnia aerea proprio quel giorno doveva decidere di scioperare? Appoggiò la testa allo schienale guardando il soffitto con lo sguardo corrucciato. Cosa avrebbe fatto tutte quelle ore? Doveva girovagare per l'aeroporto fino a scavare un tunnel in attesa del suo volo? Era arrivata con un'ora abbondante d'anticipo su quello che credeva essere l'orario del volo che l'avrebbe riportata a casa e invece si ritrovava a dover morire di noia in attesa di quello delle nove. Sbuffò afferrando il telefono per avvertire il marito della situazione.
Vegeta le rispose al secondo squillo, manco vivesse in simbiosi con l'oggetto.
-Ciao.- sospirò la donna.
-Ciao.- rispose lui.
-Che fate? Io sono in aeroporto ma il mio volo è stato cancellato.- disse sapendo che al suo interlocutore non piacessero i giri di parole.
Il Saiyan alzò un sopracciglio interrogativo di fronte alle parole della consorte. Diede una sbirciata all'orario sull'orologio da polso.
-E quindi?- le chiese aspettandosi una conseguenza.
Bulma sospirò scivolando sulla comoda poltroncina.
-Quindi devo aspettare fino alle nove per il primo volo disponibile. Ciò significa che sarò a casa non prima di mezzanotte, ti toccherà mettere a letto Bra anche stasera.- gli comunicò.
L'uomo spostò lo sguardo sulla bambina che stava spingendo sull'altalena dal seggiolino a forma di gabbia. Rideva felice e non sembrava avere pensieri.
-Ok.- disse solo.
-Mi dispiace tesoro, vorrei poter fare qualcosa a riguardo.-
Il Saiyan scrollò le spalle indifferente, qualche ora in più o in meno non gli cambiavano la vita. E occuparsi della messa a letto della bambina dai capelli azzurri era qualcosa che non gli pesava fare, dato che se ne occupava comunque il cinquanta percento delle volte.
-Non è un problema.-
-Voi che fate? Trunks mi ha detto che siete usciti, pensavo odiassi i posti affollati.- cambiò discorso lei.
Vegeta spostò lo sguardo sul figlio maggiore che si rincorreva con Goten poco lontano, sembravano due normalissimi ragazzini di undici anni se non fosse per la lunga coda che si intravedeva sotto gli abiti del più grande.
-Piuttosto che rimanere dentro casa con tutti e cinque.- borbottò.
Bulma rise, Vegeta iniziava a diventare intollerante quando rimaneva a stretto contatto con le stesse persone forzatamente senza poter staccare la spina. E data la propria assenza, la febbre di Trunks, e Bra non autosufficiente, il principe aveva avuto ben pochi momenti da dedicare agli allenamenti, di conseguenza la sua tolleranza era scesa sotto la soglia minima. Anzi che non era ancora fuggito su qualche lontano pianeta.
-Aspetta, hai detto cinque?- chiese poi contando soltanto però quattro elementi disturbanti nella sua famiglia, a meno che il principe non si riferisse a se stesso.
-Goten ha ben pensato di venire a trovare Trunks avendo saputo dal padre che fosse stato male.- disse lui fissando i due bambini che saltavano da un albero a un altro, come due scimmie.
-Oh.- mormorò. Povero Vegeta, avrebbe dovuto fare il babysitter a ben tre bambini Saiyan e probabilmente il più tranquillo era la più piccola.
Un bip bip continuo proveniente dal telefono la costrinse a spostarlo dall'orecchio per osservarlo: sbuffò notando che la batteria si stava ormai scaricando.
-Ho il telefono scarico, devo andare a cercare una presa prima che muoia. Ti chiamo più tardi.- si lamentò alzandosi dalla sedia.
-Puoi anche non farlo.- le rispose lui
Bulma lo ignorò.
-Ci sentiamo dopo, tieni d'occhio i bambini.- si raccomandò prima di chiudere la chiamata.
Vegeta fissò in cagnesco il telefono rendendosi conto che la donna non gli aveva dato il tempo di ribattere che aveva chiuso la chiamata. Rimase il dispositivo in tasca concentrandosi poi sulla figlia che, stanca di starsene seduta in quella specie di prigione per bambini, si agitava tentando di liberarsi. Nonostante fosse in grado di volare, aveva le gambine incastrate negli appositi buchi e non riusciva ad uscire. Vegeta l'aiutò prima che iniziasse ad urlare o a distruggere qualcosa.
Non appena Bra poggiò i piedi per terra, schizzò lontano diretta allo scivolo decisamente non adatto alla sua età. Ma a lei non importava e, partendo dalla base dello scivolo e non dalle scale, iniziò a salire scivolando ovviamente giù dopo pochi passi.
Il padre si fermò a guardarla per diversi minuti, nei quali imperterrita Bra continuava la sua scalata senza riuscire ad arrivare oltre poco sopra la parte finale. Alla fine si arrese, sedendosi e gonfiando le guance indispettita. Gli occhioni azzurri si riempirono di lacrime e la codina sfuggì dalla costrizione dei vestiti che dovevano nasconderla. Quando stava per urlare tutta la sua frustrazione, si sentì alzare di diversi centimetri da terra da qualcuno alle sue spalle. Si voltò appena sorridendo al padre che la mise in cima allo scivolo e le diede una piccola spinta per farla scendere giù. Inutile dire che alla bimba piacque talmente tanto che il genitore fu costretto a ripetere il gesto infinite volte, perdendone il conto.
-Papà!- urlò Trunks raggiungendolo di corsa, seguito dal migliore amico. -Io e Goten andiamo a prendere un gelato.-
Il Saiyan annuì appena e consegnò un paio di banconote al figlio, che lo fissò stranito.
-I soldi li ho non c'è bisogno che...- protestò non capendo.
-Non ci provare nemmeno.- sentenziò l'adulto distogliendo lo sguardo da entrambi i ragazzini.
Trunks si voltò a guardare l'amico che si limitò ad alzare le spalle, confuso quanto lui. Il piccolo principe allora intascò i soldi e, seguito come un'ombra dal Son, s'incamminò verso la gelateria poco distante.

Guardò l'orologio per la quarta volta in dieci minuti e sbuffò. Il tempo sembrava non passare mai in quell'aeroporto, lo sapeva che non sarebbe dovuta andare a quel convegno. Se fosse rimasta a casa non sarebbe rimasta bloccata lì senza nulla da fare. Spostò le iridi azzurre sul circondario cercando disperatamente qualcosa che le facesse passare quelle quattro ore prima dell'imbarco.
L'aeroporto era pieno di negozi di tutti i tipi, dai più colorati a quelli più eleganti, passando per i ristoranti e i negozietti di souvenir, che in teoria dovrebbero invitare i clienti ad entrare esponendo oggettucoli di dubbia utilità ma a lei veniva soltanto voglia di stare alla larga.
Si fermò ad osservare un negozio di abbigliamento dal nome noto, magari lo shopping l'avrebbe aiutata a far passare il tempo. Sospirò rendendosi conto di non aver abbastanza spazio nella valigia per i suoi acquisti compulsivi e di comprarne una più grande da tirarsi dietro proprio non le andava. Bocciata anche quella possibilità continuò a guardarsi attorno, finché non incrociò la figura di una ragazza, una cameriera, che fuori dal locale invitava ad accomodarsi le persone che bazzicavano nei paraggi. Bulma si sporse per leggere il nome del posto e i suoi occhi si illuminarono quando lesse che poteva avere accesso alla rete e ricaricare i dispositivi con una piccola consumazione. Non ci pensò due volte ad afferrare le proprie cose e a dirigersi all'interno. La cameriera le lanciò uno sguardo spaventato da tanta irruenza ma tornò alla sua attività mentre una sua collega portava il menù all'azzurra.
Bulma ringraziò la ragazza e provvedette ad attaccare il portatile alla corrente e il telefono ad esso, così da poter utilizzare e ricaricare entrambi i dispositivi occupando il minor spazio possibile. Accese il computer facendo illuminare lo schermo dello smartphone di conseguenza e prese a far scorrere lo sguardo sulla lunga lista di leccornie presenti sul menù. Non pensava di avere fame finché le immagini invitanti dei vari piatti disponibili non le fecero brontolare lo stomaco, chissà se poteva ordinare mezzo menù... Ridacchiò sottovoce ritrovando quel pensiero molto poco consono a lei ma sicuramente più calzante alla maggioranza dei membri della sua famiglia. Stomaci Saiyan insaziabili e dal metabolismo talmente veloce da poter ingerire il quantitativo calorico di un'intera vita in un pasto senza risentirne, anzi avendo fame di nuovo poche ore dopo. Per fortuna che aveva dalla sua una serie di robot domestici che si occupavano della preparazione della maggioranza del cibo, altrimenti con l'arrivo di Uryasil e Tarble e lo svezzamento di Bra avrebbe finito per odiare il cibo in ogni sua forma. Si chiese come facesse Chichi con Goku e Goten, e a volte anche con Gohan, a preparare tutta quella roba ogni volta.
L'arrivo della cameriera, una ragazza dalla pelle color cappuccino e i lunghi capelli scuri legati in un'ordinata coda alta, la distrasse dai propri pensieri chiedendole poi gentilmente se avesse deciso cosa ordinare. Bulma le sorrise cordiale e prese una cheesecake ai frutti di bosco e un mocaccino. La ragazza prese il suo ordine sul palmare che portava la doppia C stampata sul retro, segno inequivocabile che fosse un prodotto della Capsule Corp., e le chiese se desiderasse altro. Bulma scosse la testa e la ragazza si premurò di riprendersi il menù e lasciarle la password della rete del locale.
-La invito ad accedere nel caso avesse bisogno di una connessione veloce.- le disse prima di allontanarsi.
L'azzurra si collegò al wi-fi senza pensarci troppo. Si mise a spulciare le mail, rispondendo a quelle più urgenti e cestinando quelle di spam o di inviti che non le interessava accettare. Ne trovò ben sei dell'ultimo tipo, di cui la maggioranza poteva anche evitare di rispondere mentre l'ultima attirò la sua attenzione: invitavano lei e la sua famiglia a presidiare a un compleanno di un pezzo grosso di un'azienda affiliata con la propria, evento privato pieno di gente importante nel campo dell'elettronica e dell'informatica oltre che sicuramente spocchiosa e noiosa-, specificando che il suo tempo sarebbe stato ripagato con una cospicua cifra in denaro da usare per spese aziendali. Bulma ci riflettè su qualche istante, era la prima volta che volevano pagarla per presentarsi ad una festa e non sapeva se prendere la cosa con leggerezza, e prendere la palla al balzo, o rimanere sospettosa di quella strana proposta, ed evitare di accettare senza pensarci. Le serviva un consiglio, perciò inoltrò la mail al marito che era stato spinto da lei a crearsene una aziendale che avrebbero condiviso, quantomeno per dare l'impressione che gli interessasse quel lavoro. Chiuse la casella di posta elettronica andando ad aprire il browser per effettuare qualche ricerca su questo tizio che la voleva pagare per presentarsi alla sua festa di compleanno.
-Ecco il suo ordine!- sentenziò la cameriera poggiando sul tavolo la fetta di torta e la tazza stracolma.
-Grazie.- le rispose Bulma.
La ragazza le sorrise e si congedò occupandosi del tavolo poco lontano da lei.
Bulma prese un sorso della bevanda calda mentre sfogliava le pagine dei vari siti su cui il nome del tizio compariva. Sembrava che avesse da poco acquistato delle azioni che gli avevano fruttato parecchi soldi e si era messo in affari con il proprietario di un'importante azienda metalmeccanica, nonostante egli non avesse uno straccio di laurea o conoscenza in materia. Bulma aggrottò le sopracciglia riflettendo sul fatto che a volte i soldi valgono fin troppo. Addentò la cheesecake e andò in brodo di giuggiole quando il suo sapore dolciastro le esplose in bocca. Le ci voleva proprio!

Bra correva su e giù con il suo passo malfermo, sollevandosi da terra quando cadeva senza alcun problema. Il terreno scosceso e irregolare non l'aiutava a mantenere un buon equilibrio ma sarebbe stato un buon esercizio per i suoi deboli muscoli. Poteva far esplodere una nazione con uno starnuto se solo avesse voluto ma prima doveva imparare a reggersi sulle proprie gambe evitando di rovinare a terra ogni due per tre.
Vegeta seguì con lo sguardo i movimenti della figlia che si alzava per la quinta volta nel giro di dieci minuti. Aveva poco più di un anno ma era una bambina testarda che non si arrende.
-Ma guarda chi c'è! E io che pensavo che uscire alla luce del sole ti provocasse qualche strana reazione allergica.-
Il Saiyan fece roteare le pupille sulla figura snella della migliore amica della moglie, Evelyn, che gli si avvicinava spavalda e ironica. Inquadrò la sua espressione per un secondo prima di tornare a guardare Bra, intenta a giocare con una farfalla seduta a terra.
-Te ne stai sempre chiuso in quella stanza, hai deciso di fare vita sociale?- gli disse affiancandolo.
Vegeta non le rispose ignorandola come farebbe con chiunque altro di fastidioso per il suo udito. Sopportava quella donna soltanto perché era amica di Bulma e aveva stretto un legame con il marito, Marco. Per il resto avrebbe volentieri voluto farla sparire dalla sua vista.
Evelyn non sembrò felice di essere ignorata e si sporse ad osservare il suo viso.
-Pronto? C'è nessuno in casa? Hai lasciato il cervello da qualche parte o cosa?-
-Che diavolo vuoi?- le chiese senza guardarla.
-Allora ce l'hai la lingua! Pensavo ti avessero tagliato anche quella insieme alla coda!- scherzò provocatoria.
Il Saiyan le lanciò un'occhiataccia prima che il telefono nelle sue tasche si mise a vibrare. Lo fece un paio di volte, di sicuro non era una chiamata ma più probabilmente una notifica di qualche messaggio. Prese il dispositivo e sbloccandolo verificò chi, o cosa, richiedesse la sua attenzione: una mail inoltrata da Bulma. La aprì.
"Questo invito non mi convince, vogliono pagarci per presentarci alla festa. Dai un'occhiata mentre io faccio qualche ricerca?"
Diede una letta veloce, giusto per capire di cosa si trattasse. Non trovò niente di fuori posto, a parte la voglia di questo tizio di sperperare soldi a caso senza alcun logico e apparente motivo sensato. Non le rispose, chiudendo l'app e rimettendo il telefono in tasca.
-I tuoi fratelli? Non li ho visti.- chiese la castana guardandosi attorno.
-Non ci sono.-
-Ah, ecco. Quindi stai facendo il babysitter da solo?-
Il Saiyan scrollò le spalle, facendo cadere il discorso. Odiava chiacchierare.
Evelyn non sembrava dello stesso avviso e iniziò a girargli attorno manco fosse un'attrazione strana. Osservò la sua espressione accigliata indecifrabile cercando di scorgere un qualcosa che le potesse far capire a cosa stesse pensando, senza ovviamente riuscirci. Fermò il suo andazzo da mal di mare posando i pugni sui fianchi e stampandosi un'espressione dubbiosa in faccia.
-Sei noioso, te lo ha detto mai nessuno?- gli disse. -Non capisco come faccia Bulma a sopportarti.-
Vegeta fece nuovamente roteare lo sguardo sulla donna, incrociando così i propri occhi neri con i suoi nocciola. La vide sussultare leggermente prima che aggrottasse le sopracciglia. Si erano guardati negli occhi forse un paio di volte ed Evelyn non aveva mai fatto caso a quanto fossero profondi quelli del principe e a quanto il suo sguardo incutesse un certo timore a primo impatto. Vegeta sogghignò.
-Mi chiedo la stessa cosa di te.- le rispose.
Evelyn sussultò di nuovo, colta sul vivo. Incrociò le braccia al petto e sorrise all'alieno.
-Bulma mi adora, non ha bisogno di sopportarmi.- gli rispose facendo scattare il mento verso l'alto in un moto d'orgoglio.
Vegeta allargò il suo ghigno mentre le iridi scure iniziarono a brillare divertite.
-Certo, siete uguali.Evelyn ebbe un brivido lungo la schiena.
-Che vuoi dire?- 
Vegeta riportò lo sguardo lontano dalla donna preferendo posarlo su Bra che nel frattempo era stata affiancata da Keiko. Entrambe sedute affianco a Trunks e Goten su una panchina che si dividevano un gelato, la più grande delle due bambine aiutava l'altra a non sporcarsi eccessivamente mentre gustava per la prima volta quel dolce ghiacciato. 
-Siete entrambe logorroiche, incoerenti e vanitose fino all'eccesso.- pronunziò il principe senza voltarsi a guardare la sua interlocutrice. - Per non parlare del rispetto, che è inesistente in entrambe.- 
Evelyn colse appieno l'insulto non proprio velato che "l'amico" le stava tirando elencando alcune delle sue caratteristiche in comune con la donna che si era sposato. Sapeva benissimo di non essere una persona affabile però sentire quel Saiyan sottolinearlo in modo così fastidioso le mandava il sangue al cervello. Ora capiva perché l'amica ci litigava sempre, lei avrà anche la lingua lunga ma lui non era da meno. Fece per rispondergli per le rime ma il telefono le squillò in tasca avvertendola dell'arrivo di una videochiamata.Lo tirò fuori velocemente lanciando un'occhiataccia all'uomo a pochi passi da lei che però sembrava più concentrato sui quattro bambini che sulla loro conversazione. Quando riportò l'attenzione sullo schermo fu felice di leggere il nome della migliore amica sopra all'icona della chiamata in arrivo. Rispose stampandosi un sorriso a trentaduedenti in faccia.
-Bulma!- esclamò con enfasi.
Bulma le sorrise di rimando. 
-Evelyn! Come te la passi? È da un po' che non ci sentiamo!- le rispose con altrettanta enfasi l’azzurra .
-Non male, nonostante la noia della quotidianità dobbiamo uscire di nuovo prima che muoia per eccesso di accidia.- si lamentò la castana. -Tu?-
-Una di queste sere usciamo solo io e te, promesso!- le rispose facendole vedere le dita incrociate e sorridendo quando lei le mostrò lo stesso gesto. -Io sono qui in aeroporto, bloccata in attesa del primo volo disponibile dopo la cancellazione del mio dopo un meeting a cui non volevo neanche partecipare. Siano santificati i bar con wifi e dolci a volontà.- 
-Meeting? Me ne avevi parlato qualche settimana fa se non sbaglio. Ma mi è sembrato di capire che non avevi nessuna intenzione di andarci, come mai hai cambiato idea?- 
Bulma si passò le mani sulla faccia, stressata dall'aver dormito poco e dall'incontro di quella mattina con quei quattro idioti che aveva come coordinatori dei reparti.
-Non ho cambiato idea. Cioè, sì, l'ho fatto ma non di mia spontanea volontà. Se non fosse stato per Shirotani e Maya che mi hanno quasi pregato in ginocchio di andare, non avrei mai accettato. Non sopporto stare per così tanto tempo con gente "normale" ma non me lo sono neanche sentita di lasciarli in balia del gruppo di Satoshi, che non hanno perso tempo per bullizzarli nonostante fossi lì.- spiegò poggiando la testa su una mano e fissando il via vai fuori dal locale di gente con valigie più grandi di loro. -Quei vecchiacci non sanno relazionarsi con nessuno a parte loro stessi. Uno ha pure osato allungare le mani su una ragazza.- 
La sua lunga spiegazione venne interrotta dall'arrivo della cameriera che le consegnava una mega fetta di torta al cioccolato che Bulma non esitò ad assaggiare appena le fu messa sotto al naso. Evelyn la guardò con un sopracciglio alzato.
-Sbaglio o ti sei già fatta fuori una fetta di cheesecake ai frutti di bosco e un mocaccino? Guarda che se continui così perderai il titolo di sex symbol della città.- la rimproverò mentre lei prendeva un'altra forchettata.
Bulma le sorrise mostrandole il pezzo di torta sulla forchetta prima di metterselo in bocca.
-Non ti preoccupare, ho i miei metodi per bruciare tutto ciò che ingurgito. E la palestra non c'entra. Devo ricordarti che ho sposato un Saiyan?- ammiccò.
Evelyn alzò gli occhi al cielo.
-No, non me lo sono dimenticata e la vostra vita sessuale non m'interessa. Piuttosto guarda chi ho incontrato.- disse prima di girare la telecamera.
Bulma spalancò gli occhi quando sullo schermo del portatile apparve l'inconfondibile figura massiccia del principe dei Saiyan, in tutta la sua austera regalità e arcigna compostezza. Le aveva detto che era uscito con i bambini -con Goten come imbucato- ma il parco era decisamente un posto pubblico troppo affollato per i suoi gusti. Doveva proprio essere disperato. 
Il faccione di Evelyn le coprì la visuale della sua dolce metà.
-Visto? E io che pensavo fosse una specie di eremita chiuso sempre dentro casa con zero contatti umani.- disse tornando ad inquadrarlo. -Invece lo becco nel parco centrale della città, con tre bambini al seguito e nessun segno di insofferenza.- 
Bulma poté vedere Vegeta che si dilettava nel cercare in ogni modo possibile e immaginabile di tenere Bra lontana dal fango o qualsiasi altra cosa che potesse imbrattarla da capo a piedi. E siccome alla piccola Saiyan piaceva tanto sporcarsi ma poco fare il bagno, era sempre una lotta cercare di ripulirla da tutto lo schifo in cui ruzzolava un giorno sì e l'altro pure. Anche perché dopo esserci riusciti con uno sforzo sovrumano, la peste tornava a sporcarsi come se nulla fosse. 
Per lei era sempre complicato tenere i figli -anche Trunks sembrava amare sporcarsi fin da piccolino, che fosse una caratteristica Saiyan?- puliti per più di un'ora, soprattutto se erano all'aperto e tutto ciò con cui decidevano di interaggire finiva inevitabilmente per sporcarli. Okay, erano bambini, con il pieno diritto di sporcarsi a volontà, ma se poi doveva affrontare una lotta all'ultimo sangue per lavarli diventava uno stress. 
Anche Vegeta sembrava in difficoltà nel tenere Bra lontana dall'erba bagnata e dal fango, e alla fine la bambina riusciva a fare di testa sua e imbrattarsi da capo a piedi. Vide il Saiyan fare una smorfia schifata ed arrendersi all'evidenza, lasciandola fare come voleva. 
-Lo sai che il tuo amato maritino ha detto che siamo lunatiche e con la lingua lunga?- le disse Evelyn girando la telecamera verso di sé.
-Siamo?- 
Evelyn annuì. 
-Sì, solo perché gli ho detto che è noioso e sembra che il gatto gli abbia mangiato la lingua.- esclamò premurandosi di alzare la voce per farsi sentire dal diretto interessato.
-Rimani comunque incoerente e logorroica.- ribatté l'uomo.
-Ma lo senti!? Stupido Seitan, hai anche il cervello di una scimmia oltre che la coda!?- sbottò la castana sbagliando a pronunciare il nome della razza guerriera.
Bulma scoppiò a ridere. Vegeta le lanciò un'occhiataccia.
-Saiyan. Non Seitan, non sono uno stupido alimento.- sibilò lui colto sul vivo. -Sei stupida oltre che logorroica?- 
-Non sono stupida! Sei tu il maleducato!- sbottò la castana per niente intimorita.
-Rimani comunque logorroica, incoerente e vanitosa alla nausea. Fossi in Marco mi sarei già suicidato piuttosto che starti a sentire.- rispose lui.
A Evelyn venne il forte impulso di saltargli al collo e strangolarlo con tutte le sue forze. Era veramente odioso quando ci si metteva. 
-Bulma, ti offendi se lo ammazzo?- 
L'azzurra scoppiò a ridere più forte attirando gli sguardi incuriositi del locale. 
-Non so quanto ti convenga, Ev. Ti faresti solo male.- le rispose asciugandosi le lacrime, quei due erano uno spasso insieme litigavano come cane e gatto. -E poi sei stata tu a sbagliare il nome della sua razza, come pretendi che non si offenda? È il principe.-
-Sì, principe. Principe di sta gran ceppa! Un primate in posizione eretta, persino una scimmia è più simpatica di lui!- urlò più al Saiyan che all'amica.
Bulma, con ormai le lacrime agli occhi, tentò inutilmente di soffocare le risate con le mani chiedendosi perché non li avesse fatti conoscere prima. E mentre lei cercava di capire come non morire dal ridere, Evelyn continuava a dare del primate e del troglodita a Vegeta che rispondeva per le rime dandole della narcisista e logorroica. Il tutto ovviamente detto con tono pacato e quasi disinteressato mentre Evelyn urlava a pieni polmoni la sua indignazione e gli tirava un po' tutto quello che le capitava a tiro, nella speranza di fargli male. 
-Idiota. Come hai fatto a innamorartene, me lo spieghi?- le chiese.
Bulma alzò le spalle asciugandosi le lacrime mentre le risate andavano via via scemando.
-Urlandogli dietro tutto il giorno tutti i giorni, con lui che mi rispondeva per le rime e mi minacciava di morte una volta sì e l'altra pure. Un po' come stai facendo tu.- le disse ritornando indietro con la mente alle perenni litigate dei primi giorni di convivenza. 
Evelyn fissò dubbiosa il "troglodita" mentre toglieva la figlia da addosso a Goten che cercava di terminare in pace il proprio gelato, che Bra voleva a tutti i costi togliergli. 
-Sarà. Io una persona così non la sopporterei neanche un secondo, figuriamoci una vita intera.- le disse la castana. 
-Lo pensavo anche io all'inizio ma poi ho capito che le nostre litigate mi davano una scarica di adrenalina a cui non avrei voluto fare a meno.- affermò l'azzurra scrollando le spalle.
Evelyn fulminò con lo sguardo l'uomo che si ostinava a darle le spalle, preferendo distrarre Bra per farla smettere di piangere.
-A proposito di Marco!- sbottò l'azzurra collegandosi all'affermazione del marito. -Come mai non è con te? Pensavo viveste in simbiosi, ti saresti tolta dall'impiccio di interagire con Vegeta.- 
Evelyn sospirò.
-È dovuto tornare in Italia per dei problemi tecnici all'interno della MMI. Non ho ben capito ma praticamente si è imbarcato sul primo volo disponibile.- raccontò infastidita dalla situazione. -Dovrebbe tornare domani, sempre se non ci sono altri casini che ci costringano a tornare tutti e tre.- 
-Casini di che tipo?- indagò l'azzurra fissando annoiata il menù.
-Sembra che qualcuno abbia appiccato un incendio ai server. Doloso ovviamente.- 
Bulma sobbalzò.
-Che? È un sabotaggio! Avete idea di chi possa essere stato?- chiese.
Evelyn alzò gli occhi al cielo.
-Abbiamo una lista infinita di persone che ci odiano, ci vorrà del tempo per capire se c'è un nesso o è qualcun altro.- borbottò la donna osservando il gruppetto di bambini poco lontano.
Bulma si ritrovò a guardare l'amica tra il preoccupato e il sollevato, Evelyn sembrava affatto interessata alla questione anzi l'aveva liquidata come fosse una cosa normale. Beh erano pur sempre una grande azienda e come tale avevano dei rivali, ma non credeva possibile che qualcuno si spingesse a tanto. Potevano rimetterci la vita centinaia di persone. 
A meno che il piromane non sapesse dove colpire. E a quel punto avrebbe limitato i danni ai componenti inanimati della MMI evitando di fare vittime umane.
-Avete mai pensato che possa essere qualcuno all'interno?- domandò la scienziata voltandosi per chiamare la cameriera.
Evelyn parve cadere dalle nuvole a quell'affermazione e rimase per un tempo immemore a fissare lo schermo del telefono mentre l'amica ordinava un Sex On The Beach. 
-In effetti no. Ora chiamo Marco e gli riferisco la cosa, grazie Bulma ti devo un favore.- 
La moglie del principe dei Saiyan le sorrise. 
-Ma quale favore, sei mia amica.- le disse ringraziando la cameriera che le portava il cocktail ordinato.
- Ora vado, così faccio una chiamata dall'altra parte del mondo e spendo un patrimonio. - ironizzò.
Bulma rise.
-Salutami Marco e i bambini. Non litigare con Vegeta, lo so che è odioso ma cerca di andarci d'accordo.- si raccomandò sorseggiando la bevanda alcolica.
Evelyn sbuffò.
-Ci proverò, tuo marito è insopportabile. Chiamami quando atterri!- 
Bulma annuì prima di salutarla con la mano e chiudere la chiamata.
Evelyn aprì la rubrica e chiamò il marito, pregando di avere abbastanza credito, mentre dalla parte opposta del parco i quattro bambini giocavano a rincorrersi e passandosi Bra come se fosse un pallone. La bambina però sembrava divertirsi e ciò bastava al padre per lasciarli fare. 

Bulma sbadigliò davanti la quinta puntata di quella serie tv che ancora non era riuscita a completare. Il lavoro e i figli le toglievano i tre quarti del tempo e il restante veniva occupato dal marito che, in un modo o nell'altro, riusciva a farla imbestialire con qualche frecciatina delle sue. E il tempo che riusciva a ritagliarsi per sé era veramente poco ultimamente. Quindi quale momento migliore dell'attesa del proprio volo per farsi una bella maratona?
Aveva ordinato un caffè e una ciotola di arachidi per giustificare la sua permanenza nel locale senza fare la figura di chi è lì solo per la connessione e la corrente.
Si era vista un paio di film della durata di non più di un'ora e aveva lavorato un po' su vecchi progetti arretrati. Il tempo però non sembrava passare mai e quando finalmente venne annunciato l'arrivo del suo volo esultò sottovoce. Prese rapidamente le sue cose e si diresse al gate per poter finalmente tornare a casa. Stranamente, invece di esserci soltanto l'addetto che poneva le etichette ad ogni bagaglio, era stata installata una postazione di controllo con tanto di scanner. L'azzurra pensò che la cosa avrebbe rallentato ancor di più la già esasperante attesa.
Per sua fortuna la fila scorreva veloce nonostante la gente ad aspettare fosse veramente tanta. Si ritrovò davanti al rullo sul quale poggiò la valigia in pochi minuti. Passò sotto al metal detector pregando che non suonasse per qualcosa di idiota, tipo le scarpe. Si accinse a recuperare gli oggetti posati, insieme alla valigia, sul rullo quando l'addetto alla sicurezza la richiamò e le fece cenno di avvicinarsi.
-Mi scusi ma nella sua valigia c'è qualcosa che non va, dovremmo fare altri controlli. Mi segua, per favore. - le disse una guardia.
-Cosa?- sbottò la donna incredula, ci mancava solo che perdesse il volo!
-Non si preoccupi sarà questione di pochi minuti.- la rassicurò.
Bulma fissò trucemente l'uomo che la invitava ad oltrepassare una porta poco lontana e a lasciare il suo bagaglio a lui. La donna si ritrovò a dover favorire oltre a tutti i documenti anche il motivo per il quale fosse partita. Quasi si mangiò vivo il ragazzo dall'altra parte della scrivania quando le chiese perché dovesse prendere quell'aereo. La lasciò poi da sola, uscendo dalla stanza e parlottando poco lontano con qualcuno mentre lei muoveva su e giù la gamba per niente contenta di quella storia.
Passarono diversi minuti e Bulma pensò di star perdendo il volo per una stupidaggine.
La porta si aprì.
-Mrs Prince? Il suo bagaglio è a posto, mi scuso per averla fatta attendere.- asserì la guardia.
Bulma si alzò di scatto dalla sedia e uscì dalla stanza spintonando malamente sia la guardia che il ragazzo che le aveva posto tutte quelle domande inutili. Recuperò il suo bagaglio ed oltrepassò la porta del gate sbattendo i piedi.

Si rigirò nel letto per l'ennesima volta senza riuscire in alcun modo a prendere sonno nonostante la giornata passata a correre dietro ai propri figli e a quello del rivale. Si sentiva spossato ma il sonno tardava ad arrivare. Fissò il soffitto osservando le curiose ombre create dalle luci provenienti dall'esterno chiedendosi se rimanere immobile nel letto lo avrebbe aiutato ad addormentarsi. Cercò tutte le auree presenti dentro casa, localizzandole ognuna nella propria stanza. Trunks aveva accusato di nuovo i sintomi dell'influenza, con febbre e raffreddore, seppur in maniera lieve rispetto al giorno prima, e per evitare di far ammalare anche Bra era stato spedito a letto prima del solito. La bambina era stata lasciata alle cure degli zii mentre lui si rilassava con un po' d'allenamento mentale all'interno della camera gravitazionale.
Sbuffando si alzò dal letto scalciando il lenzuolo. Aveva ormai compreso che non si sarebbe addormentato senza la presenza della sua donna accanto. Incredibile come per anni era riuscito a riposare dopo aver tolto innumerevoli vite ma non riuscisse a chiudere occhio se Bulma non era al suo fianco.
Diede un'occhiata all'orologio digitale della radiosveglia sul comodino e si vestì. Afferrò le chiavi della macchina e si diresse al piano inferiore.
-Esci?- chiese Uryasil stravaccata sul divano con una busta di pop corn appena fatti.
Vegeta la squadrò chiedendosi se la tranquillità della Terra non la stesse eccessivamente rendendo pigra. Non avrebbe mai voluto che si trasferisse da loro a vita, l'idea gli dava i brividi.
-Sì.-rispose atono. -Dai un'occhiata a Trunks e Bra.-
Uryasil gli sorrise ma lui era già fuori dalla porta. Rimase a fissare l’uscio per qualche istante prima di alzare le spalle e tornare a godersi il film.

-Ti rendi conto? Ho rischiato di perdere il volo per una cosa stupida!- sbottò Bulma.
-Cosa stupida non direi, però di certo non è stata una cosa simpatica.- le rispose Evelyn.
-Mi hanno fatto passare per una trafficante di droga quando il bagaglio sospetto era quello prima del mio!-
Bulma fissò i bagagli sul rullo attendendo di vedere il proprio per poterlo prendere e dirigersi verso l'uscita. L'orologio da polso segnava ormai mezzanotte passata, l'aereo aveva avuto dei ritardi a causa di alcuni controlli e del maltempo. Perciò era atterrato con una buona mezz'ora di ritardo rispetto all'orario previsto.
Si guardò attorno in quell'aeroporto semi vuoto chiedendosi se dovesse chiamare un taxi o i suoi per farsi venire a prendere.
Evelyn rideva di gusto delle sue disavventure dall'altra parte della cornetta.
-Tra quanto pensi di essere a casa?-
Bulma sbuffò e adocchiò il proprio bagaglio. Si avvicinò al rullo e lo prese, verificando che fosse intatto e il lucchetto posto sulla cerniera non fosse stato manomesso per qualche motivo.
-Dipende se riesco a trovare un taxi, è un mortorio qui.- disse guardandosi attorno.
-Perchè non affitti un'auto?- le chiese Evelyn.
Bulma posò il trolley per terra e si diresse all'uscita trascinandoselo dietro. Il rumore delle ruote sul liscio pavimento dell'aeroporto era l'unico suono tutto intorno. Okay che era mezzanotte ma di voli ne partivano a bizzeffe a qualsiasi ora.
Non si fece troppe domande dando la colpa alla stagione estiva.
-Credo che lo farò. C'è una fila infinita di gente qui fuori.- asserì facendo dietro front e dirigendosi all'uscita opposta. -Novità sull'incendio?-
-No, nessuna. La polizia sta indagando ma visto come funzionano a rilento le cose in Italia ci metteranno un'eternità. Penso che ingaggeremo qualche detective privato, magari americano.- le rispose un po' giù di morale. -Per ora possiamo solo aspettare, Marco tornerà fra un paio di giorni.-
-Scusa la domanda idiota, ma non avete sistemi di sicurezza?- chiese l'azzurra.
-Ovviamente ma non sembra essere bastato.-
Bulma ci riflettè sopra qualche istante, voleva aiutare l'amica a risolvere i suoi problemi di sicurezza ma non aveva alcuna conoscenza della legge e di evocare Shenron per trovare il piromane non se ne parlava, avevano esaurito i desideri per quell'anno.
-Che ne dici se vi procuro uno dei nostri ultimi modelli ? A titolo gratuito ovviamente.- propose.
-Dici sul serio?- esclamò Evelyn. -Grazie infinite, Bulma! Prometto che mi sdebiterò! -
Bulma sorrise continuando a percorrere l'aeroporto, ringraziò di aver indossato un paio di biker e non le scarpe alte altrimenti i suoi piedi avrebbero già chiesto pietà. Non c'era molta gente, anche l'accoglienza per i voli in arrivo era piuttosto scarna. A parte un paio di coppie e due o tre gruppetti, nessuno fissava con trepidanza il display con gli orari di arrivo lasciando la sala quasi completamente scarna con il silenzio che regnava sovrano in quel grande spazio.
Evelyn aveva iniziato a lamentarsi del fuso orario che le impediva di sentire il marito ad orari decenti per entrambi senza dover passare la notte in bianco o alzarsi all'alba, quando Bulma facendo scorrere gli occhi da angolo ad angolo con curiosità scorse una figura familiare appoggiata a una colonna. Assottigliò lo sguardo cercando di mettere a fuoco quello che, ne era sicura, fosse uno scherzo della stanchezza. Si avvicinò un poco strabuzzando gli occhi incredula davanti a ciò che non credeva possibile.
-Ev?-
-Sì?-
Batté le palpebre un paio di volte.
-Quante probabilità ci sono che io stia guardando il sosia di mio marito?- chiese.
-Beh, si dice che ognuno di noi abbia sette sosia sparsi per il pianeta. Ma considerando che la persona di cui parliamo è un alieno, non credo sia possibile.- le rispose titubante, poco convinta di ciò che stesse dicendo. -Perchè?-
Bulma fece qualche altro passo in avanti, avvicinandosi di più all'uomo dalla capigliatura a fiamma appoggiato al muro.
-Perchè o qualcuno è riuscito a creare un suo clone o quello che ho davanti è il principe dei Saiyan in carne ed ossa. E non so quale delle due sia la meno plausibile.- disse e chiuse la chiamata ignorando le proteste dell'amica dall'altro capo.
Non fiatò fin quando non gli fu a meno di un metro di distanza, era consapevole che lui avesse percepito la sua aura avvicinarsi e che sapesse della sua presenza accanto a sé.
-Ma che bella sorpresa. Avrei dato più probabilità alla fine della Terra che al fatto che mi venissi a prendere di tua spontanea volontà.-
Vegeta si voltò a guardarla scoprendola sorridente di cuore nonostante la frecciatina. Si staccò dal muro e le tolse la valigia dalle mani, senza una parola s'incamminò verso il parcheggio.
Bulma non si lamentò consapevole che quello fosse stato già un grande sforzo per il Saiyan. Si limitò a seguirlo sorridente, non se lo sarebbe mai aspettata.
Anche il parcheggio era semivuoto, le poche macchine presenti erano probabilmente dei dipendenti dell'aeroporto e dei pochi negozi ancora aperti. Sembrava il set di un film horror, se fosse spuntato da dietro un angolo un tizio con una motosega non si sarebbe stupita.
La lussuosa macchina sportiva nera faceva la sua porca figura in mezzo a tutte le altre, svettando come un diamante in un cumulo di terra e roccia. Vegeta non era mai stato il tipo che amava particolarmente fare sfoggio del proprio denaro ma non disdegnava di certo tutto il lusso che potevano permettersi, dopotutto era pur sempre un principe. Bulma lo guardò buttare malamente la valigia nel portabagagli e chiuderlo con poca grazie. Lo seguì con lo sguardo quando fece il giro dell'auto e le si affiancò dalla parte del guidatore, la fissò con un sopracciglio alzato mentre lei sorrideva.
Il Saiyan capì che non si sarebbe spostata di lì, permettendogli di entrare per poter mettere in moto e tornare indietro, nè si sarebbe messa alla guida lei stessa. Perciò si appoggiò alla vettura con le braccia incrociate attendendo che la donna gli desse qualche indizio su cosa avesse intenzione di fare. Passarono interi secondi senza che nessuno dei due facesse un passo ma quando Vegeta aprì la bocca per parlare ciò gli fu tempestivamente impedito dall'azzurra che posò con delicatezza le proprie labbra sulle sue trascinandolo, volente o nolente -più volente-, in un dolce bacio che sapeva di mancanza e d'amore.
Il principe, dopo un primo attimo di sbigottimento, ricambiò senza esitazioni quel contatto che tanto gli era mancato in quei due giorni. Non lo avrebbe mai ammesso a lei ma starle lontano era una tortura per la sua anima, legata con un doppio filo d’acciaio a quella della sua donna. Quasi a malincuore lasciò andare le dolci labbra della consorte quando ella si staccò per poterlo guardare.
-Mi sei mancato anche tu.- gli disse sfiorandogli il naso con la punta dell'indice. Poi si staccò e si andò ad accomodare sul sedile del passeggero.
Vegeta rimase qualche secondo a fissare il vuoto, cercando di capire il senso di quella frase. Aprì poi la portiera e s'infilò in macchina.
-Non vedo l'ora di farmi un bagno e buttarmi sul letto, questi due giorni sono stati strazianti.- gli disse voltandosi a guardarlo. -Come sta, Trunks? Pensavo- -
Vegeta non la lasciò continuare, avvicinandosi e prendendosi un bacio decisamente meno casto di prima, più possessivo. Si staccò dopo poco e mise in moto come se nulla fosse.
Bulma batté le palpebre stupita poi gli sorrise, felice di essere tornata alla normalità.
Lo scenario che li attendeva a casa era assai diverso da quello che ci si sarebbe aspettato di trovare rimettendo piede nell'abbitazione alle due meno cinque del mattino: Tarble, Uryasil, Yamcha, Bra e Trunks dormivano per metà sul divano e per metà per terra. Il maggiore dei due bambini ronfava con la testa sulle gambe della zia mente Bra occupava buona parte del divano ciucciandosi il pollice.
I due proprietari di casa fissarono la scena per diversi secondi, chiedendosi come e quando fossero finiti in quella posizione tutti insieme. Vegeta era sicuro che entrambi i figli fossero nei loro letti nel momento in cui era uscito e che Yamcha fosse ancora fuori casa per chissà quale motivo. Spense il televisore e la console cercando di farsi meno domande possibili mentre Bulma recuperava Bra e la portava di sopra. Una volta tornata si occupò di coprire alla bene e meglio i tre adulti dormienti mentre il marito si occupava di portare il primogenito nella sua stanza.
-Pensavo che dormissero entrambi.- asserì Bulma chiudendosi la porta della propria stanza alle spalle.
-Così era quando sono uscito.- le rispose Vegeta togliendosi la maglietta con un movimento fluido.
Bulma rimase qualche secondo ad ammirare la sua schiena mordendosi il labbro per cercare di fermare tutti quei pensieri erotici sul compagno.
-Oh, ‘fanculo!- esclamò.
Il Saiyan incuriosito si voltò al suono della sua imprecazione e se la ritrovò addosso in un attimo, con le labbra premute sulle sue e intenti ben poco puri. Non si oppose e l'abbracciò di rimando.

-Com'è andata la riunione?-
Bulma si sdraiò sul tavolino ricordando gli eventi dei giorni precedenti con una smorfia infastidita.
-Tremenda. Ho desiderato che qualcuno invadesse la Terra per conquistarla pur di non stare chiusa lì dentro ad ascoltare roba campata in aria. Ho dovuto minacciarli tutti quanti per farli stare zitti e mettere la parola fine a questa storia.- raccontò borbottando mentre le veniva posata davanti al taso una tazza di caffè bollente. -Grazie Yamcha.-
Il guerriero sfreggiato sorrise cordiale accomodandosi di fronte a lei. 
Bulma soffiò sulla bevanda un paio di volte prima di prenderne un sorso e gioire quando la caffeina fece il suo effetto.
Uryasil alzò un sopracciglio confusa dall'affermazione della cognata.-Minacciati... di morte?- chiese spiegazioni.
Bulma soffiò via una ciocca che le era caduta sugli occhi sorseggiando con calma il caffè bollente.
-Purtroppo no, è contro la legge e io non possiedo armi.- si fermò un secondo a riflettere. -A meno che un Saiyan sia considerato un'arma.-
Uryasil scoppiò a ridere fragorosamente aspettandosi di tutto tranne che una battuta.
Bulma sorrise e tornò alla sua bevanda.
-Mi sono limitata a dire che li avrei licenziati in tronco se avessero fatto di testa loro.- spiegò stiracchiandosi sulla sedia.
-La prossima volta portati Vegeta, così non avrai neanche bisogno di minacciarli basterà un suo sguardo.- propose Uryasil cercando di smettere di ridere.
-Non ci sarà una prossima volta per almeno un mese, ho bisogno di prendermi delle ferie o morirò di lavoro.- si lamentò la scienziata finendo il caffè e allontanando la sedia dal tavolo. -Piuttosto, come siete finiti tutti quanti sul divano alle due del mattino?-
Uryasil afferrò un muffin e gli assestò un morso osservando distrattamente il quadro appeso dietro a Bulma.
-Ci siamo messi a giocare ai videogames e tra una partita e l'altra...- iniziò la Saiyan.
-Tra una litigata e l'altra.- specificò Yamcha guadagnandosi un'occhiata di fuoco dalla donna. -Che c'è? Non facevate altro che discutere.-
Altra occhiata da "chiudi il becco terrestre" e Yamcha ammutolì nascondendosi dietro la tazza che portò alla bocca.
- Ci siamo addormentati. Chi prima chi dopo.- terminò spostando lo sguardo dall'ex predone del deserto e posandolo sull'azzurra.
-Ma Trunks e Bra dormivano.- disse confusa.
Uryasil scrollò le spalle addentando nuovamente il muffin, dannazione il cibo su quel pianeta era afrodisiaco! 
-Trunks diceva di non riuscire a dormire e Bra probabilmente è stata svegliata dalle nostre grida.- ipotizzò con nonchalance.
Bulma la guardò di sottecchi raccontare la cosa come se svegliare una bambina di un anno dormiente a forza di urla fosse la cosa più normale del mondo. Scosse la testa ricordandosi di star parlando con una Saiyan, per loro era normale spedire i neonati di basso livello su pianeti lontani figuriamoci se rispettavano il sonno di un bambino così piccolo. Sospirò alzandosi dalla sedia, esibendo il bel fisico coperto solo da una maglietta decisamente non sua di due o tre taglie più grandi. 
Yamcha si strozzò con il caffè a quella vista arrossendo visibilmente ma Bulma non ci fece caso, voltando le spalle ai due per dirigersi al piano superiore stiracchiandosi. Ciò attirò lo sguardo involontario dell'uomo con la cicatrice sulle lunghe gambe e sul fondoschiena della donna che il movimento verso l'alto delle braccia aveva lasciato scoperto dalla protezione della T-shirt. 
Uryasil se ne accorse e, siccome il suo rapporto con il guerriero terrestre non era esattamente quello di due buoni amici, credette fosse giusto informare il diretto interessato dello sguardo languido. Perciò si alzò in tutta calma, lasciando a metà la colazione, e si diresse al piano superiore senza destare alcun sospetto nell'uomo rimasto seduto al tavolo.
-Bulma lo sai che il tuo ex ti guarda il culo?- esclamò premurandosi di farsi sentire al piano di sotto.
Yamcha si strozzò di nuovo e cadde dalla sedia rovesciando il restante contenuto della tazza sul pavimento. 
-Eh!?- rispose l'azzurra stupefatta.
Alla voce della donna seguì quella potente del principe dei Saiyan che, con un paio di insulti coloriti in varie lingue, diede l'idea a Yamcha di essere nei guai.
-Te l'ho detto di coprirti!- esclamò il guerriero Saiyan.
-Ma che vuoi! È casa mia posso andare in giro anche nuda se voglio!- ribatté la donna.
Yamcha sentì distintamente Vegeta ringhiare infastidito, sembrava un animale feroce impossibilitato a reagire. Si alzò da terra e, in punta di piedi, si diresse alla porta di casa incurante di essere ancora in pigiama.
-Ehy, Yamcha! Spero che ti sia allenato a sufficienza o stai per morire per mano mia!- esclamò il sovrano dell'estinto pianeta.
Il terrestre sussultò e rabbrividì. Era decisamente nei guai e fuggire non sarebbe servito.






Angolo Autrice:

Weilà! Gentaglia (sempre che ci sia ancora qualcuno che segua sto sclero.) come ve la passate? Evelyn è tornata e Vegeta è costretto a occuparsi dei figli :D Boh non avevo idee per PV quindi ho ripreso in mano un po' di fluff demenziale ed uscito sto capitolo lungo na settimana. Perchè sì, io sparisco per mesi ma quando torno i capitoli non finiscono mai. O mi si ama o mi si odia lol
Niente, ora torno a chiudermi nel mio antro per carcare di tirare fuori qualcosa di buono dall'altra long.
See ya.


 


 
  
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