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Autore: AdhoMu    20/03/2019    7 recensioni
SOSPESA
[Lee Jordan/Gwenog Jones]
Dice l'Oracolo:
“Se sei un amante sfegatato di Pluffe e Boccini e il tuo sogno è quello di diventare il più grande cronista di tutti i tempi, esistono grandi possibilità che tu perda la testa per una stella del Quidditch.
Attenzione, però: se la stella in questione è una battitrice del calibro di Gwenog Jones la testa, oltre che metaforicamente, rischi di perderla anche in modo piuttosto... letterale”.
Una storia d'amore a colpi di mazza, di reggae e di Gossip sportivi.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwenog Jones, Lee Jordan, Ludovic Bagman
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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1. Is This Love?
(Due antefatti fondamentali).

 
Narrami, o Divino Zaion, di quella volta in cui Lee “Ziggy” Jordan smarrì la sua regale testa coronata di dreadlocks, in senso sia metaforico, sia (quasi) letterale;
Narrami – e che testimoni del fattaccio siano le Divinità Caraibiche tutte – di quella volta in cui la Regina della terra del Dragone Rosso si trasformò in un Cupido di Bolide armato;
Narrami, o combattivo Xangô, orishá della Guerra dalla rilucente corazza, di quando il tuo giovane e spavaldo protetto scese in battaglia, munito soltanto della sua lingua affilata;
Narrami, o Supremo Marley, di come un mazzolino di innocenti nozioni di Erbologia si trasformò alfine nella carta vincente.
 
Hogwarts, novembre 1991
Dalla catena montuosa che contornava la valle spirava un’aria oltreché gelida: se tutto fosse andato secondo previsione, i giocatori della partita Tassorosso – Corvonero sarebbero stati premiati con una bella nevicata.
Harry Potter si infagottò ben bene nel suo caldo mantello e scese di corsa i gradini consunti della scala a chiocciola che portava dai dormitori maschili alla Sala Comune. Quindi, con un paio di ampie falcate frettolose, si avvicinò all’eterogeneo gruppetto in attesa accanto al camino.
- Oh, Harry – il Capitano gli rivolse un sorriso bonario. – Sei pronto?
- Sì, Oliver – rispose il ragazzino, senza sforzarsi minimamente di mantenere celata l’eccitazione che lo pervadeva. – Andiamo.
La discesa al campo fu breve e così, in men che non si dica, l’allegra combriccola si apprestava a sistemarsi sulle tribune montate tutt’intorno all’ovale che in quella stagione, al posto dei fili d’erba brillante come smeraldo, presentava un deprimente fondo di terra battuta e umidiccia dall’aspetto inquietantemente palustre.
- Mi hanno detto che quest’anno è più in forma che mai – stava commentando Angelina Johnson, mente i compagni non si perdevano una sua sola parola nonostante l'intenso brusio di fondo.
- E pare che quest’estate abbia fatto allenamento con le Harpies – aggiunse Alicia Spinnet, imbaccuccata in un pesante poncho di lana di pecora australiana. Harry sorrise: Aussie Spinnet detestava il freddo, povera lei, e l’inverno era solo agli inizi.
- E dicono – riferì subito George Weasley, guardandosi intorno circospetto – che, durante un’amichevole con i Magpies, abbia fatto fuori un paio di setti nasali in un colpo solo.
- Forte! – esclamò Fred, sinceramente ammirato. – Del resto, il modo in cui tiene la mazza...
Harry si girò stupito verso Oliver.
- Ma di chi stanno parlando?
Il Capitano ricambiò il suo sguardo con un’enigmatica occhiata di circostanza e, per una manciata di secondi, se ne rimase zitto.
- Jones di Tassorosso – rispose infine, corrugando gravemente la fronte. – Un asso dei Bolidi, per Merlino. Alla mia prima partita mi ha colpito dopo due soli minuti di gioco... e mi sono risvegliato al San Mungo dopo aver trascorso un paio d’ore in stato d’incoscienza.
- Oh – mormorò Harry, incuriosito e allarmato.
Tanta stima e soggezione da parte di Oliver Baston potevano significare una e una sola cosa: quel Jones doveva essere un tipo davvero in gamba, e anche piuttosto temibile, per giunta. Harry giocava a Quidditch da poco tempo (anzi, fino a poco più di un mese prima neanche sapeva che cosa diavolo fosse, il Quidditch), ma aveva già accumulato esperienza sufficiente da sapere che i battitori sono, di solito, soggetti dotati di considerevole forza fisica e, nella maggior parte dei casi, di aggressività ragguardevole.
Nel frattempo, mentre il giovane Grifondoro si trovava assorto nelle sue riflessioni tattico-esistenziali, le due squadre avevano inaugurato la discesa in campo e Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley e cronista ufficiale della Hogwarts Cup, aveva preso a declamare a gran voce i nomi dei giocatori.
- Con le divise blu notte bordade d’argento, i prodi Corvonero dall’ingegno aguzzo!
Seguì una ola rumorosa da parte del quadrante Corvonero, che ribollì sugli spalti come il mare in una notte d'inverno.
- In porta: Robbie Ackerley! Cacciatori: Roger Davies, Rowena Abercrombie e Sally Swann! Battitori: Randolph Burrow e Marcus Belby! E infine, incaricata di agguantare il boccino, la Cercatrice anziana, nonché graziosa assai: Nevena Turpin!...
La Turpin scosse la testa con grazia, compiaciuta per il complimento dello speaker.
- Ed ora, fieri e determinati nelle loro uniformi giallonere, ecco a voi i Tassorosso!
La folla rumoreggiò; Oliver si fece attento.
- In difesa degli anelli: Winston Zeller! Cacciatori: Ross Cadwallader, Heidi McAvoy e Nicholas Madley!...
Harry si accorse che i compagni tendevano il collo e scrutavano il campo, impazienti. Katie Bell, che sedeva accanto ad Angelina, si lasciò sfuggire una risatina nervosa.
- In difesa, Oswald Pilkington in compagnia della mazza più micidiale del momento: parlo di lei, ovviamente, la formidabile, incomparabile, fantastica Capitana... Gwenog Jones!
"Una femmina?!"
Un boato assordante percorse l’intero stadio mentre Harry, incredulo, osservava la ragazza filiforme dalla pelle ambrata che, impugnata la scopa con piglio deciso, si guardava intorno con aria di sfida e decollava a tutta velocità.
Lee Jordan, dal canto suo, sembrava alquanto infervorato.
- Davvero una giocatrice fuori dal comune, la Jones: una delle più sfolgoranti promesse del Quidditch gallese e, nonostante la giovane età (ha appena iniziato il suo sesto anno qui ad Hogwarts), già pre-scritturata dalle celeberrime Holyhead Harpies. Senza contare il fatto – e qui Harry ebbe l’impressione che il sorriso di Jordan si fosse fatto più ampio e sfavillante che mai – che si tratta di una ragazza eccezionalmente bella: guardate come...
- Jordan! – il ringhio della professoressa McGranitt interruppe bruscamente l’entusiastica descrizione del ragazzo. – Vogliamo finirla?!
- Ah sì, professoressa... mi scusi – Lee tossicchiò e scosse la testa in un turbinio di dreadlocks freschi di acconciatura (proprio quell'estate la bisnonna gli aveva permesso di rimpiazzare lo stile Black Power in favore delle tanto agognate treccine). – Dicevo: insieme alla divina Jones (ahia!) abbiamo Pilkington ed, infine, il bravissimo Cercatore giallonero: Cedric Diggory!...
Presentazioni fatte, giocatori in campo.
Al fischio prolungato di Madama Bumb, la partita cominciò.
Ed Harry vide.
Vide che Gwenog Jones, con la sua figuretta sottile e armoniosa, poteva anche non corrispondere ai connotati tipici di un battitore standard: eppure, più di una volta, il ragazzino si ritrovò a pensare che un Bolide colpito dalla mazza della giocatrice gallese sarebbe stato in grado di disarcionare dalle rispettive scope anche avversari due volte più grossi di lei, e che un suo colpo ben assestato sarebbe certamente stato causa di traumi cranici mica da ridere.
Gwenog Jones era... bravissima.
Lo si vedeva che era una destinata al quiddismo professionale, e che non era una semplice giocatrice amatoriale o da torneo scolastico. Era veloce, precisa, (quasi chirurgica nel suo rigore sottile, in netto contrasto con la grossolanità tipica dei colleghi più brutali) e, nella sua veste di battitrice, feroce il giusto.
Harry si ritrovò più di una volta a sudare freddo mentre i Bolidi, scagliati dalla Tassorosso con violenza inaudita, facevano il pelo ai Cacciatori avversari (Roger Davies, terrorizzato all’idea di farsi frantumare il suo bel nasino, aveva addirittura cominciato a volare basso, attirando su di sé le ire della Capitana Turpin); andò avanti così a fremere e sussultare per tutta la partita mentre Oliver, accanto a lui, digrignava i denti per la tensione fin quasi a consumarseli e scribacchiava furiosamente una serie di appunti disordinati sul suo quadernetto di Tattiche di Gioco.
Il match infuriava.
Nel frattempo, Lee Jordan sproloquiava come un predicatore.
- Ecco il Boccino... sì... no... Diggory l’ha visto! Il Tassorosso accelera... oh! Nevena Turpin gli taglia la strada... ecco che si avvicina... Merlino!... il Bolide della Jones colpisce la coda della scopa... Nevena scivola, sta per cadere... Accidenti, che mazzata!... Attenzione, tutti quanti: Bolide sciolto!... Ai ripari!... Ma dove diavolo...?
Lee Jordan tacque all’improvviso, istantaneamente impietrito.
- Oh, merda – ebbe soltanto il tempo di dire (e Harry avrebbe potuto giurare di averlo visto, per la prima volta da quando lo conosceva, pallido e serio), prima che la professoressa McGranitt avesse modo di redarguirlo.
Il Bolide lo centrò in pieno, e grazie tante.
 
Foresta di Dean, estate 1994
I Mondiali di Quidditch, come è da tutti risaputo, si tengono ogni quattro anni.
Parteciparvi non è da tutti, ma anche presenziarvi è, senz’ombra di dubbio, privilegio di pochi.
La partita si era svolta col massimo furore di popolo; il risultato era riuscito assai gradito ai più e così, alla chiusura dei cancelli, era seguita una nottata di festeggiamenti e libagioni.
I due ragazzi, seduti un po’ in disparte rispetto al gruppo di giovani festanti che non la smettevano di saltellare e schiamazzare attorno ad un grande falò, chiacchieravano allegramente, i denti candidi che spiccavano sui visi scuri e assorbiti dalle ombre danzanti del bosco.
- Davvero ti ricordi di me?!
La domanda del ragazzo, un giovane alto con il capo coronato da una folta criniera di treccine rasta, risuonò incredula alle orecchie della sua compagna, che gli scoccò un’occhiata divertita. La ragazza aveva occhi castani profondi e belli e, notò lui, nonostante l’espressione tutto sommato gioviale, abbastanza intensi da far capire che non era il caso di contrariarla.
- E come no – borbottò lei a mo’ di vaga risposta, tirando via una foglia che le era rimasta attaccata alla stoffa del golfino di lana gialla. “Come se fosse importante” aggiunse poi fra sé e sé, premurandosi però di non esprimere i suoi pensieri ad alta voce.
Il giovanotto le piaceva.
Ad una prima occhiata il suo viso le era parso familiare, ma non era riuscita ad inquadrarlo. Sembrava piuttosto giovane – forse un pochino troppo, in effetti – tuttavia, per la barba di Merlino, nel quesito sbaciucchiamento sapeva perfettamente il fatto suo.
“Peggio per te, cretino di un Ludo” pensò ancora la giovane, mordicchiandosi il labbro e stringendo gli occhi. “Te la sei voluta tu, scommettitore da quattro soldi”.
Tornò a voltarsi verso il ragazzo che si trovava seduto accanto a lei e che non aveva smesso un solo istante di fissarla con un’espressione fra il reverenziale, lo stupito e il deliziato.
- Dove eravamo rimasti?
Lui le sorrise di rimando, leggermente intimorito ma per nulla imbarazzato.
- Oh, beh.
Lei gli si accostò e gli fece scivolare le braccia intorno al collo, premendo le labbra sulle sue con una verve accentuata che, lì per lì, gli fece girare la testa.
Perché, evidentemente, era difficile, molto difficile crederci.
Lee “Ziggy” Jordan aveva atteso spasmodicamente il momento di recarsi ai Mondiali di Quidditch per tutto il mese di luglio, facendo quasi impazzire la sua solitamente paziente bisnonna a casa della quale, come ogni anno, trascorreva le vacanze estive. Quella era stata la prima volta in cui, da che mondo era mondo, il ragazzo aveva desiderato ardentemente che il momento di ripartire da Kingston finalmente arrivasse.
E quando, alla fine, agosto era giunto, Lee aveva lasciato la Giamaica in uno stato di completa euforia. Ora: se, per caso, in uno di quei lunghi pomeriggi trascorsi a giocare a pallone sulle spiagge caraibiche in compagnia dei suoi numerosi cugini magici e babbani, qualcuno gli avesse predetto che i Mondiali gli avrebbero riservato una sorpresa speciale, lui non ci avrebbe creduto.
Eh sì che la bisnonna, dopo aver lanciato i búzios sulla sua tavoletta di legno incerata, lo aveva avvertito:
- Fai attenzione quando ti troverai ai Mondiali, figlio mio – gli aveva detto tutta seria, mentre le sue zie gli si affaccendavano intorno per sistemargli i dreadlocks un po’ troppo cresciuti.
- A cosa devo fare attenzione, nonnina? – aveva domandato distrattamente lui, il cervello impegnato in fantasiose congetture.
- I búzios parlano chiaro – era stato il responso. – Un attimo di disattenzione e zum! si perde la testa!
Lui le aveva indirizzato una risata cristallina e (grave errore!) aveva immediatamente archiviato il caso.
Cosicché, mentre il corpo tonico di Gwenog Jones si stringeva contro il suo e, con una forza insospettabile per delle membra così flessuose, lo faceva cadere supino sul tappeto di muschio che ammantava il bosco, la testa di Lee elucubrava freneticamente e sembrava davvero in procinto di staccarglisi dal collo da tanto la situazione era surreale e fantastica.
Perché, ancor più evidentemente, il fatto di avere trascorso le ultime ore a baciarsi furiosamente con la superstar delle Harpies era un fatto assolutamente Oltre Ogni Previsione, roba da far esplodere la nutrita schiera di inutili sfere di cristallo della Cooman e da indurre qualsiasi Centauro allo stato confusionale.
Lee tentava disperatamente di ricostruire come accidenti si fosse giunti a quel punto, ma il caos la faceva da padrone nelle sue coronate cervici. Ricordava soltanto di essersi aggregato ad un gruppetto di amici (i soliti: Oliver, George, Fred, Alicia, Angelina e Katie) i quali, a loro volta, si erano poi uniti ad altri conoscenti di Hogwarts. Fra cui, sorpresa delle sorprese, si trovava anche la divina Gwenog in compagnia della sorella maggiore Hestia e della sorellina minore Megan.
E insomma alla fine, come è comune fra i giovani spensierati che si divertono a gozzovigliare di lieve e a trascorrere le nottate estive in allegra compagnia, tutti loro avevano mandato giù un sorso di una qualche Pozione Ilare e poi lui, fresco fresco di Giamaica, aveva generosamente messo a disposizione di tutti il modesto raccolto che gli era riuscito di sottrarre al per nulla innocuo orticello magico della bisnonna.
E Gwen, che a inizio serata ostentava un cipiglio granitico e un’espressione tutt’altro che amichevole, si era per puro caso ritrovata seduta accanto a lui e più tardi, non si sa bene come, loro due si erano ritrovati seduti in disparte, labbra contro labbra e premuti l’uno all’altra come due disperati.
“Davvero inspiegabile” pensarono entrambi mentre, dopo un considerevole lasso di tempo trascorso a baciarsi con foga, i loro corpi reagivano all’attrito prolungato e le cose rischiavano seriamente di degenerare in vie di fatto assai meno innocenti.
Una cosa, comunque, era certa.
In quel momento, "Ziggy" Jordan si sentiva esattamente come quella volta in cui Gwenog Jones, durante la partita Tassorosso-Corvonero, lo aveva accidentalmente investito con un colpo di Bolide. Ebbene sì: per la seconda volta nella sua vita, quella benedettissima gallese era riuscita a fargli perdere (quasi) del tutto la testa.
 
Piccola premessa post-scritta.
Sono sotto pressione, stressata, oberata ed eccezionalmente irritabile. E così, per tentare di ovviare all’eccesso di adrenalina in circolo, ho cominciato ad ascoltare reggae ad oltranza;e fra un giro di basso e l’altro ecco che, come per magia, risalta fuori una mia vecchia conoscenza.
Lee Jordan è stato il protagonista di una mia vecchia storia non più on-line, “Agli Antipodi”, in cui il simpatico Grifondoro dal candido sorriso faceva pairing sentimentale con la bella Alicia “Aussie” Spinnet. Poi le cose hanno preso una piega diversa e il povero Lee è rimasto nel cassetto, zitello e in attesa di nuovi sviluppi. Morale della favola: una storia tutta per lui, prima o poi, gliela dovevo.
Come nuovo pairing per il nostro valoroso River, che io ho sempre immaginato di discendenza giamaicana e, pertanto, appassionato di reggae e moderato consumatore di erbette esotiche, ho scelto lei, la feroce Gwenog Jones, battitrice delle mitiche Harpies e titolare nella Nazionale del Galles (la cui bandiera riporta, appunto, un drago rosso su sfondo bianco e verde).
Funzionerà?!
P.S.Non si sanno molte cose su Gwenog, ma credo di avere letto da qualche parte che sia nata nel 1968. Io però ho deciso di renderla un pochino piú giovane, quindi in questa storia l’intrepida gallese sarà della classe 1975, e cioè di circa tre anni più anziana del caro Jordan.
   
 
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