Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Miss BloodyFangs    20/03/2019    0 recensioni
Una donna che si guarda allo specchio, fino a scoprire un giorno un'agghiacciante verità sulla sua vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il sole filtrava leggero tra le tende, potevo quasi sentire il cinguettìo degli uccellini come nella casa di campagna in cui sono cresciuta. Allungai le braccia e distesi i muscoli, con un sorriso leggero sulle labbra e gli occhi socchiusi, ancora pigra ma pronta ad affrontare la giornata.

Con un gesto secco mi liberai delle coperte e mi sedetti sul bordo del letto, guardando ancora per un po’ fuori dalla finestra, inebetita, prima di decidermi ad alzarmi e ad andare in bagno a prepararmi. Ho sempre avuto la brutta abitudine di non fare colazione, ma in compenso ho sempre fatto pranzi sostanziosi. Mentre mi lavavo i denti mi fissai allo specchio, tirando indietro i capelli lunghi per evitare che si bagnassero nel lavandino.

Non appena ebbi scelto cosa indossare per la giornata sentii una voce dietro di me. – buongiorno. Ti sei alzata presto…- sorrisi e mi voltai automaticamente verso la voce impastata. Lui era lì, seduto alla fine del letto a gambe incrociate, attorcigliato nelle coperte e con i capelli sconvolti dal sonno. Con un braccio mi raggiunse e mi attirò a sé. Gli carezzai i capelli e gli baciai il capo, stendendomi di nuovo per breve tempo con lui sul letto, per coccolarci un po’ prima di andare a lavoro.

Era una giornata tranquilla, come tante altre.

Talvolta mi soffermavo a pensare agli anni addietro, quando quel futuro sembrava tanto lontano ed irraggiungibile.

Quasi come un sogno, o forse un incubo, a volte vedevo allo specchio una ragazza che ero io, ma diversa.

I capelli rasati, il viso più rotondo, a volte i capelli erano viola e la felpa che portavo era blu.

Ogni anno della mia vita mi era sembrato come se semplicemente avessi lasciato dietro di me una persona diversa.

Ero grata di essere diventata la donna che ero, ma allo stesso tempo mi dispiaceva essere cresciuta ed aver lasciato indietro tutto il resto.

Le passioni, i momenti liberi, persino le ansie. Ogni anno, lasciavo indietro qualcosa di me e presto un altro anno ancora sarebbe volato, portandomi così alla soglia dei miei ventisette anni.

Lanciai uno sguardo all’orologio del bagno, che segnava le otto spaccate; afferrai la borsa e mi diressi di corsa verso la porta di casa, rendendomi conto che a breve sarei stata persino in ritardo.

- amore, aspetta!- mi voltai, la mano sulla porta, rivolgendo un cenno a mio marito. – sì? Sto per far tardi, amore.- precisai, incitandolo a sbrigarsi a parlare. – a Capodanno dove andiamo?- mi rivolse un sorrisetto ed io sbuffai. – ne parliamo stasera quando torno, adesso sono di fretta, ma se ti va possiamo fare una cosa tranquilla a casa, invitiamo qualche amico e collega.- lui annuì.

Ogni anno era sempre così, una routine che non cambiava mai: a nessuno dei due andava realmente di uscire a fare baldoria, quindi ci saremmo riuniti con qualche amico ed avremmo festeggiato alla mezzanotte per poi guardare un po’ di televisione e chiudere in bellezza a letto a fare l’amore.

L’unica cosa che mi tormentava da un paio d’anni a quella parte e mi rendeva irrequieta era un desiderio intimo che covavo in silenzio: quello di avere un figlio.

Lui mi conosceva, mi amava e sapeva quanto contasse per me avere il primo figlio prima dei trenta, ma era uno sogno che sembrava sempre più distante, intristendo sempre più ogni mio giorno.

Eravamo ai primi di dicembre e in città non faceva altro che piovere, piovere come se la terra avesse sete e stesse bevendo fino a strozzarsi.

La pioggia mi aveva sempre fatto compagnia, come un dolce rumore di sottofondo che aveva preso anche a coprire i miei pensieri, ad incitare i miei ritmi di lavoro – a loro volta un modo di riempire il tempo che avrei tanto voluto poter dedicare ad un bambino.

Mio marito sapeva, e non parlava. Non parlava, perché dirlo ad alta voce avrebbe confermato le mie paure, i miei timori e quindi avrebbe portato ad una serie di esami ed analisi che avrebbero potuto dare un esito terrificante.

E questo mi avrebbe semplicemente distrutta.

Con il senno di poi, solo una persona come lui, così buono e dolce, poteva evitare che mi spezzassi e mi rinchiudessi in me stessa.

Una parte di me mi reputava sciocca: con i miei timori di non riuscire ad avere un figlio prima dei trenta forse mi stavo proprio precludendo di riuscirci ed avevo la certezza che il continuo rimuginarci sopra non sarebbe mai stato di alcun aiuto.

I giorni passavano e la mia cara routine mi accompagnava, cullandomi nei momenti morti.

- Non pensare, rilassati. – e le parole dell’uomo che avevo sposato mi cullavano tra le coperte, prima di sfociare in risate o pianti, baci o il dolce far l’amore.

Come gesti automatici chiamai gli amici ed organizzai la cena per quel Capodanno persino prima del Natale.

A guardarmi indietro, o meglio forse direi guardandomi allo specchio, sarebbe stato più giusto dar tregua a lui e a me, amarci di più, passare più tempo nel presente e non nelle aspettative che mi imponevo. Immagino che anche lui lo avrebbe preferito, ma è sempre stato una persona più altruista di quanto io sarei mai potuta essere.

Perché, anche grazie a lui, i sorrisi nel buio dei miei pensieri non sono mai mancati.

I sorrisi per le sue battute, per le mie gaffe, anche solo nel guardare i nostri gatti correre per casa o per cose stupide come trovare qualcosa che mi ricordasse altri momenti divertenti della mia vita, o che mi ricordassero lui.

Nella mia tristezza, sono sempre stata una persona solare.

Mi sono sempre sentita come quel raggio di luce tra le nuvole nere, quell’atmosfera particolare dove pioverà, ma non farà davvero freddo.

La Vigilia e Natale passarono, tra le risa e qualche piccolo screzio.

Solo il ventisei ricordai di comprare un nuovo paio di slip rossi per Capodanno, per fare una sorpresa che sarebbe stata molto apprezzata.

L’ultimo giorno dell’anno era alle porte ed io mi sentivo una bambina emozionata, che non vedeva l’ora di sapere cosa le avrebbe portato l’anno nuovo.

Paradossale, no?

Il ventisette, dopo essere uscita dal lavoro mi imbattei in una farmacia ed esitai. Volevo davvero rovinarmi l’inizio del nuovo anno? Ero diventata davvero una persona così autodistruttiva? Decisi di sì, scendendo dalla macchina che avevo parcheggiato prima ancora di rispondere alle domande che mi balenavano in mente, scoccate come frecce dritte alla mia autostima.

Il giorno prima della vigilia del nuovo anno, uscii con un’amica e trovai un nuovo vestito da indossare per quella sera speciale. Lo comprai e quella sera feci vedere a mio marito il nuovo acquisto, che a sua detta voleva vedermi subito addosso; una scusa brillante per condurmi in camera da letto e spogliarmi, riservandosi in realtà la sorpresa del vestito per la serata a cui era destinato.

Lo conoscevo abbastanza da sapere che me lo avrebbe sfilato prima che sarebbero arrivati gli invitati.

 

Non rimasi delusa e lui non si smentì.

Al termine del conto alla rovescia brindammo, ci baciammo e mentre si scambiavano tutti gli auguri ne approfittai per dileguarmi e scappare in bagno.

Tastai sopra al mobile accostato al muro e trovai ciò che cercavo con tanta ansia. Aprii la scatoletta, conoscendo ormai a memoria le istruzioni per l’uso di un test di gravidanza.

Attesi cinque minuti, cinque lunghissimi minuti in cui presi a camminare per l’angusto bagno che si faceva sempre più soffocante. Minuti durante i quali sentii bussare al porta.

Sobbalzai.

- un attimo!- urlai. Riconobbi la voce ovattata del mio amato. – tutto okay?- risposi affermativamente e guardai il risultato.

Improvvisamente una sensazione di sollievo si diffuse nel mio stomaco per poi espandersi lungo le estremità del corpo, un sorriso spuntò sulle mie labbra e mi dovetti controllare per non esplodere in un pianto di gioia.

Poi alzai lo sguardo ed incrociai me stessa allo specchio.

Con i capelli lunghi, gli occhi lucidi, un bel vestito. Mi guardai e mi riconobbi.

Vidi quella donna sistemarsi i capelli dietro le orecchie, girarsi, andare verso alla porta.

E mi resi conto di non essere più io.

Mi guardai attorno, cominciando a sentirmi soffocare. Perché non ero nel bagno? Perché non stavo aprendo la porta, perché vedevo tutto buio?

Pian piano, nel ritaglio di luce dello specchio, qualcuno si avvicinò ed io arretrai, spaventata.

- sono io, tranquilla.- una voce familiare, nasale. Fece capolineo un viso dolce, dei capelli corti alle spalle. – dove sono? Perché sono qui?- domandai con voce stridula. – non aver paura, ti abituerai. Prima che te ne accorgerai, sarà normale guardarla allo specchio.- vedi una giovane ragazza, una felpa rossa, i capelli rosa. Non ci potevo credere. Scivolai in ginocchio. – quante…?- mi guardai attorno, alcune avevano in braccio delle bambine piccole.

Nessuna di loro sarebbe mai cresciuta, avrebbe imparato a parlare o a camminare.

Eternamente rinchiuse in quello specchio, come me.

- siamo tutte. Siamo tutte te, siamo tutte lei.- mi affacciai allo specchio.

Invece lei era lì.

Sorrideva, ero io.

- è positivo.- lacrime sgorgavano dai suoi occhi azzurri. Suo marito, mio marito divenne paonazzo, con il test in mano, incredulo.

Cominciarono a stringersi e a baciarsi ed uscirono dalla stanza.

Li sentii, in camera nostra, cominciare a fare l’amore cercando di non farsi scoprire dagli ospiti.

Senza rendermi conto stavo piangendo a mia volta, ma le mie non erano lacrime di felicità bensì di disperazione.

Sarei rimasta lì, nello specchio, a spiare la realtà tanto preziosa a cui forse non avevo dato abbastanza valore, per sempre.

O finchè la donna che mutava ogni anno non sarebbe semplicemente morta.

 

-Bloody’s Corner-

Storia inizialmente ispirata da una scena accaduta, ma che poi devo dire ha preso una piega totalmente inaspettata persino per me! Spero sia piaciuta.

 

Miss BloodyFangs

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Miss BloodyFangs