Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: mido_ri    20/03/2019    1 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

strawberry

 

Deglutii in modo così rumoroso che, quasi sicuramente, mi aveva sentito anche mia madre dalla cucina. Ma lo stato di shock durò ben poco, perché fu immediatamente seguito da un'ondata di rabbia.

- Papà... Giuro che non lo sapevo. I-io non ci ho fatto caso.

Ma lo sguardo dell'uomo era colmo di delusione. A causa mia.

- Dove lo hai preso?

- È... è un regalo.

- Di chi?

Spostai il peso da un piede all'altro. Una parte di me avrebbe voluto sputare fuori il nome di Kim Seokjin, a cui io, da brava stupida, avevo avuto il coraggio di credere. Come diavolo mi era saltato in testa? Come avevo potuto pensare, anche solo per un secondo, che quell'uomo avesse voluto davvero chiedermi scusa? Non era un caso che quel pupazzo era stato prodotto proprio dall'azienda rivale di quella della nostra famiglia. Il Signor Kim lo aveva fatto di proposito. Voleva mettermi in cattiva luce con mio padre. Ma il suo piano diabolico non si limitava a questo: c'era dell'altro, qualcosa che confermava ancora di più quanto fosse subdolo quell'uomo. Voleva sapere se avrei avuto il coraggio di dire a mio padre che era stato lui a farmi quel regalo, a soli due giorni dal suo compleanno a cui il Signor Kim stesso avrebbe partecipato. In poche parole: se avrei avuto il coraggio di far saltare in aria il loro rapporto e, di conseguenza, i loro affari che avrebbero portato a dei risultati più che positivi nei mesi a venire, specialmente per la nostra azienda.

Mi morsi il labbro, prendendomi qualche secondo in più per riflettere. No, per quanto in quel momento il mio intero corpo fosse animato da un intenso odio per Kim Seokjin, non potevo fare una cosa del genere a mio padre. Non quando i suoi affari stavano andando così bene.

- È stato... il mio migliore amico.

L'uomo aggrottò le sopracciglia, evidentemente confuso.

- Felix?

- Sì...

Chiusi gli occhi e pensai al mio amico, che in quella storia non c'entrava assolutamente nulla e che non avrei voluto ferire per nessun motivo al mondo.

- Bene. Allora credo che voi due dobbiate smettere di vedervi così spesso.

- Cosa?! Ma papà... Felix non conosce la tua situazione...

- La mia situazione? Ti ricordo che l'azienda un giorno sarà nelle tue mani, quindi dovresti cominciare a nutrire un po' di interesse per il lavoro che sto cercando di insegnarti.

Prima che potessi dire altro, mio padre mi voltò le spalle e raggiunse la mamma in cucina. Inutile dire che quella sera non mi presentai a cena, ma mi limitai a bere una tazza di tè nella mia stanza. 
Mi sentivo stupida, presa in giro e tremendamente in colpa. Cos'avrei dovuto dire a Felix? Che lo avevo accusato davanti a mio padre per difendere il Signor Kim? Ripeto: il Signor Kim? Sospirai e fui tentata di lanciare la tazza contro il muro, ma volevo evitare di dare altri dispiaceri ai miei genitori, quindi mi infilai nel letto, con la testa sotto le coperte. 

---

- Ally, mi vuoi dire cos'hai?

Continuai a girare il cucchiaino nella tazza di caffè vuota, producendo un rumore che risultava fastidioso perfino a me.

- Hey! Smettila di fare finta di non sentire!

Felix mi tolse il cucchiaino di mano, costringendomi finalmente a guardarlo.

- Uhm... sono solo un po' preoccupata per il compleanno di papà.

Ecco. Avevo mentito. Ma in quel momento ero già troppo giù di morale per poter sorreggere altro sulle mie spalle.

- Preoccupata? Non dovresti essere felice? Il tuo vecchio diventa più... vecchio.

- Già... ma non so cosa regalargli.

Il biondo si mise pollice e indice sotto al mento, facendo finta di pensare a qualcosa di serio.

- Un criceto, decisamente.

- Sei serio?

Felix alzò le spalle come se mi avesse dato il consiglio più normale del mondo.

- Certo. Potrebbe tenerlo nel suo studio. Guardarlo correre nella ruota per ore potrebbe rallegrarlo.

- Ne dubito.

Mi alzai e feci cenno a Felix di fare lo stesso. Nonostante quella mattina fossi arrivata meno tardi del solito, non ce l'avrei fatta a stare un minuto di più in quella caffetteria così piena di studenti rumorosi. Il mio cervello aveva bisogno di una pausa per riflettere, ma la verità era che non potevo fare nulla contro il Signor Kim; la cosa che mi scoraggiava di più, però, non era tanto la mia impotenza, ma il fatto di non riuscire a capire per quale assurdo motivo lui stesse facendo una cosa del genere. Scossi la testa per mandare via quei pensieri, in ogni caso il giorno seguente avrei dovuto affrontarlo faccia a faccia e dovevo escogitare qualcosa.

---

- Cavolo.

Mi guardai allo specchio per l'ennesima volta.

- No, non cavolo. Questa volta ho bisogno di dire qualcosa di peggiore.

Ma mia madre interruppe la conversazione fra me e il mio riflesso, rifiutandosi di bussare come ogni volta.

- Tesoro, sei pronta?

- Certo.

La donna fece una smorfia.

- Speravo che mi dicessi di no.

- Perché? Cosa ho che non va?

- Innanzitutto... perché non ti sciogli i capelli?

- Non li ho lavati.

- E quei jeans?

- Sono puliti!

- Sì, ma... li hai comprati due anni fa.

Sbuffai e mi lasciai cadere all'indietro sul letto.

- Ally... so che sei un po' giù per la discussione di ieri, ma papà non è arrabbiato con te.

- Lo so. Non è per quello.

- E per che cosa? Sei preoccupata per Felix?

Scossi la testa e nascosi il viso nel cuscino.

- Non lo so. È che... non mi sento a mio agio con il Signor Kim. I-intendo con gli ospiti in generale! Insomma... abbiamo sempre festeggiato in famiglia, perché avete deciso di invitare tutta quella gente?

Sentii le molle del materasso cigolare leggermente, segno che mia madre si era seduta accanto a me; infatti, poco dopo, mi accarezzò le spalle con dolcezza.

- La collaborazione con il Signor Kim è una componente fondamentale per la ripresa della nostra azienda.

- Ripresa? Gli affari sono andati benissimo finora... oppure no?

Rivolsi uno sguardo preoccupato a mia madre, temendo di essere all'oscuro di qualcosa di molto importante.

- No, gli affari vanno bene. Ma quelli della RoyalToys vanno meglio.

Sussultai. Era per questo che quel pupazzo aveva infastidito mio padre così tanto.

- Ma perché? Che importa? Noi stiamo benissimo così.

- Lo sai che tuo padre non la pensa allo stesso modo. Ma oggi è una giornata speciale, non è il momento di parlare di cose tristi.

La donna mi lasciò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.

- Già... Una giornata speciale.

Mi alzai controvoglia e riaprii l'armadio. La mamma aveva ragione: non c'era soltanto il Signor Kim, ma moltissimi altri collaboratori illustri e dipendenti di entrambe le aziende. Era una festa lussuosa, organizzata nei minimi dettagli. Ovviamente sarebbe dovuta essere anche una sorpresa per mio padre. 
Quindi no, non potevo assolutamente presentarmi in jeans e felpa.

---

Imprecai mentalmente quando rischiai di scivolare per l'ennesima volta. Odiavo i tacchi e ciò non sarebbe mai cambiato. 
Mi guardai intorno: il numero di facce a cui non riuscivo ad associare i nomi e il numero di persone mai viste erano perfettamente bilanciati.

Al centro della sala i miei genitori si stavano abbracciando, mentre qualche dipendente di mio padre scattava foto a ripetizione per immortalare il momento della sorpresa. In tutto ciò io ero rimasta in un angolo a guardare, troppo timorosa di incontrare il signor Kim. Ma era mio dovere fare gli auguri a papà, nella speranza che in quella frazione di secondo nessuno mi avrebbe notato.

- Auguri, papà!

Gli scoccai un bacio sulla guancia e in cambio ricevetti un caloroso abbraccio, segno che ero stata perdonata e la cosa valeva anche per Felix. Tirai un sospiro di sollievo: non ci sarebbe stato motivo di rivelare quella bugia durata così poco.

Mi allontanai dai miei genitori, già intenti a salutare una miriade di altre persone, e mi diressi al buffet, da cui un dolce alla fragola sembrava chiamare il mio nome a gran voce. Mi guardai intorno: nessuna traccia del Signor Kim. Per precauzione chiedetti a un giovane cameriere se quel dolce contenesse nocciole. Dopo aver sentito la risposta che desideravo, affondai la forchetta nel morbido Pan di Spagna.

- Allison! Da quanto tempo... Come stai?

Spalancai gli occhi, ma per fortuna fui capace di non strozzarmi. Mi voltai e constatai che accanto a me c'era il Signor Kim, con un completo più elegante del solito. Purtroppo, però, il mio precedente autocontrollo andò a farsi un giro quando puntai lo sguardo sul suo sorriso. Quel sorriso che voleva mascherare tutte le prese in giro che avevo subito.

- Non provare nemmeno a far finta che non sia successo niente.

L'espressione allegra scomparve dal suo volto all'improvviso, come se avesse ricevuto uno schiaffo inaspettato.

- A cosa ti riferisci?

Scoppiai a ridere in un modo che nemmeno io riconobbi.

- Ti ho detto che non è il caso di fare il finto tonto. Non stavolta.

Lo fulminai con lo sguardo, poi lo afferrai per un polso e lo trascinai dietro di me, camminando come una furia mentre lui mi assecondava, troppo sconvolto per reagire in alcun modo. Lo portai in un corridoio al piano superiore, lontano dalla sala in cui si stava svolgendo la festa. 
Lo spinsi contro il muro e lo bloccai premendogli le mani sul petto, anche se non ero molto sicura di sembrare minacciosa, visto che era molto più alto di me.

- Ascolta, schifoso riccone pervertito con gli occhi a mandorla, tu non mi fai paura.

- S-schifoso... Pervertito?

L'uomo sembrava alquanto confuso, ma le sue capacità recitative erano al di sopra del mio immaginario.

- Sì, esatto. Perché ti comporti in questo modo?

- In che modo?! Allison, sei impazzita? Volevo soltanto sapere come stessi. Perché mi hai portato qui?

- Ascolta. I miei genitori ti adorano e pensano che tu sia un pezzo di pane, ma io non ci casco. So quanto sai essere diabolico. Sputa il rospo.

- Io... te lo giuro, Allison. Non ho idea di cosa tu stia parlando.

- Bene. Uomo avvisato mezzo salvato.

Mi infilai una mano sotto al vestito e afferrai la bomboletta di spray al peperoncino che avevo incastrato nell'elastico delle calze prima di uscire. Glielo spruzzai sul viso e mi dileguai sbattendo i piedi, tutt'altro che soddisfatta.

"Sappi che non hai visto niente, Kim Seokjin. La mia vendetta è appena iniziata"

Ritornai nella sala indossando il sorriso più dolce che avessi in repertorio. Per fortuna nessuno si era accorto della mancanza del Signor Kim. In ogni caso avrei fatto finta di nulla. Mi diressi di nuovo verso il mio adorato buffet; purtroppo, però, il dolce alla fragola che avevo cominciato a mangiare prima della spiacevole apparizione era stato portato via. Sbuffai e mi cimentai nella scelta di qualcos'altro.

- Stai cercando questo?

Mi voltai di scatto, pronta a colpire sul naso chiunque mi avesse rivolto la parola, con la paura che quell'uomo fosse tornato; ma quando vidi chi avevo di fronte fui costretta a trattenermi.

- Tu?! Cosa... Pensavo che fossi un postino.

- Consideralo un... hobby.

Il ragazzo castano che mi aveva consegnato il regalo del Signor Kim a scuola, mi rivolse un ampio sorriso e strinse gli occhi. 
Quel semplice gesto bastò a far migliorare il mio umore.

- Scusami, l'altra volta non mi sono presentato.

- Be', di solito i postini non si presentano. 

Mi resi subito conto di quanto fosse stupida la cosa che avevo appena detto, infatti il ragazzo sembrò nascondere un altro sorriso a fatica, ma in ogni caso mi porse la mano.

- Piacere, Kim Taehyung.

- Oh, cavolo! Quando mi hai consegnato il pacco avresti dovuto dirmi che anche tu sei un potenziale Signor Kim.

Taehyung si passò una mano fra i capelli morbidi, un po' imbarazzato.

- Diciamo che diventare l'ennesimo Signor Kim non è una delle mie più grandi aspirazioni.

"Grazie al cielo"

Com'era possibile che ci fossero due Kim alla stessa festa, ma che fossero completamente diversi? Non potevano semplicemente fare a cambio?

- Allora, che ne dici di rivelarmi cosa c'era in quel pacco? Non è stato facile mantenerlo per tutto quel tempo.

Al ricordo di quel peluche un brivido attraversò la mia schiena.

- Uhm... Un regalo da un amico.

Il ragazzo fece un'espressione confusa.

- E non poteva portartelo lui?

- Oh-uhm... Lui vive molto lontano da qui...

- Che bello! Ho sempre voluto sperimentare un'amicizia a distanza... Dove vive?

"Cavolo"

- In... in Cina.

Ma perché dovevo sempre cacciarmi in situazioni imbarazzanti? Si vedeva che non ero abituata ai rapporti sociali al di fuori della mia amicizia con Felix.

- Wow! Deve essere bello lì... Ora è mattina, giusto?

- S-sì...

Non avevo affatto voglia di iniziare a raccontare bugie a un perfetto sconosciuto, soprattutto a un ragazzo gentile e attraente come quello. Quindi aprii la bocca prima che lui potesse dire altro, cercando di cambiare argomento.

- E tu? Insomma, che ci fai qui? Ti sei imbucato?

Taehyung sembrò un po' sorpreso dalla mia domanda, ma rispose subito.

- Il mio vecchio lavora nell'azienda di tuo padre.

- Davvero? Purtroppo non ho presente il suo volto, inoltre non visito la sede centrale da un secolo.

- È quello lì in fondo.

Indicò un uomo alto, con i capelli neri che coprivano soltanto le parti laterali del capo; aveva dei tratti orientali molto marcati e, esattamente come tutti gli altri uomini in sala, appariva serio e dedito al lavoro.

- Figo.

- Come, scusa?

Per poco non feci un balzo quando mi resi conto di quello che avevo appena detto. Il punto è che non era il mio forte cercare di continuare una conversazione senza spunti e non era la prima volta che facevo una figura del genere.

- N-niente... È che... Ho fame.

Deglutii rumorosamente.

- Per questo ti ho portato il dolce che volevi.

- Ah.

Effettivamente per tutto quel tempo Taehyung aveva tenuto in mano un piattino con l'ultima fetta di torta alla fragola.

- È... È per me?

- Certo. Prima ho visto che la stavi mangiando, ma poi sei scomparsa e hai lasciato il piatto sul tavolo del buffet.

Ero sicurissima di essere estremamente rossa in faccia. Uno sconosciuto aveva notato che adoravo i dolci alla fragola e me ne aveva conservato una fetta. L'ultima fetta. Era il ragazzo perfetto.

- Che ne dici di gustarlo sul terrazzo?

- Ma non fa freddo?

- Le giacche dei completi maschili servono per riscaldare le spalle delle belle ragazze.

Rischiai di strozzarmi con la panna e cercai di tossire il più delicatamente possibile per non sputare tutto in faccia a Taehyung.

Sulla mia spalla apparve un Felix in miniatura che mi gridava in un orecchio di non salire su un terrazzo buio con uno sconosciuto affascinante, soprattutto se era un ragazzo inspiegabilmente ricco che faceva il postino per hobby, ma era esattamente quello che accadeva nei film prima di una storia d'amore elettrizzante, quindi gli dissi che ero d'accordo e cominciai a seguirlo. 
Mentre salivamo le scale qualcuno chiamò a gran voce il nome di Taehyung.

- Jin?

Il castano sembrava alquanto sorpreso, come se la vista di quell'uomo non fosse piacevole. 
Be', lo capivo. 

- Taehyung... Dove state andando?

Il Signor Kim aveva gli occhi rossi e gonfi, così come metà della sua faccia. Mi morsi le labbra con violenza per evitare di sputargli qualche insulto addosso. Perché aveva ancora il coraggio di presentarsi davanti a me dopo che gli avevo spruzzato lo spray al peperoncino negli occhi? E perché doveva interrompermi proprio quando un bel ragazzo voleva stare con me? Intendo... Proprio con me.

- C'è troppa confusione lì dentro, vorrei evitare di tornare a casa con un forte mal di testa.

- Lo sai cosa intendo.

- Davvero?

Taehyung sorrise ingenuamente e mi fece cenno di continuare a salire, ma scossi la testa e puntai i piedi a terra.

- Voi due... vi conoscete?

- Abbiamo la fortuna di lavorare nella stessa azienda. 

- Oh... Fantastico.

Immaginai quanto dovesse essere orribile lavorare con il Signor Kim. Vedere la sua faccia ogni giorno. Sentire la sua voce che impartiva ordini. Rabbrividii.

- Taehyung, lascia stare Allison.

Il castano si mise le mani davanti al petto in segno di difesa.

- Calmati, Jin. Non la sto rapendo. So come si tratta una ragazza.

Taehyung fece l'occhiolino al più grande, facendomi esultare internamente.

- Tae...

- Non chiamarmi in quel modo. Non siamo così intimi.

Ma il Signor Kim parve non sentire quelle ultime parole, perché aggrottò le sopracciglia e mi raggiunse con passo deciso. Afferrò il mio braccio e mi trascinò via prima che l'altro o io potessimo protestare. Mi riportò nella sala esattamente nel punto in cui mio padre stava parlando con un uomo.

- Non ti muovere di qui.

- Chi sei tu per tu per dirmi quello che devo o non devo fare?

- Nessuno, ma sono abbastanza adulto da poterti suggerire di non frequentare sconosciuti.

Suggerire? Mi hai appena portato qui con la forza!

Fui costretta a urlare sottovoce -se era in qualche modo possibile- visto che mio padre avrebbe potuto sentirci discutere.

- Allison, non me lo aspettavo da te.

- Aspettare cosa?

- Che ti lasciassi abbindolare dalle parole di un ragazzo appena incontrato.

Mi portai le braccia al petto e le incrociai, come per assumere una posizione minacciosa.

- Non ci siamo incontrati per la prima volta questa sera.

Il Signor Kim parve spaesato, ma si ricompose subito. Evidentemente sapeva di non poter controbattere.

- Be'... In ogni caso fai attenzione.

Si voltò e fece per andarsene, ma il mio braccio agì senza il consenso del cervello. Afferrai una manica della sua giacca e lui si voltò.

- Scusa... per prima.

"Cosa ho appena detto?"

Naturalmente non potevo essere Allison Harvey senza i soliti sensi di colpa e paranoie. Dopo tutto quello che lui mi aveva fatto senza pensarci due volte, io non riuscivo a non sentirmi colpevole per avergli spruzzato uno stupido spray al peperoncino in faccia. Il punto era che non faceva per me agire in quel modo, impormi sulle persone e fingermi cattiva.

Il Signor Kim mi rivolse un sorriso, il che lo fece sembrare buffo, perché aveva ancora gli occhi gonfi e il naso arrossato. E per qualche inspiegabile motivo, in quel breve momento il mio odio per lui parve azzerarsi.

- Non preoccuparti. Se ti dà così tanto fastidio avermi intorno, cercherò di farmi vedere in giro il meno possibile.

Questa volta se ne andò davvero, senza aspettare una mia risposta.

Non fui capace di dire nient'altro in quel momento. Forse aveva ragione: avevo davvero sbagliato ad avvicinarmi a quel ragazzo, per quanto fosse bello e gentile. Non mi ero mai fidata di qualcuno in modo così impulsivo e non capivo il perché di quella mia azione. Forse perché gli occhi di Taehyung sapevano persuadere fin troppo bene, cosa che avevo notato al nostro primo incontro, oppure perché poco prima di parlare con lui il Signor Kim aveva mandato in panne il mio sistema nervoso. In ogni caso riconoscevo il mio errore e, per quanto odiassi quell'uomo, gli ero grata per avermi impedito di fare qualche stupidaggine. Se molti collaboratori di mio padre ci avevano provato con me in passato per arrivare a lui, perché Taehyung sarebbe dovuto essere diverso? L'unica persona di cui mi sarei fidata anche con gli occhi bendati era Felix. Lui e nessun altro.

Scossi la testa e mi avvicinai a mio padre. Mi scusai e gli dissi che sarei tornata a casa con un taxi perché ero stanca. In effetti la mezzanotte era passata da un bel po'.

---

Quella mattina stavo davvero malissimo. Non che le altre mattine non fossero un vero schifo come quella, ma non c'è mai limite al peggio. Penserete che stessi male per il discorso che avevo avuto con il Signor Kim la sera precedente. Be', anche. Avrei potuto pensarci tutta la notte, ma un mal di pancia colossale me lo aveva impedito. Avevo ripercorso più e più volte gli avvenimenti della festa, ma non ricordavo di aver mangiato altro oltre a una mezza fetta di torta, per giunta avevo anche chiesto se fosse priva di noccioline. Fatto sta che il mio intestino mi stava implorando di rimanere a letto, quindi lo assecondai. Inviai un messaggio a Felix per informarlo della mia assenza, poi mi rimisi a dormire.

---

- Ally?

Era l'ennesima volta che sentivo la voce di mia madre pronunciare il mio nome, eppure feci nuovamente finta di non averla sentita.

- Ally!

"Okay, forse dovrei farle capire che sono ancora viva"

Aprii un solo occhio, ritrovandomi di fronte l'immagine sfocata della donna con le braccia sui fianchi.

- È ora di pranzo. Perché non sei andata a scuola?

- Uhm...

Mi stropicciai gli occhi con la maggiore lentezza possibile e risposi con la bocca impastata.

- Ho mal di pancia.

- Non dirmi che hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male!

- Solo un po' di torta...

Mi misi a sedere sul materasso sotto lo sguardo indagatore di mia madre. Dovevo avere un aspetto orribile. 
In realtà non mi importava davvero sapere cosa fosse successo, volevo soltanto che quel mal di pancia passasse il più in fretta possibile.

Purtroppo per me, però, rimasi a letto fino a sera con i crampi allo stomaco senza potermi muovere neanche di un centimetro. Fu un miracolo quando riuscii ad afferrare il cellulare che squillava.

- Felix?

Oltre al mio aspetto, anche la mia voce era orribile.

- Ally? Perché non sei venuta a scuola?

- Ho mal di pancia...

Il ragazzo sospirò dall'altro capo del telefono ma, prima che potesse commentare, lo anticipai con una velocità di cui non mi credevo capace.

- No, non ho mangiato noccioline.

- Bene, hai fatto un passo avanti!

Alzai gli occhi al cielo anche se non poteva vedermi. 
Alla fine mi raccontò com'era andata la giornata a scuola e scappò per giocare una partita online con il suo migliore amico. Normalmente mi sarei arrabbiata, ma ero felice che lui e Vernon fossero di nuovo intimi. A Felix faceva bene avere un altro amico a parte me. E forse avrebbe fatto bene anche a me. Quel pensiero mi rimandò a Taehyung.

Sospirai e posai il telefono sul comodino, ma pochi secondi dopo vibrò, costringendomi a rialzarmi. Avevo ricevuto una notifica su Instagram. Era un messaggio. Del Signor Kim.

Hey, come va? ;)

Serrai le labbra. Non riuscivo a credere che il capo di un'azienda di fama nazionale utilizzasse ancora le emoticon.

Meravigliosamente. A te?

Avrei potuto giocarmi la casa sul fatto che era diventato di nuovo sarcastico e insopportabile.

Se potessi vederti starei meglio.

Simpatico. 

Già. È uno dei miei tanti charme.

Cosa avrei dovuto rispondere a un messaggio così idiota? Neanche la parte meno sviluppata del mio cervello avrebbe potuto formulare una risposta con lo stesso tasso di stupidità.

Buon per te. Buona sera.

Bloccai il cellulare, ma vibrò di nuovo dopo una frazione di secondo e la cosa più sconvolgente era che non riuscivo a fare a meno di controllare cosa mi avesse scritto il Signor Kim. Forse perché la sera precedente avevo avuto modo di conoscere una parte di lui che non mi dispiaceva, e in quel momento non mi era parso che stesse mentendo. 

Di già? Non scappare.

Quante volte hai detto questa frase? Scommetto di non essere la prima ragazza che tratti con tutti questi riguardi. 

Fui in procinto di mordermi una mano. Non riuscivo a credere di aver davvero inviato un messaggio del genere al mio acerrimo nemico. Gli avrei dato l'impressione di essere una ragazzina gelosa, il che non era assolutamente vero.

Gelosa? ;)

No, volevo soltanto ricordare a me stessa quanto sei viscido.

Il fatto che te ne fossi dimenticata è già un bel passo avanti.

Sbuffai e lanciai il cellulare dall'altra parte del letto, non ne potevo più del suo comportamento. Per l'ennesima volta nel giro di un paio di settimane, rimproverai me stessa per essermi ricreduta su quell'uomo. Soltanto perché aveva cercato di proteggermi da uno sconosciuto, non voleva dire che fosse lui quello nobile e onesto. E in ogni caso quel Taehyung non aveva affatto la faccia di una persona con cattive intenzioni, era stato fin troppo gentile con me.

"Questa è l'ultima volta che riesci a fregarmi, mio caro Signor Kim. Non ho ancora avuto la mia vendetta"

Spensi la luce e mi tirai le coperte fin sopra la testa.

"E questa volta non riceverai le mie scuse"


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: mido_ri