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Autore: AryYuna    21/07/2009    1 recensioni
Tre anni dopo la sconfitta di Xemnas, gli Heartless tornano e il Keyblade sceglie nuovi possessori. Chi sarà mai che ha riaperto i varchi tra i mondi? E chi saranno i nuovi prescelti chiamati a proteggere l'equilibrio?
Rating arancione per alcune scene. Sono abbastanza sicura che sia troppo, ma... melius abundare quam deficere, no?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riku, Sora, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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Capitolo-20-Fantasmi

Ancora una volta mille grazie a Jessica per il commento e le mail (aspetto il mio bonazzo semi-nudo, mi raccomando °ç°)
E ora... il mio chap preferito! ^^


–Dreena! Dreena!– chiamò ancora Arian.
L’ultimo Shadow svanì sotto i colpi di Catena Regale, e il corridoio fu di nuovo libero.
–Può averla portata ovunque, anche su un altro mondo– disse Sora cercando con gli occhi qualcosa da prendere a calci… Perché non spuntavano più Heartless? Aveva bisogno di sfogarsi.
–Ma Kingdom Hearts è qui!
–Non è completo. E a lui servono più cuori per completarlo.
–Credi abbia preso Dreena per i cuori?– gli chiese Riku. –Perché lei?
Sora si strinse nelle spalle.
–Ha detto “mi sei mancata”– aggiunse dopo un po’ Riku. –Cosa intendeva?
Arian cercò di guardare altrove, e fu proprio questo ad attirare lo sguardo di Sora.
–Tu sai qualcosa– disse. (NdA. Beccata!)
Arian trasalì.
Per un attimo pensò di non dire nulla, come Dreena le aveva chiesto… ma Dreena non le aveva chiesto di tenere il segreto anche a costo di lasciarla sola con Hayner chissà dove magari in pericolo.
–Su Twilight Town… lei e Hayner hanno passato la notte insieme– disse.
–La notte insieme?– ripeté Sora senza capire. –Ah! La notte insieme!
–Credi sia questo ad averlo fermato?– le chiese Riku ripensando alla loro conversazione al Regno del Mattino.
–Non trovo altre motivazioni plausibili per cui non ci abbia uccisi– rispose Arian.
–Cerchiamo Dreena. Può darsi che siano ancora nell’edificio– disse Sora, e i suoi compagni annuirono, poi i tre insieme ripresero a correre lungo il corridoio, i Keyblade in pugno, ancora più all’erta di prima.

Un nuovo guizzo nero nell’aria davanti a loro li fece fermare pronti all’attacco per la seconda volta.
L’uomo incappucciato che uscì dal corridoio oscuro - Pence, senza dubbio - reggeva un enorme bazooka.
Sora fece un passo avanti incerto
–Pence… Abbiamo letto il diario.
L’uomo in impermeabile ebbe un fremito, ma non disse né fece nulla.
–Dov’è Hayner, Pence?
Pence sollevò il bazooka e fece fuoco.
–Sora!– gridò Riku gettandosi addosso all’amico per toglierlo dalla traiettoria del colpo esploso.
Il proiettile - se così si poteva chiamare - cadde a terra senza rumore, ma da esso come fosse un secchio di inchiostro nero si allargò una pozza di oscurità.
Pence fece fuoco più volte, e in pochi secondi l’Oscurità inghiottì tutto.



Arian si ritrovò da sola, al buio, nel buio, come quando il suo mondo era stato divorato dagli Heartless. Dalle sue mani era svanita Nebula.
–Riku! Sora!– chiamò senza ottenere risposta.
Cercò di richiamare il Keyblade, ma questo non rispose. Si chinò a cercare i suoi coltelli, quelli con cui aveva sempre combattuto nel suo mondo, ma non li trovò.
Era completamente disarmata, sola, immersa nel buio opprimente.



–Sora! Arian!– gridò Riku più volte. Era certo che non sarebbe servito a niente, ma continuava ugualmente a chiamarli.
L’oscurità in cui era immerso lo soffocava, risvegliando in lui tristi ricordi.
–Hai giocato abbastanza, adesso deciditi a uscire allo scoperto e combatti!– gridò ad un tratto. –Vieni fuori!
Una fredda risata risuonò nel vuoto.
–Cos’è, Riku, hai paura del buio?– chiese la voce di Pence, che apparve poco dopo davanti a lui avvolto nell’impermeabile nero. –Eppure una volta ne facevi parte.
Riku strinse i pugni.
–Non è tardi, Riku. L’Oscurità dentro di te non è svanita, si è solo assopita. Puoi ancora servirti del suo potere, ti basta solo volerlo. Non la senti che respira dentro di te, all’erta, pronta a rispondere alla tua chiamata in qualsiasi momento?
Riku lo guardò con disprezzo, ma di colpo gli mancò il respiro. Cadde in ginocchio e si portò le mani al petto, tirandosi lo scollo della maglia come se fosse troppo stretto, cercando di respirare.
Pence rise di nuovo.
–A quanto pare si è svegliata. Significa che la vuoi davvero.
Riku voleva ribattere, ma ancora annaspava alla ricerca di aria.
–Non ti opporre, sei tu che l’hai risvegliata. Il tuo inconscio anela all’Oscurità. Che è dentro di te. Liberala, Riku! Liberati!
L’aria entrò tutta in una volta nei suoi polmoni. L’Oscurità dentro di lui vinse la battaglia e si manifestò. Riku si sentì sollevare, mentre l’Oscurità lo avvolgeva, lo riempiva, era nella sua testa, nei suoi occhi, nel suo cuore…
Pence rise ancora e la sua fredda risata penetrò come una lama nel cervello di Riku.
Cercò di ricacciare l’Oscurità al suo posto, ma ormai era troppo forte… e poi perché combattere? Ora si sentiva così leggero… libero, finalmente.
Ricadde in piedi, mentre Pence svaniva. Poi una fitta al polso sinistro gli fece stringere i denti. Il dolore crebbe, finché Riku non si decise a svolgere la fasciatura che portava da tanto tempo e scoprire così una lunga e profonda ferita fresca.
Fu certo di aver sentito ancora una volta la fredda risata di Pence che echeggiava nell’Oscurità.



Quando Sora riaprì gli occhi, che aveva chiuso nel momento in cui Pence aveva sparato, ide tutto nero. Oscurità ovunque, Catena Regale era svanita dalle sue mani, e non vedeva né Riku né Arian.
Fece qualche passo incerto.
–Riku! Arian!– gridò, e la sua voce si spense subito attutita dal buio senza fine. Non ottenne risposta nemmeno dalla propria eco.
Fece ancora qualche passo - Pence lo aveva spedito nell’Oscurità? Per quale motivo? Non c’erano Heartless, non c’era nulla - poi come in fondo ad un lunghissimo tunnel vide una fioca luce che diveniva via via che si avvicinava sempre più luminosa.
Iniziò a correre verso di essa, e poco dopo - fin troppo poco, la luce gli era sembrata così lontana... - si ritrovò fuori ad una grotta che conosceva più che bene.
Davanti a lui, la sabbia bianca e il mare azzurro della sua isola. Alle sue spalle, il rifugio dove lui e gli altri bambini dell’isola giocavano.
Scese dalla passatoia di legno e percorse la spiaggia fino al pontile.
Non c’era nessuno.
Si chinò a raccogliere un pugno di sabbia e respirò l’aria salmastra ad occhi chiusi.
L’isola gli era mancata. E più dell’isola, gli era mancata Kairi. Ma andare ora a cercarla… Aveva un compito prima. E non vedeva l’ora di portarlo a termine.
Vide un’ombra passargli davanti attraverso le palpebre chiuse, ma non fece in tempo a capire cosa fosse perché appena riaprì gli occhi si ritrovò faccia a terra, un sapore metallico sulla lingua. Non riuscì a reagire. Si sentì sollevare e colpire allo stomaco, una, due, tre volte, sputò sangue, poi rotolò sulla sabbia e batté la testa contro i paletti del pontile.
Alzò lo sguardo sul suo aggressore, ma non vide altro che un’alta figura controsole di cui non poteva distinguere i tratti, poi un altro pugno gli spaccò quasi la mascella.
Aprì la mano, tentando di richiamare il Keyblade, ma questo non rispose, quindi strisciò sulla sabbia per allontanarsi, ma l'ombra fu più veloce e un altro calcio nello stomaco gli mozzò il respiro.
L’ombra gli si sedette sopra e lo colpì più volte. Il sangue gli colava dal naso, dalle labbra, dalla fronte.
Cercò di togliersi la figura indistinta di dosso, di reagire, ma si sentiva stordito. Era certo che sarebbe morto, e sorrise al pensiero che almeno si trovava sulla sua isola.
Chiuse gli occhi abbracciando il suo destino, ma il peso sopra di lui si alleggerì fino a svanire. L’uomo che lo aveva aggredito se n’era andato.
Sora si rialzò a fatica, pulendosi la faccia col dorso della mano e vide il sangue raggrumato luccicare sul guanto. Barcollò lungo la spiaggia, reggendosi un fianco, la vista annebbiata.
–Riku… Arian…– cercò di chiamare, ma troppo debole cadde in ginocchio, e tossì ancora sangue.
Voleva morire, presto, senza dolore…
Ma un grido in lontananza lo riscosse.
–Kairi!– esclamò senza fiato alzandosi. –Kairi!
La ragazza era in acqua, al largo, stretta tra i tentacoli di un gigantesco Heartless marino.
–Kairi!– gridò Sora cercando di correre verso il mare.
Si gettò in acqua, nuotando più velocemente che poteva verso l’Heartless, ma i colpi ricevuti gli facevano male, un male cane, e non aveva fiato…
Un tentacolo lo colpì in pieno petto facendolo volare fuori dall’acqua e atterrare pesantemente sulla spiaggia.
Tossì, e Kairi gridò, lo chiamò ancora, gli chiese aiuto, e lui non riusciva a raggiungerla.
L’uomo che lo aveva aggredito poco prima riapparve accanto a lui, e mentre l’Heartless si inabissava con Kairi - la sua Kairi! - lo colpì al viso, stavolta con una sorta di raggio di luce nera (NdA. Ora spiegatemi la luce come fa ad essere nera. §Inu Yasha).
Attraverso il sangue che gli colava sugli occhi, cercò nuovamente di vedere il suo aggressore. Distinse il lungo impermeabile nero, gli stivali, i guanti di pelle… Poi un lampo d’argento si frappose tra loro quando, per colpire nuovamente Sora, lunghi capelli ricaddero sul viso dell’uomo, e il ragazzo fu certo di averlo riconosciuto. Ma ormai non aveva più forze per reagire.
–Hai fallito. Con me, con Hayner, con Kairi– disse la voce fredda del suo migliore amico.
Poi fu il nulla.



Oscurità dentro, Oscurità fuori.
Riku vagava ancora immerso nel buio.
La ferita continuava a urlare dolorosa, ma lui non vi badava. Si sentiva leggero. Era così bello, così facile affidarsi ciecamente all’Oscurità. Non si sentiva solo e perso: era come avere una meta dopo tanto tempo, anche lì in mezzo al nulla.
Forse Pence aveva ragione. Era quello il suo posto. E l’Oscurità era il suo essere.
Poi apparvero.
Alti, neri Heartless, con grosse spade d’Oscurità. Si confondevano con essa, perfettamente mimetizzati se non fosse stato per i loro gialli occhi luminosi. Luce. Nel buio. Ironico.
Cercarono di attaccare Riku, ma lui pronto stese la mano davanti a sé, e l’Aura Oscura trapassò da parte a parte un Heartless.
L’aura Oscura.
Non il Keyblade.
Il suo istinto lo aveva portato a richiamare il potere che più si adattava alla situazione, quel potere che non usava dalla battaglia contro Xemnas, che aveva cercato di dimenticare… Ma che faceva parte di lui adesso più di quando aveva combattuto il capo dell’Organizzazione XIII.
Non vi fu alcuna fatica in quel combattimento. Con l’Aura Oscura attaccava, con lo Scudo Oscuro si difendeva, nessuno sforzo. Quasi noioso.
L’ultimo Heartless svanì silenzioso e di nuovo fu calma. Peccato, era divertente.
Un piccolo Shadow apparso da chissà dove saltò e gli colpì il polso con più forza di quanto sembrasse possibile avesse, e Riku urlò cadendo in ginocchio, mentre la ferita riprendeva a sanguinare. Infuriato, il ragazzo lanciò più volte l’Aura Oscura intorno a sé, senza badare a nulla, godendosi l’aria spaventata che sembravano avere gli occhietti gialli dello Shadow colpito più volte dal suo potere.
Si fermò ansimando, gli occhi sbarrati, fissi sul punto in cui era svanito l’Heartless, una fredda gioia sadica in lui.
La risata di Pence risuonò ancora una volta nell’Oscurità, poi ci fu un movimento in lontananza di fronte a lui e Riku scattò pronto, la mano tesa davanti a sé, l’Aura Oscura pronta ad essere scagliata. Assaporò i lenti secondi di attesa, poi lanciò i raggi di luce nera furono lanciati attraverso il buio, diretti verso Riku non sapeva cosa, ma era così liberatorio affidarsi all’Oscurità…
Ma il corpo che aveva colpito non svanì. Cadde a terra.
–Sora!– gridò Riku riscuotendosi.
Gli corse accanto, lo prese per le spalle, lo scosse… ma i grandi occhi blu di Sora lo fissavano senza vederlo.
–Sora…
Non riusciva a respirare.
Cosa aveva fatto?
Pence apparve di nuovo accanto a lui.
–Il tuo destino è compiuto– disse indicando un punto lontano.
Senza capire, come nel bel mezzo di un sogno - un incubo - particolarmente vivido Riku alzò lo sguardo dal corpo senza vita del suo migliore amico seguendo la direzione indicata da Pence.
Aveva la vista annebbiata. Non capì subito ciò che vedeva.
Vide qualcosa di bianco e rosa.
Pian piano mise fuoco un fiocco, un vestito corto, un corpo… e poi lunghi capelli scuri.
Spalancò gli occhi e si alzò barcollando verso di lei. Le cadde accanto in ginocchio, la prese tra le braccia tremando.
La parte anteriore del vestito era bruciata, lasciando scoperto il seno e parte della pancia, e lui si sfilò la giacca e la coprì con essa perché il suo corpo - il corpo che lui aveva amato, quella notte di tanto tempo prima - non potesse essere visto nemmeno da quel nulla che li circondava - suo, suo, solo suo. Poi con mano tremante le accarezzò il viso, le guance, le labbra, le chiuse gli occhi e le baciò la fronte.
–Ti amo– sussurrò.


Ho adorato scrivere di Sora pestato a sangue, è stato divertentissimo! *sadica* E mi piace un sacco l'idea di Pence che usa un bazooka XDXDXD
Chissà cosa succederà adesso… Muhahahahahahahaha

Fanart del capitolo precedente:


Click (Cuore ferito)

Fanart tratte dal capitolo:

Click (Ci ho messo SECOLI a fare l’Aura Oscura in PS…)

Click

   
 
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