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Autore: Teo5Astor    27/03/2019    21 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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9 – Loop temporali e quadrifogli
 
 
 
27 giugno
 
«Fratellone, sbrigati o farai tardi a scuola!» mi avvisa Goku, seduto sul divano a guardare la televisione insieme al nostro gatto Balzar, mentre sto cercando di vestirmi e fare colazione in contemporanea. Sono in ritardo, come sempre.
«Non hai caldo con quella felpa?» gli domando, in tutta risposta.
«No, perché a Goku piace troppo! Gliel’ha regalata il suo fratellone!» risponde ridendo, calcandosi il cappuccio da tirannosauro sui suoi capelli a palma.
«Apriamo il notiziario di oggi, venerdì 27 giugno, con la grande vittoria di ieri sera della nazionale giapponese contro la Corea del Sud» sento esclamare dalla presentatrice del telegiornale, che nel frattempo è iniziato. Mi fiondo davanti al divano, cercando in contemporanea di allacciarmi decentemente la cravatta della divisa scolastica. «1-0, grazie a un gran goal su punizione da parte di Keisuke Honda» continua, mentre sullo schermo scorrono le immagini dell’azione del goal della vittoria.
«Ciao Goku, io vado!» mi congedo, aprendo la porta di casa.
«Ciao fratellone, buona giornata!»
Mi dirigo a scuola, felice per la vittoria della nazionale di ieri sera. Anche se purtroppo non ho fatto in tempo a vedere la partita perché ho lavorato fino a tardi. Ma sono felice soprattutto di rivedere Lazuli, come ogni giorno. Lei mi riempie il cuore e la vita con la sua sola presenza, forse non riesce neanche a immaginare quanto. È passato quasi un mese da quando mi sono dichiarato, da quando sono riuscito a sconfiggere l’atmosfera e a riportarla nel mio mondo. Nel mondo di tutti, in realtà, perché lei merita di essere ammirata da tutti per la persona che è. Nessuno dovrà più permettersi di ignorarla.
Per il resto, io sto mantenendo la mia promessa, e non c’è giorno in cui non te le abbia dichiarato il mio amore. E lei, dal canto suo, non c’è giorno in cui non mi abbia freddato con qualche battutina delle sue o con qualche occhiataccia. Sempre arrossendo un po’, però. E sempre con quei suoi dannatissimi occhi di ghiaccio che luccicavano per la felicità. Imparo ogni giorno di più a conoscerla. E, ogni giorno che passa, mi rendo conto di provare qualcosa di sempre più forte per lei.
E lei lo sa, perché glielo leggo negli occhi. Perché lei è come me.
 
«Ehi, Rad, ma non ti mettono caldo quei capelli così lunghi in estate? Io suderei come una bestia, tsk!» mi provoca Vegeta, mentre sistemo le scarpe nel mio armadietto all’ingresso della scuola.
«Secondo me sei solo invidioso dei miei capelli, come della mia altezza, Prince» ghigno. «Mi basta legarli in una coda, no? Non rompere i coglioni, dai».
«Io sono più bello, comunque» ridacchia a sua volta.
«Questo è tutto da vedere» ribatto. «Al massimo sei più popolare, che è diverso».
«Dai, smettetela di fare gli scimmioni come al solito, voi due! Andiamo in classe o faremo tardi» ci interrompe Bulma, guardandoci con aria severa e le braccia incrociate sul petto.
«Ah! Ciao Bulma!» esclama Vegeta, insospettabilmente gentile. Anche se in realtà è gentile solo con lei, oltre che con Marion. Chissà, se ne renderà conto quel testone?
«Ciao Vegeta» sospira Bulma, abbassando leggermente la testa. Sbaglio o solo con lui è quasi timida? Bah, andiamo, che è meglio. Sorrido anch’io alla mia amica e mi dirigo verso la classe.
«Hai visto il goal di Honda ieri sera?!» mi chiede Vegeta.
«L’ho visto stamattina al telegiornale, ieri sera ho finito tardi al lavoro. C’era pieno di clienti» sbuffo.
«Già, che rottura di palle! Meno male che non ero di turno!» ridacchia Vegeta, mentre Bulma ci osserva in silenzio, camminando accanto a lui.
«Faccio un salto a salutare Marion, altrimenti poi mi tira scemo! Tsk!» borbotta Vegeta, stizzito, congedandosi da noi con un cenno del capo.
«Auguri Prince!» rispondo ghignando, mentre Bulma non lo guarda nemmeno mentre si allontana. Stringe i pugni, però, fino a farsi sbiancare le mani.
 
La mattinata trascorre veloce, tra alcune pessime battute del professore di fisica durante la sua lezione e il colletto bianco della camicia del professore di giapponese moderno sporco di rossetto.
Per fortuna durante la pausa pranzo ho appuntamento con Lazuli, mi manca non averla ancora vista oggi. Anche le mie pause pranzo sono molto cambiate nell’ultimo mese, ormai mangio sempre insieme a lei. E non potrei chiedere di meglio.
Oggi ci siamo messi d’accordo per trovarci in una classe che resta sempre vuota in questi orari, almeno possiamo stare tranquilli per conto nostro.
«Alla fine mi hai preparato davvero il bento, e tra l’altro ha l’aria di essere tutto squisito!» esclamo, dopo aver aperto il contenitore azzurro suddiviso in scomparti che Lazuli ha preparato per me. Riso bianco, riso nero, verdure di vari tipi e tofu affumicato. Tutto disposto alla perfezione, creando un bellissimo effetto visivo.
«Te l’ho preparato solo perché un certo sfacciatello di mia conoscenza ieri se ne è uscito con un “Non pensavo che sapessi cucinare così bene, Là”» ribatte Lazuli, guardandomi di sottecchi mentre appoggia sul banco che stiamo condividendo due bottigliette di tè verde. Siamo seduti uno di fronte all’altra, e mi sembra tutto meraviglioso nella sua semplicità.
«In effetti non avrei dovuto provocarti, ti chiedo umilmente scusa, Lazuli-san» esclamo, chinando il capo in modo teatrale.
«Uhm…» mi squadra, sospettosa e distaccata. «L’importante è che tu abbia capito… e che ogni tanto ti ricordi di aggiungere il “–san” al mio nome, sono pur sempre più grande di te».
«Sai, conoscendoti, ero convinto che mi avresti tenuto a digiuno oggi a pranzo. Non mi aspettavo che mi avresti portato davvero il bento preparato da te» ghigno, per provocarla.
Lei mi fulmina con un’occhiataccia gelida, prima di pizzicarmi forte una guancia e tirarmi verso di sé. «Mi consideri così sadica, Rad?» sibila. «Muoviti a mangiare, prima che cambio idea e mi riporto tutto a casa. Stupido».
«Ti amo, Là» le dico a bruciapelo, non appena mi libera dalla sua presa. «Mettiamoci insieme, ti va?»
Lei mi guarda negli occhi distrattamente per un istante, prima di prendere un pezzo di tofu con le bacchette e portarselo alla bocca. Si volta alla sua sinistra, osserva il mare dalla finestra. Arrossisce leggermente. La adoro.
«Mi ignori, Là?»
«È un mese intero che me lo ripeti, ormai non mi fa più lo stesso effetto di prima» mi gela, senza voltarsi. «Non mi provoca più il batticuore di quel giorno nel campo di calcio».
«Sei crudele, l’avevi detto tu che non dovevo saltare neanche un giorno» sbuffo, con un tono a metà tra l’ironico e l’atterrito.
«Ah, già, Rad!» si volta di scatto, guardandomi dritto negli occhi e sorridendo radiosa. Lei forse neanche lo sa quanto mi piace vederla così, quanto sono felice quando so che è davvero felice. «Ieri sera mi ha chiamata la mia nuova manager per dirmi che mi hanno presa per un telefilm che inizierà a luglio!»
«Davvero?!» sorrido a mia volta. Sì, amo vederla felice.
«Niente di che, eh… andrà in onda in seconda serata. Per il momento avrò una parte verso la metà del primo episodio, poi si vedrà come la pensa il regista» mi spiega. «Vogliono valutarmi, ma almeno ho la possibilità di rientrare nel mondo dello spettacolo».
«Sono troppo contento, non puoi capire quanto!» esclamo.
«Guarda, ho portato anche il copione» mi dice, tirando fuori dalla cartella un libretto rosso. «Dovrò anche girare una scena con un bacio, tra le altre cose…» aggiunge, sfogliando distrattamente tra le pagine.
Eh?! Bacio?! Senza nemmeno rendermene conto stringo i pugni così forte da farmi male. Cazzo, sono davvero così geloso di lei? Sì, lo sono… forse dovrò abituarmi a certe cose, dato che è un’attrice. E dato che la amo.
Distendo nuovamente le mani, respiro profondamente. Cerco di calmarmi.
Mi sembra che mi stia osservando di nascosto, mentre finge di leggere il copione. Forse ha accennato un sorriso. È così divertente tutto questo?
«Scusa… cos’è che hai detto?» sospiro.
«C’è una scena con un bacio» ripete, sollevando leggermente il copione e sorridendo.
«Ok, penso che dovresti rifiutare la parte» sbotto, senza nemmeno rendermene conto. Cazzo, dovrei essere più accomodante! È il suo lavoro! È lavoro, merda!
«Che male c’è? Non è mica la mia prima volta!» ribatte, scocciata.
«C-come non è la tua prima volta?! Con quell’attore, intendi?! Chi è?!» farfuglio, con gli occhi sgranati.
«Sto parlando di te, scemo! Ti ho concesso il mio primo bacio e nemmeno te lo ricordi? Ma quanto fai schifo, Rad?» mi sgrida, trucidandomi con una delle sue occhiate glaciali.
«Scusa, scusa, Là! Non avevo capito che stessi parlando del nostro primo bacio, ero troppo focalizzato sul bacio di scena che dovrai dare e non ho capito più un cazzo!» esclamo, portandomi una mano dietro la nuca.
Il suo sguardo si addolcisce leggermente. Anzi, il suo volto assume dei tratti ancora più sensuali, all’improvviso. «Cosa dici, vogliamo fare un ripasso adesso del nostro primo bacio?» sussurra, con voce suadente, appoggiando la testa sulla sua mano aperta e sorridendomi.
«Assolutamente sì» rispondo in un nanosecondo, mettendomi sull’attenti.
«Chiudi gli occhi, allora…» sospira. Le obbedisco, ovviamente. E aspetto il morbido contatto delle sue labbra sulle mie, quella magica sensazione. «Arrivo…» aggiunge melliflua, mentre sento il rumore della sua sedia spostata sul pavimento. Si è alzata in piedi, mi sta per baciare. Sento un contatto sulle labbra, meno caldo di quanto ricordassi. Meno morbido, meno dolce. Riapro gli occhi e vedo Lazuli che trattiene a stento una risata, mentre sta appoggiando un pezzo di tofu sulla mia bocca con le sue bacchette. Apro la bocca o lo mangio, abbastanza scocciato. Mi ha fregato stavolta, lo ammetto. Maledetta!
«Comunque mi hai mandato al settimo cielo lo stesso» le dico, mostrandomi superiore. «Mi hai messo in bocca le tue bacchette, il tuo sapore mi ha pervaso e mi anche eccitato».
«Sei un cretino» ribatte, sedendosi e cercando di darsi un tono. È leggermente arrossita, forse l’ho fregata io, adesso. Mangia del riso bianco, evita il mio sguardo osservando di nuovo il mare. «Ah, per la cronaca, non tocca a me» aggiunge, con aria apparentemente distaccata.
«Eh?» le chiedo, perplesso.
«La scena del bacio non tocca a me, ma alla protagonista» ghigna leggermente, tornando a fissarmi negl’occhi.
«Sei fin troppo tremenda con me, a volte» rispondo, tirando al contempo un sincero sospiro di sollievo. «Sei sadica, ecco».
«Ma a te piaccio proprio perché sono così, no?» mi chiede, dolcemente. Mi sembra così ingenua quando ha questa voce, questi atteggiamenti. Questi dubbi. Mi sembra così indifesa che vorrei stringerla a me e non lasciarla più.
«Di questo passo, però, il mio amore ha le ore contate…» butto lì.
«M-ma come?!» sbotta, allarmata, poggiando energicamente entrambe le mani sul banco e alzando il tono della voce.
«Cerca di capirmi, Là… da quello che mi hai risposto prima quando ti ho detto che ti amo, sembra quasi che io non ti interessi più» sbuffo, abbassando lo sguardo. «Quando hai detto che non ti fanno più battere il cuore le mie parole, in realtà mi hai distrutto».
Lazuli sgrana gli occhi, cerca il contatto coi miei per un istante che mi sembra infinito. Accenna un sorriso e abbassa lo sguardo. Arrossisce un po’. «Beh… ma non ti ho detto mica di “no”, alla fine…».
«Allora è un “sì”?» esclamo, mentre sento il cuore esplodermi nel petto.
«È… è un sì» sussurra Lazuli, senza guardarmi. È di una dolcezza disarmante, non riesco a capire come sappia essere dura e un secondo dopo così tenera questa ragazza. Non riesco ancora a capire come faccia ad essere così speciale. E non riesco ancora a capire come sia riuscito uno come me a mettersi insieme ad una come lei. La vedevo in televisione da bambino, ma non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare di poter arrivare fino a questo punto con lei.
Sono… sono felice, semplicemente.
«Ehi» le sussurro, allungando il braccio e sollevandole delicatamente il mento tra indice e pollice. Mi alzo, scostando la sedia senza fare troppo rumore. Le impongo di guardarmi dritto negl’occhi. Mi perdo nei suoi, troppo belli per uno come me. Per il reietto della scuola. «E quel bacio, allora?» le soffio delicatamente sulle labbra. La sento in mia balia, sembra affidarsi totalmente a me. Ed è una sensazione che mi appaga, perché io non permetterò mai e poi mai a nessuno di farla soffrire di nuovo.
«Non a scuola, Rad…» prova ad opporsi, con un debole alito di voce. «Mi sono vergognata da morire l’altra volta, lo sai… e se entra qualcuno?»
«Non mi interessa, Là» ribatto. «Ho voglia di te, del tuo sapore… non posso più aspettare…».
«Ti avevo detto di aspettare un mese… e un mese non è ancora passato…».
«Guarda che me lo ricordo che ci siamo baciati un bel po’ di volte in questo mese, nonostante quello che mi avevi detto quel giorno… compresa ieri sera…».
«Non avevo detto che non ti avrei baciato per un mese, ma che avevo bisogno di tempo per darti una risposta…» sospira, offesa, avvicinandosi ancora di più alla mia bocca. Sento il suo respiro sulla pelle. Ed è tutto meraviglioso.
«E mi hai dato quella risposta, oggi. Ora voglio sentire che effetto fa baciare la “mia ragazza”…» ribatto sottovoce, colmando poi i pochi centimetri che ancora ci separano e unendo le mie labbra alle sue. Un bacio dolce, lungo. Intenso. Un bacio che sa di lei. Che sa di noi, oggi più che mai.
 
 
 
27 giugno (bis)
 
«Fratellone, sbrigati a uscire o farai tardi a scuola!» mi avvisa Goku dal salotto.
Questa mattina mi sono alzato decisamente di buonumore, non vedo l’ora di andare a scuola e di vedere Lazuli. Oggi è ufficialmente il nostro primo giorno da fidanzati, ancora quasi non mi sembra vero! Fischietto, mentre mangio qualcosa al volo e cerco di sistemarmi la cravatta della divisa scolastica. Cazzo, faccio sempre fatica e rischio di far tardi, proprio come ieri. Se so che non devo fare il viaggio in treno con Lazuli tendo sempre ad arrivare all’ultimo a scuola. E lei, in questi ultimi giorni, deve arrivare prima a scuola per via di una ricerca che devono fare quelli del terzo anno.
«Urcaaa, fratellone? Oggi mi sembri di ottimo umore!» esclama Goku, non appena faccio capolino in salotto. È seduto sul divano insieme a Balzar davanti alla tv accesa.
«Certo, ieri la mia tenacia è stata ripagata: io e Lazuli stiamo ufficialmente ins…» spiego, gonfiando il petto con orgoglio, prima di interrompermi improvvisamente e sgranare gli occhi in direzione della televisione.
«Apriamo il notiziario di oggi, venerdì 27 giugno, con la grande vittoria di ieri sera della nazionale giapponese contro la Corea del Sud».
Eh?! Ma oggi non è sabato 28 giugno?! E questo servizio non l’ho già visto ieri? Mi ricordo bene anche il goal di Honda!
«1-0, grazie a un gran goal su punizione da parte di Keisuke Honda» continua la conduttrice, mentre sullo schermo scorrono le immagini dell’azione del goal della vittoria.
Resto a bocca aperta, immobile. Ma che cazzo sta succedendo?! Mi sono improvvisamente rincoglionito? Ho avuto una visione del futuro, ieri? Ho sognato tutto?
«Cosa c’è, fratellone? Stai bene?» mi chiede Goku, perplesso.
«Forse ti sembrerà una domanda strana… ma non sono le stesse notizie di ieri?» domando, allibito e confuso.
«Uhm… no. Ha giocato ieri sera la Nazionale, Goku ha guardato la partita mentre tu eri al lavoro!»
 
Arrivo a scuola, con la testa pieni di dubbi. Me la sento esplodere, a dir la verità. E un po’ ho paura di una cosa, soprattutto: se sto rivivendo davvero la giornata di ieri, allora non mi sono ancora messo insieme a Lazuli?
«Ehi, Rad, ma non ti mettono caldo quei capelli così lunghi in estate? Io suderei come una bestia, tsk!» mi provoca Vegeta, interrompendo il flusso dei miei pensieri mentre sistemo le scarpe nell’armadietto all’ingresso della scuola. È davvero tutto come ieri, lui mi ha già detto queste cose. Cazzo.
«Secondo me sei solo invidioso dei miei capelli, come della mia altezza, Prince» ghigno. «Mi basta legarli in una coda, no? Non rompere i coglioni, dai» gli rispondo, con le stesse parole che credo di aver usato ieri.
«Io sono più bello, comunque» ridacchia a sua volta.
«Questo è tutto da vedere» ribatto, in attesa che arrivi Bulma, come da copione di questo film già visto a cui sembra stia assistendo solo io. «Al massimo sei più popolare, che è diverso».
«Dai, smettetela di fare gli scimmioni come al solito, voi due! Andiamo in classe o faremo tardi» ci interrompe Bulma, guardandoci con aria severa e le braccia incrociate sul petto.
«Ah! Ciao Bulma!» esclama Vegeta.
«Ciao Vegeta» risponde lei, abbassando leggermente la testa.
Tutto esattamente come ieri.
«Cosa c’è, Rad?» mi domanda Vegeta, mentre ci dirigiamo tutti e tre verso la nostra classe. «Sembri pensieroso… e tu raramente pensi a qualcosa di sensato, tsk!»
«Non abbiamo già avuto la stessa identica conversazione ieri?» gli chiedo.
«Non mi pare proprio, l’unica cosa identica a ieri è la tua faccia da rincoglionito» sorride sghembo.
«Anche tu non ricordi questa conversazione, Bulma?» domando alla mia amica, che cammina a testa bassa e in silenzio accanto a lui. Nel frattempo ne approfitto per mollare un pugno dritto nello stomaco a Vegeta, che si piega in due per il dolore senza smettere di camminare. «Questo era per il “rincoglionito”, Prince. E perché ti voglio taaanto bene».
«B-bastardo…» impreca Vegeta a fatica. Non se l’aspettava la mia mossa.
«Siete imbarazzanti voi due insieme, lo sapete?» sospira Bulma, guardandoci di sbieco. «E comunque non abbiamo mai avuto questa conversazione prima, Son-kun».
«Bene, faccio un salto a salutare Marion, altrimenti poi mi tira scemo! Tsk!» borbotta Vegeta, stizzito, congedandosi da noi con un cenno del capo.
«Auguri Prince!» rispondo ghignando, mentre Bulma non lo guarda nemmeno mentre si allontana. Stringe i pugni nervosamente.
Tutto esattamente come ieri.
 
Andiamo in classe, ma durante le lezioni mattutine non faccio altro che avere conferme di aver già vissuto tutto questo: quello che fanno e dicono i miei compagni, le pessime battute del professore di fisica e il colletto bianco della camicia di quello di giapponese moderno sporco di rossetto. Non capisco. Non so come sia possibile tutto questo.
E se c’entrasse di nuovo la Sindrome della Pubertà, in qualche modo?! Eppure io sono tranquillo e sereno in questo periodo. Anzi, non sono mai stato così felice in vita mia come in quest’ultimo mese.
Se oggi è ieri, allora io e Lazuli non siamo ancora ufficialmente insieme. Non appena inizia la pausa pranzo mi dirigo verso l’aula dove mi ero dato appuntamento ieri con lei, per mangiare insieme il bento che mi avrà preparato. Le farò di nuovo la dichiarazione, magari in modo più spiccio di ieri. Tanto ormai ho già la conferma che anche lei è cotta di me, quindi andrà tutto bene. Se le parlassi del loop temporale che sto vivendo rischierei di rovinare il momento e anche di farla preoccupare per niente. E non voglio rischiare di non mettermi insieme a lei oggi, né tantomeno farla preoccupare.
«Ti amo, Là» le dico a bruciapelo, non appena apro la confezione azzurra del bento che ha fatto per me. «Mettiamoci insieme, ti va?»
Lei mi guarda negl’occhi distrattamente per un istante, prima di prendere un pezzo di tofu con le bacchette e portarselo alla bocca. Si volta alla sua sinistra, osserva il mare dalla finestra. Arrossisce leggermente. La adoro. Oggi come ieri, sì. Oggi più di ieri. Non mi dispiace certo rivivere in loop i momenti passati insieme a lei.
«Mi ignori, Là?»
«È un mese intero che me lo ripeti, ormai non mi fa più lo stesso effetto di prima» mi gela, senza voltarsi. O almeno, ieri mi aveva gelato. Oggi ho preparato un copione diverso, per vedere l’effetto che fa. «Non mi provoca più il batticuore di quel giorno nel campo di calcio».
«Capisco. Quindi è un “no”, giusto?» sospiro mestamente. «A quanto pare dovrò cercarmi un nuovo amore…».
«Ehi! A-aspetta!» farfuglia Lazuli, sgranando gli occhi e piantandoli nei miei. Si alza di scatto facendo cadere la sedia alle sue spalle.
«Grazie di tutto, Lazuli-san» le dico serio, alzandomi a mia volta e facendo un leggero inchino. Sono uno stronzo di merda, lo so. Ma so anche che andrà tutto bene.
«Non ti ho mica detto di “no”, stupido!» protesta lei, alzando il tono della voce e fulminandomi con un’occhiataccia delle sue. La sua espressione non è solo dura, ma anche sinceramente preoccupata. È dolcissima, maledetta! «Perché ti sei già arreso?!» aggiunge, mettendo il broncio.
«Quindi è un “sì”, il tuo?!» esclamo, ghignando leggermente.
«S-sì…» sibila Lazuli, distogliendo lo sguardo dal mio e arrossendo leggermente.
«Ehi» le sussurro, sollevandole il mento tra indice e pollice per guardarla di nuovo negli occhi. Sono un po’ lucidi e un po’ furibondi, forse ho esagerato. «Me lo spieghi dove potrei trovare un’altra come te? Non la voglio nemmeno cercare un’altra, hai capito? Perché amo te. Punto».
«Sei… sei uno stronzo! Mi hai preso in giro, vero?!» ribatte, stizzita, pur avvicinandosi allo stesso tempo inesorabilmente alle mie labbra.
«Certo che l’ho fatto, ma solo per arrivare a questo…» le soffio sulle labbra, prima di unire la mia bocca alla sua, senza darle il tempo di rispondermi. Un bacio ancora più bello di quello di ieri, ancora più avido di noi. Il suo sapore mi consuma e mi rigenera allo stesso tempo, mi uccide e mi riporta in vita, mi crea dipendenza e mi fa stare bene. Lei è fantastica, c’è poco da dire.
«Guai a te se mi fai di nuovo uno scherzo del genere…» sussurra Lazuli, appoggiando la fronte alla mia.
«Non mi permetterò più, tranquilla. E sai perché?» le rispondo, sorridendo e accarezzandole i suoi capelli dorati. «Stavo pensando che se il mondo fosse un grande prato, tu saresti un quadrifoglio e io sarei solo un povero stronzo che ha avuto la fortuna di trovarti. Di raccoglierti, per custodirti per sempre».
Lazuli resta in silenzio per un istante, prima di spostare con un gesto istintivo le due confezioni di bento e le bottigliette di tè verde contro il muro. Sale con le ginocchia sul banco e mi bacia di nuovo. Un bacio ancora più intenso di prima, più pieno di noi di prima. Un momento che vorrei rivivere in loop per sempre.
«E comunque…» mi sussurra, dopo essersi staccata da me ed essere scesa dal banco. «Io sono senz’altro un quadrifoglio e tu sei senz’altro uno stronzo, ma lascia che ti dica una cosa: sei anche tu un quadrifoglio, nello stesso grande prato dove ci sono anch’io. Un quadrifoglio un po’ stupido, un po’ stronzo e un po’ maiale, ma pur sempre un quadrifoglio» mi spiega mentre si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con la sua aria apparentemente distaccata e, allo stesso tempo, accennando un sorriso meraviglioso che mi fa battere il cuore più forte.
 
Benissimo, tutto risolto! Non potrei chiedere di meglio: anche oggi io e Lazuli ci siamo messi insieme, ho sistemato le cose e domani sarà una giornata meravigliosa senza alcun dubbio! Cammino con un sorriso, probabilmente da ebete, stampato sulla faccia mentre scendo le scale dopo aver accompagnato Lazuli nella sua classe.
«Ehi, ti andrebbe di metterti con me?»
Una voce maschile molto sicura di sé attira la mia attenzione. Mi volto con discrezione, e noto un ragazzo dai lunghi capelli neri e con un paio di cicatrici sul volto appoggiato con la schiena al muro, con le mani in tasca. Si atteggia a belloccio, ma a me sembra solo pieno di sé. Lo conosco di fama, perché si contende con Vegeta la palma di ragazzo più popolare della scuola: è Yamcha Wolf, il capitano della squadra di baseball, ed è al terzo anno. Davanti a lui c’è una ragazza minuta dai lunghi capelli blu legati in un grande fiocco rosso. È paonazza, guarda verso il basso e giocherella nervosamente con le mani. La riconosco, è quella che mi ha dato una pedata nel culo e ha rischiato di far saltare il mio primo appuntamento con Lazuli. Mi pare che le sue amiche l’abbiano chiamata Lunch, quel giorno in cui ha fatto finta di non conoscermi.
«E-ecco… ecco io…» la sento balbettare.
«Cos’è, non ti vado bene, forse?» ribatte lui, irritato e con fare saccente.
«E-ehm… non… non intendevo quello, dammi solo un po’ di tempo per pensarci…» gli risponde Lunch imbarazzata, mentre tolgo il disturbo senza farmi notare. Non mi interessa molto l’esito di questa dichiarazione, l’importante è che oggi la mia sia andata a buon fine, no?! Io e Lazuli siamo una coppia ormai, e domani sarà tutto perfetto!
Non vedo l’ora di uscire da questo loop temporale. Non vedo l’ora di svegliarmi domani e di rendermi conto che lei è davvero la mia ragazza.
Sì, domani sarà tutto una figata, ne sono certo! Perché io sono diventato ufficialmente il ragazzo di Lazuli Eighteen, e non potrei desiderare nulla di più.
Lei è il quadrifoglio che ho avuto la botta di culo di trovare in questo immenso prato che è il mio mondo, dopo aver visto persino come poteva essere il mondo senza di lei.
E dopo aver capito che, in un mondo del genere, proprio non ci volevo vivere.
Lei è il mio quadrifoglio, e mi prenderò cura di lei per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci qui, un mese dopo la spettacolare dichiarazione di Rad davanti a tutta la scuola, dichiarazione che ha anche salvato Là da quello che sembrava ormai un destino irreversibile. Tutto è tornato alla normalità, Lazuli non risulta più invisibile a nessuno e sta anche per tornare a fare l’attrice. Però qualcosa sembra andare storto, all’improvviso, e Radish (solo Radish?) rivive due volte la stessa giornata, quella in cui si mette insieme ufficialmente a Là.
Cosa ci sarà sotto? Perché Rad ha rivissuto proprio quella giornata? Vi siete fatti delle idee a riguardo? E poi, soprattutto, arriverà il “domani” tanto agognato per Rad o ci sarà un terzo loop temporale?
 
Abbiamo poi conosciuto una new entry: Yamcha Wolf, alle prese con la piccola primina Lunch, che riaccogliamo in scena. Chissà come sarà andata a finire la loro vicenda, a Rad non interessava più di tanto la cosa e quindi non lo sappiamo.
Abbiamo anche visto una Bulma un po’ stizzita nel sentir Vegeta nominare Marion.
 
Bene, io non posso che ringraziare tutti voi per le cose meravigliose che mi avete detto dopo lo scorso capitolo e, in generale, dopo gli ultimi due capitoli nel loro complesso. Spero vi sia piaciuto anche questo e che vi abbia divertito e emozionato lo stesso, magari che abbia anche acceso di nuovo la vostra curiosità!
Un grazie speciale va come sempre a chi mi lascia il suo parere e mi carica tantissimo, ma anche a chi sta leggendo la storia e la sta inserendo nelle liste. Vedere i numeri crescere col passare delle settimane non può che rendermi felice, soprattutto visto che considero speciale questa long e i suoi due protagonisti principali!
Quindi grazie ancora, davvero!
 
Ok, cosa dite? Tira aria di Sindrome della Pubertà anche se adesso Lazuli ne è guarita?
E poi, vi è piaciuta di più la prima o la seconda dichiarazione che le ha fatto Rad per convincerla a dirgli di sì nel doppio 27 giugno che hanno vissuto?
Il titolo del capitolo di settimana prossima penso non vi dirà nulla, perché arriva direttamente dalla nostra geniale scienziata Bulma e dal suo campo di studi: “Il Demone di Laplace”.
Suona un po’ sinistro, no? Vi anticipo che Rad avrà bisogno di Bulma, ovviamente, se lei tirerà fuori proprio quelle parole! ;-)
Ci vediamo mercoledì!
 
Teo
   
 
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