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Autore: mido_ri    29/03/2019    3 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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interview

 

Il giorno seguente, dopo una buona dose di medicinali contro i forti crampi allo stomaco, riuscii a varcare la soglia della mia noiosissima scuola. Durante le prime due ore di lezione Felix non fece altro che fissarmi con quella solita espressione da meditazione, accarezzandosi il mento di tanto in tanto.

- La smetti di guardarmi in quel modo? Non riesco a concentrarmi.

Sciocchezze, non c'era nessun modo al mondo in cui avrei potuto seguire le lezioni del professor Dippett. 

- Sto riflettendo.

- Stai cercando di indovinare cosa ci sarà per pranzo oggi a mensa? Be', mi dispiace fare la guastafeste, ma credo proprio che il menu sia lo stesso di ieri... e di cinque anni fa.

Ma il ragazzo non si scomodò neanche a fingere di essere divertito dal mio tentativo evidentemente fallimentare di fare una bella battuta, il che mi lasciò a dir poco delusa. 

- Non esattamente. 

Sbuffai quando Felix inarcò le sopracciglia e accennò un sorriso che lasciava intendere qualcosa che io, come sempre, non avevo afferrato. Lasciai cadere le braccia sul banco in segno di resa, cercando di essere il meno teatrale possibile per non attirare l'attenzione del professore.

- Sputa il rospo.

Il biondo trasse un lungo respiro, gustando quegli attimi. Molto probabilmente non aveva aspettato altro per tutto quel tempo e non vedeva l'ora di farmi sentire in colpa per chissà che cosa.

- Ho come la strana sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa. 

Alzai gli occhi al cielo. Come avevo potuto pensare anche per un solo istante di poter evitare di raccontare qualcosa a Felix? Non importava come, in qualche modo se ne accorgeva sempre; ma forse era un bene, perché almeno mi costringeva a vuotare il sacco e a ricevere qualche consiglio razionale, per una buona volta. Per quanto i consigli di Felix potessero essere razionali. 

- D'accordo, hai vinto tu... A questo punto è inutile portare avanti questa scenetta ridicola. 

- Giusto, signorina Harvey. Per questa volta mi trovo in pieno accordo con lei. Che ne dice di continuare la sua scenetta ridicola con il suo compagno Lee fuori dall'aula?

Mi zittii all'istante e cercai di alzarmi il più in fretta possibile: con il professor Dippett qualsiasi giustificazione non aveva alcun senso, tanto valeva beccarsi la strigliata e passare un'ora di lezione in corridoio. Almeno avrei potuto raccontare tutto a Felix senza il timore di essere scoperta di nuovo.

---

- Cosa?! Mi stai dicendo che... Oh mio Dio. 

- E allora? Non hai mai sentito parlare di legittima difesa?

Felix si passò una mano fra i capelli con un'espressione sconsolata, ma non osò distogliere lo sguardo dal mio volto duro.

- Ally, non è così che funziona. In quel momento non ti ha fatto niente!

- Ma avrebbe potuto! 

- Davanti ai tuoi genitori? Non penso che sia così stupido... Ci dev'essere un motivo se è a capo di un'intera azienda a soli ventisei anni. Spruzzargli dello spray al peperoncino negli occhi non è una cosa che va fatta con così tanta leggerezza. 

- Se l'è cercata. E poi usa ancora le faccine della tastiera, non è così intelligente come sembra.

- Aspetta, mi stai dicendo che continuate a chattare?

Se possibile, Felix sembrava ancora più disperato di quanto non fosse pochi secondi prima.

- Non è colpa mia se mi contatta... 

- Cosa vi siete detti?

Gli mostrai il cellulare e gli diedi il tempo di leggere ciò che ci eravamo detti la sera precedente.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e parve riflettere anche dopo aver finito di leggere. Potevo sentire gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto.

- Strano... Insomma, mi hai detto che alla festa si è comportato in modo abbastanza normale e che è rimasto sorpreso dalle tue scuse, perché avrebbe dovuto ricominciare a fare il prepotente?

- Probabilmente si è comportato bene perché avevo ancora la bomboletta di spray al peperoncino nelle calze.

- Sì, ma... Se ti detesta così tanto, perché preoccuparsi per te? 

- Che intendi?

- Mi hai detto che quando ti ha visto salire le scale con quel Taehyung, ha cercato di impedirtelo. E quando siete rimasti soli ti ha confidato che non si aspettava che frequentassi gli sconosciuti.

Sbuffai sonoramente.

- Ho smesso da tempo di analizzare il lato positivo, ammesso che ce ne sia uno. Dovresti farlo anche tu.

- Ma avrebbe potuto tranquillamente lasciare che quel ragazzo ti facesse del male.

Quel ragazzo è oro colato rispetto a quel pallone gonfiato del Signor Kim.

Felix mi lanciò un'occhiata contrariata, come a voler intendere che il suo discorso mirava altrove.

- Ho dei sospetti a riguardo. Insomma... all'inizio Taehyung ti ha detto che suo padre lavora per l'azienda della tua famiglia. Ma successivamente, quando il Signor Kim vi ha interrotto, ha affermato di conoscerlo perché lavorano nella stessa azienda.

- E quindi?

- Non ti sembra strano che lui e suo padre lavorino in due aziende diverse?

- Be', i CEO delle due aziende sono comunque in ottimi rapporti.

- Soltanto da un anno.

Spostai il peso da un piede all'altro e mi strofinai una tempia con le dita.

- Mh, non ci avevo pensato... In effetti è strano. Ma perché avrebbe dovuto mentire?

- Ci potrebbero essere mille motivi, in fondo non lo conosci.

- Sì, invece!

- E dimmi... cosa sai di lui?

- Non sono affari tuoi!


Emisi un lungo sospiro. Nonostante fossi ritornata in classe, la mia mente era rimasta a ciò che aveva detto Felix. Perché Taehyung avrebbe dovuto mentire?

"Glielo chiederò io stessa"

---

Sbattei i piedi a terra più volte nel vano tentativo di riscaldarmi un po' le gambe. Ero immobile dinanzi all'enorme palazzo della EnJINe ed ero sicura di non essere mai stata così incerta nella mia vita. Le porte scorrevoli erano di vetro, quindi potevo star sicura del fatto che chiunque poteva vedermi dall'interno, nonostante ciò non mi mossi neanche di un millimetro. Avevo il terrore che, chiedendo di incontrare Taehyung, mi sarei imbattuta nel Signor Kim che mi avrebbe fatto un'altra ramanzina su chi dovevo e non dovevo vedere; oppure, ancora peggio, mi avrebbe portato in una stanza a cui soltanto lui poteva accedere e avrebbe fatto di me la sua serva. Rabbrividii al pensiero, ma provvedetti a scacciarlo subito dalla mia mente perché, come mio solito, ero troppo paranoica.

Quando finalmente mi decisi a entrare, le porte di vetro spesso si aprirono automaticamente, ma ero ancora troppo lontana perché il sensore potesse rilevare la mia presenza. Infatti mi ritrovai dinanzi un ragazzo in un completo elegante, che mi guardava con un sorriso sorpreso e, allo stesso tempo, amichevole.

- Allison! Che ci fai qui?

- T-Taehyung... Ciao.

Mi morsi il labbro inferiore con indecisione, poi avanzai verso di lui e gli strinsi la mano.

- Hai bisogno di vedere il Signor Kim?

Brividi.

- No, no... In realtà sono venuta qui per te. Vorrei parlarti.

Taehyung aggrottò le sopracciglia, di certo non si aspettava quelle parole, ma non si scompose. Sorrise di nuovo e mi invitò a entrare con un gesto del braccio. 
Lo seguii lungo corridoi senza fine che sembravano essere stato tirati a lucido pochi minuti prima, poi su per delle scale fino a una porta a due ante di un grigio opaco molto elegante, con il simbolo dell'azienda al centro. 
Il ragazzo appoggiò le mani su entrambi i maniglioni, diede una forte spinta e mi invitò a entrare per prima.

- Questo è il mio ufficio, accomodati.

Rimasi imbambolata sulla soglia della porta. Quella stanza era più grande del mio salotto, che modestamente competeva con quello degli antichi palazzi europei; due divani erano sistemati al centro dell'ufficio, con i piedi che poggiavano su una moquette nera. Tecnologie di ultima generazione erano installate in ogni dove, a partire dal PC e da quello che sembrava essere un videocitofono accanto alla porta.

- Wow... Non pensavo che avessi un ruolo importante. Insomma... credevo che ti intendessi di scartoffie o di pulizia.

Taehyung rise in modo spontaneo.

- Immagino che tu non riesca a toglierti dalla testa il mio insolito hobby da postino.

Risi anche io, ma mi coprii la bocca per non risultare scortese, o qualsiasi cosa che spezzasse l'armonia e l'eleganza di ogni singolo oggetto che si trovava in quella stanza.

- Esatto.

Seguii il ragazzo fino ai divanetti e mi sedetti di fronte a lui, appoggiando la borsa sul piccolo tavolino di vetro che ci separava. 
Taehyung si schiarì la voce e mi rivolse un sorriso gentile. 
Come negare l'effetto che mi faceva ogni suo piccolo sorriso? Sembrava così pieno di riguardi per me.

- Allora, di cosa vuoi parlarmi?

- Oh... Quasi dimenticavo.

"Chi non perderebbe la testa in un lussuoso ufficio con l'affascinante e tutto-quello-che-il-Signor-Kim-non-è Taehyung?"

- Ecco... Oggi mi è capitato di riflettere su una cosa che mi hai detto l'altra sera alla festa. 

Taehyung aggrottò le sopracciglia, evidentemente lo avevo sorpreso con quello strano pretesto per andare a fargli visita direttamente in azienda, ma non potevo essere più vaga di così.

- C'è qualcosa che non va? 

Mi feci più avanti sul piccolo divano in pelle, ma in quel momento nessuna posizione sembrava essere quella giusta. 

- Tuo padre... Mi hai detto che tuo padre lavora alla HarveyFactory, l'azienda della mia famiglia, ma se è così... perché tu lavori con il Signor Kim?

Il ragazzo mi rivolse un'espressione rilassata e al contempo divertita, come se non avesse mai ricevuto un domanda più stupida in tutta la sua vita.

- Be', mio padre lavora alla HarveyFactory da prima che io nascessi. Ha cercato di farmi entrare nel suo mondo fin da subito, ma da piccolo ero davvero un ribelle e non sopportavo il suo atteggiamento severo. Alla fine ho scoperto di essere portato per questo lavoro, mi piace molto... ma per orgoglio personale ho deciso di lavorare in un'altra azienda e il Signor Kim si è presentato al momento giusto un paio d'anni fa, mostrandomi i fantastici progetti della EnJINe. Che ne dici, è esaustiva come risposta? 

In quel momento dovevo avere davvero l'aspetto di un pesce, perché ero rimasta a bocca aperta. Naturalmente non perché fossi rimasta scioccata dalla vita di Taehyung, ma perché mi ero resa conto di quanto dovevo essere apparsa stupida ai suoi occhi per essere andata a trovarlo a lavoro soltanto per chiedergli una cosa che non aveva nulla a che fare con la mia vita. D'altronde, chi ha mai detto che padre e figlio devono lavorare necessariamente nella stessa azienda? 

Avrei tanto voluto darmi un pugno in faccia da sola, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu emettere una risatina fuori luogo.

- Sì... ehm... 

- Hey, non ti preoccupare.

Taehyung si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

- Deve essere molto imbarazzante per te.

- A cosa ti riferisci?

- Comprendo che in tempi di crescita anche le aziende alleate siano un po' competitive fra loro. Non sentirti a disagio se tuo padre ti ha mandato qui per ottenere qualche informazione, puoi farmi tutte le domande che vuoi.

Incredibile, un'occasione d'oro era appena piovuta dal cielo. Non avevo idea di come gestire quel fraintendimento, ma almeno Taehyung pensava che fossi andata lì per un motivo valido e non per fargli una stupida domanda. Dovevo approfittare di quella situazione.

- Bene. Allora... cosa mi dici del tuo rapporto con il CEO?

Il ragazzo si lasciò sfuggire una strana risatina che lasciava intendere ben altro che puro divertimento.

- Ti riferisci a Jin?

- Sì... quello.

Non l'avrei chiamato per nome neanche sotto tortura.

- Mi ha offerto una grandissima opportunità, senza di lui non potrei essere qui a un'età così giovane.

Taehyung sorrise, tentando di porre fine a quella discussione in modo forzato, ma senza darlo a vedere. Ciò riportò a galla i dubbi che si erano appena estinti. Perché mai quel ragazzo avrebbe dovuto sentirsi a disagio al solo sentir nominare il suo CEO che gli aveva offerto una grandissima opportunità?

- Tutto qui? Insomma, tu potresti essere il suo collaboratore più intimo.

- No, affatto. È vicino a molte altre persone... per esempio tuo padre.

- Già, questo lo so. E che cosa mi dici delle sue attitudini?

- Attitudini?

Taehyung sembrava alquanto sorpreso, ma in quel momento c'era qualcosa che desideravo più ardentemente di preservare la mia immagine: ricevere il maggior numero possibile di informazioni sul Signor Kim.

"D'altronde sono qui in veste di ispettrice, no?"

- Oh... non saprei.

- Perché all'improvviso sei così inquieto? L'altra sera mi sembravi più che determinato mentre cercavi di evitarlo.

- E tu mi eri parsa più ingenua, piccola Allison.

- Strana coincidenza! Non sei il primo a dirmelo.

Taehyung emise un lungo sospiro, poi si ricompose e sorrise con decisione. Fui scossa dal suo pragmatismo.

- Sai, stimo moltissimo Jin. Pochi sarebbero capaci di raggiungere i suoi stessi traguardi in così poco tempo e con così poca esperienza. In fondo è anche più giovane di quanto sembri.

- Ma?

- Ma... la mia stima si limita al ruolo che ricopre in questa azienda.

- Ossia?

- Non ammiro il suo comportamento come uomo, l'avrai notato anche tu.

Mi schiarii la voce per evitare che la mia stessa saliva mi andasse di traverso. Ero molto vicina a sentire proprio quello che cercavo. 
Mi bastò alzare le sopracciglia per fargli capire che desideravo ascoltare di più.

- Girano voci su come abbia licenziato dei dipendenti senza alcun motivo... e c'è di peggio. Si dice che lo abbia fatto per competizione amorosa.

Fu molto difficile non scoppiare a ridere, ma mi resi conto da sola che sarei stata poco decorosa, come mio solito.

- Competizione amorosa? Il Signor Kim?

- Sì, ed è successo più di una volta.

- Non ci credo... E ha licenziato dei dipendenti per questo?

Taehyung annuì, sembrava più tranquillo.

- Ed è anche per questo se prima hai avuto la sensazione che mi sentissi a disagio. Sai, potranno essere soltanto delle voci all'esterno dell'azienda, ma per me che vengo qui ogni giorno... Posso assicurarti che è tutto vero ed è orribile dover lodare Jin durante le interviste e le riunioni, sapendo che tipo di uomo sia in realtà.

Non potevo credere alle sue parole. Ero giunta fin lì credendo che fosse Taehyung quello sospetto; poi avevo sperato di ottenere qualche notizia frizzante sul CEO di un'azienda in crescita, ma questo... non potevo sopportarlo.

- Allison... Scusami se ti ho fatto una brutta impressione, se ho cercato di affrettare le cose fra noi, ma io voglio conoscerti... conoscerti più di quanto possa fare lui con l'appoggio di tuo padre.

- T-tu... tu credi che lui...

- È naturale. Altrimenti perché si sarebbe avvicinato a te? Stai attenta, per favore. Puoi cercarmi per qualsiasi cosa.

Sospirai per l'incredulità. Mi aspettavo che il Signor Kim fosse un uomo meschino, ma non fino a questo punto. Ero così sconvolta che non feci neanche caso a ciò che Taehyung aveva effettivamente detto. Voglio conoscerti.

- Grazie... Taehyung. Ho capito molte cose. E scusami se ho dubitato di te, ma sappi che non ho mai pensato che fossi una cattiva persona.

Mi alzai dal divano e mi accarezzai le cosce con entrambe le mani con fare impacciato. Taehyung si alzò subito dopo di me con l'intento di accompagnarmi alla porta.

- Ho del lavoro da sbrigare, quindi non posso scortarti fino all'uscita. Ricordi dove devi andare?

Annuii evitando prontamente il suo sguardo, con la consapevolezza che mi sarei potuta sciogliere all'istante.

- Se ti va di... Sai, conoscerci meglio, posso darti il mio numero di cellulare.

Mi porse la mano e, più goffa che mai, gli diedi il mio telefono.

Aspettai che finisse, poi lo salutai ringraziandolo di nuovo e mi avviai per quei corridoi luminosi e tortuosi.

---

- Ally, per favore, ripeti. Come faccio a capire cosa dici se continui a starnazzare con la bocca piena?

Fui costretta a mollare la pizza, lasciando che si afflosciasse nel cartone.

- Ho il numero di Taehyung!

- Intendi... quel Taehyung?

- Dipende... Quanti Taehyung conosci a New York?

Felix sbuffò, lasciandosi cadere indietro sulla sedia.

- Non eri andata a parlare con lui perché avevi dei sospetti?

- Tu avevi dei sospetti. Io non ne ho mai avuti.

- Non stai dicendo sul serio.

- Certo che sì! Ieri mi hai fatto il lavaggio del cervello. Come ho potuto pensare che fosse strano il fatto che suo padre lavori in un'azienda diversa dalla sua?

Felix alzò gli occhi al cielo, ma non ottenne le attenzioni che desiderava, perché ero troppo impegnata a infilarmi un'intera fetta di pizza in bocca. 

- Come vuoi, ma sappi che quando ti caccerai nei guai e riceverai il mio sguardo da te l'avevo detto, non vorrò sentire storie.

Scrollai le spalle e mi rituffai con la faccia nel cibo.

---

Mi stiracchiai lungo la spalliera della sedia e chiusi il libro di letteratura con un tonfo. Erano le dieci di sera e non potevo più di stare con la testa sui libri, specialmente non dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni. 

Mi infilai il pigiama e mi spaparanzai sul letto, pronta a godermi un'oretta di svago; ma il cellulare mi vibrò in mano non appena lo toccai. Era un messaggio da parte del Signor Kim. Trasalii e sentii il gelo impadronirsi delle mie mani. Normalmente avrei provato rabbia o curiosità, ma questa volta si trattava di qualcosa di completamente diverso. Puro odio, disprezzo. In un primo momento, infatti, fui tentata di non rispondere, ma avrei voluto almeno fargli sapere che avevo chiuso con lui e che, se avesse provato a farmi di nuovo del male, avrei riferito tutto ai miei genitori, anche se ciò avrebbe comportato un calo delle vendite della nostra azienda.

Hey, Allison :)

Non ci sentiamo da un po'. 

Abituati, perché non ci sentiremo mai più.

 

Cosa è successo?

Sei un pezzo di merda. Stai lontano da me. 


Cosa?!

Ally? Spiegami

Furbo da parte tua cercare di farmi dubitare di Taehyung.

L'unico pervertito qui sei tu.

Per mia fortuna questa volta il Signor Kim si limitò a visualizzare il messaggio, ma non ricevetti alcuna risposta. Non aveva scuse.

 Emisi un sospiro di sollievo mentre sprofondavo con la testa nel cuscino. Mi era completamente passata la voglia di perdere tempo dietro a filmati divertenti, quindi decisi di fare una capatina nell'ufficio di mio padre. Con tutti gli avvenimenti degli ultimi tempi, in particolare il peluche della RoyalToys, non avevo avuto modo di scambiare due chiacchiere con lui, ma soprattutto di fargli capire che in realtà, per quanto fossi assente o distratta, tenevo alla sua azienda, alla nostra azienda. Avevo pensato di frequentare più spesso l'edificio nei giorni di impegni scolastici minori, ma il solo pensiero di poter incontrare il Signor Kim in ogni stanza mi faceva rabbrividire. Il fatto che fossero soci comportava anche il suo continuo ronzare attorno a mio padre. Scossi il capo; c'erano così tante cose su cui avrei voluto riflettere, ma sapevo che in ogni caso non sarei arrivata da nessuna parte con la mia sola testa. Avrei dovuto chiedere spiegazioni al diretto interessato, ma non avrei parlato con lui neanche sotto costrizione. Avevo compreso che non voleva affatto sfruttarmi per arrivare a mio padre, perché lo aveva già fatto da tempo, ma era soltanto un uomo viscido e meschino, desideroso di aggiungermi alla sua collezione di conquiste sul lavoro. 

"Competizione amorosa, eh? Non farmi ridere. Quando tutti verranno a conoscenza della verità, l'unica cosa con cui potrai confrontarti saranno le sbarre della tua cella in prigione"

Ma no, non sarei stata io a sporgere denuncia, non volevo mandare in rovina la mia stessa azienda dopo aver assistito per tutta la mia vita agli sforzi immani compiuti da mio padre, a patto che lui non si avvicinasse più a me. 


Salii fino all'ultimo piano in punta di piedi, consapevole del fatto che mia madre era a letto già da un po'. Mio padre, invece, non lasciava mai l'ufficio prima di mezzanotte; mi dispiaceva che dovesse affaticarsi così tanto, ma di darsi una regolata non voleva saperne. Perlomeno aveva acconsentito a trasformare la stanza degli ospiti in un ufficio simile a quello che aveva in azienda, così da non dover rincasare durante la notte. 

La porta socchiusa lasciava trapelare una sottile scia luminosa che si allungava sul pavimento del corridoio buio. Potevo chiaramente udire la voce di mio padre e attesi, dapprima credendo che stesse parlando al telefono. Ma poi una seconda voce maschile, grave e rauca, sovrastò l'altra. Si trattava sicuramente di un adulto, probabilmente più anziano di mio padre, e aveva un insolito accento orientale. Mi sporsi verso la fessura, ma non riuscii a scorgere nulla perché era troppo stretta, quindi mi accucciai contro il muro e mi focalizzai su ciò che i due uomini stavano dicendo.

- Michael, non credo che sia una buona idea. Tuo fratello è in grado di prevedere tutte le nostre mosse, indubbiamente sa troppo. 

- Dunque cosa proponi di fare?

- Non è l'unico a sospettare che quei traffici illegali riguardino la tua azienda e di certo non si lascerà sfuggire nessuna occasione per buttarti giù. Per il momento lascia che se ne occupi mio figlio. 

- Jin? Ho molta fiducia nelle sue capacità, ma non ha alcuna esperienza in questo campo.

- Però il mondo del mercato dà grande valore alla sua immagine. Kim Seokjin, l'imprenditore sud-coreano che ha dato vita all'azienda perfetta a soli ventisei anni. Tutti gli articoli che s'interessano di economia recitano più o meno così. 

- Ma prima o poi gli altri imprenditori e giornalisti si renderanno conto del fatto che dopo un anno di collaborazione, le due aziende non hanno prodotto nulla insieme. 

Una risata rauca si diffuse nella stanza, seguita da un leggero tossicchiare.

- A cosa credi che serva l'altro mio figlio? Di certo la sua capacità nel persuadere e complottare è un grande dono. L'ho già incaricato di dare inizio a un grande progetto di facciata che terrà occupati i giornalisti e chiunque sospetti della HarveyFactory. E nel frattempo noi risolveremo i problemi con la RoyalToys. 

- Altro figlio? Non sapevo che avessi due figli. 

- Be'... un uomo d'affari non svela mai il suo asso nella manica, neanche al socio più fidato. Questo dovresti saperlo meglio di me, Michael.

- Certamente. 

- Bene. Allora domani sarò lieto di presentarti Taehyung. 

Nonostante lo shock minacciasse di impedirmi di muovermi, mi alzai con uno scatto prima che l'uomo aprisse la porta. Per mia fortuna le luci nel corridoio erano spente e non mi fu difficile trovare un nascondiglio dietro a una piccola colonna a muro. Sentii la porta richiudersi e i passi dell'uomo farsi sempre più lontani. Mi affacciai titubante per dare un'occhiata alla sua figura: era lo stesso uomo che Taehyung mi aveva indicato durante la festa, suo padre. Lo stesso uomo che poco prima aveva affermato di essere il padre del Signor Kim e di avere un secondo figlio di nome Taehyung. Per quanto il cognome Kim potesse essere diffuso nel suo stato d'origine, quella non poteva essere una mera coincidenza.

"Il Signor Kim e Taehyung sono fratelli"


  
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